Eugenetica made in Usa
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010206a.htm
Dal 1907 al 1973, gli Usa, precorrendo l’eugenetica nazista, autorizzarono la sterilizzazione coatta di pazienti psichiatrici, condannati per crimini sessuali, oligofrenici, “imbecilli”, individui “moralmente depravati”, epilettici. In realtà, immigrati, slavi, ebrei, homeless e, soprattutto, neri. Uno scheletro nell’armadio delle potenti lobby ricreative interessate alla conservazione della natura. Ora la Virginia chiede scusa alle vittime, solo nel 1972, 8.000 donne e 16.000 uomini.
La settimana scorsa lo Stato della Virginia ha chiesto scusa ai circa 8.000 “imbecilli” e “criminali” legalmente sterilizzati nel corso del Novecento, con l’avallo della stessa Corte Suprema degli Stati uniti d’America. La quale nel 1927 si espresse a favore della legge della Virginia che autorizzava la sterilizzazione coatta dei “portatori di una forma ereditaria di malattia mentale o imbecillità”. Ecco le parole che pronunciò Oliver Wendell Holmes a nome della maggioranza della Corte: “Abbiamo constatato più di una volta che il benessere pubblico può richiedere le vite dei cittadini migliori.
Sarebbe strano se esso non potesse richiedere a coloro che già fiaccano la forza dello Stato questi sacrifici minori, spesso non percepiti tali dagli interessati, al fine di non essere sommersi dall’incompetenza. E’ meglio per tutto il mondo se, anziché aspettare di giustiziare per qualche crimine una prole depravata o lasciarla morire di fame a causa della sua imbecillità, la società può impedire, a coloro che sono manifestamente non idonei, di propagare la loro specie. Il principio che sostiene la vaccinazione obbligatoria è adeguatamente ampio da includere il taglio delle tube di Falloppio. Tre generazioni di imbecilli sono più che sufficienti” (Buck V. Bell 1927). Ci troviamo di fronte allo stesso linguaggio con cui si esprimeranno gli eugenisti nazisti.
Gli Stati Uniti sono stati il primo paese al mondo ad autorizzare la sterilizzazione con finalità eugenetiche. Nel 1907 lo Stato dell’Indiana approvò, infatti, la prima legge per la sterilizzazione di pazienti ricoverati in istituzioni psichiatriche, persone condannate più di una volta per crimini sessuali, quanti venivano giudicati oligofrenici dai test di QI, “individui moralmente depravati” ed epilettici.
Se vogliamo capire perché proprio gli Usa furono i pionieri della sterilizzazione dobbiamo frugare tra gli scheletri contenuti negli armadi delle lobby ricreative interessate alla conservazione della natura. Su tutte emerge il circolo, formato da scienziati e uomini politici, del professor Henry Fairfield Osborn. Circolo che riuniva l’élite protestante anglo-sassone di New York, fatta dei potenti Roosevelt, Morgan, Frick, Dodge, Vanderbilt e Harriman. Nel linguaggio eugenetico usato da Osborn e il suo circolo, “Nazione”, “Razza” e “Stato” erano termini frequentemente intercambiabili. Osborn esercitò la sua forte influenza sulla cultura americana nell’interesse della propria classe che, per lui, costituiva la crema della razza forte, la sopravvivenza del più adatto, il vero vertice dell’evoluzione. Inoltre, dato che l’aggressività era considerata la più importante virtù della razza anglo-sassone, un suo associato, il presidente Theodore Roosevelt ne era diventato il simbolo.
I membri più importanti del circolo di Osborn (Theodore Roosevelt compreso) fondarono nel 1887 l’ultra esclusivo Boone and Crockett Club (B&C) che costituì la prima associazione conservazionistica d’America ed ebbe un ruolo fondamentale nel sostenere sia il Museo Americano di Storia Naturale, il Parco Zoologico di New York (Bronx Zoo) e la Lega di Difesa della Foresta Rossa a San Francisco, che i movimenti eugenetici e di restrizione dell’immigrazione.
In un’epoca sempre più secolarizzata, la Natura divenne un surrogato di Dio, tanto che per il presbiteriano Osborn, Natura e Dio erano pressoché la stessa cosa.
Fin dal 1845 l’Onnipotente aveva svelato il Suo “piano” al giornalista John O’ Sullivan che coniò la frase il “Destino Manifesto”. Il “Destino” di O’ Sullivan finì per giustificare le aggressioni dell’imperialismo americano in tutte le direzioni per ben più di mezzo secolo. Il Sun, nel 1847, si vantava che l’americano avrebbe superato persino l’aggressività dei suoi antenati germanici. Era quindi “naturale” che chi aveva “rivelato” il “Destino manifesto” a O’ Sullivan, dettasse il destino dei deboli a Madison Grant (un membro del B&C): “Le leggi della natura hanno bisogno dell’annullamento degli inadatti, la vita umana è valida solo quando è utile alla comunità o alla razza”.
Più di qualsiasi altra cosa, le “Leggi Naturali” servirono per collegare i precursori dell’eugenetica ai movimenti conservazionisti statunitensi. Fin dall’inizio, i relatori ai Congressi per la Conservazione (che iniziarono nel 1909) resero esplicita la relazione tra razza e risorse. L’onorevole A. F. Knudsen delle Hawaii, ad esempio, espresse il suo favore per l’egemonia nordica sulle isole e su altri territori invocando che: “La conservazione faccia da alfiere per una nuova civilizzazione e una nuova razza”. Questa proposta venne accolta anche dalle Figlie della Rivoluzione Americana (Dar). Ecco le conclusioni dell’intervento che fece la presidentessa generale delle Dar, signora Matthew T. Scott, al secondo Congresso per la Conservazione: “Noi, le madri di questa generazione – antenate delle future generazioni – abbiamo il diritto di insistere non solo sulla conservazione di suolo, foreste, uccelli, minerali, pesci, corsi d’acqua, nell’interesse dei nostri futuri costruttori di case, ma anche sulla supremazia della razza caucasica sul nostro territorio. Questa conservazione (…) può e deve essere assicurata per i migliori interessi che coinvolge: prima le verrà riservata attenzione meglio sarà” (Proceedings 1911).
La stampa americana, intrisa com’era dell’ideologia per la supremazia anglo-sassone, era pronta a sostenere proposte radicali per il mantenimento e la promozione delle “Leggi Naturali”. In un editoriale del 1912, apparso sulla rivista elitaria The World’s Work, intitolato “Come migliorare la razza”, si dichiarava che: “Per molti uomini [l’eugenetica
Rekombinant
Eugenetica negli USA
Questa volta a proposito di eugenetica. Raccapricciante. Evviva gli uomini bianchi e intelligenti L’eugenetica negli Stati Uniti ha sostenitori fedeli e rispettabili. Specialmente a destra. Hywel Probert rivela paralleli sorprendenti tra Bush e Hitler. Hywel Probert “Sarebbe meglio per tutto il mondo se, invece di aspettare che la prole dei degenerati sia giustiziata per i suoi crimini, o che muoia di fame per la sua imbecillita’, la societa’ evitasse a coloro che sono manifestatamente malati di perpetuare la specie… Tre generazioni di imbecilli bastano.” Nel commento finale del giudice Holmes non c’erano parole di conforto per Carrie Buck, la ragazza madre di vent’anni miserevolmente seduta davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Tre anni prima, le autorita’ delle Colonia della Virginia erano arrivate alla conclusione che Carrie e sua madre, a quel tempo ricoverata in un manicomio, avevano in comune tratti ereditari di “debolezza mentale e promiscuita’ sessuale”. In quanto tale, Carrie si adattava perfettamente alla descrizione legale: “probabile genitrice di progenie socialmente inadeguata”. I fatti la raccontavano diversamente: Carrie Buck era stata violentata da un amico della famiglia che la aveva ricevuta in affidamento, e Vivian, la figlia illegittima, risultato di quella violenza, figurava nell’elenco degli studenti piu’ meritevoli della sua scuola elementare. Queste cose non avrebbero contato: la corte piu’ alta della nazione e la Colonia della Virginia erano della stessa opinione, Carrie Buck andava sterilizzata con la forza.
Questa non e’ la descrizione del processo a una strega di Salem, e’ l’America degli anni venti. L’agitazione industriale, la depressione economica e la sovrapopolazione negli Stati Uniti del primo novecento avevano acceso il risentimento nei confronti di chiunque fosse stato percepito come un ostacolo al progresso sociale. Il progressismo in voga quei tempi mirava a risolvere scientificamente i problemi sociali; alcuni scienziati suggerirono che l’andamento generale sarebbe migliorato se si fossero soppresse le nascite di coloro che in futuro avrebbero gravato sullo stato. Nel 1907, la prima legge nel mondo che permetteva la sterilizzazione forzata fu varata in Indiana. Tra il 1907 e il 1924, furono forzatamente sterilizzate circa tremila persone nella convinzione paranoica che le nazioni dell’Europa orientale e meridionale mandassero di proposito negli Stati Uniti gli individui predisposti geneticamente alle malattie mentali, alla condotta criminale e alla dipendenza sociale. E comincio’ un capitolo della storia americana che la maggioranza vorrebbe dimenticare.
Il termine eugenetica fu coniato nel 1883 da Francis Galton, nipote di Charles Darwin, il quale sentiva l’obbligo morale di incoraggiare coloro che erano forti e sani a fare tanti figli con il fine di migliorare l’umanita’ – oggi definita con disinvoltura eugenica “positiva”. La specie piu’ sinistra e virulenta della filosofia, l’eugenetica “negativa”, fini’ per trovare la piu’ calda accoglienza dall’altra parte dell’Atlantico. Per tanti anni, il cuore del movimento eugenetico americano fu l’Eugenetics Record Office, allestito nel 1910 a Cold Spring Harbour (lo stesso centro che oggi ospita l’Human Genome Project, la ricerca sul genoma) su sovvenzione di Mary Harriman. Charles Davenport, il fondatore, la descrisse come “la principale benefattrice dell’ERO”. Mary era la moglie di Edward, il magnate delle ferrovie, e la madre di Averell, l’industrialista che nel 1921 decise di ripristinare il corridoio di navigazione tedesco Hamburg-Amerika Line, la piu’ grandea linea di navigazione negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale. Nel 1926 Averell Harriman accolse nella sua ditta di Wall Street (W A Harriman & Co) un socio dal cognome famoso – Prescott Bush, padre di un presidente e nonno di un altro. La societa’ culmino’ in ricchezza smodata e ignominia temporanea per entrambi. Nel 1942, in piena guerra, il New York Herald Tribune riporto’ che la Union Banking Corporation della quale Prescott Bush era il direttore e Roland Harriman il maggiore azionista (con il 99% delle azioni), aveva il controllo di una discreta somma di denaro su commissione del consulente finanziario di Hitler. L’intero capitale della Union Banking Corporation fu confiscato su esecuzione del Trading with the Enemy Act (la legge che proibisce il commercio tra due nazioni nemiche).
Con tutta probabilita’ l’americano che dopo il 1933 ha maggiormente influenzato l’eugenetica tedesca e’ stato Harry Laughlin, con il suo Modello di Legge per la Sterilizzazione Eugenetica (Model Eugenic Sterilisation Law) del 1922, che condusse alla sterilizzazione di 20,000 americani. La legge di Laughlin fu il modello dello statuto secondo il quale la Germania nazista sterilizzo’ legalmente oltre 350,000 “indesiderabili”. L’influenza di Laughlin sull’eugenetica americana si e’ spinta oltre. Nel 1937 divenne il primo presidente del Pioneer Fund, un’organizzazione che ancora oggi provvede i fondi per la ricerca, ideologicamente motivata, della relazione tra intellingenza e razza, al fine di “migliorare le razze”. Le descrizioni di verita’, logica e responsibilita’ quali parti integranti “dell’ordine biologico” continua ad essere la filosofia del Pioneer Fund. L’anello che che collega gli eugenetisti del Pioneer Fund ai protagonisti della destra americana e’ sempre molto saldo.
A William H Draper III, il co-presidente incaricato della raccolta dei fondi per la campagna elettorale di George Bush nel 1980, fu conferito l’incarico di presidente dell’Export-Import Bank of the United States nei governi di Reagan e di Bush. Il padre, che era stato il direttore della societa’ tedesca di prestiti per fondi d’investimento, la German Credit and Investment Corporation, era un consanguineo di Wickliffe Draper, il fondatore del Pioneer Fund. Questa associazione tra l’eugenetica e la destra americana e’ stata estesa alla destra cristiana. Nel 1972 Jesse Helms divenne senatore della Carolina del Nord grazie all’aiuto di un suo collaboratore, Thomas Ellis. Helms divenne in seguito il portavoce del fondamentalismo cristiano in America, e ad Ellis fu affidata la direzione del Pioneer Fund dal 1973 al 1977. Questa coppia apparentemente insolita nel 1976 venne in contatto con un ambizioso attore che si era dedicato alla politica, Ronald Reagan, che affido’ ad Ellis la presidenza della sua campagna per ottenere la candidatura del partito repubblicano della Carolina del Nord. Nel 1983 Reagan offri’ ad Ellis un posto nel suo governo ma Ellis fu costretto a rifiutare l’offerta quando i media rivelarono il suo passato alla Pioneer Fund. Purtroppo successe dopo la creazione dell’infausta campagna pubblicitaria contro l’affirmative action (la legge che garantisce a tutti la stessa opportunita’ d’impiego). Nella pubblicita’ le mani di un bianco appallottolavano una lettera di rifiuto in risposta a una richiesta d’impiego, mentre la voce di un narratore denunciava l’affirmative action come la causa del mancato impiego dell’uomo bianco. Ellis continua a mantenere la sua posizione che una razza puo’ essere geneticamente superiore a un’altra e lamenta il fatto che “si frigna troppo sull’argomento, per cui non si puo’ avere una discussione legittima e intelligente a riguardo”.
Nell’ultimo ventennio lo scettro della determinazione genetica e’ stato sempre passato a persone degne del proprio predecessore, primo fra tutti Charles Murray, scienziato e accademico. Il suo best-seller La Curva di Bell (The Bell Curve) asserisce l’inferiorita’ intellettuale dei neri americani, e sostiene che la disuguaglianza economica e’ semplicimente una ratificazione della giustizia genetica. Murray fa ripetuti riferimenti alle teorie di J Philippe Rushton, un accademico canadese (Ontario) che ha ricevuto oltre 700.000 dollari dal Pioneer Fund. Rushton e’ convinto che l’eugenetica potrebbe rallentare il pericolo che la fertilita’ nera rappresenta per la civilizzazione dell’Europa settentionale. Murray si avvale anche delle teorie di William Shockley, il tristemente famoso ex-professore dell’Universita’ di Stanford che negli anni 70 propose il “progetto gratifica”, secondo il quale tutti neri con un QI inferiore alla norma che ricevevano sovvenzioni dal governo avrebbero ricevuto un premio se si fossero lasciati sterilizzare. Il pensiero di Murray e’ politicamente importante perche’ e’ condiviso da persone che sono molto vicine a George W. Bush. Dick Cheney e Elaine Chao, rispettivamente vice presidente e ministro del lavoro, hanno entrambi legami con le associazioni che accondiscendono Murray, anche se nel governo di Bush, il sostenitore piu’ forte e importante della filosofia eugenetica di Murray, e’ Tommy Thompson, il ministro della sanita’. Thompson fu eletto governatore del Wisconsin nel 1986, e nel 1995 applico’ lo schema W-2 (Wisconsin Works), una riforma che alterava radicalmente il programma di assistenza sociale. Charles Murrey fu il consulente dello schema nel quale il 92% degli assistiti sociali persero le sovvenzioni. Le casse dello stato si arricchirono, ma il costo umano di questa operazione fu immenso: a Milwaukee (la citta’ piu’ grande del Wisconsin, con una popolazione di 600,000) la mortalita’ infantile subi’ un incremento totale del 17.6% – nella comunita’ afroamericana aumento’ del 37%. Dalle dichiarazioni di Frederick Osborne si estrae l’implicazione che gli eugenetisti stanno prendendo in considerazione alternative di sterilizzazione meno evidenti della stessa sterilizzazione. Osborn, un ex-presidente della Societa’ Eugenetica Americana (American Eugenics Society) e direttore del Pioneer Fund, e’ uno dei co-fondatori del Consiglio Demografico (Population Council), una potente organizzazione mondiale che nella sua ultima incarnazione studia la salute pubblica e porta avanti la ricerca biomedica. In uno scambio di corrispondenza con John D. Rockefeller, l’altro co-fondatore, Osborn scrive, “Gli anticoncezionali e l’aborto stanno avendo un esito positivo nell’eugenetica, ma se fossero stati promossi for ragioni eugenetiche … [quelle ragioni] ne avrebbero ritardato o fermato il consenso”.
Forse e’ ancora piu’ sorprendente la filosofia eugenetica sostenuta dall’icona femminista Margaret Sanger, ispirazione delle Famiglie Pianificate (Planned Parenthood). Sanger nel suo autorevole testo Il Perno della Civilizzazione (Pivot of Civilization) chiedeva la sterilizzazione di “tutte le razze geneticamente inferiori”. L’Istituto Sanger, che non ha mai preso le distanze dalla filosofia di Margaret Sanger, e’ oggi il centro della ricerca sul genoma (Human Genome Project). La filosofia dell’eugenetica e’ diventata un sinonimo di Terzo Reich, eppure c’e’ tanta evidenza che mostra quanto in America sia ancora oggi accettata – e purtroppo finanziata – dagli individui e dalle organizzazioni piu’ influenti, inclusa la famiglia che ha prodotto due presidenti. Purtroppo non riesco a ricostruirne la fonte. In ogni caso, in questo post su Indymedia: http://italy.indymedia.org/news/2003/06/313663.php, vi è una raccolta di dati, articoli e link sui legami tra Stati Uniti e nazismo (Prescott Bush, l’operazione paperclip ecc. ecc.), alcuni riportano notizie molto conosciute, altri meno (interessante la storia dell’impero finanziario di questo fantomatico Thyssen).
