LA MULTINAZIONALE PEDOFILA 3

CONTINUANO SUI BIMBI DI TUTTO IL MONDO !!!

Di seguito riporto altri episodi relativi ai soli due ultimi anni che vedono coinvolti preti e gerarchie pedofile o omertose. Le notizie provengono tutte dal meritorio lavoro di un sito di credenti stimabilissimi e coraggiosissimi http://www.ildialogo.org/Ratzinger/pedofiliachiese.htm# .

Non ci vuole troppo a capire la gravità delle cose che qui risultano (e si tratta solo di quelle poche di cui si viene a conoscenza a volte anche per il pudore delle piccole vittime e/o delle famiglie). La vicenda è vergognosamente estesa ai Paesi dove allignano le gerarchie di Roma. Da parte delle massime autorità non si fa nulla, anzi si copre il tutto.

Questa gente è quella che vorrebbe spiegarci la morale e l’etica. E’ quella che sputa veleno contro PACS ed ogni altra organizzazione della vita civile. E’ quella che fa finta di confondere omosessualità con pedofilia ed addirittura con incesto (il Presidente dei Vescovi italiani, tal Bagnasco).

Speriamo che qualcuno capisca con quali perversioni si ha a che fare e che li faccia smettere per sempre.

Avverto che altre notizie, precedenti a queste, si possono trovare, sempre in Fisicamente, nell’articolo Lasciate che i pargoli vengano a me.


Cesenatico, chiesto il rinvio a giudizio per il prete pedofilo

http://www.romagnaoggi.it/showarticle.php?articleID=200904&section=news/Prima%20pagina&storico=tutti

CESENATICO – Il pm Fabio Di Vizio ha chiesto il rinvio a giudizio per don Giuseppe Giacomoni, il sacerdote di Cesenatico arrestato lo scorso 10 ottobre dagli agenti della Squadra Mobile di Forlì con l’accusa di pedofilia e sfruttamento della prostituzione. Il sacerdote si trova agli arresti domiciliari dopo essere finito in carcere anche per inquinamento di prove. Indagati anche il ristoratore di Cesena Giuseppe Farnedi e il rumeno Dan Joan Cilean.

Don Giuseppe Giacomoni, che ha gestito la comunità ’’Arcobaleno’’ di Villamarina’’ è ritenuto di esser colui che che ha creato il giro di prostituzione minorile. Difeso dall’avvocato Giancarlo Savoia ha sempre respinto le accuse.

Il ’’commendator’’ Giuseppe Farnedi, noto albergatore e ristoratore, difeso dall’avvocato Roberto Roccari, è accusato di aver giovato di un rapporto sessuale a pagamento con un minore potrebbe chiedere il patteggiamento.

Il 26enne Dan Joan Cilean aveva conosciuto alcuni anni fa don Giacomoni nella struttura ’’Arcobaleno’’ dove ci finì per reati contro il patrimonio. Difeso dall’avvocato Vincenzo Gallo, è ritenuto il braccio destro del sacerdote. Molto probabilmente verrà giudicato per rito abbreviato.


Mercoledì, 04 aprile 2007


Padre Fedele, “le accuse della suora sono credibili”

Il francescano accusato di violenza sessuale torna agli arresti domiciliari

http://www.liberta.it/asp/default.asp?IDG=704032013&H


Accusato di violenza su una suora: il tribunale del Riesame rigetta l’istanza dei difensori
Padre Fedele torna ai domiciliari: andrà in Umbria


CATANZARO – È incredulo Padre Fedele Bisceglia dopo aver appreso del provvedimento del tribunale della libertà di Catanzaro con il quale dovrà tornare agli arresti domiciliari. Il frate è accusato con il suo segretario, Antonio Gaudio, di aver violentato una suora che prestava la sua opera nell’Oasi Francescana, la struttura di accoglienza che lui ha fondato a Cosenza. La decisione è giunta proprio nel giorno di San Francesco di Paola, il patrono dei calabresi ed il santo più amato nella regione. Padre Fedele, rimesso in libertà il 15 maggio dello scorso anno dal tribunale della libertà di Catanzaro, tornerà agli arresti domiciliari in un convento dell’Umbria – a Terni, in particolare – dove era stato trasferito da alcuni mesi. La nuova udienza del tribunale della libertà, svoltasi il 27 marzo scorso, si è tenuta dopo che la Cassazione ha annullato una precedente decisione dei giudici del riesame con la quale il frate e Gaudio erano tornati in libertà. Nel corso dell’ultima udienza del riesame la Procura della Repubblica di Cosenza ha depositato nuovi atti d’accusa tra cui anche un film pornografico dal titolo “Il diavolo in convento” trovato un un computer sequestrato nell’Oasi Francescana di Cosenza al momento dell’arresto del frate e del suo segretario. L’accusa aveva sostenuto che tra i protagonisti del video non era possibile identificare padre Fedele ma che c’erano delle “compatibilità” con Antonio Gaudio. La difesa aveva contestato l’ipotesi della Procura sostenendo che il video sarebbe stato scaricato da internet e che un particolare fisico di Gaudio smentiva l’ipotesi che fosse lui uno dei protagonisti. Padre Fedele ieri, nel commentare la decisione a lui sfavorevole, ha ripercorso, con un libro che ha scritto in questi mesi ed un rosario nelle mani, la sua vicenda giudiziaria. Dopo l’ottimismo in questi ultimi giorni, in attesa della decisione, sui volti del frate e dei suoi difensori traspare visibilmente un senso di delusione e amarezza. «Oggi – dice il frate – sto vivendo il momento più terribile della mia esistenza umana. Sono nelle mani della giustizia umana. Sono innocente rispetto a tante accuse che hanno prodotto in me un dolore inesprimibile e che hanno distrutto la mia dignità di uomo e di sacerdote. Che ne sarà di me? Fino a quando continuerà questo momento così triste e buio?. Faccio leva sulla mia fede e mi affido alla bontà di Dio che in questo momento è particolarmente entrato nella mia vita. A lui affido il mio futuro». La vicenda processuale non è, comunque, certamente conclusa perchè i difensori del frate, non appena si conosceranno le motivazioni della decisione dei giudici del riesame, si rivolgeranno alla Cassazione. «Prendiamo atto – sostiene uno degli avvocati di padre Fedele, Eugenio Bisceglia – della decisione dei giudici del riesame. Attendiamo ora di poter leggere le motivazioni».


http://www.giornaledicalabria.net/index.php?categoria=COSENZA&id=52481&action=mostra_primopiano


Padre Fedele, “le accuse della suora sono credibili”

CATANZARO. Sono credibili, secondo i giudici del tribunale della libertà di Catanzaro, le accuse della suora contro Padre Fedele Bisceglia ed Antonio Gaudio. È quanto emerge dal provvedimento emesso dai giudici del riesame con il quale il frate e il suo segretario, accusati di violenza sessuale, sono tornati agli arresti domiciliari. L’udienza del tribunale della libertà del 27 marzo scorso si è svolta dopo che la Cassazione ha annullato una precedente decisione del riesame con la quale i due furono scarcerati perché il racconto della suora non era credibile. Le motivazioni della decisione del Tribunale della libertà di Catanzaro sono contenute in un articolato provvedimento di circa ottanta pagine. I giudici del riesame sostengono sostanzialmente che il racconto della suora che avrebbe subito le violenze è credibile. Viene aggiunto anche che Padre Fedele ed il suo segretario avrebbero esercitato la loro influenza su alcune ospiti dell’Oasi Francescana per avere in cambio favori di tipo sessuale. Anche nei confronti della suora, secondo i giudici del tribunale della libertà, fu esercitata una influenza che poi portò agli abusi. Nel provvedimento i giudici del riesame hanno analizzato punto per punto gli elementi proposti dall’accusa e dalla difesa giungendo infine alla conclusione che esistono ancora le esigenze cautelari. Da ieri mattina Padre Fedele si trova ai domiciliari in un convento dell’Umbria dove era stato trasferito già nei mesi scorsi. Il frate continua a sostenere di non aver mai compiuto nessun reato e di non aver violentato la suora. Antonio Gaudio, invece, si trova ai domiciliari da ieri quando gli agenti della polizia di Stato hanno eseguito il provvedimento emesso dai giudici del riesame di Catanzaro.
 



Mercoledì, 04 aprile 2007


Prete pedofilo a Firenze
Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno ha parlato

di Patrizia Vita

Gravissimo scandalo nella Chiesa Cattolica fiorentina. Anche quì un prete pedofilo ha abusato del tutto indisturbato di donne e bambini per anni. Nessun superiore diretto ha fatto nulla. Nessun superiore diretto ha gridato allo scandalo e a chiesto ai cattolici fiorentini di fare crociate. I panni sporchi, si sa, si lavano in famiglia. Poco o nulla importa a questi censori dell’altrui moralità delle persone che da questi atti gravissimi rimarranno segnati per tutta la vita.
L’unica “punizione” per il prete pedofilo è stata quella che “non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna”.
E chi ha coperto e protetto il prete pedofilo fiorentino, sono gli stessi che stanno conducendo una crociata contro le coppie di fatto, ree di attentare alla sacralità della famiglia.
Secondo una inchiesta di Pino Nicotri, giornalista dell’Espresso, nella vicenda fiorentina sono coinvolti gli stessi vertici della chiesa italiana, dal card. Ruini allo stesso Papa. Costoro fanno esattamente il contrario di quanto Gesù stesso ha insegnato: guardano e gridano allo scandalo per la pagliuzza nell’occhio degli altri e non vogliono vedere la trave che è nel loro occhio.
Fino a quando i cattolici italiani potranno sopportare che la loro chiesa venga così maltrattata e mal amministrata da coloro che si autoproclamano “ministri di Dio” e “sacri pastori”? (P.V.)

Di seguito gli articoli di stampa che riportano la notizia e l’inchiesta di Pino Nicotri su chi ha coperto il prete pedofilo

http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/scandalo-parrocchia/scandalo-parrocchia/scandalo-parrocchia.html

CRONACA
Firenze, le vittime scrivono al Papa: “Abusi su donne e bambini per anni”
Gli episodi dal 1975 in poi. Nel 2004 le prime denunce alla Curia. Trasferito il prete sotto accusa
Sesso e violenze
scandalo in parrocchia
di MARIA CRISTINA CARRATU’




FIRENZE – Anni di violenze, psicologiche e fisiche, di plagi e coercizioni nei confronti di bambini, ragazzi, intere famiglie, abusi e violenze sessuali su bambine e ragazzine minorenni, consumati nell’ombra di una canonica e mai venuti a conoscenza di nessuno fino ad oggi. Famiglie intere convinte di far parte di un progetto di fondazione di una “vera chiesa dello Spirito” contrapposta a quella, corrotta e incapace, “di fuori”, e spinte a devolvere alla parrocchia denaro e beni, “per adempiere alla volontà di Gesù Cristo”. E poi avviamento di ragazzi al seminario, con l’obiettivo di “colonizzare” la struttura ecclesiale attraverso incarichi di primo piano.

È questo – secondo le vittime dei plagi e degli abusi (così lontani nel tempo da rendere difficile ormai un’azione penale) che solo oggi, dopo tanti anni, hanno trovato il coraggio di parlare e chiedono giustizia appellandosi al Papa – ciò che è avvenuto almeno a partire dal 1975 in una parrocchia della periferia di Firenze, la Regina della Pace. Affidata fino al 2005 a un “carismatico” sacerdote oggi ottantenne, don Lelio Cantini, allontanato dalla città solo un anno fa ma mai privato dell’ordinazione. Con a fianco una donna, presunta “veggente” le cui visioni di Gesù, raccontano le vittime, servivano alla selezione degli “eletti”. Oggetto di punizioni esemplari, privati dell’assoluzione e dell’eucaristia, se non avessero obbedito alle imposizioni del “priore”, come il sacerdote si faceva chiamare. Fra cui quella sistematicamente rivolta a ragazzine di dieci, quindici, diciassette anni, di avere rapporti sessuali con lui, come forma, diceva, di “adesione totale a Dio”. Facendo credere a ognuno di essere il prescelto e intimando il segreto assoluto pena il “castigo divino”. Per questo, vinte le rimozioni e preso contatto con i compagni di allora, solo oggi le vittime hanno scoperto di aver condiviso un passato identico e terribile.


