La Buona Scuola ? Le sciocchezze padronali di Renzi e Giannini, per non dir del cane

Roberto Renzetti

Dicembre 2014

La Buona Scuola: ecco i 12 punti della riforma approvata alla Camera

(fotogramma)

Scheda / Approvata alla Camera la riforma proposta dal governo Renzi: tra nuovo pof, poteri dei presidi, fondi e edilizia, ecco come cambierà la scuola italiana

di SALVO INTRAVAIA

20 maggio 2015

ROMA – Buona scuola al giro di boa, tra proteste di piazza e sciopero degli scrutini all’orizzonte. La Camera dei deputati ha approvato, con 316 sì, 137 no e 1 astenuto, il disegno di legge di “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”, con delega su tutta una serie di altre materie: dalla formazione iniziale dei futuri insegnanti alla riforma del sostegno. Ora il disegno di legge, con le modifiche apportate a Montecitorio, passerà al Senato e successivamente alla camera per il voto definitivo, che dovrebbe arrivare entro metà giugno.

Ecco come cambierà – in dodici punti – la scuola italiana.

Autonomia scolastica. I primi articoli del provvedimento  –  1 e 2  –  disegnano i principi generali cui si ispira la riforma Renzi, puntando sulla valorizzazione dell’autonomia scolastica. E individuando nella figura del preside colui che, “nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, garantisce un’efficace ed efficiente gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali”.

Il nuovo Pof. L’articolo 3 introduce il Piano triennale dell’offerta formativa che, “esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia”. E che dovrà conteggiare anche il fabbisogno di cattedre per realizzare la mission che ogni scuola si darà.

Il curriculum dello studente. Le scuole superiori potranno attivare, nei limiti delle risorse assegnate e/o richieste, insegnamenti negli ultimi tre anni della scuola superiore “anche utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità” disponibili per legge. In questo modo gli studenti potranno personalizzare il proprio percorso scolastico adattandolo alle proprie vocazioni e preferenze.

Alternanza scuola-lavoro. Per arginare l’enorme dispersione scolastica che l’Europa ci rimprovera, negli ultimi tre anni della secondaria di secondo grado saranno attivati percorso di alternanza scuola-lavoro per almeno 400 ore negli istituti tecnici e nei professionali e per almeno 200 ore complessive nei licei. Le attività potranno essere svolte anche durante i periodi di sospensione delle attività: in estate e/o durante le vacanze di Natale e Pasqua.

Innovazione digitale e didattica laboratoriale. Per migliorare le competenze digitali degli studenti e per svecchiare la didattica il ministero ha stanziato 30 milioni di euro che saranno ripartiti alle scuole in base al numero delle classi e al numero degli alunni. Il provvedimento prevede anche un potenziamento degli Its, gli istituti tecnici superiori che si pongono come alternativa all’università.

Organico dell’Autonomia. Ogni scuola, limitatamente ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e ai vincitori degli ultimi concorsi, potrà chiedere dal 2016/2017 le risorse di personale docente che servono per realizzare l’azione educativa perseguita dal Ptof. Finora, l’autonomia scolastica è rimasta sulla carta perché le scuole non potevano contare su risorse aggiuntive di personale. In questo modo la riforma intende realizzare appieno l’autonomia scolastica, varata nel 1999 e partita nel 2000.

Il super preside. L’articolo 9, quello sulle competenze del dirigente scolastico, è stato uno dei più contestati. Secondo la visione dell’esecutivo, per rilanciare la scuola italiana occorre liberare le mani al capo d’istituto che finora ha avuto più responsabilità che margini di manovra per fare funzionare al meglio gli istituti. I presidi-sindaci potranno scegliere, motivando, i neoassunti dagli albi territoriali. Potranno formare la squadra  –  fino al 10 per cento del personale docente in forza nella scuola  –  che li supporterà durante l’anno nella gestione della scuola e potranno, dopo avere sentito il parere del Comitato di valutazione della scuola, premiare i docenti migliori. E promuovere o bocciare i neoassunti nell’anno di prova. Un cambio di prospettiva che equivale ad una vera rivoluzione copernicana per la scuola nostrana. Ma ogni tre anni verrà valutato e dall’esito della pagella dipenderà una parte del suo futuro stipendio: la cosiddetta retribuzione di risultato.

Piano da 100mila assunzioni. E’ forse uno dei punti più attesi dai precari della scuola. Dal primo settembre prossimo, le graduatorie ad esaurimento verranno quasi svuotate. L’obiettivo del governo era quello di voltare pagina con il precariato scolastico e avviare una stagione di concorsi per il reclutamento degli insegnanti 2.0. Ma in commissione e in aula i deputati hanno preferito fare qualche modifica. I 100mila neo assunti  –  gli inclusi nelle graduatorie ad esaurimento della scuola primaria e secondaria e i vincitori degli ultimi concorsi a posti  –  verranno inseriti in albi territoriali  –  che nel 2015/2016 avranno la dimensione dell’intera provincia  –  dai quali i presidi pescheranno per il reclutamento del personale necessario alla scuola. Gli idonei del concorso 2012 verranno assunti, ma a partire dal 2016/2017. Le graduatorie provinciali, tuttavia, non verranno cancellate a partire dal prossimo mese di settembre. L’emendamento Rocchi approvato ieri ha previsto che le graduatorie della secondaria verranno chiuse, solo se esaurite. Questa modifica dovrebbe evitare di lasciare fuori precari di vecchia data e un esodo verso le regioni settentrionali da parte dei precari meridionali, che potranno aspettare il loro turno comodamente seduti a casa. E prima del primo ottobre 2015 verranno banditi i nuovi concorsi per 60mila posti all’anno.

Carta dell’insegnante. Per le spese di aggiornamento  –  acquisto di libri, manuali, biglietti teatrali e di spettacoli  –  ogni insegnate avrà un budget annuale di 500 euro da spendere.

Agevolazioni fiscali. Alla fine, il 5 per mille che le scuole avrebbero potuto ricevere da ogni contribuente è stato stralciato. Il pericolo che si potesse aggravare la sperequazione tra scuole ricche e povere della stessa città e di aree diverse del paese aveva prodotto scontri durissimi tra maggioranza e opposizioni anche in commissione. Tra i bonus previsti dal disegno di legge sono rimasti lo school bonus  –  erogazioni liberali che prevedono un credito d’imposta a favore del donatore  –  e la detrazione fiscale per coloro che mandano i figli nelle scuole paritarie.

Edilizia scolastica. Il pacchetto per rendere le scuole italiane più sicure entra a pieno titolo nella riforma con due articoli. I 36mila plessi scolastici verranno resi più sicuri attraverso i 4 miliardi di finanziamenti racimolati qualche mese dopo il suo insediamento. Per evitare le gli incidenti continuino a mandare in ospedale insegnanti e alunni, è previsto un piano di “Indagini diagnostiche sugli edifici scolastici”. E siccome tre quarti delle scuole ha già oltre 30 anni di vita, il governo ha previsto la costruzione di “scuole innovative”, almeno una per regione.

Deleghe. La riforma prevede anche 8 deleghe che completeranno il puzzle pensato dalla coppia Renzi-Giannini. Tra i primi decreti c’è quello della redazione di un nuovo Testo unico in materia di istruzione. L’ultimo risale al 1994. Tra le Il governo, attraverso una delega, vuole rimettere mano al sistema della formazione iniziale: quale percorso universitario occorre intraprendere per diventare docenti. E una riforma del sostegno per i soggetti con disabilità. Le altre 5 deleghe prevedono: la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale; l’istituzione del percorso zero-sei anni per l’istruzione dell’infanzia, “costituito dai servizi educativi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia, al fine di garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione”; una norma generale sul diritto allo studio; un decreto per la “promozione e diffusione della cultura umanistica e la valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale, musicale, teatrale, coreutica, cinematografica e

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il sostegno della creatività connessa alla sfera estetica”; il riordino degli istituti statali all’estero e “l’adeguamento al nuovo contesto della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato”.

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Il disegno di legge sulla riforma della scuola si chiama “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”: è stato chiamato dal governo “La Buona Scuola”. Il ddl è stato presentato lo scorso 27 marzo in Parlamento, dopo una consultazione pubblica che è durata diversi mesi e ha coinvolto quasi due milioni di persone, secondo i dati del governo. Attualmente è in esame presso la Settima commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione): è diviso in 8 capi ed è composto da 24 articoli.

Organico e autonomia
Uno dei principi fondamentali della riforma “La Buona Scuola” è il rafforzamento dell’autonomia scolastica, cioè una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola: le istituzioni scolastiche avranno l’onere di determinare triennalmente la propria offerta formativa e a questa triennalità saranno legati altri adempimenti dell’amministrazione, come gli organici, la mobilità del personale e le assunzioni.

L’organico sarà gestito interamente dal dirigente scolastico, cioè il preside, che potrà proporre le cattedre e i posti utilizzando gli albi territoriali costituiti dagli Uffici Scolastici Regionali in base a una sua valutazione. La chiamata degli insegnanti sarà dunque diretta, senza più graduatorie, ma sulla base degli albi a cui si accede per concorso pubblico oppure che rientreranno nelle assunzioni straordinarie di settembre 2015 (ci arriviamo). Il dirigente gestirà anche le supplenze fino a dieci giorni e potrà assegnarle sulla base dell’organico a disposizione anche a personale con abilitazione diversa da quella necessaria per la supplenza, ma con il titolo di studio corrispondente (potranno cioè fare supplenze anche i docenti senza specifica abilitazione: basta il titolo di studio). La retribuzione resta invariata: se, per esempio, una maestra della primaria viene chiamata a fare supplenza in una classe di scuola media del comprensivo, non avrà un aumento salariale.

L’organico dovrà essere «funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle Istituzioni scolastiche». Entro una determinata data, le scuole dovranno presentare un piano strategico.

Mobilità
I docenti potranno entrare soltanto negli albi, quindi, e non chiedere una scuola specifica: sarà il dirigente a proporre un incarico ai docenti scelti dall’albo. Tutti i docenti iscritti all’albo vengono comunque stipendiati. Gli incarichi avranno durata triennale, sulla base del progetto educativo della scuola, e saranno rinnovabili da parte del dirigente. A partire dall’entrata in vigore della legge, i docenti e il personale scolastico non potranno lavorare per più di 36 mesi, anche non continuativi, con contratti a tempo determinato. Non è chiaro che cosa succederà una volta terminati questi 36 mesi. In passato sembrava che l’orientamento fosse garantire un contratto a tempo determinato al termine dei 36 mesi, ma nel testo attuale della legge questa possibilità non è esplicitamente ribadita – e quindi c’è il rischio dopo 36 mesi il personale non possa più lavorare.

Formazione docenti
I docenti avranno 500 euro annui a disposizione da spendere per la propria formazione: si va dai libri ai software, dai concerti ai corsi. A questi si aggiungono anche 40 milioni di euro stanziati per la loro formazione durante il servizio. Le priorità di formazione per il 2015 sono lingue, inclusione scolastica, didattica innovativa e digitale.

Merito e bonus
Saranno messi a disposizione 200 milioni di euro a partire dal 2016 per il merito del singolo docente: il bonus verrà distribuito dal dirigente al docente che lo merita – motivando la decisione al Consiglio di Istituto, la cui composizione rimane invariata – sulla base di specifici criteri che vanno dal rendimento degli alunni all’innovazione della metodologia didattica, dal miglioramento complessivo della scuola alla qualità dell’insegnamento.

Gli scatti di anzianità (cioè gli aumenti di stipendio) non saranno più legati solo all’anzianità ma anche ai crediti formativi e didattici che gli insegnanti accumuleranno nel tempo: si inizierà quindi a introdurre una diversificazione delle retribuzioni del personale docente basata su una valutazione del “merito” piuttosto che sull’anzianità di servizio. I curricula dei professori saranno online.

Immissioni in ruolo
Ci sarà un piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015-2016. Nel corso del 2015 verranno eliminate le graduatorie a esaurimento e saranno immessi in ruolo circa 100 mila insegnanti oggi precari (parte di questi sarebbero comunque subentrati agli insegnanti per i quali è prevista la pensione).

Restano esclusi dalle assunzioni gli insegnanti della scuola materna (circa 23 mila persone), gli idonei all’ultimo concorso (oltre 6 mila che hanno vinto il concorso del 2012 superando prove scritte e orali ma che non hanno ottenuto la cattedra perché non c’era un numero sufficiente di posti liberi, per i quali il PD propone un concorso riservato entro la fine dell’anno), i precari d’istituto rimasti fuori dalla graduatoria ad esaurimento che hanno però fatto tirocini e preso abilitazioni e che hanno prestato servizio come supplenti negli scorsi anni; infine resteranno esclusi i cosiddetti “supplenti lunghi”, coloro cioè che hanno fatto supplenze continue per oltre trentasei mesi e che sono stati oggetto di una recente sentenza della Corte di giustizia europea che ha condannato l’Italia per abuso di precarietà.

Anno di prova
Al termine dell’anno di prova i dirigenti potranno rimuovere senza obbligo di preavviso i docenti che verranno valutati negativamente. Il giudizio finale spetterà al dirigente senza più il coinvolgimento del Comitato di valutazione del servizio. Il docente rimosso ritorna a disposizione delle chiamate di altri dirigenti e mantiene lo stipendio.

Aumenti per i dirigenti
12 milioni di euro nel 2015 e 35 milioni annui dal 2016 è l’incremento del “Fondo unico nazionale per la retribuzione della posizione, fissa e variabile e della retribuzione di risultato” dei presidi, viste le loro nuove competenze.

Scuola-lavoro
Mentre prima gli stage erano previsti esclusivamente per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, con la riforma dovranno farne tutti coloro che frequentano il triennio delle superiori (compresi i licei): 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, 200 per gli studenti dei licei. Gli stage si potranno fare sia in aziende private che in enti pubblici.