Emiliano Panizon
http://lists.peacelink.it/razzismo/msg00124.html
Conosci il tuo nemico … la nuova eugenetica:
LA NUOVA EUGENETICA: raccolta di citazioni
1977, E. Signer, biologo del MIT: “Questa ricerca sta per portarci un passo ancora più vicini alla manipolazione genetica delle persone, cioè dove si può immaginare di produrre bambini con le caratteristiche ideali [ … ] L’ultimo bambino ideale aveva i capelli biondi, gli occhi blu e i geni ariani”.
IL PASSATO
1. T. Roosevelt, 26° Presidente degli USA. «{ Un giorno noi tutti realizzeremo che il primo dovere di ogni buon cittadino, uomo o donna, di giusta razza, è quello di lasciare la propria stirpe dopo di sé nel mondo; e che, allo stesso tempo, non è di alcun vantaggio consentire una simile perpetuazione di cittadini di razza sbagliata. Il grande problema della civiltà é riuscire ad ottenere, nella popolazione, l’aumento degli elementi di valore rispetto a quelli di poco valore o che risultano addirittura nocivi. […] Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile rendere piena coscienza dell’immensa influenza esercitata dall’ereditarietà… Spero ardentemente che agli uomini disonesti venga impedito del tutto di procreare; e che ciò avvenga non appena la cattiva natura di questa gente sia stata sufficientemente provata. I criminali dovrebbero essere sterilizzati e ai malati di mente dovrebbe essere vietato avere dei figli […] è importante che solo la brava gente si perpetui. }»
2. E. A. Hooton «{ predicava che “il crimine è il risultato dell’impatto dell’ambiente sugli organismi umani di grado inferiore”. “La soluzione al problema del crimine è l’estirpazione dell’incapace fisico, morale e mentale o (se questo sembra troppo severo) la sua completa segregazione in un ambiente socialmente ascetico”. }»
3. H. D. Croly «{ era convinto che i neri “erano una razza in possesso di qualità morali e intellettuali inferiori a quelle dei bianchi”. }»
4. Coolydge Presidente USA «{ ci sono considerazioni razziali troppo gravi per essere ignorate per qualche ragione sentimentale. }»
5. J. J. Davis, Ministro del lavoro, Governo Coolydge «{ espresse le opinioni della sua amministrazione a proposito della limitazione dell’immigrazione e fece il punto della discussione in questo mo do: “L’America è sempre stata orgogliosa di avere alle sue origini la razza definita nordica […] dovremmo bandire dalle nostre coste tutte le razze non naturalizzate e tutti gli individui, di tutte le razze, che fisicamente, mentalmente, moralmente e spiritualmente sono indesiderabili, e che costituiscono una minaccia per la nostra civiltà”. }»
6. R. Allen membro del congresso «{ dichiarò che “la ragione primaria della limitazione dei flussi degli stranieri è la necessità di purificare e ripulire la stirpe americana. }»
7. J. V. Taylor membro del congresso «{ avvertì che “l’America per le sue stesse cause sta scivolando e sta annegando come fece Roma. Roma che ebbe fiducia nel miscuglio delle razze esattamente come noi stiamo facendo adesso. Essa, come stiamo facendo noi, disdegnò le ferree certezze dell’ereditarietà. Perse il suo istinto della razza, come noi abbiamo perso il nostro”. }»
8. «{ Il Presidente varò la legislazione, che richiedeva delle restrizioni basate sul 2% di stranie ri di ciascun Paese. Il numero di persone provenienti dall’Europa meridionale era nel ’24 molto maggiore rispetto a quello delle persone dell’Europa meridionale, questa legge chiuse le porte ai meridionali.
9. M. Sanger «{ dichiarò “è un fatto curioso, ma da non trascurarsi, che proprio a coloro che in tutta carità dovrebbero essere cancellati dalla razza umana sia stato permesso di riprodursi e di perpetuare il proprio gruppo, grazie alla politica di indiscriminata carità <cuori caldi> non controllati da <menti> fredde”. Scrisse inoltre “Tra le persone intelligenti esiste una sola risposta alla richiesta di una maggiore quantità di nascite e questa risposta bisogna richiederla al Governo prima di coricarsi sulla schiena il fardello dei matti e dei deficienti […] La soluzione è la sterilizzazione” }»
10. Nel 1931 «{ 30 Stati avevano approvato leggi sulla sterilizzazione e migliaia di cittadini colpevoli di “omicidio, rapimento, furti sulle strade, furti di galline, per i dinamitardi, ladri di automobili” erano stati <resi> sterili chirurgicamente. }»
11. Nel 1925 «{ ufficiali tedeschi contattavano i governi dei vari Stati federali per avere informazioni circa le leggi USA sulla sterilizzazione. L’eugenetica tedesca rimarcò: “quello che viene pro mosso dagli igienisti razziali non è per niente nuovo o qualcosa di mai sentito. In una nazione colt a e di prim’ordine, gli USA, alla quale noi ci sforziamo di somigliare, questo concetto venne introdotto molto tempo fa. E’ tutto molto semplice e chiaro”. }»
12. Hitler «{ Il mischiarsi delle razze superiori e di quelle inferiori è chiaramente contro l’intento della natura e implica l’estinzione della razza superiore ariana […] Ogniqualvolta il sangue ariano è stato mischiato a quello delle persone inferiori, il risultato è stato quello di eliminare coloro i quali sono portatori della cultura.
13. 1932 V. Frick ministro dell’Interno tedesco «{ le sorti della pulizia razziale del Terzo Reich e del popolo tedesco verranno unite indissolubilmente. }»
14. 1933 A. Hitler «{ decretò la legge dell’ereditarietà della salute, uno statuto di sterilizzazione eugenetica e fu solo il primo passo di un enorme quantità di programmi eugenetici, che nei dodic i anni successivi avrebbero reclamato le vite di milioni di persone. }» In risposta alla nascente campagna eugenetica del Führer, gli eugenisti americani osservano che la Germania stava “attuando un a politica che sarebbe andata d’accordo con la migliore linea di pensiero degli eugenisti di tutti i Paesi civilizzati”. Nel corso degli anni ’30 la Società di genetica Americana dibatté all’infinito se si dovesse o meno condannare la politica eugenetica del Terzo Reich. Non ci sono stati mai abbastanza voti per una condanna.
IL PRESENTE
1. dr. R. Sinsheimer, biologo «{ I vecchi sogni sulla perfezione culturale dell’uomo erano sempre stati strettamente limitati dalle imperfezioni e dalle limitazioni ereditate.[…] Sebbene sia possibile alimentare le proprie caratteristiche migliori e reprimere le peggiori con la sola cultura, in alcuni casi è più difficile.[…] Adesso intravediamo un altra via: la possibilità di attenuare le tensioni interne e di curare direttamente, al fine di portare avanti molto più lontano e con coscienza la nostra attuale concezione del prodotto di 2 miliardi di anni di evoluzione.[…] La vecchia eugenetica avrebbe richiesto una continua selezione per far prevalere il più adatto sul meno adatto.[…] Gli orizzonti della nuova eugenetica sono senza confini: noi abbiamo i mezzi per creare nuovi geni e nuove qualità non ancora sognate.[…] In verità, questo concetto segna una svolta nell’intera evoluzione della vita. Per la prima volta in tutti i tempi, una creatura vivente comprende la sua origine e può intraprendere un percorso per disegnare il proprio futuro. Anche nei vecchi miti l’uomo era vincolato dall’essere. Non poteva allontanarsi dalla propria natura per leggere le carte del proprio destino. Oggi possiamo intravedere questa possibilità, ma anche il peso della scelta e della responsabilità. }»
2. Sir j. Huxey «{ E’ chiaro che per ottenere un significativo aumento dell’efficienza nazionale e internazionale noi non possiamo pensare di individuare ed eliminare singoli sintomi di malessere sociale o politico, o di <aggiustare> di volta in volta l’ingranaggio che muove la politica mondiale, e nemmeno di puntare su un miglioramento dell’istruzione; dobbiamo invece fare sempre più affidamento sulla possibilità di alzare il livello genetico delle capacità intellettuali e pratiche dell’uomo. }»
3. de Condorcet, modernista «{ Al miglioramento delle facoltà umane non è stato fissato alcun limite […] la perfettibilità dell’uomo è assolutamente infinita; […] l’attivarsi di questo processo non può essere impedito da niente e da nessuno, e non ha altro limite se non quello della vita di questo pianeta, su cui la natura ci ha messi. }»
4. continua E.O. Wilson, sociobiologo «{ Nel tempo si accumuleranno molte conoscenze sul fondamento genetico del comportamento sociale, e potrebbero diventare disponibili tecniche per alterare i complessi genetici grazie alla manipolazione molecolare e alla rapida selezione attraverso la clonazione […] La specie umana può cambiare la sua stessa natura. Che cosa sceglierà? Rimarrà la stessa, traballando sulle fondamenta scadenti degli adattamenti parzialmente obsoleti dell’era glaciale? O si spingerà verso una maggiore intelligenza e creatività, accompagnata da una maggiore, o minore, capacità di risposta emotiva? Nuovi schemi sociali potrebbero essere installati a spizzichi e a bocconi. Potrebbe diventare possibile imitare geneticamente nuclei famigliari che si avvicinano già alla perfezione, come quelli del gibbone dalle mani bianche, o l’armoniosa fratellanza fra api. }»
5. Lee Silver, biologo molecolare «{ Col trascorrere del tempo, la distanza genetica tra la classe natural e la classe genrich potrebbe diventare sempre più grande e non sarebbe più possibile per u n individuo salire da una classe all’altra […] Tutti gli aspetti dell’economia, dei media, dell’industria del divertimento e dell’industria della conoscenza verranno controllati dai membri della c lasse genrich […] Invece, i natural lavoreranno come fornitori di un servizio sottopagato o come operai […] I bambini genrich e natural crescono e vivono in mondi sociali separati, con poche opportunità di contatto […] [ alla fine ] le classi genrich e natural diventeranno gli uomini genrich e gli uomini natural, specie totalmente separate con nessuna opportunità di incrocio e con un a specie di <curiosità> gli uni per gli altri, come adesso accade per gli uomini verso gli scimpanzè }»
6. la vera idea di eliminare i cosiddetti difetti genetici solleva la problematica questione di quello che si intende con il termine “difettoso”. _ D. Callahan, filosofo morale osserva: «{ Dietro l’ orrore umano per i difetti genetici si nasconde… un’immagine del perfetto essere umano. I veri significati di “mancante”, “anormalità”, “malattia” e “rischio” presuppongono un’immagine di questo tipo, una specie di prototipo della perfezione. }»
7. dr. J.D. Lantos «{ Fino a quando l’ormone della crescita non fu scoperto, nessuno definiva la bassa statura una malattia. Questa ha incominciato a diventare una malattia solo perché è diventata disponibile una manipolazione [ hGH ] e perché i medici e le compagnie assicurative, al fine di razionalizzare le loro azioni, hanno dovuto ricorrere a una giustificazione. Quello che sta avvenendo, dunque, non è solo la produzione dei farmaci, ma anche la lenta progressiva ridefinizione di quello che significa la parola <salute>. }»
8. J. Beckwith prof. di microbiologia e di genetica avverte «{ La sola focalizzazione sulla genetica per comprendere le malattie e i problemi sociali tende a distogliere l’ attenzione della società dagli altri mezzi, che pure esistono, per affrontare questi problemi […] Dare una spiegazione genetica dell’intelligenza, delle differenze tra i sessi, dell’ aggressività, porta ad assolvere la società per qualunque diseguaglianza essa abbia prodotto; non solo, in questo modo si rafforzano le posizioni di tutti quelli che hanno interesse a mantenere queste disuguaglianze. }»
Il caso Carrel in francia
Il ritorno dell’eugenetica
di Patrick Tort*
Il caso Carrel è cominciato quando il Front National ha deciso di scatenare, all’inizio degli anni 90, una campagna che mirava a far apparire il medico francese collaborazionista Alexis Carrel, premio Nobel nel 1912 per i suoi lavori di tecnica chirurgica e autore nel 1935 di un manifesto in favore della soluzione eugenetica dei problemi sociali (L’homme, cet inconnu), come un pensatore degno di figurare nel pantheon degli scienziati umanisti, in quanto”padre dell’ecologia”.
Dietro questa rivendicazione dell’estrema destra francese, si nasconde la volontà politica di farsi scudo con un”figura nobilizzata” dell’intelligentsia di Vichy: quella di un uomo le cui convinzioni, discorsi pubblici e sforzi istituzionali si iscrivono in una linea indubbiamente antidemocratica, apertamente”biocratica” e palesemente impegnata nella realizzazione di una convergenza con il fascismo mussoliniano e il nazismo.
Questa offensiva lanciata dal Fn a favore di Carrel ha trovato le sue prime espressioni visibili nel 1991, in editoriali e dichiarazioni pubbliche. E’ in quest’epoca che, viste le circostanze, abbiamo deciso di pubblicare, insieme al dottor Lucien Bonnafé, psichiatra noto sia come fondatore della psichiatria di settore in Francia che come capo della resistenza nella zona Sud (1), un piccolo libro sul tema (2). Tale libricino, pubblicato nell’autunno del 1992, ha avuto un successo enorme, e ha portato alla mobilitazione di alcune associazioni locali, che hanno convinto le autorità municipali a rinominare tutte le strade e gli edifici pubblici che portavano il nome del medico di Lione emigrato negli Stati uniti e rientrato in patria per dar man forte al maresciallo Pétain.
Biologicamente sgraditi L’appartenenza di Alexis Carrel al Parti Populaire Français, filo-nazista, durante il periodo di Vichy, recentemente rimessa in luce dai ricercatori lionesi, era stata completamente passata sotto silenzio da alcune opere (3), o per semplice ignoranza, o perché essa contrastava con la loro tendenza surrettizia alla riabilitazione. Ma è sufficiente leggere L’Homme, cet inconnu, per capire la logica a cui risponde il discorso di Carrel.
Parlare di eugenetica”positiva”,”volontaria”,”favorevole alla natalità”, a proposito di questo personaggio, che nel 1941, dopo la sua carriera americana, sarebbe diventato il responsabile della”Fondation française pour l’étude des problèmes humains”, sotto il patrocinio di Pétain, è un’assurdità, oltre che una pesante offesa nei confronti delle vittime del nazismo.
Alexis Carrel, a capo di questa Fondazione, mandava la sua équipe,”Biologia della stirpe”, ad indagare sulla”qualità genetica” delle famiglie immigrate a Parigi e in periferia, nella stessa epoca in cui veniva organizzata la deportazione a Drancy. Ecco un estratto del rapporto di attività di quest’équipe, pubblicato nei Cahiers de la Fondation nel 1943:”Come è noto, molti immigranti sono stati ammessi in Francia.
Fra questi, alcuni sono ospiti graditi, altri no. La presenza di gruppi di stranieri indesiderabili dal punto di vista biologico rappresenta un pericolo certo per la popolazione francese. La fondazione si propone di precisare le modalità d’assimilazione degli immigrati, in modo che sia possibile trovare una collocazione appropriata alle loro caratteristiche etniche. Al momento si sta procedendo al censimento e alla localizzazione di alcune categorie di immigrati, soprattutto nordafricani, armeni, polacchi. Si sta studiando, in particolare, la popolazione armena di Issy-les-Moulineaux”.
Le retate di Vichy avrebbero provveduto a trovare per gli indesiderabili”la collocazione appropriata alle loro caratteristiche etniche”.
La distinzione tra un’eugenetica”positiva” e una”negativa” è particolarmente apprezzata dai paladini dell’eugenetica in generale, perché permette di salvaguardare la rispettabilità di un certo tipo di eugenetica (che né a livello concettuale né pratico potrebbe essere”distinto”), anche a costo di accettare la condanna di una forma”dura”.
Cerchiamo di analizzare meglio. Come è noto, l’eugenetica è stata inventata dallo statistico inglese Francis Galton alla metà degli anni 60 del secolo scorso. Fortemente colpito dalla lettura, nel 1859, de L’origine delle specie scritto da suo cugino Charles Darwin (il quale respingerà sempre ogni considerazione di carattere eugenetico), Galton formula il seguente ragionamento: poiché, nel mondo degli esseri viventi, la selezione naturale assicura la diversità delle specie e la sopravvivenza degli individui più adatti a partire dalla selezione di variazioni vantaggiose, e parallelamente l’eliminzione dei meno adatti, la stessa cosa dovrebbe prodursi a livello sociale, nei riguardi dei caratteri intellettuali. Ma il progresso della civiltà ha ostacolato il libero corso della selezione naturale, permettendo la protezione e una riproduzione indefinita a esistenze”mediocri”, inducendo così un forte rischio di degenerazione. Bisogna quindi intraprendere un’azione di selezione artificiale istituzionalizzata, in modo da compensare questo deficit, alleggerire questo fardello e evitare questo rischio.
Che ne è, allora, della celebre distinzione tra due eugenetiche, delle quali l’una sarebbe rispettabile e l’altra no? In genere si definisce”eugenetica positiva” ogni prescrizione mirante a favorire gli individui”superiori” che non metta in discussione l’esistenza e la sopravvivenza degli”inferiori”. All’inverso, viene ascritto a un'”eugenetica negativa” ogni discorso che si propone di ottenere un miglioramento della qualità biologica portando un attacco all’integrità di individui o gruppi considerati disgenici. Si può andare dal divieto di riproduzione alla pura e semplice eliminazione fisica, passando per la sterilizzazione forzata.
L’eugenetica”negativa” consiste quindi nell’estromissione autoritaria di alcuni individui dai meccanismi riproduttivi, per mezzo di mutilazioni fisiche o giuridiche, o di qualsiasi altro procedimento. Se consideriamo la proposta di base dell’eugenetica nel suo atto di fondazione galtoniano, questa distinzione non ha ragione di esistere, visto che la selezione artificiale che essa propone implica necessariamente l’eliminazione o l’esclusione dalla riproduzione di alcuni individui. La qualcosa, tra l’altro, trova conferma nelle parole del collaboratore e continuatore di Galton, Karl Pearson, che, immettendosi nel filone dell’elitarismo galtoniano, auspica una”modifica della fertilità relativa delle buone e delle cattive stirpi” all’interno dei gruppi sociali. Per chi sa leggere, questo enunciato, fatto da uno dei padri fondatori dell’eugenetica moderna, svuota di ogni significato la famosa”distinzione” su cui poggia il retorico castello di carte degli attuali difensori dell’eugenetica.
