Roberto Renzetti

Il dipinto, che fa parte del grande polittico con i Padri della chiesa, ora nell’Alte Pinakothek di Monaco, fu eseguito da Michael Pacher (1430-1498) alla fine degli anni ’70 del Quattrocento per l’abbazia di Novacella nei pressi di Bressanone.
IndIce
Prefazione di Raffaele Carcano 7
Introduzione dell’Autore 13
Le prime tracce 19
Antico ebraismo 25
Tardo giudaismo 29
Nuovo Testamento 59
Satana 65
Gli apologisti e i padri della Chiesa 69
Le gerarchie degli angeli 77
Le gerarchie dei diavoli 93
Il Medioevo 103
Il patto con il diavolo 107
La potenza dei numeri 113
Negromanzia. Magia bianca e magia nera 119
La magia delle persone evolute 135
I diavoli si impadroniscono della Terra
attraverso le streghe 153
Possessioni, esorcismi, scongiuri 167
Il diavolo nella Chiesa oggi 175
Sette sataniche 201
Note 205
Bibliografia 219
Webografia 221
Prefazione
di Raffaele Carcano
Pressocché tutti i popoli hanno concepito demoni, ma ben
pochi hanno concepito il Demonio. Anche il politeismo non
ne aveva bisogno: le dinamiche tra le così diverse (e così
umane) divinità già fornivano una rappresentazione del
mondo ritenuta plausibile. Ma nel momento che, con il monoteismo,
si postula una divinità unica e perfetta, e quindi
onnipotente, onnisciente e sommamente buona, si generano
tanti e tali incoerenze, che si avverte la necessita di un antagonista
con cui cercare di giustificare la realtà del male.
Ogni monoteismo e dunque sempre interpretabile come un
dualismo imperfetto: il Signore del Bene sicuramente primeggia,
perche e il solo a essere venerato, e colui che vincera
lo scontro finale. Ma il gap che gli permette di
primeggiare sul Signore dal Male puo essere enorme come
minimo, perche infinite sono le sfumature intermedie, diversissime
nel tempo e nello spazio sono le societa che li
hanno concepiti, elastiche, anche se pochi sono disposti ad
ammetterlo, sono le dottrine religiose.
Anche l’origine delle credenze e sempre piu intricata di
quanto comunemente si ritiene. Spesso e l’etimologia a rivelarlo:
se “inferno” viene dal latino, “diavolo” ci giunge
dal greco, “Satana” dall’ebraico, “Belzebù” addirittura dal
fenicio. Un’insalata in cui manca l’ingrediente decisivo:
non e dato Satana senza monoteismo. E il primo monoteismo
nacque in Persia.
Ritenuto fondato da Zarathustra circa tre millenni fa, il
mazdeismo venerava come divinità suprema Ahura Mazda.
A cui si contrapponeva quale antitesi assoluta Angra Mainyu,
“lo spirito del male”, il cui imperversare nel mondo
caratterizzava il monoteismo persiano con tratti fortemente
dualisti. Secondo diversi studiosi, Angra Mainyu e un vero
e proprio dio decaduto che si e ribellato ad Ahura Mazda.
A complicare il quadro ci sono pure i daeva: considerati
(non subito) demoni alle dipendenze di Angra Mainyu,
l’etimologia tradisce tuttavia un’origine divina.
Il mazdeismo si impose con forza solo a partire dal VII secolo
a.e.v., con l’avvento della dinastia achemenide.
Quando nel 539 il re Ciro conquisto l’impero neo-babilonese,
nella capitale trovo l’élite giudea, che vi era stata deportata
qualche decennio prima. Quello giudeo era un
monoteismo recente che il re Giosia, morto nel 609, aveva
imposto con la forza anche grazie al “miracoloso ritrovamento”
del Deuteronomio. Il giudaismo sino ad allora conosceva
soltanto satana: da scrivere con l’iniziale
minuscola, in quanto mera traduzione della parola satan,
che in ebraico significa “l’avversario”.
