IL SIGNORE DIO LORO di Carlo Bernardini

                                                       Hacker, [vc.inglese, da ‘to hack’, ‘fare a

                                               pezzi’, ‘rompere’] s.m. e f. inv.’Chi,

                                                       mediante il proprio computer, s’inserisce

                                                       abusivamente nella memoria o nei

                                                       programmi di un altro computer’.

                                                  Zingarelli, 1994, Vocabolario della

                                                       lingua italiana

       1 – Dio virus – M’infilai nella antica chiesa di S. Salvatore a Badia a Settimo, alla ricerca del sepolcro di Dino Campana. A due passi dall’autostrada. Quella chiesa, è bella fuori e bella dentro. La pietra tombale che porta il nome di Campana, per terra, è al buio. Si vede poco. Ci passeggiai intorno un paio di volte, guardandola. “Un rituale”, dissi dentro di me. A quel punto mi chiesi cosa c’ero venuto a fare. A rilassarmi con un gesto inutile ma amoroso? E ora Marradi lo rivuole. L’amministrazione del ricordo. In quella, sentii lo sciame dei ragazzi che entrava appresso al prete. C’era stata una partita di pallone, lì vicino. Il prete s’asciugava il sudore. I ragazzi schiamazzavano. Poi s’infilarono in una stanza interna (la parrocchia?), confluendo come acqua nello scarico di un lavandino. Dopo pochi minuti, li sentii cantare, accompagnati da una chitarra: “O signore, signore nei cieli…”. Un semplice signore è uno qualunque, ma nei cieli è dio. Il prete aveva incominciato a “inserirsi abusivamente nelle memorie” di quei circa quindicenni e stava lavorando nelle loro teste con il virus divino esattamente come uno hacker nei programmi e nelle memorie di un computer. Fui felice che Campana mi avesse dato l’occasione di vedere tutto questo. Fino a un minuto prima, non avevo capito che i preti lavorano esattamente come hackers e che dio è il loro virus. Dio è il più devastante ed efficace virus informatico che possa essere installato nelle nostre personali reti neurali. Difficilissimo da eliminare. Ma, anche quando sembra eliminato, si riattiva in punto di morte, specie se si è rincoglioniti e si manda a chiamare lo hacker perché lo riattivi. Molti laici lo hanno fatto. Lo hacker è contento: non vale dirgli che un moribondo rimbambito è un successo miserabile. Lui sta solo verificando se il virus fa quello che deve fare. Ora mi era chiaro come un paesaggio illuminato dal sole, come la campagna accesa dai bengala durante i bombardamenti della mia infanzia. Come non averci pensato prima?

      Pensai a tutto ciò che non c’era e poi c’è. Tutto ciò che genera rimpianto, paura, desiderio, illusione, speranza, disgusto, semplicemente ricordo. Via via che viviamo, la memoria cresce come una palla di neve che rotola. Deve essere così anche per i gatti, o i merli. La geografia dell’immediata vicinanza si aggrega in luoghi memorabili, da evitare o rivisitare. Il gusto di un cibo. Il timore di un essere, cane o uomo che sia. La puzza di una discarica, di un cadavere. Il bruciore del fuoco. Le esperienze che diventano mostri del passato, accanto ai ricordi del piacere. Tutti toccabili, o toccati (per Bergson il passato non è meno reale del presente; ma la sua è solo un’idea poetica). E poi, i grandi tarli fantastici. A rodere la mente, a renderla un miscuglio informe di elementi incoerenti. Ho visto un gatto nero sulla mia strada. Ho versato il sale sulla tavola. Ho rotto uno specchio. Ho seguito un carro funebre vuoto. I virus, che ho nella memoria perché qualcuno ce li ha messi. Se li avessi creati da me, sarei immenso come la storia del mondo. E poi, il virus dei virus, il più ostinato di tutti, il più elaborato nella sua spaventosa ingenuità e banalità. Dio. Preparato, indirizzato e spedito dalla più potente società di hackers mai vista. La chiesa, l’islam, l’induismo e via elencando. In guerra tra loro, come bande di vandali. Inestirpabile virus: chi si preoccuperebbe di un virus che è solo una parola?

      Una parola. Una notizia. Un’informazione. Con tutte le qualità dell’informazione riservata. Solo per te. Io sono il signore dio tuo. Mica di tutti. Tuo, particolarmente tuo. Che si occupa di te. Che vuole bene a te. Nessun profumo, nessun rasoio, nessun wurstel, nessun cioccolatino, nessun aperitivo, nessun pannolone, nessun detersivo, nessun assorbente è così esclusivo. Dio. Il dio tuo. Capisci? E tu, lo rifiuti? E’ gratis. Vuole solo cose buone. Sii buono e prega. Vieni a farti riconoscere. Fedele! Feeeedeeeeleeee! Sei qui, nella casa del signore. Cantiamo insieme: “O signore, signore nei cieli…”. Inginocchiati. Qui, a S. Salvatore, nella Badia a Settimo. Accanto a quel poveraccio di Dino Campana. Che gode. In cielo. Sai come si gode! in cielo…

      “Porca vacca”, dissi tra me e me. “Questo hacker è duro da tenere a bada”. Perché il suo virus è “astratto”. Trascendente. Soprannaturale. Metafisico. Dunque concepito solo mentalmente (sembra che agli hackers basti; anche se poi cercano continuamente di farlo apparire nel mondo materiale; a modo suo, naturalmente, cioè facendo scena con un miracolo, una apparizione dove non ci dovrebbe essere; però se uno insiste sulla volgarità di queste manifestazioni da prestigiatore, rinunciano; ti dicono che basta pensarlo; l’importante è credere e dare retta a loro). Fate questo esercizio. Provate a dimostrare che non esiste qualcosa che non esiste [1] . Dimostrate in modo convincente (le prove! le prove!) che non esistono le fate, i fantasmi, i folletti – può bastare – dopo averli nominati. Specie a un gruppo di bambini. Perché ciò che non esiste si aggrappa alla domanda: “ma se poi esiste?”. Mentre ciò che esiste non è altrettanto abbinato alla domanda : “e se poi non esiste?”, perché l’esistenza stessa di ciò che esiste risponde in anticipo. Una specie di paradosso di Hempel: “i non neri non sono corvi”, una verità miserabile in confronto a “i corvi sono neri”. In realtà, qui siamo a una antinomia. Una versione di quella del mentitore, “io mento”. Sarebbe: “non c’è modo di dimostrare che non esiste ciò che non esiste”. Questa antinomia spiega perché i laici ci restano sempre fregati… Perciò, dio è un virus, e chi ne parla, anche soltanto ne parla, è uno hacker. Lascia comunque una traccia. Come i copertoni nel fango, la pioggia sui vetri, l’inchiostro su un foglio. Immaginate la nostra mente solcata dalla traccia di dio che incrocia ogni altra linea di pensiero. Non ci se ne libera mai più. Eppure, varrebbe la pena di dimostrare che è antinomico; o, meglio, un non-sense.