Un altro dei loro argomenti preferiti consiste nell’assimilare l’eugenetica, la cui storia è costellata di vicende decisamente equivoche, sia alle raccomandazioni di sanità pubblica sia a pratiche mediche, come l’aborto terapeutico. Essi non si rendono conto che l’attuale orientamento delle politiche di sanità pubblica mira, almeno in principio, a favorire un miglioramento delle condizioni fisiche degli strati meno protetti della popolazione, e che la tendenza è di promuovere una progressiva parità di situazioni di fronte alle malattie.
Per quanto riguarda l’aborto terapeutico, esso mira ad evitare patologie gravi, e presuppone una discussione a livello individuale tra il medico e il paziente all’interno di un quadro giuridico dai contorni vaghi ove, in ultima istanza, la decisione è lasciata all’etica personale dell’ostetrico.
Assimilarlo all’eugenetica, alla sua definizione e ai risvolti storici che essa ha avuto, vuol dire semplicemente promuovere un’opera di banalizzazione di pratiche di tutt’altro genere.
Alcuni, poi, amano sostenere che l’eugenetica di Alexis Carrel sarebbe più americana che tedesca.
Darwin innocente Le sterilizzazioni di esseri umani praticate negli Stati uniti fin dall’inizio del secolo sarebbero quindi, secondo loro, più umane di quelle praticate successivamente in Europa. Ci spingeremo forse fino a sostenere l’opportunità di distinguere sterilizzazioni”positive” e sterilizzazioni”negative”? La peggiore ignoranza e malafede in questo ambito non possono cancellare l’esistenza di legami istituzionali e finanziari tra la Fondazione Rockefeller (Carrel era membro direttore dell’istituto omonimo) e, ad esempio, l’Istituto di genealogia e demografia di Ernst Rfdin (che sarà presidente della Società di igiene razziale nel 1933, eugenista”duro” e uno dei teorici più attivi del nazismo) in Germania.
Quanto allo sconcertante tentativo di addossare a Charles Darwin la paternità dell’eugenetica, da lui rifiutata a chiare lettere nel 1871 perché contraria all’evoluzione istintuale e etica dell’umanità civilizzata (4), esso è stato ampiamente confutato, tanto da togliere la minima credibilità intellettuale a chi si impegna a ribadirlo.
Per tutto ciò, i difensori di Alexis Carrel almeno quelli che non militano apertamente nel Front National appaiono in difficoltà. Comunque, se è importante”liberare la Francia da Carrel”, è altrettanto importante spiegare perché si debba farlo.
note:
* Filosofo, epistemologo, autore, insieme ad altri, del Dictionnaire du darwinisme et de l’évolution, Presses universitaires de France, Parigi, 1996.
(1) Si legga Lucien Bonnafé,”Abroger l’internement psychiatrique”, le Monde diplomatique, maggio 1990.
(2) Lucien Bonnafé, Patrick Tort, L’Homme, cet inconnu? Alexis Carrel, Jean-Marie Le Pen et les chambres à gaz, Parigi, Syllepse, 1992.
(3) Cfr. Alain Drouard, Une inconnue des sciences sociales: la Fondation Alexis Carrel, 1941-1945, Maison des Sciences de l’Homme / Ined, Parigi,1992.
(4) In La discendenza dell’uomo. Si veda, a questo proposito, Patrick Tort, Darwin et le darwinisme, Puf, Parigi, 1997 e Patrick Tort (diretto da), Pour Darwin, Puf, 1997.
(Traduzione di S.L.)
http://www.pasti.org/losurd12.html
Riproduciamo la parte centrale del saggio di Domenico Losurdo su Critica Marxista del maggio-agosto 2003 (Guerra preventiva, americanismo, antiamericanismo) come pubblicata su Rosso XXI n. 17 del gennaio 2004. Losurdo sviluppa l’intervento da lui pronunciato a Firenze, in occasione del Convegno contro la politica di guerra dell’imperialismo americano svoltosi il 25 maggio scorso.
Le origini americane dell’ideologia nazista
Domenico Losurdo
L’ultima guerra contro l’Irak è stata accompagnata da un singolare fenomeno ideologico; si è cercato di mettere a tacere il movimento di protesta di un’ampiezza senza precedenti, che in tale occasione si è sviluppato, lanciando contro di esso l’accusa di antiamericanismo. E questo, più ancora che come un atteggiamento politico errato, è stato dipinto e viene tuttora dipinto, in previsione delle nuove guerre che si profilano all’orizzonte, come un morbo, come un sintomo di disadattamento rispetto alla modernità e di sordità alle ragioni della democrazia. Tale morbo – si afferma – accomuna antiamericani di sinistra e di destra e caratterizza le pagine peggiori della storia europea; e dunque – si conclude – criticare Washington e la guerra preventiva non promette nulla di buono. Ha un qualche fondamento storico questa tesi?
In realtà i bolscevichi si sentono fortemente attratti dall’America del melting pot e del self made man. Altri aspetti, invece, risultano ai loro occhi decisamente ripugnanti. Nel 1924, Correspondance Internationale (la versione francese dell’organo dell’Internazionale Comunista) pubblica l’articolo di un giovane indocinese approdato negli USA, il quale, mentre nutre ammirazione per la rivoluzione americana, prova orrore per la pratica del linciaggio che nel Sud colpisce i neri. Uno di questi spettacoli di massa viene descritto in modo impietoso:
«Il nero viene messo a cuocere, è abbrustolito, bruciato. Ma egli merita di morire due volte piuttosto che una sola volta. Pertanto egli viene impiccato, più esattamente è sottoposto a impiccagione ciò che resta del suo cadavere… Quando tutti sono sazi, il cadavere viene tirato giù. La corda è tagliata in piccoli pezzi, venduti da tre a cinque dollari l’uno».
E, tuttavia, lo sdegno per il regime di white supremacy non sfocia affatto in una condanna indiscriminata degli Stati Uniti: sì, il Ku Klux Klan rivela tutta «la brutalià del fascismo», ma esso finirà con l’essere sconfitto, oltre che dai neri, ebrei e cattolici (le vittime a vario livello di questa brutalità), da «tutti gli americani decenti» (in Wade, 1997, 203-4). Non siamo certo in presenza di un antiamericanismo indifferenziato.
Uno «splendido Stato del futuro»
Sì, il giovane indocinese (che dieci anni più tardi ritorna nella sua terra d’origine per assumere il nome, divenuto poi celebre in tutto il mondo, di Ho Chi Minh) assimila il Ku Klux Klan al fascismo. Epperò, le somiglianze tra i due movimenti non sfuggono ai testimoni americani del tempo. Non poche volte, con giudizio di valore positivo o negativo, essi paragonano gli uomini in divisa bianca del sud degli Stati Uniti alle «camice nere» italiane e alle «camice brune» tedesche. Dopo aver richiamato l’attenzione sui tratti comuni al Ku Klux Klan e al movimento nazista, una studiosa statunitense dei giorni nostri ritiene di poter giungere a questa conclusione: «Se la Grande depressione non avesse colpito la Germania con tutta la forza con cui in effetti la colpì, il nazionalsocialismo potrebbe essere trattato come talvolta viene trattato il Ku Klux Klan: come una curiosità storica, il cui destino era già segnato» (MacLean 1994, 184). E cioè, più che la diversa storia ideologica e politica, a spiegare il fallimento dell’Invisible Empire negli Stati Uniti e l’avvento del Terzo Reich in Germania sarebbe il diverso contesto economico. Può darsi che questa affermazione sia eccessiva. Epperò, quando, per mettere a tacere le critiche contro la politica di Washington, si ricorda il contributo essenziale che gli Stati Uniti, assieme ad altri paesi (a cominciare dall’Unione Sovietica) hanno dato alla lotta contro la Germania hitleriana e i suoi alleati, si dice solo una parte della verità; l’altra parte è costituita dal ruolo notevole che i movimenti reazionari e razzisti americani hanno svolto nell’ispirare e alimentare in Germania l’agitazione da ultimo sfociata nel trionfo di Hitler.
Già negli anni ’20, tra il Ku Klux Klan e i circoli tedeschi di estrema destra si stabiliscono rapporti di scambio e di collaborazione all’insegna del razzimo anti-nero e antiebraico. Ancora nel 1937, Rosenberg celebra gli Stati Uniti come uno «splendido paese del futuro»: esso ha avuto il merito di formulare la felice «nuova idea di uno Stato razziale», idea che adesso si tratta di mettere in pratica, «con forza giovanile», mediante espulsione e deportazione di «negri e gialli» (Rosenberg 1937, 673). Basta dare uno sguardo alla legislazione varata subito dopo l’avvento del Terzo Reich, per rendersi conto delle analogie con la situazione esistente nel Sud degli Stati Uniti: ovviamente, in Germania sono in primo luogo i tedeschi di origine ebraica ad occupare il posto degli afro-americani. Hitler si preoccupa di distinguere nettamente, anche sul piano giuridico, la posizione degli ariani rispetto a quella degli ebrei nonché dei pochi mulatti viventi in Germania (a conclusione della prima guerra mondiale, truppe di colore al seguito dell’esercito francese avevano partecipato all’occupazione del paese). «La questione negra» – scrive sempre Rosenberg – «è negli Usa al vertice di tutte le questioni decisive»; e una volta che l’assurdo principio dell’uguaglianza sia stato cancellato per i neri, non si vede perché non si debbano trarre «le necessarie conseguenze anche per i gialli e gli ebrei» (Rosenberg 1937, 668-9).
Tutto ciò non deve stupire. Elemento centrale del programma nazista è la costruzione di uno Stato razziale. Ebbene, quali erano in quel momento i possibili modelli? Certo, Rosenberg fa riferimento anche al Sud-Africa: è bene che permanga saldamente «in mano nordica» e bianca (grazie a opportune «leggi» a carico, oltre che degli «indiani», anche di «neri, mulatti e ebrei»), e che costituisca un «solido bastione» contro il pericolo rappresentato dal «risveglio nero» (Rosenberg 1937, 666). Ma l’ideologo nazista sa in qualche modo che la legislazione segregazionista del Sud-Africa è stata largamente ispirata dal regime di white supremacy, messo in atto nel sud degli Stati Uniti dopo la fine della Ricostruzione (Noer 1978, 106-7, 115, 125). E, dunque, rivolge il suo sguardo in primo luogo a questa realtà.
D’altro canto, è anche per un’altra ragione che la repubblica d’oltre Atlantico costituisce un motivo di ispirazione per il Terzo Reich. Hitler mira non ad un espansionismo coloniale generico bensì alla costruzione di un Impero continentale, mediante l’annessione e la germanizzazione dei territori orientali immediatamente contigui al Reich. La Germania è chiamata a espandersi in Europa orientale come in una sorta di Far West, trattando gli «indigeni» alla stregua dei pellerossa (Losurdo 1996, 212-6) e senza mai perdere di vista il modello americano, di cui il Führer celebra «l’inaudita forza interiore» (Hitler 1939, 153-4). Subito dopo averla invasa, Hitler procede allo smembramento della Polonia: una parte è direttamente incorporata nel Grande Reich (e da essa vengono espulsi i polacchi); il resto costituisce il «Governatorato generale» nell’ambito del quale – dichiara il governatore generale Hans Frank – i polacchi vivono come in «una sorta di riserva»: sono «sottoposti alla giurisdizione tedesca» senza essere «cittadini tedeschi» (in Ruge-Schumann 1977, 36). Il modello americano è qui seguito persino in modo scolastico: non possiamo non pensare alla condizione dei pellerossa.
Lo Stato razziale tra Stati Uniti e Germania
E’ un modello che lascia traccia profonde anche a livello categoriale e linguistico. Il termine Untermensch, che un ruolo così centrale e così nefasto svolge nella teoria e nella pratica del Terzo Reich, non è altro che la traduzione di Under Man. Lo riconosce Rosenberg, il quale esprime la sua ammirazione per l’autore statunitense Lothrop Stoddard: a lui spetta il merito di aver per primo coniato il termine in questione, che campeggia come sottotitolo (The Menace of the Under Man) di un libro pubblicato a New York nel 1922 e della sua versione tedesca (Die Drohung des Untermenschen) apparsa tre anni dopo. Per quanto riguarda il suo significato, Stoddard chiarisce che esso sta ad indicare la massa di «selvaggi e barbari», «essenzialmente incapaci di civiltà e suoi nemici incorreggibili», coi quali bisogna procedere ad una radicale resa dei conti, se si vuole sventare il pericolo che incombe di crollo della civiltà. Elogiato, prima ancora che da Rosenberg, già da due presidenti statunitensi (Harding e Hoover), l’autore americano è successivamente ricevuto con tutti gli onori a Berlino, dove incontra non solo gli esponenti più illustri dell’eugenetica nazista, ma anche i più alti gerarchi del regime compreso Adolf Hitler[1], ormai lanciato nella sua campagna di decimazione e schiavizzazione degli Untermenschen, ovvero degli «indigeni» dell’Europa orientale.
Negli Stati Uniti della white supremacy così come nella Germania in cui prende sempre più piede il movimento sfociato poi nel nazismo, il programma di ristabilimento delle gerarchie razziali si salda strettamente col progetto eugenetico. Si tratta in primo luogo di incoraggiare la procreazione dei migliori, in modo da sventare il pericolo di «suicidio razziale» (Rasseselbstmord) che incombe sui bianchi: a suonare l’allarme è, nel 1918, Oswald Spengler, il quale però, a tale proposito, si richiama all’insegnamento di Theodore Roosevelt (Spengler 1980, 683). E, in effetti, nello statista americano, l’evocazione dello spettro del «suicidio razziale» (race suicide) ovvero della «umiliazione razziale» (race humiliation) va di pari passo con la denuncia della «diminuzione delle nascite tra le razze superiori», ovvero «nell’ambito dell’antico ceppo dei nativi americani»: ovviamente, il riferimento è qui non ai «selvaggi» pellerossa ma ai Wasp (cfr. Roosevelt 1951, I, 487 nota 4, 647, 1113; Roosevelt 1951, II, 1053). Si tratta, altresì, di scavare un abisso incolmabile tra razza dei servi e razza dei signori, depurando quest’ultima degli elementi di scarto e mettendola in condizione di affrontare e stroncare la rivolta servile che, sull’onda della rivoluzione bolscevica, si sta delineando a livello planetario. Anche in questo caso, una ricerca storica spregiudicata conduce a risultati sorprendenti. Erbgesundheitslehre ovvero Rassenhygiene, un’altra parola-chiave dell’ideologia nazista, non è altro, in ultima analisi, che la traduzione tedesca di eugenics, la nuova scienza inventata in Inghilterra nella seconda metà dell’Ottocento da Francis Galton e che, non a caso, conosce i suoi massimi trionfi negli Stati Uniti: qui è più che mai acuto il problema del rapporto tra le «tre razze» e tra «nativi» da un lato e massa crescente di immigrati poveri dall’altro. Ben prima dell’avvento di Hitler al potere, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, vede la luce a Monaco un libro che, già nel titolo, addita gli Stati Uniti come modello di «igiene razziale». L’autore, vice-console dell’Impero austro-ungarico a Chicago, celebra gli Stati Uniti per la «lucidità» e la «pura ragion pratica» di cui danno prova nell’affrontare, e con la dovuta energia, un problema così importante eppur così frequentemente rimosso: violare le leggi che vietano i rapporti sessuali e matrimoniali inter-razziali può comportare anche 10 anni di reclusione e, ad essere condannabili, oltre ai protagonisti, sono anche i loro complici (Hoffmann 1913, IX, 67-8). Dieci anni dopo, nel 1923, un medico tedesco, Fritz Lenz, si lamenta del fatto che, per quanto riguarda l’«igiene razziale», la Germania è ben addietro rispetto agli USA (Lifton 1986, 29). Ancora dopo la conquista del potere da parte del nazismo, gli ideologi e “scienziati” della razza continuano a ribadire: «Anche la Germania ha molto da imparare dalle misure dei nord-americani: essi sanno il fatto loro» (Günther 1934, 465).
Le misure eugenetiche varate subito dopo la Machtergreifung mirano a sventare il pericolo della «Volkstod» (Lifton 1986, 30), della «morte del popolo» o della razza. E di nuovo siamo ricondotti al tema del «suicidio razziale». Per sventare il pericolo del suicidio della razza bianca, che sarebbe poi il suicidio della civiltà, non bisogna esitare alle misure più energiche, alle soluzioni più radicali, nei confronti delle «razze inferiori» (inferior races): se una di esse – tuona Theodore Roosevelt – dovesse aggredire la razza «superiore» (superior), questa reagirebbe con «una guerra di sterminio» (a war of extermination), chiamata a «mettere a morte uomini, donne e bambini, esattamente come se si trattasse di una Crociata» (Roosevelt 1951, II, 377). Significativamente, ad una vaga «ultimate solution» della questione nera accenna un libro apparso a Boston nel 1913 (Fredrickson, 1987, 258 nota); più tardi, invece, i nazisti teorizzeranno e cercheranno di mettere in pratica la «soluzione finale» (Endlösung) della questione ebraica.
Il nazismo come progetto di white supremacy a livello planetario
Nel corso di tutta la loro storia, gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare in modo diretto i problemi derivanti dall’incontro con “razze” diverse e con la massa di immigrati provenienti da ogni angolo del mondo. D’altro canto, il furibondo movimento razzista che si sviluppa alla fine dell’Ottocento è la risposta alla grande rivoluzione rappresentata dalla guerra di Secessione e dal periodo di Ricostruzione radicale. Mentre gli ex-proprietari schiavisti sono momentaneamente privati dei diritti politici in quanto ribelli, i neri passano dalla condizione di schiavitù alla piena cittadinanza politica; non poche volte, entrano a far parte degli organismi rappresentativi, divenendo così in qualche modo legislatori e dirigenti dei loro ex-padroni.
