Roberto Renzetti
Alle origini note dell’astrologia
Attraverso gli scrittori greci e romani dell’età classica (Giamblico, Simplicio, Strabone, Erodoto, Seneca, Diodoro) abbiamo notizie dell’astronomia dei caldei (di derivazione probabilmente sumerica e quindi babilonese), popolo che possiamo probabilmente situare tra Mesopotamia e Vicino Oriente dal 3° millennio al 3°/2°secolo a.C.
Gli scambi culturali avvennero con la Grecia e quindi con Roma e gli influssi furono importanti. I caldei vengono comunemente indicati come i fondatori dell’astrologia che conosciamo (anche se da un certo punto in poi è impossibile risalire indietro per mancanza di fonti attendibili). Ad essi vengono attribuite delle osservazioni celesti prolungatesi per oltre 2000 anni e una qualunque storia della scienza parlerà dei caldei come scienziati, riservando un paragrafo all’astrologia. In ogni caso l’astrologia si presenta in epoche relativamente recenti se il primo oroscopo che conosciamo è del 410 a.C., in un’epoca cioè in cui vi era la dominazione persiana.
I caldei accumularono quindi innumerevoli conoscenze sul cielo e, come fatto accessorio, in un universo geocentrico, dettero arbitrariamente svariati significati ad alcuni fenomeni celesti:
1)
essi conoscevano perfettamente i movimenti dei cinque pianeti noti. Tali pianeti (Saturno, il più inflluente con significato di ordine, giustizia e pace; Marte, simboleggiante una potenza nemica; Venere, a volte propizia, a volte funesta, a seconda della sua posizione nel cielo; Mercurio, il pianeta del principe ereditario e Giove, pianeta del re) vengono chiamati “interpreti” perché sono dotati di un moto speciale rispetto agli altri astri che sono fissi (stelle fisse) o soggetti ad un cammino regolare (Sole e Luna). Per il saggio osservatore essi possono dare indicazioni sul futuro nel senso che permettono di sapere cosa faranno gli astri stessi nel futuro se vi saranno o meno catastrofi naturali. L’astrologia non si pone risolutiva dei problemi dell’uomo ma del regno ed al massimo del suo re come sommo rappresentante di tale regno. Sullo sfondo della marcia di questi cinque pianeti vi sono 36 astri (i “consiglieri”);
2)
vi sono 12 “capi” tra i 36 consiglieri ed ognuno di questi capi presiede un mese ed uno dei 12 segni zodiacali;
3)
ciascun pianeta ha il suo corso particolare; essi differiscono tra loro per avere differenti velocità e differenti periodi di rivoluzione. Gli astri influiscono sulla vita dell’uomo decidendo del loro destino. Ma non sono i destini individuali degli uomini che vengono predetti ma quelli di un intero popolo. Sono proprio le irregolarità apparenti nel moto dei pianeti, osservabili da una Terra supposta immobile, da cui si fanno discendere cambiamenti nella vita dell’uomo. Per questo i fenomeni di apparizione e sparizione degli astri e dei pianeti all’orizzonte (dove vanno? nella zona dei morti!), le eclissi, le comete sono sempre fatti che provocano angosce e voglia di saper cosa accadrà. Noi abbiamo ritrovato pochi documenti tra cui le tavole delle effemeridi ed alcune affermazioni di carattere generale del tipo: “se vi è un alone intorno alla Luna piena del primo giorno, il mese sarà piovoso o nuvoloso”, “se vi è un alone intorno al Sole si leverà un vento dal Sud”, “se Marte è visibile tra giugno e luglio vi saranno guerre”, “se Mercurio sta a Nord si avranno morti ed una qualche invasione di un Paese straniero avrà luogo”, “se Marte si avvicina ai Gemelli un re morirà e nasceranno delle rivalità”. Poi altre correlazioni del tipo: “se Marte si avvicina a Giove, si deve prevedere una guerra con un Paese vicino”, “se Giove entrava nel sagittario o nel Toro, la vita del Re era in pericolo”, “se Giove entrava nel Cancro era il segno di un regno prospero e felice”. Tutto questo deve eperò essere confrontato con il periodo dell’anno in cui si fanno osservazioni, con l’osservazione precedente e la seguente, con il ruolo della potente Luna,….e così via. Insomma una serie di affermazioni prive di qualunque giustificazione. Non legate assolutamente a nulla, forse discendenti da osservazioni astronomiche più elementari (quelle legate ai problemi essenzialmente climatici che derivano dall’agricoltura) da cui discendono come estrapolazioni.
4)
più che la presenza di un determinato pianeta del cielo era notevole la sua maggiore o minore luminosità, rispettivamente, presagi nefasti (influenza minore) o di felicità e successo (influenza maggiore).
Più in generale, si può dire che in Mesopotamia la magia era presente nella cultura del Paese ed era una istituzione ufficiale che aveva un carattere prettamente religioso ed affidato a sacerdoti, esorcisti o incantatori che officiavano in nome degli dei. Ma vi era anche qui una magia legata al destino dei popoli e dei re e quella molto più ciarlatana di sortilegi e malefici. Su quest’ultimo aspetto vi era un generale discredito tale da assegnare sempre a stranieri il fatto di essere maghi o astrologi.
Quindi è di rilievo il fatto dell’inseparabilità di magia ed astrologia da religione, anche se sia tra i sumeri che tra i babilonesi la religione non era un assoluto principio di spiegazione, ma piuttosto una filosofia. Infatti né religione né magia avevano un qualche ruolo privilegiato nella spiegazione del mondo
Passaggio in Grecia e a Roma
Intorno al 3° secolo a.C. l’astrologia penetrò in Grecia con uno spirito diverso, quello di volere interpretare il destino di ciascuno degli esseri viventi a partire da dove sono situati gli astri ed i pianeti al momento della nascita e addirittura della concezione. Si può ad esempio dire subito che la durata della vita dipende dalla maggiore o minore lentezza nel sorgere di una data costellazione dello Zodiaco al momento della nascita. I pianeti sono arbitrariamente classificati come malefici o benefici o indifferenti; allo stesso modo arbitrario è considerata la loro posizione al momento della nascita (le congiunzioni, le opposizioni, le quadrature,…).
In definitiva sarebbero i pianeti ad influenzare la vita degli uomini (le sue qualità fisiche e psichiche se non morali, gli accadimenti futuri,…) di modo che si può dire con certezza che il famoso “libero arbitrio” non esiste. Come gli astri influezzerebbero gli eventi? Se solo pensiamo alla luce che ci inviano che non è poi altro che quella riflessa dal Sole è veramente ben poca cosa. La Luna dovrebbe avere influssi enormi in confronto a qualunque altro pianeta! Se poi si pensa alle macchie solari, lo spostamento di esse sul Sole (anche qui “variazione”) invia sulla Terra un’energia che è miliardi di volte maggiore.
Tornando alla Grecia, dopo un certo periodo di successo, l’astrologia cadde in un profondo discredito, a seguito di montagne di pronostici errati, ed i suoi praticanti furono ritenuti dei ciarlatani. Vi era un altro aspetto che dava fastidio nell’astrologia: era invadente, si infilava dappertutto condizionando la vita della gente con strane preclusioni e proibizioni. Tale discredito seguì a Roma dove, addirittura, vennero cacciati tutti gli astrologi nell’anno 139 a.C.
Ma in modo sotterraneo essi seguirono. Mescolarono le loro predizioni con altre pratiche come l’alchimia e la magia. La maggiore rinascita, comunque sempre a livello popolare, si ebbe a partire dal II secolo d.C., in corrispondenza con i primi scrittori cristiani, con un generale abbandono del sapere, del vivere organizzato civilmente, di periodi torbidi della storia umana. La miseria e l’ignoranza fecero da sfondo a questo miscuglio di pratiche superstiziose. Alla formazione di questa atmosfera profondamente irrazionale contribuirono la struttura politica ed economica dell’Impero, i contatti con le religioni orientali (egiziana, ebraica e cristiana) e le correnti stoiche e platoniche della filosofia greca.
Ed i testi magici che iniziarono ad apparire in quantità nei primi secoli dell’era cristiana erano testi essenzialmente religiosi. Tutto ciò era ad uso di povere persone incolte che tentavano di modificare in qualche modo il loro triste modo di vita. Almeno fino al Rinascimento, quando, per una serie di circostanze, queste pratiche acquistarono grande dignità ed ebbero asilo presso le corti di Papi, Imperatori e Re. Fu nel Rinascimento che la superstizione astrologica e magica divenne “colta” ed accettata anche da bolle papali.
In cosa consiste l’astrologia
Intanto, come già detto, si tratta di una pratica nata almeno 3000 anni fa su miti e leggende provenienti dall’oriente. Quindi è riferita ad una Terra immobile dentro l’Universo. Le costellazioni che sono prese a riferimento sono costellazioni in gran parte insignificanti rispetto, ad esempio all’Orsa Maggiore. Sono state prese PROPRIO quelle costellazioni per un semplice fatto: su di esse, nel corso dell’anno, risulta proiettata l’immagine del Sole vista da questa Terra che, ripeto, è supposta immobile. Il Sole è il re degli astri e deve avere un qualche significato se in un periodo dell’anno si trovi proiettato in una costellazione piuttosto che in un’altra. Osserva Franco Selleri che l’influenza delle costellazioni non si sente che per circa le due ore di un parto. Prima il ventre della madre è uno schermo eccellente. Poi le mura di una casa o di un ospedale non schermano più. Tra le varie forze che conosciamo della fisica nessuna sembra avere un minimo di relazione con questi eventi. Per quel che ne sappiamo ha maggiore influenza sulla vita di un uomo il moto dei pesci nel mare che non l’essere nati in un dato istante. Inoltre perché Toro, Vergine, Capricorno, Pesci,… ? Le stelle nel cielo sono sistemate in modo molto casuale e il volervi vedere una immagine o un’altra è fatto puramente soggettivo. E’ un poco come voler riconoscere una qualche figura nelle nuvole nel cielo.
Riporto come esempio le stelle che costituiscono due costellazioni zodiacali, il Cancro ed il Leone:

e sfido chiunque a mettersi ad osservare il cielo ed a riconoscere tali costellazioni. Nel caso lo facesse, sarebbe di interesse scoprire se per caso, guidando opportunamente una matita non possa uscire una costellazione Sagittario, o Vergine distesa o Ferrari (tanto per aggiornare lo Zodiaco). Inoltre le stelle non sono, come si credeva, tutte su di una superficie sferica per cui si potrebbe in qualche modo pensare ad una loro unità reale; esse si trovano a distanze assolutamente differenti dalla Terra e non costituiscono nessuna unità. Ma vi è ancora di più. Volendo proprio seguire il filo di tali ragionamenti si scopre che il Sole ha una tredicesima costellazione su cui risulta proiettato: si tratta di Ofiuco che si conosceva ma che fu fatta notare dall’astronoma inglese J. Mitton nel 1995. Ma tale costellazione, perché insignificante (per chi?) e perché complicante i calcoli (12 mesi e dodici costellazioni funziona meglio che con 13 costellazioni)è stata tranquillamente messa da parte. Prima di proseguire fornisco quindi le “vere” costellazioni zodiacali:
I SEGNI DEL VERO ZODIACO | ||||||
Capricorno | dal 19 gennaio | al 15 febbraio | ||||
Acquario | dal 16 febbraio | all’11 marzo | ||||
Pesci | dal 12 marzo | al 18 aprile | ||||
Ariete | dal 19 aprile | al 13 maggio | ||||
Toro | dal 14 maggio | al 20 giugno | ||||
Gemelli | dal 21 giugno | al 19 luglio | ||||
Cancro | dal 20 luglio | al 19 agosto | ||||
Leone | dal 20 agosto | al 15 settembre | ||||
Vergine | dal 16 settembre | al 30 ottobre | ||||
Bilancia | dal 31 ottobre | al 22 novembre | ||||
Scorpione | dal 23 novembre | al 29 novembre | ||||
Ofiuco | dal 30 novembre | al 17 dicembre | ||||
Sagittario | dal 18 dicembre | al 18 gennaio |
E’ imbarazzante, dopo che ci hanno spiegato che l’essere nati lì con quell’ascendente là implica un certo carattere, un certo modo di essere, scoprire che siamo diversi e che non è vero che siamo chiusi ed ombrosi ma aperti e ridanciani.