Nuove forme di finanziamento e detrazioni
Oltre ai finanziamenti statali le scuole potranno ricevere il 5 per mille, potranno usufruire del credito di imposta e lo “school bonus”, un bonus fiscale per le eventuali donazioni in denaro ricevute da privati. Le spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria dell’infanzia o del primo ciclo (elementari e medie) saranno parzialmente detraibili dalla dichiarazione dei redditi, con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno: una prima stima indica intorno ai 66,4 milioni di euro l’importo annuo previsto.

I principali punti della contestazione alla riforma riguardano:
– la stabilizzazione dei precari che non è ritenuta sufficiente: coinvolgerà meno precari di quanto annunciato (148 mila);
– il troppo potere dato ai dirigenti scolastici;
– il rinnovo dei contratti poiché gli stipendi non vengono aggiornati dal 2008;
– gli sgravi per chi decide di iscrivere i figli alle scuole private paritarie.

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Le schede 

La Buona Scuola mette al centro l’autonomia. Il ddl consente di realizzare l’autonomia scolastica, assegnando maggiori strumenti ai dirigenti delle scuole per chiedere e gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le istituzioni scolastiche avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia (garantito, a partire dal prossimo anno scolastico, attraverso un piano straordinario di assunzioni) per coprire le cattedre vacanti, rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, combattere la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva, eliminare le supplenze più dannose, anno dopo anno, per la continuità della didattica. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i loro Piani dell’offerta formativa. I Piani diventano triennali e vengono elaborati con la partecipazione di tutte le componenti della scuola: il Piano è elaborato dal Collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, ed è poi approvato dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono presenti anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200 con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno dal 2016. Risorse che servono alle scuole per comprare tutto quello di cui hanno bisogno per didattica e attività amministrative. Un piano straordinario di assunzioni Il ddl dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per il 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare l’organico dell’autonomia. Oltre 100.000 insegnanti saranno assunti a settembre 2015. Dopo si torna ad assumere per concorso. Grazie alle assunzioni, la scuola avrà l’8% di docenti in più, per una media di 7 per ciascuna istituzione scolastica. Il disegno di legge pone un limite alla reiterazione dei contratti a termine: non si potrà andare oltre i 36 mesi anche non continuativi per evitare la creazione di nuovi bacini di precari e rispettare le normative Ue. Il calcolo dei 36 mesi si applica a partire dai contratti stipulati dal prossimo anno scolastico, il 2015/2016. La regolarità dei concorsi garantirà la possibilità a chi fa supplenze ed è abilitato di poter entrare a tempo indeterminato nell’organico dei docenti.Il dirigente scolastico diventa un leader educativo

I presidi diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell’offerta formativa della propria scuola che viene poi elaborato dagli organi collegiali. I dirigenti avranno la possibilità di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti più adatti, per curriculum ed esperienza fatta, per realizzare il progetto formativo della loro scuola. La scelta dei docenti da parte dei presidi avviene all’interno di ambiti territoriali (a regime di dimensione inferiore al territorio della Provincia) predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. Negli ambiti territoriali confluiscono i nuovi assunti: quest’anno i docenti del Piano straordinario, dal prossimo i vincitori di concorso. È lo Stato e non il dirigente scolastico ad assumere gli insegnanti. Solo dopo l’assunzione i docenti vengono individuati dalle scuole sulla base dell’offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche, attraverso il sito della loro scuola, tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. Il loro operato sarà sottoposto a valutazione. Una valutazione che influirà anche sulla loro retribuzione aggiuntiva. La Buona Scuola prepara al futuro

Il disegno di legge prevede il miglioramento dell’offerta formativa sempre più declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali per rispondere alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno inserite in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro. Scuola-lavoro, laboratori e digitale

Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei, si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. È previsto che i ragazzi partecipanti possano esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito un Registro nazionale dell’alternanza in cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi. Sempre per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri 90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l’innovazione l’investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni ce ne saranno altri 30 all’anno a partire dal 2016. Una Card per l’aggiornamento degli insegnanti

Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, l’ingresso a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Per la formazione in servizio viene previsto per la prima volta uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno. Un fondo ad hoc per valorizzare i docenti

Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione interno alla scuola di cui fanno parte anche genitori e studenti. Un bando per ‘Scuole Innovative’, continua l’impegno sull’edilizia Il ddl prevede un bando per la costruzione di scuole altamente innovative, dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Ministero dell’Istruzione, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti delle scuole. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.  Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci delle scuole, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, Cv degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti. School bonus e detrazione rette per chi va alla paritariaCon lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema scolastico. Scatta poi la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria.  Il disegno di legge assegna poi la delega al governo a legiferare in diversi ambiti fra cui il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell’inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni. – See more at: http://www.diregiovani.it/rubriche/mondo-scuola/41118-buona-scuola-miur-riforma-camera-renzi-ddl.dg#sthash.0IQAi5D3.dpuf

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La “buona scuola” di Renzi è davvero buona? Una proposta di legge

10 novembre 2014

SCUOLA PUBBLICA

E’ piaciuto  il comunicato dei docenti del liceo Mamiani di Roma, schierati a gamba tesa contro la “buona scuola” di Renzi. In molti hanno scritto, per segnalare le iniziative dei prof di altri istituti, come l’ISIS Galilei di Firenze, lo scientifico Amaldi di Bitetto, il comprensivo di Albano Laziale, il Salvemini di Bari ecc… tutti decisamente contrari al piano Renzi. Aggiungo, tanto per citarne qualche altro, il documento dei prof dello Scalcerle di Padova, del Pascoli di Firenze, del liceo Russell di Roma, la mozione dell’istituto Cine tv Rossellini di Roma  , del liceo Amaldi e dell’IC Maffi, il Pasteur e il Giordano Bruno, sempre di Roma. Tra i punti più contestati del piano ci sono alcune costanti, che riemergono un po’ in tutti i testi: il blocco degli scatti stipendiali, che verrebbero sostituiti da premi legati al “merito” che però riguarderebbero solo il 66 per cento dei docenti, ogni 3 anni; l’allargamento dei poteri del dirigente scolastico; la creazione di un organico funzionale per reti di scuole che  rischierebbe di creare docenti di serie A e di serie B, destinando i secondi a fare i tappabuchi; l’ingresso dei privati per garantire finanziamenti che non si sa se arriverebbero più; la fine o quasi degli organi collegiali, come già sognava il progetto Aprea. E aggiungo che si chiede l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, tema invece non affrontato affatto nella “buona scuola”.

Ma non sono più solo i singoli istituti a muoversi contro il piano Renzi. La mobilitazione si sta allargando, e qui vorrei cercare di fare il punto.

Intanto, un dubbio: quanti partecipanti ha avuto la consultazione online promossa dal governo sulabuonascuola.gov.it?  Per Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia, al 20 ottobre (un mese abbondante dalla partenza) sarebbero solo 60mila; dato inquietante, se si ricorda la quantità di mezzi e la comunicazione impiegati per promuoverla. Se pensiamo che i docenti sono 700mila, ipotizzando che siano solo loro (e non è detto) ad aver scritto, sarebbero comunque solo l’8 per cento. Un superflop insomma, e resterebbe tale anche se il numero raddoppiasse: il mondo della scuola, tra famiglie, docenti, studenti e Ata riguarda 13 milioni di persone. A questo punto, aspettiamo la chiusura virtuale delle “urne” e vediamo cosa ci dirà il ministro Giannini.

L’iniziativa più importante da segnalare però è un’altra: al di là del piano Renzi, che non ha nessuna valenza giuridica, esiste invece un disegno di legge ““Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore” presentato sia al Senato, sia alla camera, che riprende la legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”  che aveva raccolto oltre 100.000 firme. Che fine ha fatto, e perché non se ne parla?  Il Coordinamento nazionale a sostengo della legge ha scritto ai presidenti Grasso e Boldrini, per avere notizie. Ma non ne sono arrivate. Su lipscuola.it/blog c’è un confronto molto interessante, punto per punto, tra la “buona scuola” e la legge di iniziativa popolare.

Infine, per quanto riguarda i sondaggi online: ora ne ha iniziato uno anche la CGIL, Fai la scuola giusta, per capire cosa serve davvero alla scuola. E intanto, insieme agli altri sindacati, ha appena consegnato a palazzo Chigi 300mila firme raccolte durante la campagna #sbloccacontratto promossa contro il blocco del contratto degli insegnanti fino al 2019.

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Vivalascuola. La “Buona Scuola” di Renzi e la LIP: 2 scuole 2 tour

Pubblicato su novembre 17, 2014 da vivalascuola

Si è conclusa il 15 novembre la consultazione sul piano “La Buona Scuola” presentato il 3 settembre da Matteo Renzi, propagandata da spot televisivi e da un tour di “1.600” incontri. Una farsa sia la consultazione sia il tour: blindati l’una e l’altro, senza possibilità di intervento per i protagonisti primi della scuola: studenti e insegnanti. E questo lo chiamano ascolto. Nello stesso periodo la scuola si è espressa in senso contrario: riproponendo la LIP (Legge di iniziativa popolare per una Buona Scuola per la Repubblica): senza altri mezzi che non fossero l’iniziativa volontaria e il passaparola; e bocciando la proposta renziana in tutti i documenti approvati dai collegi docenti. In questa puntata di vivalascuola presentiamo un confronto molto istruttivo fra le 2 scuole e i 2 tour, con articoli di Anna Angelucci, Marina Boscaino, Marta Gatti, Arcangela Matromarco, Mauro Presini, Carlo Salmaso, Antonia Sani, Giancarlo Vitali Ambrogio.

Indice
(Clicca sul titolo per andare subito all’articolo)

.La consultazione della LIP 
Giancarlo Vitali Ambrogio, La scuola di Renzi: quando incontra la LIP, cede il passo
Carlo Salmaso, In tour con la LIP: senza sottrarsi alla discussione
Mauro Presini, La vera buona scuola è quella per la Repubblica
La consultazione della “Buona Scuola” di Renzi e Giannini 
Anna Angelucci, Dai Collegi Docenti: No alla “Buona Scuola” di Renzi
Mozioni di collegi e assemblee contro la “Buona Scuola” di Renzi
Marina Boscaino, Noi abbiamo discusso, voi avete ascoltato?
Mozioni a favore della “Buona Scuola” di Renzi, Annuncio: Cercasi 
La “Buona Scuola” di Renzi e la LIP: un confronto
Antonia Sani, “Buona Scuola” e Buona Scuola per la Repubblica
Marta Gatti, Le buone scuole a confronto
Arcangela Mastromarco, Renzi li aveva dimenticati: 736.000 alunni stranieri!
Risorse in rete

La consultazione della LIP

Come ha denunciato l’avv. Corrado Mauceri, del comitato fiorentino dell’associazione “Per la Scuola della Repubblica”il governo Renzi ha organizzato una consultazione pilotata per sostenere la cosiddetta “buona scuola. Mauceri denuncia la violazione dell’art. 97 dellaCostituzione perché è venuta meno l’imparzialità dell’Amministrazione, impegnata a propagandare una proposta governativa. Al contempo si ignora il disegno di legge, già presentato alla Camera e al Senato, che, aggiornato, riprende la legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”, che fu sottoscritta da più di 100.000 cittadini. (vedi qui[torna su]

La scuola di Renzi: quando incontra la LIP, cede il passo
di Giancarlo Vitali Ambrogio*

La buona/classista scuola di Renzi dilaga sui media e negli incontri organizzati ad hoc per promuoverla, ma ogni volta che incontra sul suo cammino la buona/pluralista scuola della Repubblica, inevitabilmente deve cedere il passo.

Ho partecipato a due incontri sul futuro della nostra scuola. Uno organizzato da un gruppo di insegnanti e genitori, in modo da rivolgersi in particolare alle famiglie: “Cosa cambierà con la proposta governativa buona scuola?
L’altro organizzato dal circo mediatico-promozionale del nazarenismo dilagante: “La buona scuola, scuola del merito“.
Due situazioni diverse ma con molti punti in comune.

Intanto c’è da rilevare che solo una percentuale da prefisso telefonico, nonostante i media messi a disposizione per diffonderla, ha letto o conosce la proposta RenziNon va meglio, come è facile immaginare, alla proposta di riforma contenuta nella LIP, “una buona scuola per la Repubblica“.

Di conseguenza, normalmente, ci si trova di fronte a platee vergini.Condizione di indubbio interesse per misurare l’effetto che fa metterle a confronto.

Gli incontri a cui ho partecipato si sono consumati più o meno nello stesso modo. Il rappresentante di turno del PD – la prima volta era la responsabile scuola di Bologna, mentre nella seconda era la responsabile scuola nazionale spalleggiata dalla sorella del nostro molto-giovane primo ministro – ha esordito con l’enfasi di chi è lì per presentare al mondo la riforma epocale della scuola del merito e fra anglicismi e belle-parole-ad-effetto snocciola i vari capitoli della proposta governativa, dimenticando inevitabilmente, sempre, di illustrare anche gli effetti che si produrrebbero nel tempo con le loro soluzioni.

Finita la presentazione mitologica della buona scuola entra in scena la scuola della Repubblica attraverso le voci di insegnanti, studenti e genitori. E la musica cambia.

Nella platea vergine inizia ad insinuarsi il dubbio, emergono domande semplici, ingenue ma proprio per questo straordinariamente ficcanti: “Se mia figlia finisce in una classe tenuta da uno degli insegnanti del 33% dovrei essere contenta?” chiede una mamma; un altro genitore: “Se i finanziamenti statali non sono più garantiti per la scuola dell’obbligo che scuola dell’obbligo è?“; e ancora: “Se i soldi che mancano e che mancheranno sempre di più devono essere rimediati dalle singole scuole cosa succederà alla mia scuola di una periferia dormitorio rispetto ad una scuola che affaccia sui Parioli?“; un altro genitore: “nel mio comune di montagna non c’è lavoro né speranza di trovarlo perché non c’è industria e allora dove manderanno mio figlio a fare esperienza scuola-lavoro?“.