Ed è innanzitutto alla Chiesa, anziché ad avvocati e tribunali, che si rivolgono fin dal gennaio 2004, inviando alla Curia di Firenze esposti e memoriali, e ottenendo vari incontri personali – prima con l’allora arcivescovo Silvano Piovanelli e poi con l’arcivescovo Ennio Antonelli e con l’ausiliare Claudio Maniago. Con l’unico risultato, nel settembre 2005, di un trasferimento del “priore” “per motivi di salute” in un’altra parrocchia della Diocesi. Da qui la decisione di appellarsi al Papa. La prima volta con una lettera del 20 marzo 2006, con allegati dieci dettagliati memoriali di venti vittime di abusi, a cui risponde il cardinale Camillo Ruini, ricordando alle vittime, sentito Antonelli, che il sacerdote sotto accusa dal 31 marzo ha lasciato anche la Diocesi e augurandosi che questo “infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti”.

Le vittime però non ci stanno. Il ’priorè vive con la “veggente” in una città della costa toscana, ha sempre intorno un gruppo di seguaci ed è tuttora ordinato. E a questo punto si muovono, di loro iniziativa, alcuni sacerdoti. “Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio”, spiegano in una nuova lettera al Papa, inviata il 13 ottobre 2006 tramite la Segreteria di Stato. Dove parlano di “iniquo progetto di dominio sulle anime e sulle esistenze quotidiane” perseguito da una setta “purtroppo cresciuta dentro una parrocchia cattolica”. E ricordano che a “quasi due anni” dall’inizio delle denunce dalla Chiesa fiorentina non sono ancora arrivati né “una decisa presa di distanza” dai personaggi coinvolti nella vicenda, né “una scusa ufficiale”, né “un atto riparatore autorevole e credibile”. A Repubblica, che glielo chiedeva, Antonelli ha risposto ieri di non voler fare alcun commento della vicenda.

Intanto la storia circola, e sono ora i parroci vicari foranei, responsabili delle zone della diocesi, a chiedere all’arcivescovo di portarla all’assemblea diocesana, davanti a tutto il clero. Antonelli li ha convocati alla fine di febbraio per mostrare una sua comunicazione alle vittime del 17 gennaio, relativa ai “provvedimenti” a carico del sacerdote adottati, scrive, “sulla base delle vostre accuse”, al termine di un “processo penale amministrativo” e sentita la Congregazione per la Dottrina della Fede. Per cinque anni, scrive il cardinale, il “priore” non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna. E quanto alle vittime, l’invito, visto che “il male una volta compiuto non può essere annullato”, è a “rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda in cui siete stati coinvolti”, e a invocare da Dio “la guarigione della memoria”.

Ma loro, con “stupore e dolore”, annunciano che non si fermeranno. Finora non hanno fatto nemmeno causa civile, ma d’ora in poi, dicono, “nulla è più escluso”. Nella lettera alla Segreteria di Stato i preti chiedono a loro nome “un processo penale giudiziario”, che convochi testimoni e protagonisti, e applichi “tutte le sanzioni previste dall’ordinamento ecclesiastico”, che il prete che ha rovinato le loro vite sia “privato dello stato clericale”, anche “a tutela delle persone che continuano a seguirlo”. E che sia ora la Santa Sede a fare davvero luce su tutta la vicenda.


http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/scandalo-parrocchia/testimonianza/testimonianza.html



Le testimonianze
“Mi fece spogliare in camera
ero soltanto una ragazzina”

“Allora ero assolutamente incapace di una scelta libera”



FIRENZE – Ecco alcune testimonianze raccolte dalle vittime degli abusi avvenuti nella parrocchia fiorentina. “Per vent’anni ho completamente rimosso tutto”, racconta una di loro, oggi quarantacinquenne, sposata con figli, seguita dall’associazione Artemisia per le donne abusate. Le “immagini” di allora le tornano agli occhi solo pochi anni fa, all’improvviso, “durante una terapia”. Il primo abuso comincia quando ha dieci anni. “Il “priore” mi chiamava su, nel suo studio o nella camera da letto, mi faceva spogliare e mi spiegava come, negli atti che mi avrebbe chiesto, si sarebbe realizzata la più piena comunione eucaristica”. Le dice “di pensare alla Madonna, che aveva avuto Gesù a dodici anni, che ero la diletta del Cantico dei Cantici e che quello che avveniva fra noi era lo stesso che avveniva nel giardino dell’Eden”. Ripensandoci, B. dice di provare tuttora “attacchi di vomito”. I rapporti vanno avanti per quindici anni. “Ero assolutamente incapace di una scelta libera e consapevole”.

Anche D. A., oggi quarantenne, a un certo punto diventa la “diletta” dal “priore”: “Avevo diciassette anni, è andata avanti finché mi sono sposata” ricorda. “Mi diceva che io avevo bisogno di affetto e che lui poteva darmelo. In nome di Gesù cominciò ad abbracciarmi…”. Quando si fidanza, però, D. comincia a chiedersi “perché il priore impedisse a una coppia non sposata anche solo di parlare fra sé, quando con lui si potevano fare quelle cose”. Ma il coraggio di parlare del suo passato lo trova solo nel 2004, incontrando alcune ex compagne di allora.

L. A., quarantaquattro anni, artigiano, una moglie e un figlio, è uno dei ragazzi prescelti dal sacerdote a far parte del futuro clero della “vera chiesa”. “Prima di una partita di calcio – racconta – mi chiamò e mi disse che “quelli lassù” mi avevano prescelto per fare il sacerdote. Scoppiai in un pianto dirotto, ma il priore disse che se avessi rifiutato mi avrebbe cacciato per sempre dalla parrocchia”. Che voleva anche deludere una famiglia legatissima al sacerdote: “Mio padre lo frequentava fin da piccolo, lui si era offerto di aiutarci. Decideva tutto per noi”. Fino a farsi consegnare beni e denaro da usare, spiegava, “per costruire la futura chiesa. Alla nostra famiglia, diceva che avrebbe pensato Gesù”. L. accetta di entrare in seminario. “Non avevo la forza per oppormi” racconta. La crisi esplode al terzo anno di teologia. Il “priore” lo accusa di essere “una pentola marcia”, ma lui abbandona. E, fra mille difficoltà, si ricostruisce la vita.

Per l’inchiesta di Pino Nicotri clicca qui



Martedì, 10 aprile 2007


Preti pedofili
Chi ha deciso in Vaticano di sottrarre i preti pedofili alla magistratura

di Pino Nicotri

Sorpresa: ecco chi, come e quando ha deciso in Vaticano di sottrarre i preti pedofili alla magistratura. Non lo indovinereste mai…

Tratto da: http://nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/04/08/sorpresa-ecco-chi-come-e-quando-ha-deciso-in-vaticano-di-sottrarre-i-preti-pedofili-alla-magistratura-non-lo-indovinereste-mai/

Prima si sono rivolti con fiducia alla Chiesa, anziché ad avvocati e tribunali, inviando fin dal gennaio 2004 alla curia di Firenze esposti e memoriali sulle violenze sessuali ai danni di minori consumate per anni dal parroco Lelio Cantini, titolare della parrocchia Regina della Pace. Con la complicità di una donna, la solita “veggente” di turno le cui visioni di Gesù servivano alla selezione degli “eletti”, Cantini ha imperversato per anni e anni imponendo violenze, psicologiche e fisiche, fra cui quella sistematicamente rivolta a ragazzine di dieci, quindici, diciassette anni, di avere rapporti sessuali con lui, come forma, diceva, di “adesione totale a Dio”, facendo credere a ognuno e a ognuna di essere il prescelto e intimando il segreto assoluto pena il “castigo divino”. A furia di insistere, le vittime di Cantini hanno ottenuto qualche incontro con l’allora arcivescovo Silvano Piovanelli, con l’arcivescovo Ennio Antonelli e con l’ausiliare Claudio Maniago. Ma tutto quello che sono riusciti a ottenere è stato il trasferimento del parroco mascalzone in un’altra parrocchia della stessa diocesi nel settembre 2005, cioè ben 20 mesi dopo gli esposti, motivato ufficialmente “per motivi di salute”, vale a dire senza che venisse né denunciato alla magistratura né svergognato in altro modo né privato dell’abito talare con la sospensione “a divinis”.

Deluse, le vittime e i loro familiari si sono allora rivolti al papa, con una lettera del 20 marzo 2006 recante in allegato i dettagliati memoriali di dieci tra le almeno venti vittime di abusi. “Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio”, hanno spiegato al papa il 13 ottobre 2006 con una nuova, nella quale parlano di “iniquo progetto di dominio sulle anime e sulle esistenze quotidiane” e lamentano come a “quasi due anni” dall’inizio delle denunce dalla Chiesa fiorentina non fosse ancora arrivata né “una decisa presa di distanza” dai personaggi coinvolti nella vicenda né “una scusa ufficiale” e neppure “un atto riparatore autorevole e credibile”.

Alla loro missiva ha risposto il cardinale Camillo Ruini, ma in un modo francamente incredibile, di inaudita ipocrisia e mancanza di senso della responsabilità. Il famoso cardinale, tanto impegnato nella lotta incessante contro la laicità dello Stato italiano, a fronte alle porcherie del suo sottoposto si rivela quanto mai imbelle, omertoso e di fatto complice: tutta la sua azione si riduce a una lettera agli stuprati per ricordare loro che il parroco criminale il 31 marzo ha lasciato anche la diocesi e per augurare che il trasferimento “infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti”. Insomma, fuor dalle chiacchiere e dall’ipocrisia, Ruini si limita a raccomandare che tutti si accontentino della rimozione di Cantini e se ne stiano pertanto d’ora in poi zitti e buoni, paghi del fatto che il prete pedofilo e stupratore sia stato spedito a soddisfare le sue brame carnali altrove. Come a dire che i parenti delle vittime della strage di piazza Fontana o del treno Italicus si sentano rispondere dal Capo dello Stato non con il dovuto processo ai colpevoli, bensì con una letterina buffetto sulle guance che annuncia, magno cum gaudio, che i colpevoli anziché andare in galera sono stati trasferiti in altri uffici e che pertanto augura, cioè di fatto ordina, “serenità” tra i superstiti e i parenti delle vittime. Un simile comportamento oggi non ce l’hanno neppure gli Stati Uniti: è vero che non permettono a nessuno Stato estero di giudicare i propri soldati quali che siano i crimini da loro commessi, da Mai Lay al Cermis, da Abu Graib a Guantanamo e Okinawa, ma è anche vero che gli Usa anziché stendere il velo omertoso del segreto li processa pubblicamente in patria e non sempre in modo compiacente.

Come sempre la Chiesa si comporta in tutto il mondo come uno Stato nello Stato, con la pretesa non solo di intervenire – come è particolarmente evidente in Italia – contro l’autonomia della politica, ma per giunta di sottrarre il proprio personale alla magistratura competente. Il dramma però è che Ruini ai fedeli fiorentini che hanno subìto quello che hanno subìto non poteva rispondere altrimenti, perché – per quanto possa parere incredibile – a voler imporre il silenzio, anzi il “segreto pontificio” sui reati gravi commessi dai religiosi, compresi gli stupri di minori, è stato proprio l’attuale papa, Ratzinger. Con una ben precisa circolare inviata ai vescovi di tutto il mondo il 18 maggio 2001 e che più avanti riproduciamo per intero, l’allora capo della Congregazione per la dottrina della fede, come si chiama oggi ciò che una volta era la “Santa” (!) Inquisizione e poi il Sant’Ufficio, non solo imponeva il segreto su questi orribili argomenti, ma avvertiva anche che a volere una tale sciagurata direttiva era il papa di allora in persona. Vale a dire, quel Wojtyla che più si ha la coda di paglia e più si vuole sia fatto “santo subito”, in modo da sottrarlo il più possibile alle critiche per i suoi non pochi errori.

Da notare che per quell’ordine scritto diramato a tutti i vescovi assieme all’allora suo vice, cardinale Tarcisio Bertone (oggi ancor più potente perché scelto dal papa tedesco come nuovo Segretario di Stato, cioè ministro degli Esteri del Vaticano), Ratzinger nel 2005 è stato incriminato negli Stati Uniti per cospirazione contro la giustizia in un processo contro preti pedofili in quel di Houston, nel Texas. Per l’esattezza, presso la Corte distrettuale di Harris County figurano imputati il responsabile della diocesi di Galveston Houston, arcivescovo Joseph Fiorenza, i sacerdoti pedofili Juan Carlos Patino Arango e William Pickand, infine anche l’attuale pontefice. Questi è accusato di avere coscientemente coperto, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Da notare che l’omertà e la complicità di fatto garantita dalla circolare Ratzinger-Bertone ha danneggiato non solo la giustizia di quel processo, ma anche dei molti altri che hanno scosso il mondo intero scoperchiando la pentola verminosa dei religiosi pedofili negli Stati Uniti (dove la Chiesa ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari in una marea di risarcimenti) e in altre parti del mondo. Un porporato che si è visto denunciare dalle vittime un folto gruppo di preti, anziché punire i colpevoli li ha protetti facendoli addirittura espatriare nelle Filippine, in modo da sottrarli per sempre alla giustizia.