Ma servirono alcuni secoli perche l’avversario diventasse
l’Avversario. Di chi, e facile capirlo: di JHWH, il dio unico
di Israele. Avete presente le dimensioni della Bibbia
ebraica? Bene, vi troverete la parola satan soltanto tredici
volte, dieci volte come “avversario”. Come “Avversario”
personificato ricorre soltanto in tre occasioni: nel libro di
Zaccaria, in quello di Giobbe e nel primo libro delle Cronache.
In tre testi, cioe, che si ritiene siano stati scritti dopo
la conquista persiana. Peraltro, in quello di Giobbe non
sembra nemmeno essere un Avversario di JHWH, quanto
piuttosto un suo strumento, incaricato di tentare gli umani.
Negli altri due libri la citazione sembra quasi incidentale:
potrebbe persino trattarsi di un’aggiunta ancora piu tardiva.
L’antico giudaismo non conosceva Satana. Il giudaismo
post-esilico non gli attribuiva molta importanza. Essa tuttavia
crebbe gradualmente col tempo, e vi veniva ricondotto
tutto cio che si contrapponeva a JHWH (a uno JHWH
non a caso cambiato, meno autoritario e piu premuroso, gia
piu simile al personaggio che sara tratteggiato nel Nuovo
Testamento). Si pensi al sinonimo Belzebu, il cui nome letteralmente
significa “Signore delle mosche” e che rappresenta
una storpiatura di Baal, divinita fenicia e filistea (e
quindi concorrente).
La letteratura giudaica intertestamentaria dedico a Satana
una progressiva attenzione, le sette apocalittiche e poi gli
esseni ne fecero una personificazione del Male, si comincio
anche a identificarlo con il serpente tentatore nel paradiso
terrestre. Quando in quello stesso ambiente nacque il cristianesimo,
i tempi erano ormai maturi per un ulteriore
salto di qualità: Satana, ormai con una lunga storia alle
spalle, poteva finalmente ambire a entrare in una dottrina
ufficiale. Che peraltro né il giudaismo né le altre religioni
allora avevano: si ha una dottrina ufficiale solo quando le
dottrine rifiutate dalle autorità religiose sono definite eretiche,
e il concetto di eresia cosi come lo conosciamo e figlio
di san Paolo.
I Vangeli sono infarciti di riferimenti al diavolo e ai demoni:
nei sinottici Gesù viene rappresentato soprattutto
come un esorcista, in Giovanni chiama il diavolo “Principe
di questo mondo”. Il dualismo cristiano si basa sin dall’inizio
su una concezione di conflitto cosmico tra Bene e Male,
declinabile in mille sfaccettature: la Luce e le Tenebre, il
paradiso e l’inferno, la vita ultraterrena e la vita terrena, i
fedeli e gli infedeli, i sani e i folli. La logica soggiacente e
tribale, settaria, un mondo tagliato in due con l’accetta: o
con Noi o con Loro, o dentro questo gruppo o fuori, o con
Dio (e contro Satana) o con Satana (e contro Dio). Non esistono
sfumature intermedie. E non esisteranno fino alla fine
dei tempi, descritti nell’Apocalisse, quando si combatterà
la definitiva guerra cosmica tra il Bene e il Male (non diversamente
da quanto e previsto che accada nella frashokereti
zoroastriana e in decine di altre escatologie). Una
visione manichea, diremmo oggi: del resto, Mani era un
suddito dell’impero persiano nato in una famiglia cristiana,
probabilmente gnostica.
Agli albori del cristianesimo il battesimo rappresenta l’atto
fondamentale per scegliere il campo giusto, il rito catartico
con cui si accedeva a nuova vita (auspicabilmente eterna).
Ireneo, Tertulliano, la Tradizione apostolica, Origene… i
testi dei padri della Chiesa sono densi di passaggi inequivocabili:
con il battesimo si rinuncia esplicitamente a Satana,
con l’apostasia si rinuncia al battesimo, e quindi ci si
consegna a Satana, come gia notava addirittura san Paolo.
Non a caso l’ex manicheo Agostino, nel rivendicare la necessita
del pedobattesimo, ricordava che il bambino non
battezzato appartiene a Satana: se così non fosse, perché
mai gli si pratica un esorcismo?