Il resto viene da sé, i relatori nazareni cominciano inevitabilmente a dire che ci sono cose da cambiare, prima una, poi due, poi altre e alla fine della serata sorge spontanea la domanda: ma allora che cazzo avete presentato? Un esperimento per vedere l’effetto che fa? Volevate vedere come i nonni e le nonne d’Italia se la cavano con le vostre 136 pagine on-line, quasi fosse un test Invalsi per la terza età?

Applausi. Per la LIP naturalmente.

genitore [torna su]

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In tour con la LIP: senza sottrarsi alla discussione
di Carlo Salmaso*

Abbiamo cominciato a pensarci seriamente circa un anno fa, anche se probabilmente l’idea viaggiava sottotraccia da ben prima.

In fin dei conti è stata lei il motivo per cui la maggior parte di noi si sono conosciuti e frequentati con passione negli ultimi dieci anni, è stata sempre lei ad attirare più recentemente alcuni che nel 2005 non c’erano, ma che una volta conosciuta non l’hanno più potuta lasciare.

Il lancio pubblico è avvenuto al convegno svolto a Bologna “Le parole chiave per capire il presente e progettare il futuro della nostra scuola” del 15 marzo: in quella sede un appassionato intervento di Francesco Mele ne ha ripercorso la genesi e la storia e poi la proposta: analizzare la sua piena attualità e verificare la possibilità di ripresentazione in Parlamento.

Tre mesi di lavoro intenso per trovare la disponibilità di alcuni parlamentari che la adottassero e la ripresentassero a proprio nome; il 12 giugno la conferenza nella sala stampa della camera dei deputati con i primi politici disposti ad esporsi, il 2 agosto la ripresentazione al senato firmata da 14 senatori (a cui se ne sono ultimamente aggiunti altri 3) di quasi tutte le forze politiche, il 15 settembre l’approdo alla camera sottoscritto da 7 deputati.

La legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica ha ripreso il suo viaggio che era stato bruscamente interrotto con la fine della XVI legislatura.

Nel frattempo, il 3 settembre, con una massiccia campagna mediatica, ilpremier Renzi e il ministro Giannini lanciano la proposta de “la buona scuoladal 22 settembre inizia contestualmente LaBuonaScuola in tour,  una serie di eventi, per lo più “addomesticati”, per portare la stessa in giro per l’Italia.

E’ a questo punto che anche le persone che hanno dato vita al Comitato di sostegno alla legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica decidono di cominciare una campagna di sensibilizzazione nel territorio: nasce il LIPtour.

Certo, con molti meno mezzi di quelli a disposizione di governo e ministero, una quindicina di persone si sono rese disponibili per intervenire in tutte quelle situazioni in cui fosse possibile, oltre che sottolineare quanto poco buona sia la proposta renziana, rendere partecipi i cittadini che esiste un’alternativa, che oltretutto, a differenza di quella del premier, ha seguito l’iter costituzionale previsto per tutte le nuove proposte di legge dello stato italiano.

Personalmente ho partecipato ad oltre dieci incontri, svolti prevalentemente nel nord est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino).

Le situazioni sono state le più disparate: dalla riunione montata dal circolo locale del PD a sostegno della proposta dell’attuale segretario di partito, ai convegni di aggiornamento previsti per gli insegnanti, alle assemblee sindacali dei lavoratori della scuola, alle riunioni a tema pensate dagli studenti nei loro istituti, spesso in preparazione di future assemblee scolastiche.

A mio modo di vedere queste ultime sono risultate le iniziative maggiormente interessanti.
Nelle due situazioni in cui mi sono trovato a confrontarmi con gli alunni (il liceo classico/linguistico Petrarca di Trieste e la riunione dei collettivi di Vicenza) le persone presenti si sono dimostrate ben consce di quali siano i rischi insiti nella buona scuola; non solo, essi hanno apprezzato molto l’articolato della LIP e le differenze evidenziate fra i temi comuni alle due proposte.

Sottolineo che il confronto con loro non si è mai ridotto ad una semplice esposizione da parte del sottoscritto delle proprie opinioni; gli studenti mi hanno incalzato con domande precise e puntuali, chiedendo spiegazioni su molti degli spunti presentati ed anche sottolineando perplessità in merito ad alcune scelte, in particolare quella relativa all’elevamento dell’obbligo d’istruzione fino al diciottesimo anno di età.

Ritengo che se c’è una speranza che il nostro percorso possa dare dei frutti essa vada cercata proprio negli studenti: senza la loro collaborazione attiva verrebbe meno lo spirito stesso che ha dato vita alla Lip.

insegnante di Matematica presso l’I.T.T. “F. Severi” di Padova [torna su]

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La vera buona scuola è quella per la Repubblica
di Mauro Presini*

La Buona Scuola in Tour“: a porte chiuse

Giovedì 16 ottobre si è recato a Ferrara il Capo di Gabinetto del Ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: Alessandro Fusacchia, per propagandare la cosiddetta campagna di ascolto denominata “La Buona Scuola in Tour“, proposta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Lo scopo non è stato quello, pomposamente annunciato sul sito del Ministero, di incontrare “il territorio a Ferrara” poiché è avvenuto a porte chiuse, invitando a partecipare i dirigenti scolastici ed amministrativi degli Istituti della provincia, i rappresentanti della Consulta degli studenti, del Forum del Terzo Settore; il tutto senza prevedere occasioni di dibattito ma chiedendo ai presenti la lettura di un testo in un tempo massimo di 3 minuti.

Insomma un vero e proprio tour in cui era previsto che il Capo di Gabinetto parlasse molto, ascoltasse poco e non si confrontasse affatto con studenti, genitori, docenti, personale ATA, associazioni professionali, sindacati e forze politiche.

In seguito a quell’incontro abbiamo ricevuto a scuola l’invito da parte del nostro Dirigente Scolastico ad informare i genitori riguardo i punti fondamentali della cosiddetta “buona scuola” invitandoli a partecipare al questionario sul sito del MIUR. Avremmo dovuto farlo nella mezz’oretta che precede l’assemblea dei genitori per l’elezione dei rappresentanti nel Consiglio di Interclasse.

La Buona Scuola per la Repubblica in assemblea

Come gruppo dei docenti della scuola primaria di Cocomaro di Cona, considerati il poco tempo a disposizione e la modalità propostaci, abbiamo colto l’occasione per organizzare un’assemblea sul tema “Quale buona scuola? invitando le famiglie a partecipare.

La nostra intenzione era quella di presentare i punti fondamentali del piano e di offrire adeguate informazioni anche sul disegno di legge “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia“, in modo da poter permettere un adeguato confronto.

L’assemblea, che si è svolta il 28 ottobre scorso nei locali scolastici, ha visto la presenza di tutti gli insegnanti del plesso e di un discreto numero di genitori, fra i quali i rappresentanti di classe.
Attraverso una presentazione di diapositive ci si è soffermati sui capitoli principali della proposta del Presidente del Consiglio e ne sono state illustrate le caratteristiche.

Per correttezza di informazione, si è presentata ai presenti anche la proposta di legge, già depositata in Parlamento (ex Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica ed ora ripresentata da parlamentari di diverso orientamento politico), dal titolo “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia“.

Le critiche alla scuola di Renzi

Sempre con l’aiuto di una presentazione multimediale, si è proposto infine un confronto per temi fra le due diverse idee di scuola e di società. Ne è seguito un interessante confronto ed un’approfondita discussione, le cuiosservazioni principali sono riassunte di seguito:

  • viene vista positivamente l’assunzione del personale precario, anche e soprattutto se condizionata alla creazione di un organico davvero funzionale alle reali esigenze della scuola (ampliamento del tempo pieno, posti di sostegno adeguati, miglioramento dell’alfabetizzazione per gli alunni migranti e con disturbi specifici di apprendimento, soluzione al problema della mancanza di supplenze fin dal primo giorno di scuola);
  • giudicata buona anche l’intenzione di eliminare tutte le procedure ritardanti il normale funzionamento dell’amministrazione purché non si intenda con questa procedura anche l’eliminazione di parte del personale ATA, perché in tal caso i problemi rimarrebbero gli stessi;
  • viene valutata negativamente l’abolizione totale degli scatti di anzianità perché, senza una contrattazione preventiva, tale operazione non sarebbe né democratica né legittima;
  • soprattutto i genitori si esprimono positivamente sulla valutazione dei docenti ma, dopo l’approfondimento, capiscono i rischi che questa avvenga in un contesto competitivo. Anche gli insegnanti non sono contrari ma evidenziano le contraddizioni di una pratica chediventerebbe pericolosa in assenza di adeguati criteri di trasparenza e di uguali opportunità per tutti. Ciò infatti servirebbe solo a creare una competizione esasperata all’interno di un contesto educativo, non coerente con le finalità di una buona scuola per tutti;
  • si verifica che l’attenzione riservata all’inglese, all’educazione motoria, alla musica e all’arte non corrisponde all’aumento di ore a disposizione degli alunni nel quinquennio, pertanto viene considerata come elemento “decorativo” e non innovativo;
  • la proposta della metodica cosiddetta “Bring Your Own Device” creerebbe diversità di trattamento nei confronti di quegli alunni che non sarebbero in gradi di portare a scuola il proprio computer o il proprio tablet; pertanto viene considerata emarginante;
  • la capacità democratica degli organi collegiali, venendo drasticamente ridotta dai maggiori poteri affidati al Dirigente Scolastico,non sarebbe più tale;
  • viene valutata negativamente la ricerca di risorse fra i genitori ed i soggetti privati perché in tal modo lo Stato verrebbe deresponsabilizzato ad impegnare una percentuale importante del proprio Prodotto Interno Lordo per i necessari investimenti nell’istruzione pubblica;
  • l’assegnazione di risorse pubbliche agli istituti privati, in periodo di crisi, non è vista con favore poiché varrebbe la pena sostenere prioritariamente le scuole statali;
  • si concorda che lo scopo principale della scuola sia quello di formare cittadini istruiti e formati secondo il dettato costituzionale e non quello di creare giovani lavoratori idonei per una vita precarizzata;
  • si riconosce che l’idea di scuola competitiva, aziendalista che esce dalla proposta della cosiddetta “buona scuola” può creare omologazione, riducendo la libertà di insegnamento e gli spazi democratici all’interno della scuola.

Cosa si apprezza della Buona Scuola per la Repubblica

Gli intervenuti ritengono che il successivo passaggio parlamentare non possa prescindere dal confronto con la legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica, attualmente in discussione in Parlamento, e di cui sono apprezzate molte parti:

  • numero massimo di alunni per classe,
  • attenzione alle strategie di insegnamento,
  • necessità di aggiornamento dei programmi,
  • ricerca di uniformità e di continuità fra i gradi scolastici,
  • valorizzazione delle diversità,
  • estensione dell’obbligo scolastico,
  • maggiore funzionalità della scuola superiore,
  • maggiore investimento di risorse per la scuola.

I genitori presenti si sono impegnati a far conoscere agli altri genitori, sia gli indirizzi dei siti di riferimento per la “Buona Scuola” che per la Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica che le osservazioni scaturite dall’assemblea.

Conoscere per scegliere

L’incontro ha dimostrato a tutti che è proprio dalla corretta informazione che può nascere la consapevolezza per una scelta.

In sintesi, il mio pensiero è che più si riusciranno a creare vere occasioni di informazione e di confronto fra chi la scuola la vive quotidianamente, più si riuscirà a smontare l’impianto competitivo, classista, aziendalistico e discriminante della proposta cosiddetta “Buona Scuola del Presidente del Consiglio.

Sono convinto anche che più riusciremo ad usare il nostro vocabolario “educativo“, più riusciremo a (con)vincere che la vera “Buona Scuola” sia quella “per la Repubblica” perché affondando le proprie radici nellaCostituzione ed estendendo i propri rami di uguali opportunità per tutti e per tutte, tende verso un ampio orizzonte di futuri cittadini istruiti e consapevoli.

maestro elementare nel plesso “Bruno Ciari” di Cocomaro di Cona (Ferrara)[torna su]

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La consultazione della “Buona Scuola” di Renzi e Giannini

La “Buona Scuola” di Renzi a Cinisello Balsamo, 13 settembre
Docenti precarie interrotte e zittite

di Silvana La Porta

Secondo un report del Coordinamento Lavoratori della scuola “3 ottobre” una ventina di lavoratrici precarie della scuola hanno partecipato ieri al dibattito su La buona scuola alla festa del PD a Sesto San Giovanni.

Le docenti, più volte interrotte nei loro interventi e poi zittite del tutto, hanno denunciato l’inconsistenza e la natura ricattatoria della proposta renziana, esposta poco prima dall’onorevole Malpezzi, che estende alla Scuola “scopi e metodi” di un’imprenditoria predatoria e insofferente di regole, e hanno rimarcato la continuità del progetto del governo con l’impianto della Legge Aprea, che decretava la morte della partecipazione democratica, della collegialità e dell’orizzontalità dei rapporti all’interno della Scuola.

A séguito di tale intervento, tanto duro nei toni quanto civile nei modi, le precarie sono state invitate perentoriamente a uscire e, dopo l’esposizione di un cartello innalzato per protestare contro la censura, sono state spintonate e cacciate dalla sala con violenza. Una docente, spinta fino a cadere, è rientrata a casa con un gomito sbucciato. Solo dopo l’intervento della Digos in difesa delle professoresse, i dirigenti del PD si sono allontanati. (vediqui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Bolzano, 9 ottobre
Una sfilata efficientemente organizzata

È stata una sfilata efficientemente organizzata in ossequio alla notabile ospite, non certo l’occasione di confronto vero sulle tante questioni problematiche aperte nella scuola italiana e altoatesina. Se alla fine del tour ci racconteranno di aver inaugurato un modello di consultazione finalmente moderno ed efficace, sarà bene ricordarsi di quello che abbiamo effettivamente sperimentato oggi”.