Diamo ora uno sguardo alle esperienze e alle emozioni, che sono alle spalle dell’agitazione sfociata poi nel nazismo. Se tra Otto e Novecento il Ku Klux Klan e i teorici della white supremacy bollano gli Stati Uniti scaturiti dall’abolizione della schiavitù e dalla massiccia ondata di immigrati provenienti ora anche dall’Oriente o da paesi ai margini dell’Europa come una «civiltà bastarda» (MacLean 1994, 133) o come una «cloaca gentium» (Grant 1917, 81), l’Austria nella quale il futuro leader nazista si forma, gli appare, nel Mein Kampf, come un caotico «conglomerato di popoli», come una «babilonia di popoli» ovvero un «regno babilonico», lacerato da un «conflitto razziale» (Hitler 1939, 74, 79, 39, 80), che sembra doversi concludere con una catastrofe: avanza il processo di «slavizzazione» e di «cancellazione dell’elemento tedesco» (Entdeutschung), col tramonto quindi della superiore razza che aveva colonizzato l’Oriente e vi aveva apportato la civiltà (Hitler 1939, 82). La Germania dove poi Hitler approda conosce, in seguito alla disfatta della prima guerra mondiale, sconvolgimenti senza precedenti, paragonabili in qualche modo a quelli verificatisi nel Sud degli Stati Uniti dopo la guerra di Secessione: ben al di là della perdita delle loro colonie, i tedeschi sono costretti a subire l’occupazione militare delle truppe di colore al seguito delle potenze vincitrici. Ora, a giudicare sempre dal Mein Kampf, anche la Germania si è trasformata in un «miscuglio razziale» (Hitler 1939, 439). Ad acuire la sensazione del pericolo di un definitivo tramonto della civiltà provvede poi la rivoluzione d’Ottobre che, rivolgendo ai popoli coloniali l’appello a ribellarsi, sembra sancire ideologicamente l’«orrore» dell’occupazione militare nera; per di più essa scoppia e giunge al potere in un’area abitata da popoli tradizionalmente considerati ai margini della civiltà. Come nel Sud degli Stati Uniti gli abolizionisti vengono bollati come rinnegati della propria razza ovvero quali negro-lovers, così traditori della razza germanica e occidentale appaiono agli occhi di Hitler prima i socialdemocratici e poi, a maggior ragione, i comunisti. In ultima analisi, il Terzo Reich si presenta come il tentativo, portato avanti nelle condizioni della guerra totale e della guerra civile internazionale, di reagire al pericolo del tramonto e del suicidio razziale dell’Occidente e della razza superiore, realizzando un regime di white supremacy su scala planetaria e sotto egemonia tedesca.
Antisemitismo e antiamericanismo? Spengler e Ford
La campagna in corso contro coloro che osano criticare la politica di guerra preventiva di Washington ama associare l’antiamericanismo all’antisemitismo. E di nuovo si rimane stupiti per il dileguare della memoria storica. Chi ricorda ancora la celebrazione del «genuino americanismo di Henry Ford» ad opera del Ku Klux Klan (in MacLean 1994, 90)? Ad essere qui oggetto di ammirazione è il magnate dell’industria automobilistica, che si impegna a denunciare la rivoluzione bolscevica come il risultato in primo luogo del complotto ebraico e che a tale scopo fonda una rivista di larga tiratura, il Dearborn Indipendent: gli articoli qui pubblicati vengono raccolti nel novembre 1920 in un volume, L’ebreo internazionale che subito diventa un punto di riferimento dell’antisemitismo internazionale, tanto da poter esser considerato il libro che più di ogni altro ha contribuito alla celebrità dei famigerati Protocolli dei Savi di Sion. E’ vero, dopo qualche tempo Ford è costretto a rinunciare alla sua campagna, ma intanto è stato tradotto in Germania e ha incontrato grande fortuna. Più tardi diranno di essersi ispirati a lui o di aver da lui preso le mosse gerarchi nazisti di primo piano come von Schirach e persino Himmler. Il secondo in particolare racconta di aver compreso «la pericolosità dell’ebraismo» solo a partire dalla lettura del libro di Ford: «per i nazionalsocialisti fu una rivelazione». Seguì poi la lettura dei Protocolli dei Savi di Sion: «Questi due libri ci indicarono la via da percorrere per liberare l’umanità afflitta dal più grande nemico di tutti i tempi, l’ebreo internazionale»; come è chiaro, Himmler fa uso di una formula che riecheggia il titolo del libro di Henry Ford. Potrebbe trattarsi di testimonianze in parte interessate e strumentali. E’ un dato di fatto però che nei colloqui di Hitler con Dietrich Eckart, la personalità che ha avuto su di lui la maggior influenza, lo Henry Ford antisemita è tra gli autori più frequentemente e positivamente citati. E, d’altra parte, secondo Himmler, il libro di Ford assieme ai Protocolli, avrebbe svolto un ruolo «decisivo» (ausschlaggebend) oltre che sulla sua formazione, anche su quella del Führer[2].
Anche in questo caso, risulta evidente la superficialità della contrapposizione schematica tra Europa e Stati Uniti, come se la tragica vicenda dell’antisemitismo non avesse coinvolto entrambi. Nel 1933 Spengler sente il bisogno di fare questa precisazione: la giudeofobia da lui apertamente professata non va confusa col razzismo «materialistico» caro agli «antisemiti in Europa e in America» (Spengler 1933, 157). L’antisemitismo biologico che soffia impetuoso anche al di là dell’Atlantico viene considerato eccessivo persino da un autore pure impegnato in una requisitoria contro la cultura e la storia ebraica in tutto l’arco della sua evoluzione. E’ anche per questo che Spengler appare pavido e inconseguente agli occhi dei nazisti. I loro entusiasmi si rivolgono altrove: L’ebreo internazionale continua ad essere pubblicato con grande onore nel Terzo Reich con prefazioni che sottolineano il decisivo merito storico dell’autore e industriale americano (nell’aver fatto luce sulla «questione ebraica») e evidenziano una sorta di linea di continuità da Henry Ford a Adolf Hitler! (cfr. Losurdo 1991, 84-5).
La polemica in corso su antiamericanismo e antieuropeismo pecca di ingenuità: essa sembra ignorare gli scambi culturali e le influenze reciproche tra America e Europa. Nel primo dopoguerra, Croce non aveva avuto difficoltà a sottolineare l’influenza che Theodore Roosevelt aveva esercitato su Enrico Corradini, il capo nazionalista poi confluito nel partito fascista (Croce, 1967, 251). Agli inizi del Novecento, lo statista americano aveva compiuto un viaggio trionfale in Europa, nel corso del quale aveva ricevuto una laurea honoris causa a Berlino e aveva conquistato – a notarlo questa volta è Pareto – numerosi «adulatori» (Pareto 1988, 1241-2, § 1436). La rappresentazione secondo cui gli Stati Uniti costituirebbero una sorta di spazio sacro, immune dai morbi e dagli orrori dell’Europa, è un prodotto soprattutto della guerra fredda. Non bisogna mai perdere di vista la circolazione del pensiero tra le due rive dell’Atlantico: sì, l’americano Stoddard inventa la categoria-chiave del discorso ideologico nazista (Untermensch), ma nel far ciò egli ha alle spalle un soggiorno di studio in Germania e la lettura della teoria cara a Nietzsche del superuomo (Losurdo 2002, 886-7). D’altro canto, mentre guarda con ammirazione al mondo della white supremacy, la reazione tedesca avverte ripugnanza e disprezzo nei confronti del melting pot. Rosenberg riferisce sdegnato che a Chicago una «grande cattedrale cattolica appartiene ai nigger». C’è persino un «vescovo nero» che vi celebra la messa: è l’«allevamento» di «fenomeni bastardi» (Rosenberg 1937, 471). A sua volta, Hitler sentenzia e denuncia che «sangue ebraico» scorre nelle vene di Franklin Delano Roosevelt, la cui moglie ha comunque un «aspetto negroide» (Hitler 1952-54, II, 182, conversazione del 1 luglio 1942).
Gli Stati Uniti, l’Occidente e la Herrenvolk democracy
A questo punto, chiaramente ideologica o mitologica si rivela la tesi della convergenza tra antiamericanismo di destra e di sinistra. In realtà, sono proprio gli aspetti messi in stato d’accusa dalla tradizione che dall’abolizionismo giunge sino al movimento comunista a suscitare simpatia e entusiasmo sul versante opposto. Quel che è amato dagli uni è odiato dagli altri, e viceversa. Ma gli uni e gli altri si trovano dinanzi al paradosso che caratterizza la storia degli Stati Uniti sin dalla sua fondazione e che è stato così formulato, nel Settecento, dallo scrittore inglese Samuel Johnson: «Come spiegare che ad acclamare più rumorosamente la libertà sono coloro i quali sono impegnati nella caccia ai neri?» (in Foner 1998, 32).
E’ un fatto: la democrazia nell’ambito della comunità bianca si è sviluppata contemporaneamente ai rapporti di schiavizzazione dei neri e di deportazione degli indios. Per trentadue dei primi trentasei anni di vita degli USA, a detenere la presidenza sono proprietari di schiavi, e proprietari di schiavi sono anche coloro che elaborano la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione. Senza la schiavitù (e la successiva segregazione razziale) non si può comprendere nulla della «libertà americana»: esse crescono assieme, l’una sostenendo l’altra (Morgan 1975). Se la «peculiar institution» (la schiavitù) assicura il ferreo controllo delle classi «pericolose» già sui luoghi di produzione, la mobile frontiera e la progressiva espansione ad Ovest disinnescano il conflitto sociale trasformando un potenziale proletariato in una classe di proprietari terrieri, a spese però di popolazioni condannate ad essere rimosse o spazzate via.
Dopo il battesimo della guerra d’indipendenza, la democrazia americana conosce un ulteriore sviluppo, negli anni ‘30 dell’Ottocento, con la presidenza Jackson: la cancellazione, in larga parte, delle discriminazioni censitarie all’interno della comunità bianca va di pari passo col vigoroso impulso impresso alla deportazione degli indios e col montare di un clima di risentimento e di violenza a danno dei neri. Una considerazione analoga può essere fatta anche per la cosiddetta «età progressista» che, partendo dalla fine del secolo scorso, abbraccia i primi tre lustri del Novecento: essa è caratterizzata certo da numerose riforme democratiche (che assicurano l’elezione diretta del Senato, la segretezza del voto, l’introduzione delle primarie e dell’istituto del referendum ecc.), ma costituisce al tempo stesso un periodo particolarmente tragico per neri (bersaglio del terrore squadristico del Ku Klux Klan) e indios (spogliati delle terre residue e sottoposti ad un processo di spietata omologazione che intende privarli persino della loro identità culturale).
A proposito di questo paradosso che caratterizza la storia del loro paese, autorevoli studiosi statunitensi hanno parlato di Herrenvolk democracy, cioè di democrazia che vale solo per il «popolo dei signori» (per usare il linguaggio caro poi a Hitler) (Berghe 1967; Fredrickson 1987). La netta linea di demarcazione, tra bianchi da una parte e neri e pellerossa dall’altra, favorisce lo sviluppo di rapporti di uguaglianza all’interno della comunità bianca. I membri di un’aristocrazia di classe o di colore tendono ad autocelebrarsi come i “pari”; la netta disuguaglianza imposta agli esclusi è l’altra faccia del rapporto di parità che s’instaura tra coloro che godono del potere di escludere gli «inferiori».
Dobbiamo allora contrapporre positivamente l’Europa agli Stati Uniti? Sarebbe una conclusione precipitosa e errata. In realtà, la categoria di Herrenvolk democracy può essere utile anche per spiegare la storia dell’Occidente nel suo complesso. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, l’estensione del suffragio in Europa va di pari passo col processo di colonizzazione e con l’imposizione di rapporti di lavoro servili o semiservili alle popolazioni assoggettate; il governo della legge nella metropoli s’intreccia strettamente con la violenza e l’arbitrio burocratico e poliziesco e con lo stato d’assedio nelle colonie. E’ in ultima analisi lo stesso fenomeno che si verifica nella storia degli Stati Uniti, solo che nel caso dell’Europa esso risulta meno evidente per il fatto che le popolazioni coloniali, invece di risiedere nella metropoli, sono da questa separati dall’oceano.
Riferimenti bibliografici
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Note
[1] Sull’eugenetica tra Stati Uniti e Germania cfr. Kühl 1994, 61; il lusinghiero giudizio del presidente Harding è riportato ad apertura della versione francese di Stoddard 1925 (Le flot montant des peuples de couleur contre la suprematie mondiale des Blancs, tr. fr. dall’americano di Abel Doysié, Paris, Payot).
[2] Si veda la testimonianza di Felix Kersten, il massaggiatore finlandese di Himmler, nel Centre de documentation Juive contemporaine di Parigi (Das Buch von Henry Ford, 22 December, 1940, n. CCX-31); su ciò cfr. Poliakov 1977, 278, e Losurdo 1991, 83-85.
http://matematica.uni-bocconi.it/nastasi/LM53_informatica03.htm
Agosto 1944: Nasce il primo calcolatore elettronico
Una delle pagine più importanti del progresso scientifico e tecnologico del Novecento viene coinvolta nella caccia agli ebrei e nel sostegno al nazismo. Ma l’IBM riesce a lavorare contemporaneamente con i tedeschi e con gli Alleati.
di Pietro Nastasi
Il sistema Hollerith
Il sistema Hollerith , sinonimo di calcolo automatico, si basa sulla traduzione dei dati in fori su schede di cartoncino mediante punzonatrici. Le schede possono poi venire lette con degli aghi metallici. Quando passano attraverso un buco, gli aghi chiudono un circuito elettrico che aziona dei contatori di scatti in grado di tradurre le informazioni in serie numeriche. Il sistema era completato:
– da una macchina verificatrice, che controllava la qualità del lavoro fatto dalla punzonatrice;
– da una macchina selezionatrice per ordinare le schede (per esempio in ordine alfabetico o numerico);
– da una calcolatrice per eseguire calcoli numerici sui dati letti dalle schede perforate e perforare i risultati su altre schede;
– da una tabulatrice, per stampare i risultati in chiaro.
Con questo sistema si eseguivano calcoli ad una discreta velocità. Ma, trattandosi di macchine idonee all’esecuzione di operazioni su serie di dati di varia natura, la loro gestione era abbastanza complessa. Questa tecnologia ha subìto una evoluzione relativamente lenta sino ad arrivare, verso il 1940, a macchine di tipo elettromeccanico in grado di riunire le funzionalità dei diversi componenti meccanografici. Si intuisce comunque come in queste macchine si potesse già intravedere il concetto di programma: serie di istruzioni preordinate, da eseguire in successione. Le istruzioni potevano venire somministrate sotto forma di codici perforati su una striscia di carta, in modo analogo a quello prefigurato per la macchina di Babbage. È ciò che fece Aiken nel 1944 per l’ ASCC , per il quale si parla di calcolatore a programma esterno .
Le grandi potenzialità del sistema Hollerith vennero evidenziate per la prima volta in un lavoro che l’IBM eseguì per il movimento razzista americano, da sempre ossessionato dalla notevole immigrazione dall’Est e dal Sud Europa così lontani dal mito della razza nordica , anglosassone: statura alta, capelli biondi e occhi azzurri. La bandiera agitata era il pericolo per gli Stati Uniti di un suicidio razziale , in conseguenza della rapida riproduzione degli inadatti ( unfits ), sommata al precipitoso declino delle nascite nelle razze migliori . Ciò spiega come il Congresso USA abbia dibattuto, tra il 1875 e il 1924, una successione sterminata di progetti sull’immigrazione, ognuno dei quali allargava ogni volta la sfera di inammissibilità. Viene spiegato anche il ruolo svolto dal movimento eugenetico che, alla fine, riuscì a strappare l’ Immigration Act nel 1917 e il National Origins Act nel 1924 (che impose la quota del 2% della popolazione del 1890 per i nuovi immigrati).
Il movimento eugenetico americano fu guidato da Charles Davenport (1866-1944), un biologo con dottorato di ricerca conseguito a Harvard nel 1892, formatosi sugli scritti di due eugenetisti inglesi, Francis Galton (1822-1911) e Karl Pearson (1857-1936), entrambi noti ai matematici per i loro contributi alla Statistica.

Sulla scorta dei successi ottenuti e incoraggiato dal successo del fascismo in Italia e dal crescere del nazismo in Germania, il movimento eugenetico americano mise in cantiere alcuni progetti maturati a lungo. Il più ambizioso era quello di identificare ovunque e sottoporre a misure eugenetiche ogni individuo di razza mista . L’approccio doveva seguire le linee elaborate negli USA, allora il solo Paese con anni di esperienza in atti pubblici di sterilizzazione e altra legislazione eugenetica. L’identificazione era naturalmente il primo passo e, già nel 1927, Davenport aveva proposto un rilevamento sistematico di popolazioni di razza mista in ogni regione del mondo, che doveva coprire tutti gli Africani, gli Europei, gli Asiatici, i Messicani e coloro che in qualche modo si erano mescolati nei secoli della colonizzazione. La ricerca aveva avuto inizio nel febbraio del 1926 quando Davenport aveva conosciuto il ricco razzista Wickliffe Draper, che condivideva con lui la preoccupazione per gli ibridi umani. Il progetto prevedeva di eseguire i rilievi mediante questionari, proprio come si era fatto in varie contee degli Stati Uniti. Ora non si trattava più di coprire un solo Stato, ma ogni regione popolata del mondo e c’era dunque bisogno di un piano esemplificativo. Il primo impulso di Davenport fu di proporre il rilevamento a New York, ma corresse subito l’approccio riflettendo che individui di razza mista si sarebbero individuati più facilmente nelle colonie. In una lettera a Draper del 23 febbraio 1926, gli propose allora la Giamaica “perché c’era una maggiore proporzione di mulatti”. Nel giro di tre settimane Draper staccò un assegno di 10.000 dollari per un primo studio, di durata biennale, che censì 370 persone, scelte fra i detenuti del penitenziario di Kingston. Ma l’elemento di novità è rappresentato dal fatto che il progetto Giamaica evidenziò il pionieristico uso di una tecnologia mai usata a tale scopo. Per la prima volta, le informazioni personali e le caratteristiche eugenetiche furono inserite nelle schede perforate e elaborate dalle macchine Hollerith dell’ IBM . “L’eugenetica di massa – scrive Black – richiedeva sistemi efficienti. E l’ IBM li approntò”. Alla velocità di 25.000 schede all’ora, le macchine Hollerith – nelle cui schede si poteva inserire una grande quantità di informazioni in virtù dei fori praticati strategicamente nelle loro righe e colonne – esaminavano i fori, impilavano le schede, ordinavano i dati e li tabulavano.