                                                   Se ciò che il profeta ha predetto

                                                    nel nome del Signore non è

                                                    avvenuto, il Signore non l’ha detto,

                                                    ma il profeta ha inventato per

                                                    presunzione: non temerlo.

                                                    Deuteronomio, XIX, 22

      2 – Mass-merda – Io credo che con i mezzi di comunicazione si possa far passare di tutto nella testa della gente. In un certo senso, rovescio il problema di Turing. Si può distinguere un interlocutore umano da un computer? No. Perché un umano ha la ricettività passiva di un computer. Non sarebbe il computer a non farcela a uguagliare la mente umana, ma l’umano a non essere più di un computer. Per giunta, di un computer infettato da milioni di virus, su su fino al virus divino. I mezzi di comunicazione di massa dimostrano al di là di ogni possibile dubbio che la mente umana è distrutta dalle sue infezioni infantili. Regole di rispetto, regole di importanza, regole di soggezione, regole di assuefazione hanno infettato i bambini da che l’umanità ha una cultura. Provate a interpretare spassionatamente. Prendete questa notizia di giornale: “II famoso pentito di mafia Tommaso Buscetta guarito con la terapia Di Bella”. Moltitudini umane useranno Buscetta come prova della validità della terapia del patetico dottore. Se fosse stato il mio fruttivendolo a guarire, il giornale non lo avrebbe portato come “prova provata”. Così la mente sguazza nella merda dei mass. Quale virus ha agito, in questo caso? E non sarà lo stesso che poi fa attribuire a padre Pio le guarigioni miracolose? Non sarà sempre dio, in una versione più o meno volgare?

      Però, non tutti i messaggi hanno lo stesso effetto condizionante. Solo quelli che inducono una qualche forma “naturale” di stupidità; magari basata sulla paura o sulla libidine o sulla crudeltà o sulla sopraffazione. L’insensatezza paga se illude; se punta sul ridicolo, perde. Non ne sono sicuro. Potrebbe anche essere che una insensatezza sarcastica venisse presa sul serio. Perciò, ho deciso di lanciare i miei messaggi, per verificarne il successo a dispetto della loro insensatezza. Ho aperto un sito su Intemet. Poi ve lo dico. Anche subito: http://www.dio.tassista.com . Lo scopo è di lanciare in rete problemi teo-logici, man mano che mi vengono in mente. Il primo è stato:

      Si definisce Karma frazionario la reincarnazione parziale. Il paradosso di Lombardi Vallauri dice: la colpa, in una giurisprudenza logicamente fondata, non può essere che personale, di chi l’ha commessa. Dunque, il peccato originale non esiste, e il battesimo è mutile: la colpa è solo di Adamo ed Eva. Domanda: credere nella reincarnazione può ripristinare il peccato originale, per quella frazione di Adamo o Eva che si è reincarnata in noi?

      Ecco, questo è un esempio. Naturalmente, non dico a nessuno che il problema è per me ridicolo e che mi sto sbellicando dalle risate. No. Faccio finta di crederci. E aspetto uno hacker che mi prenda sul serio.

      Serio? Ho fatto un esperimento. La pubblicità è lo specchio migliore dell’umanità. Perché la interpreta, la asseconda. Chi fa pubblicità capisce gli uomini (e le donne e i bambini). La pubblicità è la vera letteratura universale. La finzione motore del commercio dei beni. Una bugia che muove le cose e le persone. E se nella pubblicità cominciassimo a introdurre elementi letterali innovativi? Ho provato a spedire alcune proposte di “motti di spirito” da accoppiare a prodotti varii. A una ditta giapponese di detersivi ho proposto di scrivere sui suoi contenitori “Prodotto del Sol Lavante”. Non mi hanno nemmeno risposto. A un farmaceutico che fa assorbenti ho proposto una confezione per giovani suore con la scritta “Ego te  absorbo”. Niente. A una tipografia, un cartello per la porta di una casa d’appuntamenti: “Porno subito”. Macché. A un editore, in vista del vertiginoso aumento dell’età media, una rivista umoristica: “Gerontocomix”. No. Al produttore dell’acqua minerale diuretica XXZZ: “Merita una minzione speciale”. Nix. Che pena, i miei simili! E allora beccatevi dio! E’ quello che vi meritate.

      Ma così come i mass-media sono il veicolo della devastazione mentale, il riscatto non può venire che da quello stesso strumento. Bisogna usarli. Ma, per farlo, bisogna avere un nome,’ essere qualcuno. Avere una “attendibilità di massa”. Difficile. Io avrei pensato una strategia per farmi rapidamente un nome. Serve un piccolo capitale. Per pubblicare necrologi. Per esempio così:

                                                                        C.B. si stringe alla famiglia di

      Isaiah Berlin

          nel rimpianto del maestro scomparso

Siamo nel novembre ’97. E nel marzo 1998:

C.B. rimpiange, insieme ai suoi cari  

        Benjamin Spock

 una perdita per il mondo intero.

E in luglio ’98:

             Dolce e cara

                                                                                          Norah Borges

                                                                                    non sei più qui per noi  

                                                                          per Jorge Luis e per me, il tuo C.B.

Eccetera. Prima o poi qualcuno si chiederà: “e chi è, ‘sto C.B.?”. Cercheranno di stanarmi. Mi troveranno. Penseranno loro a costruirmi una storia addosso, con gli spunti che gli darò. Ah! I media possono tutto. Ma sono un cretino: Berlin? Spock? Borges? E chi li conosce? Altro che attendibilità di massa! Ci vogliono Battisti e de André e chiunque altro muoia tra i guitti, i buttafuori, i comici, gli attori, le cantanti. Io devo darmi una ragione e non buttare i soldi in necrologi d’elite.

                                                 Sopportatemi ed io parlerò – e poi

                                                 se vi parrà, burlatevi delle mie

                                                 parole.