Ma poi i pianeti che, per cominciare, non hanno nessuna relazione con stelle o costellazioni. Ad essi vengono assegnate caratteristiche ancora completamente arbitrarie ed affermare, ad esempio, che Marte è nel Leone è pura follia: non esiste il Leone e Marte non è da nessuna parte se non sospeso in un’orbita che, dalla Terra, lo fa vedere in un luogo e dalla Luna in un altro (forse nella Vergine) e così via da qualunque altro punto del sistema solare. Alla fine ci si chiede: dov’è Marte?
Il moto retrogrado dei pianeti gioca un ruolo importante nell’astrologia. In cosa consiste? Nella loro orbita intorno al Sole, vista dalla Terra, qualche pianeta ogni tanto non segue il suo moto in una precisa direzione di rotazione. Esso, sempre osservato dalla Terra, avanza nel suo moto ordinario poi, ogni tanto torna un pochino indietro per riprendere successivamente la sua marcia ordinaria. Straordinario, per chi non conosce il sistema copernicano ed è ancora legato alla Terra immobile. Gli effetti della retrogradazione nascono proprio dal fatto che anche la Terra è in moto e quindi assegnare a questo fatto un qualche significato è veramente da sciocchi. Vediamo l’esempio di un moto retrogrado, per capire meglio.



Nella prima figura (tratta da Kuhn) vediamo la traiettoria del Sole proiettata sulle costellazioni dell’Ariete e del Toro. Nella seconda (idem) vediamo, in date diverse, la traiettoria del pianeta Marte visto dalla Terra. Nella terza invece (tratta dal mio libro “La Relatività da Aristotele a Galileo”) si fornisce la spiegazione grafica del moto retrogrado sia per un pianeta superiore (Marte)che per un pianeta inferiore (o Venere o Mercurio). Ora l’astrologia afferma che, quando il moto è regolare, (“stazionario”) allora si hanno degli effetti; quando è retrogrado se ne hanno degli altri: se Venere è stazionaria tutti gli amanti sono felici: sorgono grossi problemi se Venere è retrograda; se Marte è stazionario si è vincenti, altrimenti poveri noi.
Ma vi sono altre perle da infilare nella collana. Tutto l’apparato “astronomico” dell’astrologia è lo stesso da secoli, mentre l’universo è cambiato e, per quel che ci riguarda, sono cambiate le posizioni reciproche di costellazioni, pianeti, Sole e stelle varie. Uno dei fenomeni che riguardano il moto della Terra intorno al Sole è la precessione degli equinozi. Esso, scoperto nel II secolo a.C. da Ipparco, non è stato mai considerato dagli astrologi. Eppure l’asse terrestre, a seguito della sua inclinazione, della Terra che non è una sfera perfetta, dell’attrazione lunare, di quella del Sole e degli effetti gravitazionali dovuti a tutti i pianeti, si sposta in modo che, ad esempio, il Polo Nord (ma anche il Polo Sud) compie una rotazione completa in circa 24 000 anni. E’ questo il motivo per cui oggi non è più la Polare, la stella indicante il Nord, ma la Ursa Minoris; ciò fino al 2 880 quando il Nord sarà indicato dalla Draconis, infine nel 24 000 da Vega.
Ebbene tutto ciò comporta che la proiezione del moto del Sole sulle costellazioni dello Zodiaco, avvenga in modo da essere proiettato su determinate costellazioni in tempi diversi da quelli che furono fissati nell’antichità. E’ divertente notare che gli astrologi definiscono coraggioso un uomo nato nel segno del Leone. Ma ora i segni zodiacali, dopo almeno 2 000 anni, sono tutti scivolati all’indietro di una posizione e ciò comporta che quest’uomo è nato in realtà nel segno del Cancro. P. Couderc, uno studioso francese che ha distrutto molti miti fantastici e superstiziosi, si chiede che relazione vi sia tra un granchio ed il coraggio.
Altra considerazione riguarda gli oroscopi che impunemente si sono fatti per circa 2000 anni. Come era possibile se pianeti così importanti come Urano (scoperto nel 1781), Nettuno (nel 1846) e Plutone (nel 1930) non erano stati ancora scoperti? E poi gli asteroidi, i satelliti dei diversi pianeti proprio non hanno influssi? Ne siamo sicuri? E perché no? Eppure, nei manuali di astrologia (ad esempio: M. Gauquelin) si leggono queste caratteristiche possedute dai vari pianeti (includendo Sole e Luna):
LUNA è preposta all’infanzia, alla digestione e alle mestruazioni. Dispensa un carattere sensibile, emotivo, impressionabile, influenzabile, sognatore , capriccioso, poetico, pigro, debole [caspita! n.d.r.].
MERCURIO governa l’adolescenza, il sistema nervoso, la respirazione. Dispensa un carattere adattabile, flessibile, abile, accurato, ingegnoso, raffinato, mutevole, vario, instabile, versatile, malizioso.
VENERE governa la prima giovinezza, il sistema genitale-urinario. Dispensa un carattere vivace, allegro, divertente, affabile, dolce, sensibile, elegante, attraente, amante, frivolo.
SOLE governa la giovinezza (dai 20 ai 30 anni), la produzione di calore nell’organismo, l’apparato cardiocircolatorio, la vista, il cuore, il cervello. Dispensa un carattere altero, magnanimo, aristocratico, poderoso, generoso, sincero, a volte orgoglioso.
MARTE governa l’inizio della maturità, la muscolatura, le pulsioni ed il tropismo. Dispensa un carattere energico, robusto, coraggioso, virile, combattivo, svelto, franco, impulsivo e tirannico.
GIOVE governa la maturità (i sessanta), il fegato, il sangue, le gambe. Dispensa le capacità astrattive e creatrici, l’idealismo (?), il senso comune, il senso dell’organizzazione, della disciplina e del dovere, l’autoritarismo insieme alle capacità di essere un buon amministratore.
SATURNO governa la vecchiaia, lo scheletro, la pelle. Dispensa un carattere introverso, riservato, prudente, paziente, riflessivo, tranquillo, profondo, stabile, serio, fedele, malinconico. Dà propensione al pessimismo, all’egoismo ed alla solitudine.
URANO governa l’erezione, il mandare delle cose nel corpo e l’espellerle [certo che prima della metà del ‘700 vi erano una montagna di problemi e di natalità, di digestivi e lassativi, n.d.r.]. Conferisce un carattere sistematico nel concentrare gli strumenti di cui si dispone e nel perseguire un determinato obiettivo, un carattere forte, indipendenza, singolarità, originalità, eccentricità, cinismo, stravaganza. E’ di interesse notare che gli astrologi assegnano a questo pianeta cose che nascono da quando il pianeta è scoperto: tecnicismo, progresso, riforme, macchinismo, industria, trust, capitalismo, imperialismo, fascismo e dittatura.
NETTUNO governa l’indistinguibilità, la confusione, la disposizione a raggrupparsi in movimenti di massa. Fornisce un carattere ipersensibile, molto emotivo, impressionabile, sfumato, incerto, impreciso, caritatevole, masochista, chimerico, utopico ed idealista. Anche qui gli astrologi hanno aggiornato i cataloghi ed hanno assegnato a questo pianeta: movimenti di massa, anarchia, demagogia, , scandali, caos, rivoluzione, sindacalismo, democrazia, socialismo, comunismo [ultimamente Nettuno deve essere scomparso dal cielo, n.d.r.].
PLUTONE governa l’ombra e l’invisibile. Esprime il lato demoniaco della vita ed ha relazioni con istinti aggressivi profondi, quelli della morte. Riguarda grandi distruzioni, paure, sacrifici. Ha a che fare con magia, astrologia, alchimia ed ogni pratica eterodossa. Si assegna a questo pianeta il Ku Klux Klan, la sessualità (?), il nazismo, lo spionaggio, la bomba atomica [a questo punto sembra quasi certa la scoperta di un altro pianeta che dà indizi di sé dalle perturbazioni dell’orbita di Plutone; quasi certamente vi saranno affibbiate la globalizzazione, le Twin Towers, il berlusconismo, la TV, n.d.r.].
Insomma poiché la vita chiudeva con Saturno, i nuovi pianeti non hanno più a che fare con essa. Allo stesso modo non c’entrano nulla con pezzi anatomici del corpo, già esauriti con lo stesso Saturno. Si è costruito un apparato completamente privo di ogni riferimento, giustificazione, senso e ragione. Nessuno spiega infatti le cose che ho elencato e che devono essere prese per buone anche se, nella loro formulazione, hanno margini di discrezionalità tali da fare entrare in esse ogni possibile ciarlatano ladro dei soldi della gente che stupida (a questo punto, direi proprio di si) si affida a loro per sentirsi dire ciò che fa piacere.
Nel 1975, su The Humanist, 186 scienziati di fama mondiale hanno firmato un manifesto contro l’astrologia in cui si legge:
“In un’epoca di diffusa educazione e conoscenza non dovrebbe proprio essere necessario parlare di queste magie e superstizioni. Ma dobbiamo constatare che attraverso giornali, settimanali ed altri mezzi di comunicazione la credenza nell’astrologia viene oggi largamente disseminata nelle nostre società. Questo fatto può solo contribuire alla crescita dell’irrazionale e dell’oscurantismo.”
Ma sono state fatte verifiche di qualche tipo? Si è operato come per la verifica sperimentale di una qualunque teoria? Certamente e tutte queste verifiche sono state con esito assolutamente negativo. Ne ricordo qualcuna (si veda Selleri).
Il più noto studioso del problema è l’astronomo francese Paul Couderc. Egli si è preso la briga di fare una indagine relativa ad una parte dell’astrologia che trova d’accordo tutti gli astrologi: quando Marte passa nella costellazione dove il Sole si trovava al momento della nascita, le persone in tali condizioni sono predisposte alla morte. Couderc si è recato all’anagrafe del comune di Parigi, ha preso le date di nascita e di morte di migliaia di persone in tale condizioni di nascita ed è andato a vedere la data della morte, se per caso corrispondesse o avesse una qualche relazione con le affermazioni dell’astrologia. Couderc non ha trovato alcuna correlazione, proprio niente. le morti avvenivano a caso come per ciascuno di noi.
Sempre in Francia, la rivista Science et Vie ha messo su uno smascheramento plateale. Al famoso astrologo che chiedeva solo qualche dato da inviare per posta per avere degli oroscopi affidabili e realizzati con il computer, la rivista ha inviato i dati di dieci famosi criminali cambiando solo i loro nomi ed indirizzi. Le risposte furono tutte esaltanti per queste persone. Il più noto tra i dieci criminali, tale Marcel Petiot (condannato per 27 assassinii), ebbe un oroscopo che diceva:
“carattere adattabile, …, tendenza all’ordine, al controllo, alla misura. Natura ben inserita nelle norme sociali … provvista di un confortevole senso morale. Sensibilità elettrizzante d’amore universale”.
Il fisico J. McGerevey ha studiato date di nascita e scelte di vita di 6 000 politici e 17 000 scienziati. Egli cercava di trovare corrispondenze tra le pretese disposizioni astrali e ciò che era accaduto in realtà.. Nessuna correlazione era presente.