Il progetto Giamaica sugli incroci razziali rappresentò la “prima volta” dell’ IBM . Cinque anni dopo, sotto la direzione del nuovo Presidente, Thomas J. Watson, l’ IBM avrebbe adattato la stessa tecnologia per automatizzare la guerra razziale e la persecuzione degli ebrei nel terzo Reich.
Entra in scena la Germania
Il coinvolgimento dell’ IBM nella Germania nazista era cominciato l’anno stesso della presa del potere (1933) quando l’azienda progettò ed eseguì il primo censimento hitleriano. Da questo momento, il coinvolgimento dell’ IBM divenne sempre più intenso. L’8 gennaio 1934, con un investimento di un milione di dollari, l’ IBM aprì una fabbrica a Berlino per costruire le macchine Hollerith e coordinare l’elaborazione dei dati. All’inaugurazione, il dirigente della collegata tedesca, Willi Heidinger, illustrò con molto fervore cosa avrebbe fatto la tecnologia tedesca per il destino biologico della Germania, dichiarando che la statistica della popolazione era la chiave per sradicare i segmenti malati e inferiori della società tedesca.
Il medico esamina il corpo umano e determina se (…) tutti gli organi stanno funzionando a beneficio dell’intero organismo. Noi dell’IBM somigliamo moltissimo ai medici, in quanto svisceriamo – cellula per cellula – il corpo culturale tedesco. Noi riportiamo ogni caratteristica individuale (…) su una piccola scheda. Tali schede non sono cose morte, al contrario evidenziano la loro vitalità quando vengono riordinate alla velocità di 25.000 all’ora secondo determinate caratteristiche. Queste caratteristiche sono raggruppate come gli organi del nostro corpo culturale e saranno calcolate e determinate con l’aiuto delle nostre macchine tabulatrici.

Noi siamo fieri di poter collaborare a tale compito, che fornirà al nostro Medico della nazione [Hitler] il materiale di cui ha bisogno per i suoi esami. Il nostro Medico potrà quindi determinare se i valori calcolati sono in armonia con la salute del nostro popolo e, se non fosse così, egli potrà prendere le misure necessarie per correggere le circostanze malate.
La maggior parte del discorso, insieme alla lista dei funzionari del partito nazista che erano stati invitati, fu immediatamente spedita a Manhattan e tradotta per Watson. Il Presidente dell’ IBM telegrafò a Heidinger una pronta nota di congratulazioni “per un lavoro ben fatto e sentimenti ben espressi!”.
Successivamente, un articolo dell’agosto 1934 dell’ Hollerith Nahrichten , il bollettino dell’ IBM tedesca destinato ai clienti, enfatizzò i benefici che l’eugenetica poteva trarre dall’elaborazione automatica dei dati. L’articolo, dal titolo Un’analisi approfondita delle interdipendenze statistiche attraverso il processo Hollerith , illustrava come calcoli complessi di dati potessero essere anche usarsi per stime probabilistiche e citava come primo esempio “il campo della medicina e la scienza della genetica e della razza”.
L’esperienza del progetto Giamaica e dei censimenti americani (che contenevano domande riguardanti il colore, la razza e l’anno di immigrazione negli USA), rendeva sicura l’ IBM tedesca di poter mantenere ciò che prometteva. I tecnocrati della Dehomag , abbagliati dal turbinante mondo delle loro possibilità tecniche (“tutto ciò si può fare deve essere fatto”) e dalle possibilità di enormi profitti che si potevano realizzare in un periodo di grave crisi mondiale, ignorarono (“non chiedere, non sapere” era la parola d’ordine) i fini cui dovevano servire i loro mezzi: identificare e distruggere gli ebrei.
Per i nazisti, gli ebrei non erano tanto coloro che praticavano l’ebraismo ma quelli di sangue ebreo, indipendentemente dalla loro assimilazione, dai matrimoni misti, dall’attività religiosa e persino dalla loro eventuale conversione al cristianesimo. Si perdeva la caratteristica di cittadino del Reich per assumere quella di suddito , se tutti e quattro i nonni o solo due erano ebrei. Solo dopo la loro identificazione potevano dunque diventare oggetto della confisca dei beni, della ghettizzazione, della deportazione e infine dello sterminio (la “ soluzione finale ”). La ricerca dei registri comunali, parrocchiali e governativi in tutta la Germania – e poi in tutta l’Europa – era un compito di indicizzazione incrociata molto complesso, per la quale i computer sarebbero stati uno strumento essenziale. Altrettanto complesso era il compito di avviare i deportati ai campi di concentramento in maniera efficiente (cioè in modo che i tempi dei treni fossero minuziosamente delineati e all’arrivo i deportati fossero smistati alle camere a gas o al lavoro schiavistico con estrema precisione). Ma se i computer non esistevano ancora, esisteva tuttavia il loro precursore immediato, il sistema Hollerith .
Come evidenzia il documentato libro di Edwin Black, L’IBM e l’olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana (Milano, Rizzoli, 2001), l’ IBM – soprattutto attraverso la Dehomag – progettò, eseguì e fornì l’assistenza tecnologica necessaria al III Reich per portare a compimento l’automazione della distruzione di massa. Lo stesso Watson intrattenne rapporti con Hitler, da cui venne insignito nel 1937 della Croce al merito dell’aquila tedesca , la più alta onorificenza nazista concessa ad un non tedesco. Nella sua veste di presidente della Camera di commercio statunitense, organizzò proprio nella Berlino nazista il Congresso della Camera di commercio internazionale e cercò in ogni modo di orientare l’ establishment economico e politico statunitense in favore di quella Germania che l’opinione pubblica e i vertici governativi cominciavano a isolare e boicottare. Più di 2000 apparati della Dehomag furono spediti in tutta la Germania. Altre migliaia furono inviate nel resto dell’Europa nazificata, persino nei campi di concentramento e nelle stazioni ferroviarie. La Dehomag e altre collegate IBM , con il placet del quartier generale a Manhattan, progettarono su commissione i complessi dispositivi con le loro speciali applicazioni: i suoi tecnici inviavano i modelli delle schede perforate agli ufficiali nazisti e questi le restituivano con le richieste di modifiche, finché le colonne dei dati risultavano accettabili. L’ IBM (che deteneva il monopolio mondiale sulla progettazione, stampa e fornitura delle schede perforate) istruì gli ufficiali nazisti, aprì succursali e uffici commerciali in vari Paesi nazificati e setacciò le cartiere per individuare quelle che fossero in grado di produrre un miliardo e mezzo di schede all’anno. Assicurò inoltre la manutenzione delle macchine, che venivano revisionate ogni mese, anche nel caso che fossero installate nei campi di concentramento o nelle loro vicinanze.
L’escalation della Dehomag – e dietro ad essa dell’ IBM – negli anni prebellici e nei primi anni di guerra è impressionante. Dopo aver conquistato il mercato tedesco, la Dehomag segue l’esercito tedesco nei territori di conquista, aprendo nuove filiali e organizzando censimenti in Austria e in Cecoslovacchia. In altri casi, l’ IBM anticipa le mosse della Wehrmacht istituendo nuove filiali e iniziando i censimenti in territori che verranno occupati solo in seguito, in modo che i nuovi governi nazisti abbiano già – al loro stesso insediarsi – tutti i dati per individuare, colpire e deportare gli ebrei della Polonia, Ucraina, Belgio, Olanda. La prova del nove è costituita dal caso francese, in cui la concorrenza della Bull – ed il conseguente mancato monopolio dell’IBM nel campo dei censimenti – avrà come effetto una minor efficiente organizzazione delle deportazioni e un minor numero percentuale di ebrei sterminati. Si tratta – come si può vedere – di accuse terribili, che tuttavia Black (nel volume citato) supporta con dati e documenti apparentemente inoppugnabili.

Saranno i fori delle schede IBM a decretare chi verrà deportato, chi verrà mandato nei campi di lavoro e chi in quelli di sterminio. La scheda personale accompagnerà il deportato sino alla sua ultima destinazione e sarà proprio il numero della scheda IBM quello che verrà tatuato sulla pelle dei deportati. Ad esempio, 174517 era il numero, e quindi anche il nome , tatuato sul braccio sinistro di Primo Levi al suo arrivo a Auschwitz. L’organizzazione stessa dei campi sarà effettuata mediante la medesima tecnologia (in molti lager c’era un ufficio Dehomag ). Anche l’organizzazione dei trasporti sarà regolata tramite le schede IBM .
Quanto seppe, di tutto ciò, l’ IBM di New York? Qualcosa certamente. Quando una legge americana rese illegali i contatti diretti con la Dehomag e costrinse Watson a restituire l’onorificenza nazista, egli rimase comunque uno strenuo difensore dell’affidabilità economica del partner tedesco e un suo sostenitore in campo politico. Allo scoppio della guerra, Watson riesce tuttavia a superare il boicottaggio del periodo della neutralità americana facendo gestire dalla filiale di Ginevra (in diretto contatto con la casa madre) gli affari della filiale tedesca. Riesce anche a pilotare la gestione controllata della ditta da parte nazista, che viene adottata al momento dell’entrata in guerra degli USA (come per tutte le ditte di paesi ostili). E Watson, grazie ai suoi potenti appoggi nell’Amministrazione (era amico personale di Roosvelt) riesce anche a sfuggire a un’inchiesta del Ministero del Commercio estero. Ce n’era abbastanza perché avvertisse l’urgenza di far “dimenticare” questi inquietanti rapporti e preparare il trapasso.
http://www.disinformazione.it/prescott_bush.htm
Prescott Bush, detto “Gamby” il socio di Hitler
Tratto da “Hitler ha vinto la guerra”
Il padre di “Poppy” si chiamava Prescott Sheldon Bush. Come lo sarebbero stati a loro volta i suoi discendenti, fu membro della Skull & Bones, società che gli permise di entrare in contatto con le famiglie Harriman e Walker, formatesi anch’esse a Yale. L’unione con Dorothy Walker, figlia del ricco industriale George Herbert Walker, non era destinata a generare solo molti figli, ma anche grandi affari tra il clan dei Bush e quello dei Walker (sempre sotto l’ala protettrice degli Harriman e dei Rockefeller, naturalmente).
Il 20 ottobre 1942, dieci mesi dopo la dichiarazione di guerra al Giappone e alla Germania da parte degli Stati Uniti, il presidente Roosevelt ordinò la confisca delle azioni della Union Banking Corporation (UBC) in quanto accusata di finanziare Hitler e di avere ceduto quote azionarie a importanti gerarchi nazisti. Prescott Bush era allora azionista e direttore dell’UBC. Una questione del massimo interesse, considerato che, dopo essere salito al potere nel 1933, Hitler aveva decretato l’abolizione del debito estero tedesco, contratto in larga parte in seguito al Trattato di Versailles.
Ogni credito internazionale alla Germania nazista era pertanto interrotto. La famiglia Harriman e il suo socio Prescott Bush si incaricarono di effettuare presso la borsa di Wall Street le operazioni necessarie affinché tramite Franz Thyssen e Friedrich Flich – grande amico di Himmler e patrocinatore delle “camicie brune”, le SS e le truppe di assalto (SA) – Hitler potesse avere parziale accesso a crediti internazionali, senza i quali non sarebbe mai riuscito a finanziare le importazioni richieste dalla sua industria bellica.
Il 28 ottobre 1942, Roosevelt ordinò la confisca delle azioni di due compagnie statunitensi che contribuivano ad armare Hitler, la Holland American Trading Corporation e la Seamless Equipment Corporation, entrambe amministrate dalla banca di proprietà della famiglia Harriman, di cui era allora direttore Bush. L’8 novembre 1942, mentre in Africa, vicino ad Algeri, si registravano sanguinosi scontri in cui migliaia di soldati americani perdevano la vita, il presidente Roosevelt ordinò la confisca delle azioni della Silesian-American Corporation, gestita ormai da diversi anni da Prescott Bush e da suo suocero George Walker. Le quattro confische ebbero luogo nel quadro del “Trading with the Enemy Act”, legge volta a punire chiunque portasse avanti affari con il nemico.
La stretta collaborazione che legò Hitler al nonno e al bisnonno dell’attuale presidente George W Bush – e dunque a due diversi rami della sua famiglia – si può far risalire a ben prima dell’ascesa del nazismo al potere. Oltre che con Hitler la famiglia Harriman, Prescott Bush e George Walker avevano stabilito anche legami con Mussolini. Tramite l’accordo con la German Steel essi fornivano a Hitler, tra le altre cose, il 50,8 per cento dell’acciaio da cui si ricavavano gli armamenti del Terzo Reich, il 45,5 per cento dei condotti e delle tubature della Germania nazista e il 35 per cento del materiale esplosivo con cui Hitler avrebbe sterminato molti dei suoi nemici.
Ogni membro dei Partito Nazionalsocialista (NSDAP) che ricoprisse una carica dì rilievo aveva diritto a un viaggio gratuito concesso da un’altra delle compagnie dei Bush e dei Walker, la Hamburg-Amerika Line : questa, che deteneva il monopolio degli affari tra gli Stati Uniti e la Germania di Hitler, gli aveva reso un prezioso servizio nel 1932, anno in cui la Repubblica di Weimar, ormai al tramonto, aveva compiuto un ultimo, disperato e vano tentativo di impedirne l’ascesa. Il governo di Weimar era sul punto di ordinare lo smantellamento delle milizie private di Hitler, ma la Hamburg-Amerika Line si era incaricata di rendere pubblica questa notizia, sostenendo in tal modo una vera e propria propaganda politica a favore di Hitler e contro la Repubblica di Weimar.
Le sorprese non finiscono però qui: oltre al sostegno offerto ai nazisti, si profilano altre questioni interessanti. Tanto per fare un esempio, per Hitler e Stalin sarebbe stato molto più complicato sostenere una guerra aperta se la banda Harriman-Bush-Walker non avesse allo stesso tempo armato Hitler fino ai denti e rifornito di carburante le truppe russe. Era dagli anni Venti che la famiglia Walker estraeva petrolio da Baku (Azerbaigian) per poi rivenderlo all’Armata Rossa.
Il lettore non dovrebbe stupirsi troppo di fronte a queste notizie. Prima che scoppiasse la Seconda Guerra Mondiale, e ancora durante il conflitto, una joint venture legava la Standard 0il, di proprietà della famiglia Rockefeller, alla I.G. Farben, un’imponente industria chimica tedesca. Molti degli stabilimenti comuni alla Standard Oil e alla I.G. Farben situati nelle immediate vicinanze dei campi di concentramento nazisti – tra cui Auschwitz, per esempio – sfruttavano il lavoro dei prigionieri per produrre un’ampia gamma di prodotti chimici, tra cui il Cyclon-B, gas letale molto diffuso nei lager per sterminare le stesse persone che erano costrette a produrlo. E nonostante il bombardamento sistematico con cui rasero al suolo moltissime città tedesche durante la guerra, le truppe statunitensi agirono sempre con estrema cautela quando si trattava di colpire zone in prossimità di questi stabilimenti chimici. Nel 1945 la Germania era sotto un cumulo di macerie, ma gli stabilimenti erano tutti intatti.
Al lettore risulterà ora forse un po’ più chiaro perché la gente faccia così fatica a rievocare il passato e soprattutto perché la “storia ufficiale” sia così lontana dalla verità. E un po’ più chiaro risulterà anche cosa ha portato i Bush a essere quello che sono oggi. Nulla di tutto ciò viene minimamente menzionato nella biografia riportata sul sito ufficiale del Congresso americano, luogo in cui alla fine degli anni Sessanta Prescott (“Gampy”) Bush occupò il suo scanno come senatore in rappresentanza dello stato del Connecticut. E non ne parla neppure la sua biografia “ufficiale” firmata da Mickey Herskowitz, “Duty, Honor Country. The Life and Legacy of Prescott Bush”, uscita più o meno nello stesso periodo in cui aveva luogo l’invasione americana in Iraq: anche qui i fatti vengono rivisitati e “riciclati” sotto altra forma. Quello che invece si può vedere sono le commoventi immagini di bambini che vendono aranciata per tre centesimi al bicchiere con in mano un cartello riportante la scritta “HELP SEND ‘GAMPY’ TO WASHINGTON” a sostegno della sua campagna elettorale.
