EFFETTO SERRA ED ANOMALIE CLIMATICHE

Roberto Renzetti

Riprendo un capitolo di un libro dedicato all’energia che scrissi tra il 1980 ed il 1982 (con aggiornamenti di oggi, 2005). Il libro mi era stato commissionato dall’editore Savelli ed io avevo interessato alla sua elaborazione Gianni Mattioli e Massimo Scalia. Ci eravamo diviso i compiti. Alla scadenza concordata io avevo scritto la mia parte, Mattioli e Scalia no. Finii io di scrivere il libro ma il tutto comportò il ritardo di un anno. Quando consegnai il libro la casa editrice Savelli stava chiudendo per fallimento. Così ho un manoscritto di 700 pagine che, almeno, mi servono per scrivere cose come quelle che seguono. Avverto solo che ho lasciato la numerazione di capitoli e paragrafi, nel caso un giorno avessi tempo di trascriverlo tutto …

________________________________

2- FONTI PRIMARIE DI ENERGIA


In questo capitolo passeremo in rassegna le varie fonti da cui l’uomo attinge energia. Cominceremo a studiare il bilancio energetico del sistema Terra per poi arrivare a capire quanta energia di arriva, ci è arrivata (combustibili fossili) dal Sole e quanta energia ha invece un’origine diversa (nucleare, geotermica, e gravitazionale).

2-1 – BILANCIO ENERGETICO DELLA TERRA


Piaccia o non piaccia, la Terra è una piccolissima sferetta che gira intorno al Sole in un immenso spazio vuoto (o quasi). Le dimensioni della Terra confrontate con quelle del Sole e del sistema solare sono:

 TerraSoleSistema solare 
diametro (Km) 12.2001.400.00012.000.000.000


La Terra ha un volume che è circa 1.300.000 volte più piccolo di quello del Sole ed una massa che è circa 350.000 volte più piccola di quella del Sole. Questo fatto significa che la densità della Terra è circa 3,5 volte più grande di quella del Sole (che ha una densità di poco superiore a quella dell’acqua),
La distanza che separa questi due corpi nello spazio è di circa 150.000.000 Km. Si tratta di grandezze tali che difficilmente riusciamo a “comprendere” ; si pensi comunque che se il Sole lo pensiamo grande come un melone (del diametro di 15 cm), la Terra risulta grande come una capocchia di spillo che gira intorno al nostro melone mantenendosi ad una distanza da esso di 15 metri.
Il Sole, come vedremo più in dettaglio nel paragrafo seguente, invia (ed ha inviato) sulla Terra la quasi totalità dell’energia di  cui il nostro pianeta dispone, sotto forma di radiazioni di varie lunghezze d’onda (ricordo che più alta è la lunghezza d’onda più bassa è l’energia). Inoltre le interazioni gravitazionali del sistema Terra-Sole-Luna sono responsabili del fenomeno delle maree che mette a disposizione della Terra un’altra quantità di energia.
La Terra, per conto suo dà un contributo all’energia disponibile sul pianeta con il suo calore interno, con i suoi materiali fissili (vedi 
Elementi di fisica nucleare) che sono in grado di produrre energia nucleare e con la sua energia gravitazionale che permette di utilizzare, ad esempio, le cadute d’acqua.
Della radiazione che il Sole ci ha inviato da molti secoli a questa parte, ne ritroviamo una piccola quantità nei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale). Questi materiali si sono originati da successive trasformazioni di piante ed animali che avevano accumulato energia dal Sole utilizzando, direttamente od indirettamente, il fenomeno della fotosintesi. Quando noi oggi bruciamo questi combustibili, di fatto, consumiamo un’eredità solare, accumulatasi in milioni di anni, che difficilmente potrà essere ricostituita in tempi ragionevoli per il suo ulteriore sfruttamento da parte dell’uomo. Ma vediamo più in dettaglio, aiutandoci con le figure 1,  2 e 3, qual é il flusso di energia che interessa la Terra.
La prima osservazione che va fatta i che il 99,98% dell’energia di cui disponiamo sulla Terra ci proviene dal Sole. Le reazioni nucleari che avvengono sul Sole producono energia in quantità di 4 x 1026 joule/secondo. Il che vuol dire che la potenza fornita dal sole in tutto lo spazio è di 4 x 1026 watt.