                                                Giobb e, XXI, 3

      3 – Moke a joyful noise unto Lord – Fate un allegro baccano al cospetto del signore. Bene. Non mi sono fatto pregare. Sul sito internet ho lanciato due appelli: i) suggerite uno scherzo da (per) preti (eventualmente frati, suore, vescovi, cardinali, papa); ii) progettate un miracolo. Le risposte non si sono fatte aspettare. Un tizio mi ha proposto, dalla Baviera, di mandare i tagliandi di richiesta dei depliant di biancheria sexy indicando come richiedenti gli indirizzi di tutti i conventi di suore (diciamo, il maggior numero possibile; ma senza specificare che le destinatarie sono suore, perché sennò la ditta mangerebbe la foglia), e così per i conventi di frati, i depliant dei film hard in cassetta. Non è male, ma non è chiaro come si controllano gli effetti. Un altro mi ha proposto un proiettore che proietti la madonna sulle nuvole, ma secondo me si vede la colonna di luce e non funziona. Un altro ha proposto di disseminare i confessionali di cimici per registrare le confessioni su nastro: non è male. E poi: liquidi urticanti nelle acquasantiere, puntine da disegno sugli inginocchiatoi o, in alternativa, sostanze appiccicose (miele, colla): molto goliardia; e così pure ceri con petardo a mezza altezza, sapone liquido nelle cassette delle elemosine. Il più elaborato, nella sezione miracoli, è un ologramma dinamico raffigurante una colomba bianca alias spirito santo, da far volteggiare tra il celebrante e i fedeli a un momento opportuno; ma anche questo mi appare smascherabile troppo facilmente.

      Mi pare che i miei interlocutori siano tendenzialmente troppo virtuali (penso che si dica così). Ma rivolgendosi ai fedeli non si può. Dio si occupa di persone, e il miracolo deve toccarci nella persona. Per esempio, le stimmate (un amico medico mi ha insegnato come si fanno e come si mantengono a volontà). Oppure una pustola mostruosa, di quelle che davano l’acquolina in bocca ad Angela da Foligno (se mai è esistita), che poi scompare da un momento all’altro. Bisogna mettersi d’accordo con qualche buon prestigiatore non troppo schizzinoso.

      Problema teologico:

Quanti miracoli sono rimasti sconosciuti perché il miracolato ha avuto un infarto a causa del miracolo stesso?

      La rete, purtroppo, non offre molti spiriti razionali. Ci sono teppisti a iosa, impiegati di basso profilo, tastieromani, gente che naviga, naviga per navigare, e non sente il vento e la salsedine di certi mari virtuali. Magari sono religiosi, o cercano le sette per farci sopra due timorose risate. E già. Perché quelli sono furbi, appena aprono il capitolo “morte” mettono tutti in ginocchio. Sofia Loren ha detto che con la fede è meno penoso morire; siccome è un’autorità in materia, subito il navigatore si fa serio e scuro in volto. Del resto, chiunque io abbia interpellato mi ha detto che dio scaturisce, sprizza, soprattutto dalla paura della morte. Quel dio lì, quello è una specie di “assicuratore sulla vita”. Offre contratti a pagamento per quando l’entità biologica andrà in pensione. E’ esoso: certe rinunce! Soprattutto il sesso, ma anche il tempo libero.

Come caratterizzereste la differenza tra la promessa del paradiso in cambio di certe (concessioni e la stipula di un contratto per un vitalizio? (Escludere le differenze nominali, come quella tra preti e agenti assicurativi, chiesa e finanziaria o banca, comportamenti virtuosi e soldi).

                                                Ed esercitava tutto il potere della

                                                 prima bestia nel cospetto di essa e

                                                 fece sì che la terra e i suoi abitatori

                                                 adorassero la prima bestia, la cui

                                                 piaga mortale era stata guarita.

                                               Apocalisse XIII, 13

      4 – Prima rivelazione dello hacker apocrifo della fine del II millennio. – Un giorno mi è arrivato questo messaggio, o dovrei chiamarlo testo? Era scritto in tono biblico modernizzato, il che può fare storcere il naso ai puristi. Aveva tutta l’aria di una profezia ed era firmato “Lo hacker apocrifo”. Diceva così:

      Ed ecco che dio si appalesò al papa polacco di quei tempi, che non stramazzò al suolo perché era genuinamente visionario ed erano anni che si aspettava di avere questa gratificazione. Dio aveva forma luminosa fluttuante e voce umana un pò dura, ma non era questa in alcun modo la sua immagine bensì quella che il suo servo si aspettava. – Senti – disse dio all’attonito papa, andando per le spicce – così non si può continuare. Avete fatto errori a non finire e non lo dico solo a te ma a tutti gli imam, i bramini, e gli stregoni del mondo. Avevo messo in piedi un così bell’esperimento di sistema biologico evolutivo e voi lo state contaminando irreparabilmente. Va a finire che nelle mie versioni precedenti ero meno condizionante di quanto voi mi abbiate fatto diventare. Tra l’altro, non vi conviene essere così opprimenti e impiccioni: la gente sta per abbandonarvi in massa (e sarei tentato di lasciare andare avanti le cose spontaneamente per vedere che cosa succede; ma temo che troppa gente venga uccisa e che tutto ritorni a uno stadio più primitivo dell’esperimento). Meglio dirvelo con le buone. Incominciamo dal sesso. Perché reprimere il piacere? Dite una buona volta che chiunque goda di sesso fa onore a un mio dono, comunque lo faccia senza violenza. Capito? E questa insistenza sulla castità! Smettetela una buona volta – è una raccomandazione solo per voi cattolici e pochi altri. Questi sono precetti contro natura: vi è chiaro? Il sentimento d’amore è la sola cosa che mi interessi, e come potrei sollecitarlo senza il desiderio sessuale naturale? La procreazione, perché sia naturale, dev’essere voluta; poi, come si procrea non ha importanza. Ma se non è voluta e può accadere per sbaglio, meglio lasciar perdere e non fare guerre sante per embrioni che non sanno nemmeno di esserlo. Non vorrai che si possano affidare bambini agli orfanotrofi e alle suore piuttosto che a madri che li vogliono anche se non li hanno partoriti? Insomma, smettetela di intromettervi nei rapporti umani, occupatevi di poche cose semplici, e sarete più amati anche voi che, oggi, siete guardati come rompiballe anche da molti credenti. Ora va, fa come ti dico, non filosofare a vanvera che tanto non ne sei capace e, se le cose miglioreranno, capirai da te come continuare. Tieni a bada i vescovi, che sono uomini di potere insaziabili. 

      La forma luminosa si dissolse e il papa polacco sedette turbato su una sedia un po’ scomoda, di quelle che si chiamano savonarole. Il dubbio lo prese alla bocca dello stomaco. Era dio che gli aveva parlato così brutalmente o un qualche invasore umano in grado di produrre realtà virtuali nel suo studio? Il papa, si sa, non sopporta il dubbio, gli fa male. E cosa gli conveniva fare? E cosa gli sarebbe successo se avesse disubbidito a questi ordini? E con chi mai avrebbe potuto parlarne?