Se tutte le informazioni che abbiamo fornito sul nonno e sul bisnonno di Bush meritano certamente un’attenta riflessione, non va però dimenticato che l’intero paesaggio culturale e sociale degli Stati Uniti prima della seconda guerra mondiale era molto diverso da quello che la stampa vorrebbe farci credere oggi. Basterà citare alcuni esempi:
a) Quando fu eletto vicepresidente nel 1980, George Bush senior incaricò un personaggio misterioso, tale William Farish III, di amministrare e gestire tutti i suoi beni. Il sodalizio tra i Bush e i Farish si colloca molto indietro nel tempo, addirittura prima dello scoppio della seconda guerra mondiale: William Farish dirigeva negli Stati Uniti il cartello formato dalla Standard Oil of New Jersey (l’attuale Exxon) e la I.G. Farben di Hítler. Fu precisamente questo consorzio a determinare l’apertura del campo di concentramento di Auschwitz nel 1940 allo scopo di produrre gomma sintetica e nafta dal carbone. All’epoca, quando questa notizia cominciò a diffondersi agli organi di stampa, il Congresso statunitense apri un’inchiesta. Se si fosse davvero spinta fino alle ultime conseguenze, avrebbe irrimediabilmente compromesso il clan Rockefeller. Ma non avvenne nulla di tutto ciò: ci si limitò a silurare il direttore esecutivo della Standard Oil, William Farish I.
b) Anche la Shell Oil – la cui quota di maggioranza è in mano alla Corona britannica – contribuì all’ascesa al potere di Hitler grazie agli accordi siglati dal suo potentissimo amministratore delegato, Deterding, con il governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman.
c) Fra il 21 e il 23 agosto 1932, presso il Museo Americano di Storia Naturale di New York si tenne il Terzo Congresso Mondiale di Eugenetica (“eugenetica” è un termine utilizzato per designare in modo più blando il concetto di “igiene razziale”). Nonostante le forti proteste della comunità afroamericana, esso riuscì a svolgersi senza particolari intoppi. A finanziare l’evento furono alcuni membri della famiglia Harriman, i quali dal 1910 effettuavano cospicue donazioni destinate a creare un comitato scientifico per lo studio delle razze e ad aprire una succursale americana del Dipartimento di Informazione Eugenetica, che aveva sede a Londra. George Herbert Walker Bush, detto “Bert”, bisnonno di George W. Bush, accompagnava spesso gli Harriman alle corse dei cavalli, durante le quali, insieme ad altri membri delle famiglie Bush e Farish, si discuteva degli incroci genetici a cui sottoporre sia i cavalli che gli esseri umani.
d) In occasione di quel congresso, W. Averell Harriman si occupò personalmente di far arrivare a New York i maggiori ideologi del nazismo, prendendo accordi con la Hamburg-Amerika Line , di proprietà dei Walker e dei Bush. Tra quegli “scienziati” vi era anche il principale fautore delle teorie razziste durante il regime di Hitler, lo psichiatra Ernst Rüdin, che conduceva a Berlino studi sulle razze finanziati dalla famiglia Rockefeller. Per riuscire a farci un’idea dei trascorsi di quest’uomo, basterà ricordare il titolo del suo intervento durante un convegno tenutosi a Monaco nel 1928: Aberrazioni mentali e igiene razziale. Rüdin aveva inoltre guidato la delegazione tedesca al congresso di igiene mentale tenutosi a Washington DC nel 1930.
e) Questo movimento di chiara tendenza razzista, diffuso sia in Germania sia in seno all’élite anglostatunitense, si fondava su tre punti fondamentali: la sterilizzazione di persone affette da disagi psichici (mediante la formazione di centri di igiene mentale), la soppressione di disabili mentali, criminali e malati terminali (centri per l’eutanasia) e la purificazione della razza attraverso il controllo e la prevenzione di nuove nascite tra le razze inferiori (centri per il controllo delle nascite). Come si può vedere, Hitler non era solo nella sua lotta per difendere la razza pura. Oltre a lui c’erano anche alcuni fra i clan più potenti del mondo.
f) A Heinrich Himmler, capo supremo delle SS, venivano versati ingenti fondi su un conto segreto della Standard Oil gestito dal banchiere angloamericano Kurt von Schroeder. I finanziamenti in questione non sarebbero cessati fino al 1944 inoltrato, coincidendo dunque con il periodo in cui le SS erano incaricate di sovrintendere agli stermini di massa ad Auschwitz (luogo in cui si trovava lo stabilimento industriale della joint venture Standard Oil – I.G. Farben) e in altri campi di concentramento. A guerra finita, gli alleati responsabili delle inchieste vennero a sapere che quei finanziamenti provenivano da fondi corporativi della Standard 0il. Lo scandalo che ne segui determinò la caduta di Farish I, ma John D. Rockefeller ne usci immacolato. L’amicizia e il sodalizio tra i due clan sarebbero poi continuati nel corso delle generazioni successive, come dimostra la fiducia riposta da Bush senior in William Farish III.
g) Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il movimento eugenetico riprese vita negli Stati Uniti, più precisamente nel North Carolina: sfruttando importanti contatti con la Corona britannica, la famiglia Gray, principale azionista della RJ. Reynolds Tobacco, fondò una scuola di medicina a Winston-Salem. Sarebbe stato lì che il dottor Clarence Gamble, erede dei Procter & Gamble, avrebbe condotto un esperimento tra il 1946 e il 1947. Un’esperimento consisteva nel sottoporre i bambini che frequentavano le scuole di Winston-Salem a un test per misurarne il quoziente intellettivo: quelli che non raggiunsero il livello minimo decretato dai parametri del test furono sottoposti a un intervento chirurgico di sterilizzazione.
h) Nel 1950 e nel 1951, John Foster Dulles (fratello del già citato Allen Dulles), all’epoca direttore della Fondazione Rockefeller, accompagnò John D. Rockefeller in alcuni viaggi attorno al mondo con il preciso scopo di arrestare l’espansione delle popolazioni non bianche. Nel novembre del 1952 Dulles e Rockefeller fondarono il Population Council, sovvenzionato dalla famiglia Rockefeller per decine di milioni dì dollari. Fu allora che l’American Eugenic Society, in seguito al polverone sollevato dal “caso Hitler”, decise di abbandonare in sordina la propria sede all’Università di Yale per trasferirsi in quella del Population Councìl. Nello stesso periodo vedeva la luce a Londra, presso gli uffici della British Eugenic Society, la Federazione Internazionale per la Pianificazione delle Nascite.
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MKULTRA: ieri ed oggi
Venerdì, 11 novembre 2005
Il 2004 ha visto l’uscita nelle sale cinematografiche di “The Manchurian Candidate”, il remake del film interpretato da Frank Sinatra nel 1962. Basato sull’omonimo romanzo scritto nel 1959 da Richard Condon, narra di un soldato americano catturato in Corea dai comunisti e sottoposto al lavaggio del cervello che lo riduce allo stato di uno zombi-killer pronto ad uccidere il principale candidato alle presidenziali americane. L’anno dopo, a seguito dell’assassinio del presidente americano J. F. Kennedy a Dallas, il film venne ritirato dalle sale cinematografiche dallo stesso Sinatra.
La spaventosa realtà descritta nel libro (e nel film) riaffiorò con l’assassinio di Bobby Kennedy, nel 1968 mentre si apprestava anch’egli a vincere le presidenziali americane, diventando improvvisamente chiara negli anni ‘70, quando vennero resi pubblici alcuni documenti sul programma MKULTRA della CIA, sfuggiti per errore alla loro distruzione totale ordinata nel 1973 dall’allora direttore della CIA Richard Helms. I documenti testimoniavano che il programma MKULTRA:
«…riguardava la ricerca e lo sviluppo di materiale chimico, biologico e radiologico da potersi utilizzare in operazioni clandestine per controllare il comportamento umano […] furono tracciate ulteriori strade per il controllo del comportamento umano, da investigarsi sotto l’ombrello protettivo dell’MKULTRA, incluso radiazioni, elettroshock, vari campi della psicologia, sociologia e antropologia, grafologia, sostanze molestanti, materiali e dispositivi paramilitari.»
Il programma includeva l’uso di esseri umani ignari per la sperimentazione di LSD (dietilamide dell’acido lisergico), lavaggio del cervello e tecniche di interrogazione. Ufficialmente MKULTRA fu creato per ricercare il modo di controllare la mente umana allo scopo di contrastare le presunte attività di manipolazione mentale (lavaggio del cervello) attribuite ai regimi comunisti, in particolar modo di Corea, Cina e Unione Sovietica.
Nel 1953, a seguito di tali dicerie, il direttore della CIA, Allen Dulles (che diresse la CIA fino al 1961), autorizzò il programma MKULTRA finanziando diversi progetti intesi a realizzare il controllo mentale degli esseri umani tramite l’uso di ipnosi, droghe psicotrope, elettroshock, lobotomie, suggestioni subliminali indotte, nonché combinazioni varie di queste tecniche tra loro.
Nonostante la prova di attività illecite e flagranti violazioni alla Costituzione Americana e alla carta dei Diritti dell’Uomo, nonostante le prove e le confessioni di uso indiscriminato di LSD su soggetti ignari, la Commissione Senatoriale, istituita nel 1975 dal presidente Gerald Ford, non portò a decisioni significative e ben poco mutò all’interno della CIA. La Commissione era presieduta dal vice-presidente americano Nelson Rockefeller, il che dette origine al diffuso punto di vista sarcastico che “la volpe era stata nominata a guardia dell’ovile”. Rockefeller… un nome da tenere a mente!
Ma partiamo dall’inizio per capire come si sia potuta realizzare, solo qualche anno fa, tanta aberrazione nel nome della democrazia, della pace e del benessere del genere umano, e chi l’abbia potuta realizzare. Seguiremo un percorso abbastanza lungo e poco “divertente”, ma che reputiamo necessario per capire a fondo i meccanismi che hanno portato a MKULTRA, quali pericoli si possono celare nel futuro dell’umanità e, possibilmente, come porvi rimedio. Il primo e più importante dei rimedi è la conoscenza della verità! Si presti particolare attenzione al ripetersi di certi nomi e di certe sigle, poiché sono loro, un pugno di criminali che, nel nome della scienza e invocando propositi umanitari, cercano di controllare e dominare il resto di noi.
Nel 1860 John D. Rockefeller iniziò l’attività petrolifera usando capitali britannici, nacque così la Standard Oil Co., oggi denominata Mobil. In seguito nacque la Rockefeller Foundation, più o meno contemporaneamente alla nascita della Federal Reserve (di ispirazione britannica), dell’IRS (Internal Revenue Service, l’ufficio delle imposte americano) e dell’FBI (Federal Bureau of Investigation). Anni dopo William Rockefeller, fratello di John D., fondò la National City Bank (l’attuale Citibank con filiali un po’ ovunque, Italia inclusa). Nel 1911 William ingaggiò in forma privata l’alto ufficiale dei servizi segreti britannici Claude Dansey. Poiché gli Stati Uniti si stavano preparando a partecipare alla Prima Guerra Mondiale al fianco dell’ex nemico, la Gran Bretagna, Dansey in persona riorganizzò i servizi segreti dell’esercito statunitense facendone un distaccamento dei servizi segreti britannici. Il discepolo americano di Dansey, generale Marlborough Churchill, un lontano parente di Winston Churchill, fu nominato direttore dei servizi segreti dell’esercito USA. Alla fine della guerra Churchill diresse la Black Chamber, un gruppo di spionaggio con sede a New York, che offriva i propri servigi al Dipartimento di Stato, all’esercito USA e ai finanzieri privati leali alla Gran Bretagna.
Negli anni ’20 la Rockefeller Foundation finanziò i progetti tedeschi di genetica psichiatrica, vale a dire i progetti criminali denominati purificazione della razza, igiene razziale o miglioramento della razza, sviluppati inizialmente nei laboratori londinesi della Galton e nelle sue derivate Società di Eugenetica in Inghilterra e in America. A Monaco, l’Istituto Kraeplin fu ribatezzato Istituto di Psichiatria Kaiser Wilhelm e da allora fu finanziato con i fondi della Rockefeller Foundation e diretto da uomini della Fondazione. Fu anche creato l’Istituto di Antropologia, Eugenetica ed Ereditarietà Umana Kaiser Wilhelm. A capo di entrambi gli istituti fu posto lo psichiatra filo-nazista svizzero Ernst Rudin. Inizialmente ci fu un finanziamento di 11 milioni di marchi effettuato da Gustav Krupp von Bohlen und Halbach (rappresentante della famiglia Krupp che faceva affari nel campo dell’acciaio e delle armi) e da James Loeb, un americano proveniente dalla famiglia di banchieri Kuhn-Loeb, che continuò a finanziare l’istituto anche in seguito, coinvolgendo i suoi amici ebrei americani. Da notare che James Loeb era cognato di Paul Warburg e che i Warburg erano proprietari della Kuhn-Loeb Bank ed erano partner in affari con William Rockefeller. Alla lista dei finanziatori si aggiunse la famiglia Harriman, la quale usava per i propri affari i fondi messi a disposizione da Sir Ernst Cassel, il banchiere personale della famiglia reale britannica. Nel 1925 la Rockefeller Foundation stanziò a favore dell’Istituto Psichiatrico di Monaco la somma iniziale di 2,5 milioni di dollari, nel 1928 stanziò altri 325.000 dollari per la costruzione di un nuovo edificio e continuò a finanziare l’istituto e il suo direttore Rudin. Negli anni 1930-35 pagò per un’indagine antropologica riguardante la popolazione mondiale in termini eugenetici, condotta dagli eugenetisti nazisti tra cui Rudin, Verschuer, Eugen Fischer.
All’inizio degli anni ’30 gli esperti in psicologia e purificazione razziale della famiglia Rockefeller crearono la Josiah Macy Foundation, un’organizzazione per la ricerca medica che “lavorava” sia per conto dei Rockefellers che dei servizi segreti Britannici, a dirigere la quale fu chiamato il generale Marlborough Churchill, già capo dei servizi segreti dell’esercito americano.
Nel 1932 il movimento di eugenetica, ispirato da esponenti britannici, dette vita alla Federazione Mondiale di Eugenetica nominando alla carica di presidente il dottor Ernst Rudin, dell’Istituto Psichiatrico di Monaco. Il movimento, al tempo, si proponeva l’uccisione o la sterilizzazione degli individui che, per motivi ereditari, potevano essere un pesante fardello sociale o una minaccia nazionale (come nel caso degli ebrei in Germania).
Il 1933 vide l’ascesa al potere di Adolf Hitler. Il Governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman, s’incaricò di dar corso alle strategie dei fans di Hitler, le famiglie Rockefeller, Warburg e Harriman, finanziando gli armamenti della Germania nazista. Pochi mesi dopo la propria nascita, la Federazione Mondiale di Eugenetica divenne una sezione dello stato nazista e Rudin fu nominato a capo della Società di Igiene Razziale e, in qualità di facente parte della squadra di “Esperti in Ereditarietà” capeggiati dal gerarca delle SS Heinrich Himmler, redasse la legge sulla sterilizzazione che, descritta come una legge modello americana, fu adottata nel luglio 1933 e orgogliosamente stampata nel settembre dello stesso anno con la firma di Hitler (Eugenetical News – USA). Il gruppo Rockefeller redasse altre leggi razziali basate, come lo fu la legge sulla sterilizzazione, sullo statuto vigente nel Commowealth della Virginia. Otmar Verschuer e il suo assistente dottor Josef Mengele scrissero i rapporti utilizzati dalle corti speciali per imporre le leggi sulla purezza razziale di Rudin.
Nel 1934 la Massoneria del Rito Scozzese (l’ala americana della Massoneria britannica, antagonista alla Massoneria del Gran Oriente praticata in Italia con la quale non è da confondere, n.d.r.) affiancò i Rockefeller nel finanziamento delle ricerche di eugenetica psichiatrica. Il Rito Scozzese (che durante la Guerra di Secessione sostenne gli Stati del Sud contro il Nord di Abraham Lincoln), fautore di progetti per la supremazia razziale dei bianchi quali il famigerato Ku Klux Klan, riconosceva come capo assoluto il Gran Maestro della Gran Loggia Madre dei Massoni nel Mondo, che era anche il Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, il Duca di Connaught, figlio della regina Vittoria e fratello di Re Enrico VII. Suo padre era il principe tedesco Albert Coburg e grazie a lui il Duca di Connaught coltivò simpatie filo-tedesche che lo portarono ad accogliere come membro della famiglia Connaught un giovane turista tedesco, Joachim von Ribbentrop. Lo stesso che in età adulta diventò ambasciatore tedesco nel Regno Unito e lavorò in perfetta sintonia di vedute con il Duca di Connaught e con suo nipote Edoardo VIII, dichiaratamente filo-nazista, oltre che con il Governatore della Banca d’Inghilterra Montagu Norman.
Lo psichiatra genetista tedesco Franz J. Kallmann, che lavorò sotto il protettorato di Ernst Rudin alla Rockefeller Foundation in Germania studiando la degenerazione ereditaria, dichiarò al Congresso sulla Scienza della Popolazione, tenutosi a Berlino nel 1935, che per debellare la schizofrenia bisognava sterilizzare sia i malati che i loro parenti “apparentemente” sani, in modo da eliminare il rischio di propagazione ereditario. Poiché Kallmann risultò essere un “mezzo-ebreo”, nel 1936 fu forzato ad emigrare negli Stati Uniti, dove continuò le proprie ricerche presso l’Istituto di Psichiatria dello Stato di New York di cui divenne direttore della ricerca. A dirigere l’Istituto c’era il dottor Nolan D.C. Lewis, referente del Rito Scozzese per quanto riguardava la ricerca sulla schizofrenia. Il Rito finanziò Kallmann per condurre uno studio su oltre 1000 casi di schizofrenia al fine di dichiarare l’ereditarietà dei disordini mentali. Lo studio di Kallmann fu pubblicato simultaneamente nel 1938 sia negli Stati Uniti che in Germania e fu usato da quest’ultima come pretesto per iniziare, nel 1939, l’uccisione dei malati affetti da disturbi mentali e da varie altre “deficenze”, procurando la morte ad oltre 200.000 persone nelle camere a gas o tramite iniezioni letali. Nella prefazione del suo lavoro Kallmann ringraziò il Rito Scozzese e il suo mentore Ernst Rudin.
La Germania nazista aveva bisogno di carburante per portare avanti le proprie campagne belliche. Il colosso chimico IG Farben, guidato dalla famiglia Warburg, in fusione-simbiosi con la Standard Oil dei Rockefeller, si mise a produrre gasolio utilizzando il carbone. Per realizzare il progetto la IG Farben-Standard Oil costruì nel 1940-41 una gigantesca struttura ad Auschwitz, in Polonia, dove i nazisti concentravano ebrei e altri soggetti deportati da utilizzare come manovalanza gratuita per i lavori di trasformazione del carbone in gasolio, mentre quelli non idonei ai lavori venivano avviati alle camere a gas e ai forni crematori (a sua difesa, la Rockefeller Foundation sostiene di essersi limitata a finanziare i programmi Nazisti di ricerca psichiatrica. Sic!).