Sono emersi casi imbarazzanti anche in Austria e Polonia, con l’aggravante che si trattava delle massime cariche ecclesiastiche, tra le quali l’arcivescovo di Cracovia pedofilo Julius Paetz, la cui pedofilia era nota fin da quando lavorava in Vaticano nell’anticamera del papa suo connazionale, Wojtyla, e proprio negli anni in cui è “misteriosamente” scomparsa la ragazzina cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Ma a scorrere le cronache dei giornali locali si scopre che anche in Italia le condanne di religiosi per pedofilia abbondano, solo che – pur essendo gli stupratori scoperti solo la punta dell’iceberg – vengono tenute accuratamente nascoste. E perché vengano nascoste lo si capisce finalmente bene, e in modo dimostrato, leggendo il testo della circolare emanata dall’ex Sant’Ufficio.

A muovere l’accusa contro l’attuale pontefice, documenti vaticani alla mano, è l’agguerritissimo avvocato Daniel Shea, difensore di tre vittime della pedofilia dei religiosi di Galveston Houston. E Ratzinger sarebbe stato trascinato in tribunale, forse in manette data la gravità del reato, se non fosse nel frattempo diventato papa. Nel settembre 2005 infatti il ministero della Giustizia, su indicazione di Bush e Condolezza Rice, ha bloccato il processo contro Ratzinger accogliendo la richiesta dell’allora segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano, di riconoscere anche al papa, in quanto capo dello Stato pontificio, il diritto all’immunità riconosciuto non solo dagli Stati Uniti per tutti i capi di Stato. A questo punto è doveroso e niente affatto scandalistico porsi una domanda, decisamente scomoda: quanto ha pesato nella scelta di eleggere papa proprio Ratzinger la necessità di sottrarlo alla giustizia americana e di difenderlo per avere in definitiva eseguito la volontà del pontefice precedente? C’è anche un altro particolare: di solito non si riesce a portare in tribunale anche i superiori dei preti stupratori perché in un modo o nell’altro evitano di ricevere l’atto di accusa, specie se risiedono sia pure solo ufficialmente in Vaticano. Ratzinger invece l’atto di citazione ha accettato di riceverlo: si può escludere lo abbia fatto per obbligare i suoi colleghi cardinali ad eleggerlo papa quando Wojtyla – sempre più malato – fosse venuto a mancare?

Come che sia, Shea però non demorde. Due anni fa è venuto a Roma per protestare in piazza S. Pietro assieme ai radicali in occasione della Giornata mondiale contro la pedofilia. E oggi si dice pronto a ricorrere fino alla Suprema Corte di Giustizia degli Stati Uniti per evitare che i firmatari della circolare vaticana che protegge i sacerdoti pedofili la facciano del tutto franca. Intanto dobbiamo constatare con sbigottimento che i tre nomi più impegnati nella lotta contro la laicità dello Stato italiano e del suo parlamento, vale a dire Ratzinger, Ruini e Bertone, sono stati colti con le mani nel sacco della sottrazione alla magistratura dei preti pedofili e strupratori di minori.

Ecco il testo integrale tradotto dal latino dell’ordine impartito per iscritto da Ratzinger Bertone:

«LETTERA inviata dalla Congregazione per la dottrina della fede ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica e agli altri ordinari e prelati interessati, circa I DELITTI PIU’ GRAVI riservati alla medesima Congregazione per la dottrina della fede, 18 maggio 2001

Per l’applicazione della legge ecclesiastica, che all’art. 52 della Costituzione apostolica sulla curia romana dice: “[La Congregazione per la dottrina della fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all’occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio”, era necessario prima di tutto definire il modo di procedere circa i delitti contro la fede: questo è stato fatto con le norme che vanno sotto il titolo di Regolamento per l’esame delle dottrine, ratificate e confermate dal sommo pontefice Giovanni Paolo II, con gli articoli 28-29 approvati insieme in forma specifica.

Quasi nel medesimo tempo la Congregazione per la dottrina della fede con una Commissione costituita a tale scopo si applicava a un diligente studio dei canoni sui delitti, sia del Codice di diritto canonico sia del Codice dei canoni delle Chiese orientali, per determinare “i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti”, per perfezionare anche le norme processuali speciali nel procedere “a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche”, poiché l’istruzione Crimen sollicitationis finora in vigore, edita dalla Suprema sacra Congregazione del Sant’Offizio il 16 marzo 1962, doveva essere riveduta dopo la promulgazione dei nuovi codici canonici.

Dopo un attento esame dei pareri e svolte le opportune consultazioni, il lavoro della Commissione è finalmente giunto al termine; i padri della Congregazione per la dottrina della fede l’hanno esaminato più a fondo, sottoponendo al sommo pontefice le conclusioni circa la determinazione dei delitti più gravi e circa il modo di procedere nel dichiarare o nell’infliggere le sanzioni, ferma restando in ciò la competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale apostolico. Tutte queste cose sono state dal sommo pontefice approvate, confermate e promulgate con la lettera apostolica data in forma di motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela.

I delitti più gravi sia nella celebrazione dei sacramenti sia contro la morale, riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, sono:

– I delitti contro la santità dell’augustissimo sacramento e sacrificio dell’eucaristia, cioè:

1° l’asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate:

2° l’attentata azione liturgica del sacrificio eucaristico o la simulazione della medesima;

3° la concelebrazione vietata del sacrificio eucaristico assieme a ministri di comunità ecclesiali, che non hanno la successione apostolica ne riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale;

4° la consacrazione a scopo sacrilego di una materia senza l’altra nella celebrazione eucaristica, o anche di entrambe fuori della celebrazione eucaristica;

– Delitti contro la santità del sacramento della penitenza, cioè:

1° l’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento del Decalogo;

2° la sollecitazione, nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso;

3° la violazione diretta del sigillo sacramentale;

– Il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.

Al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede sono riservati soltanto questi delitti, che sono sopra elencati con la propria definizione.

Ogni volta che l’ordinario o il prelato avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolte un’indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all’ordinario o al prelato, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale. Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al supremo Tribunale della medesima Congregazione.

Si deve notare che l’azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede si estingue per prescrizione in dieci anni. La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune: ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età.

Nei tribunali costituiti presso gli ordinari o i prelati possono ricoprire validamente per tali cause l’ufficio di giudice, di promotore di giustizia, di notaio e di patrono soltanto dei sacerdoti. Quando l’istanza nel tribunale in qualunque modo è conclusa, tutti gli atti della causa siano trasmessi d’ufficio quanto prima alla Congregazione per la dottrina della fede.

Tutti i tribunali della Chiesa latina e delle Chiese orientali cattoliche sono tenuti a osservare i canoni sui delitti e le pene come pure sul processo penale rispettivamente dell’uno e dell’altro Codice, assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la dottrina della fede e da applicare in tutto.

Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.

Con la presente lettera, inviata per mandato del sommo pontefice a tutti i vescovi della Chiesa cattolica, ai superiori generali degli istituti religiosi clericali di diritto pontificio e delle società di vita apostolica clericali di diritto pontificio e agli altri ordinari e prelati interessati, si auspica che non solo siano evitati del tutto i delitti più gravi, ma soprattutto che, per la santità dei chierici e dei fedeli da procurarsi anche mediante necessarie sanzioni, da parte degli ordinari e dei prelati prelci sia una sollecita cura pastorale.

Roma, dalla sede della Congregazione per la dottrina della fede, 18 maggio 2001.


Joseph card. Ratzinger, prefetto.


Tarcisio Bertone, SDB, arc. em. di Vercelli, segretario»


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Come avrete notato, lo scippo della pedofilia alla magistratura civile e penale di tutti gli Stati dove viene consumata è nascosto tra molte parole che parlano di tutt’altro. E il ruolo “giudiziario”, cioè di fatto omertoso, della Congregazione ex Sant’Ufficio è comunque confermato in pieno dalla vicenda fiorentina. A difendere i fedeli violati sono scesi in campo anche i locali preti ordinari e a causa delle loro insistenze il cardinale Antonelli il 17 gennaio ha scritto alle vittime di Cantini che al termine di un “processo penale amministrativo” tutto interno alla curia e sentita per l’appunto la Congregazione per la dottrina della fede, l’ex parroco “non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna”. Tutto qui! Di denuncia alla magistratura, neppure l’ombra, e del resto il “segreto pontificio” non lascia scampo. Per uno che per anni e anni se l’è fatta da padrone anche con il sesso di ragazzine di soli 10 anni – e di 17 le più “vecchie” – senza neppure scomodarsi con un viaggio nella Thailandia paradiso dei pedofili, si tratta di una pena piuttosto leggerina…. Da far felice qualunque pedofilo incallito! Quanto alle vittime, Antonelli ha anticipato l’ineffabile Ruini: visto che “il male una volta compiuto non può essere annullato”, il cardinale invita le pecorelle struprate a “rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda in cui siete stati coinvolti”, e a invocare da Dio “la guarigione della memoria”.

Ma a guarire, anche dai troppi condizionamenti opportunistici della memoria, deve essere semmai il Vaticano. E infatti i fedeli fiorentini, che hanno letto la missiva del cardinale con “stupore e dolore”, hanno deciso di non fermarsi. Finora non hanno fatto nemmeno causa civile, ma d’ora in poi, dicono, “nulla è più escluso”. I preti schierati dalla loro parte chiedono al papa – nella lettera inviata tramite la Segreteria di Stato oggi retta proprio da Bertone! – “un processo penale giudiziario”, che convochi testimoni e protagonisti, e applichi “tutte le sanzioni previste dall’ordinamento ecclesiastico”. Chiedono inoltre che Cantini, colpevole di avere rovinato non poche vite, sia “privato dello stato clericale” anche “a tutela delle persone che continuano a seguirlo”.

Però, come avrete notato, neppure i buoni preti fiorentini si sognano di fare intervenire la magistratura dello Stato italiano. I panni sporchi si lavano in famiglia… Che è il modo migliore di continuare a non lavarli. Come per la scomparsa di Emanuela Orlandi. 08.04.2007.

Pino Nicotri

Nella foto, Pino Nicotri giornalista investigativo del settimanale “L’Espresso” e autore di importanti libri inchiesta tra i quali “Mistero Vaticano – La scomparsa di Emanuela Orlandi” Kaos Edizioni.

Fonte e commenti:
http://nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/04/08/sorpresa-ecco-chi-come-e-quando-ha-deciso-in-vaticano-di-sottrarre-i-preti-pedofili-alla-magistratura-non-lo-indovinereste-mai/
 



Martedì, 10 aprile 2007


Scandalo in diretta

TV: giornalista della CNN parla degli abusi di un prete

di http://www.ticinonews.ch

Fonte: http://www.ticinonews.ch/cms/86,201,1176361405,10/0/mod_gzip/

Il reporter della rete televisiva CNN Thomas Roberts ha recentemente raccontato della propria terribile esperienza di molestie sessuali ricevute da un prete cattolico, Jerome Toohey jr .

Roberts nel settembre scorso durante una convention di giornalisti aveva fatto ’coming out’ e recentemente, durante un’intervista televisiva, è riuscito per la prima volta ad affrontare apertamente il tema degli abusi sessuali ai quali era stato sottoposto quando aveva 14 anni. «Mi ci sono voluti quasi venti anni per trovare la forza necessaria per aiutare a far sì che chi abusò di me finisse dietro le sbarre.»

Il giornalista è stato tra coloro che, con le proprie testimonianze, hanno portato all’arresto e poi alla condanna di padre Toohey, che negli in cui avvennero gli abusi era insegnante al college maschile Calvert Hall, nello stato del Maryland.

Il prete (oggi sospeso) nel 2005 ha ammesso le proprie responsabilità ed è stato condannato a cinque anni, anche se in prigione c’è rimasto solo 10 mesi, poi una corte d’appello gli ha ridotto la pena e oggi se la passa neanche troppo male agli arresti domiciliari.