Analogo esperimento ha fatto l’astronomo J.B. Bok su ingegneri, preti, industriali, banchieri, medici, letterati. Esito totalmente negativo. Non si è trovata neppure una sola correlazione tra le supposte predisposizioni ed i dati della realtà.
Da ultimo cito solo il caso di Farnsworth che approfondì date di nascita e biografie di oltre 2000 musicisti e pittori affermati. Tutti questi artisti erano nati indifferentemente in tutte le costellazioni. La Bilancia che dovrebbe presiedere alla creazione artistica non era più rappresentata del Capricorno.
Alle origini note dell’alchimia
Per quanto si voglia far risalire ogni pratica magica, ogni superstizione o mistero all’antico Egitto, e per quanto anche con l’Alchimia succeda lo stesso con una discendenza da tal Hermes Trimegisto (che secondo la leggenda sarebbe dovuto essere il dio Toth e per capire “chi è” rimando all’altro articolo pubblicato nel sito su “Magia e Scienza nel Rinascimento italiano”), i primi testi manoscritti di carattere alchimistico provengono da Alessandria, sono redatti in greco e si possono situare tra il 2° ed il 5° secolo d.C., agli inizi dell’era cristiana.
Naturalmente le pratiche artigiane alla base degli sviluppi dell’alchimia hanno certamente più di 5 000 anni. Le arti dei vasai di terracotta hanno originato il mito del dio forgiatore dall’argilla i primi fabbri hanno creato i miti degli dei forgiatori di ferro (Efesto). Ogni pratica lavorativa era, da una parte, mantenuta segreta per ragioni di sopravvivenza. Dall’altra le supposte meraviglie prodotte da tali pratiche creavano aloni magici intorno ad esse fino ad arrivare addirittura alla invenzione di dei. Così alla primitiva alchimia che altro non era che la lavorazione di materiali si è sovrapposta una pratica che doveva avere dentro di sé la facoltà di farci avvicinare a Dio. E così le applicazioni pratiche diventavano sempre più marginali per lasciar posto alle manipolazioni finalizzate a realizzare effetti di tipo soprannaturale. Una esemplificazione di come le prime pratiche metallurgiche fossero in sé ritenute come dei riti sacri e quindi per nulla disgiunte dal sacro, dall’avvicinamento agli dei è in una tavoletta proveniente dalla biblioteca di Assurbanipal (VII secolo a.C.). Leggiamo:
“Se tu vuoi porre le fondamenta di un forno da minerale, scegli un giorno appropriato in un mese favorevole e posa le fondamenta del forno. Non appena si è orientato il forno e tu ti sei messo all’opera,, metti gli embrioni divini [gli ingredienti della fusione, n.d.r.] nella camera del forno, – nessun crogiolo deve entrarvi, nessuna cosa impura deve essere posta davanti ad essi, – cospargi davanti ad essi il sacrificio consueto. Se tu vuoi mettere il minerale nel forno, offri un sacrificio davanti agli embrioni divini, metti un bruciaprofumi con del cipresso, cospargi la bevanda fermentata, accendi il fuoco sotto il forno, e poi introduci il minerale nel forno. Le persone che ammetterai vicino al forno devono prima purificarsi, e solo dopo potrai lasciare che si avvicinino al forno. Il legno che tu brucerai nel forno sarà un grosso gelso, un tronco scorticato, che non abbia fatto parte di una zattera, e che sia stato tagliato nel mese di ab [luglio-agosto, n.d.r.]; è questo legno che va impiegato nel tuo forno.”
Questa è un poco la vicenda di tutte le superstizioni, anche della stessa astrologia già vista. Lì si partiva da osservazioni astronomiche legate alla misura del tempo, alla semina, al raccolto,… e poi da quel primitivo impegno a cui dobbiamo essere enormemente grati sono venute fuori le sciocche degenerazioni cui abbiamo accennato.
In tal senso l’alchimia si colloca su di un piano più propizio al ciarlatano di quanto non lo sia l’astrologia. Qui si può intervenire sulla persona. Si può manipolare. Con gli astri vi è un determinismo che può essere modificato solo dalle parole del ciarlatano medesimo. Il tutto nasce sempre da questioni legate principalmente alla salute e quindi al desiderio d’amore. Ma la salute, il benessere di un figlio, queste vicende sono i ventri in cui crescono queste male piante. Compresa ogni superstizione, la magia e perfino la religione.
Ancora oggi sopravvive una presunta alchimia, anche se come nome è piuttosto desueta, nelle pratiche di alcuni maghi, in certe strane pozioni, nei filtri d’amore e cose di questo genere.
Magia come sovrapposizione di religione e scienza
Entrare nel mondo della magia è finire in un buco nero. Indico qualche capitolo che occorrerebbe investigare, tanto per capire il senso di ciò che ho detto:
1) Guaritori
2) Indovini
3) Erbe curative
4) Animali curativi
5) Preghiere
6) Benedizioni
7) Scongiuri
8) Amuleti
9) Talismani
10) Stregoneria
11) Divinazione
12) Illusionismo
13) Oggetti magici
14) Magia astrale
15) Astrologia ed alchimia a cui abbiamo già accennato.
Mi sembra si capisca che qui occorrerebbe rivisitare la storia dell’umanità. E’ praticamente impossibile riuscire a seguire tutti i filoni suddetti ed i loro intrecci effettivi e possibili.
A me interessa invece ricercare alcune cose che sono della magia, sono della superstizione e ritroviamo tranquillamente all’interno, ad esempio, della religione cristiana ed in particolare in quella cattolica.
Se non si parla di cristianesimo non si capisce il seguito della storia
Vi fu un’epoca in cui si susseguirono condanne, con motivazioni magari discutibili, delle pratiche che, più in generale, chiamerò superstiziose. E’ comunque un fatto che oggi la superstizione è tollerata anche e forse soprattutto all’interno della Chiesa. il fatto è che, da un certo punto in poi, è difficile distinguere le superstizioni dalle reliquie, dai miracoli, dal culto dei santi, dalle statue e le immagini religiose. Questi intrecci nascono proprio perché sia le superstizioni che la religione nascono nello stesso seno: in un ambito di cultura popolare a volte definita benevolmente folcloristica.
Già nella Roma classica (Cicerone) si tentò la distinzione tra superstizione e religione. Quest’ultima aveva una sua dignità, un desiderio di re-legere, di mettere insieme, piuttosto che quello di super-stare, essere unico testimone. La superstizione era quindi concepita come una forma pervertita di religione soprattutto per quel prefisso super .
Il bagaglio delle superstizioni passò alla cultura (?)cristiana e troviamo il convertito Lattanzio (300 d.C.) come il primo che ci lascia degli scritti in proposito. Si cambia il senso dei termini. Da quelli ciceroniani riportati si passa a religio come re-ligare e cioè ad “unire di nuovo”, la superstizione è invece intesa come chi venera i morti per sopravvivere ad essi. La religione risulta ora opposta alla superstizione: quest’ultima è una eredità del mondo pagano. Si arriva ad affermazioni del tipo: “La religione è il culto del vero Dio, la superstizione del falso”.
Delle cose importanti contro la superstizione vennero dette da S. Agostino (400 d.C.) e tutte facevano riferimento al primo comandamento (Non avrai altro Dio fuori di me). La superstizione è un sopravvivere del paganesimo e dell’idolatria e va condannata ogni forma di adorazione non della divinità ma, ad esempio, degli oggetti o delle immagini che la rappresentano. Ma Agostino assegnò il male della superstizione all’influenza dei demoni e così fece nascere un intreccio prima inesistente (lo stesso serpente della Bibbia non è un demone, sarà individuato come tale solo più tardi.), intreccio che porterà, ad esempio, alla “caccia alle streghe”. Gli spiriti maligni esistevano nelle culture greca, romana e giudaica. I primi pensatori cristiani trasferirono tali credenze incanalandole nei demoni, esseri malefici. Il Diavolo, Satana, contraltare di Dio ed in perenne lotta con esso, ha una valenza molto superiore ai demoni di cui si parlava nell’antichità classica. Il Diavolo è di epoca Scolastica. I più semplici demoni vengono anche descritti da Agostino: essi hanno una grande esperienza ed un enorme conoscenza, sono velocissimi e capaci di ingannare chiunque, sono così sottili che si possono infilare ovunque (anche nel corpo e nello spirito dell’uomo), sono capaci di prevedere il futuro, hanno grandissima abilità tecnica (con cui “fabbricano” le loro macchinazioni) ma non possono “creare”, possono fare ammalare, possono provocare allucinazioni o visioni speciali all’uomo particolarmente nei sogni. Le vittime di questi demoni sono gli uomini, particolarmente quelli “deboli”. Per curiosità si possono citare le “superstizioni che condannava Agostino: “invocazioni ed amuleti di qualsiasi tipo per mettersi in contatto con esseri occulti (naturalmente è sottinteso “malefici”)”; l’astrologia; gli orecchini (?); gli anelli di ossicini di struzzo (?); il prendersi il pollice sinistro con la mano destra quando si ha il singhiozzo; il credere che le amicizie siano minacciate dal fatto che uno inciampi su un sasso, un cane o un bambino; il tremare quando i topi si sono mangiate le scarpe; il rimettersi a letto quando, alzatisi, si starnutisce; la credenza nelle fate;…. Come si può vedere sono cose oggi del tutto desuete (?) ma mostrano credenze che in certe epoche nascono e si mantengono fino al punto che uno come Agostino debba dedicarvi tanto tempo. Ma questo era Agostino. Cosa accadeva tra i cristiani comuni? Semplice paganesimo, idolatria, con qualche pezzo addirittura macabro. Intanto inventarono santi in quantità (i martiri erano perfetti). Ognuno addetto alla protezione di qualcosa (le malattie, i problemi familiari, i furti, le perdite, i viaggi), di modo ché si ricostruì la serie degli dei aggiungendone moltissimi. In più i capi di quella Chiesa, particolarmente a Roma, “inventarono” il culto ed il commercio delle reliquie vere o false che fossero (ed a lato di queste, delle storie tanto fantastiche quanto sciocche). Poiché molti non sanno, occorre raccontare di qualche reliquia e, nel farlo, ricordare ciò che Agostino sosteneva a proposito degli amuleti.
Occorre ricordare che all’inizio della cristianità non vi erano facili comunicazioni e che nessuno riusciva a confrontare la ripetizione di molte reliquie. Così, ad esempio, solo da poco sappiamo che si conservano i denti di Santa Apollonia in oltre 200 santuari, si hanno due teste di San Giovanni, trenta chiodi della crocifissione di Gesù e 24 prepuzi dello stesso Gesù provenienti dalla circoncisione.
Cominciamo da una storia fantastica. Tutti sanno che la casa di Maria, madre di Gesù, se ne andò dalla Palestina per venire in Italia, a Loreto (primo secolo d.C.). Pochi sanno che, nel tragitto (immagino in volo sul Mediterraneo), un pezzo di questa casa (ed una immagine di Maria: anche qui deduco che si usasse tenere in casa quadri rappresentanti la propria immagine) si separò per andarsene in Spagna, a Zaragoza. Questo è il motivo per cui in questa città vi è il santuario della Virgen del Pilar, che vuol dire Vergine del Pilastro o Colonna. Ma che c’entra un pilastro con la Vergine? E’ uno dei pilastri della sua casa staccatosi per venire a benedire la santa terra di Spagna! Tanto santa che, oggi, in Spagna, si venerano più di 50 000 Vergini dai nomi più diversi. La stessa Chiesa ormai ammette che vi erano delle divinità orientali che dovevano essere recepite: Artemide di Efeso ed Iside. Queste divinità vennero introdotte in Europa attraverso le popolazioni orientali che misero loro basi in tutto l’arco che va dalla Spagna del Sud alla Liguria. Il proliferare di Madonne Nere e per di più con tratti orientali (Madonne che poi si diffusero nel resto d’Europa) ne è la prova.