Nel 1943 fu nominato dirigente medico di Auschwitz l’assistente di Otmar Verschuer, il dottor Josef Mengele. In qualità di direttore pro-tempore dell’Istituto rockefelliano di Antropologia, Eugenetica ed Ereditarietà Umana Kaiser Wilhelm di Berlino, Verschuer si assicurò che il Consiglio per la Ricerca Tedesco inviasse a Mengele i fondi necessari per gli esperimenti sui prigionieri, con particolare riguardo ai gemelli, il campo di ricerca favorito da Mengele. Sotto la sua guida e la supervisione di Verschuer, al quale venivano inviati giornalmente campioni di sangue per le sue ricerche sulle proteine, furono compiuti scempi orribili nel nome della scienza. Donne sterilizzate, uomini castrati, organi asportati senza anestesia e inviati ai laboratori del gruppo Rockefeller dell’Istituto Kaiser Wilhelm, affinché Verschuer potesse fare i suoi esperimenti. [È interessante notare che, mentre Mengele fu attivamente ricercato per i suoi crimini e viene universalmente dipinto senza mezzi termini per il mostro che era, nessuno si interessò a Verschuer il quale, in virtù della suo alto rango nell’establishment rockefelliano, nel 1947 ottenne di poter continuare la propria “ricerca scientifica” sotto l’egida dell’Ufficio per l’Ereditarietà Umana, che proprio in quell’anno si trasferì da Londra a Copenhagen. Nel 1956, nella sede dell’Ufficio per l’Ereditarietà Umana costruita a Copenhagen con i soldi dei Rockefeller, fu tenuto il primo Congresso post-bellico sulla Genetica Umana. Nel frattempo una vecchia conoscenza, il dottor Kallman, diventato un dirigente della Società Americana di Eugenetica, testimoniò a favore della de-nazificazione del Verschuer. In seguito Kallmann e Verschuer, con altri autorevoli nazisti, crearono la Società Americana di Genetica Umana, la stessa che in seguito dette vita al Progetto Genoma Umano.]
Mentre il conflitto divampava, la Rockefeller Foundation e l’esercito del Canada misero insieme i propri esperti psichiatrici. Facile da realizzare, poiché il comandante medico dell’Esercito Canadese, lo psichiatra Brock Chisholm, fu addestrato nella Clinica Psichiatrica Tavistock di Londra, una dei maggiori beneficiari della Rockefeller Foundation. Nel 1943 la Fondazione creò l’Allen Memorial Institute presso l’Università McGill di Montreal e a dirigere il reparto psichiatrico dell’istituto fu chiamato lo psichiatra-genetista scozzese, immigrato negli USA, dottor Donald Ewen Cameron, un nome che diventerà famoso nell’ambito dell’MKULTRA. Sotto gli auspici e la protezione dell’esercito canadese, della Rockefeller Foundation e della CIA, l’Istituto Allen fu teatro di interrogatori coercitivi sperimentali ad opera di Cameron, che prevedevano l’uso “terminale” dell’elettroshock come metodo di tortura tramite la bruciatura del cervello causata dalle scariche elettriche, la psicochirurgia (lobotomia) e il lavaggio del cervello tramite somministrazione di droghe, farmaci e ipnosi. Nel frattempo nell’Ospedale Psichiatrico St. Elizabeth di Washington, D.C., (dove vengono ricoverati gli attentatori dei presidenti) iniziò a circolare la marijuana. Il dirigente psichiatrico dell’ospedale, e militante nel Rito Scozzese, dottor Winfred Overholser, nel 1943 capeggiò la commissione “siero della verità” dell’Ufficio dei Servizi Strategici (OSS). Con il pretesto ufficiale di voler combattere il fascismo, Overholser e il suo staff somministrarono mescalina a vari soggetti cavia e, nella primavera del ’43, giunsero alla giusta miscela di marijuana e tabacco in grado di creare nel soggetto uno “stato di irresponsabilità” tale da “sciogliergli la lingua” e obbligarlo a raccontare la verità. Forti di questa “bella scusa” e con la complicità di agenti del controspionaggio e dell’FBI diretta da J. Edgar Hoover, un altro esponente del Rito Scozzese, Overholser e i suoi somministrarono marijuana ai soldati in tutte le basi americane per aiutare la ricerca di soggetti sovversivi. In seguito, negli anni ’50 e ’60, gli strateghi dell’MKULTRA utilizzarono gli stessi canali per trasformare in drogati un’intera generazione di giovani.
Nel 1944 Montagu Norman, rassegnò le dimissioni da Governatore della Banca d’Inghilterra e iniziò immediatamente un nuovo progetto ironicamente legato ai suoi ripetuti esaurimenti e conseguenti ricoveri: organizzò nella propria abitazione londinese l’Associazione Nazionale per la Salute Mentale britannica (National Association for Mental Health, NAMH). L’assistente di Norman presso la Banca d’Inghilterra, Otto Niemeyer, divenne il tesoriere dell’Associazione, mentre sua nipote Mary Appleby, che aveva lavorato nella sezione tedesca del Ministero degli Esteri Britannico, fu nominata segretario generale. Presidente dell’Associazione fu Richard Austen Butler, che era stato il vice di Lord Halifax al Ministero degli Esteri e portavoce nel Parlamento Inglese della politica a favore del nazismo. La direzione dell’Associazione toccò al genero di Lord Halifax, mentre la vice-direzione andò alla moglie di Norman, Priscilla Reyntiens Worsthorne Norman, un’attivista dell’eugenetica. Ben presto l’influente gruppo di Norman si espanse ed assunse il controllo della professione psichiatrica mondiale.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il dottor Donald Ewen Cameron fu chiamato ad aiutare l’unità di guerra psicologica della corona inglese Tavistock nella valutazione della sanità mentale di Rudolph Hess. Ciò valse a Cameron la nomina di esperto nei processi per crimini di guerra di Norimberga. Sembra che il suo vecchio collega all’OSS (Ufficio dei Servizi Strategici dell’Esercito Americano), Allen Dulles, futuro direttore della CIA e fautore dell’MKULTRA, si dichiarò compiaciuto del suggerimento di Cameron di trattare ogni sopravissuto tedesco di età superiore ai 12 anni con l’elettroshock, in modo da eliminare le restanti vestigia del nazismo.
Nel 1948 l’Associazione Nazionale per la Salute Mentale di Norman radunò i leader mondiali della psichiatria e della psicologia in un Congresso Internazionale sulla Salute Mentale che si tenne a Londra, presso il Ministero della Sanità del Regno Unito. Durante il congresso fu creata la Federazione Mondiale per la Salute Mentale (World Federation of Menthal Health, tutt’ora in vigore e responsabile della pubblicazione del controverso DSM, il Manuale Diagnostico Statistico delle cosiddette malattie mentali). La signora Norman fu nominata nel consiglio esecutivo, mentre la presidenza della neonata WFMH toccò al comandante del dipartimento di guerra psicologica dell’esercito inglese e dirigente dell’Istituto Tavistock, il Generale di Brigata dottor John Rawling Rees. Dall’altra parte dell’oceano, a New York, Clarence G. Michalis, un uomo di Montagu Norman, fu chiamato a dirigere il Consiglio di Amministrazione della Josiah Macy Foundation, la quale iniziò a pagare per le attività della Federazione Mondiale per la Salute Mentale e dell’Istituto Tavistock negli Stati Uniti: cioè fornire sostanze stupefacenti e sovvertire gli ideali occidentali. Il dirigente medico della Josiah Macy Foundation, dottor Frank Fremont-Smith, fu anche co-direttore permanente con Rees della Federazione Mondiale per la Salute Mentale. La coordinatrice della delegazione statunitense al Congresso, Nina Ridenour, più tardi scrisse nel suo libro “Mental Health in the United States: A Fifty Years History” che la Federazione Mondiale per la Salute Mentale fu creata su consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’UNESCO, entrambe organizzazioni delle Nazioni Unite, poiché c’era la necesità di avere un’ente con cui “co-operare” nel campo della salute mentale che fosse non-governativo (ONG), così da eludere qualsivoglia legge e costituzione. Il primo direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fu lo psichiatra canadese Brock Chisholm, cioè colui che creò l’Allen Memorial Institute presso l’Università McGill di Montreal con l’aiuto della Rockefeller Foundation.
L’UNESCO invece fu fondata dal suo primo segretario generale, lo stratega dell’eugenetica e biologo Julian Huxley, nipote del primo editore di Darwin, amico di Rees e fratello dello scrittore e cantore delle droghe sintetiche Aldous Huxley. È interessante notare quali personaggi siano stati nominati a fungere da vice-presidenti della Federazione Mondiale per la Salute Mentale: Cyril Burt, uno psichiatra dell’Istituto Tavistock e attivista eugenetico, noto per le sue “ricerche” sui gemelli; Hugh Chrichton-Miller, fondatore della Clinica Tavistock nonché vice-presidente dell’Istituto Carl G. Jung di Zurigo e dell’Associazione Nazionale per la Salute Mentale britannica; Dame Evelyn Fox, leader del movimento eugenetico e guida di Lady Norman; lo psichiatra genetista Sir David Henderson, operante a Londra, Monaco e New York, insegnante di Donald Ewen Cameron e autore di Psichiatria e Miglioramento della Razza; Lord Thomas Jeeves Horder, presidente della Società di Eugenetica della Gran Bretagna, presidente dell’Associazione per la Pianificazione Familiare, presidente dell’associazione per le Relazioni Pubbliche Anglo-Sovietiche; Carl Gustav Jung, psichiatra curante di Montagu Norman, Paul Mellon e di Allen Dulles, rappresentante della psichiatria tedesca sotto i Nazisti e co-editore del nazista Journal of Psychotherapy; Winfred Overholser, a capo della delegazione americana al Congresso, rappresentante del Rito Scozzese, dirigente dell’Ospedale Psichiatrico St. Elizabeth di Washington, colui che somministrò marijuana ai soldati americani. Il primo oratore del Congresso fu Margaret Mead che sarebbe diventata presidente della Federazione Mondiale per la Salute Mentale nel 1956-57, in piena attività criminosa dell’MKULTRA.
MKULTRA
L’MKULTRA, programma post-bellico anglo-americano per il controllo mentale, ebbe in Donald Ewen Cameron il suo personaggio più famoso. Addestratosi all’Ospedale Mentale Reale di Glawgow sotto la guida di Sir David Henderson, Cameron fondò la branchia canadese della Federazione Mondiale per la Salute Mentale presieduta dal suo amico Rees. Inoltre diventò presidente dell’Associazione Psichiatrica Canadese, dell’Associazione Psichiatrica Americana (APA) e dell’Associazione Psichiatrica Mondiale. Giunse improvvisamente alla notorietà quando alcuni sopravvissuti ai suoi esperimenti denunciarono la CIA, che era la finanziatrice delle attività di Cameron, la quale pagò cifre milionarie in transazioni extra-giudiziarie pur di far tacere i denuncianti, contando anche sul fatto che i sopravvissuti agli esperimenti di Cameron erano oggettivamente pochi, essendo la maggior parte deceduta a causa degli esperimenti stessi. A seguito delle indagini compiute sia dalla Commissione Senatoriale istituita nel 1975 dal presidente Gerald Ford che da reporter indipendenti, si scoprì che Cameron somministrava alle sue vittime droghe e farmaci per farle dormire per settimane intere, svegliandole giornalmente solo per sottoporle a scariche di elettroshock al cervello. Per fare ciò utilizzava il metodo di Page-Russel che consisteva nell’immobilizzare il paziente e somministrargli una scarica iniziale di un secondo, quindi da cinque a nove scariche ulteriori. Cameron, però, aumentò il voltaggio previsto e portò la batteria di scariche da una a due e perfino tre volte al giorno. I malcapitati pazienti persero la memoria, chi parzialmente chi in modo totale, alcuni persero anche la capacità di controllare le funzioni corporee e, in certi casi, la capacità di parlare. Fu accertato che almeno una paziente fu ridotta quasi allo stato vegetale, quindi Cameron le asportò chirurgicamente i centri cognitivi del cervello riuscendo a mantenerla in vita.
Il dottor Cameron fece anche esperimenti con il curaro, il veleno che uccide simulando un attacco cardiaco. Egli, però, sostenne di averlo sempre usato in dosi non letali al solo scopo di immobilizzare ulteriormente i suoi pazienti mentre venivano sottoposti alla privazione sensoriale (cura del sonno) per periodi che arrivavano fino a 65 giorni. (Tutt’oggi l’elettroshock viene chiamato “terapia al curaro” poiché l’irrigidimento dei muscoli causato dal curaro evita che i pazienti si spezzino i denti o si taglino la lingua durante la somministrazione delle scariche elettriche.)
Quindi ai pazienti così trattati veniva somministrato l’LSD al fine di ottenere delle allucinazioni “programmabili”. Una volta che i soggetti erano considerati “pronti”, iniziava la “Guida Psichica”: mediante un auricolare posto sotto il cuscino oppure con delle cuffie inamovibili, veniva riprodotto in continuazione un nastro per imprimere determinate frasi nella memoria residua delle vittime. Si scoprì che la CIA finanziò questi orrori tramite la Società per gli Studi di Ecologia Umana (Society for the Study of Human Ecology), la quale, al solo scopo di meglio accreditarsi come vera e legittima organizzazione accademica, finanziò anche uno studio sulla circoncisione di bambini turchi, compresi tra i cinque e i sette anni e residenti ad Istanbul, e sui problemi che essi avevano con i loro genitali.
Per quanto riguarda gli esperimenti con l’LSD, essa veniva veicolata dalla Josiah Macy Foundation tramite il suo dirigente medico Frank Fremont-Smith che nel 1954-55, guarda caso gli anni cruciali per il decollo del programma MKULTRA, fu anche presidente della Federazione Mondiale della Salute Mentale. Frank Fremont-Smith fu iniziato all’LSD da Harold Abramson, uno psichiatra ricercatore alla Columbia University e al centro di eugenetica di Cold Spring Harbor, a Long Island, facente anch’egli parte dei ricercatori dell’MKULTRA. Abramson fu il primo a somministrare LSD all’antropologo Gregory Bateson, marito di Margaret Mead. Bateson, a sua volta, nel 1959 somministrò LSD al poeta della beat-generation Allen Ginsberg durante un esperimento alla Stanford University. Poco dopo l’LSD diventerà la droga simbolo della cultura Hippy e verrà esportata e somministrata ai giovani “contestatori” di tutto il mondo occidentale.
Un altro sperimentatore dell’LSD fu il dottor Paul Hock che, assieme al leader dell’eugenetica nazista Franz Kallmann, co-diresse la ricerca all’Istituto Psichiatrico della Stato di New York, presso la Columbia University. Hock era membro della Società Americana di Eugenetica e fu nominato Commissario di Stato per l’Igiene Mentale dal governatore di New York Averell Harriman e poi ri-nominato dal governatore Nelson Rockefeller (colui che presiedette la Commissione Senatoriale d’indagine sull’MKULTRA). Inoltre, fu Hock che causò la morte del tennista newyorchese Harold Blauer mediante iniezioni di derivati della mescalina.
Responsabile di molti progetti MKULTRA, fu il biochimico Sidney Gobblieb, dirigente della Divisione Chimica dei Servizi Tecnici della CIA, creatore di tossine letali, sieri della verità e assiduo sperimentatore di LSD, ispiratore del “Dottor Stranamore”, il personaggio creato da Stanley Kubrik e interpretato da Peter Sellers. Nel giugno 1953 Gobblieb approvò il progetto per lo studio degli aspetti biochimici, neurofisiologici, sociali e di psichiatria clinica dell’acido lisergico dietilamide. Inizialmente l’LSD veniva somministrata al personale interno alla CIA e i risultati venivano inviati a Gobblied per catalogazione e analisi. Il 19 novembre del 1953 fu somministrata LSD all’ignaro dottor Frank Olson, uno scienziato dell’Esercito americano che lavorava al programma MKULTRA. Olson entrò in un interminabile stato di schizofrenia paranoica, fu portato al cospetto di Abramson che non seppe fare nulla se non convincere Olson a ricoverarsi nel manicomio di Chestnut Lodge a Rockville, Maryland. Ma la sera prima del ricovero, a una settimana dall’ingestione dell’LSD, Olson volò fuori dalla finestra del decimo piano dell’hotel in cui alloggiava. Suicidio voluto o procurato? Non si sa, ma il caso Olson diventò uno scandalo tale da incidere le prime crepe nella segretezza dell’MKULTRA. Fu da allora che i test sull’LSD, precedentemente fatti su soggetti interni alla CIA o al programma MKULTRA, furono fatti su soggetti esterni e completamente ignari, in particolar modo su prigionieri, tossicodipendenti ricoverati in strutture di riabilitazione, internati nei manicomi. Tutta gente che difficilmente avrebbe protestato e ancor più difficilmente sarebbe stata creduta.
Sebbene la storia dell’MKULTRA sia indissolubilmente legata al nome CIA, il programma MKULTRA non fu ordito dalla CIA come tale, bensì dal suo direttore Allen Dulles, un paziente di Carl Gustav Jung e vecchio amico ed estimatore di Donald Ewen Cameron, cioè un prodotto psichiatrico lui stesso. Si tenga presente, inoltre, che le ricerche oggetto dell’MKULTRA erano figlie delle ricerche psichiatriche naziste, che a loro volta erano figlie delle teorie psichiatriche che si andavano sviluppando fin dal secolo precedente. A riprova di ciò, le ricerche per il controllo mentale dell’uomo non terminarono con la sospensione di MKULTRA, poiché alcuni tra i suoi più importanti ricercatori, cioè i veri responsabili ed esecutori dei crimini, furono riuniti nel 1961 da Robert H. Felix (psichiatra e maestro massone del 33° grado, fondatore del NIMH, National Institute of Mental Health, di cui fu direttore dal 1949 al 1964) sotto l’egida dell’American College of Neuropsychopharmachology: un gruppo di circa 150 persone che includeva psichiatri, biologi, psicologi del comportamento, chimici, farmacisti e neuropsicologi continuò indisturbato il lavoro dei vari Kallmann, Overholser, Mengele, Cameron, Gobblied, Abramson, e così via.