La FLC/GBW commenta con queste parole l’evento di questa mattina (9 ottobre 2014, ndr), a Bolzano, con la ministra dell’Istruzione, in una delle prime tappe del tour che accompagna la consultazione sul progetto del governo Renzi per cambiare la scuola italiana.

Sui grandi quotidiani nazionali – evidenzia la FLC/GBW – si sono lette parole che magnificano il nuovo metodo di consultazione. Abbiamopurtroppo invece misurato la distanza tra la realtà e la sua presentazione mediatica. Fatto salvo il ritardo iniziale, la manifestazione al liceo Pascoli si è svolta nel segno della rapidità.Interventi preselezionati ad invito, da svolgersi in pochi secondi, il tempo di un saluto cordiale, di un riferimento orgoglioso alle peculiarità della nostra autonomia e alle sfide del sistema formativo provinciale e di concludere ringraziando l’ospite per l’opportunità concessa. Chi ha segnalato l’esistenza di problemi e questioni insolute, infatti ha potuto farlo soltanto sommariamente, per titoli, nel rigoroso rispetto del tempo concesso”. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi alla giornata di ascolto del PD a Roma, 9 ottobre

Puglisi (responsabile scuola del Partito Democratico): “Il PD è impegnato in tutta l’Italia ad ascoltare le proposte di studenti, insegnanti, famiglie, imprese, perché il nostro Paese possa rivivere un nuovo Rinascimentodelle idee, capace di far diventare la scuola l’avanguardia e non la retrovia del Paese.

Dall’intervento di Marina Boscaino (Associazione Per la Scuola della Repubblica): “In questo documento non trovo nulla che mi parli dei temi cari a me e all’associazione che coordino e ai soggetti con i quali lavoro:
– apprendimento disinteressato. Quello stesso concetto cui faceva riferimento poc’anzi il prof. Vertecchi, che significa studio, conoscenze e competenze finalizzati non all’avviamento precoce ad un mestiere ma alla costruzione dell’identità del cittadino consapevole;
 libertà di insegnamento, completamente dimenticata, come si diceva. Scalzata dalla libera entrata di soggetti privati nelle istituzioni scolastiche, destinate – all’interno del consiglio di amministrazione delle futuro fondazioni – a scambiare favori economici, finanziamenti, con la dismissione di diritti e principi.
 laicità, principio strettamente legato al precedente, peraltro continuamente ignorato dalle dichiarazioni del governo rispetto alle scuole paritarie che – fatto inedito -, nel documento, costituiscono, insieme alle statali, il sistema pubblico.
– Democrazia scolastica: l’aumento a dismisura delle prerogative del dirigente, elemento apicale in un organigramma in cui buon gioco potrebbero avere clientele più o meno esplicite, scorciatoie, e pratiche volte ad omologare il modello della scuola di tutte e di tutti a quello dell’organizzazione aziendale.
– Unitarietà del sistema scolastico nazionale: principio che garantisce la concretizzazione dell’art. 3 della Costituzione, attaccato anche dalle recenti dichiarazioni sull’esame di Stato.
E’ alla Costituzione che si ispira direttamente una legge di iniziativa popolare scritta nel 2006 con la collaborazione di docenti, studenti, genitori, cittadini. Decaduta dopo la presentazione in Parlamento grazie alla raccolta di 100.000 firme e oggi ripresentata in entrambe le Camere come disegno di legge da senatori e deputati appartenenti a diversi schieramenti.
Chiedo a Francesca (Puglisi) come mai una norma che è depositata in Parlamento e che pertanto seguirà l’iter costituzionale non viene presa in considerazione almeno quanto un PDF promosso da un’unica persona – Matteo Renzi – che, viceversa imperversa oltre che sui media anche su tutti i siti istituzionali e sul quale ci si chiede un confrotno tramite un questionario capzioso e sulla cui adeguatezza rispetto ad un reale ascolto democratico moltissimi nutrono dubbi?”.

Puglisi: “Questo accade perché si tratta di una proposta del presidente del Consiglio”.

Boscaino: “Le ricordo che nel nostro Paese e nel nostro ordinamento – se non in casi particolari – le leggi le fa il Parlamento e comunque le chiedo di rispondere”.

Puglisi: “Sono a conoscenza che ci sono centinaia di proposte incardinate”.

Boscaino: “Le faccio presente che la situazione della Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica è diversa”.

Puglisi: “Quando sarà il turno della Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica si prenderà in considerazione”. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Gorizia, 10 ottobre
Aperta a tutti tranne chi la pensa diversamente

di Marco Barone

Nel tardo pomeriggio, a Gorizia, si è svolta la presentazione, organizzata dal PD, con la presenza della Senatrice Fasiolo, della “Buona Scuola“.

Dopo l’introduzione breve e per nulla critica di questa proposta politica, a un certo punto è emerso uno scontro dialettico a dir poco infuocato tra due iscritti al citato partito, ciò a dimostrare che esistono significative spaccature non più chiuse all’interno dei circoli.

Gli interventi della platea, all’interno della sala, sono stati quasi tutti contrari e fortemente critici nei confronti di questa proposta renziana e il video che ora seguirà ben racchiude la direzione che ha intrapreso la serata. Insomma una giornata di rilevante contestazione, riuscita e per nulla scontata contro la cattiva scuola che apre varchi enormi al capitale privato, privando il bene comune della sua essenzialità, ovvero quello di essere pubblico, libero ed indipendente.

Da segnalare, infine, il corteo mattutino che si è svolto anche a Udine, sempre contro la buona scuola renziana.

2 video sulla contestazione a Gorizia qui e qui.

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La “Buona Scuola” di Renzi a Lucca, 13 ottobre
Notizia riservata, pubblico selezionato e interventi iper- contingentati! 

Apprendiamo solo stamani (12 ottobre, ndr) che in gran segreto il Ministro Giannini sarà a Lucca lunedì 13 ottobre per presentare la Cattiva Novella della Buona Scuola al Liceo Machiavelli. La notizia è apparsa sul sito del Miur l’11 ottobre e la lettera di invito del DS del Machiavelli è del 10 (vedi qui); l’invito è riservato solo ai rappresentanti locali delle istituzioni e ai membri del Consiglio d’istituto: i docenti, gli studenti, i genitori e le RSU fino a sabato non ne sapevano niente! Solo oggi è apparso un trafiletto sui giornali. E’ evidente la paura anche della semplice manifestazione del dissenso!

Non solo, ma l’incontro dura solo un’ora con 10 minuti di saluti, 20 di presentazione della Giannini per un documento di 136 pagine e 20 minuti di “interventi e discussione senza filtro (sic!) con 3 minuti di tempo a dirigenti scolatici, docenti, studenti, famiglie, organizzazioni di rappresentanza per dire la propria sul Piano”!! In questi 20 minuti sono previsti anche 3 interventi di uno studente della Consulta provinciale e di due rappresentanti di genitori e docenti in Consiglio d’Istituto. Bell’esempio di democrazia, di partecipazione e di dibattito: notizia riservata, pubblico selezionato e interventi iper- contingentati! (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Padova, 16 ottobre
Aperta a tutti tranne chi la pensa diversamente

di Carlo Salmaso

L’ingresso della scuola è sbarrato da funzionari della Polizia e degli Uffici scolastici Regionali e Provinciali, gli insegnanti e gli studenti convocati per il meeting vengono “setacciati” con perquisizione di borse e zaini, viene effettuato un controllo serrato degli accrediti di cui solo alcuni sono in possesso e di cui mai si era fatto cenno nei comunicati dell’USR, polizia dentro la scuola stessa, presidio di ben 4 blindati nelle immediate vicinanze. Una situazione inaudita, impensabile ed ingiustificabile.

Ad insegnanti e studenti che si erano dati appuntamento sperando di poter partecipare per esprimere il loro punto di vista è stato negato l’ingresso perché non in possesso di accredito, anche se l’annuncio predisposto dal MIUR recitava che la riunione era aperta a tutti.

Ciò nonostante, alcuni “indesiderati” riescono comunque ad entrare è ad essere testimoni di quanto segue.

Nel complesso una carrellata preconfezionata, nella quasi totalità acriticarispetto al merito della proposta, talvolta richieste di più attenzioni, più soldi, più impresa… Ogni tanto uno spunto interessante da qualche intervento dei ragazzi e tanto fumo oppure totale acquiescenza al piano da parte degli altri.

Dopo quasi due ore, terminata la passerella prevista, il dr. Quaglia chiede a Fusacchia se accetta un paio di domande dal “pubblico” e lui molto democraticamente dice di sì. Riescono a parlare in due, uno studente e il docente che aveva chiesto precedentemente di poter dire la sua. Sono stati gli unici interventi critici (a parte quello di un rappresentante di consulta che ha avanzato preoccupazioni per l’ingresso delle imprese nella scuola), molto applauditi, specie quando è stato ricordato il recente crollo del soffitto al Liceo Selvatico come esempio di interventi più urgenti che dotare di LIM e tablet ogni scuola. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Ferrara, 16 ottobre
Ascolto poco, confronto nessuno

di Mauro Presini

Giovedì 16 ottobre si è recato a Ferrara il Capo di Gabinetto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: Alessandro Fusacchia. La visita è stata organizzata per propagandare la cosiddetta campagna di ascolto denominata “La Buona Scuola in Tour“, proposta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Lo scopo non è stato quello, pomposamente annunciato sul sito del Ministero, di incontrare “il territorio a Ferrara” poiché è avvenuto a porte chiuse, invitando a partecipare solo i dirigenti scolastici ed amministrativi degli Istituti della provincia e senza prevedere occasioni di dibattito.

Insomma un vero e proprio tour in cui è previsto che il Capo di Gabinetto parli molto, ascolti poco e non si confronti affatto con studenti, genitori, docenti, personale ATA, associazioni professionali, sindacati e forze politiche.

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La “Buona Scuola” di Renzi a Varese, 16 ottobre
Una messinscena propagandistica

Il 16 ottobre 2014, presso il liceo M. Curie di Tradate, si è svolto un incontro sul tema della “Buona Scuola”, un incontro che rientra nell’ambito degli appuntamenti promossi dal MIUR per la consultazione sul piano di riforma della scuola elaborato dal governo.

Come FLC CGIL di Varese abbiamo deciso di non partecipare all’evento per le ragioni che di seguito riportiamo. I metodi di consultazione, enfatizzati dai media come di portata epocale e di ampia partecipazione democratica,sollevano molte perplessità.

L’intervento di un funzionario dello Stato, il capo dipartimento dell’istruzione del MIUR, per illustrare la “Buona Scuola”, di fatto traveste di ufficialità e imparzialità un progetto di riforma che è solamente espressione di una parte, il governo, e che, quindi, non è la verità assoluta.

Riteniamo che i tempi stretti riservati ai singoli interventi, stabiliti da unformat nazionale – entro e non oltre i 3 minuti – non siano sufficienti ad avviare un confronto autentico sui temi e i problemi della scuola italiana.  Conoscere per deliberare, questo è il sale della democrazia.

L’incontro, che abbiamo seguito da insegnanti e privati cittadini, non è mai entrato nel merito della “Buona Scuola. Lo stesso funzionario del MIUR si è limitato ad annunciare alcuni contenuti del progetto di riforma senza tuttavia illustrarli. Ha parlato della necessità di valutare gli insegnanti e l’intero sistema di istruzione ma ha omesso di dire come il governo intende farlo secondo le proposte della “Buona Scuola”. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi in Valle d’Aosta, 22 ottobre
Senza discussione e confronto

In occasione del “Buona Scuola Tour” del 17 ottobre 2014 organizzato dal MIUR con l’ausilio della Sovraintendenza agli Studi della Regione Valle d’Aosta, le segreterie regionali FLC CGIL, Savt Ecole, Cisl Scuola e Snals Confsal hanno tenuto a precisare che la loro partecipazione “è dovuta ad una doverosa cortesia istituzionale ed ha avuto il solo scopo di non esporsi a facili strumentalizzazioni o critiche per l’eventuale assenza”. Nel comunicato stampa i sindacati denunciano anche che “la consultazione delle parti sociali non può avvenire in contesti in cui non vi è reale spazio per la discussione e il confronto” e che “i professionisti della scuola e della formazione necessitano di ben più di 3 minuti per esprimere le loro valutazioni e i loro dubbi su un progetto di riforma che ha l’ambizione di essere una vera e propria rivoluzione”.

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La “Buona Scuola” di Renzi a Bari, 22 ottobre
Dentro il ministro, fuori studenti e sindacati

Non solo la protesta degli studenti. Anche l’attacco dei sindacati, non invitati, a Bari come nel resto d’Italia, all’incontro con il ministro dell’Istruzione Gianniniper la presentazione del piano “La Buona Scuola”.

Noi – scrivono in una nota i rappresentanti della FLC CGIL di Bari –c’eravamo lo stesso, sebbene non invitati e non graditi, come ci ha fatto intendere il ministro e lo stuolo di osservanti dirigenti dell’amministrazione:infatti non abbiamo potuto prender parte al dibattito programmato”. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Lucca, 25 ottobre
Il ministro guadagna l’uscita in tutta dretta

di Laura Sartini

«Le forze dell’ordine ci hanno impedito di dar vita a un’assemblea nostra qui all’esterno perché avremmo disturbato nell’auditorium – dicono –. Però i nostri striscioni ci sono, a dimostrare che la contestazione a Lucca non manca. La riforma del Governo Renzi vuole trasformare la scuola in un’azienda finanziata da privati, che potranno influenzare anche la didattica». I ragazzi insieme ai referenti Cobas hanno atteso più di tre ore l’uscita del ministro Giannini.