«Mi sentivo intrappolato» ha raccontato Roberts, «I miei genitori sarebbero rimasti scioccati dal sapere che dopo il fallimento del loro matrimonio avevano messo il loro figlio a rischio di venire abusato sessualmente e che il responsabile era il cappellano della scuola, benvoluto da tutti.

Se la mia storia spingerà anche una sola persona a cercare aiuto perché ha subito abusi sessuali allora ne sarà valsa la pena.» Come tipicamente avviene per questo tipo di abusi tutto succede in totale segretezza e in ambienti considerati protetti (la famiglia, la scuola, la parrocchia) da parte di persone conosciute (un parente, un amico di famiglia) o che hanno una forte influenza sulle loro vittime (un insegnante, un prete).

Persone spesso dallo stile di vita apparentemente irreprensibile, il che rende per le giovani vittime quasi impossibile trovare il coraggio di denunciarli per la paura di non essere creduti. Le Diocesi della Chiesa Cattolica Romana negli Stati Uniti hanno finora pagato circa 1,5 miliardi di dollari sin dal 1950 per soddisfare le accuse di abuso sessuale da parte dei propri preti. Secondo quanto denunciato dal quotidiano britannico ’The Guardian’ nel 2001 l’ancora cardinale Ratzinger (allora a capo della Congregazione per la Dottrina delle Fede) ordinò ai vescovi di non svelare gli abusi sessuali su minori perpetrati da ecclesiastici.
 



Venerdì, 13 aprile 2007


Preti pedofili: storie di ordinarie in-giustizie

di Silvio Nocera

Emersi casi imbarazzanti anche in Austria e Polonia, che coinvolgono le massime cariche ecclesiastiche, tra cui l’arcivescovo di Cracovia pedofilo Julius Paetz

http://www.7magazine.it/new.asp?id=990

Che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, sia preda di un carcinoma esistenziale e’ cosa assodata. E che avesse dovuto combattere terribili lotte fratricide che hanno infangato il suo nome e la sua reputazione e’ ormai cronaca: mi riferisco ad esempio allo scandalo dei sacerdoti sieropositivi negli Stati Uniti. Ma che le piu’ alte eminenze vaticane si siano adoperate per dissimulare, celare ed insabbiare pericolose accuse di pedofilia rivolte contro alcuni sacerdoti, sembra avere dell’incredibile.
Questa e’ l’ipotesi contenuta nell’inchiesta di Pino Nicotri (nella foto grande), giornalista dell’Espresso, che accusa senza mezzi termini il papato di Woitjla e quello di Joseph Ratzinger di aver avallato e protetto l’impunita’ di criminali sessuali per il solo fatto di avere preso voti e sacramenti. E aggiunge che “a causa di una tale condotta pontificia, 200 preti pedofili sono stati trasferiti dagli Stati Uniti per evitare le conseguenze penali delle loro azioni. Tra questi un tale Padre Henn che sarebbe scomparso da Roma per evitare l’estradizione dopo il suo conivolgimento in tali episodi criminnali”.

Proprio in questi giorni balzano alla cronaca le vicende della curia di Firenze cui, dal gennaio 2004, sono stati inviate esposti e memoriali sulle violenze sessuali ai danni di minori consumate per anni dal parroco Lelio Cantini, titolare della parrocchia Regina della Pace, che, con la complicità della solita “veggente” di turno ha imperversato per anni e anni imponendo violenze, psicologiche e fisiche, fra cui quella sistematicamente rivolta a ragazzine di dieci, quindici, diciassette anni, di avere rapporti sessuali con lui, come forma, diceva, di “adesione totale a Dio”, facendo credere a ognuno e a ognuna di essere il prescelto e intimando il segreto assoluto pena il “castigo divino”. Ascoltati dall’allora arcivescovo Silvano Piovanelli, dall’arcivescovo Ennio Antonelli e dall’ausiliare Caludio Maniago, l’unico risultato ottenuto e’ stato l’allontanamento del parroco nel settembre 2005 per “motivi di salute”.

Offesi ed umiliati dall’assenza di un pieno e totale mea culpa da parte della curia le vittime si sono allora rivolte al Papa con una missiva del 13 ottobre 2006 in cui palesano il loro rammarico per l’assenza di una decisa presa di distanza e tutto quello che, moralmente e legalmente, avrebbe dovuto derivarne. Rispondera’ il cardinale Ruini con una missiva che auspica che il trasferimento dello stupratore “infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti”. Come dire: stuprati, fessi e felici.

Ma il problema pare stare a monte: e deve essere rinvenuto nella circolare diramata il 18 maggio 2001 ai vescovi dall’allora capo della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger, con la prescrizione del segreto pontificio sui reati commessi dai sacerdoti, stupri compresi, secondo le direttive imposte da papa Giovanni Paolo II.

E cosi, dopo aver individuato i delitti piu’ gravi commessi dai sacerdoti che restano di “competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale apostolico” , e tra cui sono menzionati “la sollecitazione, nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso” e “il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età”, pare chiara la procedura da seguire: “ogni volta che l’ordinario o il prelato avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolte un’indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all’ordinario o al prelato, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale. Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al supremo Tribunale della medesima Congregazione (…) Si deve notare che l’azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede si estingue per prescrizione in dieci anni. La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune: ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età”.

Pochi sanno che grazie a questa missiva papa Benedetto XVI è stato incriminato negli Stati Uniti per cospirazione contro la giustizia in un processo contro preti pedofili di Houston, nel Texas. E Nicotri riferisce che “per l’esattezza, presso la Corte distrettuale di Harris County figurano imputati il responsabile della diocesi di Galveston Houston, arcivescovo Joseph Fiorenza, i sacerdoti pedofili Juan Carlos Patino Arango e William Pickand, infine anche l’attuale pontefice. Questi è accusato di avere coscientemente coperto, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori”. Ma Ratzinger, diventato papa, ha evitato i processi statunitensi protetto dall’immunita’ riconosciuta a tutti i capi di stato, compreso il Vaticano, come da richiesta dell’allora Segretario di Stato della Santa Sede, Angelo Sodano.

Marco Risi, in suo vecchio film ha parlato di muro di gomma, quella cortina invisibile, impermeabile ed insormontabile che copre segreti scomodi, spesso di Stato, verita’ che coinvolgono personaggi intoccabili o equilibri instabili. Sono questi quelli contro cui l’avvocato Shea si batte da quando ha scoperto l’andazzo della vicenda, minacciando di ricorrere alla Suprema corte di Giustizia degli Stati Uniti.
Temo senza molta speranza: perche sui muri di gomma si rimbalza. Specie quando i muri sono cosi alti e poderosi. Un cristiano, allora, sarebbe tentato di pregare perche il suo Dio faccia giustizia: chi per una ragione o per un;altra si sottrae all’ordine morale puo’ temere solo Dio. E siamo in tanti a sperare che questa volta il Signore ascolti le nostre preghiere. Per ridare fiducia agli uomini. Per ripulire il marciume in cui versa la Chiesa cattolica. Per far si che, a fronte del crollo della morale dell’Istutizione che proprio della morale vuole farsi garante, l’uomo accetti le proprie miserie e sappia farci i conti. Con dignita’. Tutto questo sicuramente succedera’ nell’aldila’. Per ora tutto il mondo ecumenico (o quasi) pretende giustizia. Hic et nunc.

Silvio Nocera



Venerdì, 13 aprile 2007


USA : preti pedofili , giudice mette sotto controllo patrimonio chiesa

di Giulia Alliani

Fonte: http://www.osservatoriosullalegalita.org/07/note/04apr2/1300pedochurch.htm

Quella di San Diego e’ la quinta diocesi degli Stati Uniti a dichiarare bancarotta. “Sono sbalordita. Questo e’ il sistema contabile piu’ bizantino che io abbia mai visto” ha esclamato la giudice Louise DeCarl Adler, che mercoledi’ ha imposto alla diocesi un revisore esterno.
Alla corte erano giunte segnalazioni secondo le quali le autorita’ ecclesiastiche stavano cercando di nascondere alcuni assets con l’intento di evitare di pagare i dovuti risarcimenti alle presunte vittime di abusi sessuali da parte di rappresentanti del clero.
Dopo aver prospettato alla diocesi un’eventuale incriminazione per oltraggio alla corte per aver fornito una falsa rappresentazine dei fatti e avere forse violato la legislazione sulla bancarotta, la giudice ha criticato gli avvocati della chiesa per non aver incluso nei documenti previsti ben 770 conti correnti bancari.
Secondo il magistrato i tre avvocati si sarebbero accordati con le parrocchie per creare dei nuovi conti separati da quelli della diocesi.
Gli avvocati delle presunte vittime accusano la chiesa di effettuare ripetuti tentativi di ridurre la somma disponibile per gli eventuali risarcimenti. Duecento milioni di dollari costituiscono la somma ritenuta congrua per una riparazione.



Sabato, 14 aprile 2007


La pedofilia di membri del clero

Comunicato

di Segreteria Tecnica Nazionale delle CDB

Segreteria Tecnica Nazionale
delle Cdb

c/o RosarioCarlig
M.tt. CdB Nord-Milano
Via Petrarca 8/B
22070 Appiano Gentile (CO)
Tel.031.930006
segrcdb@katamail.com

Gli episodi di pedofilia emersi nella chiesa fiorentina, come in molte altre chiese locali nel mondo, evidenziano contraddizioni e deficienze strutturali dell’istituzione Chiesa. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ne deve rispondere verso le vittime e verso la giustizia; ma la responsabilità individuale non assolve affatto le responsabilità dell’istituzione.
Fa parte di una pastorale “normale”, che dovrebbe essere superata nel dopoconcilio ma non lo è affatto, il condizionamento violento di coscienze infantili attraverso l’imposizione di sensi di colpa che s’insinuano nel profondo e si trascinano inconsapevolmente per tutta la vita, gli indottrinamenti di un certo modo di fare catechesi e di insegnare religione nelle scuole, che è ancora purtroppo maggioritario ed è incoraggiato dal Compendio del Catechismo pubblicato di recente dal Vaticano con domande e risposte prefabbricate; la teologia e la pastorale del disprezzo verso il corpo, il sesso, il piacere, la condanna di ogni forma di rapporto fra sessi che non sia consacrato dal matrimonio.
C’è inoltre il silenzio dei vertici ecclesiastici. Che è assordante. Grida la mancanza di comunione, di comunicazione, di collegialità che c’è nella Chiesa.
E’ tempo che si crei un grande movimento per restituire al cristianesimo il senso della liberazione dal sacro, in quanto realtà separata, liberazione non solo dalle oppressioni economiche e politiche, ma anche psicologiche, etiche-morali, simboliche.


Le Comunità Cristiane di Base

Milano 13/04/2007
 



Sabato, 14 aprile 2007


Documenti – NOTA DIOCESANA FIRENZE
«Ingiusto estendere il giudizio negativo ai preti cresciuti nella parrocchia Regina della Pace Non si moltiplichino le sofferenze alle persone offese»

(Con una nota di Patrizia Vita)

Del Cardinale Ennio Antonelli *

Il vescovo di Firenze: sul caso don Cantini nessuna reticenza
«Ha commesso misfatti oggettivamente gravi sui quali abbiamo tenuto un processo canonico: fanno soffrire prima di tutto le vittime, ma con loro anche la Chiesa»

Riprendiamo dal sito di Avvenire questa “nota diocesana”, redatta dal Cardinale Ennio Antonelli arcivescovo di Firenze, sulla vicenda del prete pedofilo di Firenze che ha sucistato grande clamore la scorsa settimana e su cui anche il nostro periodico è intervenuto.
La prima cosa che ci viene di dire leggendo la nota del card. Antonelli è l’assoluta mancanza di qualsiasi autocritica. L’unica preoccupazione è quella di affermare di aver seguito le regole dettate dalla Congregazione per la dottrina per la fede. Non una domanda sul perchè sia stato possibile questo caso di pedofilia e, meno che mai, sulla possibilità che esistano altri casi del genere. Questo caso di pedofilia è solo la classica punta dell’iceberg? (Mentre scriviamo questenote ci giunge notizia di un’altro caso di prete pedofilo sempre in Toscana). Non c’è nulla da rivedere nella formazione e selezione dei preti cattolici? Quale tipo di problema mette in luce un fatto del genere? Solitudine del prete, mancanza di amore, violenze subite dallo stesso prete …?
La nota del card. Antonelli ci sembra molto ipocrita e del tutto inadeguata a rispondere ad una qualsiasi delle poche domande poste.
(Patrizia Vita)