Nel 1967, alla vigilia dell’esplosione della contestazione giovanile dei Figli dei Fiori, dediti all’uso e all’abuso di droghe, il Gruppo di Studio per gli Effetti dei Farmaci Psicotropi sugli Umani Normali (Study Group for the Effects of Psychotropic Drugs on Normal Humans) tenne una conferenza per stabilire il corso degli Stati Uniti verso il 2000. Gli atti della conferenza furono redatti da due protagonisti dell’MKULTRA, il dottor Wayne O. Evans, direttore del U.S. Army Military Stress Laboratory (Laboratorio Militare per lo Stress dell’Esercito Statunitense) nel Massachusetts, e Nathan Kline, un fanatico psichiatra eugenetista, ricercatore presso la Columbia University e praticante di psicologia-woodoo nella sua clinica di Haiti. Nella prefazione agli atti si leggeva che:
«…l’attuale gamma di farmaci utilizzati sembrerà quasi insignificante se la compariamo alla quantità possibile di sostanze chimiche che saranno disponibili per il controllo degli aspetti selettivi della vita dell’uomo del 2000 […] La cultura Americana […] si sta muovendo verso una “società sensoriale” […] Una maggiore attenzione viene data all’esperienza sensoriale, minore invece alle filosofie razionali o a quelle orientate al lavoro. Una tale visione filosofica abbinata ai mezzi per separare il comportamento sessuale dalla riproduzione o dalla malattia, aumenterà indubbiamente la libertà sessuale […] Appare ovvio che i giovani di oggi non siano più impauriti né dalla droga né dal sesso. D’altra parte, filosofi e portavoce dell’avanguardia propugnano l’esperienza sensoriale personale come la raison d’être della prossima generazione. Per terminare, ci stiamo dirigendo verso un’epoca in cui il lavoro significativo sarà possibile solo per una minoranza: in un’epoca simile gli afrodisiaci chimici possono essere accettati come mezzi comuni per occupare il proprio tempo. Sarà interessante vedere se la moralità pubblica nei prossimi 30 anni cambierà nella stessa misura in cui è cambiata negli ultimi 30. Se noi accettiamo che l’umore, la motivazione e l’emozione umana sono i riflessi di uno stato neurochimico del cervello, allora i farmaci possono fornire un mezzo semplice, rapido e conveniente per produrre qualsiasi stato neurochimico desiderato. Più presto smetteremo di confondere le asserzioni scientifiche sui farmaci con quelle morali, più presto potremo razionalmente considerare gli stati neurochimici che vogliamo fornire alla gente.»
Si faccia per un attimo mente locale sui propositi asseriti nel 1967 da Evans e Kline comparandoli alla situazione attuale, al proliferare di sostanze chimiche, siano esse droghe da strada oppure psicofarmaci. Lo spinello è normale, l’ecstasy in discoteca è d’obbligo e una “nuova” schiera di psichiatri ha dato vita al MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), che promuove l’ecstasy, l’LSD e altre droghe psicotrope come la soluzione dei problemi dell’uomo (l’ecstasy viene addirittura definita pillola dell’amore in grado di realizzare il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso“). Ricorrere a psicofarmaci per qualsiasi sciocchezza è diventato normale e altamente pubblicizzato dagli psichiatri e dai loro accoliti, sia in programmi televisivi che sulla carta stampata che su internet. Il Prozac è stato ridefinito dal marketing “pillola della felicità”; il Ritalin viene regolarmente somministrato a sei milioni di bambini americani (che gli psichiatri statunitensi hanno dichiarato affetti dal controverso ADHD, Disturbo da Deficit dell’Attenzione con Iperattività) e ora arriva anche in Italia dove professionisti prezzolati, insegnanti incapaci e genitori scansafatiche più interessati alle proprie esperienze sensoriali personali che non ai propri figli, sperano di trovare la soluzione per mettere sotto controllo la vivida intelligenza dei bambini che hanno la sfortuna di incontrarli. Inoltre, direttamente dagli studi targati anni ’50 sulla manipolazione mentale, ecco la pillola per dimenticare, che elimina i brutti ricordi – ciò che Cameron voleva ottenere somministrando elettroshock ai tedeschi sopravissuti – ma anche la responsabilità. Il sesso “disinibito“, infine, è diventato l’argomento principe sia in televisione che su giornali e riviste. Ci sono telefilm che sembrano scritti da Evans e Kline in persona, mentre i reality format ci mostrano individui alla ricerca della notorietà e del facile guadagno che si fanno rinchiudere per mesi in spazi angusti, ripresi giorno e notte dalle telecamere in una specie di psicoanalisi mediatica collettiva in cui non può mancare lui, il vero protagonista, quello che tutti aspettano e vogliono vedere: il sesso. A dargli man forte, da qualche anno, viene commercializzato il Viagra, l’immancabile pillola che dovrebbe trasformare tutti i maschi in stalloni. Come enunciato nel 1967, si stanno realizzando i sistemi per occupare il tempo e la mente delle persone, irretendole in un fascio interminabile di esperienze sensoriali, facendo loro credere di essere libere ed emancipate mentre, in realtà, sono sempre meno capaci di prestare seriamente attenzione a ciò che succede loro intorno.
Riferimenti:
British psychiatry: from eugenics to assassination, by Anton Chaitkin, Executive Intelligence Review V21, n.40
Leading psychiatrist blows whistle on profession: a 50+ years of mind control di W. H. Bowart, dicembre 1996
http://www.parascope.com/ds/mkultradocs.htm
http://earthops.org/mk_ultra.html
Una nazione per biondi naturali
GIANNI MORIANI
da “Il Manifesto” del 12 Maggio 2000
Nel 1861 il chirurgo-neurologo Pierre-Paul Broca sosteneva non solo l’esistenza di “una relazione importante tra lo sviluppo dell’intelligenza e il volume cerebrale”, ma anche che il cervello è più grande “negli uomini rispetto alle donne, negli uomini di genio rispetto a quelli mediocri, nelle razze superiori rispetto a quelle inferiori”. Erano questi i primi fondamenti “scientifici” della teoria dell’ineguaglianza umana, che vennero successivamente ammantati di scientismo da uno stuolo di biologi. Essi, infatti, affermarono che le differenze umane sono segni ereditari, codificando una sorta di inferiorità intrinseca per i diversi, rendendo così impossibile per costoro ogni riscatto sociale. Alla fine dell’800 fecero irruzione nei laboratori le nuove tecniche antropometriche. Cesare Lombroso, il padre dell’antropologia criminale, dopo aver affermato che alcuni criminali sono nati per il male, concludeva: “l’atavismo rivela l’inefficacia della punizione per i criminali nati”, ragion per cui non resta che “eliminarli completamente, addirittura con la morte”. Quando si arriva ad affermare che la forma fisica di certe persone non meritava più di essere definita umana, significa che le politiche di sterilizzazione o di soppressione di coloro che sono classificati “imperfetti” sono dietro la porta. E’ in questo contesto che l’inglese Francis Galton conia nel 1883 il termine “eugenetica”, sostenendo la necessità di aiutare quelle coppie in grado di procreare figli di razza superiore. Se in Europa, nella seconda metà dell’800, si misuravano i crani, all’inizio del ‘900 negli Usa, un gruppo di psicologi guidati da H. H. Goddard della “Vineland Training School for Feeble-Minded Girls and Boys” nel New Jersey, elevava il quoziente di intelligenza (Qi) a indicatore capace di rappresentare le qualità innate di un individuo. Il Qi servì agli psicologi Usa per ordinare, su una scala decrescente, i deboli di mente in imbecilli di alto grado, imbecilli o idioti. Assunto il ritardo mentale come un dato immutabile, gli psicologi proposero di intervenire manipolando l’ereditarietà per migliorare la popolazione umana, dando così nuovo fiato al nascente movimento eugenista, che aveva avuto un precursore nel dottor W. Duncan McKim, il quale nel suo libro Heredity and Human Progress (del 1899) dava l’indicazione di sopprimere con il gas dell’acido carbonico quanti non erano degni di procreare. Gli eugenisti americani attribuirono alla oligofrenia ereditaria i problemi sociali della loro epoca, quali l’alcolismo e la prostituzione. Ma una volta posta la correlazione tra comportamento degenerato e scarsa intelligenza, Goddard poteva tranquillamente affermare: “Come vi può essere l’eguaglianza sociale dato questo ampio spettro di capacità mentale”. Il passo successivo fu quello di collegare i comportamenti degenerati con la razza o il gruppo etnico, ed ecco lo psicologo di Harvard, Robert M. Yerks, sottolineare che “gli uomini di carnagione più scura dell’Europa meridionale e gli slavi dell’Europa orientale sono meno intelligenti degli uomini di carnagione chiara dell’Europa settentrionale e occidentale”, e per quanto attiene all’intelligenza “il negro si trova al gradino più basso della scala”. Per salvaguardare la purezza della stirpe si dovevano evitare i matrimoni tra membri di razze diverse, tanto che Harry Hamilton Laughlin, direttore del più importante centro statunitense per la ricerca e la diffusione dell’eugenetica, l'”Eugenics Record Office” (Ero), affermò che “gli immigrati provenienti dall’Europa meridionale e orientale, gli ebrei in particolare, erano sotto il profilo razziale così differenti e talmente inferiori sotto l’aspetto genetico rispetto all’attuale popolazione americana che qualsiasi mescolanza razziale sarebbe deleteria”. In questa ottica, per evitare la contaminazione della stirpe, agli appartenenti alle altre razze o etnie doveva essere interdetto l’ingresso nel paese, mentre per gli oligofrenici Goddard propose il ricorso all’internamento in istituto. Soluzione che doveva apparire del tutto naturale a uno psicologo che affermava: “a nessuno oligofrenico dovrebbe essere consentito di sposarsi o di diventare genitore. E’ evidente che se si deve realizzare questa regola, la parte intelligente della società deve imporla”. Ed ecco l’eugenista Charles B. Davenport propugnare il ricorso alla sterilizzazione per bloccare il flusso “del protoplasma imperfetto e degenerato”. Va notato che Davenport era direttore dell’istituto di ricerca sull’eugenetica di Cold Spring Harbor, nello Stato di New York, finanziato dalla Carnegie Institution di Washington e da Mary Harriman. Il terreno era ormai pronto per legalizzare la sterilizzazione e a farlo, per primo, fu lo stato dell’Indiana nel 1907: i colpiti da questa norma furono i pazienti ricoverati in ospedali psichiatrici, quanti erano giudicati oligofrenici al test di Qi, epilettici, “individui moralmente depravati”, persone condannate più di una volta per crimini sessuali. L’Indiana fu poi imitato da altri 24 stati, con la California che si fece rapidamente notare per il gran numero di interventi realizzati. Le sterilizzazioni coatte continuarono negli Usa fino al 1973, dove l’anno prima erano stati sterilizzati 16.000 uomini e 8.000 donne. Tornando in Europa, troviamo gli eugenisti tedeschi che, non dissimilmente dai loro colleghi americani, si cimentano con i problemi della “degenerazione” da cui facevano discendere la separazione delle popolazioni in individui superiori e inferiori. Per salvaguardare il patrimonio genetico della nazione concepirono la sua “degenerazione” come una minaccia. In Germania l’eugenetica ebbe due fondatori: il professor Alfred Ploetz (darwinista sociale, dal forte credo nella superiorità dei popoli nordici) fondatore nel 1904 della Società tedesca per l’igiene razziale; il medico Wilhelm Schallmeyer (1857-1919) che, pur non essendo attratto dall’idea della superiorità della razza ariana, propugnava il dovere dello Stato di assicurare l’idoneità biologica dei propri cittadini per migliorarne i caratteri razziali e da ciò faceva discendere l’autorizzazione alla poligamia per i soggetti “razzialmente superdotati”. A questo approccio, nel 1917, il genetista tedesco Fritz Lenz diede un’impronta fortemente razzista, arrivando ad affermare che “lo Stato non esiste per assicurare che siano garantiti al cittadino i suoi diritti, bensì per servire la razza”, preoccupato che in mancanza di un progetto eugenetico “la nostra razza (nordica) sia condannata all’estinzione”. Così la teorizzazione della sterilizzazione aveva gettato le basi per passare alla sua applicazione. Negli anni della Repubblica di Weimar furono fondati dei centri di ricerca sull’eugenetica che favorirono la diffusione dello studio sull’igiene della razza. I più prestigiosi furono: l’Istituto di ricerca tedesco per la psichiatria di Monaco, che sorse nel 1918 grazie ai finanziamenti della Fondazione Rockefeller, e poi nel 1924 assunse il nome di “Kaiser Wilhelm Institut für Genealogie und Demographie”. Nel 1931 ebbe come direttore lo svizzero Ernst Rüdin, uno psichiatra attivo membro della fazione ariana, che dedicò tutta la sua vita al nazismo e diede un apporto fondamentale alla redazione delle leggi nazista sulla sterilizzazione; il “Kaiser Wilhelm Institut für Anthropologie, menschliche Erblehre und Fugenik”, inaugurato nel 1927 nel sobborgo berlinese di Dahlem. Il direttore fu l’antropologo Eugen Fischer che aveva condotto le sue ricerche in Africa occidentale. Nel 1928 l’università di Monaco istituì la prima cattedra di Igiene della razza e chiamò Lenz a ricoprirla, e quando Hitler salì al potere, egli andò a ricoprire la stessa cattedra presso la prestigiosa università di Berlino. Nel 1925 il Reichstag bocciò il tentativo di legalizzare la sterilizzazione. Nel luglio del 1932 il governo prussiano elaborò una proposta di legge per la legalizzazione della sterilizzazione, che venne inviata al Terzo Reich. Il 14 luglio 1933, con Hitler già Cancelliere, venne emanata la legge sulla sterilizzazione sotto il dissimulato titolo di “Legge per la prevenzione di nuove generazioni affette da malattie ereditarie”. Si era così legalizzato l’approccio medico nazista al problema delle “vite senza valore”. Erano candidate alla sterilizzazione le persone affette da una delle seguenti malattie: oligofrenia congenita, schizofrenia, psicosi maniaco-depressiva, epilessia ereditaria, corea di Huntington, cecità e sordità ereditarie, gravi malformazioni fisiche, alcolismo cronico. Nel 1935 i leader tedeschi della sterilizzazione dissero a un visitatore americano che sarebbe stato impossibile portare avanti un “programma così ambizioso (…) privi della solida base offerta dall’esperienza (californiana)”. Speciali “Tribunali per la Sanità Ereditaria” composti da tre membri, due medici e un giudice distrettuale, sceglievano le persone da sottoporre a intervento: la legatura dei dotti deferenti nell’uomo e quella delle tube nelle donne. Le stime indicano in circa 300.000 gli interventi compiuti. Con il programma di sterilizzazione delle vite considerate “indegne di vita”, il nazismo iniziò un percorso che approderà ad Auschwitz, passando per il programma di eutanasia con le sue 71.088 vittime e la relativa sperimentazione delle camere a gas. Ma non possiamo terminare questa analisi della diffusione della sterilizzazione nel “mondo sviluppato” senza affrontare la questione scandinava. Qui prima la Danimarca nel 1929, poi la Norvegia e la Svezia nel 1934 e infine la Finlandia nel 1935 legalizzarono la sterilizzazione. Pietro S. Colla, nel suo recente e interessante libro Per la Nazione e per la Razza (Carocci, pp. 147, L. . 24.000), sostiene che in Scandinavia la pratica della sterilizzazione si caratterizza “come un’ansia per la presenza, all’interno della comunità nazionale, di individui incapaci di soddisfare i requisiti di un ideale radicato nei costumi, ma assimilato ad una dote ‘naturale”‘: la ricerca di un’auto purificazione della stirpe, modellata sulla selezione degli animali, per conseguire non un’affermazione metafisica (dar vita a una ‘razza eletta’), ma una migliore resa igienico-sociale o produttiva”. Sulla base di questi presupposti, secondo le ultime ricerche, furono sterilizzati (tra il 1935 e il 1975) 62.888 svedesi (oltre il 90% donne), 58.000 finlandesi, 40.000 norvegesi e 11.000 danesi. In particolare, in Svezia, la devozione a una morale priva di contraddizioni, portò i socialdemocratici “ingegneri sociali” ad accanirsi contro ogni espressione simbolica della differenza, tra categorie, generi o gruppi di individui “inferiori”, “inadeguati”, “inadatti alla vita”. Per dare basi scientifiche a questa operazione, subito dopo la I guerra mondiale, la Svezia, primo paese al mondo, si dotò a Uppsala di un Istituto di stato per la biologia razziale, che fu preso a modello dai tedeschi per realizzarne nel 1927 uno analogo a Berlino. Il suo direttore, Hermann Lundborg, a partire dal 1922, pubblicò una serie di foto di volti per distinguere i caratteri della pura razza svedese. Nel 1935 furono i coniugi Myrdal ad aggiungersi al coro, raccomandando l’applicazione di una feroce politica di sterilizzazione finalizzata “all’epurazione degli individui incapaci”. Con le radici nell’800, la pratica della sterilizzazione, come espressione della modernità che richiede l’uomo perfetto per realizzare la società perfetta, si è aggirata in numerosi paesi del Nord Europa e negli Usa, dove ognuno ha fatto tesoro delle esperienze dell’altro. Sono così venute a galla le potenziali crudeltà della modernità, quale corsa a una perfezione generatrice di mostri, che nella sua radicale estrimizzazione, il nazismo, ha prodotto Auschwitz.
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