Già che parliamo di Maria ed abbiamo accennato alla questione della sua verginità è intanto interessante osservare che Agostino spiegava il tutto ipotizzando che Gesù fosse nato da un suo orecchio e poi vorrei comunicare ai credenti che Immacolata Concezione (dogma dovuto all’ineffabile Pio IX) non vuol dire Vergine Immacolata, ma Concepita senza peccato originale (en passant, tanto perché vi sono molti credenti che non sanno neppure in cosa credono). Ma sulle reliquie di Maria vi sono cose quantomeno raccapriccianti. Si conservano in vari posti (essenzialmente Spagna ed Italia) suoi peli (sic!). In altri luoghi gocce del suo latte, di quello cioè del suo seno ( e Maria doveva essere una grande dispensatrice di latte perché svariato è quello che si conserva) ! Poi si conservano: una sua camicia, dei veli, le impronte dei suoi piedi e la terra che fu calpestata dall’Angelo nell’Annunciazione. Non ve ne sono molte di reliquie di Maria per quel fatto che il suo corpo è stato assunto in cielo.Vedremo in dettaglio la vicenda delle reliquie ma intanto riflettiamo su ciò che diceva Agostino e su questo fenomeno che sa più di malattia mentale che non di fede.Lo stesso culto di Maria è assolutamente spropositato ed una invenzione delle gerarchie per riprendere il culto di Iside. La madre di Gesù è citata nei Vangeli solo quattro volte e sempre di sfuggita. Le due volte che Gesù la chiama si rivolge a lei con “donna” e non con “madre”. Insomma una immagine femminile aggiustata alla perfezione, che vuol dire “concepire vergine”, indispensabile ad affiancare i maschietti che la fanno da padrone (questa visione completamente antifemminista non è certamente di Gesù che sempre si rivolge alle donne senza alcuna preclusione, ma del misogino – perché fisicamente orrendo ? – Paolo). Altro è il ruolo di Maria nei Vangeli apocrifi. Si descrive la sua vita. E’ donna di famiglia benestante, ha una buona educazione, è madre severa con quel discolo, anche un poco assassino del suo piccolo Gesù (ammazza con uno sguardo altri bambini solo perché lo deridono),…. Ma è stata la Chiesa stessa che ha deciso quali Vangeli fossero autentici e quali no. Ed ecco l’uso che in seguito è stato fatto di quella Vergine, a protezione dello stesso clero e dei regnanti:

Solo una nota occorre qui aggiungere e relativa alla Chiesa Paolina. Spesso si crede che la Chiesa che conosciamo discenda dagli insegnamenti di Gesù. Tutti sanno che i primi testi cristiani non furono i Vangeli ma le lettere di Paolo e che tra Paolo e Pietro vi furono lotte furibonde. Il fatto è che il primo, contrariamente al secondo, intravede una Chiesa vendicativa, che maledice, che condanna e che uccide a fil di spada. Ed è stata questa la Chiesa che si è affermata, non certamente quella discendente da Cristo e quindi cristiana. Ecco questo costume delle maledizioni è perfettamente riconducibile alla magia e la distinzione tra sacro e profano potrà commuovere il credente ma in nessun caso chi vede con distacco tutto ciò.
Passiamo allora alle reliquie di Gesù. Sembra accertato che fino al terzo secolo d.C. nessuno si fosse preoccupato di conservare qualcosa che riguardasse il corpo o la vita di Gesù. Ma iniziò un periodo di importanti richieste sul mercato con offerte favolose, tanto importanti da indurre i potentati ecclesiastici dell’epoca a fabbricarne. Se così non fosse stato non si spiegherebbe un proliferare così imponente di tali reliquie. La giustificazione la si rintracciava nella Bibbia (cosa non si trova in quel libro straordinario che letto con attenzione ha molti passaggi un poco osceni e che è stato completamente falsificato da due ricercatori ebrei dell’Università di Tel Aviv in un lavoro uscito a fine marzo 2002): i resti di Giuseppe furono trasportati dall’Egitto per essere sepolti in Palestina (una reliquia intera!); il mantello di Elia aveva permesso di separare le acque del Giordano; un osso di questo profeta aveva fatto resuscitare una persona; un malato si curò al solo toccare il mantello di Gesù.
Una delle prime pellegrine verso i luoghi santi, suor Egeria, riuscì (IV secolo d.C.) a vedere la pietra su cui Mosè circa 3000 anni prima ruppe le Tavole della Legge e vide anche il cespuglio che continuava ad ardere senza bruciare. Suor Egeria stupì nel vederlo ancora germogliare (e noi a sentire queste commoventi storie). In ogni caso, alla fine del secolo IV, già si disponeva del nucleo principale delle reliquie di Gesù:
– la Vera Croce (Santa Elena, madre di Costantino il Grande, ebbe molto a che vedere con la romanzesca vicenda)
– i chiodi (anche qui Santa Elena che, andando per mare ed incontratasi con una tempesta, tirò uno dei chiodi in mare che immediatamente si calmò; con gli altri due, fusi, fece fare un freno per il cavallo ed un rinforzo per l’elmo del figliolo; nonostante ciò ne sono spuntati altri 27 tra cui quelli di Santa Croce in Roma e quello di Milano)
– la colonna della fustigazione
Il secolo seguente si aggiunse:
– la corona di spine
ed il secolo successivo:
– la lancia
– il bastone che gli dettero come scettro.
Nel VII secolo, san Giovanni Damasceno faceva un elenco di reliquie di Gesù in cui aggiungeva a quelle ora dette, i Luoghi Santi come: il Monte Sinai, Nazareth, Betlemme, il monte Sion, il bosco degli ulivi, il giardino dei Getsemani, il sepolcro, la pietra che chiudeva il sepolcro, e:
– la spugna con cui gli fecero bere fiele ed aceto
– parti della mangiatoia dove nacque Gesù
– il vestito
– la tunica
– le tele sepolcrali tra cui la dimostrata falsa “Sacra Sindone” (oltre alle altre decine di tali “Sindoni” esistenti: tra cui quelle di Costantinopoli, di Besançon, di Gerusalemme, di Aquisgrana. di Cadouin, di Cahors, di San Cornelio a Campiègne, di Halberstadt, delle 26 italiane -Bitronto, Santa Teresa, San Giuseppe de Monti a Ponti Rossi -, delle 18 spagnole, ed un lungo eccetera
– le bende
– a tutte queste non si è mai aggiunto il Santo Graal, restando nell’ambito delle favole di Re Artù (anche se molte chiese e santuari lo mantenevano e lo mantengono tranquillamente esposto: Valencia, Gerona, Ciudad Real, Oviedo, Lugo,…). A questo proposito (Santo Graal) vi sono varie leggende che dettero poi vita a sette religiose che furono perseguitate dalla Chiesa di Roma come eretiche. In particolare il Santo Graal non era altro che la persona di Maria Maddalena, sposa di Gesù che, dopo la sua morte, emigrò nel Sud della Francia dove dette vita ad una comunità che venerava Gesù. Maria Maddalena aveva quindi trasmesso le sangre real (santo graal) alla sua comunità.
A questo punto le gerarchie hanno iniziato una catalogazione delle reliquie relativamente alla loro importanza:
– Reliquie insigni (corpi interi e teste)
– Reliquie non insigni notevoli (una mano o un piede)
– Reliquie non insigni esigue (un dente, un capello)
E vista l’iniziale scarsità di esse, tanto che in Oriente e non solo si misero su vere e proprie aziende di fabbricazione di reliquie mai andate in crisi per difetto di domanda, il Vescovo Vitricio di Rouen affermò che non vi era nessun male a suddividere le reliquie in pezzi sempre più piccoli in modo che tutti potessero usufruirne visto che in ogni minimo pezzo risiede la stessa forza che nell’unità intera. Per far fronte alla scarsità di reliquie si iniziarono ad individuare frati in odore di santità ed a “promuoverli” come tali per depredare poi tutti i loro averi e farne commercio. Naturalmente la prima cosa che era sottratta era il cadavere medesimo. Questo cadavere veniva poi suddiviso in tanti pezzi per accontentare tutti i vari postulanti. Di Santa Teresa d’Avila, ad esempio, si conoscono oltre 700 pezzi: un vero spezzatino orrendo! Vi erano poi furti e commerci illeciti. Anche la corruzione intervenne ai massimi livelli per fare santi strani ed oscuri personaggi. Un “cacciatore” famoso di reliquie fu Sant’Ambrogio (IV secolo), anticipando il carattere commerciale ed imprenditoriale della città di Milano. E tutto questo fino a quando non si autorizzò da parte del Papa la “replica” delle reliquie, la costruzione cioè di copie che dovevano però prima essere messe in contatto con l’originale per avere la loro efficacia.
Il massimo di splendore delle reliquie si ebbe con le Crociate. Arrivarono in Europa montagne di esse, la grandissima parte false e comunque sempre pagate profumatamente. Arrivò anche la reliquia di una pietra con l’impronta del piede di Gesù che prese lo slancio (principio di azione e reazione) per elevarsi al Cielo lasciando evidentemente l’impronta dell’atto. Ne arrivò un’altra di un pezzo di tavolo dove si era fatta l’ultima cena. Ma la cosa spettacolare fu certamente quella dello smeraldo incastonato nella coppa in cui Gesù bevve quando istituì il sacramento della Messa. I poveri pescatori palestinesi se la dovevano passare davvero bene! A questo punto un solo cenno ai Manoscritti di Qumran (Mar Morto) scoperti nel 1947. La storia evangelica sembra essere la sovrapposizione di due Gesù, da una parte il Messia dei Guerrieri Esseni che volevano liberare la Palestina da Roma; dall’altra il Messia dei sacerdoti ebrei. I due furono arrestati dai Romani (600 soldati per prendere l’esseno nell’orto degli ulivi! e solo due soldati per prendere l’altro). Del Cristo sappiamo tutto ciò che ci hanno fatto sapere. Ma chi era l’altro? Era Barabba, parola che in aramaico vuol dire “figlio di Dio”. Per questo il popolo di Palestina volle la liberazione del suo Barabba. L’altro era un perturbatore dell’ordine pubblico che minacciava l’integrità del Tempio (le autorità romane avevano minacciato i sacerdoti della distruzione del Tempio a qualunque tentativo di rivolta. Su questo si veda Donini in bibliografia).
Su Gesù resta solo da dire della scoperta nel 1980 di una tomba nella periferia di Gerusalemme risalente a circa 2000 anni prima. Su di essa una pietra su cui erano scritti i nomi delle persone ivi sepolte: “Maria, Giuseppe, Gesù figlio di Giuseppe, e Giuda figlio di Gesù”. In quella tomba vi erano le ossa di tutti coloro che erano annunciati sulla pietra. Qualcuno, ignorante in questioni teologiche, tentò subito di spacciare quelle ossa come le massime reliquie. Poi ci si ricordò che almeno i corpi di Gesù e di Maria furono assunti in cielo… Insomma, purtroppo, nessuna reliquia
Interpellato sulla vicenda delle reliquie, il Concilio di Trento decretò che non è indispensabile la veridicità di una reliquia per venerarla. La cosa fu riaffermata negli anni 60 del XX secolo, in occasione del Concilio Vaticano II, in cui si scrisse: “Seppure in alcuni casi la reliquia non fosse autentica, i fedeli non sbaglieranno nel loro culto, perché lo fanno sempre con la condizione implicita del venerarla come se fosse vera“.