Figura 1 – Schema dei principali processi d’interazione tra la radiazione solare e il sistema Terra-atmosfera. Le cifre forniscono i valori dei flussi medi globali annui di radiazione, misurati in watt.

Figura 2 – Schema dei principali processi d’interazione tra la radiazione solare e il sistema Terra-atmosfera. Le cifre forniscono i valori percentuali del bilancio energetico (da Le Scienze n° 255, 1989).

Figura 3 – Bilancio energetico (densità dei flussi energetici) tra Sole, atmosfera e suolo terrestre (in W/mper anno). A destra l’energia solare in ingresso è pari a 342 W/m² dei quali solo 168 raggiungono il suolo. A sinistra, la superficie terrestre emette 390 W/m² dei quali solo 235 vengono dispersi nello spazio: i restanti circa 155 W/m² sono intercettati dai gas serra e restituiti alla Terra insieme all’apporto energetico precedentemente immagazzinato dall’atmosfera (67 W/m²), al calore di condensazione del vapore (78 W/m²) e a quello trasferito dalla convenzione (24 W/m²). Tutte queste quantità forniscono i 324 W/m² della radiazione di ritorno.   


Di questa quantità impressionante di energia, ai limiti della nostra atmosfera ne arriva una quantità pari a 173 x 1015 W (la Terra intercetta la radiazione solare su una semisfera e la quantità di calore, inviato dal sole in un minuto, sull’area di un centimetro quadrato disposta perpendicolarmente ai raggi solari e posta  fuori dall’atmosfera, quando la distanza Terra-Sole è eguale ad 1 unità astronomica, dove 1 U.A.=1.496.108 km, è detta costante solare, e vale, in media, 1,396 KW/m2); sulla Terra, ogni anno, arriva una quantità di energia (pari a 2,8×1018 KWh) che corrisponde a 12 volte tutte le riserve fossili della Terra e che risulta circa 400 volte superiore al fabbisogno energetico mondiale stimato per l’anno 2050 (circa 7 x 1015 KWh). L’energia che arriva al limiti della nostra atmosfera viene, in parte (52×1015 W, pari al 30 %), immediatamente riflessa nello spazio circostante (per la gran parte dalla nuvole che comunemente coprono circa il 52% della superficie terrestre; il fenomeno è noto come albedo planetario; l’albedo è anche il fenomeno della riflessione della radiazione solare da parte di neve e ghiacci) sotto forma di onde corte.
A questo punto occorra osservare che se tutta 1’energia proveniente dal Sole fosse accumulata dalla Terra, ben presto andremmo tutti arrosto.
Fortunatamente il sistema Terra-atmosfera costituisce una macchina che è circa in equilibrio dal punto di vista del bilancio della radiazione entrante ed uscente: il quasi è d’obbligo perché la Terra (da un poco di tempo a questa parte) accumula più di quanto emette. Conti accurati permettono di stabilire che la Terra-atmosfera si comporta come una macchina termica che ha la sorgente calda (circa 15 °C in media) sulla superficie della Terra, la sorgente fredda nell’atmosfera ad un quota di circa 5 Km dalla superficie della Terra (dove la temperatura media è di circa – 23°C), ed utilizza come fluido operativo la stessa aria (si osservi che il lavoro prodotto da questa macchina è assorbito dalla gravità e dalla forza di attrito interno dell’aria e di attrito tra aria e superficie dalla Terra).
In accordo con il seconde principio della termodinamica e con i lavori di Carnot, la macchina atmosferica produce lavoro e calore e questa produzione di energia non è altro che una conseguenza della radiazione proveniente dal Sole.
Della parte di radiazione solare entrante una certa quota (circa il 16% ) viene assorbita dall’atmosfera e soprattutto dal vapor d’acqua in essa presente, dall’anidride carbonica, dall’ossigeno e dall’ozono (che cattura principalmente le radiazioni ultraviolette) .
Solo circa il 51% della radiazione che abbiamo ai limiti dell’atmosfera riesce ad arrivare sulla superficie terrestre e, di questa quantità, una metà è radiazione solare diretta mentre l’altra metà è radiazione solare che è stata diffusa dalle nuvole e dai gas costituenti l’atmosfera (figura 4). Di questo 51% una parte (circa il 10%) viene subito 