Passano i millenni: il battesimo cattolico diventa routine
identitaria. Ma contiene ancora oggi un esorcismo. Secondo
la Chiesa cattolica la rinuncia a Satana continua a
essere reale, e a Satana continuano ad appartenere i non
battezzati. Satana non e considerato un dio, men che meno
dall’ebraismo e dall’islam che pure ne sostengono l’esistenza:
ma si può realmente essere avversari di un dio senza
essere in qualche modo divini, senza averne una scintilla
come Lucifero? Sarebbe come voler sfidare il vincitore di
un Tour de France senza essere quantomeno ciclisti di un
certo livello. Improbabile.
Titolo appropriato, dunque, quello del libro di Roberto Renzetti.
La dottrina cristiana si colloca a meta strada tra religioni
dualiste come il mazdeismo e il manicheismo e
religioni rigidamente monoteiste come l’ebraismo e
l’islam. E forse definibile un monoteismo incerto, anche
alla luce del concetto di Trinita, di una “Madre di Dio” e
(quantomeno nel cattolicesimo e nell’ortodossia) di una pletora
di santi comunque dotati di poteri fuori dall’ordinario.
Un monoteismo la cui indefinitezza porta al proliferare
delle eresie e ad amplificare o restringere il concetto di Avversario
di Dio, e soprattutto la sua ricezione tra i fedeli.
Quel che e certo e che il quadro di insieme mostra una
Chiesa cattolica perennemente pencolante tra monoteismo,
dualismo, triteismo, persino politeismo. Non arriverei ad
aggiungere all’elenco il satanismo, benche la sua esistenza
sia (stata?) il frutto di quelle stesse gerarchie ecclesiastiche
che l’hanno combattuto. Come mostra la dettagliatissima
elaborazione di gerarchie diaboliche, mutuate da quelle angeliche,
che Renzetti qui riporta generando un effetto esilarante.
Non diversamente e andato il rapporto con magia
e superstizione, che l’autore ascrive ad Agostino: inizialmente
una presa di distanza, nell’ottica di includere nella
bad company tutto cio che non era ritenuto compatibile con
il cristianesimo; poi una progressiva assimilazione, a sostegno
dell’indispensabile devozione popolare (a sua volta
sostegno imprescindibile di ogni leadership religiosa). O
ancora i controbattesimi, veri o presunti che siano stati, ma
che sicuramente hanno portato a innumerevoli condanne
basate proprio sull’asserita simmetria con il battesimo.
Renzetti ha indagato la sua vita nei due millenni di storia cristiana
in Occidente. La carne al fuoco e tanta: si dira che non
potrebbe essere altrimenti, in un libro dedicato al Signore
dell’inferno. Del resto, se e vero che Satana e piu presente
nel Nuovo Testamento che nell’Antico, e anche vero che
Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio non sono da meno. L’evocazione
del Diavolo fa ancora parte dell’armamentario dialettico
cattolico: cercare di comprendere quanto vi si creda,
quanto sia da ascrivere a una mera ripresa inerziale della Tradizione,
e quanto sia invece un indispensabile artificio che
tenta di rendere credibile la propria concezione di un Dio
unico e un argomento affascinante per un’inchiesta.
Un rapporto sofferto, quello cristiano con il Diavolo: di
odio, ma anche di fascinazione. La secolarizzazione
avanza, ma e un processo che lascia indietro proprio quelle
fasce di popolazione che più credono alla sua esistenza.
Come mostra la popolarità degli esorcisti, Satana svolge
ancora una funzione, forse ancora più di prima. Leggere
questo libro vi farà calare nel passato della Chiesa. Ma
nulla vi potrà impedire di pensare che quello che state leggendo,
forse, e soltanto la mera anticipazione di un suo ancora
più diabolico futuro.
Raffaele Carcano, laureato in scienze storico-religiose presso
l’università di Roma “la Sapienza”. E segretario dell’Unione
degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, la più importante associazione
italiana di non credenti (www.uaar.it).
Autore di Liberi di non credere, Editori Internazionali Riuniti e
Uscire dal gregge, Storie di conversioni, battesimi, apostasie e
sbattezzi, Luca Sossella Editore.