L’arcivescovo di Firenze interviene con la nota che pubblichiamo integralmente in questa pagina per fare chiarezza sulla vicenda di don Lelio Cantini e correggere una serie letture offerte da alcuni quotidiani. Il caso è esploso il giorno di Pasqua sulle colonne del quotidiano «La Repubblica». Il giornale rilanciava alcune testimonianze, con stralci di memoriali e lettere indirizzate alle autorità ecclesiastiche fiorentine e vaticane, in cui si accusa don Cantini, ex parroco (oggi ultraottantenne) della chiesa «Regina della Pace» alla periferia di Firenze dal 1973 al 1987, di abusi sessuali, violenze psicologiche e azioni di plagio che costringevano intere famiglie a devolvere denaro e beni a un progetto di «Chiesa» contrapposto a quella definita da lui «corrotta».
Le prime denunce alla Curia fiorentina sono dell’estate 2005: nel settembre il sacerdote veniva destinato a una struttura isolata della diocesi. Ma le vittime sollecitavano pene più severe. Nel frattempo il cardinale Antonelli aveva chiesto alla Congregazione per la dottrina della fede l’autorizzazione ad aprire un processo, che si è concluso con le pene che il cardinale Antonelli elenca nel testo qui pubblicato. In questi giorni la vicenda è cresciuta sulle pagine dei giornali: si è tentato di coinvolgere anche esponenti ecclesiastici e parroci fiorentini che avrebbero maturato la loro vocazione alla «Regina della Pace». Martedì scorso, poi, la procura di Firenze, mai interpellata prima dalle vittime, ha aperto contro don Cantini un procedimento per abusi sessuali pluriaggravati e continuati.
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Nel clamore mediatico esploso intorno alla vicenda di don Lelio Cantini finora ho taciuto, non perché volessi nascondere qualcosa, ma perché, prima di parlare, volevo confrontarmi e consigliarmi con alcuni autorevoli sacerdoti, i vicari foranei. Avendoli incontrati, rompo il silenzio doverosamente per manifestare la mia posizione all’opinione pubblica e soprattutto ai fedeli che attendono una parola chiarificatrice.
Nell’estate del 2005 mi è pervenuto un dossier di lettere firmate, con accuse di gravi delitti nei confronti di don Lelio. Dopo ponderata valutazione, ho deciso un primo intervento. Ho chiesto e ottenuto la rinuncia scritta all’ufficio di parroco, permettendo a don Lelio di andare ad abitare in una casa isolata a Mucciano nel Mugello, senza alcun incarico pastorale.
Essendo don Lelio ultraottantenne e malato ed essendo i fatti a lui contestati ormai lontani nel tempo e giuridicamente prescritti, ritenevo che questo primo provvedimento, almeno provvisoriamente, avrebbe potuto bastare. Col tempo avrei avuto la possibilità di studiare meglio la situazione di fatto e la stessa normativa giuridica, che non conoscevo abbastanza, dato che questo era il primo caso del genere che mi trovavo a gestire in tanti anni di ministero episcopale.
Dopo qualche mese mi sono reso conto che bisognava affrettare altri provvedimenti. Alcuni degli accusatori mi sono venuti a trovare e altri li ho chiamati io stesso. Ho constatato la loro sofferenza che si era riacutizzata dopo tanti anni. Ho chiesto a don Lelio di andare ad abitare in una casa di accoglienza per sacerdoti. Non avendo lui accettato, gli ho ordinato di lasciare comunque la casa di Mucciano, di proprietà diocesana, e di allontanare la sua collaboratrice domestica. Allora egli si è trasferito a Viareggio in una casa di amici. A titolo cautelare gli ho proibito, fino a nuova disposizione, di celebrare la Messa in pubblico e di confessare.
La Congregazione per la dottrina della fede, come spesso avviene nei casi gravi e chiari, ha autorizzato il processo penale amministrativo a norma del canone 1720: notifica delle accuse e delle prove all’accusato con possibilità di difendersi personalmente o tramite avvocato, valutazione accurata da parte del vescovo, assistito da due assessori, decreto conclusivo.
Don Lelio è stato riconosciuto responsabile di delittuosi abusi sessuali su alcune ragazze negli anni 1973-1987, di falso misticismo, di controllo e dominio delle coscienze. Sono misfatti oggettivamente gravi che meritano riprovazione e condanna e che fanno soffrire prima di tutto le vittime, ma con loro anche la Chiesa e il vescovo.
A don Lelio sono state inflitte, a norma del canone 1336 §1, le seguenti pene per la durata di cinque anni: privazione della facoltà di confessare, proibizione di celebrare la Messa in pubblico, proibizione di celebrare altri sacramenti, proibizione di assumere incarichi ecclesiastici. Inoltre sono state aggiunte, a norma del canone 1340 §1, le seguenti penitenze: versare per cinque anni un’offerta annuale in denaro a una istituzione caritativa e darne rendiconto al vescovo; recitare ogni giorno per un anno intero il Salmo 51 «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia» oppure le litanie della Madonna. Queste pene e penitenze, come tutta la procedura, sono state concordate con la Congregazione per la dottrina della fede. Si è tenuto conto dell’età avanzata, 84 anni, e del malfermo stato di salute di don Lelio.
Comprendo che le vittime nella loro sofferenza ritengano la punizione troppo leggera. Ma bisogna tenere presente che la Chiesa deve dare testimonianza alla divina Misericordia e mirare soprattutto al ravvedimento del peccatore e cercare di vincere il male con la forza della mitezza. Don Lelio da parte sua, pur cercando di ridimensionare le sue colpe, ha detto di essere pentito e di essere disposto a chiedere perdono alle persone offese, purché venissero a incontrarlo singolarmente e non tutte insieme in gruppo. Ultimamente si è convinto anche ad andare in una casa di accoglienza per sacerdoti.
Mi rendo conto che le persone offese sono le prime ad aver diritto alla solidarietà e al sostegno spirituale da parte di tutta la comunità cristiana. Da parte mia sono sempre disponibile al colloquio personale e di gruppo. Comprendo non solo la loro sofferenza, ma anche la loro ira. Purtroppo non posso far sì che il male non sia avvenuto. Posso solo aiutare a superarlo e a guardare avanti. La Chiesa fiorentina, arcivescovo, vescovo ausiliare, sacerdoti, diaconi e cristiani laici, consapevole che don Lelio è un suo figlio e un suo presbitero, si fa carico della iniquità che è stata commessa e vuole vincere il male con il bene, impegnandosi a rafforzare lo spirito di comunione tra tutte le sue componenti e a farsi vicina nella preghiera, specialmente durante la Messa, e nella carità fraterna alle vittime, che pure sono suoi figli e figli profondamente addolorati. Lo stesso don Lelio potrà sempre contare sull’aiuto e sulla vicinanza dei fratelli di fede e di sacerdozio nelle sue necessità spirituali e materiali.
Nella stampa ho letto recriminazioni perché la vicenda non è stata trattata apertamente, in pubblico, fin dall’inizio. Non mi pare che sia questo lo stile evangelico di trattare le persone, per quanto gravi siano i peccati di cui si siano rese responsabili. La procedura seguita risponde in tutto alla prassi stabilita dalla Santa Sede. A parte la notifica delle decisioni all’interessato e alla parte accusatrice, la pubblicazione è prevista solo per il decreto finale e solo nel caso che la vicenda diventi di dominio pubblico. Sul prossimo numero del Bollettino diocesano il decreto riguardante don Lelio sarà pubblicato. Ma fin d’ora posso annunciare che non conterrà alcun elemento di novità.
Ho trovato nella stampa anche insinuazioni e accuse nei confronti del vescovo ausiliare monsignor Claudio Maniago. Chi lo conosce da vicino non può che stimarlo grandemente, così come non si possono non stimare gli altri ottimi sacerdoti usciti dal gruppo che si era formato intorno a don Lelio. L’autenticità della loro vocazione e la piena libertà della loro scelta è garantita dal discernimento e dal lungo cammino formativo compiuto in Seminario ed è testimoniata dalla esemplare fedeltà e dedizione che esprimono nella loro vita e nel loro ministero. Dio scrive dritto anche tra le righe storte. Il vescovo Claudio come tanti altri ha apprezzato il suo parroco per la sua azione pastorale e ha avuto stima e fiducia verso di lui. Quando ha appreso la drammatica verità, ne ha sofferto profondamente, sebbene la sua sofferenza non si sia manifestata nell’aperta indignazione quanto piuttosto in un senso di misericordia. Quanto poi al ventilato progetto di una Chiesa parallela, chi conosce la fedeltà al Papa e all’arcivescovo e la dedizione alla Chiesa di monsignor Maniago, dei preti e di molti laici cresciuti nella parrocchia «Regina della Pace» non può che considerarlo al massimo un fantasma, forse balenato nella fervida immaginazione di don Lelio per dare entusiasmo al gruppo, ma non entrato effettivamente nella realtà in modo da destare qualsiasi ragionevole preoccupazione.
Auspico che la vicenda venga considerata da tutti con realismo ed equilibrio e che non si moltiplichino le sofferenze delle persone offese e della Chiesa fiorentina, particolarmente dei tanti sacerdoti che la servono con generosità e limpido amore.
* arcivescovo di Firenze
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da Avvenire – http://www.avvenire.it/



Martedì, 17 aprile 2007


Nuovo prete pedofilo in Toscana

http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews.jsp?id=%7B20794D92-0271-47B9-AB4C-FB9773E07E34%7D

Arezzo: sacerdote indagato per molestie sessuali
AREZZO – Dopo il caso dell’ex sacerdote fiorentino Don Lelio Cantini, accusato di violenze sessuali, un altro parroco finisce nei guai in Toscana. Ad Arezzo un prete che gestisce un centro per minori e’ finito sotto inchiesta. La squadra mobile aretina ha perquisito la sagrestia e il centro che accoglie ragazzi in difficolta’ gestito dal sacerdote assieme alla madre, anche lei indagata per maltrattamento e abuso di metodi correzionali. (Agr)


http://www.toscanatv.com/leggi_news?idnews=NL070251

Violenza sessuale: indagato parroco ex francescano
17/04/2007 – Il pm della procura di Arezzo Ersilia Spena ha indagato un ex francescano, adesso parroco in periferia ad Arezzo, per violenza sessuale, maltrattamento e abuso di metodi correzionali.

L’ avviso di garanzia e’ stato recapitato al sacerdote contestualmente al mandato di perquisizione della comunita’ per minori difficili che il sacerdote gestisce assieme alla madre anche quest’ ultima indagata per maltrattamento e abuso di metodi correzionali che e’ stata effettuata dalla squadra mobile della questura di Arezzo. Secondo quanto appreso, la contestazione del reato di ’violenza sessuale’ rubricata dal magistrato sarebbe relativa all’ aver fatto assistere minori ad atti sessuali.