Figura 4

riflessa dalla superficie della Terra, di modo che solo il 47% dell’energia che arriva ai limiti dell’atmosfera può essere utilmente trasformata, in calore e lavoro.
La Terra, per parte sua, irradia energia nello spazio circostante sotto forma di onde lunghe. L’energia che la superficie della Terra manda verso l’esterno è addirittura più grande di quella che entra. Fortunatamente (su questo avverbio tornerò più oltre) l’effetto serra (vedi il paragrafo seguente), prodotto dell’atmosfera, trattiene la gran parte di questa energia sotto forma di onde lunghe e, dopo aver riscaldato Terra ed atmosfera, se ne va una quantità di energia pari a 81 x 1015 W (circa il 47% di quella che avevamo in ingresso ai limiti dell’atmosfera).

L’energia che arriva sulla Terra va in gran parte (40×1015 W, pari al 23%) a mettere in moto il ciclo delle acque: evaporazione di grandi masse d’acqua che poi si trasformano in nuvole e in pioggia e quindi vanno ad alimentare fiumi e bacini ed alta quota. Questo portare ad un quota più alta una grande massa d’acqua fornisce una enorme riserva di energia potenziale che in seguito, unita all’energia gravitazionale della Terra, permette la sua utilizzazione in caduta sotto forma di energia cinetica che può mettere in moto vari generatori di energia meccanica od elettrica (3×1010W) .
Un’altra parte (0,4×1015 W) dell’energia proveniente dal Sole muove le masse d’aria (quando una massa d’aria si riscalda aumenta di volume e diminuisce di densità per cui tende a salire verso zone più alte; i1 suo posto viene preso da masse d’aria più fredde che, avendo una densità maggiore, tendono a stare più in basso) originando i venti che possono, anch’essi, essere utilizzati per la produzione di energia meccanica od elettrica. Anche le correnti di masse d’aria, i moti convettivi dell’atmosfera e le onde del mare sono frutto di questa quota di energia solare. L’altro processo, di vitale importanza per noi, messo in moto dal Sole è la fotosintesi che impiega una quantità d’energia pari a 0,04 x l015W. La fotosintesi è l’accumulo di energia solare nelle piante. Le piante sono cibo degli animali erbivori i quali traggono energia indirettamente dal Sole. Ma anche i carnivori utilizzano la fotosintesi, in modo ancora più indiretto poiché, mangiando animali erbivori, fanno il pieno di energia sempre dalla stessa fonte solare. 
La decomposizione poi dei materiali organici, in particolari condizioni e su lunghi periodi, ha prodotto i combustibili fossili; in altre condizioni e su periodi brevi, produce l’energia da biomassa che è essenzialmente metano che viene liberato dalla decomposizione, in particolare condizioni fisico-chimiche, da materiale organico.
C’è ancora da considerare l’effetto combinato gravitazionale del Sole e della Luna sulla Terra: da questo effetto si producono le maree, altra fonte di energia disponibile.
Infine vi sono le energie proprie della Terra:
– il flusso del calore dell’interno della Terra che raggiunge la superficie attraverso la conduzione nelle rocce (0,03 x 1015 W) e attraverso vulcani e sorgenti calde (0,03 x1013 W);
– l’energia che può essere liberata dai materiali fissili (energia nucleare) che è valutata intorno ai 3 x l0W;
– l’energia nucleare che riscalda l’interno della Terra pari a 300 x 1015 W [all’interno della Terra sono presenti minerali contenenti elementi radioattivi quali l’Uranio e il Torio; i nuclei di questi elementi decadono emettendo energia sotto forma di calore, e antineutrini elettronici. L’energia prodotta dalla radioattività naturale all’interno della Terra corrisponde a circa 20.000 centrali elettriche da 1 GigaWatt e contribuisce a mantenere incandescente il nucleo e il mantello terrestre].