INTRODUZIONE
Confesso di avvicinarmi a questo argomento con un qualche timore. Sono principalmente preoccupato di girare intorno a questo altro Dio con una qualche accondiscendenza. Lo stesso andare in giro per librerie, per bancarelle, … a trovare libri e documenti sull’argomento mi fa temere che qualcuno pensi a me come persona in qualche modo estimatrice dell’altro Dio. Insomma non è semplice cercare di studiare questo argomento, fare una ricerca storico critica senza avere ricadute interne o esterne di disistima. Ebbene, quanto anticipato serve a me solo per dire a chi legge che non ho mai avuto alcun cedimento verso un qualunque Dio e meno che mai verso il Dio descritto come il Male, l’assoluta negazione di ogni Bene. Se guardo con una sorta di rassegnazione, quantomeno per una buona fede violata da oscuri interessi di bottega, a quanti adorano il Dio dei cristiani o degli ebrei o dei musulmani o di chi volete, o monoteisti o politeisti, certamente guardo con preoccupato orrore chi può aderire a sétte sataniste perché, almeno a priori, mi preoccupa chi abbia come fine l’associarsi in nome di un essere che lavora per il Male del prossimo.
Prima di entrare nella storia dell’Idea di Diavolo (o qualunque altro nome si dia a questa oscura entità) mi interessa comunicare l’irrazionale che piomba nella mente di un bambino quando ascolta storie in cui è coinvolto male, orrore, violenza e tutto ciò che volete di oscuro e brutto. Il bambino a cui mi riferisco ero io tanti anni fa, una personcina che ancora mi ricordo per certi momenti, certe emozioni, certe paure. Non ho statistiche e parlo solo per me. La statistica infatti presuppone indagini su altre persone che sono state bambine. Ma io ho avuto sempre scrupolo di parlare di queste cose, un poco come il parlare delle prime esperienze sessuali. Cosa dovrei chiedere ? Non lo so, proprio non lo so mentre so che per me l’origine delle paure era il buio e le ombre che si muovevano in esso. Mi spiego. Vivevo con la mia famiglia in un paio di camere di una vecchia villa che la guerra aveva risparmiato. Per tornare a casa, soprattutto le sere d’inverno, dovevo percorrere un lungo viale non illuminato che attraversava un grande giardino pieno d’alberi. La combinazione di buio, vento, giochi di ombre mi creava uno stato di paura che riuscivo a superare solo arrivato a casa. Era l’ignoto, l’incognito, la possibilità che dietro ciò che non si vedeva si nascondesse qualcuno pronto a farti del male. Se a questo si aggiunge ciò che qualche volta è accaduto, un animale, anche un solo gatto, che attraversa il viale correndo, o un uccello che senti tra le foglie sbattere le ali, … Insomma, chiunque abbia avuto normali esperienze di vita da bambino, sa di cosa parlo.
Poi si sono aggiunte altre cose, attraverso racconti dei nonni davanti al camino di una casa in un paesino perso in mezzo alle montagne. Vi era quel tale che viveva vicino casa che era un lupo mannaro, occorreva stare attenti la sera. Ed una sera l’ho visto, poveretto, urlava e si dimenava in terra retto da alcune persone. Aveva bava e schiuma che gli usciva dalla bocca. Il terrore mi prese, terrore che oggi so del tutto ingiustificato. Quel poveretto soffriva di attacchi epilettici … E parlando di questo con gli amichetti, ognuno aveva da raccontare cose ancora più spaventose. Mi spiegavano cos’è un lupo mannaro, un licantropo. Occorreva stare attenti e, se si sentivano ululati, cercare un qualche riparo. Tutto sempre accompagnato con il buio, l’ignoto … La strega, in questi racconti, compariva solo come la vecchia (brutta e laida) che faceva le fatture che io non sapevo cosa fossero. Filtri, mi dicevano, da far bere di nascosto per procurare cose brutte. Ma anche particolari maledizioni … Poi però la strega compariva addirittura nelle favole, quando mi leggevano Biancaneve o Pollicino o Hansel e Gretel, … emergeva la paura che ti faceva infilare sotto le coperte. E che dire degli orchi ? … E del peccato, quello mortale, con cui eri ossessionato al catechismo ? … Insomma era difficile uscire fuori da queste cornici che avrebbero dovuto fare da ornamento alla nostra vita.
