Perché non si è sviluppata la scienza in Spagna. Il ruolo della Chiesa.

Roberto Renzetti

[Nel corso del lavoro si incontreranno numeri tra parentesi quadre, essi rimandano alla Bibliografia che si trova in fondo all’articolo. I numeri tra parentesi tonde rimandano invece alle Note che, analogamente, si trovano in fondo all’articolo].

INTRODUZIONE

        Nel 1894 scriveva Marcelino Menéndez y Pelayo importante storico cattolico-conservatore: “L’incapacità del genio spagnolo per le scienze d’osservazione e di calcolo non dipenderà, per caso, dalle gocce di sangue semitico che scorrono mescolate con le iberiche? La penuria scientifica dei semiti propriamente detti risulta provata quasi quanto quella dei romani” [l]. Verso il finire del secolo l’antiprogressista-cattolico Unamuno, con il disprezzo tipico di chi crede che scienza e tecnica nulla danno all’Io dell’Uomo, esclamava

Che inventino loro, poi lo sfrutteremo noi!” [1].

        È solo un piccolo assaggio della cosiddetta Polemica della scienza spagnola [1] che inizia ufficialmente nel 1782 a proposito della voce “Spagna” che il francese N. Masson de Morvilliers scrisse per l’ Encyclopédie Méthodique. Siamo in piena epoca illuminista, la polemica contro la monarchia francese cresce, si va preparando la rivoluzione. L’Encyclopédie è un importante veicolo “progressista” ed in essa non può che essere attaccata con durezza una tra le più potenti e reazionarie monarchie d’Europa (nonostante fosse l’epoca di Carlo III), quella spagnola. Dice Masson che il popolo spagnolo vive in un paese meraviglioso, che ha una lingua ricca, ha preziose miniere e possedimenti enormi; questo popolo ha qualità morali e fisiche: anima nobile, naturalmente protesa verso grandi imprese, immaginazione grandissima e poi sobrietà, pazienza, coraggio, amore delle leggi e dell’ordine. Insomma la Spagna dovrebbe essere uno dei più possenti regni del mondo […] invece, nonostante il fatto che lo spagnolo abbia attitudine per la scienza e che in quel paese esistano molti libri, la Spagna è forse la nazione più ignorante d’Europa.

“Che ci si può aspettare da un popolo che ha bisogno del permesso di un frate per leggere e pensare? Il libro di un protestante è bandito per legge, indipendentemente dal tema trattato! Ogni opera straniera è bloccata: le si fa un processo e la si giudica […] un libro stampato: in Spagna subisce regolarmente sei censure prima di poter vedere la luce e sono un miserabile francescano o un barbaro domenicano che debbono permettere ad un uomo colto di avere gli strumenti per creare […]. In Spagna non esistono né matematici, ne fisici, né astronomi, né naturalisti. Deve agli stranieri la costruzione delle sue navi. Deve le sue sconfitte alla sua ignoranza nell’arte marinara” [1].

        Evidentemente a questo punto è esplosa una polemica furiosa contro le affermazioni del francese.Ma partita da lì,essa è proseguita tra spagnoli: tra nazionalismi ed esaltazioni irragionevoli, denigrazioni spesso troppo pessimiste e altrettanto irragionevoli e qualche seria analisi che solo sul finire del secolo scorso è iniziata e sta avanzando a rapidi passi dalla caduta del franchismo (1975).

        È una storiografia che si sta conquistando, sono degli storici seri che si vanno affermando, sono coloro che sono usciti da quel modo di fare storia che è stato stupendamente descritto dallo spagnolo Vicente Llorens (Università di Princeton):

L’Inquisizione, non permettendo opere straniere o nazionali sfavorevoli alla Spagna, abituò gli spagnoli a considerare quella della propria patria come una storia immacolata, senza macchia, somigliante alla mitologia patriottica che è d’uso insegnare ai bambini delle scuole del mondo intero. Non è sorprendente che la secolare assenza di critica producesse in molti una grande suscettibilità di fronte a tutto ciò che mettesse in dubbio le realizzazioni storiche del proprio paese” [34; n. 31].

        È proprio confidando sulla laicità dei nuovi storici spagnoli che è possibile aprire un dibattito che vuol essere sereno e lontano dalla Polemica sulla quale pure tornerò. Per tentare però di capire i termini del mancato sviluppo della scienza e della tecnica in Spagna, occorre risalire alla Spagna araba e a quella della Riconquista cattolica e seguire poi alcuni momenti della sua storia.

1 . LA SPAGNA ARABA E LA RICONQUISTA

        La Spagna, provincia di Roma, nel 409 viene invasa da varie tribù barbare (svevi, vandali, …). Nel 411 i Visigoti vengono in aiuto di Roma e scacciano gli altri barbari. Da questo momento l’amministrazione di questa provincia è lasciata loro. Nel 475, un anno prima della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, viene fondato in Spagna il regno Visigoto che, a partire dal 589, sarà interamente cristianizzato.

        In soli tre anni, tra il 711 ed il 714, gli arabi musulmani del califfato Omeya di Damasco occupano la penisola iberica provenendo da Sud. I cristiani vengono respinti verso nord e lì si attesteranno in piccoli regni situati in posti strategici sulle montagne della cordigliera Cantabrica e dei Pirenei. Nel 756 gli Omeya di Spagna si rendono indipendenti da Damasco e costituiscono il Califfato di Cordova. Questo Califfato si manterrà fino al 1031 per poi smembrarsi in tanti piccoli regni (taifas). A questa data la penisola contava al Nord i regni cristiani di León, Navarra, Aragón, Cataluña (circa un terzo del territorio) una striscia di terra di nessuno divideva questi piccoli regni dai taifas arabi costituenti la regione di ‘Al Andalus’. La debolezza militare araba (1) avvia, nel 1045, la Riconquista che si concluderà nel 1492. Da sottolineare la conquista cristiana di Toledo del 1085, il formarsi al Nord di tre stati cristiani sempre più grandi ed aggressivi (Portogallo, Castiglia, Aragona e il piccolo Navarra). Dalla metà del XIII secolo il regno di Granada è tutto ciò che resta di arabo nella penisola. Nel 1469 Isabella I di Castiglia sposa Fernando II di Aragona dando inizio alla prima convergenza di regni ispani che in poco tempo occuperà tutta la penisola ed inizierà una impetuosa espansione in altri territori. Nel 1492 cade il regno di Granada, compiendosi il disegno di Fernando e Isabella: unificare i popoli di Spagna in nome della cristianità contro gli invasori arabi. La Crociata è portata a termine vittoriosamente e Papa Alessandro VI Borgia concede ai Re di Spagna il titolo di ‘Re Cattolici‘ (1494).

2 . LA SCIENZA ARABA, LA COOPERAZIONE, L’INTOLLERANZA

        Dall’auge della Scienza greca si era passati, nell’era di Roma, conservando ma non creando; solo tecnologia imponente (strade, acquedotti, fogne, edifici, cupole, …) e opere di compilazione (Plinio, Boezio, …).

        Con la Caduta dell’Impero Romano d’Occidente tutto decadde, la tecnologia ed anche la compilazione che diventava sempre più il riassunto di riassunti cosicché arriviamo a nozioni fantastiche che hanno perso ogni carattere di scientificità, di rigore e di rapporto con la conoscenza del mondo. In Spagna vi fu uno di tali compilatori nel VII secolo, Isidoro di Siviglia, vescovo visigoto, che non si sottrae a quanto dicevo [13][18]. Non si conoscevano né Aristotele, né Euclide, né Pitagora, né Archimede, … si era ripiombati nell’oscurità più completa.

        Diverso è ciò che accadde nell’Impero Romano d’0riente. Lì non vi furono scorrerie di barbari e di cristiani (almeno per un certo tempo). Gli antichi testi greci che in Occidente andavano perduti o bruciati in quanto pagani (ad Alessandria il patriarca Cirillo incitò la folla all’incendio della biblioteca; Ipazia, la, più grande matematica dell’epoca – 415 – direttrice della biblioteca, fu letteralmente fatta a pezzi), in alcuni luoghi d’0riente erano conservati. E fu lì che arabi musulmani vennero in contatto con questi testi, li tradussero (prima in siriaco poi in arabo), li conservarono, ne trassero insegnamenti per elaborazioni che fondevano anche scienza indiana e persiana. Fu questo prezioso patrimonio che in lingua araba arrivò in Spagna a partire dall’VIII secolo. In un ambiente di tolleranza, queste conoscenze furono trasferite ai cristiani indigeni, ed ai moltissimi ebrei che vivevano nella penisola da epoche remote (con alterne vicende di accettazione e persecuzione sotto il dominio cristiano-visigoto e con la piena accettazione degli arabi musulmani per l’aiuto che gli stessi ebrei avevano fornito loro nella conquista di Spagna [l2]). Non vi furono persecuzioni di nessuno verso nessuno. Vi era una sorta di divisione del lavoro che vedeva gli arabi padroni di una agricoltura che con irrigazioni avanzatissime, con l’introduzione dell’arancio, del riso, del cotone, della canna da zucchero e di molte altre piante commestibili avevano reso molto fiorente, artefici di un artigianato tecnologicamente avanzato di articoli di lusso (pelli, tessuti, ceramica), ottimi commercianti; gli ebrei gestori di commercio, prestiti e finanza , mentre i cristiani erano il ‘popolaccio’, la forza lavoro in massima parte povera ed ignorante, costituita da discendenti dei visigoti, schiavi, slavi, schiavi liberati. I cristiani vedevano con grande ammirazione gli arabi per la loro cultura, raffinatezza ed addirittura per il suono della lingua e, spontaneamente, si convertivano alla religione musulmana diventando ‘mozarabi’ (arabizzati). Con il passare degli anni cominciarono a nascere musulmani nella stessa Spagna (muladì) che andava pian piano arabizzandosi. Tutti vedevano crescere il livello materiale della loro vita. La stessa tradizione di Isidoro venne abbandonata. Non vi erano momenti della precedente dominazione cristiano-visigota di cui andar orgogliosi. Gli stessi cristiani riconoscevano in svariati scritti la loro ignoranza rispetto allo splendore della cultura araba [11].