Martedì, 17 aprile 2007


Ancora un caso di pedofilia nel clero italiano. Ancora il silenzio di una curia

da Adista

33843. FIRENZE-ADISTA. Sono passati più di trent’anni dai primi abusi. Ma solo ora qualcosa è cominciato a filtrare dal muro di silenzio che ha circondato per decenni la parrocchia “Regina della pace”, nella periferia di Firenze. Le accuse rivolte all’ex parroco don Lelio Cantini sono pesantissime: secondo i memoriali presentati dalle vittime alla Curia di Firenze, don Cantini – a partire dal 1975 – avrebbe abusato di ragazzine dai 12 ai 17 anni, avrebbe richiesto alle famiglie denaro ed altri beni, ed avrebbe plagiato giovani ragazzi costringendoli ad entrare in seminario sotto la minaccia di cacciarli “per sempre dalla parrocchia”. I racconti delle vittime fanno riferimento anche alla figura di una donna, la “perpetua” del parroco (Rosanna S.), descritta come una sorta di “veggente” che in base alle apparizioni di Gesù indicava a don Cantini gli “eletti” per la “nascita della nuova chiesa dello spirito”.
Sempre secondo queste testimonianze, il prete giustificava la richiesta di rapporti sessuali spiegando alle ragazzine che si trattava di una forma di “adesione totale a Dio” e intimando loro il silenzio assoluto pena “il castigo divino”. Un silenzio che si è protratto fino al 2004, quando un gruppo di ex ragazzi della parrocchia ha inviato alla Curia di Firenze una lettera con allegati una serie di memoriali sui fatti di quegli anni. Alla lettera sono seguiti alcuni incontri con il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze dall’’83 al 2001, con l’attuale arcivescovo Ennio Antonelli, e con l’ausialiare Claudio Maniago (che proprio nella parrocchia “Regina della Pace” ha maturato la sua vocazione, tanto da celebrare insieme a don Cantini, l’8 settembre del 2003, il secondo anniversario della sua nomina a vescovo). L’unico risultato è stato però, nel settembre del 2005, il trasferimento “per motivi di salute” di don Cantini in un’altra parrocchia della diocesi. A questo punto, gli ex ragazzi della “Regina della Pace” hanno deciso di rivolgersi direttamente al papa con una lettera datata 20 marzo 2006. A rispondere è stato l’allora presidente della Cei, il card. Camillo Ruini, il quale si è augurato che l’allontanamento di don Cantini dalla diocesi – avvenuto il 31 marzo 2006 – potesse infondere “serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti”. Don Contini si è così trasferito a Viareggio insieme alla sua “perpetua” senza che nei suoi confronti fosse avviato alcun processo canonico. Ma al papa, pochi mesi dopo, si è rivolto anche un gruppo di sacerdoti della diocesi fiorentina: “Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio”, hanno scritto i sacerdoti denunciando che “a quasi due anni” di distanza dalle prime testimonianze degli abusi non erano ancora arrivate da parte dei vertici della Chiesa fiorentina né “una decisa presa di distanza” dagli accusati, né “una scusa ufficiale”, né “un atto riparatore e credibile”.
Solo il 17 gennaio del 2007 l’arcivescovo Antonelli ha comunicato agli ex ragazzi della “Regina della pace” alcuni provvedimenti decisi nei confronti di don Cantini, quali il divieto per cinque anni di confessare, di celebrare la messa in pubblico, di assumere incarichi ecclesiastici oltre all’obbligo, per un anno, di fare ogni giorno un’offerta caritativa e recitare il Salmo 51 o le litanie della Madonna. Lo stesso Antonelli, dopo che il quotidiano la Repubblica nei giorni scorsi ha acceso i riflettori sul caso, si è però rifiutato di rilasciare alcun commento sulla vicenda. Ha parlato invece l’ex arcivescovo Piovanelli, che in un’intervista all’Unità (10/4) ha ammesso di aver ricevuto una rivelazione di abusi anche prima della denuncia collettiva del 2004: “Quando io ho avuto a che fare, non con questa storia, ma con un solo fatto, sembrava che ci fosse solo quello, quindi dopo aver parlato con la vittima e dopo aver parlato con il sacerdote, fatta la giusta reprensione, sembrava che ci si doveva fermare lì, perché pareva un solo errore”. Alle reiterate domande del giornalista se “una reprensione” poteva essere considerata un provvedimento sufficiente per un abuso sessuale, Piovanelli ha risposto: “Allora sì, perché c’era un fatto solo”.
Intanto la Procura di Firenze ha aperto un procedimento penale per abusi sessuali pluriaggravati e continuati. “Ancora non si può dire se gli abusi denunciati siano prescritti o no – ha dichiarato il procuratore Ubaldo Nannucci -. Bisogna vedere fino a quando si sono protratti quei comportamenti. L’unico dato di fatto, per ora, è che questo sacerdote è stato rimosso nel 2005″.
Sul caso di don Cantini è intervenuto anche Enzo Mazzi, animatore della Comunità di Base dell’Isolotto, a Firenze: “Gli episodi di pedofilia emersi nella Chiesa fiorentina – afferma Mazzi – come in molte altre Chiese locali nel mondo, evidenziano contraddizioni e deficienze strutturali dell’istituzione Chiesa. È ingiusto e immorale scaricare tutto sul colpevole di turno. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ne deve rispondere verso le vittime e verso la giustizia. Ma la responsabilità individuale non assolve affatto le responsabilità dell’istituzione”. Secondo Enzo Mazzi, infatti, “fa parte di una pastorale ’normale’, che dovrebbe essere superata nel dopo-Concilio ma non lo è affatto, il condizionamento violento di coscienze infantili attraverso l’imposizione di sensi di colpa che s’insinuano nel profondo e si trascinano inconsapevolmente per tutta la vita”. “Come chiamare tutto questo se non ’pedofilia strutturale’ della Chiesa? E la sacralizzazione del potere ecclesiastico, la teologia e la pastorale del disprezzo verso il corpo, il sesso, il piacere, la condanna di ogni forma di rapporto fra sessi che non sia consacrato dal matrimonio, non è tutto questo violenza?”.
 



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Martedì, 17 aprile 2007


La pedofilia dei funzionari di dio

di Enzo Mazzi

(da Il Manifesto del 18 aprile 2007, pag. 2)

E’ dolorosa e penosa questa vicenda di pedofilia, di violenze psicologiche, di ricatti morali, nella parrocchia fio­rentina «Regina della pace».
La pedofilia del clero è un fenomeno antico, come del resto la pedofilia intra-familiare. Se og­gi emerge e fa scandalo non è perché tale feno­meno si sia aggravato ma perché le vittime e i lo­ro genitori hanno il coraggio di denunciare gli abusi e perché il potere del clero è meno assolu­to e è bilanciato da altri poteri fra cui quelli del­la stampa e della magistratura.
La pedofilia è un crimine e quella dei preti lo è a un livello di gravità e pericolosità particolar­mente pesante. Il «sacro», cose sacre, persone sacre, luoghi e tempi sacri, proprio in quanto re­altà separata tende a annullare la sacralità dell’esistenza normale, esclude la sacralità del crea­to e quindi è implicitamente e intrinsecamente fonte di violenza. Ma se il sacro si rende respon­sabile di esplicite forme di violenza, come nella pedofilia dei preti, allora la violenza esplicita e quella implicita, strutturale, si potenziano reci­procamente.
I preti pedofili sono per lo più il frutto di una educazione e di una condizione di vita repressi­va e autoritaria che ha impedito lo sviluppo equilibrato della loro personalità e li mantiene in condizione di nevrosi di vario tipo. La psicoanalisi ha consentito di studiare sistematicamen­te un tale fenomeno che fino a qualche decina di anni fa era affidato al fiuto della saggezza popolare, consegnato a motti, fiabe, racconti, o al­la riflessione di filosofi e romanzieri. Oggi esisto­no studi di rilievo come quello ponderoso del te­ologo e psicanalista tedesco Eugen Drewermann «Funzionari di Dìo» (Raetia, Bolzano, 1995).
Gli episodi di pedofilia emersi nella chiesa fio­rentina, come in molte altre chiese locali nel mondo, evidenziano contraddizioni e deficien­ze strutturali dell’istituzione chiesa. E’ ingiusto e immorale scaricare tutto sul colpevole di turno. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ne deve rispondere verso le vittime e verso la giustizia; ma la responsabilità individuale non assolve affatto le responsabilità dell’istituzione.
Fa parte di una pastorale «normale», che do­vrebbe essere superata nel dopoconcilio ma non lo è affatto, il condizionamento violento di coscienze infantili attraverso l’imposizione di sensi di colpa che s’insinuano nel profondo e si trascinano inconsapevolmente per tutta la vita. Per non parlare degli indottrinamenti di un cer­to modo di fare catechesi e di insegnare religio­ne nelle scuole, che è ancora purtroppo larga­mente maggioritario. Ma il Compendio del cate­chismo pubblicato di recente dal Vaticano, a do­mande e risposte preconfezionate, da cui non emerge nemmeno un minimo di senso di ricer­ca, di autonomia, di coscienza critica, non è es­so stesso un invito all’indottrinamento? Come una madre possessiva, sembra che Madre Chie­sa voglia mantenere in una perenne condizione infantile i suoi figli, tanto li ama. Se non rischias­se di essere male interpretato, verrebbe voglia di chiamare tutto questo «pedofilia strutturale» della chiesa, nel senso appunto di amore verso gli uomini e donne perennemente bambini. E la sacralizzazione del potere ecclesiastico, la teo­logia e la pastorale del disprezzo verso il corpo, il sesso, il piacere, la condanna di ogni forma di rapporto fra sessi che non sia consacrato dal matrimonio, non è tutto questo violenza?
C’è inoltre il silenzio dei vertici ecclesiastici. Che è assordante. Grida la mancanza di comunione, di comunicazione, di collegialità che c’è nella chiesa. E’ un silenzio che denuncia l’imba­razzo e la solitudine delle gerarchie. Solo pochi giorni fa (domenica scorsa) il vescovo di Firen­ze ha rotto quel silenzio con una dichiarazione ai giornali. Ma con grande ritardo e in maniera reticente, come dichiarano le vittime, e inoltre senza un minimo di autocritica.
I vescovi, non tutti ma molti, sono ancora, no­nostante il Concilio, monarchi che decidono quasi sempre tutto da soli, con la scusa che il lo­ro potere deriva direttamente da Dio. E quando si trovano di fronte a situazioni imbarazzanti co­me questo scandalo di pedofilia nella chiesa fiorentina, sono incapaci di muoversi, di parlare, di prendere decisioni sagge. Non denuncia pro­prio questo, seppur con altre parole, monsignor Alessandro Plotti, vescovo di Pisa, già presi­dente dei vescovi toscani, nell’intervista pubbli­cata su Repubblica giovedì scorso?
E’ tempo che si crei un grande movimento per restituire al cristianesimo il senso della liberazione dal sacro, in quanto realtà separata, libe­razione non solo dalle oppressioni economiche e politiche, ma anche psicologiche, etico-mora­li, simboliche. Forse non sparirà la pedofilia ma certo verrà colpita a fondo e non solo quella dei preti.
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dalla rassegna stampa Radicale – http://www.radicali.it/view.php?id=93003
 



Giovedì, 19 aprile 2007


Preti pedofili
Vescovo coinvolto negli scandali sessuali suggerisce di sfuggire ai media

di di Tom Peterkin, Corrispondente dall’Irlanda

(traduzione di Stefania Salomone)

The Telegraph (UK)
Lunedì 6 aprile 2007
http://www.telegraph.co.uk/news/main.jhtml?xml=/news/2007/04/16/nbishop16.xml

Dateci il vostro parere: il vescovo dovrebbe ancora celebrare la messa?
Il vescovo di Galway parla per la prima volta di quegli anni terribili, in cui è stato al centro degli scandali sessuali che hanno scioccato la Chiesa Cattolica Romana. Eamonn Casey rompe il silenzio a proposito dei network filo-cattolici, che hanno contrabbandato attraverso due continenti le notizie sulla sua relazione con Annie Murphy, una donna divorziata Irlandese-Americana con la quale ha avuto un figlio.
In un’intervista dopo il suo ritorno in Irlanda lo scorso anno, padre Casey rivela che Papa Giovanni Paolo II non ha voluto che lui si dimettesse da vescovo dopo aver appreso che aveva un figlio. Parla anche delle lunghe distanze percorse per sfuggire ai media quando scontava la sua penitenza in un monastero del Nord America e in una missione del Sud America.
Dopo aver eluso i giornalisti per molti anni, il prete 79enne sceglie di raccontare la sua storia a Maurice O’Keefe, un giornalista irlandese che registra ore e ore di interviste con lui nella sua casa di Shangalish, Co Galway. Padre Casey narra la sua vita dopo aver lasciato l’Irlanda a causa dell’accusa di aver sottratto dei fondi alla diocesi di Galway per mantenere la sua amante e il loro figlio Peter, nato nel 1974. Le 70.000 sterline irlandesi sono state restituite alla diocesi e si è scusato pubblicamente per la sua condotta.
In una conversazione descrive il viaggio a Roma per rassegnare le sue dimissioni quando la sua relazione stava per diventare di pubblico dominio. Prima della divulgazione dei suoi baci appassionati e del “frutto proibito” della sua relazione, viene trattenuto in Vaticano per tre giorni a colloquio con i delegati pontifici. “Volevo a tutti i costi dare le dimissioni e riconoscere di aver sbagliato per mettere fine alla vicenda”, dice Casey, il quale nel 1979, ha capeggiato l’organizzazione della visita papale in Irlanda. “Ma il delegato del Papa ha detto che il Santo Padre non voleva accettarle”.
Casey è stato reticente riguardo la sua storia con la signora Murphy e il loro figlio, dicendo che “ignorava” il libro scritto e pubblicato da lei. La loro relazione ha provocato scandalo in Irlanda e nella Chiesa Cattolica, che ha già molti scandali da affrontare, inclusi gli abusi sessuali su minori. E’ più prodigo di informazioni riguardo le persone che lo hanno portato da un luogo più sicuro dell’altro nel tentativo di preservare il suo anonimato dall’altra parte dell’Atlantico. Tramite conoscenze, viene trasferito in un monastero del Nord America, dove un confratello pretende da lui un voto di silenzio e gli proibisce di fumare. Per un paio di volte fa scattare l’allarme fumando in stanza a tarda notte, ma, comunque, ha la possibilità di rispondere alle 750 lettere ricevute. “Sono stati sei mesi meravigliosi. Ho cercato di capire cosa vuole Dio da me”.
La risposta è di rifugiarsi in Ecuador, dove utilizza una vecchia conoscenza ecclesiale per sistemarsi e lavorare coi missionari americani della Società di San Giacomo Apostolo. Per sei anni e mezzo si dedica alla costruzione di scuole e chiese. Nel frattempo è inviato a 100 miglia da Mexico City per un corso di spagnolo di 6 mesi, ma dopo tre mesi viene “tradito” quando due macchine passano il cancello e uno dei due individui comincia a scattare fotografie.
Casey è costretto a spiegare al preside il vero motivo della sua permanenza lì e perché la stampa si interessa tanto di lui. E’allontanato di nascosto con un convoglio di macchine. Viaggia centinaia di miglia per incontrarsi con un superiore agostiniano, anche lui di Galway, mentre un altro amico percorre 1.000 miglia per recuperare il suo passaporto e consentirgli di arrivare in Florida.
Nel 1998 approda nel sud dell’Inghilterra, dove opera come cappellano dell’ospedale. Ora è di nuovo a Galway con la speranza di poter dire messa in pubblico. Non gli è consentito fino a che non saranno espletate tutte le indagini ecclesiastiche sulle false accuse che gli sono state rivolte da una donna nel 2005 di abusi su minori risalenti, presumibilmente, a 30 anni fa. Le indagini della polizia irlandese sono finite lo scorso agosto senza alcuna conferma di accusa a suo carico.