Questi scambi di energia, or ora descritti, sono molto schematici; in realtà le  interazioni sono molto più complesse . Ma volendo dare una relazione che cumuli tutti i processi ora visti si può scrivere che la radiazione netta che arriva sulla Terra (Q) è data dalla somma: della radiazione trasferita nella terra o nel mare (Ts) , comprendente quella necessaria a sciogliere neve e ghiaccio; della radiazione che una volta assorbita dalla Terra viene da essa riflessa par scaldare l’aria (Ta); dell’energia (Te) necessaria alla vaporizzazione (si osservi che Ts + Ta presiedono agli spostamenti di masse d’aria ed al ciclo delle acque); ed infine della radiazione usata nei processi biologici (Tb) come la produzione dei tessuti vegetali e animali (si osservi che Tb si aggira intorno all’1% di Q). In definitiva si può scrivere:


Q = Ts + Ta + Te + Tb.

S.T. – 15.3 – EFFETTO SERRA

Un oggetto esposto al Sole riceve delle radiazioni che hanno l’effetto di trasferirgli energia e quindi di riscaldarlo. La gran parte della radiazione elettromagnetica che colpisce un corpo ha una lunghezza d’onda compresa tra i valori di 2.10-7 m e 2.10-6 m (in gran parte la zona dello spettro che corrisponde al visibile, a parte dell’infrarosso e dell’ultravioletto). Il corpo riscaldato emette a sua volta radiazioni che hanno lunghezze d’onda comprese tra i 5.10-6 m e i 10-5 m (essenzialmente radiazione infrarossa). La Terra, come abbiamo visto, è esposta alla radiazione solare. Essa riceve dal Sole una grande quantità di energia ma contemporaneamente emette verso lo spazio una grande quantità di energia. Il problema è di cercare di capire se questo bilancio è in equilibrio o no.

Iniziamo a prendere in considerazione un elemento fondamentale del sistema: l’atmosfera. Sembrerebbe un soggetto insignificante poiché ha uno spessore di circa 10 Km (parlo dell’atmosfera che ci interessa) in confronto con i 6.500 Km dello spessore della Terra dalla superficie al suo centro. Per far rendere conto a che livello di confronto siamo, pensiamo a rendere 1 Km uguale allo spessore di un foglio di carta (quella che si usa per le fotocopie che si vende a risme di 500 fogli). In tal modo per avere lo spessore della Terra occorre fare una pila di 13 risme di carta. Alla stessa scala occorre sovrapporre 10 soli fogli alle risme di cui prima per avere lo spessore dell’atmosfera. Ebbene, a parte ogni altro motivo, l’atmosfera è un vero scudo protettivo in tutti i sensi, almeno per quel che riguarda la vita come la conosciamo. Senza atmosfera, la temperatura sulla Terra sarebbe come quella della Luna e varierebbe, nell’arco delle 24 ore, da un massimo di circa 130 °C ad un minimo di circa – 180 °C e la vita in tali condizioni sarebbe impossibile. Ma oltre alla temperatura in sé vi sarebbe anche il gravissimo problema dell’arrivo al suolo di radiazioni per noi mortali, come quelle ad alta energia che l’atmosfera respinge o assorbe  immediatamente.

Supponiamo ora di considerare l’atmosfera priva dei cosiddetti gas serra [prevalentemente anidride carbonica COo gas carbonico (derivanti dai processi di combustione, quindi dall’industria, dai sistemi energetici e dai trasporti), clorofluorocarburi (utilizzati nella fabbricazione di liquidi refrigeranti, gas propulsori o agenti di fabbricazione di schiume e solventi), metano (di provenienza agricola, in relazione alla crescita demografica), ossido di azoto (combustione di vegetali, utilizzazione di fertilizzanti azotati)]. Ebbene è stato calcolato che, in tal caso, la temperatura media della Terra sarebbe di – 19°C, cioè di 33°C al di sotto dei valori medi attuali. Anche in questo caso la vita sarebbe estremamente difficile (si pensi all’agricoltura, …). 