        Il secolo XI, dopo che Toledo tornò in mano cristiana, fu il momento dell’incontro tra il crogiuolo del mondo arabo ed una armata cristiana povera ed integralista. I conquistatori cristiani ogni volta che entravano in una nuova città araba non facevano altro che descriverne le meraviglie, lo splendore economico, l’organizzazione civile, la tecnologia, la produzione letteraria e scientifica [11]. Al Andalus diventò il punto di incontro delle relazioni tra arabi e cristiani. Gli ebrei iniziarono un lavoro di intermediari e traduttori. Finalmente si ebbe accesso, oltre che a fonti arabe, a testi greci ed anche latini [11]. Per moltissimi anni, fino alla fine del secolo XII, vi fu armonia e gli scambi a senso unico furono enormi. Toledo divenne un centro di traduzioni verso cui da tutta Europa le persone ‘colte’ correvano per leggere, tradurre, studiare le grandi opere dei greci che riemergevano possenti. Perché però, queste opere fossero conosciute nelle nascenti Università occorreva che fossero tradotte in latino. E per arrivare a questo spesso si passava per traduzioni diverse: dal greco originale l’opera era stata tradotta in siriaco, dal siriaco all’arabo, dall’arabo al castigliano e dal castigliano al latino. Lungo la strada svariati testi perdevano il loro significato originale. Alcune parole arabe descriventi oggetti non noti venivano semplicemente trascritte così come suonavano, senza che si capisse a cosa ci si riferiva. Ed in questa opera paziente e possente occorre ricordare i nomi di Gherardo da Cremona, Platone da Tivoli, Adelardo di Bath, Guglielmo di Moerbeke, … Il caso di Gherardo da Cremona è illuminante dello spirito esistente. Egli si trovava in Sicilia dove esistevano degli originali greci e traduceva dal greco al latino. Viene a sapere da ciò che traduceva, dell’esistenza della grande opera di Tolomeo, l’Almagesto. Forse è in Spagna. Si reca a Toledo, la trova in arabo, studia accanitamente l’arabo e ci fornisce l’Almagesto in traduzione latina. In questo ambiente è anedottico raccontare di qualche traduttore cristiano che, finita la traduzione, così appuntava in fondo al testo: ‘Fine, sia lode a Dio per il suo aiuto, e maledetto Maometto ed i suoi seguaci‘[17]. Vi era anche un fronte di opposizione a questi testi ed era rappresentato in gran parte da cristiani spagnoli che infatti compaiono molto poco tra i nomi dei traduttori (di una qualche importanza c’è solo Giovanni da Siviglia – in bibliografia [18] vedi l’elenco delle traduzioni principali alle pagg. 45-51).

        Gli arabi non si limitarono solo a trasferire le conoscenze del mondo greco, indiano e persiano, elaborarono anche dei commentari che spiegavano, precisavano e discutevano quelle conoscenze. I contributi arabi più grandi si ebbero nei campi dell’alchimia, della magia e dell’astrologia e, per quel che riguarda l’Occidente, il trasferimento ad esso del sistema indiano della numerazione di posizione con l’introduzione dello zero. È nell’ epoca di Abd al-Rahman II (circa 850) che appare per la prima volta in Occidente questo sistema di numerazione ; esso fu ripreso dall’ebreo spagnolo Rabbi ben Ezra nel XII secolo ma la cosa non ebbe maggior trascendenza fino a quando – XIII secolo – il pisano Leonardo Fibonacci al seguito di suo padre mercante, non lo apprese direttamente in Africa e lo fece conoscere all’Occidente nel suo ‘Liber Abaci‘ del 1202 .

        Anche gli strumenti di osservazione furono creati e perfezionati. Con tali strumenti si compilarono tavole astronomiche via via più accurate per uso nautico ed astrologico (importanti le ‘Tavole toledane‘ di al-Zarqali dell’ XI secolo, sostituite nel XIII secolo dalle ‘Tavole alfonsine‘ realizzate,sotto la direzione del re di Castiglia Alfonso X detto il Saggio,da astronomi arabi, ebrei e cristiani – queste ultime restarono in uso fino al XVI secolo). Altri strumenti come il quadrante, l’astrolabio, la ‘balestrina’ furono di grande importanza per la navigazione e quindi per la realizzazione di carte nautiche. Questi strumenti venivano poi materialmente realizzati nella penisola iberica costituendo quel patrimonio di artigianato avanzato che la Spagna araba possedeva.

        Vi furono anche dei pensatori originali. Basti ricordare Avempace (Ibn Bajja) che scrisse una importante critica all’opera di Aristotele, critica che sarà poi ripresa da Averroé (Ibn Rusd) e dall’ebreo ispano Mosé Maimonide (XII sec) e passerà poi al resto dell’Occidente influenzando l’intera opera di San Tommaso (XIII sec). Dettagli maggiori si possono trovare in [11][13][18] e [2].

        Lo storico spagnolo J.Vernet che rappresenta in qualche modo la transizione tra il vecchio ed il nuovo modo di fare storia in Spagna, se da una parte riesce a dire che l’epoca del Califfato di Cordova (909 -1031) rappresenta l’apogeo culturale spagnolo (2), dall’altra, qualche pagina avanti, ammette che, a partire dal XIII secolo, i cristiani della penisola non seppero continuare lo sviluppo logico che aveva implicito in sé la brillante civiltà arabo-andalusa. Ma furono invece capaci, aggiungo io, di distruggere e disperdere i 400.000 volumi della biblioteca di Cordova (1236) ed i 600.000 di quella di Granada (furono salvati solo alcuni testi di medicina) [2][30][34, n° 167,186 e 189].

3 . LA SPAGNA CRISTIANA

        Fino alla fine del XIV secolo (più o meno in corrispondenza dello Scisma d’Occidente, 1378) la situazione di tolleranza tra le varie etnie si era mantenuta. Con l’avanzare della Riconquista i cristiani si impadronivano di territori sempre pia vasti ma la ricchezza, l’artigianato, il commercio, l’agricoltura restavano arabe ed ebraiche. Certo vi erano state le spoliazioni tipiche di una conquista, le razzie, … Ma l”economia’ non si razzia. Fu Papa Gregorio XI che ordinò ai Paesi d’osservanza cattolica-romana di tenere d’occhio gli ebrei per evitare che facessero proselitismo sotto pena di morte. L’Inquisizione romana vigilava (poco in realtà). Effetti di questa prima campagna antiebraica su vasta scala si ebbero subito. Intanto gli ebrei furono obbligati ad avere segni distintivi (un panno legato sul braccio sinistro). Iniziarono poi tutte quelle denigrazioni che spettavano a chi aveva ‘assassinato Gesù’; gli ebrei avevano la coda ( giuocando con la parola castigliana, ‘rabo’ = coda ed ebraica ‘rabis’= rabbino); gli ebrei, in occasione delle processioni del Venerdì Santo, usavano crocifiggere dei bambini e oltraggiare le ostie bucandole con degli spilli, … II problema principale era che in realtà tutti dovevano del denaro agli ebrei, anche i potenti di Spagna, fino ai Re (come vedremo). E tutti sognavano di poter mettere mano alle loro ricchezze. Iniziarono così i linciaggi di massa (Toledo 1355, Siviglia 1391, e poi Cordova, di nuovo Toledo, Zaragoza, Valencia, Barcelona, Lerida, …), a cui si accompagnavano furti, depredazioni, confische ed espropri. Molti ebrei iniziarono a battezzarsi (i ‘conversi’).

        Arriviamo al 1478 quando una Bolla di Papa Sisto IV (3) concede il privilegio della gestione dell’Inquisizione al Regno di Castiglia. Isabella e Fernando sono i più puri difensori della fede cattolica-romana. A loro spetta il compito di superare l’inefficienza degli Inquisitori nominati dai vescovi. A loro riconquistare l’intera Spagna alla cristianità lottando contro ogni eresia. Isabella e Fernando fecero dell’ Inquisizione un potente strumento di lotta politica che, a lato dell’esaltazione popolare per la riconquista di Granada (iniziata nel 1481), cementò la corona di Spagna in modo indissolubile con la Chiesa (questo connubio, a parte brevi interruzioni – i periodi liberali, la Prima e la Seconda Repubblica – , è durato fino alla morte di Franco – 1975 -).

        L’anno 1492 è un anno chiave nella Storia di Spagna. Viene completata la Riconquista (ai musulmani di Granada viene garantita l’immunità) e le armate cristiane sono in gran parte finanziate dai prestiti che gli ebrei avevano fatto alla Corona. I Re non possono pagare questi debiti. Fanno un decreto di espulsione dalla Spagna di tutti gli ebrei che non si convertono. Naturalmente vengono sequestrati tutti i loro beni e non vengono onorati gli impegni finanziari. Molti ebrei se ne andranno dalla Spagna e vari di essi troveranno rifugio anche in Italia (Livorno, Venezia) portando il loro importante contributo di ingegno e conoscenze (4). Altri invece si convertiranno dando esca a tutte le future persecuzioni contro di essi (ogni volta che un converso ritornava benestante ecco che era un falso converso e quindi interveniva l’Inquisizione con sequestri e ‘tostature’ – termine che ho spesso trovato al posto di rogo -). Ma il 1492 è l’anno della scoperta dell’America ed all’inizio i missionari sono piuttosto tranquilli: la teoria dominante voleva che gli ‘indios’ non avessero anima. Poi alcuni teologi stabilirono che queste persone avevano anima ed allora iniziarono anche lì conversioni di massa forzate. I Re, a questo punto ‘cattolici’, non mantennero neanche i patti con i musulmani di Granada: nel 1502 iniziò la loro conversione forzata. Nel 1526 (il Re è già Carlo V di Germania, ma I di Spagna) vi furono restrizioni all’esercizio della fede musulmana nella intera Spagna e finalmente nel 1609 (Re Felipe III) anche i musulmani non convertiti furono espulsi dalla Spagna (5). Inoltre, nel 1557, Felipe II vietò ogni viaggio di studio all’estero. Ed intanto erano iniziate le rimesse di metalli preziosi, oro ed argento, dalle Americhe: dai primi anni del 1500 fino al 1580 arrivavano una media di 100 tonnellate d’oro e 100 d’argento ogni anno; dal 1580 al 1650 la media salì spettacolarmente a 1200 tonnellate d’oro e 2000 d’argento ogni anno; dopo questa data la riduzione fu drastica e fino alla metà del 1700 si ritornò alle medie iniziali [23]. Queste montagne d’oro non erano mai state conosciute nel nostro continente ma non bastarono a pagare la politica espansionista della Spagna che comunque contraeva debiti per armare i suoi eserciti e la sua ‘Invencible Armada‘ (l’armada è la flotta da guerra; nel 1568 una tal flotta, appunto ‘invencible‘, andò al disastro in una tempesta sul Canale della Manica mentre tentava di attaccare l’Inghilterra – per i dettagli dello scontro abortito si veda [34,n°140]). La Spagna si rivolgeva ancora ai prestiti, come per tutta la sua storia (almeno fino alla fine del secolo scorso), che provenivano da tutta Europa, dai Fugger in Germania, dai banchieri genovesi e fiorentini, dai ‘soliti’ finanzieri ebrei, … L’Impero nel suo massimo splendore (fino alla Pace di Westfalia del 1648 – Re Felipe IV) comprendeva: l’intera penisola iberica, il centro-sud d’Italia (escludendo lo Stato della Chiesa), la Sardegna, il Rossellon (Francia del Sud Ovest), il Franco Contado (pezzo dell’attuale Francia tra la Borgogna e la Svizzera), il Belgio, parte dell’Olanda, il Lussemburgo, l’Artois (Francia del Nord-Est), il Milanesado (di manzoniana memoria), tutta l’America Centrale e Meridionale (escluso il Brasile e la Guayana olandese), ampie zone dell’America del Nord (tra cui la Florida, il Texas), le Filippine. È la Spagna della ‘Leggenda Nera‘ (definizione rifiutata dagli spagnoli).