Giovedì, 19 aprile 2007


Preti pedofili
Scandalo-bis nella Chiesa toscana: sacerdote lascia parrocchia ad Arezzo

http://www.intoscana.it/intoscana/informarsi/news.jsp?intenzione=intenzione&id_categoria=1210&id_sottocategoria=1211&tipologia=news&id=82503&id_banner=1211

E’ indagato dalla procura di Arezzo per violenza sessuale, maltrattamento e abuso di metodi correzionali. Lo ha reso noto il vescovo monsignor Gualtiero Bassetti. Il sacerdote, in passato ex frate francescano, fino a pochi giorni fa prestava la sua opera in un istituto per minori. Il caso segue quello della parrocchia di Firenze.

19.04.2007
(ANSA per intoscana.it). Un sacerdote indagato dalla procura di Arezzo per violenza sessuale, maltrattamento e abuso di metodi correzionali, ha lasciato l’incarico di parroco e gli altri servizi pastorali che svolgeva in una parrocchia della periferia della citta’ toscana. Ne da’ notizia, in un comunicato della diocesi, il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Gualtiero Bassetti. Il caso segue, con caratteristiche simili, a pochi giorni di distanza quello avvenuto nella parrocchia Regina Pace di Firenze. Il sacerdote, in precedenza frate francescano, spiega la nota, d’ intesa con il vescovo ha preso la decisione di lasciare l’incarico di parroco ’’al fine di difendersi con maggiore serenita’ nel procedimento penale che lo interessa e di non recare ulteriore turbamento alla comunita’ cristiana’’. Sempre nella stessa nota monsignor Bassetti, impegnato a Roma nella visita ’ad limina’ al Papa, conferma ’’la piena fiducia nell’operato della magistratura, auspica che possa essere accertata al piu’ presto la verita’ dei fatti, manifesta la sua vicinanza paterna al sacerdote di cui in questi anni ha avuto modo di rilevare la generosita’ e la disponibilita’’’. Il vescovo rivolge poi ’’un pensiero particolare alle comunita’ parrocchiali e agli ospiti della casa di accoglienza fondata dal sacerdote dove, grazie anche al lavoro degli educatori e al sostegno delle istituzioni pubbliche, i ragazzi trovano una prospettiva di speranza e un’occasione di riscatto dalle situazioni di disagio, di emarginazione e di degrado’’. (ANSA per intoscana.it).



Venerdì, 20 aprile 2007


Preti Pedofili
“Un armadio pericoloso”

di MARY GAIL FRAWLEY-O’DEA (Traduzione di Stefania Salomone)

Una psicologa sostiene che l’insistere della Chiesa Cattolica sui preti omosessuali – l’omosessualità è un segreto di cui vergognarsi – ha contribuito allo scandalo degli abusi sessuali

11 marzo 2007
La posizione della Chiesa Cattolica sull’omosessualità si colloca tra gli altri aspetti della morale cattolica sulla sessualità, che è disattesa in genere sia dai laici che da molti preti. Nondimeno, l’ipocrisia di una chiesa che condanna l’omosessualità mentre può annoverare molti casi di preti omosessuali al suo interno, che amministrano i sacramenti è, tra altri fattori, direttamente implicata nello scandalo sugli abusi sessuali. La sottaciuta evidenza che il presbiterato è molto più omosessuale di quanto non si creda è confermata dall’obbligo imposto ai preti di non parlare apertamente del proprio orientamento sessuale, ma di predicare il peccato della omosessualità praticata. Messaggi contrastanti, segreti sessuali e realtà negate abbondano nell’ambito clericale nel quale la chiesa istituzionale appare l’incontrastata “Regina di Cuori”. La segretezza e la copertura degli abusi sessuali su minori diventa così una componente quasi inevitabile di questo reame folle, che induce alla follia.
Ricerche recenti confermano che il 28-56% dei preti americani sia omosessuale. Molti uomini gay psicologicamente sani sono attratti dal presbiterato così come lo sono molti adulti eterosessuali. Essi amano Dio, desiderano perseguire un regime di vita di profonda spiritualità e sono preparati a vivere i valori evangelici in una comunità di fedeli. E’ probabile che gli uomini gay siano stati attratti dal presbiterato in maniera sproporzionata rispetto alla loro presenza nella società in genere. Fino a tempi recenti, e in alcuni casi nel nascondimento, ragazzi cattolici che si sono riconosciuti omosessuali, hanno trovato ostilità dalle famiglie, dagli amici e dalla chiesa. Vittime di insegnamenti che stabilivano che il loro agire omosessuale fosse intrinsecamente sbagliato e fosse peccato mortale, i gay cattolici affrontano dolorosi conflitti tra la propria identità e le proprie relazioni sociali. Abbracciare il presbiterato è una decisione che, fino a non molti anni fa, provocava una forma di orgoglio da parte delle famiglie, rendendo il seminarista o il prete figura grandemente stimata dalla comunità.
E’ anche logico ipotizzare che uomini omosessuali fossero attratti da un ambiente esclusivamente maschile quale rimane il presbiterato. Inoltre, quando i ragazzi entrano in seminario molto giovani, l’esplosione delle proprie pulsioni sessuali adolescenziali prevedeva praticamente una unica direzione verso cui indirizzarsi. Circondati da uomini o ragazzi, in un ambiente che vede la donna come un pericolo, eccetto per figure materne idealizzate o per la Vergine Maria, un seminarista adolescente ha ben poche scelte. Potrebbe essere attratto dalla propria madre o dalle persone che lo circondano, che per lo più sono gay. Ci troviamo così di fronte al paradosso di una organizzazione che insegna che l’omosessualità è un grave disordine e che poi costruisce un ambiente che promuove desideri omosessuali.
Molti uomini gay, cresciuti in quella che fino a pochi anni fa poteva definirsi una società omofobica, hanno vissuto la loro vita in un armadio nel quale hanno talvolta ignorato chi veramente fossero, nascondendolo perfino a se stessi. La teologia anti-omosessuale della chiesa cattolica, applicata nell’ambiente misogino del seminario ha portato a stimolare desideri sessuali proibiti o derisi, spesso costruendo intorno al giovane prete omosessuale un loculo soffocante. Qui, l’odio per se stessi che tormenta molti uomini omosessuali è stato ingigantito nel caso dei preti omosessuali, alcuni dei quali hanno tentato di affrontare la cosa nascondendo strenuamente il proprio orientamento sessuale, divenendo perfino intolleranti verso altri omosessuali. Rifiuto e dissociazione su vasta scala incoraggia a sottacere altri segreti sessuali come gli abusi sessuali sui bambini.
Da questa ipocrisia non può nascere, io credo, nessun sano beneficio né psicologico né spirituale. Sicuramente il papa, i cardinali, i vescovi o i preti che, guardandosi allo specchio, vedano un uomo omosessuale, hanno difficoltà a guardare in faccia un confratello che compie abusi e a dare un nome a ciò che vedono. Piuttosto, chiudono gli occhi di fronte al male, dato che tale umanità è stata etichettata come incline al male. Potrebbero addirittura incolpare o ignorare le vittime di abusi sessuali, prendendo inconsciamente le distanze dal proprio essere vittima della Chiesa e della società. Vengono costruiti quindi armadi dentro gli armadi, stipando mucchi di bugie; la verità diventa introvabile è ancor di più indicibile.
Mary Gail Frawley-O’Dea è una psicologa specializzata in abusi sessuali e opera nel centro di Charlotte, North Carolina.
Mandare eventuali commenti a magazine@globe.com.



Martedì, 24 aprile 2007


Preti pedofili
Battibecco tra SNAP e il giornalista Mark A. Sargent

(Traduzione di Stefania Salomone)

Battibecco tra SNAP [organizzazione statunitense a difesa delle vittime dei preti pedofili, cf il loro sito] e il giornalista Mark A. Sargent [che si erge a difensore dell’istituzione ecclesiastica. L’interessante di questo botta-risposta consiste nel far risaltare la posizione di chi vuol difendere la Chiesa a tutti i costi e di chi sta dalla parte delle vittime. Inconciliabilità assoluta o bisogna trovare una terza via? (ndt). Le risposte di SNAP sono in neretto con carattere arial.
E’ un pezzo parecchio prolisso, ma serve per far capire a quale punto è arrivato il confronto tra le due parti in causa, difensori delle vittime e difensori della Chiesa.
Ci sembra bene conoscere anche questi retroscena.

Testo articolo in formato PDF 



Giovedì, 26 aprile 2007


Pedofilia, l’arcidiocesi di Dublino: 150 preti coinvolti in Irlanda in 67 anni

Fonte:: http://www.ilsole24ore.com/


2 maggio 2007


Quasi 150 preti cattolici ed esponenti di ordini religiosi dell’arcidiocesi di Dublino, la più grande d’Irlanda, sono stati coinvolti negli ultimi 67 anni in abusi su minori. Sono i dati più recenti diffusi dalla stessa arcidiocesi, quando mancano pochi giorni all’avvio di udienze a porte chiuse su come la chiesa ha gestito questi casi. Saranno ascoltate, come testimoni, anche le vittime di tali abusi. Fonti ufficiali hanno riferito che accuse circostanziate sono state fatte nei confronti di 74 preti della diocesi di Dublino, mentre nei confronti di altri 10 si parla ancora soltanto di sospetti. Altre accuse riguardano 61 sacerdoti che in passato avevano fatto parte di questa diocesi.
Finora sono stati condannati otto preti e altri tre sono attualmente sotto processo.
Stando sempre ai dati, dei 112 procedimenti in sede civile contro 32 religiosi di Dublino o altri che avevano ricoperto incarichi nell’arcidiocesi, 72 si sono conclusi e altri 40 sono ancora in corso. L’arcidiocesi ha fatto sapere che finora tra costi legali e indennizzi alle vittime sono stati sborsati 7,8 milioni di euro.
Nel 2005, un’inchiesta limitata alla diocesi di Ferns, nel sud del Paese, rilevò circa 100 denunce di abusi su minori contro 21 sacerdoti.
È la prima volta che lo Stato d’Irlanda indaga su tutti gli aspetti dell’amministrazione della Chiesa, una volta potentissima nel Paese. L’ente governativo preposto agli indennizzi delle vittime di abusi subiti nelle istituzioni scolastiche gestite da religiosi ha reso noto di avere ricevuto 14.768 richieste di risarcimento al 31 dicembre del 2005. I costi finali per il contribuente irlandese saranno nell’ordine di miliardi di euro.