      Qui il messaggio-testo si era interrotto, ma siccome era intitolato “prima rivelazione”, sperai vivamente che arrivasse la seconda.

                                                        Asa rimosse anche Maaca, madre del rè,

                                                        dall’augusta dignità, perché ella aveva eretto

                                                        in un boschetto sacro il simulacro di

                                                        Priapo…

                                                        Paralipomeni, XV, 16

      5 – Chi controlla il controllore?– Il paganesimo non serve a niente, dal punto di vista della fondazione dell’etica, perché gli dei sono solo superuomini con caratteristiche, diciamo così, “biologiche” innaturali, ma con mentalità e temperamento a volte perfino sub-umani. Perciò, una religione pagana con molte divinità rissose e perfino un po’ scostumate o porcellone è facilmente tollerabile, come un tocco di folklore, come una soap-opera, come uno svago popolare. Probabilmente, molti  dei  disturbi  psichici  contemporanei  vengono  dalla  mancanza  di  esempi  di  divina spregiudicatezza. Invece, le religioni monoteiste incombono come una cappa su tutti i nostri comportamenti, privati e pubblici, perché sembrano nate esclusivamente per quello. Se guardiamo le nefandezze dei taleban afgani (ma ho visto in giro i Legionari di Cristo, e mi è venuto un brivido) di questi tempi ci possiamo fare un’idea precisa di come i preti realizzano i loro sogni più perversi. Ma anche gli altri non scherzano: tutti i monoteisti formano una scala a caratteristiche repressive che va con continuità da un dio all’altro. D bello è che si guardano in cagnesco, tra loro!

      Un quesito interessante mi sembra questo, che lancio in rete:  

      E’ concepibile una religione monoteista non repressiva?

Oppure:

      E’ possibile una religione monoteista permissiva?

Probabilmente, la prima risposta che viene è: un dio non repressivo, addirittura permissivo, che ci sta a fare? A che serve? Qualcuno dirà che intanto serve a spiegare l’esistenza del mondo e di noi stessi. Ma sappiamo che di queste spiegazioni la gente non sente alcun bisogno: la scienza prova a dargliele, ma tutti fanno orecchie da mercante (“ah, sì? interessante, davvero… ma queste cose mi fanno venire il capogiro, il mal di testa, ecc.”). Alle donnette casalinghe che non hanno studiato, al bancario, al fruttivendolo, al tabaccaio servono sensazioni più forti, un dio che si occupi personalmente di lui, lo giudichi, gli garantisca che il pentimento è valido. Quest’ultima non è una battuta: tutto il cattolicesimo è fondato sul pentimento. Certo, si dice che debba essere sincero, per valere, ma questo è richiesto solo a chi crede in dio in un modo così estremo da essere disposto a patire qualcosa per avere il perdono. Non ricordo autodenunce di evasori fiscali credenti, o di semplici ladri, o di altri delinquenti di tipo corrente nella buona e religiosissima società.

      Ovviamente, Gesù era una gran brava persona. Eccezionale, e anche molto: il che vuole dire che, come lui, non ce ne sono tanto spesso. Banale. Ma il dramma dell’umanità è proprio la rarità dei Gesù. Se fossero più comuni, tutto funzionerebbe a meraviglia (a patto che non litigassero tra di loro, come fanno invece i loro seguaci). Qualcuno dubita che un mondo pieno di Gesù sarebbe meglio di un mondo pieno di Gengis Khan o anche soltanto di avvocati Previti? Naturalmente, Gesù, Maometto, Buddha o Confucio fa quasi lo stesso, sono tutte brave persone, comprensive e concilianti. Ma i loro seguaci – è il caso di dire – dio ne scampi! Il seme della discordia, però, lo hanno sparso loro, gli iniziatori, i prototipi; o, almeno, non lo hanno distrutto sul nascere. Hanno preteso di essere divini, o non hanno rinunciato abbastanza a farsi credere tali. Gesù, il Gesù tramandato (chissà lui, poi, che cosa pensava veramente di sé) era dichiaratamente figlio di dio; Siddarta Gautamo, detto Budda, non lo pretendeva affatto, ma è finito suo malgrado in mano a seguaci degeneri, anche se si è sempre guardato bene dal minacciare direttamente la morale, che è purtroppo il modo con cui si afferma il potere lobbystico della congrega al seguito. Ci siamo capiti: insomma, è l’idea della divinità che ha guastato l’evoluzione del tipo umano. Se Gesù & Co. si fossero limitati a dare un esempio, sarebbe stato molto meglio. Ma hanno voluto fare i furbi, strafare, millantare affiliazioni con una guida soprannaturale, pretendere di essere la verità, l’infallibilità, la rappresentanza unica di un garante smisurato, assoluto. Tutto il male nasce da lì: perché, o si crede, o il trucco non funziona. E allora, come impedire che qualche zelota non ti passi a fil di spada o non ti dia fuoco se per caso dici: “io, veramente, non credo affatto”. Credere o non credere è il fondamento di un potere, un potere su chi crede, esercitato dai custodi della credenza. Non credere diventa un torto, poi una colpa, poi un delitto: Gesù, poverino, non sembra conciliabile con un dio che punisce chi non crede; ha l’aria ben più tollerante verso i “peccati d’opinione”. E forse anche Maometto non sarebbe personalmente fiscale come un prete; e non parliamo di Buddha o Confucio.

      Dunque, da una parte queste brave e rimarchevoli persone, dall’altra l’umanità, i gonzi. Fra queste due estremità, gli uomini di potere, i papi, gli imam, i dalai lama, i vescovi, i monaci e via discorrendo. Ci vuole tanto a capire che per avere un ruolo nella storia bisogna imparare a governare gli imbecilli? E che è l’imbecillità diffusa che consente di fare ricorso alla fede e alla religione per regolare i doveri del popolo a proprio piacimento? Ma non dirò che noi laici siamo più avanti (nell’evoluzione) perché non è vero. Siamo solo scampati a un pericolo, senza avere mai raggiunto la capacità di segnalarlo in modo convincente agli altri terrestri. E’ un po’ come quando si vorrebbe fare un favore ad uno che non lo vuole.

                                                             E un vento mandato dal signore, prendendo delle  

                                                             quaglie al di là del mare, le trasportò e le fece

                                                             cadere sugli accampamenti da ogni parte intorno

                                                             al campo, per lo spazio di una giornata di cammino,  

                                                             e svolazzavano per l’aria ali ‘altezza di due cubiti

                                                             sopra la terra.