In definitiva si può dire che il ciclo naturale della Terra prevede che, da svariati processi, si generi anidride carbonica e che svariati altri processi l’assorbano in modo tale da 

Figura 5 – l ciclo naturale dell’anidride carbonica. Il carbonio è contenuto nell’atmosfera, nella biosfera, nei sedimenti e negli oceani; gli scambi tra questi «serbatoi» avvengono in vari modi. Quando si bruciano combustibili fossili, si trasferisce nell’atmosfera il carbonio prima contenuto in formazioni sedimentarie. Le frecce verdi corrispondono al cosiddetto carbonio mobile, che viene costantemente rimesso in circolazione, mentre quelle azzurre si riferiscono al carbonio contenuto nei sedimenti calcarei, nel petrolio, nel carbon fossile, nel gas naturale (da L’energia e l’ambiente, Zanichelli 1980).

avere un bilancio in equilibrio tale da produrre l’effetto serra che interessa per la vita sulla Terra (il nome deriva dal fatto che si tratta di un fenomeno molto simile a quello sfruttato nelle serre per la coltivazione dei vegetali: l’energia termica portata dal sole nella serra non può passare attraverso i vetri e consente di mantenere una temperatura più elevata che all’esterno).

Ma, detto in parole poverissime, quali sono i meccanismi dei gas serra rispetto alla radiazione proveniente dal Sole ? Abbiamo già accennato che dal Sole provengono radiazioni di tutti i tipi e che l’atmosfera ci libera di alcune di esse (in particolare, l’ozono O3 ci protegge dalla radiazione ultravioletta interagendo con essa e quindi bloccandone una gran quantità). Ma la radiazione che penetra è comunque molto energetica. Essa interagisce con le molecole dell’atmosfera, urta sulla superficie terrestre e, nel far questo perde molta energia (quella che scalda direttamente l’atmosfera ed il suolo). La radiazione riflessa è allora radiazione meno energetica che non ce la fa più ad attraversare l’atmosfera per ritornare nello spazio. Essa resta intrappolata nell’atmosfera. Il meccanismo è di questo genere: prima riflessione sulla Terra verso l’atmosfera, quindi ‘riflessione’ dall’atmosfera verso Terra, nuova riflessione dalla Terra verso l’atmosfera e così via. Ad ogni riflessione la radiazione perde energia che va a riscaldare il sistema Terra-atmosfera. 

Si dovrebbe comprendere che un elemento dirimente della bontà o meno dell’effetto serra è la quantità di radiazione che resta intrappolata. E, da circa 150 anni, da quando data la Seconda Rivoluzione industriale, quella del vapore, le immissioni di gas serra nell’atmosfera sono cresciute in modo abnorme tanto che oggi immettiamo  circa 25 

Figura 6 – Crescono le attività che producono gas serra.

miliardi di tonnellate ogni anno di anidride carbonica nell’atmosfera (si tenga anche conto che le foreste, che ordinariamente assorbono anidride carbonica, sono diminuite e continuano ad essere aggredite da speculazioni ed incendi) ed abbiamo la necessità di ridurre la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera di un 60% per ritornare all’equilibrio tra emissione ed assorbimento. L’ effetto serra naturale che forniva 170 W/m2 è cresciuto negli ultimi anni di 2,8 W/m (di cui 0,25 per attività solare extra e 0,25 per attività vulcanica extra). Questa cifra è accompagnata da un’altra cifra fornita dal Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) il quale afferma che la temperatura media del pianeta sia aumentata di circa 0,6°C dal 1861 (leggi relazione IPCC). Tutto questo può sembrare poco ma non lo è. Non è infatti il cambiamento del clima che dà le maggiori preoccupazioni ma la velocità di tale cambiamento, il tempo necessario agli adattamenti, e, nella scala dei tempi della Terra, 150 anni sono ben poca cosa, soprattutto se si tiene conto che l’accelerazione è degli ultimi 50 anni. 