A quel punto hanno lanciato i propri slogan: «Le nostre scuole non sono aziende, l’istruzione non si arrende» e, «Vattene Giannini». Ma il ministro ha guadagnato l’uscita in tutta fretta, senza mai voltarsi, ed è sparita a bordo dell’auto blu. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Enna, 2 novembre
Solo per Dirigenti. Ma non è la scuola che vuole Renzi

È arrivato anche dalla provincia di Enna il giudizio sulla “Buona Scuola”, il rapporto che il ministero dell’istruzione ha chiesto alla “base” per capire dove migliorare la scuola secondo il giudizio di docenti, studenti, del personale Ata. L’Ufficio scolastico provinciale a tal proposito ha istituito un gruppo di lavoro formato dai dirigenti scolastici e Maria Grazia La Tona (responsabile dell’ufficio scolastico).

È stato un lavoro molto positivo in cui è stata sentita la base ed ha permesso di fare la radiografia alla scuola indicando anche le prospettive” dicono i dirigenti a capo del gruppo di lavoro che da una prima analisi del questionari giunti hanno avuto modo di notare che tra i punti di maggiore preoccupazione c’è il continuo taglio alle risorse economiche che pregiudica i buoni propositi, le carenze strutturali e dei servizi dovute anche all’assenza di interventi da parte dei Comuni e della Provincia, lariduzione del monte ore di alcune discipline ma a non essere gradita è stata soprattutto la scelta di accorpare più istituti scolastici: “Questa scelta non è stata apprezzata perché ha pregiudicato la qualità, più alunni spesso coincide con maggiore difficoltà a risolvere i problemi” dicono i componenti del gruppi di lavoro.

Non sono poi mancate le proposte che hanno dato l’opportunità soprattutto ai docenti di esprimere le proprie istanza su temi quali la stabilizzazione del personale ed il riconoscimento economico equiparato agli standard europei. In certi aspetti è venuta fuori una scuola che, però, non è quella che vorrebbe il governo Renzi. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Castenaso, 3 novembre
Un comizio di partito

di Cosimo De Nitto

Non avevo avuto ancora il piacere/dispiacere di assistere ad una iniziativa della campagna di “ascolto” e “consultazione” su “La Buona Scuola” renziana. Alla fine ho voluto colmare questa imperdonabile lacuna, ma credo che averne sentita una vale come averle sentite tutte. D’altronde non penso ci sia differenza tra quelle organizzate dal PD e quelle organizzate istituzionalmente dal governo per tramite il MIUR, c’è ormai una tale sovrapposizione, confusione, identificazione per cui averla organizzata un sindaco, un dirigente scolastico, un ex Provveditore, un dirigente scolastico regionale, o la divisione propaganda e marketing del ministero non fa affatto differenza. Ma forse dovrebbe farla, o no?

Qual è la differenza tra un comizio e una presentazione di una proposta aperta all’ascolto, alla discussione, all’approfondimento? Lo dimostra la
Puglisi col suo intervento che consiste nello snocciolamento di una serie di enunciati nell’introduzione, seguono gli interventi (ascoltati solo quanto basta per rispondere polemicamente, ormai il capo fa tendenza), poi conclude seccamente riprendendo gli enunciati iniziali, non perdendo l’occasione di invitare a leggere il documento e dando in pratica degli analfabeti prevenuti a coloro che muovono legittime, sensate, fondate osservazioni critiche che pure erano state richieste, ma solo retoricamente a questo punto. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Rimini, 5 novembre
Gli studenti non possono partecipare

Questa mattina il Collettivo Studenti Rimini, nella giornata dedicata alle consultazioni del Governo Renzi sul tema ‘La Buona Scuola’, si è ritrovato davanti all’IITIG Belluzzi per denunciare la farsa di queste “consultazioni” e l’assenza di democrazia all’interno delle scuole. Agli studenti e alle studentesse è stato infatti proibito, come accaduto anche in tante altre città, di partecipare alle consultazioni portando il loro punto di vista sulla scuola che si trovano a vivere tutti i giorni, poiché gli unici invitati a partecipare sono stati i componenti delle consulte delle varie scuole.

Ritorna il tema della mancanza di democrazia e di libertà di parola ed espressione all’interno dell’istituzione scolastica, una mancanza che vienedifesa strenuamente dagli stessi dirigenti scolastici (alla pari degli agenti della digos che hanno eseguito le identificazioni al termine dell’iniziativa) con i quali gli studenti e le studentesse si sono interfacciati e funzionale a mantenere la scuola un luogo in cui la promozione di uno spirito critico ed analitico rispetto all’esistente è un esercizio sempre più negato ed impedito.

Una mattinata in cui studenti e studentesse presenti – compresi i/le tanti/e solidali affacciati alle finestre dell’Istituto – hanno dimostrato con determinazione di non essere disponibili a farsi sottrarre più nulla, rilanciando la giornata di sciopero sociale di venerdì 14 novembre che vedrà anche a Rimini iniziative di lotta e mobilitazione. (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi ad Avellino, 7 novembre
Da un lato il Governo, dall’altro gli studenti: una pagliacciata

di Rossella Fierro

La Buona Scuola” va in scena all’Istituto d’Arte. Assente il Ministro dell’istruzione Stefania Giannini, al suo posto Francesco Luccisano, 32enne capo della segreteria tecnica del Miur. Ad attenderlo fuori e dentro la scuola, gli studenti in protesta perché, dicono, «Questa riforma senza un confronto vero sulle questioni si riduce solo ad una pagliacciata».

Dentro e fuori la sala la voce degli insegnanti e degli studenti, da Anna Sanfilippo presidente della Consulta Studentesca provinciale, a Paul studente africano che ha definito la scuola «il primo atto di libertà della vita» chiedendo maggiore attenzione per l’istruzione dei migranti arrivati in Italia, fino ai ragazzi dell’Uds in sit in davanti all’Istituto. Nella Legge di Stabilità si continuano a tagliare trasporti, fondi all’autonomia scolastica, si danno soldi alle scuole private, restano i test d’ingresso all’UniversitàHa spiegato Mattia Iuliano dell’Uds. “Il Governo sta facendo con la scuola quello che ha fatto con il Job’s Act, cioè agire senza un confronto vero, non si cambia nulla, si continua dar soldi alle private che riceveranno sicuramente più fondi. Lo ha detto lo stesso Ministro Giannini, i pilastri non si cambiano». Fuori gli studenti degli istituti superiori cittadini, come Carmine dell’Alberghiero: «Parlano di “buona scuola” quando ci sono istituti che non hanno neanche l’uscita di sicurezza. Il Ministro non viene? Non ci fa paura, noi continuiamo a protestare perché quello allo studio è un diritto e noi vogliamo dire la nostra». (vedi qui)

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La “Buona Scuola” di Renzi a Milano, 12 novembre
Quanti studenti avete consultato?” Nessuna risposta

Blitz dei collettivi di Rete Studenti, Unione degli Studenti e Casc di Lambrate, all’incontro della “Buona Scuola” organizzato all’istituto tecnico Zappa di viale Marche dall’ufficio scolastico regionale e Ambito territoriale di Milano sull’iniziativa del Miur.

Appena l’assessore regionale all’istruzione Valentina Aprea ha preso la parola, una ventina di ragazzi, seduti dall’inizio dell’incontro in auditorium, si sono alzati e sono saliti sul palco. “La Buona scuola siamo noi. Il ministro non vuole consultarsi con gli studenti. Allora ci prendiamo la parola”. Ieri in tarda serataStefania Giannini ha annullato la sua partecipazione. Intorno alle 11 i contestatori hanno bloccato l’incontro cui sono presenti oltre all’Aprea, il capo della segreteria tecnica del ministero dell’istruzione Francesco Luccisano, gli assessori provinciale e comunale Marina Lazzati e Francesco Cappelli e tutti i dirigenti dell’ufficio scolastico regionale.

Sconcerto e amarezza” ha espresso l’assessore Aprea per quanto accaduto nell’aula magna del “Cremona-Zappa“. L’obiettivo dell’incontro era promuovere la partecipazione di famiglie, studenti, lavoratori della scuolae di tutti i portatori di interesse al dibattito per raccogliere contributi, considerazioni e suggerimenti sulla proposta di riforma della scuola. [torna su]

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La vera consultazione: nei collegi docenti 

Dai Collegi Docenti: No alla “Buona Scuola” di Renzi

di Anna Angeluccii

Decine di mozioni dei Collegi dei docenti delle scuole italiane stanno rifiutando la proposta di riforma formulata dal Governo. Frutto di dibattiti e confronti serrati, svolti in corpore vili nella loro legittima sede consultiva, questi documenti costituiscono la risposta concreta e reale a un progetto che non può essere semplicemente criticato ed emendato, ma che va respinto nella sua interezza.

Il piano Renzi disegna una scuola che non risponde più al dettato costituzionale. Una scuola da cui lo Stato – come espressamente dichiarato nel testo – si ritrae in modo consistente per lasciar posto ai privati, è una scuola che calpesta l’art. 33 della Costituzione, laddove si dice che “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. Non ci possono essere equivoci sul significato di questa asserzione: la scuola statale va garantita a tutti, fino ai più alti gradi dell’istruzione, il che significa costruire le scuole e assicurare il loro funzionamento nel tempo, renderle e mantenerle agibili, finanziarle sul piano strutturale e infrastrutturale, dotarle di personale e strumenti adeguati.Trovando nel bilancio dello Stato tutte le risorse necessarie.

Una scuola che si offre al mercato come un prodotto da acquistare in regime di libera concorrenza o che sopravvive grazie a sovvenzionamenti filantropici o attività di volontariato è una scuola che non può più dichiarare a studenti e docenti che “L’arte e la scienza sono liberi e libero ne è l’insegnamento”. E’ una scuola condizionata e condizionabile. Culturalmente e politicamente marcata. Economicamente dipendente e dunque vincolata. E’ una scuola che ha rinunciato al suo mandato e alla sua finalità ontologica: restituire l’uguaglianza delle opportunità a chi nasce in condizioni di inferiorità socio-culturale, attraverso lo studio, la riflessione critica e l’esercizio della cittadinanza attiva. [torna su]

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Mozioni di collegi e assemblee contro la “Buona Scuola” di Renzi

Documento approvato a larga maggioranza dal Collegio dei docenti dell’I.I.S. “Copernico-Carpeggiani” di Ferrara

Comunicato dei docenti del liceo classico statale “Terenzio Mamiani” di Roma

Documento dei docenti del liceo “Virgilio” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti dell’Istituto Cine TV “Rossellini” di Roma

Documento approvato a larghissima maggioranza dal Collegio dei Docenti dell’IMS “Giordano Bruno“ di Roma

Documento dei docenti del liceo “B. Russell” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti dell’I.C. “Pablo Neruda” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti del liceo “L. Pasteur” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti del liceo “Orazio” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti del liceo “Benedetto da Norcia” di Roma

Documento dell’assemblea RSU dell’I.I.S. “via B. M. de Mattias, 5” di Roma

Documento dell’assemblea dei lavoratori del “Tullio Levi Civita” di Roma

Mozione del Collegio docenti dell’Istituto Comprensivo “Ferraironi” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo “Ovidio” di Roma

Mozione del Collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo “Piazza Minucciano” di Roma

Documento dell’assemblea sindacale del liceo “Copernico” di Bologna

Documento dei docenti dell’Istituto Comprensivo n. 9 di Bologna

Mozione del Collegio dei docenti del liceo scientifico “A. Tassoni” di Modena

Mozione dell’Assemblea di Plesso e Assemblea Sindacale del Circolo Didattico “F. Parri” di Torino

Documento dei docenti dell’I.I.S. “P. Scalcerle” di Padova

Documento dei docenti dell’I.I.S. “Atestino” di Este (Padova)

Mozione del Collegio dei docenti dell’I.I.S. “U. Ruzza” di Padova

Comunicato dell’assemblea sindacale dei docenti del liceo artistico “A. Modigliani” di Padova

Mozione del Collegio dei docenti dell’I.S.I.S. “Galileo Galilei” di Firenze

Mozione del Collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo “Verdi” di Firenze

Mozione del Collegio dei docenti del liceo “Giovanni Pascoli” di Firenze

Documento dei docenti e non docenti dell’Istituto Comprensivo “Montanelli-Petrarca” di Fucecchio

Mozione del Collegio dei docenti dell’I.I.S. “Copernico-Carpeggiani” di Ferrara

Documento dell’assemblea dei docenti dell’I.I.S. “Galilei-Artiflio” di Viareggio

Mozione dei docenti del liceo “T. Campanella” di Lamezia Terme

Documento dell’Assemblea dei docenti dell’Istituto “Liside” di Taranto

Documento dei docenti del liceo “Caccioppoli” di Scafati (Salerno)

Documento dei docenti dell’Istituto Comprensivo Pietrasanta 1 (Lucca)

I docenti delle scuole primarie di Santorso (Vicenza)

Mozione dell’assemblea sindacale dell’I.S.I.S. ”Carducci-Dante” di Trieste

Documento finale dell’Istituto Comprensivo “San Tommaso d’Aquino” di Salerno

Mozione del collegio dei docenti dell’I.I.S. “Balducci” di Pontassieve

Mozione del collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo di San Casciano in Val di Pesa [torna su]

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Noi abbiamo discusso, voi avete ascoltato?
di Marina Boscaino

Dopo la nota del direttore generale del Miur, Gildo de Angelis, che il 3 ottobre chiedeva di indire collegi e assemblee per discutere sul documento La Buona scuola di Matteo Renzi, gli Autoconvocati della scuola hanno iniziato la raccolta: frutto di discussione, riflessione, negoziazione di centinaia e centinaia di docenti, studenti e genitori. Di mozioni e delibere di collegi dei docenti e di assemblee studentesche e dei genitori, infatti, ne sono arrivate centinaia.