        Dal 1492 alla morte di Franco, la Spagna che aveva impiegato 800 anni per la Riconquista, si infila in centinaia tra guerre di espansione, repressione degli indipendentismi di colonie ed al suo interno (soprattutto Cataluña), di indipendenza dalle invasioni (quella napoleonica), guerre civili, repressione di gruppi etnici e di autonomie …, ma soprattutto in svariate guerre contro Inghilterra, Francia ed Olanda. Un’idea di ciò che dico si può avere nell’elenco dei principali episodi di guerra che videro coinvolta la Spagna e riportati alla fine dell’articolo [7][8] (6). A queste spese folli occorre aggiungere l’inefficienza completa del sistema tributario, la pletora di privilegi per una smisurata quantità di nobili e ‘Grandi di Spagna’, la parte delle imposte (‘la decima’) che andava al Clero e le enormi proprietà di quest’ultimo (circa il 25% dell’intera Spagna nelle terre più fertili ed un grandissimo numero di sontuosi edifici) esenti da ogni imposta.

4 . LA SCIENZA IN SPAGNA FINO ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE

        Conveniamo con Grant [l3] che ‘un livello ragionevole di stabilità politica, di vita urbana e di una qualche forma di patrocinio sono condizioni essenziali, o almeno favorevoli, per l’attività scientifica, la loro assenza ci permette di comprendere, in modo affatto generale, come il sapere ed il progresso scientifici abbiano potuto regredire e ristagnare per un periodo tanto lungo della storia dell’Europa occidentale‘. E questo spiega anche perché nella Spagna musulmana siano stati possibili, nel clima di tolleranza che si era instaurato, tanti avanzamenti scientifico-tecnici. Dal momento della Riconquista l’intolleranza prese il sopravvento con l’effetto di espellere dalla Spagna le persone più colte ed evolute e soprattutto quelle che avevano modernizzato l’agricoltura e sviluppato una tecnica avanzata (si pensi solo che con gli espropri di terre ai musulmani, per l’incapacità dei cristiani che le avevano occupate di mantenere i sistemi di irrigazione – canali, chiuse, sbarramenti,… – che avevano reso Al Andalus un immenso giardino, queste terre tornarono aride ed improduttive [2]) (7). E questo è aspetto fondamentale per gli sviluppi che la scienza ha avuto nel resto d’Europa durante tutto il Rinascimento. Vi era uno strettissimo legame tra le botteghe artigiane e gli scienziati che vi lavoravano o le frequentavano. Galileo aveva stretti rapporti con vetrai, falegnami, fabbri, fontanieri, … Molti problemi teorici erano posti dalla pratica artigiana (si pensi ai problemi che ponevano gli acquedotti che dovevano rifornire le città nuovamente popolate – l’acqua si rifiutava di salire sopra i 19 metri, Baliani poneva il problema a Galileo e questi lo passava a Torricelli che lo risolveva). Comunque la cacciata di coloro che avevano questi tesori nelle mani (tesori teorici e pratici che non si possono rapinare) non corrispose con un rimbeccarsi le maniche e riiniziare ad ‘inventare’. La disgrazia si abbatté sulla Spagna proprio con la scoperta dell’America. Quelle montagne d’oro e d’argento armarono sì gli eserciti ed elevarono il livello di vita (di relativamente pochi) ma tutto veniva comprato fuori di Spagna (si deve eccettuare un artigianato elementare e povero che serviva le necessità ecclesiastiche come cera, legno intagliato, ceramiche o simili). Così, paradossalmente, il più grande merito scientifico della Spagna è l’aver finanziato la Rivoluzione scientifica del resto d’Europa (8). La Spagna comprava tessuti pregiati in Toscana e nel Comasco; comprava chiodi in Olanda; orologi in Francia; nessuna attività di artigianato preindustriale fu sviluppata in questo Paese.

        Le Americhe, per parte loro, furono solo considerate territorio di conquista, di rapina, di massacri. Non intendo qui entrare nei dettagli che hanno dato alimento alla già citata ‘Leggenda Nera’ ma dare solo dei dati riconosciuti anche dai testi spagnoli; in pochi anni, a partire dallo sbarco di Colombo, più del 90% degli indios trovò la morte. Generalmente, in casi del genere si parla di genocidio ma storici spagnoli fanno dei sottili distinguo con l’altra parola, che accettano, etnocidio. Sarebbero state le malattie importate dalla vecchia Europa ad uccidere (lo straordinario è che nessun fenomeno inverso, di proporzioni simili, sia avvenuto) [34, n.° 198]. Certo è che i Cortés ed i Pizarro, alla ricerca di sempre maggiori tesori (Eldorado), distrussero le civiltà Inca, Maya, Azteca [34, n° 172 e 198] (9) . E a nulla valsero le proteste di frate Bartolomé de las Casas che scrisse (1522) una ‘Brevissima relazione della distruzione delle Indie‘ che l’Inquisizione aveva titolato ‘Storia e brevissima relazione della distribuzione dell’India orientale‘: i suoi scritti non furono fatti circolare e furono ripubblicati solo nel 1879.

Uno dei tanti episodi della “Scoperta dell’America” secondo i racconti di  Frate Bartolomé de Las Casas

Una strage di indios sorpresi durante una cerimonia (dal Codex Florentinus)

L’assassinio di Atahualpa da parte di Pizarro (dall’illustrazione originale di Guamán Poma de Ayala)

        In cambio abbiano avuto qualche trattato di botanica e farmacologia (piante curative: china, coca, curaro, mescalina,…), qualche avanzamento in geodesia e cartografia, sul problema della declinazione magnetica (notata dallo stesso Cristoforo Colombo che, per altro, aveva appreso a navigare in alto mare al seguito di spedizioni portoghesi in Africa; allo stesso modo, ed anche per il fatto che egli navigò essenzialmente tra Tropico del Cancro ed Equatore, Colombo non notò il fenomeno dell’inclinazione magnetica, fenomeno che fu invece notato da Magellano ed altri navigatori che arrivarono a latitudini estreme ma che fu inteso come un disturbo da correggere con delle palline di cera che dovevano mantenere l’ago in piano). Successi molto importanti si ebbero invece nella metallurgia (e quindi, di riflesso, nella chimica e nella geologia) al fine di sfruttare al meglio le miniere delle Americhe. Contrariamente a ciò che affermava il domenicano Blas del Castillo (1538), l’oro e l’argento non si trovano puri. Occorre sempre operare una separazione. Metodi di separazione furono realizzati (1555) da Bartolomé de Medina (processo a freddo detto del ‘patío’ = corlile, luogo sul quale il materiale grezzo veniva disteso per il suo trattamento) e (l609) da Alvaro Alonso Barba (processo a caldo detto del ‘cazo’ = pentola , recipiente nel quale doveva essere messo il materiale per essere riscaldato e trattato) [2][24].

        Questo, probabilmente molto, è tutto ciò che si riuscì a tirar fuori dallo sbarco in un nuovo mondo. Furono altri (inglesi, tedeschi, francesi ed olandesi) che, depredando allo stesso modo, fornirono trattati che poi ebbero un seguito, influendo e modificando le conoscenze dell’Europa [2]. Da un punto di vista storico i fatti vanno giudicati per le influenze che hanno avuto. Così Leonardo nella storia della scienza è caso a sé. I suoi scritti erano appunti ‘privati’. Così le oggi riscoperte scuole di Oxford e Parigi (XIII secolo) non hanno influito più di tanto sul pensiero scientifico dell’epoca se è vero che i problemi vengono clamorosamente alla luce, neppure con Copernico, ma solo con Galileo. E questo per dire che è inutile reclamare la scoperta in sé delle Americhe, i fatti scientifici che influirono sulla cultura europea furono elaborati e trasmessi da altri.

5 . LA MONARCHIA, LA CHIESA, L’INQUISIZIONE, LA SCIENZA

        Occorre dire subito che la Monarcbia aveva il potere di dirigere la Chiesa e con essa l’Inquisizione. In questo senso l’Inquisizione non ebbe mai da reprimere scienziati o liberi pensatori. Il suo compito era la difesa della Monarchia (e quindi della Chiesa-siamese). Il ruolo che l’Inquisizione svolse fu piuttosto da deterrente. Nella pratica si occupò di ebrei, di musulmani, conversi (11), giansenisti, erasmisti, luterani, illuministi e poi di streghe. Le stesse eresie (albigesi, catari, dolciniani,…) diffusissime nel Sud della Francia non ebbero mai seguito degno di nota in Spagna [14][15]. La Spagna ha prodotto invece ottimi inquisitori. A parte il noto Torquemada, vi sono stati dei teorici fondamentali: Nicolau Eimeric che scrisse il primo ‘Manuale degli Inquisitori‘ (1376), Francisco Peña che lo rivide e corresse (1578) e poi Raimundo de Peñafort (fatto Santo come Bellarmino).

        Quindi l’Inquisizione non ha un peso rilevante in sé rispetto allo sviluppo della scienza in Spagna; lo ha avuto in quanto ha fatto sua la politica di allontanamento dei ceti produttivi tra i quali si sarebbe sviluppata la scienza come nel resto d’Europa. Ma nel XVI secolo la Spagna, oltre a comprare artigianato all’estero, dovette importare, e soprattutto dall’Italia i tre tipi di ‘ingegneri’ che costituiscono il nocciolo di ciò che sarà poi scienza: ingegneri-meccanici, ingegneri-artisti, ingegneri-scienziati (matematici, teorici). Oltre a questi, sempre dall’Italia, architetti e cosmografi.

        In epoca precedente il processo a Galileo, nel 1561, nell’Università di Salamanca i fratelli Aguilera avevano messo nei piani di studio l’opera di Copernico. Nei 1582 Vasco de Piña usò quell’opera per il calcolo delle effemeridi. Nel 1579 il monaco agostiniano Diego de Zuñiga tentò di mettere d’accordo la Bibbia con Copernico (e questo è rilevante perché il problema era proprio quello di far uscire Copernico dalla prefazione di Osiander). Ma tutto ciò va a finire nell’acquisto di un lotto di libri di Copernico (tradotti in volgare) e stampati a Venezia (anche qui c’è da dire che la fabbricazione della carta mediante triturazione di legno e stracci fu importata dagli arabi in Spagna – XII secolo – ma la cosa restò al suo livello rozzo iniziale; trasferita questa conoscenza in Italia fu perfezionata al punto che tutta Europa comprava carta nel nostro Paese, compresa la Spagna). Tutti gli estimatori di Copernico si azzittirono però nel 1616 (è la data in cui la Chiesa mette all’Indice Copernico ed ‘ammonisce’ Galileo. Contrariamente a quello che sostiene lo storico J.Vernet, Galileo non fu mai condannato nel 1616. L’idea fatta circolare di un suo ‘precetto’ nel 1616 è un falso clamoroso costruito dall’Inquisizione romana per poterlo condannare nel 1633 – si veda l’articolo “Momenti della vita, del pensiero e dell’opera di Galileo” – ).