Aggiungo un paio di considerazioni per gli scettici che si stupiscono del riscaldamento globale quando incappano in un inverno o una estate fredde: il clima è definito come la media di tante variabili (temperatura, piovosità, umidità, pressioni, …) nell’arco di 30 anni; parlare di clima anno per anno è tipico degli sciocchi ed ignorantelli. Inoltre, riguardo alla scienza che, ancora una volta, non ha una voce univoca, si tratta di un evento che è trattato con modelli matematici e non è sperimentale ma empirico. Voglio dire che il giorno per giorno non è sperimentabile e neanche sono realizzabili in laboratorio le condizioni del sistema Sole-Terra-atmosfera. Ci si deve affidare agli eventi e questo è empirismo ma, messo insieme a delle misure come quelle di figura 6, si passa ad una 

Figura 6 – Un monitoraggio continuo dal 1950 mostra chiaramente la tendenza all’aumento dell’effetto serra (da Le Scienze n° 428, aprile 2004).

teoria che è sempre più fortificata.Vi è poi un’estrapolazione che, a seconda dei modelli matematici adottati (poco affidabili in questi casi, quando vi sono una notevole quantità di variabili in gioco), prevede un ulteriore aumento della temperatura terrestre tra 1,4 e 5,8°C fra ora ed il 2100. Infine vi è da considerare che la Terra è un “sistema complesso”. La CO2 ha una durata media in atmosfera di circa 100 anni. Se  smettessimo oggi di produrre tali emissioni  non riusciremmo comunque a ridurre in breve tempo la presenza di anidride carbonica nell’atmosfera. Le reazioni dell’ambiente sono quindi discontinue e irreversibili e non mostrano immediatamente i loro reali effetti o conseguenze, potrebbero invece mostrarli solo quando il processo è diventato irreversibile.

S.T. – 15.4 – CONSEGUENZE E POSSIBILI RIMEDI

Quali sono le conseguenze di tale squilibrio ? Qui l’indagine dettagliata sarebbe lunghissima. Mi limito ad alcune facili considerazioni da approfondire. Il clima influenza fortemente l’agricoltura, la disponibilità delle acque, la biodiversità, la richiesta dell’energia e la stessa economia. 

Figura 7 

Alcune conseguenze planetarie per un supposto aumento di 1°C di temperatura media sono riportate in figura 7. Un tale aumento provocherebbe una considerevole riduzione della “fascia del grano” del Nord America, che produce gran parte del grano usato nel mondo, con conseguente aumento dei prezzi del cibo e riduzione delle già misere risorse alimentari del Terzo Mondo. Certo, potrebbe anche accadere che paesi attualmente troppo a nord per poter coltivare il grano ne divengano capaci per le mutate condizioni climatiche, ma queste regioni sono meno estese dell’attuale fascia del grano e le riconversioni richiedono sempre molto tempo.

L’altra grave preoccupazione è relativa all’innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari; questo innalzamento potrebbe portare a gravi inondazioni in molti paesi (dalle parti nostre ci giocheremmo, ad esempio, gran parete della Padania). Un innalzamento del livello del mare di un metro, che molti esperti si aspettano per il 2100 (e alcuni addirittura per il 2030), allagherebbe il 15% dell’Egitto e il 12% del Bangladesh. Le isole Maldive sparirebbero quasi completamente. I paesi che soffrirebbero di più di questo innalzamento sarebbero quelli costituiti da isole in regioni povere; per questo motivo le isole dei Caraibi, del Pacifico del Sud, del Mediterraneo e dell’Oceano Indiano hanno costituito l’Alleanza dei piccoli Stati Isolani (AOSIS) per avere una maggior voce nella politica internazionale e riuscire a farsi ascoltare dai paesi più ricchi.

Vi è inoltre la grande probabilità della sparizione della Corrente del Golfo (stanno scomparendo i camini di calore che la presiedono) con conseguenze drammatiche per i Paesi del Nord Europa, in quanto, senza tale corrente vi sarebbe una prevedibile glaciazione. Altre correnti marine potrebbero nascere o sparire un quanto i gradienti termici non sarebbero più gli stessi. El Niño, corrente del Pacifico, già da anni mostra grande instabilità.