Non avevo più pensato a queste cose da quando ero andato ad abitare in un’altra casa ed il buio, l’ignoto, non incombeva più. Poi sono cresciuto e sono passato dietro altre paure, queste più razionali e quindi più facilmente superabili. Come quella che mi prendeva, fino a qualche anno fa quando nuotando in mare e guardando il fondo, improvvisamente non lo vedevo più e compariva il blu che descrive l’ignoto, un qualunque pericolo. Quel buio antico però, ripensato, continua ad essere qualcosa di non sottoponibile a indagine teorica e quindi a soluzione soddisfacente. Oggi è più difficile avere a che fare con il buio, quel tipo di buio, e quindi è difficile convincere la mente a tornare a ricreare quelle sensazioni per indagarle. Ho però cercato di ripetere l’esperienza in un luogo in cui mi reco ogni volta che posso, una piccola casa in montagna, in mezzo a boschi infiniti di faggio e con praticamente nessuno intorno per chilometri e chilometri. Andavo lì, uscivo anche di notte e seguivo i miei pensieri, senza problemi. Finché non ho ricollegato il buio del bambino con il buio che avevo ed ho vicino per molti giorni nell’anno. Se convincevo la mente a guardare verso un particolare groviglio di alberi, in cui si poteva immaginare quasi un buio che si faceva sempre più buio, e se mi sforzavo a pensare che lì poteva esserci qualcuno, animale o persona, che poteva farmi del male, aggredirmi, ebbene riuscivo a riprodurre quelle che ricordavo essere le mie sensazioni di paura che provavo da bambino. Poi, sovrapponevo la ragione e dicevo che questo non era possibile, che lì ci ero passato migliaia di volte e conoscevo bene quella roccia, quell’albero secolare, quella strada scoscesa, … Insomma, non sono ricco e quindi non dovevo neppure preoccuparmi della realtà di un ladro. E non ho le grazie di una fanciulla che può aver paura di un’aggressione per una qualunque violenza. Tutto bene, quindi, ma quella paura del bambino l’avevo ricostruita: il buio, l’ignoto, qualcuno che può aggredire un essere indifeso, personaggi dell’orrido inventati ma che pure sono entrati pesantemente nella letteratura e nella storia tragica del mondo.
In definitiva si può capire che tutto il problema risiede nella paura che viene pensando che qualcuno possa farti del male, qualcuno che non sai chi è ma che è nascosto nel buio. Tutto si riduce, in estrema sintesi, al bene ed al male che si accompagnano sempre alla luce ed al buio. E, se l’indagine si spinge oltre la dicotomia può arrivare addirittura a vita e morte. Queste dicotomie sono alla base di credi, religioni e filosofie, ci hanno condizionato e ci condizionano. Ecco è la volontà di capire il lato oscuro, il Male, se ad esempio può esistere senza il Bene, se cioè un Dio del Bene deve avere come contro incanto quello del Male per essere creduto e legittimato, che mi ha mosso in questa ricerca.
Quanto ho qui raccontato non è stata solo esperienza di un piccolo Renzetti ma, immagino, di moltissimi bambini, se non tutti. E certamente non è localizzabile solo nel mio tempo, quello dei miei genitori o dei miei nonni. Anzi, credo che più si retrocede nel tempo e più queste sensazioni, in ambienti chiusi, bui, superstiziosi, intrisi di religiosità ossessiva, siano state spaventose, formative, evidenti, per ogni essere umano. Abbiamo notizia di ciò, non a caso, dal mondo della religione che ben descrive i rapporti degli esseri umani con l’inconscio, con la metafisica, con la paura e, non è esagerato, con la morte.