        I rapporti di Galileo con la Spagna sono d’interesse: se non altro mostrano che Galileo di politica non capiva nulla. Per ben tre volte (1612; tra il 1616 ed il 1620; tra il 1629 ed il 1630) offrì i propri servigi ai sovrani spagnoli [27][2][20][3]. La prima volta, l’unica perdonabile, per portare una soluzione al problema della determinazione della longitudine bandito da Felipe II in un concorso con premi importantissimi (l598). Galileo aveva un metodo (cannocchiale + satelliti di Giove) e sarebbe stato contrattato (così sembra) se il Granduca di Toscana non avesse chiesto anche lui un qualcosa in cambio (oltre ad una certa cifra, la possibilità di inviare due navi franche verso le Americhe per ogni anno di permanenza di Galileo in Spagna); quest’ultima condizione non fu accettata. Le trattative che seguirono non andarono mai a buon fine e si protrassero con una sequela di penose scuse da parte dell’Ambasciatore di Toscana in Madrid che riferiva di suoi colloqui con i rappresentanti della Corona: meglio che Galileo, dopo il 1616, se ne restasse lontano dalla Cattolica Spagna. Lo storico Acisclo Fernandez Vallin, entusiasta della scienza spagnola, sosteneva (1893): ‘non c’è da stupirsi se quel grande saggio, luce della sua epoca, quell’insigne Galileo, quando si vide condannato e perseguitato in modo così orrendo, girasse gli occhi verso la Spagna, unica nazione capace di comprenderlo, in cerca di un riposo che la patria gli negava‘ [20].

        Come osservano gli ottimi fratelli Peset [32], ‘le idee non potevano nascere nella paura, nella tradizione e nel rifiuto di ogni novità come pericolosa … La crescita della nostra società fatta di nobili non ha bisogno di sviluppo scientifico o tecnico… Sono le arti e le lettere che partecipano al culto di una società di casta e sclerotica…’. (12)

        Le Università, per parte loro, sono in mano alla Chiesa (domenicani e gesuiti). Chi insegna in questi luoghi, sottolineano i Peset, non vede in nessun momento accertate le sue capacità, allo stesso modo di quelli che escono da queste Università. Il processo di cattiva trasmissione del sapere moltiplica gli effetti della decadenza. ‘Le scuole teologiche domenicane e gesuitiche discutono con sterili elucubrazioni scolastiche, quando altri orizzonti e realtà si stanno imponendo nella scienza europea del momento‘ [32]. Ecco, qui l’Inquisizione ebbe un ruolo importante: niente poteva entrare in Spagna senza sei revisioni censorie e, di fatto, entrava quasi nulla. Anche ogni altra forma di educazione era in mano alla Chiesa (13). Essa riguardava essenzialmente quel circa 10% di popolazione benestante e soprattutto quella piccola percentuale di nobili (14) (si pensi che fino al 1767 il Seminario dei Nobili di Barcellona, gestito da Gesuiti, oltre alle normali discipline che si studiavano in una scuola superiore – classici greci, latini, spagnoli, arte di comportarsi – aveva un programma che oggi chiameremmo sperimentale con lezioni di danza, musica e scherma. Norma da rispettare scrupolosamente era: ‘non bisogna essere amici o avere confidenza con ragazzi umili di nascita‘ [25]). Le scuole, a tutti i livelli, lavorano con dispute e sillogismi su date affermazioni. Anche la teologia è arretrata, e la giustizia, che lavora con tempi lunghi tali da essere fatali ai miserabili. L’isolamento della Spagna è totale. La medicina è Galeno; la matematica è Euclide; l’astronomia è Tolomeo. Queste cose pur previste in vari programmi di Università e destinate alla crema della crema della nobiltà e dell’alta borghesia terriera erano completamente disattese, le aule erano deserte e si riempivano solo quando veniva presentato qualche fatto spettacolare che raccoglieva anche l’applauso. In generale noia e sbadigli [2]. Anche la musica è solo musica sacra: il riferimento è Pierluigi da Palestrina (seconda metà del XVI secolo). Lo stesso accade per il teatro; solo verso la metà del ‘600 viene aperto a Madrid il teatro italiano del Buen Retiro dove vennero introdotti sipario, scenari mobili, macchine, effetti speciali. Sono Cervantes e Quevedo le testimonianze ironiche e più dure su quella Spagna. Una misura di ciò che si faceva nel campo della produzione e trasmissione delle conoscenze si può avere dal catalogo delle opere matematiche presenti in una delle più grandi biblioteche della Spagna a fine ‘600, quella del fastoso Palazzo Reale dell’Escorial (15) (Madrid): su un centinaio di titoli solo 4 sono editi in Spagna e scritti da autori spagnoli; altri 2 sono scritti da spagnoli ma sono editi uno ad Anversa e l’altro a Messina (tutti gli altri sono testi italiani, francesi, tedeschi, olandesi e portoghesi)[35].

6 . IL ‘700. L’ILLUMINISMO

        L’impero spagnolo cominciò a smembrarsi a partire dal 1648. Tutto il ‘700 fu un rosario di guerre per tentare di mantenere uniti i vari pezzi. Le spese crebbero e le finanze precipitavano. La decadenza. Le Università peggioravano il loro livello. Quelle specializzate in medicina, le uniche scientifiche esistenti, lavoravano ancora con Galeno. Alcuni illuminati aiutarono sulla strada del disastro sostenendo che ormai era stato inventato tutto ed era quindi del tutto inutile perdere tempo (Juan Andrés, 1788) (16). Racconta J.Vernet di un italiano che nel 1755 viaggiava per la Spagna e che restava di sasso assistendo ad una lezione di medicina nella quale si discuteva su che utilità era per l’uomo l’avere un dito più o uno meno. E l’impertinente turista commentava: visto che occorre tagliarsi le unghie per ragioni igieniche, occorre sapere se occorre cominciare con la mano destra o la sinistra e poi, se con il pollice o il mignolo. A quello stesso turista, in una ricchissima biblioteca dove non figurava nessuno dei ‘grandi’, chiesero se esistessero in Italia tali biblioteche. Egli rispose che per fortuna no; però se un giorno se ne mettesse su una non si tarderebbe a mandare tutti i volumi in cucina per accendere il fuoco [2] (17).

        Ora l’Inquisizione era occupata a fondo contro gli illuministi: niente doveva entrare dalla Francia. Anche qui si perse il treno confondendo effetto con causa e dando di nuovo le spalle (per altri 50 anni) alla scienza e cultura europea. Voltaire, Rousseau, D’Alembert, Diderot, non entrarono in Spagna. La stessa Encyclopédie, sulla quale tra l’altro iniziò la Polemica della scienza in Spagna, fu vietata.

        Qualcosa di importante accadde per la Chimica. Dal 1777, quasi ininterrottamente per circa 30 anni, lavorò ed insegnò in Spagna il grande chimico francese Proust che proprio in questo Paese stabilì nel 1799 la legge delle proporzioni definite. L’ influsso del suo insegnamento fu meno che scarso [2]. Il medico spagnolo Orfila, personaggio di elevatissima preparazione, cadde sotto sospetto dell’Inquisizione, lasciò la Spagna per la Francia dove divenne Ministro dell’Istruzione. Ebbene Orfila, invitato nel 1615 a ritornare in Spagna per insegnare a Madrid, chiedeva garanzie sul non avere degli snob a lezione. E aggiungeva che il fatto che Proust non avesse avuto per tanti anni neppure un allievo era dovuto a che la maggior parte dell’auditorio assisteva alle lezioni come ad uno spettacolo. Orfila chiedeva che i suoi alunni fossero scelti in base alle capacità e non al censo. E non c’è da stupirsi della richiesta di capacità: ancora nel 1801 lo stesso Stato spagnolo, per far fronte ai debiti di bilancio, vendeva esami a tutti i livelli al prezzo di 375 pesetas l’uno (la stessa cosa accadeva per non fare il servizio di leva, chi pagava allo Stato grosse cifre non faceva quel servizio che durava 8 anni). Ancora nel 1747 c’era chi si lamentava del fatto che nei piani di studio non entrassero discipline tipo matematica, fisica, anatomia, scienze, diritto, lingue orientali (18). Nel 1771, a Salamanca, si insegnava Aristotele ed erano vietati nelle aule cattoliche (quasi tutte) Descartes, Newton, Gassendi. Ad Alcalà, nello stesso anno, l’astronomia si insegnava ancora su testi scritti tra il XIII e XVI secolo. Inoltre, oltre ad essere del tutto antiquati, la gran parte dei libri erano stranieri. Infine ancora pesava il divieto di Felipe II di recarsi all’estero per motivi di studio. Il divieto fu tolto da Felipe V nel 1718 ma ormai si era restati tanto indietro che lo stesso J. Vernet commenta amaramente che i viaggi di studio che da allora iniziarono solo servirono per ‘fabbricare eruditi al profumo di violette‘[2]. In qualche modo lo Stato tentò di cambiare qualcosa investendo anche molti denari. Vista l’insalvabilità delle Università tentò la creazione di Istituzioni esterne ad essa. Non si ebbe raccolto se si eccettua un importante successo in chimica. Nel 1781 lo svedese di origine tedesca Scheele scopre l’acido tungstico. Due fratelli spagnoli, J.J. ed F. de Elhuyar, che lavoravano nell’Academia de la Vascongada, riuscirono a separare il tungsteno (impresa resa possibile dalle alte temperature che le fonderie spagnole di cannoni e di campane raggiungevano). Ma anche qui la cosa termina: non vi è nessuno che si impegni in studi faticosi, costanti, continui: piace lo spettacolo [2].

        II nuovo sovrano, il ‘despota’ illuminato Carlo III, proveniente da Napoli si portò al seguito ingegneri, architetti ed artisti vari. Arrivarono anche matematici di primo piano che iniziarono a spiegare in determinati Collegi di Artiglieria, il calcolo differenziale – 1764 . Inoltre, in questo periodo la Spagna iniziò in qualche modo a lavorare insieme ad altri scienziati europei quando a fine secolo si effettuò la misura dell’arco di meridiano da Dunquerque a Colliure (Barcellona). Ma anche qui, ogni piccolo apparato o minuteria meccanica o ottica di cui si avesse bisogno, e che all’estero si poteva comprare o far fare, in Spagna non si trovava (la cosa era stata lamentata anche dallo stesso Proust).

        Tornando brevemente su Carlo III occorre ricordare che a lui si deve il decreto di espulsione dei gesuiti (circa 3.000) dalla Spagna (e la cosa fu ben accolta dal resto della Chiesa anche perché lo stesso Papa aveva spinto in questo senso), nel 1767. La vicenda non era un qualcosa di interno alla Spagna peninsulare (dove i gesuiti erano ottimi maestri per i nobili) ma riguardava quelle Missioni che i gesuiti stessi avevano fondato in America del Sud , lungo una linea che interessava il percorso dei fiumi Paranà e Iguazù. Questi territori, dove fin dal 1607 si erano messe su delle organizzazioni civili che rasentavano l’utopia, erano materialmente di intralcio al traffico degli schiavi (fiorentissimo) tra Brasile, Argentina, Paraguay, … Fu discretamente suggerito a Carlo III dagli ambasciatori dello Stato della Chiesa di terminare con quella esperienza … (Papa Clemente XIII). Dopo qualche anno quando i Gesuiti abbandonarono quei luoghi perché espulsi, tutte le Missioni furono distrutte ed i superstiti schiavizzati.