Nessuna – nessuna – a favore del piano Renzi. Si tratta del frutto dell’analisi e dell’elaborazione – spesso straordinariamente accurata – attraverso le qualimolte scuole hanno detto no – talune con documenti all’unanimità – al più grave attacco sferrato alla Scuola della Costituzione Italiana. Persinol’istituto della First Lady ha pubblicato il proprio dissenso a “La Buona Scuola. In molti casi i documenti raccolti non si sono limitati alla critica, mahanno appoggiato un disegno di legge – la Lip – scritta da docenti, genitori, studenti – cittadini – forte dell’appoggio di 100.000 firme certificate.

15 novembre, è il giorno della chiusura della “consultazione” sul Piano Scuola di Renzi-Giannini. Gli Autoconvocati hanno portato con sé delibere e mozioni, per poterle presentare, in delegazione, al ministro o ad un funzionario. L’autenticità della volontà di “ascolto” del Governo è stata subito chiara: 4 file di guardie di Finanza e Carabinieri, in tenuta antisommossa – caschi e scudi, 2 camionette ad ingombrare le rampe di accesso, elicotteri che sorvolavano l’area – hanno impedito l’ingresso al Miur: facendo cordone e pressandoci verso le scale.

Oggi si è concretizzata (attraverso la blindatura e una inequivocabile maniera di dire “no” al dialogo) l’idea di tutto ciò che stiamo dilapidando assieme alle nostre energie: democrazia, principi, senso oltre le parole. Questo l’”ascolto” del governo Renzi. (vedi qui[torna su]

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Mozioni a favore della “Buona Scuola” di Renzi

Annuncio: cercasi mozione a favore della “Buona Scuola” di Renzi

CERCASI documento di assemblea sindacale e-o collegio docenti che abbia approvato la “Buona Scuola” di Renzi, Giannini & C.

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La “Buona Scuola” di Renzi e la LIP: un confronto

Buona Scuola” e Buona Scuola per la Repubblica 
di Antonia Sani

Il piano Renzi si è autodefinito “buona scuola, la proposta di legge di iniziativa popolare (la LIP) è stata definita “buona scuola per la Repubblica” da 100.000 cittadini e cittadine che hanno contribuito alla sua elaborazione.
Già qui notiamo una prima differenza, rispetto alle procedure adottate.

Una seconda, vistosa differenza è rispecchiata nel titolo: la LIP si propone una finalità, la scuola è “buona” perché è rivolta alla formazione delle giovani generazioni nel rispetto della Costituzione repubblicana.

La proposta, presentata in Parlamento nel 2006 durante un governo di Centrosinistra, aveva l’ambizione di offrire un’idea di scuola da contrapporre alla Riforma Moratti (Legge 53/2003) che aveva stravolto a partire dalla terminologia alcuni punti fermi degli art. 33 e 34 della Costituzione.

Le vicende politiche che riportarono ben presto alla guida del paese lo schieramento berlusconiano, e successivamente il transito del governo Monti, arrestarono il suo iter.

Ma nella primavera di quest’anno, a seguito dei provvedimenti devastanti che nel frattempo non hanno cessato di abbattersi sul mondo della scuola, si è formato un comitato dei sottoscrittori che ha ripreso in mano il testo aggiornandolo e riprendendo il cammino interrotto.

L’interesse di alcuni parlamentari di vari schieramenti ha fatto sì che nel mese di luglio la LIP sia ritornata in Parlamento, dove ora è iscritta come ddl al Senato e alla Camera.

A questo punto non possiamo non porci qualche domanda: Renzi, Giannini, lostaff del MIUR, perché non hanno pensato di prendere in considerazione un ddl che avevano a portata di mano? E il titolo “buona scuola” del piano Renzi emerso all’inizio dell’autunno è del tutto casuale?

Il piano Renzi

Una risposta la troviamo leggendo le 136 pagine di quel piano, dove di principi costituzionali non si parla, ma dove riecheggiano espressioni che affondano le radici nel famoso documento “Una nuova idea per la scuola” sottoscritto nel 1994 da 35 intellettuali “trasversali” (PDS, DC, PRI…) che contiene per la prima volta un riferimento esplicito al concetto di autonomia delle scuole come principio riformatore fondamentale. Un’offerta formativa differenziata comprendente scuole statali e non statali all’interno di un unico sistema pubblico di istruzione, nel rispetto – si legge – dei valori costituzionali…

Quanto questo documento ledesse di fatto i valori costituzionali è rappresentato dalla rottura della distinzione tra scuole statali e scuole non statali sancita nell’art. 33 della Costituzione, nonché dal mantra diun’efficienza che soltanto la competizione tra scuole, nella logica del mercato, avrebbe potuto garantire a un sistema scolastico pubblico al collasso.

Siamo lontani anni luce dall’affermazione di Piero Calamandrei, che soltanto la qualità può rendere la scuola dello Stato più appetibile delle scuole private…

Due espressioni – a nostro giudizio – collegano perfettamente il piano Renzi al documento citato. Sono le seguenti:

Il curricolo d’Istituto è il modo che ogni scuola ha per esprimere l’attività della propria comunità professionale, le proprie decisioni rispetto ai contenuti e agli stessi metodi di insegnamento. In sostanza la propria identità”.

E ancora, a proposito di un Registro Nazionale che conterrebbe i docenti con proprio portfolio:

sarà questo lo strumento che ogni scuola utilizzerà per individuare i docenti che meglio rispondono al proprio piano e alle proprie esigenze. In questo modo le scuole potranno utilizzare la leva più efficace per migliorare la qualità dell’insegnamento: la scelta delle persone.”

La mobilità geografica andrà di pari passo con quella professionale, da cattedra a organico funzionale e viceversa, affinché progressivamente tutti i docenti abbiano, nel corso degli anni, la possibilità di svolgere tanti lavori diversi”.

A queste enunciazioni seguirebbero i provvedimenti previsti: chiamate dei dirigenti scolastici in conformità del progetto educativo, un organico funzionale senza punti fermi, la libertà di insegnamento di fatto cancellatadal premio al “merito”, il disconoscimento dell’esperienza accumulata negli anni col taglio agli scatti di anzianità, la riduzione degli Organi Collegiali a mere funzioni amministrative, l’ingresso dei privati che col loro contributo possono essere decisivi per il buon funzionamento della scuola… La logica del piano è tutta qui: selezione operata con l’aiuto dei privati; e per i discriminati, un avvio alla manovalanza.

Possiamo ben dire che a distanza di 20 anni il piano Renzi rappresenta il punto d’arrivo di un percorso annunciato e perseguito: Carta dei servizi, PEI, PUI, POF, MOF, Legge e conseguente DPR sull’autonomia, la legge di parità, valorizzazione del ruolo del dirigente scolastico, sussidiarietà orizzontale… un percorso in cui la scuola dello Stato si fa sempre più azienda mentre i finanziamenti statali riguardano, legittimamente ormai, anche le scuole private.

Avrebbe potuto la “ buona scuola” di Renzi prendere in considerazione la LIP, pur avendola a portata di mano? Certamente no.

I punti qualificanti della LIP

I punti qualificanti della LIP non compaiono minimamente nello scenario renziano: elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni con conseguenti assunzioni di responsabilità da parte dello Stato, collegialità nelle decisioni e nella gestione della scuola, un organico funzionale con compiti ben chiari e determinati non affidato all’arbitrio delle chiamate del dirigente scolastico,rispetto dell’uguaglianza di diritti di docenti e alunni

Si tratta di due prospettive opposte; l’una fondata sulla conformità ai principi costituzionali, per la formazione di una società responsabile e sensibile ai valori della convivenza civile, l’altra fondata sulla prosecuzione di un mondo dominato dalle discriminazioni imposte dal mercato e da un’Europa protesa verso orizzonti che quegli obiettivi contemplano.

Per questo noi siamo tra coloro che si sono pronunciati per la non emendabilità del piano renziano.

Non sono infatti possibili “aggiustamenti“, poiché è la visione complessiva che va respinta, se ancora pensiamo valga la pena lottare per un mondo in cui le disuguaglianze vadano combattute come retaggio insopportabile nelle nostre vite.

E’ questo il senso del nostro rifiuto del piano e del fermo sostegno a un’idea di scuola come quella prospettata nella LIP, che è nostro preciso impegno far conoscere e apprezzare con tutti i mezzi comunicativi di cui disponiamo.
Vogliamo cambiare verso a una deriva ventennale. E questa è l’occasione per farlo.

In queste settimane vari Collegi dei docenti in tutta Italia, chiamati a pronunciarsi sul piano Renzi da un’espressa disposizione del MIUR, hanno emesso la propria valutazione.

Noi non siamo pregiudizialmente contrari a un iter che potrebbe essere “democratico”, benché il testo su cui le scuole – e la cittadinanza tutta attraverso un pronunciamento on line – sono chiamate a pronunciarsi non sia quello uscito da una Commissione parlamentare, ma da un “motu proprio” del Governo – ma non comprendiamo perché i parlamentari che hanno sottoscritto la presentazione della LIP in Parlamento non abbiano sollecitato una consultazione che tenga conto di entrambe le proposte.

Siamo stati noi stessi – comitato promotore della LIP – a rivolgere ai presidenti di Camera e Senato un appello in tal senso (appello rimasto finora senza risposta).

Ma il nostro osservatorio ci comunica dati confortevoli; il consenso al piano Renzi è assai inferiore alle aspettative del PD (o quanto meno ai sostenitori del premier), mentre la LIP, grazie all’immane impegno dei suoi sostenitori, riporta una buona affermazione in crescita.

Quante sono tuttavia le località dove non riusciamo ad arrivare, e dove invece arriva, tramite una TV schiava dei poteri forti, un’immagine quotidiana di Renzi, delle sue enunciazioni, e quindi di una “positività” insita in tutto ciò che propone?

Alleghiamo una mozione del Collegio dei docenti del Liceo scientifico Pasteur di Roma che a nostro avviso evidenzia nel dettaglio tutte le negatività della “buona scuola” renziana, così come alleghiamo la tabella di raffronto delle due proposte, quali utili guide a chi nei prossimi giorni affronterà assemblee o incontri su questo tema. [torna su]

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Le buone scuole a confronto
di Marta Gatti*

Il 3 settembre con una conferenza stampa Renzi e Giannini presentano un documento di riorganizzazione complessivo della scuola statale.
La “buona scuola” lo chiamano, sono 136 pagine.
E’ fatto molto bene.
Utilizza un linguaggio a cui non eravamo più abituate. Non è burocratico, è accattivante, a volte addirittura suadente!

La scuola è la priorità del Paese

Come si fa a non essere d’accordo con affermazioni come…

Ciò che saremo in grado di fare sulla scuola nei prossimi anni determinerà il futuro di tutti noi più di una finanziaria, o di una spending review. Perché dare al Paese una Buona Scuola significa dotarlo di un meccanismo permanente di innovazione, sviluppo, e qualità della democrazia. Un meccanismo che si alimenta con l’energia di nuove generazioni di cittadini, istruiti e pronti a rifare l’Italia, cambiare l’Europa, affrontare il mondo.

Per questo dobbiamo tornare a vivere l’istruzione e la formazione non come un capitolo di spesa della Pubblica Amministrazione, ma come un investimento di tutto il Paese su se stesso. Come la leva più efficace per tornare a crescereLa scuola italiana ha le potenzialità per guidare questa rivoluzione. Per essere l’avanguardia, non la retrovia del Paese.
All’Italia serve una buona scuola (p. 1)

«Questo Governo non ha esitazioni: la scuola è la priorità del Paese, e su di essa intendiamo mobilitare le risorse che servono» (p. 118).

Diciamo subito però che anche nella relazione della legge di stabilità 2015 è scritto che la scuola deve costituire “la leva per lo sviluppo e la crescita del Paese”, ma nonostante questo la scuola subirà negli anni 2015-2017 oltre 421 milioni di euro di altri tagli.
Quello che si dice la coerenza!

Se questo è il linguaggio utilizzato, se questa è la propaganda, come possiamo fare a spiegare alla gente cosa si nasconde dietro un’apparente freschezza e ragionevolezza della proposta?
Fare opposizione a questo modo di esercitare il potere è complesso perchérichiede un intervento culturale.
Dobbiamo raccontare, informare, far capire la nostra differenza.
E per questo siamo qui. Siamo qui a raccontare che…

Nel documento dopo la premessa si passa dalla teoria alla pratica ed ecco che si svela un disegno che prima sembrava diverso…
Cambiano i colori, cambiano le forme.

La Buona Scuola che vogliamo

Cercherò di confrontare questa riforma che infierisce sulla scuola statale,
con una proposta forte, la legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica” (il titolo c’è stato copiato), ri-presentata alla Camera e Senato nel mese scorso e che sta aspettando di essere discussa nei luoghi istituzionali predisposti.
Questa è la BUONA SCUOLA che noi vogliamo. L’abbiamo scritto nero su bianco.

Che cos’è la LIP emergerà mano a mano che presenteremo il nostro dissenso alla scuola proposta da Renzi.

Iniziamo dal metodo

Quale metodo usa Renzi per divulgare la sua Riforma?

Quello che presenta non è un decreto, né un disegno legge, né una piattaforma contrattuale:
è un documento frutto di un mese di lavoro tra lui e Giannini e che sottopone al giudizio dei cittadini, che sappiano di scuola o meno, CON UN QUESTIONARIO ONLINE per carpire il consenso …. e poi legiferare “con il sostegno del popolo”.

Quale è stato il percorso della LIP?

Un anno di lavoro dentro e fuori le scuole per condividere l’idea di BUONA SCUOLA coinvolgendo migliaia di genitori, docenti e studenti di varie parti d’Italia. Raccolte oltre 100.000 firme, la proposta di legge è stata depositata in parlamento nel 2006 e… “chiusa in un cassetto”. Il 3 ottobre 2014 è stataripresentata da parlamentari di diverse forze politiche sia al Senato sia alla Camera.