Alle vicende delle reliquie che dovrebbero far pensare molto sull’assegnare virtù taumaturgiche a degli oggetti occorre aggiungere la proliferazione dei santi, soprattutto i martiri che andavano in qualche modo a colmare i vari dei dell’Olimpo.
Le persecuzioni da parte dell’Impero di Roma contro i cristiani furono intense ma brevi (iniziò Nerone nel 64 d.C.; continuarono gli ebrei in Palestina perché ritenevano i cristiani degli eretici; vi fu un’altra fiammata a Roma e solo in alcune Province nell’anno 95 quando i cristiani rifiutarono di riconoscere la divinità dell’Imperatore; Traiano nel 112 stabilì i confini entro i quali i cristiani potevano operare senza infrangere la legge e tra questi vi era appunto il non negare la divinità dell’Imperatore (il fatto è notevole perché si eliminano gli arbitrii). Le cose andarono bene per tutto il secondo secolo con le uniche testimonianze di un accanito sostenitore dei martirii (Eusebio di Cesarea). Ma evidentemente le cose non dovevano andare come Eusebio sostiene se nel 200 vi fu un editto di Settimio Severo in cui si impediva ai cristiani di fare proselitismo. Altro momento di attacco fu con Decio nel 250, sempre per il rifiuto cristiano di riconoscere la divinità imperiale. Fino al 303 tutto filò liscio ma per il solito ostinato motivo iniziarono le persecuzioni di Diocleziano, Costanzo Cloro, Galerio che toccarono solo le zone vicine a Roma. Occorre comunque notare che i cristiani si ammazzarono anche allegramente tra loro con violente scomuniche e persecuzioni verso gli eretici (all’inizio del III secolo, Ippolito, il primo antivescovo di Roma, ne elencava già 32; i vescovi Callisto e Cipriano operarono importanti persecuzioni verso gli “eretici”). Arriviamo così al 313, all’Editto di Costantino in cui tutto finì (meno che per gli eretici ed i già citati ebrei che furono attaccati sempre più duramente. Si deve comunque notare che un tale fervore “ortodosso” non colpì, nei primi secoli, i pagani). Quanti furono i martiri? Perché la Chiesa ne ha costruito un fatto enorme?
Secondo Origene, il figlio di un martire e testimone dei fatti, “il numero dei martiri fu piccolo e facilmente contabile”. Origene, nonostante il suo essere un fervente cristiano non poté ambire alla santità proprio per questa testimonianza. Vari studi si sono susseguiti e tutti tendenti a capire “gli innumerevoli martiri” di cui parla Eusebio. In uno dei casi analizzati, la repressione in Palestina, gli studiosi (De Sainte Croix) hanno contato 16 martiri mentre Eusebio, al di là delle sue farneticazioni, non è riuscito a dare il nome di più di 91 martiri. Nelle repressioni in Gallia realizzate da Marco Aurelio (177), Schneider ha contato 48 martiri. Drews in un ampio ed approfonditissimo studio ha calcolato che il numero complessivo dei martiri durante tutti gli anni delle persecuzioni non supera il numero di 1500 (in tutti e tre i secoli in cui vi furono tali persecuzioni! Si consideri che in periodo medievale i cristiani sterminarono lo stesso numero di ebrei anche in un solo giorno).
In cambio il peggior discredito su tutti gli imperatori di Roma venne dai cristiani i quali trovarono, a partire da Costantino, le molte virtù sue (volevano farlo santo ed il maggiore fautore della cosa fu quell’Eusebio di cui prima; non riuscirono con lui ma certamente con sua madre Elena) e di coloro che seguirono. La Chiesa iniziò la sua tranquilla ascesa al potere con il tentativo, riuscito, di sostituirsi al potere dei Cesari. Le sue regole furono fissate nel Concilio di Nicea (325) nel quale si decise quali testi erano accettabili e quali fossero apocrifi. Inoltre si iniziarono ad individuare eresie da perseguitare con tutti i mezzi. Particolarmente colpiti furono gli ebrei colpevoli di avere ucciso Gesù. Essi furono quasi sterminati e resi completamente schiavi (la conversione poteva salvare loro la vita). E così fu per tutta la evangelizzazione. Il potere che i cristiani acquisirono li portò alla totale intolleranza per tutte le religioni differenti (che pure erano perfettamente tollerate in Roma). Ogni caduto cristiano in questa opera di repressione in tutto il mondo romano, era un martire, un santo. Un solo episodio drammatico dovrebbe rendere ben conto del clima di intolleranza verso tutto e tutti instaurato dai cristiani: la distruzione definitiva della Biblioteca di Alessandria d’Egitto, assaltata da un popolaccio di cristiani incitati dal Patriarca Cirillo. Il gesto più efferato fu lo squartamento di Ipazia, la direttrice della Biblioteca e la più grande matematica dell’antichità classica. Ma il metodo più efficace di penetrazione era la sostituzione di qualunque dio fosse adorato in un certo luogo con un consimile, spacciato per martire, che avesse avuto una vita simile al dio adorato. Ad esempio se l’adorato era il semidio Ippolito, morto travolto e fatto a pezzi dal suo carro, perché non parlare ai suoi adoratori di San Ippolito, il martire che era stato legato con le sue quattro membra a quattro cavalli lanciati in corsa in varie direzioni fino a farlo a pezzi? Altre volte una certa festa per un dio pagano veniva spostata di poco, addrizzata nei fini e sostituita con quella di un supposto santo martire (la cosa è allegramente proseguita se il 1° Maggio dobbiamo sorbirci la festa di S. Giuseppe Lavoratore e dobbiamo aver quell’intero mese, che era di Diana, come mese della Madonna. L’unico limite a questa manovra sostitutiva completa era l’officiante delle funzioni che doveva restare un adepto ufficialmente riconosciuto dalla gerarchia come intermediario tra il popolo e la divinità.
E’ interessante il caso delle divinità romane (discendenti da altre più antiche) Giano e Giana (poi Diana). Il Giano bifronte viene addirittura riconosciuto da S. Agostino come Giove, anche se la sua importanza era decisamente inferiore. Giano era il guardiano del tempo come Gennaio che dà inizio all’anno con Giano che guarda indietro ed avanti con l'”avanti” che solo gli intermediari con la divinità possono guardare. Fu duro trovare chi fosse guardiano del tempo. Ma piano piano si riuscì con due santi insieme, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Il primo è sistemato il 24 giugno, a cavallo del solstizio d’estate, ed il secondo a cavallo del solstizio d’inverno (29 dicembre). Assumono le stesse fisionomie di Giano, raccogliendo in sé anche i significati di raccolto, di fertilità della terra, di ciò che era di Diana. La cosa ha molti risvolti di estremo interesse e molti studi sono stati fatti per cogliere le successive sostituzioni di varie feste pagane con feste religiose (si pensi al Ferragosto, le Feriae Augusti, che è diventato San Rocco, l’Assunta in cielo, eccetera; si pensi anche al Natale ed alla Pasqua, feste pagane regolarmente incorporate dalla Chiesa – si veda Atienza in bibliografia).
Insomma, questa brevissima rassegna relativa ai primi anni del Cristianesimo, dovrebbe permettere una migliore comprensione di ciò che fu (ed è) la magia in ogni suo risvolto. Le premesse per avvicinarsi al metafisico in ogni sua forma vi erano tutte. Una molteplicità di divinità, gli amuleti, le icone, i simboli, i miracoli (tutti quelli attribuiti a Gesù, ad esempio, erano già stati realizzati in periodo precristiano: i miti di Asclepio, Dioniso, Eracle, Buddha, Mitra, per non parlare di comandamenti, Trinità ed ogni altra pretesa di novità, tutto era già stato fatto e scritto – vedi Deschner in bibliografia), ma anche le maledizioni e le persecuzioni dei nemici,….insomma proprio tutto ciò che è brodo di coltura per ogni manifestazione magica. La divisione che esiste tra credenze religiose e magia è, nella mente dell’ordinario credente, molto sottile. E’ una specie di marcia su una lama di rasoio. Vi è una estrema facilità a cadere da una o dall’altra parte. Qui non si vuole discutere della buona fede di un credente. Piuttosto delle scelleratezze che vengono fatte in suo nome. Dell’abuso della sua credulità. Del fatto non marginale che queste credenze, religiose o magiche, mettono l’animo in pace a molti relativamente al loro aver bene operato in un consesso sociale articolato e bisognoso di solidarietà. Entriamo ora nella magia per vedere le sottili e subdole affinità ricordando che, per propri interessi, la Chiesa non è stata mai dura con strane credenze. Spesso le ha cavalcate come necessarie per affermare la propria presenza. Altre volte, come nel caso del culto delle immagini, per perpetuare l’idolatria ed il politeismo ( già nel IX secolo l’arcivescovo Agobardo di Lione iniziò una campagna contro il culto dei santi e delle immagini: costoro, secondo Agobardo, sono gli eredi del politeismo), senza le quali il fragile popolo della maggioranza dei credenti emigrerebbe. Solo in momenti drammatici della storia la Chiesa si è schierata. Quando era in pericolo il proprio potere. Quando i perseguitati erano poveracci che non avevano come difendersi.
(Su I MIRACOLI vedi l’Appendice in fondo all’articolo).
Ritorniamo alla magia
Ci situiamo ora nel Medioevo, in un periodo che vede portato a compimento la presa del potere nell’Impero romano d’Occidente del Cristianesimo, vede l’iniziare e l’evolvere delle Crociate, la nascita ed affermazione della possente cultura araba.
Vi sono un paio di testi che descrivono il ruolo della magia nella vita quotidiana: il manoscritto di Wolfsthurn (Tirolo) e un manuale di magia nera conservato a Monaco (Baviera), ambedue del XV secolo. In ambedue sono descritti gravi problemi che assillavano la vita della gente: malattie, le calamità che colpivano i campi coltivati, i topi che infestavano le cantine e le abitazioni. In questi libri, una specie di guida del fai da te casalingo, sono riportate “ricette”, rimedi a malanni vari, modi per conciare le pelli, per fabbricare il sapone, l’inchiostro,…ricette per certi decotti che dovevano curare febbri o malattie. Fin qui non vi sono problemi di sorta è la scienza artigiana . Quando sulle foglie che andavano nel decotto si scrivevano invocazioni alla Trinità, a Dio, ai santi si può pensare ad atti religiosi che già iniziano a entrare in ambiti alchemico-magici. Quando poi una data invocazione o un dato procedimento deve essere ripetuto tre volte tre o sette volte sette (ad una data ora, in certe posizioni, rivolti da una certa parte, indossando una certa cosa,…), entriamo nella numerologia e nella magia. Se si osserva che, con il passare del tempo, in certi ambienti, prende il sopravvento la parte rituale a quella empirico-scientifica, si entra in pieno nella magia. Quando per curare il mal di denti (vedi Kieckhefer in bibliografia), non vi sono più decotti o massaggi o quel che si vuole, ma solo una scritta sulla guancia che richiama Gesù, o Pace, o Dio,…allora il salto è fatto. Allo stesso modo per curare i dolori dovuti alle mestruazioni: si deve scrivere su un foglietto “per Lui, con Lui e in Lui” e mettere tale foglietto nei capelli della donna. Ancora: per curare l’epilessia si tratta la malattia come una cosa separata dal corpo e che dal corpo può essere tolta; si deve legare una fettuccia di pelle di daino intorno al collo della persona colpita, poi parole magiche ancora legate a Trinità, Dio, Spirito Santo; quindi si brucia la fettuccia insieme al cadavere di un animale o persona morta; in questo modo si brucia la malattia e la si relega nel mondo dei morti. Vi sono anche delle vere e proprie formule strane accoppiate ai soliti nomi della Trinità: una di queste formule prevede il copiare sul corpo di un malato le seguenti lettere “P.N.B.C.P.X.A.O.P.I.L.” che non si sa proprio cosa vogliano dire. Altra formula, misto di latino e greco completamente deformati, doveva essere sussurrata all’orecchio del malato:
“Amara Tonta Tyra post hos firabis ficaliri Elypolis starras poly polyque lique linarras buccabor uel barton vel Titram celi massis Metumbor o priczoni Jordan Ciriacus Valentinus”.