        Il posto dei gesuiti nell’ insegnamento fu preso da ordini religiosi generalmente a livelli culturali molto più bassi. Ma in ogni caso ciò non toglieva nulla a quel quadro desolante. L ‘Inquisizione continuava a funzionare in piena sintonia con la corona: é un sistema che vigila su ogni aspetto della vita civile, quello economico e sociale, quello ideologico e morale, quello intellettuale e culturale. Il Re si rende però conto dell’arretratezza della Spagna e fa scrivere all’abate de la Gandara degli ‘Appunti sul bene di Spagna‘ (1762-1763). Ma si resta sul piano delle sterili enunciazioni. Al contrario, l’ideologia onnicomprensiva Stato-Chiesa renderà impossibile per sempre la terribilmente assente rivoluzione borghese [7]. Continua anche il disprezzo per ogni attività pratico-manuale tanto che lo stesso Re dovette emanare (1783) un decreto in cui si leggeva: ‘Dichiaro che non solo il mestiere di conciatore, ma anche quello di fabbro, di sarto, calzolaio, falegname ed altri simili sono onesti e onorati; che l’esercizio di essi non rende vile né la famiglia né la persona che ne fa professione … ‘ [7].

7 . L’INVASIONE NAPOLEONICA. GUERRE CIVILI. SPRAZZI LIBERALI

        Il 1808 è l’anno in cui molti equilibri si rompono. Le armate napoleoniche arrivano fino a Cadice dove la resistenza spagnola mette su un governo provvisorio di stampo liberale. Ora la guerra è d’indipendenza e terminerà nel 1814. Il secolo è caratterizzato da ben 35 ‘pronunciamenti militari’ che iniziano nel 1814, da feroci guerre di successione, da una Prima Repubblica, da brevi governi liberali subito rimpiazzati da durissime restaurazioni, fino al colpo di Stato di Primo de Rivera (1923-1930) ad imitazione di Mussolini cui seguì la Seconda Repubblica ed il successivo colpo di stato-guerra civile di Franco che ci porta al 1975. (19)

        In questo periodo la Spagna è militarmente debole ed ha forze disperse in tutto il mondo. Tutte le sue colonie (resta molto poco) si rendono indipendenti (la guerra del 1898 con gli USA fa perdere alla Spagna: Cuba, Filippine e Porto Rico). L’economia è a pezzi. Vediamo come esempio il bilancio del 1833 (che rappresenta una situazione media): fatto 100 l’ingresso, le uscite (110) prevedono: 33 ammortamento ed interessi del debito con l’estero; 44 esercito e marina; 23 interni, giustizia, finanze; 10 tutto il resto (tra cui la scuola). Come si vede è il debito e l’esercito che mangiano tutto. Ma il secolo vedrà una Chiesa che parallelamente all’affermarsi di nuove idee liberali vivrà momenti molto difficili. Intanto proprio per risanare il bilancio iniziarono (1836) le ‘desamortizaciones‘ o espropri dei beni della Chiesa che venivano messi in vendita pubblica (con alterni successi perché, ad ogni restaurazione, chi aveva comprato rischiava di rivedersi prendere terre o palazzi) che durarono fino al 1895. In certi momenti l’esasperazione secolare portò all’incendio ed al saccheggio di conventi, chiese e palazzi ecclesiali ed anche alla messa a morte di svariati preti e frati. Questa politica dei prestiti ebbe un altro effetto nefasto [26] sullo sviluppo del Paese, gli alti interessi che lo Stato pagava facevano affluire capitali al sistema finanziario piuttosto che a quello produttivo. Inoltre è la finanza straniera che si impossessa dell’economia spagnola condizionandola in momenti importanti per fini relativi ai propri interessi nazionali. Società straniere hanno in mano gran parte dei settori primari strategici per la rivoluzione industriale che si va sviluppando nel resto d’Europa. Nel 1856 la Spagna si lanciò nella politica di sviluppo delle ferrovie ma con tracciati a raggiera (con centro Madrid) più rispondenti ad una logica di potere politico che non economico. Già nel 1864 fonti autorevoli affermavano: ‘a poco servono le ferrovie senza prodotti da trasportare’ [26]. Di lì a poco vi sarà il fallimento delle compagnie ferroviarie. Per altro verso l’arretratezza dell’agricoltura (praticamente grano e cereali) rendeva più economico comprare prodotti Usa o russi. La gran parte della popolazione che viveva di agricoltura precipitò nel disastro e nella miseria (solo la vite riuscì a ritagliarsi spazi importanti in Andalucia e Cataluña). Gli espropri di terre della Chiesa crearono altro danno; l’offerta di grandi proprietà a prezzi economici indirizza capitali verso settori arretrati che poi, come detto, entrarono in crisi. Le terre furono lasciate incolte, un esercito di persone iniziò l’emigrazione verso l’America meridionale e centrale. L’industria non nasceva: le condizioni di masse enormi di mano d’opera a basso prezzo c’erano ma la ricchezza affluiva verso la finanza e la speculazione. La necessità di denaro, sempre impellente da parte di uno Stato inetto ed inefficiente, fece svendere anche i preziosi beni delle miniere che ancora restavano di proprietà dello Stato: nel 1870 furono vendute le importantissime miniere Riotinto (iniziò poi l’uso, ancora vigente, di far comprare a prestanome spagnoli con capitali stranieri). Anche le miniere di rame, che vissero grandi fortune nel periodo dell’introduzione dell’elettricità, furono date in gestione ad un consorzio britannico. I minerali di ferro estratti nel nord della Spagna (Asturie) venivano venduti grezzi all’Inghilterra. Anche il carbone delle Asturie era stato venduto ad un banchiere francese. I prezzi di trasporto e l’inesistenza di razionali collegamenti rese il carbone minerale troppo caro. Cosicché per molto tempo in Spagna si lavorò con carbone da legna (30). Un censimento del 1884 rivelava che macchine agricole tessili, materiale ferroviario e per la navigazione veniva fornito quasi per intero dall’estero. II 99% delle navi erano costruite all’estero (Scozia). Ne 1914 il 98% dei telai erano forniti da fabbriche inglesi. Ma il colmo si raggiunse proprio con la produzione siderurgica per uso ferroviario. Quel materiale grezzo (ferro e carbone) che veniva esportato a basso prezzo rientrava come prodotto finito molto caro. Inoltre la legislazione che doveva favorire lo sviluppo delle ferrovie non prevedeva imposte per l’ingresso di questi prodotti. L’industria spagnola iniziò ad attrezzarsi per diventare la fornitrice di materiale ferroviario (sembra l’Assommoir di Zola, dove la fanciulla del racconto è la Spagna). La Spagna del 1913 esportava prodotti agricoli e minerali grezzi ed importava ogni genere di manifattura. Solo in Cataluña si ebbe il successo dell’industria tessile (cotone) per le forniture ai mercati americani. Questa industria era legata alla produzione di cotone, ma l’importazione a basso prezzo di grano e cereali da USA e Russia mette in crisi tutto il settore agricolo e con esso la produzione di cotone. Il resto è fatto dalla perdita delle colonie. La domanda interna non è sufficiente a mantenere una tale industria. Inizia l’importazione di tessuti stranieri e non c’è protezionismo che tenga se si vuole esportare vino. J. Nadal chiude il suo ottimo studio sulla mancata Rivoluzione industriale in Spagna affermando che, tra l’altro, la totale mancanza di una qualunque ricerca di base ha impedito ogni tipo di innovazione che potesse presentare la Spagna come competitiva sui mercati [26]. Insomma non è mai nata in questo Paese una borghesia imprenditoriale. Un ceto medio attivo è apparso solo verso la metà del ‘900.

9 . LA POLEMICA DELLA SCIENZA SPAGNOLA

        Nel 1868, intervenendo in Parlamento, E. Castelar sosteneva:

non c’è niente di più brutto, più abominevole di quel grande impero spagnolo che era un sudario che si stendeva sull’ intero pianeta. Non abbiamo agricoltura, perché abbiamo cacciato i mori,. … non abbiamo industria perché abbiamo cacciato gli ebrei … Non abbiamo scienza, siamo un. membro atrofizzato della scienza moderna…Abbiamo acceso i roghi dell’Inquisizione, abbiamo gettato in essi i nostri pensatori, li abbiamo bruciati e da quel momento in Spagna non si e avuto altro che cenere…'[34, n°238].

        Questo discorso riecheggia quanto scriveva, in una analisi sofferta e seria, il matematico J.Echegaray:

La scienza matematica non ci deve nulla: non è nostra; non c’è in essa nessun nome che labbra castigliane possano pronunciare senza sforzo … e non può avere storia soientifica un popolo che non ha avuto scienza perché in Spagna non c’è stato altro che frusta, catene, sangue, preghiere, braceri e fumo‘ [1].

        A queste impietose analisi se ne aggiungevano anche di più moderate e, per certi versi, divertenti come quella dì Ramon y Cajal (1897) che va ad analizzare tutte le possibili cause dell’arretratezza scientifica spagnola avanzate da altri autori:

1) Ipotesi termica (in Spagna fa caldo e ciò non favorirebbe lo sviluppo della scienza.).

2) Ipotesi idrica (in Spagna piove poco e ciò rende povero il Paese perché è povera l’agricoltura).

3) Ipotesi economico-politica (povertà di mezzi – sic! – e troppe guerre con conseguente mancanza di braccia per il lavoro e calo demografico. L’espulsione dei mori e degli ebrei industriosi e laboriosi invece che i gitani puzzolenti, ladri e depredatori).

4) Ipotesi del fanatismo religioso (esagerazione del principio religioso ed Inquisizione che operò contro mori, ebrei e poi protestanti).

5) Ipotesi dell’orgoglio ed arroganza spagnoli (il nostro popolo considera vili le occupazioni di lavoro meccanico, l’industria e l’artigianato. La scienza esige strumenti. che solo un’industria avanzata può fornire).

6) Teoria della segregazione intellettuale (noi ci siamo chiusi al Resto d’Europa e l’Europa ha eretto una barriera morale sui Pirenei molto più alta: quella del disprezzo).

        A tutte queste ipotesi, da varie parti addotte, Ramon y Cajal risponde con pacatezza accettando però una sommatoria parziale di tutte come ipotesi concludente [1]. Argomenti alla polemica vennero aggiunti nel 1934 dal medico e biologo G. Marañon. Dice Marañon: ‘nelle nostre scuole, università, e seminari non si insegna a discutere ma a disputare. L’imperativo è distruggere l’avversario e non mettersi d’accordo con lui‘ [1]. Ricorda poi tutte le ‘favole’ che venivano inculcate nel cervello degli spagnoli dalla monarchia e dal Clero:

‘una volta era un vescovo che volava da una parte all’altra della penisola; un’altra, una donna,figlia di una vacca, che coperta di.peli viveva in una pineta, e centinaia di altre amenità, fino ad arrivare ai più svariati falsi miracoli’

che facevano grande effetto su una popolazione affamata ed ignorante (arti che ricrescevano, persone che resuscitavano, ostie che sanguinavano, …) [1] (21). Sottolinea che per secoli il privilegio e la povertà hanno dominato la Spagna:

‘solo in Castilla, all’epoca di Felipe II, su circa 8 milioni di abitanti, vi erano 80000 mendicanti … 125.000 religiosi, 478000 nobili o grandi di Spagna (nullafacenti), 276000 al servizio di questa nobiltà … Erano gli stranieri che ‘invadevano’ il Paese e che esercitavano l’artigianato, fino alla fabbricazione del pane, fatto essenzialmente da francesi … questo è il motivo per cui in patria si utilizza il ‘pane francese’ ‘[l].