                                                             Numeri, XI, 31

      6 – Venghino, venghino! – Una volta preso il potere, a che servono i prodigi? Questa è una domanda ingenua, che serve solo a sottolineare certe debolezze del pensiero laico. Il potere ha bisogno di manutenzione. In questo, il pensiero della chiesa (specie cattolica) è senza scrupoli; anzi, senza pudore. Può anche fare finta (al vertice) di dubitare che la madonna che piange sangue non sia un prodigio genuino; ma non arriverebbe mai al punto di deridere la credulità popolare e, anzi, chiude uno e anche due occhi purché la gente si accalchi attorno al fenomeno. Ci vuole una dose di cattivo gusto non comune per servirsi di simili schifezze. Ogni sghignazzo è considerato bestemmia, ogni interrogativo imbarazzante, pure. Si può donare la madonna, a partire da quel sangue? Ahi, ahi! Se si scopre che è il sangue di un poveraccio, magari rubato a una banca del sangue, bisogna informare i carabinieri? Se è di pollo, è meno miracoloso? E se è tintura? A me sembrerebbe miracoloso lo stesso, se di miracolo si trattasse: io non credo ai miracoli, perciò non mi fa specie che il sangue non sia umano ma solo l’idea che una statua faccia una cosa purchessìa. Anche un po’ di pipì, se è il caso, ma potete scommettere che la pipì è poco “celeste”; satanica, addirittura. Insomma, a parlarne in pubblico, si aprono spazi insperati di blasfemìa, da capogiro.

      Un mio amico medico (come ho già detto) mi ha spiegato come si fanno le stimmate. Ma è molto difficile controllarle scientificamente, perché le stimmate sono un diritto, coperto da privacy; e noi laici siamo garantisti, dalla nascita. Ma si potrebbe mai privare il mondo dei sofferenti dell’inutile gita a Lourdes? Si può sconsigliare il viaggio a Fatima, a Loreto o in qualche luogo polacco con statue promettenti? Sarebbe come dire: “E’ proibito andare a vedere le aurore boreali, o le cascate del Niagara o l’Etna in eruzione”. Non si può. Però: non ci possono privare della libertà di riderne a crepapelle, di sghignazzare senza freni, di lacrimare per eccesso di ilarità: pubblicamente, davanti a chi ci pare, magari davanti agli adoratori della madonna miracolosa, sulla banchina del treno per Lourdes, davanti alla teca con il sangue di San Gennaro, in piazza San Pietro mentre il papa dice banalità. Non si può accettare che il nostro riso offenda la loro fede se non si accetta che la loro fede, ostentata, offende il nostro buon senso.

      Il circo religioso va crescendo: non come numero di credenti ligi ai precetti, ma come numeri del baraccone: santi a centinaia, nonché beati (forse a migliaia), giubileo da oscurare il carnevale di Rio, encicliche che vanno a finire persino su riviste culturali, viaggi pontificali in mezzo mondo. I santi li fa personalmente il papa, sulla base di miracoli certificati (?). Padre Pio, per esempio. Prima si certifica un bel miracolo che fece in vita, poi lo si fa santo e si innesca l’attesa dei miracoli che farà con il certificato di santità. Li farà: lo ha detto il santificatore capo, il dirigente più alto dell’ufficio santificazioni, il signor papa che, per definizione, fa santo chi gli pare perché essere santi significa che al papa gli garba che tu lo sia: potrebbe essere altrimenti? Via! Per esempio, io potrei essere buono e generoso quanto mi pare, ma mai il papa mi farà santo, perché sto scrivendo qui che il papa fa santo solo chi gli pare, che è la pura verità ma il papa non vuole che si dica. Comunque, avete mai sentito di un santo perfettamente sconosciuto? E’ un paradosso, ma uno dei requisiti fondamentali della santità dovrebbe essere quello di non essere assolutamente nessuno. Invece, i santi santificati sono “utili santi”, nel senso in cui si dice “utili idioti” (l’analogia è puramente letteraria). Insomma, la santità è incompatibile con troppe cose per avere un senso. Ovvero, servono a un certo tipo di potere, che li usa per adescare, per concimare la credulità popolare. La domanda elementare è: una persona intelligente,  può aspirare a diventare santo? Voglio dire, coscientemente. Mi permetto di dubitarne: c’è qualcosa di deviante, nel concetto di santità; di superfluo, di inelegante, di provinciale, di kitsch. Forse non rendo l’idea, ma ce l’ ho qui, sulla punta della lingua.

                                                          Che il mio signore non si adiri; tu conosci questo

                                                          popolo come è inclinato al male.

                                                          Esodo, XXXII, 22

      7 – Seconda rivelazione dello hacker apocrifo della fine del II millennio. – In quel tempo, tutti i laici si facevano in quattro per apparire di mente aperta e comprensivi verso i credenti e i religiosi di mestiere. Le gazzette ripetevano continuamente che ogni avversione ed ostilità alla chiesa ed ai suoi emissari era roba d’altri tempi, disdicevole e superata. Ma un giorno mi arrivò questa seconda e più sorprendente rivelazione, del solito hacker apocrifo: 

Ciò che appare naturale e ovvio non sempre lo è. Potrebbe nascondere le radici del disastro. E non sempre un disastro si presenta con i connotati ovvii dell’evento indesiderabile. Ecco che cosa mi è stato rivelato: la fine del mondo che tutti paventano è quella materiale. Perché questo è il limite dell’uomo: le fiamme o l’inondazione o le meteore che piovono dal cielo possono distruggere il mondo. Oh come è povero l’essere che pure dio ha messo nel mezzo dei suoi pensieri. Sa morire in un modo solo, con la carne e la materia del suo mondo. Giudica egli recuperabile l’immenso abbrutimento che può derivargli dalla stupidità. Ebbene, io vi dico che il giorno che un papa vorrà chiamarsi Kevin I o Woody I e non ne riderete, la vostra mente sarà già morta, la fine del mondo avvenuta. Il giorno che la conferenza episcopale deciderà di acquistare le quote di un periodico di astrologia, l’universo pensante sarà già sparito nel nulla. Ma questo è niente. Se mai diverrà universale l’essere religioso, se non vi sarà nemmeno l’ombra di un disdegnoso ateo, se tutti praticheranno i riti che ad essi è richiesto praticare, se ogni atto del giorno e della notte sarà tramutato in una devozione, se ogni uomo vorrà con forza essere prete e ogni donna suora, se le parole si riempiranno di invocazioni e i gesti di solennità, se tutto ciò avverrà senza parere, perché i più si conformeranno per non essere diversi dai meno, se s’apriranno scuole d’avviamento alla santità, ebbene allora il mondo non ci sarà più come sede vivibile pur non essendovi alcuno che ne comprenda l’invivibilità. Sarà come se tutti gli esseri fossero finiti in un manicomio particolarissimo, in cui i malati non si guardano nemmeno e ciascuno consuma la sua follia ripetendola infinite volte allo stesso modo, perché questo è religione, reiterare senza sosta devozioni prive di ogni fascino, tant’è che è indispensabile la fede per sopportarle. E moltitudini di imbecilli, incoraggiati dal papa e dai suoi accoliti, si eserciteranno ad espiare peccati che non hanno mai commesso, senza nemmeno sospettare che la stupidità sia il peccato più orrendo, matrice di tutti gli altri. Il popolo è inclinato al male, dicevano le scritture; ma quale sia il male peggiore non fu mai detto, sino a questa rivelazione. E intanto, i preti avevano convertito in male ogni piacere, ogni felicità, la stessa intelligenza; sicché l’uomo di domani ad essi sarà ubbidiente e così facendo annullerà se stesso e il genere.