Vi è poi la cura dell’invasato attraverso tre rami di ginepro bagnati tre volte (per la solita Trinità) nel vino rosso, poi farli bollire e metterli sulla testa del povero disgraziato. I richiami alla Trinità rendono tutte queste pratiche accette o comunque non rigettate dalla Chiesa. Ma nascono anche ed insieme altre pratiche in cui non vi è nessun richiamo a fatti o personaggi del Cristianesimo. Per evitare, ad esempio, il malocchio occorre portare con sé un rametto di artemisia; per vederci bene di notte occorre cospargersi gli occhi con sangue di pipistrello,… E fin qui o non si richiama nessuno o si richiamano entità “del bene”. Ed in tal senso questa magia e questo miscuglio di pratiche con fatti religiosi non ha posto problemi alle gerarchie. I problemi nascono dal fatto che qualcuno ha pensato di richiamare anche le forze “del male”, quando non riusciva (e come poteva?) con quelle del bene. Il tentativo è sempre quello, che risale alla notte dei tempi, di invocare entità dotate di poteri sovrannaturali, per curare e sistemare le vicende dell’uomo impotente di fronte a certe cose. Le “ricette” per richiamare i demoni (non diavoli!) in proprio aiuto hanno quei cerimoniali che devono in qualche modo rendere abitabile il luogo dal demone. Devono scomparire i simboli “del bene” e debbono essere pensati simboli che possano essere graditi a tali demoni. Queste pratiche servono a fini un poco diversi. Generalmente per ottenere favori personali, per mandare il malocchio a qualcuno, per far innamorare qualcuno, per avere successo, per arricchirsi, per conoscere il futuro e tentare di modificarlo (ed in questo c’è l’intersezione con l’astrologia). I riti, messe diverse da quella cristiana, prevedono cerchi magici, simboli di cera o di stoffa della persona da danneggiare, sacrifici di animali particolari, fuochi con erbe speciali. Il rituale nel suo complesso è tratto da quello della Chiesa.
Per quanto ci è dato capire e per quanto sostengono vari studiosi si può affermare che quella che cercava cure e rimedi contro fatti che accadevano, la magia naturale, è l’abbozzo di quella che noi oggi chiamiamo scienza; viceversa la magia che evocava i demoni non era distinta dalla religione pur essendone una forma perversa. Ma anche questa definizione è eredità del Cristianesimo. Infatti per i cristiani dell’antichità classica (valga per tutti Agostino), il fatto che i pagani si rivolgessero ai loro dei per chiedere “miracoli” era una invocazione orrenda, era una invocazione di demoni, ben lontani dalla fede del cristiano. Ma anche la Chiesa doveva permettere ai suoi fedeli l’invocazione del miracolo e tal cosa distinse le due magie che in realtà, al di là di quanto di interpretativo ci si voglia mettere sopra, discendono da un’unica matrice interpretativa ed evocativa che è precedente al Cristianesimo e che il Cristianesimo ha voluto assumere nel suo credo. Alberto Magno ( circa 1250) e Tommaso D’ Aquino (stesso periodo) ammettevano la possibilità della magia naturale, anche se la distinguevano da quella che richiamava i falsi dei, i demoni.
Riassumendo, con Kieckhefer, si può dire che nel Medioevo la magia aveva diversi cammini: il livello popolare che vedeva la magia come fatto sempre e comunque naturale; il livello colto che prevedeva tre strade, quella che vedeva i demoni (di Agostino) come intermediari, quella che con fatica si ammetteva essere magia naturale (a seguito dell’influsso arabo), e quella che vedeva la paura di scadere nella negromanzia sempre, qualunque fosse la pratica in atto.
Sembra comunque evidente che le cose dette entrano tutte in un unico filone, quello dell’irrazionale che, in quanto tale, soddisfa tutti. Solo alla razionalità, alla scienza sono dovute prove, esperimenti, sensate esperienze e dimostrazioni. Non solo, vi sono anche quelli che ci ricamano sopra dicendo che la scienza promette cose mirabolanti e poi non le mantiene. E pensare che mai uno scienziato ha sostenuto tali cose, cose sostenute proprio da chi la razionalità odia! Invece la metafisica, il razionale vivono tranquilli nei misteri e nell’indimostrabile, con una schiera immensa di creduloni accomunati da un unico denominatore, la poca informazione, le superficiali conoscenze, il rifiuto del vivere insieme per rifugiarsi nell’individualismo, nel “quell’essere soprannaturale” aiuterà me e non te, nel battere comunque l’altro, quello che magari ti è vicino. Insomma, al di là della squalifica razionale occorre aggiungerne anche una umana e morale. Non si invocano mai santi e prodigi per comunità, ma sempre per individui. E ciò che può far piacere ad un singolo non è mai il benessere di una comunità. In tal senso le pratiche che ho tentato di descrivere sono tutte pratiche prima che irrazionali, asociali ed amorali. Stupisce l’ateo come me nel vedere che molte di esse non solo sono tollerate ma addirittura favorite dalla Chiesa di Roma!
I miracoli (integrerò presto questo capitolo con le cose di estremo interesse raccontate da Maurizio Magnani in Spiegare i miracoli – Dedalo 2005)
I miracoli dei quali la Chiesa si va sommo vanto sono pratiche conosciute in tutte le religioni. Solo per un fatto semantico assumono un nome diverso da magia. I demoni erano potentissimi, sapevano moltissime cose, realizzavano prodigi impressionanti. A loro si rivolgeva la credulità popolare come affermazione della loro esistenza. I prodigi della cristianità dovevano risultare ben maggiori ed in qualità ed in quantità. Per essi servivano anche le mediazioni dei santi e, perché no, dei martiri. Tutto per maggior gloria di una divinità superiore a tutte le altre. Questa posizione cristiana, che sarà soprattutto di Agostino, è un poco l’origine di una Chiesa che opera contro le attività razionali dell’uomo, contro quella scienza che era stata sviluppata dal mondo precristiano e quindi al di fuori del mondo salvato dal dio fattosi uomo e che veniva associata alla magia.
In linea di principio quindi la cristianità rifiuta la magia ma ne afferma un’altra, più potente, quella del suo dio. E per portare miracoli a suo sostegno ricorre abbondantemente a tutta la tradizione miracolistica precristiana. prelevata dalle più varie religioni. Non vi è un solo miracolo di Gesù nei Vangeli che non sia già descritto in altre religioni precristiane. Buddha cammina sulle acque 500 anni prima di Cristo. Il placare le tempeste era di Asclepio e Serapide. A Babilonia vi era la professione di resuscitatore di morti. Anche Asclepio era famoso per questa sua attività. In India si moltiplicava il cibo. Anche il risorgere dopo tre giorni era di varie divinità (Osiride, Attis,…). L’intera storia di Gesù è storia di molteplici salvatori dell’umanità che nascono poveri in una mangiatoia figli di una vergine, fino all’adolescenza vivono in silenzio, poi intorno ai trent’anni iniziano a fare miracoli ed a predicare, sono tentati dal demonio, moriranno tra le sofferenze per salvare l’umanità. In tutto l’arco di una vita ripetuta ci si sofferma su quegli aspetti magici di cui si diceva. Senza di essi resterebbe una persona che in nessun caso sarebbe stata presa sul serio.
Quando però si parla di miracoli non ci si sofferma su molti di essi. Il cane che parla, il cammello che più volte viene fatto passare attraverso la cruna di un ago, il tonno secco che viene rimesso in mare e nuota vispo e felice. Ma anche su cose più gravi si costruisce un qualcosa che nessun dio oggi oserebbe proporre: San Lorenzo che sulla graticola parla tranquillo di filosofia, martiri dal cui sangue prendono il volo delle rondini, San Romano che mezzo bruciato declama 260 versi contro il paganesimo (aggiungendone cento dopo che gli hanno strappato la lingua), San Ponziano che cammina tranquillo sui carboni ardenti, viene torturato senza effetto, viene cosparso di piombo bollente da cui esce illeso ma che, per colmo di sfortuna, si fa trafiggere da una spada …
Perché questi riferimenti a miracoli? Perché essi rappresentano fatti magici, magari classificabili nella magia bianca, quella che non crea danni agli altri, ma certamente di magia si tratta. E qui siamo nello stesso caso delle reliquie. In linea di principio queste cose vengono rifiutate quando sono “gli altri” a farsene portatori, ma poi, vista “la richiesta” di tali cose da parte dei fedeli, cambiando semplicemente dei nomi si praticano le stesse cose. Il filatterio, capsula di cuoio contenente la reliquia che si appendeva al collo sostituisce perfettamente l’amuleto che era di uso comune portare appeso al collo.
Già abbiamo accennato all’origine prima dell’attecchire di tali credenze, magie e superstizioni. La vita dell’uomo era estremamente precaria. Due fattori la mettevano a rischio quotidianamente, la fame e le malattie. La fame era conseguenza di quelle carestie che spesso dipendevano da fattori climatici (da qui l’intersezione della magia con l’astrologia pubblica che doveva in qualche modo prevedere i tempi ed i momenti propizi a determinate pratiche agricole). La scarsezza di alimenti, insieme alla povertà che portava a carenze igieniche, era poi alla base della fragilità dell’uomo rispetto alle malattie, alle epidemie, alle pestilenze (spesso accompagnate da guerre). In tale situazione il sogno comune erano luoghi dove vi fosse abbondanza di cibo e dove fosse inesistente la malattia E coloro che promettevano mondi siffatti erano quelli che parlavano di vita eterna, di paradisi, di Eden dispensando di tanto in tanto qualche miracolo che alleviava momentaneamente la condizione di vita materiale di qualcuno su questa Terra.
La risposta a queste calamità da parte del “governo” civile era inesistente. Il più delle volte si tentava di occultare strane morti per evitare che dilagasse il panico. La risposta delle autorità religiose era quella che conosciamo ancora oggi: fare penitenza, andare a messa, pregare, implorare il perdono divino, digiunare, fare processioni.
Vi erano poi i santi specializzati in varie malattie. San Rocco, con l’aiuto di Maria e San Sebastiano, contro la peste (poiché la peste era rappresentata da un nugolo di frecce che cadevano dal cielo l’associazione a San Sebastiano era immediata). Santa Apollonia si dedicava ai denti. Santa Lucia agli occhi. Sant’Anna al parto. San Acario ala pazzia. San Amatore di Auxerre all’epilessia. San Briaco al male di testa. San Egidio agli storpi. San Giovanni al cuore. San Vito ai morsi dei cani e alla rabbia. I riti con cui venivano invocati i santi a fare da intermediari erano dello stesso tipo di quelli delle invocazioni magiche. Il motivo delle carestie o delle malattie era sempre da ricercarsi nella collera divina. Occorreva quindi penitenza e pentimento da realizzarsi con una terapeutica di questo tipo: “in primo luogo digiuno e preghiera, quindi prendere un quarto del pentimento di Ninive, mescolavi due prese piene di fede nel sangue di Cristo con la speranza e la carità che si sia capaci di mettere il tutto nel recipiente di una coscienza purificata. Quindi farlo bollire nel fuoco dell’amore finché la nera schiuma delle passioni umane imputridisca nello stomaco. La qual cosa si giudicherà con gli occhi della fede” (una delle “cure” del pastore anglicano T. Vicary, 1613).