        La Polemica ebbe anche interventi stupidamente reazionari. E’ il caso del già citato Menéndez y Pelayo che nel 1876 è capace di sostenere:

Copernico non nacque in Spagna perché Dio non ha voluto, però qui è nato Diego de Zuñiga’ [13]. Non contento della straordinaria scoperta, aggiunge: ‘Considero come un’importante onorificenza per la Spagna che non prendesse radici in essa l’eresia durante il secolo XVI, e comprendo e applaudo ed addirittura benedico l’Inquisizione come formula del pensiero di unità che sostiene e governa la vita nazionale nei secoli, come figlia dello spirito genuino del popolo spagnolo, e non come mezzo di oppressione‘ [1].

        E dopo aver riassunto i termini della polemica è utile ricordare per sommi capi i motivi del mancato sviluppo della scienza in Spagna:

– completa chiusura verso tutto il nuovo portata a compimento dal ferreo sodalizio Stato – Chiesa

– espulsione e distruzione dei ceti imprenditoriali e produttivi

– acquisto all’estero di tutti i prodotti ad elevato livello tecnologico

– conseguente mancanza di artigianato di punta (22)

– conseguente mancata creazione di un ceto borghese

– politica di potenza con importazione d’ingegni ed incapacità di capire il valore della ricerca

– chiusura ad ogni idea proveniente dall’estero e repressione dura della circolazione delle idee medesime

– indebitamento crescente e svendita dei beni del Paese

– mancanza di una rivoluzione borghese con conseguente assenza di rivoluzione industriale

– scuola per pochi (nobili e benestanti), in mano alla Chiesa, con docenti non qualificati, assenza di meritocrazia e completo abbandono della matematica.

8 . IL NOVECENTO 

        Intanto il secolo si apre con una gemma splendente nel cupo panorama di sfondo: il premio Nobel per la medicina assegnato nel 1906 a Ramon y Cajal (insieme al nostro Golgi). Vi fu poi, nel primo quarto di secolo, un inizio di attività che avrebbe potuto avere degli sviluppi decisivi. Già sul finire dell’800 il matematico e drammaturgo J. Echegaray, docente presso la Scuola Superiore di Ingegneria e ministro prima per lo sviluppo e poi delle finanze durante la Prima Repubblica (1871 – 1875) oltre ché Premio Nobel per la letteratura nel 1903, aveva capito che senza lo sviluppo della matematica nessun’altra scienza avrebbe potuto prosperare e proprio la matematica era in una situazione disastrosa, tralasciata da secoli e ritenuta del tutto inutile. Molto fece Echegaray per promuovere la matematica ed i suoi sforzi iniziarono a dare frutti con la nuova generazione che maturava agli inizi del ‘900. Fu l’altro matematico Rey Pastor che iniziò l’opera più importante: quella della costruzione di una ‘scuola’. Reduce da una borsa di studio in Germania, spinse tutti i suoi allievi a recarsi all’estero per studiare presso le scuole più prestigiose e la preferita, anche per ragioni di comprensione linguistica, era quella della Roma dei Levi-Civita, Enriquez, U. Amaldi, Volterra, Bompiani, Severi, … I problemi da affrontare erano moltissimi: innanzitutto proprio quello della conoscenza delle lingue che, eredità della Spagna imperiale, nessuno si preoccupava di studiare; quindi quello della possibilità di trovare una qualche sistemazione ai giovani promettenti, c’è infatti da dire che non esistevano posti da matematico in un qualche istituto di scienze che semplicemente non c’era, gli insegnamenti di matematica erano solo propedeutici alla medicina ed all’ingegneria (matematica ‘pratica’). Ma c’è di più. Fino a circa il 1930 la Spagna sarà l’unico Paese in Europa in cui chi voleva accedere a studi di ingegneria doveva studiare la matematica privatamente poiché la Scuola superiore non dava insegnamenti minimamente accettabili. Data la situazione molti allievi di Rey Pastor dovettero accettare insegnamenti nelle Scuole Secondarie ed in questo modo iniziarono un processo virtuoso di trasmissione del sapere. Per altri versi coloro che erano riusciti ad entrare nelle Scuola Superiori di Ingegneria si trovarono in difficoltà poiché era quella l’epoca in cui in esse ci si ribellava alla troppa matematica astratta che distraeva gli ingegneri dai problemi pratici. In ogni caso il processo era in moto e nei primi trenta anni del secolo si traducevano e scrivevano i primi testi di matematica avanzata fatto che poneva la Spagna ai livelli di conoscenza di tutti i Paesi scientificamente evoluti. Naturalmente era troppo presto per pretendere elaborazioni originali e sviluppi di un qualche rilievo. Si trattava di aspettare.

        Sull’onda di quanto fatto da Rey Pastor, si iniziarono ad inviare all’estero altri studenti per altre discipline e particolarmente fisica. Mete erano essenzialmente Germania e Francia. Fu questa attività di intenso lavoro e studio che permise a svariati spagnoli di conoscere in tempo, quasi reale, elementi di fisica avanzata, con particolare riguardo alla relatività (fu il carattere fortemente formalizzato della teoria, insieme agli studi che erano stati fatti in Italia con Levi Civita che aprirono soprattutto ai matematici di Rey Pastor la via della comprensione dei lavori relativistici di Einstein). A questo proposito è di grande interesse osservare che Einstein accettò l’invito che gli venne rivolto a recarsi in Spagna (Barcelona, Madrid e, fortuitamente, Zaragoza).. Il viaggio ebbe luogo nel febbraio-marzo 1923. È un segnale di grande importanza, uno tra i fisici di maggiore prestigio nel mondo si reca a fare conferenze avanzate (e divulgative) in Spagna. Il Paese sta entrando nel circuito mondiale. Ancora qualche decennio prima si tuonava violentemente contro Darwin e, naturalmente, veniva vietato; lo stesso Freud era attaccato con estrema durezza; ora, per la prima volta, un portatore di enormi novità scientifiche veniva accolto ed anche come un trionfatore [37]. Per molti che non sapevano cosa fosse ‘relatività’ l’ascoltare le conferenze incomprensibili di quello scienziato era un cedere alla moda ma anche l’ incoscio riconoscimento di un qualcosa che nella società stava cambiando: si poteva essere laici, avere delle opinioni ed in nome di queste poter anche rifiutare le teorie di Einstein. Pochi infatti capirono davvero le conferenze che si ebbero e molti opinarono, alcuni con devozione, altri con scetticismo, altri ancora con riluttanza. E fin qui quelli che comprendevano. Gli altri si affidavano alle cronache giornalistiche,spesso mondane, che neanche provavano a divulgare. La relatività era il mito, la divinità verso cui artisti di varia natura si diressero: Dalì, Unamuno, Ortega, Machado,…. In mezzo a tutta questa confusione una idea sorgeva chiara: la ricerca scientifica ha una sua forza indipendente dalle sue applicazioni pratiche.

        Non tutto era però entusiasmo. Vi erano anche coloro i quali, sulla falsariga di quanto sosteneva il ministro della Pubblica Istruzione, J. Salvatella, affermavano: ‘Abbiamo già abbastanza scienza in Spagna e non abbiamo bisogno di capire la relatività (o essere darwinisti, o freudiani, o …) per essere buoni scienziati’ [37]. Anche fra i relativisti non vi fu un autentico dibattito. I dogmatici sostenitori della fisica newtoniana per il momento stettero zitti. I relativisti si limitarono a scrivere opere di divulgazione che naturalmente avevano un solo possibile pubblico, quello degli ingegneri. Fra questi vi era il fisico-matematico E. Herrera che, sovrapponendo il suo credo religioso alle teorie scientifiche, sosteneva essere ‘un errore insostenibile crederci in possesso di numeri che limitino e regolino la Creazione‘, riferendosi chiaramente alla costanza della velocità della luce [37]. I filosofi si astennero dall’intervenire e quando lo fecero mostrarono di aver capito molto poco. Ortega y Gasset, ad esempio, sosteneva che Galileo e Newton costruirono un universo euclideo semplicemente perché ciò era dettato dalla ragione.

        Tra quelli che inizialmente non sapevano che posizione prendere vi erano i cattolici tradizionalisti. La gran parte di essi conobbe la relatività a livelli dogmatici di bassa divulgazione. Molti mostrarono ansietà di fronte ad un evento che stava mettendo in discussione la fisica classica (sic!). Qualcuno iniziò a parlare di Einstein come di un fisico ebreo (T. Rodriguez). I giornali cattolici furono i più ottusi dogmatici sostenendo che ‘Cristo è superiore a tutti i filosofi, compreso Einstein, il quale, inoltre, non conosceva la metafisica ed aveva inventato un sistema inganna-stupidi che non avrebbe alterato la metafisica scolastica, per quante formule matematiche si fossero usate’. [37]

        Nel 1933, quando Einstein stava per abbandonare la Germania nazista, pensò di accettare una cattedra che gli era stata offerta a Madrid. Egli era convinto che la Seconda Repubblica di Azaña, che gli offriva la cattedra, meritasse appoggio, era stata infatti varata una Costituzione liberal-democratica che, tra l’altro, aveva abrogato il divieto per gli ebrei di risiedere e lavorare in Spagna, divieto che risaliva ai Re Cattolici. Ma nel settembre di quello stesso anno le elezioni furono vinte dalla destra cattolica. Questo fatto convinse Einstein della non affidabilità della democrazia spagnola e dell’opportunità di scegliere tra altre offerte. Ed Einstein era stato buon profeta. Già a partire dal 1936 anche i suoi vecchi-devoti estimatori iniziarono furibonde campagne antirelativiste, associando la profonda crisi della scienza classica con gli attacchi che la sinistra portava ai valori tradizionali. Tra tutti valga come esempio ciò che scrive il rettore dell’Università di Zaragoza, R. Royo – Villanova, (quello che quando Einstein fece la conferenza in quella Università voleva conservare le lavagne riempite dallo scienziato): ‘La scienza attuale ha violentato la tradizione umana, i precetti ed i mandati umani, e deve soffrire, pertanto, i castighi della giustizia divina, le sanzioni della giustizia terrena, l’odio degli uomini, il disprezzo della storia … Falsi valori e parole vuote è tutto qui il panorama della scienza attuale‘ [37], la vera conoscenza, naturalmente sta nell’imperscrutabile potere di Dio.