Vi è infine un aumento della frequenza e delle intensità dei vari fenomeni climatici estremi, come uragani, tifoni, cicloni, … con conseguenze che abbiamo iniziato a vedere a New Orleans.

Si può fare qualcosa ? Certamente si ma occorre muoversi subito. Già nel 1997 a Kyoto (Giappone) ci si era accordati su un protocollo che prevedeva, per i Paesi maggiormente industrializzati e quindi maggiori produttori di gas serra, la riduzione programmata delle emissioni al livello di un 5,2% entro il 2012 rispetto alle emissioni del 1990. A seguito di ciò l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha reso noto un rapporto nel quale indica le misure necessarie per abbassare l’emissione di anidride carbonica nel vecchio continente nel prossimo futuro. L’Unione Europea ha un preciso obiettivo da raggiungere: entro il 2030 l’emissione di gas serra dovrà corrispondere al 40% di quello rilevato nel 1994.

Nel frattempo però, nota l’Agenzia, si distribuiscono ancora nei 15 paesi della UE a 20 paesi 29.000 miliardi di sussidi per la produzione di energia, ma ben il 73% di questi è destinato all’uso dei combustibili fossili. L’Agenzia propone, per rispettare le indicazioni del protocollo di Kyotodi rinnovare e rendere più efficiente il settore dell’energia, che da solo emette l’80% della CO2 prodotta in tutta l’Unione Europea.

Non è una missione impossibile, sostiene il rapporto, se si utilizzano energie rinnovabili come il vento e le biomasse; in questo modo si otterrebbe già una riduzione dei gas da effetto serra pari al 20%. è inoltre necessario cambiare, sostiene il rapporto, il metodo col quale produrre energia, passando da combustibili con basso contenuto di carbonio a combustibili non fossili. Ci si aspetta inoltre che l’uso di combustibili solidi venga mano a mano sostituito con l’utilizzo del gas naturale. Investimenti e sussidi dovranno incentivare esclusivamente l’uso delle energie rinnovabili, specialmente quella del vento della biomassa che dovranno diventare risorse primarie.

Occorrono più ricerca nelle tecnologie pulite (per esempio nelle celle a combustibile) e nuovi metodi di estrazione e conservazione del carbone. Come ultimo punto, l’Agenzia europea per l’ambiente si rivolge alla popolazione europea perché diventi più consapevole dell’entità del problema e inizi a contribuire alla sua risoluzione, riducendo i consumi di energia (29 giugno 2005).

Ma vi sono grandi nemici (indissolubilmente legati a grandi interessi) e le cose non cambieranno se non si riuscirà a far mutare il loro atteggiamento. Ancora nel novembre 2000, la conferenza dell’Aja sui cambiamenti del clima  è fallita per l’intransigenza degli Stati Uniti e di alleati come il Giappone, il Canada, l’Australia (il cosiddetto gruppo Ombrello –Umbrella Group) che pretendono di applicare il protocollo per la riduzione delle emissioni di gas serra facendo un ricorso illimitato ai «meccanismi di flessibilità» previsti. Più recentemente (fine 2004) gli USA hanno continuato a dire no a Kyoto mentre la Russia ha finalmente firmato. Senza la firma degli USA, anche per l’effetto di trascinamento che avrebbe, Kyoto risulterebbe poco efficace perché quel Paese è il massimo produttore mondiale di gas serra: il 25%.

Ma vi sono altre strade (oltre all’ indispensabile abbattimento delle quantità emesse, attraverso energie alternative, efficienza, nuove tecnologie mirate, …) per la riduzione dell’emissione dei gas serra, ad esempio quella del convogliare l’anidride carbonica, dagli impianti produttori nel sottosuolo o nel fondo degli oceani, come mostrato in figura 8.

Figura 8 – (Da Le Scienze n° 380, aprile 2000).