      La severità dello hacker apocrifo mi ha turbato. Avverto nelle sue parole una verità che sono stato disabituato a riconoscere. Vorrei…

      Cosa, esattamente, vorrei? Vorrei convincere qualcuno, probabilmente: questo è un vizio umano che condivido con i fedeli, i credenti. Non devo convincere nessuno, se sono un vero laico. Devo restare nell’assoluto anonimato. Ma è quello che io stesso pretendevo per i santi! Sto precipitando nei paradossi. O nel nominalismo: ma se accettassi di fare convergere i santi e i laici anonimi farei un disastro. No, bisogna essere prudenti.

      Quesito: E’ possibile la religione senza la predicazione di una dottrina?  

      Ancora più difficile: E’ possibile disinfestare un cervello indottrinato da una predicazione?

Ho paura che la risposta alla prima domanda possa, in qualche modo, essere sì. Ancora di più ho paura che la risposta alla seconda domanda sia no.                                            

                                                                   Passati pochi giorni

                                                                    tutto è dimenticato

                                                                    e come muore il sapiente

                                                                    muore l’idiota.

                                                                    Ecclesiaste, II, 16

      8 – Ma gli affari sono affari. – Padre Pio frutta 30 miliardi di lire (circa 15 milioni di Euro) all’anno: 6 milioni di pellegrini. San Giovanni Rotondo come Lourdes. Renzo Piano farà il nuovo convento (dicono). L’importante è mantenere viva la memoria. I miracoli servono anche a questo, come il richiamo dei vaccini. A casa arriva un depliant: “La storia di Padre Pio”, a sole 9.900 lire, incluso un rosario fluorescente! Visibile anche al buio! (Novità Piemme, “Libro Amico” di Marzo). Supponiamo che una devozione pari a un decimo di Padre Pio si sviluppi per i circa ottocento Santi e Beati fatti dal solo papa polacco (il che raddoppia quelli fatti dal 1600 a oggi): vuol dire 3 miliardi all’anno ciascuno, per 800, fa 2.400 miliardi di spese votive. Se la gente è così cogliona da sborsarli, possiamo impedire a gente d’affari come i preti di incassarli? Itur et recurritur! ad curiam nec ante/ quod consequitur/nam exuitur quadrante. (Si va e si viene dalla curia, ma non si ottiene nulla finché non si sborsa il denaro, dicono i Carmina Burana). Mi dice un mio collega: le stimmate sono scomparse dalle mani di Padre Pio, un giorno dopo la sua morte. Invece di sospettare che fossero banalmente dipinte, hanno gridato: “Miracolo!”. Ma che miracolo è?

      Naturalmente, l’affare più grande consiste nel diventare papa o – almeno almeno – far diventare papa un proprio protettore. Potrebbe non esserci lotta intestina, dietro quel miraggio? Immaginate, avere il potere di dire la “verità”! Che cosa è la verità? Non è altro che ciò che il papa dice, insindacabilmente. Che gioco formidabile! Per esempio, a me piacerebbe dire che Gesù aveva un gatto e che amava moltissimo tutti i gatti; e che i cattolici devono rispettare i gatti. Renderei un servizio a tutti i gatti che – ovviamente – piacciono a me. Fare male ai gatti: bestemmia! eresia! lo ha detto il papa. Fiorirebbero gli studi storici: come si chiamava il gatto di Gesù? Ovviamente, Cris. Quando andava in giro a predicare e a fare miracoli. Gesù lasciava Cris alla Maddalena, che era la più nota gattara di Gerusalemme. Già prima della crocifissione, i due venivano chiamati Gesù & Cris, noti in tutta la città. Un diverbio Gesù lo ebbe quando pretese che Cris entrasse nel Tempio e i sacerdoti non volevano. Allora lui disse: “Cris no, e i vostri sporchi commerci sì?” e quelli si incazzarono perché, per la rabbia si mise a scacciare i mercanti dal tempio. Sto dicendo cose dissacranti? Bé, trovatemi che cosa c’è di male in quello che ho appena scritto. Poveri gatti! Arriverà l’ora del loro riscatto. E ve l’immaginate il numero sensazionale di nuovi credenti che questa presa di posizione farebbe affluire? Se i gatti potessero entrare in chiesa e ricevere lì i loro cartoccetti di trippa dalle gattare, il numero dei “praticanti”, dei “fedeli”, andrebbe alle stelle. Si potrebbero beatificare umili vecchine: la beata Giuseppina del fegatino, la santa Graziella del cartoccetto, raffigurate nei santini mentre danno da mangiare al gatto Cris il sacro cuore di Gesù. “E la verità storica ?”, direte. Ma che bisogno ce n’è? Come se fin qui la verità storica avesse avuto un ruolo: l’immacolata concezione, l’assunzione, la resurrezione, e via discorrendo; tutte verità papali. O non si dice: “papale papale” per dire che si stanno dicendo le cose così come stanno?

