Roberto Renzetti
Nel 1885 fu formato un comitato per la costruzione di un monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca: Victor Hugo, Michail Bakunin, George Ibsen, Giovanni Bovio, Herbert Spencer e molti altri. Nel 1888 gli studenti universitari romani (tra cui Pietro Cossa), tra i maggiori animatori del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, spesso con scontri, arresti e feriti. Un tal monumento era già stato eretto a Roma nel 1849, in epoca di Repubblica Romana. Ma quel boia di Papa Pio IX (ora santo, perché boia!) lo fece distruggere, appena fu restaurato il suo potere.
Il 9 giugno 1889 veniva inaugurato in piazza Campo de’ Fiori in Roma il monumento, opera di Ettore Ferrari, nello stesso luogo dove Bruno fu abbrugiato vivo.

Piazza Campo de’ Fiori con il monumento a Bruno che si intravede nel centro.

Il monumento.

Dettaglio.
– In Italia era in carica il governo Crispi. Roma aveva un sindaco clericale, Leopoldo Torlonia, proveniente dalla nobiltà nera (quella vaticana). Sullo sfondo vi era questa vicenda quando il sindaco fu destituito con decreto reale ufficialmente per aver fatto visita a Papa Leone XIII (ad una Chiesa ancora non “riconciliata”). Furono indette nuove elezioni per il giugno 1888. Vinsero i liberali contro i clericali, grazie al loro riconciliarsi contro gli attacchi che la Chiesa muoveva all’iniziativa del monumento.
– Nel 1896 era stato monsignor Balan, un prete che addirittura vedeva in Leone XIII un Papa che sopportava troppo, ad aprire la campagna contro Bruno. Scrisse che: “la propaganda bruniana è opera di stranieri, ebrei, ateisti, massoni”.
– Tale vergogna venne ripresa da La Civiltà Cattolica, periodico dei gesuiti (periodico che dal 1850 al 1945 si distinguerà per il suo antisemitismo – vedi : R. Taradel, B. Raggi, La segregazione amichevole, Editori Riuniti, Roma 2000). Scriveva tale fogliaccio: “dal giorno in cui s’è posta mano al suo monumento, i disastri d’ogni maniera, come inondazioni, frane, uragani e simili, hanno portato la desolazione nelle campagne di parecchie province” …. “è la presa di possesso dell’ateismo di quella Roma che da 14 secoli è stata ed è la capitale del mondo cristiano”.
– Il giorno dell’inaugurazione fu definito “di raccoglimento e di lutto” dall’Osservatore Romano. Il Papa passò il giorno digiuno e prostrato davanti alla statua di San Pietro; ad evitare che le persone presenti fossero in minor numero possibile, tutta l’aristocrazia nera abbandonò Roma per 3 giorni. – La Civiltà Cattolica sostenne che era “il trionfo dei rabbi della Sinagoga, degli archimandriti della Massoneria e dei capiparte del liberalismo demagogico”.
Passano 100 anni e ….
– Nell’ottobre 1994 Studi Cattolici, rivista ispirata dall’Opus Dei, dopo aver squalificato ignobilmente, continuamente ed in ogni modo possibile Bruno, afferma: “Giordano Bruno era praticamente ateo, negava il libero arbitrio e l’immortalità dell’anima. Oggi, dopo la ghigliottina, i Lager, i Gulag, sappiamo cosa succede quando a “filosofi” del genere è permesso divulgare nelle piazze (come faceva Bruno) le proprie idee. I nostri padri avevano il buonsenso (che noi abbiamo perduto) di punire i pessimi teorici più che i criminali comuni, i quali operano un male che è necessariamente circoscritto e limitato”. – Nel luglio 1998 su Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nonis, arcivescovo di Vicenza e prorettore dell’Università di padova, introduce dei toni civili: “Più che di perdono occorre parlare di comprensione. In ogni caso la Chiesa è colpevole per aver tolto la vita ad un uomo”. – Ancora su Avvenire, nel luglio 1998, vi è un buon intervento di uno studioso, Roberto De Majo. Questi, che ha studiato con Yates e Walker al Warburg Institute, conclude il suo articolo dicendo: “Fu dunque Bruno un martire ? Lo fu certamente, caso unico nella storia della martiriologia: non morì per una idea né per una istituzione, ma per il pensiero in sé; per il diritto umano a pensare senza costrizione”. ed a questo proposito, non posso fare a meno di ricordare ciò che aveva scritto Bruno: “Alle libere are della filosofia io cercai riparo dai fortunosi flutti, desideroso della sola compagnia di quelli i quali comandano non già di chiudere, ma di aprire gli occhi”. – Il 3 febbraio 2000, Civiltà Cattolica ha presentato un libro scritto da un tal Saverio Ricci per i tipi della Salerno editrice. Alla presentazione è intervenuto il “ministro della cultura” del Vaticano, il cardinale Poupard (noto per la nuova condanna a Galileo nel 1984 – vedi articolo nel sito). Anche qui si dovrebbe riabilitare Bruno ma lo slogan scelto è infelice: La violenza al servizio della verità (sic!).
– Altro libello è stato scritto da tal Matteo D’Amico per le edizioni PIEMME (casa editrice vaticana). Il sottotitolo è: “Avventure e misteri del grande mago nell’Europa del Cinquescento”.
– L’assessore alle politiche culturali del Comune di Roma aveva in programma una manifestazione per ricordare Giordano Bruno nel 400° anniversario del suo barbaro assassinio. Si mette in moto un’organizzazione che coinvolge: Nanni Balestrini, Hans Werner Henze, Luigi Cinque, Jannis Kaunellis, il Teatro di Roma. Ma iniziano da subito delle difficoltà che in definitiva si possono riassumere così: nella Piazza di Campo de’ Fiori vi è un mercato rionale ed il palco per la commemorazione occuperebbe lo spazio di quattro bancarelle per due giorni con perdita economica per i commercianti. Qualcuno azzarda che si potrebbero rimborsare i quattro bancarellari dei loro mancati guadagni. Impossibile! Il sindaco di Roma dell’epoca, Rutelli, fa sapere che comunque nessuno negherà un mazzo di fiori sulla statua di Bruno. Lo stesso Rutelli, ancora il 3 febbraio 2000, alla presentazione dell’ultimo libro citato, ha sostenuto che, essendo Bruno un anticristiano, non potrà mai essere riabilitato dalla Chiesa (ricordo che il 2000 è l’anno della conversione di Rutelli: dopo aver rifatto il suo matrimonio in Chiesa, dopo aver battezzato i suoi figli, dopo essere diventato un agit prop vaticano (papaboy di Tor Vergata) in occasione del Giubileo, ha negato pure il sostegno, pure promesso, al Gay Pride). Ciò di cui sentivamo la mancanza a Roma è proprio di un nuovo teologo. Vale solo la pena ricordare a Cicciobello che Bruno non fu mai anticristiano ma anticuriale ed antisecolare. La sua filosofia è in perfetto accordo con il cristianesimo gnostico e cataro. – Il 12 marzo del 2000, Gianpaolo, chiede ipocritamente perdono per tutti i mali che la Chiesa ha prodotto. Resta fuori Bruno! Eppure, nel Concilio Vaticano II, si era detto: “Nessuno in materia religiosa può essere forzato ad agire contro la sua coscienza, né impedito, dentro debiti limiti, di agire in conformità alla sua coscienza”.
Una rassegna di moltissimi articoli di stampa quotidiana dedicati a Giordano Bruno la si può trovare qui:
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/bruno.htm
Categorie:Senza categoria
Rispondi