La valutazione dei docenti

Renzi utilizza due argomenti vincenti per ottenere il consenso mediatico:

  • l’assunzione di 150.000 precari e precarie (148.100)
  • la valutazione dei docenti

Finalmente si risolvono due problemi:
diamo il posto fisso ai giovani e si allontana dalla scuola il professore di mio figlio che è un incapace.
Cosa sperare di più.

Anche a questo noi della scuola siamo abituati.
Denigrare per creare un’opinione pubblica che giustifichi qualsiasi intervento che possa sembrare risolutivo.
È la stessa strategia peraltro che stiamo vedendo usare per giustificare l’eliminazione dell’art. 18.

Partiamo dalla valutazione sulla quale mi soffermerò di più perché è l’elemento più complesso su cui costruire cambiamento.
Abbiamo detto che fare opposizione vuol dire fare cultura altra, raccontare. E io racconto.

Lavoro nella scuola da 34 anni. Da sempre in classi di scuola primaria a tempo pieno. Dal 2008 il tempo pieno come organizzazione didattica educativa è stato eliminato dalla Gelmini, Profumo e Carrozza non hanno fatto nulla per modificare questa situazione. Giannini e Renzi proseguono sullo stesso percorso .
Ognuno però di loro interviene per aggiungere un tassello al puzzlecomplessivo di impoverimento della scuola statale.

Il nostro lavoro, che è soprattutto lavoro di relazione, è andato peggiorando anno dopo anno. Nella classe a fianco alla mia, hanno cancellato una cattedra… quindi per permettere a quei bambini di fare 40 ore, 4 insegnanti si alternano settimanalmente per “coprire il buco” orario che si è venuto a produrre a causa dell’eliminazione della maestra, producendo così, alla faccia del maestro unico, una turnazione di 5 insegnanti + la docente di religione, 6 maestre che entrano in quella classe.

Ciò ha provocato oltre al peggioramento della qualità della didattica e della relazione in quella classe, la perdita delle ore di compresenza di tutte le altre classi che ci permettevano di lavorare per laboratori, suddividere gli alunni/e in due gruppi di apprendimento omogenei ed intervenire sulle difficoltà di ciascuno/a, fare informatica, fare uscite didattiche…
Ora abbiamo solo lo spazio per lezioni frontali a classe intera.

Lavoro in una classe con 25 bambini/e nonostante uno di loro abbia una disabilità (e questo è contro la normativa) e per 4 ore settimanali “entro” nella classe “orfana di maestra” dove incontro altri 24 bambini/e.
È da poco arrivato in classe nostra un bravissimo e bellissimo bambino cinese. Non parla italiano. Non abbiamo nessuno che ci aiuta. Nessuno.
Hanno tagliato i facilitatori linguistici che permettevano a questi nuovi cittadini di imparare la lingua2, hanno ridotto le insegnanti di sostegno, hanno aumentato il numero di alunni/e per classe…

Questo accade in tutte le scuole italiane. Ricordate la cancellazione di 84.000 cattedre e 45.000 posti di personale ata e il taglio di 8 miliardi di euro della Gelmini Tremonti?
Ecco questa è solo una delle conseguenza, la più visibile.

Ma cosa c’entra questo con la valutazione?

Valutare il sistema scuola, valutare gli/le insegnanti in questo contesto, fa piuttosto sorridere, è come sparare sulla crocerossa… comunque.
Siccome sulla valutazione dei docenti si fa un gran parlare in termini di ostilità della categoria a sottoporsi a valutazione, sgomberiamo subito il campo:
Io sono assolutamente d’accordo con la valutazione delle insegnanti e dei dirigenti.

Io voglio essere valutata.

Lo Stato ci ha abbandonate. L’ultimo investimento sulla formazione obbligatoria quinquennale e di massa è stato nel 1990!
Per la formazione dei docenti della scuola statale, nella finanziaria del 2010 sono stati stanziati ben 5 euro per persona e poi si sono perse pure le tracce.
Come ho già detto lavoro da 34 anni nella scuola statale e MAI nessuno, oltre alle mie colleghe, mi ha aiutata ad affrontare questo difficile compito. Mai nessuno mi ha aiutata a capire quali sono i miei punti forti e quelli su cui devo ancora migliorare.
Io chiedo quindi di essere valutata!

Voglio che in classe mia entri un esperto di didattica e metodologia, si sieda in un angolo dell’aula con nelle mani un bel taccuino o un tablet se preferisce, mi osservi, come faccio io con i bambini/e, prenda nota, come faccio io sul mio registro, ascolti la mia voce, guardi i miei gesti, segua i miei racconti, analizzi come gestisco la classe, come rispondo alle dinamiche del gruppo, come organizzo il lavoro, quanto spazio lascio all’elaborazione personale, quanto riesca a fare emergere la circolarità delle idee all’interno della classe, come si sostanzia il mio ruolo di facilitatrice dell’apprendimento.
(Attenzione questi sono solo alcuni degli elementi che definiscono la qualità del mio essere una brava maestra o no.)
Che rimanga con me non per un’ora ma per un’intera settimana per tutta la giornata, mensa compresa.
Poi voglio che mi parli di quello che ha osservato, di come mi ha vista all’interno della dinamica in un confronto sincero e costruttivo. Perché io possa imparare a fare meglio.

Questa è l’unica valutazione delle insegnanti che per noi ha senso.

Nella LIP si prevede che

ogni istituzione scolastica, periodicamente, con lo scopo di meglio rispondere ai bisogni specifici dei propri allievi e allieve, avvia un percorso di autovalutazione e di riflessione sul proprio operato, sulla propria capacità di raggiungere gli obiettivi, con l’aiuto di professionisti esterni, i quali aiutino il mondo della scuola a guardare se stesso per migliorarsi.

E’ prevista unicità della funzione docente, senza gerarchie di ruolo.

Come intende valutare Renzi?

La valutazione va di pari passo alla quantità di stipendio percepito. Più sei bravo, più soldi prendi.
Si cancellano gli scatti di anzianità automatici, si inserisce uno “scatto di merito” ogni 3 anni per 2/3 dei docenti di ciascuna scuola, monetizzato in 60€ mensili (“potrebbe essere” dice il documento e l’esempio vale per la scuola secondaria).
Chi ti valuterà? Una commissione costituita da… alcuni colleghi della tua scuola che hanno già preso l’aumento (quindi quelli “Brav*”), il dirigente scolastico e un operatore esterno che fa riferimento all’Istituto dell’INVALSI, che se ti riterranno meritoria ti attribuiranno i soldini in più.

E da chi sarà pagato l’aumento ai docenti con più crediti?

Dai loro colleghi perdenti.
Eliminare gli scatti di anzianità (bloccati dal 2009!!) che ricevono tutti/e i/le docenti, “consente all’operazione di non determinare oneri aggiuntivi a carico dello Stato» (p. 57)

Avvisiamo quindi i genitori che in questo modo non è detto che il famoso professore “incapace” verrà retribuito meno e incentivato a cambiare lavoro. Perché se il professore incapace è riuscito a superare un concorso che l’ha immesso in ruolo, riuscirà anche dopo a superare “la prova di merito” soprattutto se riuscirà a farsi “ben volere” dal dirigente di turno o addestrerà i propri alunni/e a rispondere correttamente ai quiz annuali dell’invalsi .

La scuola è l’unico ambiente lavorativo fino ad ora, organizzato in orizzontale, basato sulla collegialità delle relazioni. Non ci sono differenze stipendiali. L’unica differenza sta nel fatto che se lavori di più e fai ore in più per commissioni o progetti oltre l’orario, vieni retribuito in base alle ore certificate.
Se lavori di più, guadagni di più. Poco ma di più. Peccato però che da due anni a questa parte abbiano tagliato drasticamente, più del 70%, il Fondo di istituto a cui si fa riferimento per il pagamento di queste ore.

Quindi se vuoi fare quello che facevi prima che spesso è indispensabile al funzionamento della scuola (pof, continuità, intercultura, ambiente, teatro,…)devi farlo gratuitamente.

Il centro del centro del pensiero di Renzi

Il Documento ci stupisce con effetti ancora più speciali pag. 58.
Diciamola così (da qui)

Marta è una docente ‘mediamente brava’ (non bravissima, ma neppure scarsa: mediamente brava), ma nella sua scuola non riesce ad ottenere lo scatto perché molte sue colleghe sono bravissime. A questo punto, secondo il Documento, Marta dovrebbe pensare così: “in questo istituto mi trovo bene, sto portando avanti un buon lavoro con la mia classe, non è troppo lontano da casa,… però non riesco ad avere l’aumento di 60 €. Sai cosa faccio? Potrei chiedere il trasferimento in un’altra scuola, magari più lontana, dove iniziare tutto da capo, ma che sia piena di insegnanti mediocri con pochi crediti”.

A questo punto, secondo il buon Renzi, i nuovi colleghi di Marta la accoglieranno a braccia aperte, riconoscendo subito in lei quella media bravura di cui loro sono ancora privi; i membri del Nucleo di Valutazione le concederanno subito lo scatto agognato, a scapito delle colleghe che conoscono e con le quali hanno lavorato fianco a fianco per anni; l’intera scuola la prenderà a modello per il proprio miglioramento professionale; la coesione sociale del Paese ne trarrà giovamento.

LO SCOLLAMENTO con la realtà IN QUESTO PUNTO DEL DOCUMENTO diventa voragine.

Siamo sgomenti.

E l’assunzione dei precari?

Beh, non è una geniale idea del nostro Presidente del Consiglio.
La Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione per la non corretta applicazione della direttiva sul lavoro a tempo determinato, che è finita davanti al giudice comunitario.
Se non si assumeranno a tempo indeterminato i precari storici, ci verrà attribuita una ingente sanzione.

Docenti con cattedra e docenti jolly

I precari dovrebbero essere assunti nel settembre 2015.
Andando a costituire due categorie di docenti: quelli con la cattedra e quelli senza che fanno da jolly per fare supplenze o per attività fuori dall’aula, nella propria scuola o in rete con altre scuole del distretto (organico dell’autonomia)

Il dirigente potrà assumere i docenti che “meglio rispondono al proprio piano e alle proprie esigenze“.
I dirigenti potranno finalmente scegliersi le insegnanti e modellare la scuola a loro piacimento. Proprio come una scuola privata!

Docenti: mobili e factotum

Non solo ma potrà anche spostare a suo piacimento i docenti da una “categoria “ all’altra: da posti su cattedra a posti come organico dell’autonomia e viceversa, oppure tra scuole… affinché progressivamente “tutti i docenti abbiano, nel corso degli anni, la possibilità di svolgere tanti lavori diversi“.
E’ UN’OSSESSIONE QUESTA PER RENZI!

I precari per la LIP

Nella LIP si prevede l’assunzione di tutti i docenti necessari per coprire i posti vacanti (e fin qui siamo in linea con Renzi) ma anche la creazione di organico aggiuntivo per la lotta alla dispersione scolastica e all’abbandono, per il sostegno all’integrazione degli alunni/e con disabilità, per l’alfabetizzazione degli alunni migranti.

La falsità sul tempo pieno

Nel documento si legge anche che i docenti neo assunti verranno utilizzati per potenziare il tempo pieno (quello che la Gelmini ha abrogato):
è assolutamente falso perché non si fa riferimento a nessuna abrogazione di leggi precedenti, né è previsto un aumento dell’organico complessivo.
La LIP invece propone l’abrogazione delle riforme Moratti e Gelmini e del servizio nazionale di valutazione basato sull’invalsi, introdotto da Profumo (a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato) e reso attuativo da Giannini.

Ultimo capitolo, quello sulle risorse economiche

Dopo aver affermato fino alla nausea l’importanza insostituibile della scuola per il Paese, della volontà di mettere a disposizione tutte le risorse che servono, Renzi a p. 109 afferma che

lo Stato non avrà mai risorse sufficienti per assolvere all’ingente richiesta di finanziamenti della scuola statale.

Certifica il venir meno dell’obbligo costituzionale e tende a scaricare sui genitori parte dei costi.
Vengono messe sullo stesso piano “scuole pubbliche statali e paritarie. Prevedendo persino la detassazione delle spese per le rette di chi manda i figli alle private.

Cosa dice la LIP sui finanziamenti

Le scuole sono Istituzioni finanziate dalla fiscalità generale. Si deve investire il 6% del PIL da destinare all’istruzione pubblica solo statale. Nel rispetto dell’art. 33 della Costituzione che dispone che il funzionamento delle scuole private debba avvenire senza oneri per lo stato.

Per Renzi quindi bisogna rivolgersi al privato. Come?

(Ha ragione Landini quando dice che bisogna diffidare di chi usa l’inglese per spiegarti le tue idee)

Con quattro strumenti:

  • Il primo: lo School bonusBonus fiscale per le aziende: le scuole avranno laboratori, attrezzature pagate dai privati che non pagheranno le tasse creando un circolo vizioso di riduzione delle entrate dello Stato a scapito dei servizi e quindi della scuola stessa
  • Secondo strumento, chiamato School Guarantee: oltre ai bonus fiscalil’azienda potrà ricevere degli incentivi se dimostrerà il “successo formativo” dei processi di alternanza e didattica laboratoriale sviluppati nella scuola di riferimento.
  • Il terzo strumento è ancora piú complicato: coinvolge invece tutti i cittadini e mira ad incentivare meccanismi di microfinanziamento diffuso a favore della scuola, il cosiddetto crowdfunding.
    Il Governo valuterà di mettere a disposizione finanziamenti fino a 5 milioni di euro all’anno per fare matching fund con rapporto 1:1 o 1:2 su progetti in grado di dimostrare uno specifico impatto o raccogliere significativo sostegno pubblico.
  • Dulcis in fundo. Le obbligazioni ad impatto sociale (i cosiddetti Social Impact Bonds), già ampiamente utilizzate dal Governo inglese e negli Stati Uniti…
    Sono strumenti che mirano a creare un legame forte tra rendita economica e impatto sociale.