      Ma torniamo agli affari. Come dicevo, il vero colpo sarebbe quello di prendere il potere e poi spruzzare un po’ di verità (“rivelazioni”) da festeggiare con appositi contributi popolari. Adesso non so se la curia considererebbe economicamente utile il gatto Cris; e non si potrebbero fare soldi senza la collaborazione della curia. Le obiezioni potrebbero essere molte: forte piscio di gatto in San Pietro e nelle basiliche delle principali città, con conseguenti spese per le pulizie (ma le gattare potrebbero avere come penitenza nella confessione la ripulitura delle chiese invece di quelle stupide preghierine ripetute all’infinito). Rischio di mandare alle stelle le quotazioni del cibo per gatti (ma si potrebbero produrre le scatolette di “bocconcini benedetti” in una fabbrica vaticana: Miopapa, o KitPap o PappaPapa, Bocconcini Cardinale, Don Miao e così via). Un altro problema sarebbe quello dei tremendi miagolii e delle zuffe tra maschi in primavera e in autunno; e poi delle scopate sotto gli altari, con le gattine tenute brutalmente per il collo per il tempo necessario accanto alle reliquie di Sant’Alfonso o alla statua della Vergine. Sterilizzare i gatti? Mai più! Difesa del diritto alla vita. Educarli alla castità? ‘Na parola… La proposta di intervenire sul patrimonio genetico per produrre una razza di gatti che non scopano, ah! vade retro! ecco un nuovo conflitto con la scienza, la nemica di sempre. Dunque, i gatti rischiano l’improponibilità a causa delle scarse prospettive di profitto, sto cercando di ragionare come i preti, ma so benissimo che sono una nullità, al loro confronto.

      Ci vorrebbe un dogma nuovo, redditizio. Vediamo, sinora sono stati fatti dogmi che si traducevano in feste e perciò in elargizioni pubbliche e private. E’ una via un po’ usurata. Bisognerebbe inventare una specie di sportello (tipo Bancomat), da installare nel muro accanto alla porta delle chiese, per offerte “cassa continua”. Come è noto, se uno deve prendere una moneta dal borsellino, istintivamente è tirchio e prende poco; ma se l’operazione si fa con scheda magnetica che immette un credito riscuotibile nella macchina, allora la gente è disposta a concedere cifre più alte. Naturalmente, riceve un bollino o più bollini che permettono di ottenere vantaggi spirituali. Un po’ come le indulgenze, modernizzate. Ma come fame un dogma nuovo? In effetti, bisogna che la chiesa si decida, se non vuole essere tagliata fuori dalla tecnologia. Basterebbe fare santo un celebre finanziere, possibilmente uno che è stato direttore di banca cattolica (troppi ce n’è!) e svelare (o rivelare? come si dice?) che aveva inventato il “Credito Divino” per la salvezza delle anime. Ma un vero uomo d’affari (o un vescovo) saprebbe fare meglio di me. Giordano, meglio lasciarlo perdere. 

                                                             Domani i vostri figli diranno ai nostri figli: che

                                                             avete voi a che fare col Signore Dio di Israele?  

                                                             Giosuè, XXII, 24

      9 – Ma torniamo alle origini – Mi dicono che l’idea di dio ha varie possibili origini: intanto, i cosiddetti interrogativi cosmici, “da dove veniamo?”, “dove andiamo?”, “chi ha creato il mondo?” e simili. Poi, c’è la paura della morte, che secondo alcuni sarebbe il motivo dei motivi. Sono due categorie diverse, almeno complementari. Sono entrambe intrinsecamente rozze, perché molto materialmente concrete. Gli interrogativi cosmici nascono dall’idea che non la materia ma solo l’essere pensante siano in grado di prendere decisioni creative, ossia di generare stati di aggregazione evoluta dei costituenti. Perciò, giacché questi stati ci sono, uomo incluso, non possono essere che atti creativi di qualcuno che li sa anche pensare. In altri termini, è dio che è fatto a nostra immagine e somiglianza. La paura della morte è diversa da questa identificazione di dio con l’uomo. E’ la sorte di sé che interessa e spinge a pretendere l’esistenza di qualcuno che possa estendere i nostri limiti temporali, sia pure in forme bizzarre, come spiriti o come reincarnazioni. Mi dicono che la religione riesce a tranquillizzare molti di fronte alla morte: trovo questa davvero la manifestazione più ridicola degli esseri umani. Non ci fa nessun effetto di avere una estensione limitata nello spazio e di non poter essere dovunque contemporaneamente, ma vorremmo essere illimitati nel tempo, vivere tutta la storia, dall’inizio alla fine del mondo. E’ così difficile dire: “questo è il mio spazio, questo è il mio tempo” e accontentarsi di una fetta di metri cubi e di anni? Che questa ansia produca il desiderio di viaggiare e di studiare la storia, posso capirlo. Ma se fosse sicuro che, da morti, vivremmo con dio per l’eternità come puri spiriti che vanno in giro dove gli pare, allora dovremmo aspirare a morire il più presto possibile, senza perdere tempo a soffrire come “corpi”. Invece, mi pare che nessuno abbia voglia di fare baratti di questo tipo: la vita post-mortem è solo un vantaggio della polizza religiosa, intanto godiamoci questa vita qua. I credenti sono in realtà miscredenti fottutissimi: tra credere e avere c’è un abisso, e intanto è meglio avere, poi si vedrà [2].

      Questo tipo di argomenti per convalidare la necessità di dio è in realtà di estrema povertà. Ma se ne possono inventare altri? Io dovrei dire di no, ma, come ho già spiegato, odio negare perché non so come si dimostra che una negazione è vera (in molti casi, non sempre): qui non si tratta di rispondere alla domanda: “Scusi, c’è Giovanni?”, “No, non c’è, è uscito”. E’ il non-esistere che confonde le idee: cioè la soluzione migliore per non negare ciò di cui non si sa e non si è mai saputo nulla è, appunto, di non negarla ma di restare possibilisti. Allora, un laico sarebbe uno che è stufo di essere possibilista? Oh, poveri laici! No, un laico è uno che semplicemente non indaga su “fenomeni” che non si sono mai manifestati nella realtà ma solo nella fantasia di qualcuno. E che? dio sarebbe un “fenomeno”? Ma naturalmente, un fenomeno retorico, una cosa di cui si parla, come la paura, l’insicurezza, la voglia di compagnia, la curiosità; e potrebbe esserlo come tante altre cose ancora più eccitanti, come la libidine, il godimento fisico (gastronomico o sessuale che sia), il piacere artistico eccetera, se non avessero proibito questi accostamenti impuri (chissà perché impuri, poi). Io credo che la paura abbia le sue radici biochimiche e biofisiche. Anche il dio di cui si parla potrebbe averle. Per esempio, potrebbe esserci un angolino del cervello umano preposto all’invenzione mitologica. Come tutte le cose che avvengono nel cervello umano, anche il pensiero mitologico ha avuto la sua evoluzione storica; non molto positiva in verità, se da un paganesimo pasticcione e scostumato si è passati a vari monoteismi inesorabili e rigidi come spade. Insomma, l’idea di dio è molto umana, così come è umanissima l’idea di governare in nome di dio e di farci soldi, visto l’incredibile numero di gonzi disponibili a sottomettersi all’invenzione e pagare per avere il certificato.