Giovedì, 03 maggio 2007

Brasile: scandalo chiesa e pedofilia

Il prete fa con me come un uomo fa con una donna. Mi toglie i vestiti, alza la tonaca, mi prende sulle sue ginocchia, mi dice di stare tranquillo…

http://www.associazioneprometeo.org/pedofilia/brasilescandalopedofilia.aspx

 

«Il prete fa con me come un uomo fa con una donna. Mi toglie i vestiti, alza la tonaca, mi prende sulle sue ginocchia, mi dice di stare tranquillo…». È un bambino di dieci anni che parla. E rivela alla nonna quello che non aveva avuto il coraggio di dire alla madre per paura di «prendere schiaffi». O di «essere arrestato», come padre Edson Alves dos Santos, sacerdote brasiliano di 64 anni, gli aveva detto, dopo averlo violentato, che sarebbe accaduto se non avesse mantenuto il segreto. È solo una delle agghiaccianti denunce di atti di pedofilia compiuti da sacerdoti in Brasile e giunte drammaticamente all’attenzione del Vaticano. A una settimana dal caso clamoroso dell’arresto di padre Felix Barbosa Carreiro, un prete sorpreso in un’orgia di sesso e droga con 4 adolescenti adescati su Internet, il settimanale Istoè (Così è) ieri ha rivelato che il Papa, Benedetto XVI, ha inviato ai primi di settembre una commissione in Brasile per indagare sulle denunce di abusi sessuali compiute ai danni soprattutto di bambini poveri. In almeno due casi a testimoniare la veridicità dei racconti delle vittime sono gli stessi violentatori che hanno riportato le loro esperienze su un diario. Padre Tarcisio Tadeu Spricigo ha persino compilato le dieci regole per restare impuniti.

L’INCHIESTA – L’azione determinata di Benedetto XVI, prima di diventare pontefice a capo della congregazione per la dottrina delle fede e quindi responsabile delle indagini sui casi di abusi sessuali nella Chiesa, ha già portato alcuni risultati. Il periodico anticipa la relazione che gli inviati del Papa si apprestano a portare in Vaticano. Il quadro è allarmante. E descrive scenari purtroppo simili a quelli già accertati negli Stati Uniti, ma che stanno emergendo anche in inchieste delle chiese locali di altri Paesi come l’Inghilterra, la Francia, la Croazia e l’Irlanda. Un fenomeno che il Vaticano tenta di prevenire. Per il 29 novembre è atteso un documento che fornirà le linee guida ai seminari. Tra le indiscrezioni, l’esclusione dei ragazzi con tendenze omosessuali. Tuttavia le complicità di cui i sacerdoti responsabili di abusi a volte godono fa sì che, come nel caso di padre Tarcisio Tadeu Spricigo, in carcere per aver violentato un bimbo di 5 anni, tornino ad abusare di altri piccoli prima di essere arrestati. In Brasile oltre ai 10 sacerdoti in cella, ce ne sono 40 latitanti.

I NUMERI – Secondo Istoè, nell’inchiesta vaticana si parla di circa 1.700 preti, il 10 per cento del totale, coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale: incluse le violenze su bambini e donne. Si dice che il 50% dei preti non mantiene il voto di castità. E che negli ultimi tre anni sono stati più di 200 i preti mandati in cliniche psicologiche della Chiesa per essere rieducati.

IL DIARIO – Agli atti del processo contro padre Tarcisio c’è un vero e proprio manuale del prete pedofilo e appunti sulle sue emozioni e le regole per restare impunito. Una fra tutte: «Mai avere una relazione con bambini ricchi». Scrive il prete: «Mi preparo per la caccia, mi guardo intorno con tranquillità perché ho i ragazzini che voglio senza problemi di carenze, perché sono il giovane più sicuro al mondo». «Piovono ragazzini sicuri affidabili e che sono sensuali e che custodiscono totale segreto, che sentono la mancanza del padre e vivono solo con la mamma, loro sono dappertutto. Basta solo uno sguardo clinico, agire con regole sicure». «Per questo sono sicuro e ho la calma. Non mi agito. Io sono un seduttore e, dopo aver applicato le regole correttamente, il ragazzino cadrà dritto dritto nella mia… saremo felici per sempre». E infine: «Dopo le sconfitte nel campo sessuale ho imparato la lezione! E questa è la mia più solenne scoperta: Dio perdona sempre ma la società mai». A consegnare il diario alla polizia è stata una suora, alla quale il sacerdote lo aveva dato per errore. Trasferito dopo la prima denuncia, il sacerdote ha violentato altri due bambini prima di essere catturato.

IL VIDEO – Padre Alfieri Edoardo Bompani, 45 anni, nella casa della campagna di San Paulo dove portava i bambini di strada, raccolti con la scusa di liberarli dalle droghe, registrava in un video le violenze praticate su vittime tra i 6 e i 10 anni. La polizia ha trovato anche appunti per racconti erotici che il prete stava scrivendo riportando esperienze personali. E un diario: il quinto, secondo la nota in copertina. «Da due giorni non mi faccio nessuno…, ieri mi sono masturbato due volte, una di queste con V (6 anni)». Il racconto del prete va avanti con espressioni di cruda violenza che non riteniamo di dover riportare.

IL VERBALE – Nelle carte della polizia di San Paulo c’è la storia di V.R.D, la vittima di Padre Edson Alves. Il giorno di Pasqua dell’anno scorso il bambino è stato ammesso a fare il chierichetto. Stavano per iniziare cinque mesi di violenze. «Circa tre settimane dopo che lui (il bambino ndr ) aveva dormito lì, il denunciato (il prete ndr )lo ha baciato in bocca.. e gli ha detto che un ragazzino di Santa Caterina glielo dava e lui regalava al bambino tutto quello che voleva».


articolo di Virginia Piccolillo – 21 novembre 2005


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il%20silenzio%20%C3%A8%20sacro/1438587

Il silenzio è sacro

di Giorgio Sturlese Tosi

Quaranta casi noti, molti rimasti nascosti. Le curie italiane difendono il segreto. A costo di non rimuovere i molestatori o persino di denunciare le vittime

La clinica fortezza

Per trovare l’istituto dei padri Venturini, a Trento, è impossibile non perdersi tra le stradine che costeggiano l’imponente castello di Buonconsiglio e si arrampicano sulle colline. Via dei Giardini è ancora in città, ma la campagna è vicina. Al numero 46 c’è l’ingresso principale del complesso religioso. Il cancello è spesso aperto, perché i sacerdoti coinvolgono nelle loro iniziative la comunità di Trento. Ma c’è un’ala dell’edificio che resta impenetrabile per chiunque. Immersa nel silenzio c’è la zona dove si svolgono attività che devono rimanere discrete. E su questo i padri venturini sono inflessibili. Perché nel loro istituto si curano i preti con problemi psichiatrici, compresi i pedofili. Sin dalla fondazione della congregazione nel 1926, i Venturini si sono specializzati nel curare gli altri preti. Per decenni hanno aperto, con spirito missionario, altri istituti in varie parti del mondo. In Brasile, a Barretos, hanno la sede periferica più importante, che ogni anno ospita decine di sacerdoti malati. A Trento, invece, nella casa madre, i pazienti con l’abito talare non sono mai più di una decina. Pochi sanno cosa succede nell’istituto, ma i vescovi e il Vaticano conoscono bene quell’indirizzo e talvolta vi ricorrono, obbligando qualche parroco a ritiri forzati. Alternano terapie mediche, psichiatriche e persino ormonali a tanta preghiera per mesi, fino alla valutazione sulla convalescenza o l’isolamento in convento. Il tutto con l’intervento di specialisti laici. Nel clero italiano i padri Venturini sono noti per la rigidità delle regole e per l’osservanza della disciplina. Responsabile delle cure psichiatriche è padre Angelo Fornari, uno psicologo, che viaggia spesso, a Roma, in Brasile e nelle altre strutture della congregazione. Conosce molti medici ed è stimato e consultato da don Mario di Maio, lo psicanalista che ha seguito numerosi casi di sacerdoti pedofili in Italia e ha collaborato alla stesura dei test di ammissione nei seminari per individuare ed escludere quegli omosessuali considerati più esposti alla tentazione.

G. S. T.


IRLANDA

Il papa si è rivolto ai vescovi irlandesi ed è intervenuto più volte nello scandalo statunitense, ma nessuno conosce l’estensione del problem pedofilia nella Chiesa italiana. Eppure dal 2000 le cronache giudiziarie hanno segnalato le vicende di 40 sacerdoti finiti sotto inchiesta per questi reati. Pochi statisticamente, ma indicativi di un malessere dai confini inesplorati. Perché alla discrezione che giustamente protegge indagini con vittime minorenni, si aggiunge un rispetto verso le gerarchie ecclesiastiche che porta a tutelare il segreto istruttorio in modo eccezionale. Una cortina di riservatezza che, secondo molte denunce, incentiva anche una spinta al silenzio da parte delle curie. Dove la preoccupazione non è punire i colpevoli ma evitare la pubblicità negativa, tentando ogni strumento per delegittimare chi trova la forza di ribellarsi alla violenza.



Orrore in seminario


All’età di 12 anni, nel 1994, Marco Marchese è stato violentato nel seminario minore vescovile di Favara, nell’Agrigentino. Don Bruno, il sacerdote che ha abusato di lui e di altri sei minorenni, nel 2004 ha patteggiato ed è stato condannato a due anni e sei mesi. La prossima settimana inizierà il processo anche in sede civile contro don Bruno, il seminario e la curia della città siciliana, a cui i legali di Marco Marchese, l’avvocato Salvino Pantuso e Giuseppe Di Bella, chiedono 65 mila euro di risarcimento per danni biologici e una cifra ancora da quantificare per i danni morali. Non una grossa somma, per una violenza che ha accompagnato tutta l’adolescenza e che è costata a Marco gravi problemi di salute, lunghe terapie in analisi e un tentativo di suicidio. “Ci siamo attenuti alla percentuale di danno biologico indicata nella perizia medica di parte”, spiega, quasi a giustificarsi, l’avvocato Di Bella. Non si è fatta attendere la contromossa della curia che chiede un risarcimento di 200 mila euro a Marco, colpevole di aver infangato l’immagine del vescovado. La controcitazione recita: “La curia vescovile di Agrigento ha subìto e continua a subire, a causa del comportamento offensivo e oltraggioso tenuto dal Marchese, pesanti danni che si ripercuotono sull’immagine, sul decoro e sul prestigio che la curia riveste nell’opinione pubblica”. Il vescovo, tramite il suo legale, ha ritenuto di dover essere risarcito. Nella stessa controcitazione si legge che “il comportamento lesivo tenuto dal Marchese, concretizzatosi nell’abnorme pubblicità compiuta anche a mezzo Internet, ha infangato il prestigio della curia”. Insomma, anche se un dodicenne è stato stuprato nel seminario, non c’è bisogno di alzare tanto polverone.


Quando, nel ’94, Marco è entrato nell’istituto religioso di Favara non poteva passare inosservato. Capelli neri e grandi occhi verdi, era introverso e sensibile, più fragile degli altri. E più bello. In quei corridoi lunghi e freddi e in quelle stanzette da dividere con altri seminaristi scopre tutto sul sesso. Quello sbagliato, quello di un adulto con un ragazzino. A guidarlo, a fargli da padrino, c’era don Bruno: “Non devi parlarne con nessuno”, gli ripeteva, “il nostro è un rapporto unico, non è peccato e quindi non lo devi neanche confessare”. Quando don Bruno tornò dal bagno dopo il primo rapporto gli chiese soltanto: “Ti sei sporcato?”. Altre volte lo avrebbe sporcato, soprattutto nell’anima. Marco soffriva di coliche, non riusciva a dormire e aveva frequenti attacchi d’asma. Ora racconta che tutti i malesseri sono scomparsi quando scappò dal seminario e trovò il coraggio di denunciare tutto al padre rettore, al suo parroco e al vescovo. Quelle denunce però sono servite solo a lenire i sintomi psicosomatici. Non è stato preso alcun provvedimento nei confronti di don Bruno, che ancora oggi, dopo aver patteggiato, esercita il ministero sacerdotale. Nella sentenza di condanna, emessa dal giudice Luigi Patronaggio, al sacerdote venivano concesse le attenuanti generiche perché “la complessa vicenda che ha visto protagonista il religioso va inscritta in quel particolare clima che caratterizza le comunità chiuse come il carcere, i collegi, le navi durante lunghe navigazioni, dove spesso si instaurano, tra soggetti deboli ed esposti, dinamiche a sfondo omosessuale”. Marco, che oggi ha 23 anni, nel dolore ha trovato la forza di laurearsi in psicologia, di fondare un’associazione che si occupa di minori molestati e gira l’Italia per testimoniare il suo calvario.

(20 novembre 2006)



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