Mi soffermerò all’Occidente facendo riferimento ad uno dei primi libri che raccontano i rapporti dell’uomo con la paura che nasce dal creatore del Male, Satana, il Diavolo o come lo si voglia chiamare. E, ancora non a caso, questo Male, questa paura, questo Satana si genera in contemporanea con il Bene, una sorta di protezione, un Dio buono che lavora per il nostro bene fermando ogni attività ed ogni attacco di Satana alla nostra persona.
E’ ancora tutto molto vago ed io vorrei rendere più chiaro quanto ho accennato con il tentativo di ricostruire la storia dei rapporti dell’uomo con il Bene ed il Male, la Luce ed il Buio, il Dio buono ed il Dio malvagio (Satana).
LE PRIME TRACCE
Andare all’origine del Bene e del Male è andare all’origine dell’umanità ed io non ho alcuna intenzione di spingermi troppo in là. Più semplicemente partirò dal primo libro che parla di tali questioni, la Bibbia(1), cercando di capirne il senso. Per fare ciò occorre rifarsi in breve alla cultura alla quale hanno attinto i redattori dei libri raccolti in essa.
I libri che compongono la Bibbia (nel senso di Vecchio Testamento) hanno subito influenze importanti dalla cultura sumerica, mesopotamica, assira, babilonese proprio per il lungo periodo di permanenza a Babilonia delle élites intellettuali ebraiche che, ritornate in Palestina, hanno riportato nei loro libri antiche credenze di quei popoli assimilandole e fondendole con le loro credenze. Per ciò che riguarda quanto sto discutendo, l’idea del Male che si incarna in un essere vivente, in una persona, proviene in quella cultura da una strana donna di nome Lilith o Lil (senza suffisso). La Kabbala ebraica è un primo documento che parla di Lilith che sarebbe stata la prima moglie di Adamo, estremamente attraente e sensuale, poi ripudiata perché non di suo gradimento (Lilith si negava ad avere rapporti sessuali con Adamo che pretendeva di starle sopra). Questa Lilith la ritroviamo nella Bibbia in un modo oscuro e contorto. Nella Genesi, al suo inizio, vi è una sorta di pasticcio sulla creazione dell’uomo e della sua compagna. Se si legge con attenzione vi sono raccontate due creazioni: nella prima dalla terra vengono creati sia Adamo che la sua donna (che dovrebbe essere Lilith), poi, il non funzionamento di questa creazione femminile (per la non accettazione di Adamo di quella donna autoritaria) fa creare da una costola di Adamo la seconda donna, (Eva). Vediamo la prima creazione:
[26]E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
[27]Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò. [Genesi 1, 26-27]
E vediamo la seconda:
[7]allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. … [15]Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. [16]Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, [17]ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». [18]Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». … [21]Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. [22]Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. [23]Allora l’uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall’uomo è stata tolta». [Genesi 2, 7-23]
Sembra evidente che vi siano due creazioni e che questa seconda creazione di una donna vada bene ad Adamo (Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa mentre precedentemente era un essere del tutto autonomo) e, mentre della prima donna non si dice più nulla, di questa seconda si dirà che è Eva con tutto il seguito noto. Ma vi è di più in quanto abbiamo ora letto, vi è quell’albero del bene e del male che inizia a delineare i problemi dei quali voglio occuparmi.
Ma torniamo a Lilith o Lilitu o Lil. Le prime notizie di questa donna le abbiamo da una tavoletta sumerica, la XII, che parla di Lilith all’interno dell’Epopea sumerica di Gilgamesh(2). Il suo nome, a seconda della cultura a cui ci si riferisce, vuol dire dea dell’aria o del vento (Lilitu, in assiro babilonese sumerico) dea della notte (Lilith, in ebraico). Nella accezione originale mesopotamica si trattava della dea, o meglio demone, della tempesta, un demone femminile associato alle tempeste di sabbia provenienti dal sud, che colpivano la Mesopotamia creando danni enormi alle primitive popolazioni e quindi, in senso lato, era un demone legato alle malattie ed alla morte. La Lilith ripudiata da Adamo diventerà invece, nella cultura ebraica, un demone della notte (rappresentabile con una civetta), una donna che porta con sé tutti gli aggettivi ritenuti negativi per una donna, bellezza, lussuria, adulterio e, come no !, stregoneria, una donna che si diverte a far ammalare e morire i neonati maschi (per estensione successiva ciò diventerà il rapimento di neonati da parte di streghe). Ma, prima di ciò, Lilith era un altro dei nomi della Dea Astarte che, prima della loro conversione a Jahvè, gli ebrei adorarono.