      Ma con questo, più che mai, non credo un accidente di ciò che vanno predicando. La questione purtroppo implica che, mio malgrado, io (e tanti altri, per la verità) debba decidere se fare finta di niente o no. Non fare finta di niente può significare tante cose: divertirsi alle spalle dei credenti e darsi da fare per laicizzarli o tormentarli con il dubbio; oppure combattere il potere dei preti tout court . La prima attitudine fa un po’ senso, perché insinuare dubbi nei cattolici (in particolare) vuol dire mettersi a parlare come loro: “come mai dio tollera il male?”, “perché il papa è infallibile?”, e così via, tutta roba che i devoti leggono continuamente sui loro libri, proprio perché i preti sanno che basta suggerire di avere fede per superare gli ostacoli. No, così no. Combattere il potere ecclesiastico significa essere anticlericali. Ho il sospetto che ai preti piacciano gli anticlericali: un minimo di molestie aiuta ad attirare l’attenzione su di sé: un vero anticlericale ad oltranza dovrebbe rendergli la vita difficile nell’esercizio delle loro funzioni, che so, interromperli durante la predica o la celebrazione di un matrimonio con qualche “ma va là!” o “ma mi faccia il favore!”, oppure distribuendo volantini all’entrata della chiesa, oppure telefonandogli nella notte, o mangiando noccioline durante la messa. Ma è evidente che gli anticlericali così fatti sono fuori moda. E non resta che argomentare dottamente sulle gazzette o in raduni mondani, il che riduce di molto la portata dei dubbi, perché è costume degli intellettuali restare saldamente della propria opinione a dispetto di ogni buona ragione. Gli intellettuali non hanno “illuminazioni” se non autogene; non si è mai visto che si facciano illuminare da un collega.

      Dunque, né la derisione dei credenti né la contestazione dei preti sembra molto efficace. Non si sa che fare. La fede ha tutte le caratteristiche delle peggiori erbacce. Che crescono dove nessuno coltiva qualcosa. Il segreto sarebbe, perciò, quello di coltivare. Andandoci piano con la metafisica, magari, che è un concime per ogni piantacela. Invece, le cose della ragione sono delicate e muoiono soffocate dalla gramigna in men che non si dica. La soppressione degli imbecilli è un vasto programma, diceva De Gaulle. Il fatto è che l’imbecillità di massa rappresenta un “potere di classe” e la chiesa lo ha capito da migliata di anni; e lo sta sfruttando. I laici, addirittura, negano che esista l’imbecillità. Il pessimismo sta vincendo a piene mani nel mio cuore.

                                                           Ecco io mando l’angelo mio innanzi al tuo cospetto;

                                                           il quale preparerà la tua via davanti a tè.

                                                           Vangelo sec. Marco, 1,2

      10 – Terza ed ultima rivelazione dello hacker apocrifo della fine del secondo millennio – Lo hacker apocrifo si manifestò un giorno in cui meno me lo aspettavo. Il messaggio arrivò con una grafica insolita, rinnovata. Come se volesse autopromuoversi mediante espedienti pubblicitari. Pensai  che era davvero uno strano tipo. Scrisse: 

In verità, gli uomini sono capaci di guardare solo agli aspetti esteriori e sono incapaci di ammirare i dettagli. Anche tu, lettore, hai notato il cambiamento grafico del mio messaggio, ma non riesci a capire perché l’ ho fatto. Forse te ne farai un’idea dopo. Ma tu guarda: i computer cambiano di anno in anno, ciò che è nuovo oggi è già vecchio domani. Anche l’uomo, sebbene il suo cambiamento sia assai più lento, nei millenni. Ma tu riesci a vedere i cambiamenti che impiegano meno della tua vita ad avvenire, quelli dei tuoi simili non li vedi affatto. Eppure, siete cambiati. Quando le cose che oggi vi fanno parlare accadevano sul lago di Tiberiade o sulle rive del Mar Morto, eravate diversi; non moltissimo, ma diversi. Sei capace di immaginare un mondo in cui non si possono prendere appunti, registrare interviste, fotografare un fatto strano, mandare in onda un raduno? No, non sei capace, dovresti pensare a una capacità mnemonica che è molto diminuita in te, perché sostituita dalle macchine. E ora, pensa ad una scampagnata di amici che vogliono rifare il mondo, perché i romani rompono le scatole e gli ebrei (di cui pure sono parte) non sono da meno. Parlano e parlano e poi, appena possibile, fanno rotoli  di manoscritti a imitazione dei soli testi in circolazione: i libri sacri. Naturalmente, con nuove idee. Come rinunciare a descrivere miracoli e prodigi? Chiunque di noi scriva, inventa. Almeno, se vuole farsi leggere. Ma appena si parla soprannaturalmente, non si fa più letteratura, si fa religione. Loro sapevano se questo fare religione era intenzionale, oppure se lo hanno creduto tale quelli che hanno letto i testi dopo. Non importa. Evidentemente, come best-seller non dispiacevano. Aggiungiamo che tra romani ed ebrei doc ce la mettevano tutta per aiutare: se le verità enunciate e i miracoli potevano essere discussi, i martirii erano martirii senza possibilità di dubbio. Come esimersi dal venerare un martire? E poi, ci si organizza, si fa una chiesa che cementa tutto cominciando con una robusta cospirazione. Bene, a quel punto l’organizzazione è nata. E i laici non possono che pensare di avere ragione al chiuso delle loro stanzette. Per battere una religione non c’è che un’altra religione. In verità vi dico, le religioni succedono a sé stesse. Ma la loro evoluzione è perversa: ogni altro potere umano morirà di stenti (se il comunismo vi ha insegnato qualcosa, non dimenticatelo), perché gli uomini hanno un difetto di fabbricazione: il bisogno di dio. Non tornerò a illuminarvi. Inutile cercare la fabbrica per reclamare. Gli uomini, così come sono, si sono fatti da sé. Addio.

[1] Il carattere antinomico di questa proposizione non è immediatamente percepito anche da persone colte. Se il  modo  (di  dimostrare ecc.)  non  esiste,  esso è una delle cose che non  esistono,  di  cui  perciò non  sarebbe possibile mostrare che è vero che non esiste, come invece afferma la proposizione. Ma se dico che esiste, questo nega la tesi della proposizione. Quindi la proposizione non può essere verificabile in alcun senso.

 [2] Naturalmente, tutto ciò che dico è fortemente condizionato dal cattolicesimo, che è la religione peggiore dal punto di vista del pensiero razionale. Con le restrizioni che introduce nella vita del corpo (che molte altre religioni non hanno) fa dubitare che l’al di là sia piacevole in alcun senso conosciuto.



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