A questo tipo di cure facevano concorrenza le streghe (circa un 85% delle vittime furono donne), inviate sulla Terra da Satana in persona per corrompere e conquistare anime. Ho già parlato dei martiri della Chiesa che secondo diverse stime vanno da un minimo di 1500 ad un massimo di 3500. Qui (essenzialmente in epoca rinascimentale e barocca) arriviamo invece da un minimo di 40 000 ad un massimo di 50 000 con una distribuzione come quella di tabella (tratta da R. M. Golden, Satan in Europe …, Londra 1997):
PAESE | NUMERO VITTIME | POPOLAZIONE (milioni) | ||||
Austria e Boemia | 5 000 ÷ 7 500 | 4,3 | ||||
Danimarca | 1 000 | 0,58 | ||||
Inghilterra e Galles | 500 ÷ 1 000 | 4,4 | ||||
Finlandia | > 100 | 0,35 | ||||
Francia | 500 | 19,0 | ||||
Franco Contado | 300 | 0,4 | ||||
Territori tedeschi | 15 000 ÷ 20 000 | 16,0 | ||||
Ungheria | > 800 | 3,25 | ||||
Italia | 200 | 13,1 | ||||
Lorena | 3 000 | 0,4 | ||||
Lussemburgo | > 350 | 0,25 | ||||
Paesi Bassi del Sud | 250 | 1,6 | ||||
Norvegia | > 350 | 0,44 | ||||
Polonia | 5 000 | 3,4 | ||||
Portogallo | 6 | 1,1 | ||||
Russia | > 200 | 12,0 | ||||
Scozia | > 1337 | 0,8 | ||||
Spagna | 200 ÷ 300 | 6,6 ÷ 8,1 | ||||
Svezia | 300 | 1,0 | ||||
Svizzera | 6 000 ÷ 10 000 | 1,0 |
La caccia alle streghe fu la conseguenza delle teorie demonologiche diffuse dai vari ordini ecclesiastici nelle varie università di tutta Europa. La stregoneria è fenomeno essenzialmente rurale e contadino, è frutto di ogni superstizione nata dalla Chiesa che in ogni atto vedeva la presenza di Satana. Si tratta (quando non di pure semplici delazioni a scopi di vendette personali) di persone che in qualche modo fornivano pozioni e decotti per alleviare un qualche dolore, aiutare un qualche parto, lenire una ferita,… Il tutto acquista però il doppio significato di manipolazioni, e quindi magia, alchimia,… realizzate con l’aiuto e con patti con il Demonio. Nacquero leggende su tutto ciò che oggi sappiamo da brutte pellicole: il caprone nero, il cerchio magico, il sabbath, l’adorazione di Satana, le Messe Nere, il sangue degli animali, fino a quello dei bambini, metamorfosi in animali, invisibilità,….naturalmente niente di tutto questo fu mai provato, ma la furia religiosa doveva sterminare il male e lo faceva con roghi vari. Di interesse è il fatto simmetrico: mai si è riusciti a dimostrare un qualche fatto connesso con la magia bianca, un qualche miracolo. Il patetico Messori ha scritto un libro in cui, egli dice, che un vero miracolo sarebbe accaduto. Vi sarebbero prove inconfutabili di un arto ricresciuto. I documenti sono conservati, dal 1650, nella curia di un paesino della Spagna. Povero Messori! Non sa che in quell’epoca in Spagna si succedevano miracoli a migliaia. Dopo la pace di Westfalia, cadeva l’impero e sempre, in tali momenti, avvengono prodigi incredibili. Messori, indaghi sui vescovi che prendevano il volo sulle città ed i campi, su quella donna che con sembianze di capra ….,…sulle migliaia di apparizioni,… L’incredibile non è la dimostrazione del miracolo ma il fatto che si voglia ricorrere a metodi stroriografici, a pretesi fatti scientifici per mostrare un fatto indimostrabile. E’ la fede che muove il tutto. E’ l’irrazionale che fa vedere ciò che si vuole. Qui il problema diventa ontologico: io certamente non posso dimostrare che non c’è il non essere; ma la pretesa che qualcuno voglia dimostrare l’esistenza di tale non essere diventa una vera e propria violenza e costruisce gli intolleranti ed integralisti.
Sta di fatto che sull’onda della fede, della superstizione, dell’irrazionale, si sono compiuti i più orrendi crimini della storia. Se si facesse una ricerca che studiasse in modo comparato guerre, stragi e massacri con la storia delle religioni e degli integralismi, si scoprirebbero sovrapposizioni allucinanti.
APPENDICE SU “I MIRACOLI“
Miracoli
I MIRACOLI NON SONO «ESCLUSIVA» DI NESSUNA RELIGIONE
CONSTATAZIONI
STIMMATE
SINDONE
BOLSENA
SAN GENNARO
LOURDES
FATIMA
RELIQUIE
PER CHI VUOLE SAPERNE DI PIÙ
I MIRACOLI NON SONO «ESCLUSIVA» DI NESSUNA RELIGIONE
Vivendo in un paese che identifica nel cattolicesimo la propria religione, gli italiani si vedono inculcata la tesi che i miracoli siano un’esclusiva prerogativa della Chiesa.
Non è così: non solo, non è MAI stato così.
Tanto per fare un esempio, citando il testo sacro dei cristiani, la Bibbia, già nel suo primo libro Aronne riesce a trasformare il proprio bastone in serpente, l’acqua in sangue e a procurare un’invasione di rane: ma lo stesso riescono a fare i sacerdoti egizi (Es 7, 10-12; 7, 20-22; 8, 1-3).
Prima, durante e dopo il tempo di Gesù, in una società in cui le scienze non avevano raggiunto il livello di sviluppo attuale, e dove abbondavano masse facilmente abbindolabili, i miracoli erano cosa comune. Esistono decine e decine di personaggi a cui sono stati attribuiti miracoli, guarigioni incredibili e resurrezioni (compresa la propria): per citare solo i più noti, Apollonio di Tiana, Osiride, Dioniso, Adone.
La cosa era talmente normale che gli stessi evangelisti attribuiscono la capacità di compiere miracoli anche ai rivali di Gesù (Mt 12, 27; Mc 9, 38; Atti 8, 9ss).
Al giorno d’oggi il fenomeno è ovviamente in declino: ma a Dharamsala, dove si è rifugiato il Dalai Lama, centinaia di turisti affermano di essere guariti da malattie incurabili grazie agli oroscopi dei monaci buddhisti. E non più di cinque anni fa le statue del dio-elefante induista Ganesh bevevano latte.
L’indiano Sai Baba ha acquisito larga fama per le sue presunte capacità miracolistiche (chiaroveggenza, telepatia, materializzazione di oggetti, bilocazioni…), ovviamente mai sottoposte ad alcuna indagine scientifica… Sui miracoli di Sai Baba vai, ad esempio, su questa pagina.
CONSTATAZIONI
Alcune semplici constatazioni permettono di considerare improbabili i miracoli.
CONSIDERAZIONI GEOGRAFICHE: la Madonna risulta apparsa oramai migliaia e migliaia di volte. Stranamente, però, sembra disdegnare alcuni paesi luterano-razionalisti (Scandinavia) nonchè i paesi islamico-integralisti (Arabia Saudita), mentre sembra prediligere paesi a tradizionale influenza cattolica (Italia, Francia, Spagna). Il fatto che la Madonna non appaia a chi non crede in lei è un dato di per sé altamente significativo.
Lo stesso fenomeno si verifica anche per le altre religioni: fuori dalla propria zona d’influenza nessuno esce dall’anonimato.
CONSIDERAZIONI TEMPORALI: come già detto, un tempo i miracoli erano usuali. Da quando si è affermata una cultura particolarmente scettica nei confronti di certi fenomeni, e la velocità con cui una notizia si propaga è andata a ridursi progressivamente, altrettanto velocemente il numero di presunti miracoli è andato riducendosi.
CONSIDERAZIONI ECONOMICHE: l’ex illusionista James Randi ha promesso un milione di dollari a chi sarebbe riuscito a replicare un fenomeno paranormale: nessuno si è mai fatto avanti a reclamarli.
Viceversa, sui luoghi miracolosi si avvia quasi sempre una redditizia industria legata all’evento, che diffonde benessere nella popolazione e “spinge” di conseguenza i locali a perorare la causa del proprio miracolo, al fine di aumentare il reddito.
CONSIDERAZIONI INTELLETTUALI: la Madonna appare quasi sempre a bambinelli analfabeti, e mai ad un convegno di scienziati.
STIMMATE
Il noto fenomeno delle piaghe sanguinanti alle mani si presta anch’esso ad una considerazione statistica: non se ne ha traccia fino al tredicesimo secolo, fin quando cioè la Chiesa non favorì la rappresentazione pittorica della crocifissione.
Esiste una ulteriore riprova: Gesù non fu sicuramente appeso alla croce con i chiodi nelle mani, (non avrebbero potuto reggere il peso del corpo), bensì nei polsi. Tuttavia le rappresentazioni dell’evento riproducono sempre i chiodi nelle mani, stimolando nello spettatore devoto un’identificazione che talvolta “degenera” in fenomeno psicosomatico.
Questo, senza trascurare i diversi casi dimostrati in cui il presunto stimmatizzato “creava” ad arte le proprie piaghe.
SINDONE
Anche in questo caso, un dato statistico: il lenzuolo “sacro” che avrebbe avvolto Gesù fa la sua prima apparizione solo nel quattordicesimo secolo, suscitando immediatamente accuse di frode.
Nel 1988 un esame al carbonio del tessuto ha confermato questa datazione.
Ultimamente, diversi studiosi sono riusciti a riprodurre immagini simili attraverso tecniche medioevali quali l’uso di bassorilievi.
Ciò nonostante, una scienza è nata su questo falso ed una editoria si è sviluppata attorno al tentativo di dimostrarne l’autenticità.
UNA PUBBLICAZIONE UTILE: Luigi Garlaschelli. Processo alla sindone. Avverbi 1998. Storia e fantastoria della reliquia più famosa del mondo. Un’analisi scientifica che ne dimostra l’infondatezza.
BOLSENA
Nel 1263, mentre fervevano le discussioni teologiche sulla presenza o meno di Gesù nell’ostia consacrata, un frate, in Italia per un pellegrinaggio, una mattina ne vide sanguinare una. Immediatamente il papa proclamò la festa del Corpus Domini.
Da tempo, tuttavia, la scienza ha dimostrato l’esistenza di batteri capaci di produrre sostanze di un colore simile al sangue.
La studiosa americana Johanna Cullen è ora riuscita a riprodurre il “miracolo” in laboratorio: basta far attaccare le ostie da un batterio, la serratia marcescens, ed in poco tempo si colorano di rosso.
Chi ne volesse sapere di più, clicchi qui (pagina in inglese).
SAN GENNARO
Altro “miracolo” inspiegabile che ha a che fare con una sostanza non meglio identificata: il cosiddetto sangue di San Gennaro passa (in un tempo variabile) dallo stato solido a quello liquido, e viceversa. La Chiesa, pur non esprimendosi sull’argomento, ne officia e ne promuove il rito, ed impedisce l’esame della sostanza. Va ricordato inoltre che non esiste alcuna testimonianza circa la reale esistenza del santo.
Un esame «scettico» promosso dal CICAP ha proposto una soluzione, basata sull’utilizzo di materiali tissotropici, ovvero cambianti di stato grazie al movimento. L’ipotesi ha avuto vasta eco: solo l’Osservatore Romano non ha pubblicato la notizia (comprensibilmente).
Clicca qui per raggiungere la pagina dedicatagli sul sito CICAP.