Senza approfondire entrando in questo coacervo di culture, tradizioni, culture, religioni (impresa quasi impossibile), si può certamente ricavare un minimo di conclusione. Gli dèi che agli albori dell’uomo sulla terra vengono immaginati dovevano essere legati solo ai fenomeni naturali. Ogni fenomeno doveva essere una emanazione della divinità, un’entità suprema che tutto poteva con la natura. E le popolazioni primitive non potevano far altro che rivolgersi a queste divinità per avere benevolenza naturale. Queste emanazioni di divinità potevano essere individuate in demoni o dèi. A fenomeni favorevoli si associavano dèi buoni ed a fenomeni sfavorevoli dèi cattivi e cioè demoni. E la primitiva umanità era soggetta a tanti eventi naturali spesso terrorifici e tutti originati da demoni: tempeste, burrasche, inondazioni, terremoti, siccità, carestie, epidemie, malattie, … Lilith nasce come demone malvagio che portava le tempeste. Dalla umanità primitiva con la potenza della Natura, in tutte le sue articolazioni, come riferimento si è arrivati ai monoteismi. Qui la divinità raccoglie in sé tutte le funzioni, da quelle materiali a quelle spirituali. Questa divinità risulta sempre più astratta e lontana e per questo ha bisogno di intermediari, di dèmoni, per comunicare con la povera umanità.
Ma quando si dice demone a cosa ci si riferisce ? Essenzialmente, come accennato, ad una sorta di intermediario tra la divinità e l’uomo (Platone). In principio non si associava ai demoni, delle entità puramente spirituali (come i morti che non erano discesi agli Inferi) esistenti indipendentemente dalla divinità, alcuna valenza negativa. La loro invenzione era legata all’originarsi di fenomeni naturali non immediatamente spiegabili e che quindi necessitavano di una qualche entità invisibile che li accompagnasse o provocasse. Secondo Erodoto furono Omero ed Esiodo ad associare nomi a demoni facendo nascere le divinità con loro caratteristiche peculiari e, con questa operazione, a lato delle divinità, i demoni iniziarono ad assumere anche valenze negative che, naturalmente, si accompagnavano a figure mostruose (molto spesso femminili) ed è con la tradizione cristiana che la figura dei demoni prese ad assumere una connotazione negativa, attraverso la sua equiparazione con i diavolo o, più particolarmente, con Satana (come vedremo). Furono i semiti ed i babilonesi a quasi umanizzare i demoni immaginandoli come figli delle divinità se non di origine umana (come nel caso dei morti restati senza sepoltura o defunti per morte violenta(3)). E’ stata poi l’associazione di forze immani, misteriose e non benevole a questi spiriti, un qualcosa fino ad allora innocuo utile solo a spiegare fatti e fenomeni, che li ha resi demoni sempre più vicini alla concezione che noi oggi abbiamo di tali entità. E da questo momento, con queste caratteristiche, i demoni sono entrati nelle religioni. In epoca greco-romana, poi, queste figure sono entrate nella filosofia assumendo i caratteri ed i connotati di figure mitologiche in gran parte mostruose ed avverse all’uomo(4). In età ellenistica e via via nella cultura romana, dall’abitare dovunque, in luoghi isolati ed oscuri, sulla Terra, i demoni sono passati ad abitare l’Inferno che, va ricordato, era il luogo dove tutte le anime dei defunti (meno gli insepolti e gli uccisi), siano esse state buone o malvagie, erano destinate (solo successivamente questo luogo fu diviso in due con i demoni destinati a torturare i cattivi). In Roma vi era infatti la credenza dei Lèmuri, cioè di spiriti di morti che tornavano dal sottosuolo, anche mediante evocazione di maghi o stregoni, per fare del male ai vivi o per vendicarsi di torti subiti da vivi.