        A sistemare le cose, ad eliminare ogni anarchia e disordine, pensò Franco che nel 1939, dopo aver dissolto Istituzioni faticosamente costruite negli anni immediatamente precedenti, emanò una legge che aveva come fine il rinnovamento della gloriosa scienza spagnola. Per tale rinnovamento sarebbe stata necessaria ‘la restaurazione della classica e cristiana unità delle scienze, distrutta nel secolo XVIII. A questo fine occorre eliminare il divorzio e la discordia tra le scienze teoriche e sperimentali … evitando il mostruoso sviluppo di alcuni suoi rami, con l’anchilosamento di altri‘; basta con lo specialismo esagerato, occorre riportare la scienza alla tradizione universale e cattolica [37]. I risultati furono immediati. Iniziarono le edizioni di testi antirelativisti che proseguirono almeno fino al 1960 (J. Palacíos). I giornali cattolici attaccavano la relatività confondendola allegramente con il relativismo. Su riviste specializzate uscirono articoli che semplicemente affermavano essere impossibile che lo spazio fosse funzione della materia (J. García). I tempi erano cambiati ed anche l’ex liberale Ortega y Gasset lo era. Prendendo spunto dal messaggio di sostegno alla Repubblica che Einstein inviò al Congresso Internazionale degli Scrittori che si svolgeva in Spagna, Ortega attaccò con durezza ed in modo oltraggioso Einstein che ‘manifesta un’ignoranza radicale su ciò che è successo in Spagna. Lo spirito che lo porta a questo insolente intervento è lo stesso che da molto tempo sta causando i1 discredito universale dell’uomo inteIlettuale‘ [37]. In occasione della morte di Einstein un giornalista, A. Assia, de La Vanguardia di Barcelona disse di aver sentito Einstein sostenere che la matematica esclude l’esistenza di Dio.

        Altre furono le nefaste conseguenze del franchismo. La fuoriuscita o la cacciata delle migliori menti dalle cattedre universitarie faticosamente costruite lasciarono queste ultime scoperte in grandissima parte. La Legge Universitaria del 1943 (la LOU) permise nomine guidate e non più legate al merito come con fatica si era riusciti ad ottenere. È questa l’epoca nota come quella ‘dell’ assalto alle cattedre da parte dell’Opus Dei’ [38J. La Chiesa si riprese anche tutto il sistema educativo con l’obiettivo del riarmo morale e del rilancio dei valori più tradizionali. (23)

        La Guerra Civile, con la vittoria di Franco, comporta la liquidazione fisica della nascente comunità scientifica. Occorreva adattarsi ai tempi dell’oscurantismo e porre l’albero della scienza al servizio della cristianità e della Patria franchista [38] e cosi carrieristi più che investigatori occuparono quei posti che sarebbero stati chiave per lo sviluppo scientifico e tecnico del Paese. È così chiaro che in questa situazione, almeno fino al 1975, non vi è posto per la scienza.

        A questo punto non posso dimenticare una cosa che nel 1968 mi disse G. Salvini: ‘Occorre stare molto attenti. Per costruire una scuola possono servire cento e più anni, per distruggerla basta un giorno solo‘. E ripensando alla storia d’Italia non posso far altro che esprimere di nuovo gratitudine per l’opera di E. Amaldi che ha impedito appunto la distruzione della ‘Scuola di Fermi’.

        I due storici della scienza Vernet e Lopez Piñero sostengono che la mancanza di nomi spagnoli in opere straniere é dovuto allo scarso sviluppo della storia della scienza in Spagna che non ha dato il giusto risalto a scienziati di valore di questo Paese [2][34, nº 263]. Ma ambedue negano nella sostanza questo asserto in tutto il loro lungo, faticoso, travagliato e veramente meritorio lavoro di ricerca storica sulla scienza del loro Paese.

NOTE

(1) Uno scrittore arabo dell’ XI secolo si lamentava in una lettera del fatto che la guerra non gli lascia più tempo per gli studi.

(2) La cultura del Califfato di Cordova è tanto spagnola quanto Archimede è italiano

(3) ‘Exigit Sincerae Devotionis‘. Negli Archivi vaticani (accessibili) non esiste traccia di questo documento.

(4) Pico della Mirandola si rallegrò per questa espulsione: i valenti astrologi ebrei non erano stati in grado di prevedere questo fatto enorme!

(5) Lo storico della scienza Lopez Piñero, dopo aver sostenuto che fu una gran perdita quella degli ebrei, afferma che lo stesso non può dirsi per i musulmani Infatti questi, al momento dell’espulsione, ‘sviluppavano un’attività scientifica marginale, sostanzialmente una continuazione dei resti impoveriti della tradizione islamica medioevale.. .La loro cultura scientifica fu un corpo estraneo che resistette sia alla aperta persecuzione che ai tentativi di assimilazione‘ [7].

(6) Nel 1599 la Spagna fu costretta a battere moneta con rame comprato in Europa [23]. Si ricordi poi che nel 1525 la Corona, non potendo far fronte ai debiti contratti con i banchieri tedeschi Fugger, concesse loro lo sfruttamento delle ricchissime miniere di Almadén, passate poi ai Rothschild.

(7) In pieno XVIII secolo, affinché i proprietari terrieri potessero sfruttare più razionalmente le loro terre, fu fatta tradurre un’opera sull’agricoltura dell’arabo-ispano al-Awwam (1175).

(8) Le città verso cui affluirono la gran parte dei preziosi spagnoli furono: Anversa, Amsterdam, Londra, Amburgo, Genova, Firenze, Piacenza, Biarritz [23].

(9) Ancora oggi il preteso storico J.M. de Mena, che cito solo in quanto si presenta come appartenente alla Croce Rossa Internazionale per l’Africa, Consigliere dell’Unesco per l’Infanzia dell’America Centro-Meridionale, membro della Croce Rossa di Spagna, scrive: ‘Quando gli spagnoli arrivarono con le loro caravelle al Nuovo Mondo trovarono dei popoli che ancora non conoscevano la ruota, persone che si mangiavano l’un l’altra, sacerdoti di religioni sinistre che gettavano bambini e fanciulle nei laghi per soddisfare i loro dei‘[10].

(10) L’espressione di deferenza ”Vostre Maestà” che veniva diretta al sovrano non era un semplice plurale maiestatis ma significava ‘Dio e Re’. Anche i caduti in guerra (dalla parte ‘giusta’ ) sono ‘caduti per Dio e per la Patria’.

(11) Un falso converso era chiamato ‘marrano’. Si noti che da un certo punto (1638) iniziò la persecuzione anche dei figli dei conversi e di chi aveva qualche legame di sangue con essi: occorreva realizzare una ‘limpieza de sangre‘ cioè una ‘pulizia etnica’ (sic!) [34,n° 259].

(12) Si noti che Giordano Bruno, che pure insegnò in tutte le più prestigiose Università d’Europa, arrivando fino a Tolosa, non si sognò mai di mettere piede in Spagna.

(13) Le pochissime scuole non gestite direttamente da ordini religiosi erano regolarmente ispezionate da vescovi che esaminavano i maestri e censuravano i testi.

(14) Nel 1768 i nobili in Spagna erano 722.000. Trent’ anni dopo, in un clima di austerità di nuovi titoli, i nobili si ridurranno a 402.000, [8].

(15) L’immenso complesso fu fatto costruire da Felipe II che aveva previsto la sua camera da letto mancante dell’intera parete che si affacciava sulla navata centrale della chiesa e quella della Regina, sempre mancante di quella parete, sul lato opposto della stessa navata.

(16) Un atteggiamento del genere si ripete spesso in Spagna. Anche agli inizi del ‘900 svariati autori sostengono l’inutilità dell’impegno in matematica poiché tutto è ormai fatto [37].

(17) Le disquisizioni erano di interesse anche in Teologia. Ci si chiedeva: ‘II cioccolato è un cibo o una bevanda? Gli gnomi hanno il senso del tatto?’ [12].

(18) J.de Cadalso nelle sue ‘Lettere marocchine‘ (1768-1774) attacca duramente la struttura educativa ed universitaria della Spagna. Riferendosi a quanto non era insegnato, ironicamente esclama ‘Dottissima Università, nella quale non vengono insegnate frivolezze del genere!’.

(19) C’è da notare che la Spagna fece la scelta felice di restare neutrale nelle due Guerre Mondiali scelta che, paradossalmente, la isolò ancora di più dal processo di sviluppo scientifico e tecnologico. Fu il Presidente USA, Eisenhower, che nel 1953 riconobbe in Franco un degno difensore della civiltà occidentale e permise alla Spagna di reinserirsi nel contesto internazionale. Sergio Romano ha dunque un autorevole antesignano.

(20) Le necessità costruttive dell’Armada, soprattutto con Felipe II, avevano già spogliato la Spagna di foreste. Questa nuova circostanza dette il colpo di grazia i cui effetti (desertificazione del territorio) si pagano ancora oggi (la Spagna è l’unico Paese in Europa in cui vi sia un vero e proprio deserto).

(21) Lo scrittore cattolico italiano Messori ha recentemente pubblicato un libro in cui dimostra (sic!) che un miracolo di quelli indiscutibili è realmente avvenuto nella Spagna del 1600: ad una persona sarebbe ricresciuta una gamba.

(22) Anche il notissimo A. Gaudí per poter portare a termine i suoi fantasmagorici lavori ebbe bisogno di fabbri, marmisti e falegnami genovesi.

(23) La Chiesa, dopo le vicissitudini degli espropri, ad ogni restaurazione tornava fermamente in sella a lato della monarchia. Era ferocemente antiliberale. Ma poi, con il crearsi delle prime organizzazioni operaie (primi del ‘900), si alleò con la borghesia liberale. La Chiesa fu a lato di Primo de Rivera e fervente sostenitrice di Franco (un altro ‘Deseado’)[25]. Nell’82, con l’ascesa al potere dei socialisti, la Conferenza episcopale spagnola non avrà scrupoli nell’affermare ‘la convergenza esistente tra determinate mete del socialismo e le finalità critiche della vita cristiana‘[8]. E fu proprio con i governi socialisti che si riformò radicalmente la scuola (l984 e 1990) che, diventata laica (in minima parte) solo nel 1857, sarà tolta al monopolio ecclesiastico (le scuole cattoliche che vogliono essere finanziate devono convenzionare programmi, insegnamenti e statuto dei docenti con lo Stato) che ancora oggi mantiene più del 40% degli istituti scolastici. Allo stesso modo il governo socialista modificò la legge Universitaria nel 1983, la LOCU, ritornando al merito nell’assegnazione delle cattedre.

BIBLIOGRAFIA

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***

PICCOLA CRONOLOGIA DI FATTI DI GUERRA E SIMILI CHE HANNO COINVOLTO LA SPAGNA (700 d.C. – 1975)

711 -> 1492 circa 800 anni di guerra con gli arabi

1475-> 1479 guerra con il Portogallo

148l-> 1492 guerra per Granada

1499 ribellione degli arabi di Granada

1501 ribellione degli arabi di Lag Alpujarras

1503 spedizione vittoriosa in Italia (Cerignola, Garigliano,…)

1507 -> 1508 campagna contro i barbari in Africa settentrionale

1509 conquista di Orán (Algeria)

1513 conquista del Regno di Navarra

1513 sconfitta a Ravenna da parte dei francesi

1515->15l6 battaglia di Marignano (campagna d’Italia)

1519->1523 Cortés conquista il Messico

1520 ribellione contro Carlo I dei ‘Comuneros’ (le città di Burgos,Toledo, Segovia,…)

1521 battagia di Villalar e annientamento dei Comuneros

1521->1526 invasione francese di Navarra

1522 conquista di Rodi

1525 battagia di Pavia

1526 guerra contro la Lega di Cognac (Francia, Chiesa ed alcune città italiane)

1527 l’esercito imperiale spagnolo (con mercenari lanzechenecchi ) attua il Sacco di Roma

1529 pace di Cambray con la Francia

1530 finisce la campagna d’Italia

l532 Pizarro conquista il Perù.