LOURDES
Un altro famoso evento miracoloso: nel 1858 la Madonna sarebbe apparsa a Bernadette Soubirus, una pastorella quattordicenne, analfabeta, incapace persino di parlare in francese. La grotta in cui sarebbe avvenuta l’apparizione divenne presto oggetto di pellegrinaggio, e l’acqua della fonte annessa considerata «miracolosa».
I fautori di questa tesi citano molti casi di guarigione inspiegabili: ma, a parte che questi casi non sono così frequenti come asserito (a fronte dei milioni di fedeli che si recano a Lourdes), nessuna di queste situazioni era aliena da influenze psicosomatiche. Lo scrittore Anatole France, visitando il luogo, a qualcuno che gli faceva notare la gran quantità di stampelle presenti, ebbe agio a rispondere: «Vedo molte stampelle, ma nessuna gamba di legno».
In ogni caso, in 150 anni la Chiesa ha riconosciuto solo 65 miracoli, a fronte del centinaio di milioni circa di pellegrini malati giunto a Lourdes nello stesso arco temporale. Come sostiene il matematico Piergiorgio Odifreddi, «la media, inferiore a uno su un milione, è di gran lunga più della percentuale delle remissioni spontanee dei tumori, che è dell’ordine di uno su diecimila… A un malato di cancro converrebbe cento volte di più stare a casa che scomodarsi a fare un pellegrinaggio a Lourdes!».
Nei fatti, la migliore confutazione delle presunte proprietà taumaturgiche dell’acqua di Lourdes viene proprio da Santa Bernadette: ebbe una vita travagliatissima e morì a soli 35 anni.
FATIMA
Recentemente tornata in auge grazie al papa Giovanni Paolo II: nel 1917 la Madonna sarebbe apparsa a tre pastorelli portoghesi rivelando loro tre segreti, che si sarebbero puntualmente verificati.
In realtà i primi due (che a ben vedere non sono profezie ma solo delle postmonizioni) furono messi nero su bianco, in parte, solo nel 1941 dall’unica superstite, ben dopo – a esempio – la rivoluzione russa, generalmente collegata al loro contenuto.
Invece il terzo segreto (rivelato solo nel 2000) che secondo il papa riguarderebbe lui stesso, non ha nemmeno alcuna verosimiglianza con l’attentato: il papa non morì, non gli furono lanciate delle frecce da soldati, non scalò alcuna montagna. In ogni caso, per due pastorelli su tre il destino non fu certo miracoloso: morirono pochi anni dopo le visioni per un’epidemia.
UNA PUBBLICAZIONE UTILE: Francesco D’Alpa. Fatima. Una lettura critica. Avverbi, Roma 2002.
RELIQUIE
Il culto cristiano dei santi è mutuato direttamente dalla religione pagana: creati per sostituire le centinaia di divinità del pantheon romano, presto le loro spoglia furono oggetto di venerazione come le tombe degli eroi pagani. Diventata religione di stato, il culto dei santi degenerò nel traffico delle reliquie, con vere e proprie spedizioni in Terrasanta per accaparrarsi i presunti souvenir più prestigiosi.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un numero sterminato di ossa e non, ben superiore al possibile. È vero che per un santo niente dovrebbe essere impossibile, tuttavia le ventisei teste superstiti di santa Giuliana qualche dubbio agli scettici lo lasciano.
Tra le reliquie più interessanti, ricordiamo:
- il prepuzio di Gesù, conservato a Calcata, vicino Roma;
- l’asino della domenica delle palme, a Verona;
- parti dei pannolini di Gesù e briciole del pasto dei cinquemila, a Gaming (Austria);
- la cintura della Madonna, caduta mentre ascendeva al cielo, a Prato;
- del pane piovuto dal cielo per gli ebrei nel Sinai, a Wittemberg (Germania);
- la scala del palazzo di Pilato, a Roma;
- il latte della Madonna, a Parigi, Montevarchi, Napoli, Roma…
- J. Bouflet, P. Boutry. Un segno nel cielo. Le apparizioni della Vergine. Marietti, Genova 1999.
- Umberto Cordier. Guida ai luoghi miracolosi d’Italia. Piemme 1999.
Un incredibile tour tra cadaveri incorrotti, statue che si muovono, madonne che piangono, fioriture premature, pesci mummificati, chiese volanti. Attenzione! L’autore ci crede.
- Alete Dal Canto. Le imposture del prete. La Fiaccola, ristampa 1988.
Un vecchio classico dell’anticlericalismo, zeppo di notizie ed arguzie su miracoli e reliquie;
- Francesco D’Alpa. «Le cosidette profezie di Fatima» in Scienza e Paranormale, numero 33/2000.
- Sergio De Santis. Il mistero della gamba restituita.
Una sagace recensione del libro Il miracolo dell’apologeta cattolico Vittorio Messori, su una supposta gamba ricresciuta nella Spagna del Seicento.
- Armando De Vincentiis. Estasi. Stimmate e altri fenomeni mistici. Avverbi 1999.
L’autore, uno psicologo, documenta scientificamente casi come quello di padre Pio, di santa Teresa d’Avila, di santa Caterina da Siena e molti altri, intervenendo anche su altri fenomeni del genere (possessioni, glossolalia, etc);
- Luigi Garlaschelli. Pagina dei lavori che lo studioso scettico ha dedicato all’esame dei presunti miracoli;
- Joe Nickell. Examining miracle claims.
In inglese. Un’erudita analisi dei miracoli più famosi (Lourdes, Fatima…) e un’accurata confutazione;
- Luca Rastello. «La vergine strategica: Medjugorie come fulcro del nazionalismo croato», nella rivista Limes, numero 1/2000.
Con un interessante dossier sulle apparizioni mariane a cura di Mauro De Bonis;
- Voltaire. voce «Miracoli» nel Dizionario filosofico. 1764.
un classico del razionalismo, una serie di considerazioni tuttora valide;
- Le apparizioni della Madonna a Fatima
UN ESEMPIO DI NUMEROLOGIA: VENERDI 17
da: http://www.silvanodanesi.org/parole_perdute/ormus/il_17_non_porta_male.html
Il venerdi 17 non porta male.
Venerdì diciassette. Che fare? Stare in casa armati di amuleti o, come diceva l’irruente e non dimenticato Gino Micheletti, di “maìgole”, oppure stringere i denti ed uscire ugualmente, sfidando gli eventi e la Sfortuna che ci vede benissimo, a differenza della Fortuna, notoriamente cieca? Niente di tutto questo.
Venerdì è il giorno dedicato a Venere, simbolo della Dea Madre, dea dell’amore e della primavera. Venere è la greca Afrodite, dispensatrice di bellezza e fascino, la babilonese Istar, la sabea Beltis, la nordica Freia, da cui l’inglese Friday e il tedesco Freitag. A Venere, delle sacre essenze del bosco della tradizione celtica, è dedicato il melo, albero della conoscenza del bene e del male, della dualità e della presa di coscienza della manifestazione. Il mondo comincia quando l’uomo mangia la mela, ossia conosce l’altro da sé e prende coscienza che ogni realtà è contrassegnata dalla vita e dalla morte: due facce di una stessa medaglia. L’androgino si spezza in due, da Adamo si stacca Eva e prende avvio il desiderio della ricongiunzione, il mito del ritorno. Il desiderio, l’amore. Venere (Afrodite, Istar, Freia) sono divinità dell’amore e della vita. La Dea Madre presiede alla vita, quella terrena, complessa, multiforme, mutevole, tesa dal desiderio e dall’amore verso il mitico ritorno dal divenire all’essere, dalla molteplicità all’unità, dall’eccitazione alla pace. Venerdì, dunque, non è giorno di sventure: è il giorno della vita (nella sua complessità) e per secoli è stato considerato il più fortunato della settimana.
Di Venerdì però, incidente della storia, è morto Gesù e così la fama d’amore si è tramutata in fama di passione e di morte: per secoli. Solo ora recenti studi sull’Ultima Cena e sulle usanze essene di Gesù hanno riabilitato il Venerdì, spostando i tempi della passione e della morte del Nazzareno. Il suo carico di sventura, tuttavia, gli è rimasto incollato addosso e non cessa di produrre effetti.
Se al Venerdì associamo il numero diciassette pare che le probabilità di disgrazie e di lutti debbano aumentare a dismisura. Il sette è invece un numero da secoli simbolo di felicità e di perfezione. I giorni della settimana sono sette. Il settimo giorno Dio si è riposato dalle fatiche della creazione. Essere al settimo cielo significa essere sommamente beati. I Savi per antonomasia sono sette e sette sono le meraviglie del mondo. Dieci è simbolo della perfezione e della conclusione. Le dieci dita della mano sono state per molto tempo il metro di misura per far di conto: dopo il dieci il ciclo ricomincia. Aggiungere dieci a sette, per fare diciassette, significa in sostanza aggiungere un numero positivo ad un numero perfetto e sacro.
Se chiamiamo in appoggio alcune regole della numerologia, antica arte divinatoria, possiamo vedere come la “somma teosofica” del numero 17 (1+2+3+4, ecc., fino a 17) sia 153 e la sua riduzione alle cifre fondamentali (quella che vanno dall’uno al nove) sia 9. La “riduzione teosofica” del numero 17 (1+7) dà 8. Inoltre 9 più 8 fa 17. Le due cifre fondamentali del 17 sono 9 e 8. Nove è il numero delle grandi realizzazioni mentali e spirituali, dell’iniziazione: è il tre volte tre, creativo per eccellenza. Inoltre il 9 è quel numero che quando lo si moltiplica per qualsiasi altro numero si ottiene un risultato le cui cifre, sommate fra di loro, danno nove. Ancora: la “somma teosofica” del nove (1+2+3, ecc.) dà quarantacinque, ossia 4+5=9. Nove, dunque, è l’immagine completa dei mondi; è il numero dal significato universale.
L’8 è due volte 4 ed è quindi un numero che rivela l’interesse per la materia, ma all’interno di un equilibrio tra l’ordine terrestre e quello celeste. Il suo simbolo è l’ottagono, tradizionalmente considerato intermedio tra quadrato (ordine terrestre) e il cerchio (ordine celeste). Infine, il simbolismo dell’otto richiama il Caduceo, che sta racchiuso nel decimo arcano dei tarocchi: “La ruota della fortuna”. L’8 è il numero della conoscenza.
Il 17, dunque, indica creazione e fortuna. Venerdì è il giorno della vita e dell’amore. Insieme, nonostante molte credenze avverse, formano una coppia positiva.
BIBLIOGRAFIA
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25) K. Deschner – Il gallo cantò ancora – Massari, Bolsena 1998.
26) K. Deschner – La croce della Chiesa – Massari, Bolsena 2000.
27) Puech (a cura di) – Le religioni in Egitto, Mesopotamia e Persia – Laterza, Roma-Bari, 1988.
28) P. Rodriguez – Verità e menzogne della Chiesa cattolica – Ed. Riuniti, Roma 1998.
29) A Soggin – I manoscritti del Mar Morto – Newton Comton, Roma 1978.
30) G. Berti – Gli eretici – Xenia, Milano 1997.
31) T. S. Kuhn – La rivoluzione copernicana – Einaudi, Torino 1972.
32) P. Couderc – Le tappe dell’astronomia – Garzanti, Milano 1954.
33) S. Hutin – L’alchimia – Dellavalle, Torino 1971.
34) A. Pichot – La nascita della scienza – Dedalo, Bari, 1993.
35) C. Webster – Magia e scienza da Paracelso a Newton – Il Mulino, Bologna 1984.
36) H. Ruchlis – Non è vero … ma ci credo! – Dedalo, Bari 1997.
37) J. Randi – Fandonie – Avverbi, Roma 1999.
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