Eccesso di scuola azienda e di azienda nella scuola

L’impianto dei finanziamenti é stato delineato molto bene.
Le imprese entrano di diritto nell’organizzazione scolastica condizionando contenuti di apprendimento, metodi, tempi per poterne ricavare interessi o incentivi.
Dubitiamo che in Italia esistano filantropi disposti a sganciare migliaia di euro solo in nome dello studio e della cultura.

Fine della libertà di insegnamento, garantita dalla Costituzione: “Le arti e le scienze sono libere e libero ne è l’insegnamento“!
Pensate a quali possano essere le conseguenze di questo genere di finanziamento in un istituto tecnico o professionale.

Per poter attuare questo disegno liberista sono previste tre grosse modifiche strutturali.
La modifica dello stato giuridico dei docenti (p. 98) di cui abbiamo già parlato per eliminare “elementi di rigidità del contratto e docenti troppo legati alla cattedra”.
La modifica degli organi collegiali riducendo spazi di democrazia e collegialità e introducendo persone esterne alla scuola ma che sulla scuola hanno interessi economici.
La modifica dei contenuti di insegnamento che devono essere più “snelli” epiegabili alle richieste delle aziende/fondazioni che ci daranno i soldi.

Meglio la LIP

L’attacco alla scuola della Costituzione rappresenta un’ulteriore forma di attacco alla democrazia prevista dalla nostra Costituzione.
La contestazione della proposta renziana della scuola è un segmento della lotta più generale in difesa della democrazia.

Noi non ci rassegniamo, vogliamo credere che un’altra scuola sia possibile.
Dobbiamo tutti noi attivarci affinché la Legge di Iniziativa popolare abbia quanto meno lo stesso spazio mediatico del documento governativo, adottiamo le parole della LIP, pretendiamo che venga discussa nei luoghi istituzionali preposti.

Per questo lavoreremo.

Perché siamo sicure e sicuri che se ostinatamente ci proviamo e riproviamo, il gettone nell’iphone riusciremo a farlo entrare!

* maestra scuola primaria – Retescuole
…with a little help from [torna su]

* * *

Renzi li aveva dimenticati: 736.000 alunni stranieri!
di Arcangela Mastromarco

Dimenticateci tutti, che è meglio!

Quando è stato pubblicato il piano denominato Buona Scuola, molti colleghi che si occupano come me di inserimento scolastico di alunni con backgroundmigratorio mi hanno chiamata allarmati per l’assenza di un punto che riguardasse questi alunni in particolare.

Io invece, ormai animata da uno spirito “protezionistico” nei confronti della scuola – “Nessuna nuova, buona nuova” o “Dimenticateci tutti!” – mi sono rallegrata che non arrivasse l’ennesimo provvedimento, soprattutto dopo il disastro delle nuove Linee Guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri del ministro Carrozza contro le quali è stato necessario l’intervento degli avvocati dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.

Un sospiro di sollievo durato poco per due ragioni molto semplici:

Con tutto il rispetto per i vari membri dell’Osservatorio – da notare che non c’è un insegnante tra essi – non è difficile immaginare che, qualsiasi documento ne esca, pur con tutte le buone intenzioni non potrà certamente risolvere problemi ormai di carattere strutturale che ricadono su tutti gli alunni e in particolare su quelli più vulnerabili.

I vari provvedimenti Gelmini-Tremonti e successivi hanno impiegato alcuni anni a manifestare i propri effetti sulla scuola statale italiana. Le conseguenze negative, che sarebbero andate gradualmente aumentando nel corso degli anni sono sintetizzabili nei due insiemi “Fare di meno con meno per tutti” e “Fare di meno con meno, in particolare per gli alunni con backgroundmigratorio”.

Fare di meno con meno per tutti

Di seguito i provvedimenti a carattere nazionale ordinati secondo il criterio dell’oggetto della sottrazione, la classe come spazio di interazione distesa, le attenzioni prolungate nei confronti degli alunni, i fondi:

  • Innalzamento del numero di alunni per classe;
  • Blocco degli organici con conseguente tetto al numero di classi fermo all’a. s. 2007/2008;
  • Drastica riduzione delle ore di contemporaneità nella primaria in cui l’attenzione al singolo alunno ha connotato le pratiche didattiche quotidiane;
  • Soppressione delle ore di “disposizione nella secondaria di I grado che per anni sono servite ai docenti per organizzare momenti di contemporaneità e interventi di recupero individualizzato o per piccoli gruppi;
  • Tagli al MOF ormai ridotto a 1/3 di quello che avevamo a disposizione tre anni fa.

Fare di meno con meno, in particolare per gli alunni con backgroundmigratorio

  • Riduzione del numero di docenti utilizzati su progetti di integrazione degli alunni stranieri. A Milano siamo passati dai 750 docenti facilitatori dell’ a.s. 1998/1999 ai 33 di quest’anno;
  • Riduzione di circa il 50% dei fondi per le aree a rischio e a forte processo immigratorio;
  • Diminuita capacità dell’ente locale di integrare fondi e risorse. Comuni che negli ultimi venti anni hanno spesso provveduto ad integrare le risorse in favore dell’inclusione degli alunni stranieri, hanno visto ridurre gradualmente i contributi statali. Il Comune di Milano, per esempio, lo scorso anno scolastico è riuscito a investire solo 108.000 euro per la realizzazione di 108 corsi di italStudio, di 20 ore ciascuno, per tutte le scuole primarie e secondarie di I grado della città.

Diminuiscono le risorse, aumentano le disuguaglianze

Il sovraffollamento, l’indice di complessità delle classi, la riduzione delle ore di insegnamento e dei fondi ecc. sugli alunni con background migratorio hanno prodotto esiti disastrosi, alcuni dei quali assurti ciclicamente agli onori della cronaca:

  • I respingimenti scolastici. Soprattutto nelle città, bambini e ragazzi vengono rimbalzati da scuola a scuola o semplicemente rifiutati con la motivazione che non c’è posto, che le classi sono piene;
  • Il ritorno alla seduzione delle classi separate della Mozione Cota. Un esempio per tutti la classe di soli alunni stranieri della scuola media Besta di Bologna, ma ce ne sono altre “mimetizzate” a Prato, a Brescia e in altre città a forte processo immigratorio;
  • Il fenomeno della dispersione scolastica colpisce maggiormente i cittadini stranieri rispetto a quelli italiani. Nella scuola secondaria di II grado gli alunni stranieri “a rischio di abbandono” sono pari al 2,42% degli iscritti contro l’1,16% degli alunni italiani. Inoltre sono già in ritardo il 16% degli studenti con cittadinanza non italiana delle primarie, per arrivare alle superiore ad un rapporto di 7 su 10.

Nella LIP ci sono tutti gli alunni

Anche con un tredicesimo punto, il piano denominato La buona scuolarimarrebbe del tutto inadeguato a rispondere ai bisogni degli alunni, di tutti gli alunni, perché non abolisce nessuno dei provvedimenti nazionali i cui effetti nefasti ho cercato di sintetizzare.

Nella Legge di Iniziativa popolare non c’è un articolo distinto per gli alunni figli di genitori immigrati e in generale non ci sono forme di compensazione specifica perché tutto l’impianto della proposta nasce dall’attenzione ai bisogni del singolo e della comunità scolastica.

Tuttavia, anche volendo distinguere solo gli aspetti della LIP che maggiormente concorrono alla riuscita scolastica dei bambini e dei ragazzi con backgroundmigratorio, ne risulta un elenco molto corposo:

  • Il riferimento costante alla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo;
  • L’affermazione di un sistema educativo di istruzione che cura l’acquisizione consapevole di saperi con un’attenzione costante all’interazione e all’educazione interculturale: valori dei quali la società del futuro non potrà fare a meno;
  • Il valore della collaborazione e del lavoro cooperativo;
  • La scuola come luogo di produzione e fruizione culturale, di crescita, di socializzazione, di cittadinanza consapevole, fuori dai percorsi didattici in senso stretto, eppure in sinergia con essi;
  • La garanzia per tutti i cittadini del diritto all’educazione, all’istruzione, alla formazione, a partire dalla gratuità della scuola statale, sia per l’accesso, sia per i libri di testo e per il trasporto;
  • L’obbligatorietà dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia la cui frequenza, soprattutto per i bambini con una lingua madre diversa dall’italiano, rappresenta una risorsa per l’acquisizione della seconda lingua insieme ai pari parlanti nativi;
  • La necessità di investimenti e sinergie professionali per contrastare la dispersione e il disagio in tutte le sue forme, così come per lavalorizzazione delle diversità e il sostegno all’alfabetizzazione e all’integrazione degli alunni/e migranti;
  • Il ripristino della compresenze nella primaria e nella media previste per attività interdisciplinari, di laboratorio, curricolari per piccolo gruppo;
  • La formazione di classi meno numerose delle attuali, in cui sia rispettato il tetto massimo di ventidue alunni per classe, da abbassare ulteriormente nei casi in cui siano inserite persone diversamente abili;
  • Il biennio unitario nella scuola superiore come strumento indispensabile per combattere la canalizzazione formativa che colpisce in modo particolare gli studenti stranieri indirizzati maggiormente verso la formazione professionale;
    Ecc.

Potrei continuare, ma rimando alla lettura dell’intera proposta di legge la verifica di quanto la LIP sia progettata nel rispetto dell’inclusione e dei diritti di tutti i minori.

Nei bambini, tutti i bambini, il futuro dell’Italia. [torna su]

* * *

RISORSE IN RETE

La “Buona Scuola” di Renzi qui.

La Direttiva sulla Valutazione qui.

Questo è il sito della LIP e questo è il profilo facebook Adotta la LIP. Inquesto video ne parla Anna Angelucci.

Qui si può leggere il pdf della tabella comparativa, tra la “Buona Scuola” di Renzi e  la “Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica“.

Appello e “Domande-Risposte” dall’assemblea del “Manifesto dei 500qui.

Le puntate precedenti di vivalascuola qui.

Su vivalascuola: da Gelmini a Giannini

Bilancio degli anni scolastici 2008-20092009-20102010-20112011-2012,2012-2013.

Cosa fanno gli insegnanti: vedi i siti di ReteScuoleCgilCobasUnicobas,AniefGildaUsbLavoratori Autoconvocati della Scuola RomaCub,Coordinamento Nazionale per la scuola della CostituzioneComitato Scuola Pubblica.

Finestre sulla scuola e sull’educazione: ScuolaOggiEdscuolaAetnanet.FuoriregistroPavoneRisorseEducation 2.0AetnascuolaécoleMovimento di Cooperazione Educativa (MCE)ForuminsegnantiLike@Rolling Stone,Associazione NonunodimenoGli Asini

Siti di informazione scolasticaOrizzonteScuola, La Tecnica della Scuola,TuttoScuola.

Spazi in rete sulla scuola qui. [torna su]

(Vivalascuola è curata da Nives Camisa, Giorgio Morale, Roberto Plevano, Alberto Sabbadini)

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3 pensieri su “Vivalascuola. La “Buona Scuola” di Renzi e la LIP: 2 scuole 2 tour

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  2. Pingback: Due scuole, due tour: la buona scuola di Renzi e la LIP « La scuola è nostra! Miglioriamola insieme
  3. fernirosso ha detto:

novembre 21, 2014 alle 9:57 pm

è arrivata oggi questa letterina che vi giro, anche se credo che l’abbiano ricevuta tutti gli insegnanti…insomma non si finisce mai di essere presi per i fondelli!
fernanda ferraresso

– Carissime e carissimi,
sono Davide Faraone, ho 39 anni e sono stato eletto deputato per la prima volta in questa legislatura.

Ora il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mi ha voluto come Sottosegretario al Miur per rappresentare un governo che sta mettendo la scuola al centro della propria azione, non solo a parole ma con i fatti.

È davvero il momento della svolta per la scuola italiana e per il Paese.

Siamo partiti dagli edifici scolastici. Sono migliaia gli interventi già partiti, e quelli in programma nei prossimi mesi, per rendere le scuole più sicure e più belle.

E adesso La Buona Scuola. Ci stiamo occupando di ciò che avviene nelle nostre aule. Da tempo non vi era alcun coinvolgimento sulle scelte politiche che riguardano la scuola. Per questo abbiamo voluto ascoltare tutti, perché l’istruzione è il motore per ogni sviluppo economico, sociale e culturale del Paese e la scuola è patrimonio di tutti i cittadini. Come sarà l’Italia tra vent’anni dipende da come è la scuola oggi, ripete spesso Matteo Renzi. È per questo che vogliamo una Buona Scuola.

La consultazione è terminata in questi giorni, con l’impegno del Ministro Stefania Giannini e di coloro che hanno collaborato al Ministero e nei territori. Ringrazio davvero tutti coloro che hanno voluto partecipare contribuendo alla riflessione collettiva sulle proposte. Ma il lavoro davvero impegnativo arriva adesso.

Il piano ipotizzato nel documento del governo sarà rivisto alla luce delle proposte di coloro che hanno voluto mandare il loro punto di vista. Saranno soprattutto le critiche ad essere vagliate. La complessità della scuola è affrontabile solo se ognuno di voi ci aiuterà a trovare soluzioni che migliorino i risultati delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Questo è il nostro compito e la nostra speranza. So che chi lavora come voi nella scuola e per la scuola ha vissuto tempi particolarmente pesanti fatti di tagli e spesso di umiliazioni.

Ora si cambia verso!

La tenuta del sistema è stata possibile proprio perché abbiamo potuto contare sul vostro lavoro. Ed ora ci contiamo ancora di più. Potremo ottenere risultati solo con il dovuto impegno e con la necessaria motivazione di tutti.

Abbiamo una grande responsabilità, sono certo che lavoreremo bene insieme.

Cari saluti

La mia e-mail : segreteria.faraone@istruzione.it



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