1535 spedizione contro Tunisi ed Algeri

1536 fallisce l’invasione della Provenza

1536->1537 ribellione degli indios del Perù

1539->1542 conquista della Florida dopo il fallimento del 1528

1540 iniziano le scorrerie dei pirati nei Caraibi

I540 inizia la conquista del Cile

1541 gli spagnoli sono respinti ad Algeri

1545 termina la conquista dello Yucatan, iniziata nel 1527

1546 Carlo V in guerra contro i protestanti tedeschi

1547 battaglia di Mühlberg contro i protestanti

1552->1555 guerra con la Francia: è respinto il tentativo di invaderla

1555 pace religiosa di Ausburgo (si riconosce il diritto dei protestanti)

l556->1559 vittorie nelle Fiandre ed in Italia

1556 inizia la guerra degli ottanta anni con i Paesi Bassi

1557 battaglia di San Quintin contro la Francia

1559 trattato di pace di Chateau-Cambresis con la Francia

1561 inizia la ribellione delle Fiandre

1564 conquista del Peñon de la Gomera

1564->1566 rivolta fiamminga

1565 vengono cacciati i Francesi dalla Florida

1565 insurrezione di tutti i Paesi Bassi

1568 ribellione dei nobili terratenenti nei Paesi Bassi

1568 ribellione degli arabi di Granada

1569 la rivolta è soffocata

1571 battaglia di Lepanto contro i turchi

1571 inizia ad operare l’Inquisizione nelle Indie

1572 distruzione dello statarello neoinca di Vilcabamba

1573 riconquista di Tunisi

1578 battaglia di Alcazarquivir contro il Marocco

1580 il Portogallo viene incorporato alla Corona

1580 Francis Drake depreda i possedimenti spagnoli nelle Indie

1584 iniziano le ostilità diplomatiche con l’Inghilterra

1585 campagna vittoriosa nelle Fiandre

1588 disastro della ‘Invencible Armada’ nella Manica

1589 la Spagna interviene in Francia

1591 ribellione di Zaragoza

1594 truppe spagnole, vinte, abbandonano l’assedio di Parigi

1595->1598 guerra con la Francia e pace di Vervins –

1597 sconfitta di Amiens

1600 sconfitta spagnola a Las Dunas (Fiandre)

1602 rivolta catalana

1604 resa di Ostenda

1606 guerra con l’Olanda

1618 inizia la guerra dei trent’anni (ultimi 30 di quella degli 80)

1620 rivolta catalana

1628 gli olandesi catturano a Cuba la flotta delle Indie

1631 rivolta basca

1635 la Francia dichiara guerra alla Spagna

1637 rivolta in Portogallo

1640 rivolta catalana

1640 rivolta in Portogallo

1641 rivolta andalusa

1643 disastro di Rocroi contro la Francia

1646 insurrezione della Sicilia e di Napoli

1648 la pace di Westfalia pone fine alla guerra degli ottanta anni. La Spagna finisce di essere una grande potenza

1648 tentativo separatista di Aragon

1655 l’Inghilterra conquista Giamaica

1655 blocco navale inglese nel sud della Spagna

1658 sconfitta spagnola contro il Portogallo (Badajoz)

1659 pace dei Pirenei con la Francia

1665 disastro di Villaviciosa con il Portogallo

1668 pace di Aquisgrana con la Francia (la Spagna perde alcuni territori dei Paesi Bassi)

1668 viene riconosciuta 1’indipendenza del Portogallo

1670 la Spagna riconosce Giamaica e le isole Lucayas (Bahamas) agli inglesi

1678 con la pace di Nimega Luigi XIV sottrae alla Spagna il Franco Contado e vari territori dei Paesi Bassi

1684 pace di Ratisbona tra cattolici e protestanti (un insuccesso)

1697 viene ceduta alla Francia una parte dell’isola Española

1701->1706 guerra di successione (potere agli Asburgo)

1702 la flotta spagnola delle Indie è distrutta da quella inglese a Vigo

1704 1’Inghilterra conquista Gibilterra

1706 inizia la riconquista di Valencia ed Aragon

1708 la Spagna perde la Sardegna e Menorca contro la coalizione anti-borbonica

1710 la Spagna è sconfitta dagli inglesi prima ad Almenara e poi a Zaragoza

1711 vengono riprese Zaragoza e Gerona

1712 negoziati di pace di Utrecht (tra Spagna, Inghilterra e Francia)

1713 pace con Inghilterra e con la Savoia

1713 Cataluña dichiara guerra al governo centrale

1714 la flotta spagnola recupera Mallorca

1714 pace con Francia ed Olanda

1714 attacco alla Cataluña e sua sconfitta a Barcelona

1716 la flotta spagnola e la veneziana cacciano i turchi da Corfù

1717 la flotta spagnola insieme all’esercito occupano la Sardegna

1718 la flotta spagnola sbarca a Palermo

1718 la flotta spagnola è distrutta a Capo Passero dagli inglesi

1718 la Spagna scambia con il regno di Savoia, la Sicilia con la Sardegna

1719 guerra con la Francia

1720 la Spagna occupa il Texas

1726->1727 guerra con l’Inghilterra in America

1729 patto di Siviglia con Francia ed Inghilterra

1733 inizia l’occupazione delle Filippine

1739 guerra con l’Inghilterra per i Caraibi

1741 operazioni di guerra in Italia

1742 la flotta inglese si presenta a Napoli ed obbliga gli spagnoli a ritirarsi

1747 battaglia navale con gli inglesi a La Habana,

1750 trattato di Límites con il Portogallo

1752 trattato di Aranjuez con l’Austria ed il Regno di Sardegna

1754->1756 guerra degli indios guaranì contro truppe portoghesi e spagnole

1756 i francesi occupano Menorca

1756 inizio della guerra dei sette anni

1762 gli inglesi occupano l’Havana e Manila

1763 pace di Parigi (fine della guerra dei 7 anni): la Spagna perde la Florida e guadagna la Luisiana

1770 guerra con l’Inghilterra per le isole Malvine (Falkland)

1774 guerra con il Marocco

1775 sbarco ad Algeri

1777 conquista di Sacramento e dell’Isola di Santa Catalina ai portoghesi

1778 pace con il Portogallo

1779 la flotta ispano-francese fa ritirare quella inglese nel Canale della Manica

1779 la Spagna entra nella nella guerra d’indipendenza USA contro l’Inghilterra

1780 la flotta spagnola è sconfitta da quella inglesei a Capo Santa Maria

1780 ribellione di Tupac Amaru nel Perù

1782 fallisce il tentativo di riconquistare Gibilterra

1783 pace di Versailles con l’Inghilterra: viene recuperata la Florida e Menorca

1783->l784 1a flotta spagnola bombarda Algeri

1790 incidente con l’Inghilterra nella baia di Mootka

1793 guerra contro la Repubblica Francese

1793 la Sardegna, conquistata dai rivoluzionari francesi, viene ripresa

1795 pace di Basilea: San Domingo passa alla Francia

1796 trattato con la Francia

1796 guerra con l’Inghilterra

1797 gli inglesi conquistano Trinidad

1797 battaglia navale di Capo San Vicente, la flotta spagnola è distrutta da quella inglese

1799 La Russia dichiara guerra alla Spagna

1800 concessione della Luisiana alla Francia

1801 guerra de las Naranjas (Francia e Spagna attaccano il Portogallo)

1802 pace di Amiens: la Spagna recupera Menorca e perde Trinidad in favore degli inglesi

1803 trattato di neutralità con la Francia

1804 guerra con l’Inghilterra

1805 battaglia di Trafalgar: la flotta spagnola viene distrutta dagli inglesi

1806->1807 attacco inglese (respinto) a Buenos Aires e vittorioso a Montevideo

1807 trattato di Fontainebleau per la spartizione del Portogallo

1808 ammutinamento di Aranjuez

1808 Murat a Madrid

1808 insurrezione di Madrid

1808->l8l4 guerra d’indipendenza dalla Francia

1808 sconfitta francese a Bailen

1808 lo stesso Napoleone inizia la conquista della Spagna

1808->1809 guerra d’indipendenza di San Domingo che ripassa alla Spagna

1810 governo di Cadice

1810 ribellione in Messico. In tutte le Indie si costituiscono giunte autonomiste

1812 battaglia di Arapiles

1813 battaglia di Vittoria

1813 trattato di Valencay tra Spagna e Francia

1814 conquista del Cile e ribellione del Perù

1814 inizia una serie di 35 ‘pronunciamentos militares’ (colpi di stato) che dureranno fino alla restaurazione della monarchia (l874)

1819 la Florida viene venduta agli USA

1819 Bolivar libera la Colombia

1820 sbarco di truppe in Perù

1822 indipendenza di Messioo e Centro America

1822 Haiti invade San Domingo

1824 sconfitta in Perù

1826 sconfitta in Cile e di nuovo in Perfù

1829->l833 prima guerra di successione carllsta (guerra civile)

1839 finisce la guerra carlista nel Nord

1840 finisce la guerra carlista nel Levante

1841->1843 triennio liberale

1842 ribellione di Barcelona che viene bombardata

1843 segue la ribellione: nuovo bombardamento

1845 gli USA conquistano il Texas

1855 sciopero generale in Cataluña

1859 dichiarazione di guerra al Marocco

1860 conquista di Tetuan (Marocco)

1861 San Domingo alla Spagna

1861 pace con il Marocco

1863->1866 guerra con Cile e Perù

1865 insurrezione popolare a Madrid

1865 San Domingo viene abbandonata

1868 rivolte liberali

1868 Prima guerra di Cuba per l’indi pendenza dalla Spagna

1872 inizia la seconda guerra cartista

1873->1876 Prima Repubblica

1876 termina la seconda guerra carlista

1893 incidenti militari a Melilla

1894 pace con il Marocco

1895 inizia la Seconda guerra d’indipendenza di Cuba

1896 inizia la guerra d’indipendenza delle Filippine

1898 guerra con gli USA: la Spagna perde Cuba, Portorico e Filippine

1898 disastro di Cavile

1898 disastro di Santiago de Cuba

1898 fine della guerra con gli USA

1899 trattato con la Germania per la cessione delle isole Palaos, Caroline e Marianne

1900 altre due isole delle Filippine vengono cedute agli USA

1902 primo sciopero generale in Spagna

1902 accordo con la Francia per la spartizione del Marocco

1909 disastro del Barranco del Lobo in Marocco

1909 settimana tragica di Barcellona

1920 ancora guerra con il Marocco

1921 disastro di Annual (Marocco)

1923 colpo di stato di Primo de Rivera

1930 si dimette Primo de Rivera

1931 inizia la Seconda Repubblica

1933 vince la destra alle elezioni

1934 moti rivoluzionari in: Asturie, Cataluña e Paese Basco

1936 alle elezioni vince il Fronte Popolare

1936 ribellione di Franco

1936->1939 guerra civile e fine della Seconda Repubblica

1939->1975 dittatura franchista

1975->oggi: monarchia costituzionale



Categorie:Storia

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