Tutto questo senza una forte pressione dei cittadini non si realizzerà. Vi sono troppi interessi che ruotano intorno al petrolio. Qualcosa potrà accadere solo quando trasformeranno delle operazioni ambientali in grandi affari ed il costo del petrolio si renderà ingestibile.

Ah, dimenticavo. L’Italia fa decreti su decreti ma anziché diminuire aumenta la quantità di gas serra che butta nell’ambiente. Cialtroni come sempre, scimmiottando Bush.

Roberto Renzetti


Aggiornamento al 9 febbraio 2006:

09.02.2006
Cambia il clima? Attenti alla salute
Particolarmente insidioso sarebbe il rischio di un aumento della malnutrizione


Gli esperti prevedono un aumento medio della temperatura entro il 2100 compreso fra 1,4°C e 5,8°C. In un articolo apparso come editoriale, a firma di Tony McMichael dell’Australian National University a Canberra, una delle più prestigiose testate mediche, The Lancet, prende una netta posizione sui rischi legati a questa situazione, e osserva che già il riscaldamento registrato negli ultimi 50 anni ha avuto evidenti conseguenze sulla salute, quelle per esempio legate all’aumento della durata delle ondate di calore in Europa centrale e orientale, in Alaska, Canada e Australia centrale.
Da un analisi dei dati statistici disponibili, si può così affermare che circa la metà dell’eccesso di morti – rispetto alle medie degli anni precedenti – che si sono verificate in Europa nel corso della torrida estate del 2003 sia direttamente legata alle conseguenze dell’effetto serra.
Non esistono invece finora studi conclusivi relativi a un aumento di diffusione delle malattie infettive in relazione a tale riscaldamento, ma il collegamento è suggerito da diverse ricerche.
I cambiamenti climatici potrebbero, inoltre, influire sullo stato di salute generale di molte popolazioni per un effetto domino innescato da problemi negli approvvigionamenti alimentari e idrici. Secondo i modelli che pongono in relazione la produttività dei terreni agricoli con le modificazioni climatiche, nel corso del secolo si può prevedere che il numero di persone malnutrite crescerà del 5-10 per cento rispetto a oggi.

© 1999 – 2006 Le Scienze S.p.A.


Aggiornamento al 13 febbraio 2006

10.02.2006
Caldo record per l’emisfero settentrionale
La conferma è stata ottenuta utilizzando sia registrazioni storiche sia misurazioni strumentali


Conchiglie fossili, anelli di accrescimento degli alberi e carote di ghiaccio, confrontati con le registrazioni storiche delle temperature, sembrano fornire indicazioni concordi: alla fine del ventesimo secolo l’emisfero settentrionale ha conosciuto il più ampio riscaldamento degli ultimi 1200 anni. Timothy Osborn e Keith Briffa dell’Università della East Anglia hanno analizzato una documentazione molto corposa, che comprendeva sia le cronache storiche a partire da 750 anni fa sia le rilevazioni strumentali, disponibili a partire dal 1856 per stabilire l’estensione geografica del recente riscaldamento del clima terrestre. Oltre a ciò hanno tenuto conto delle registrazioni di temperatura relative a 14 siti dell’emisfero nord, dei dati relativi agli anelli di accrescimento di conifere che crescono in Scandinavia e Siberia e, infine, della composizione chimica delle carote di ghiaccio estratte in Groenlandia.
“I dati considerati – ha spiegato Osborn – riguardano molti secoli. Semplicemente abbiamo contato quante di queste registrazioni mostravano un anno in cui le temperature erano superiori rispetto alla media di quella regione.”
In particolare, i risultati pubblicati sulla rivista “Science” confermano inoltre un significativo riscaldamento negli anni tra l’890 e il 1170 (il cosiddetto “periodo caldo medievale”) e il raffreddamento tra il 1580 e il 1850 (la “Piccola era glaciale”).
“Le incertezze nei dati sono molte – conclude Osborn – ma si accumulano sempre più indizi del fatto che l’attuale periodo è il più caldo degli ultimi 1000 anni.”

© 1999 – 2006 Le Scienze S.p.A.



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