L’Opus Dei in Italia

L’Opus Dei in Italia

“Hitler against the Jews, Hitler against the Slavs, this means Hitler against communism” ,Escrivà

“Il più ispirato, però, è Marcello Dell’Utri. Che attribuisce all’Opus l’incontro della vita: «A presentarmi Silvio Berlusconi fu il direttore della residenza universitaria di Palermo Segesta, Bruno Padula, oggi vicario della Prelatura in Sicilia». Rapporti mai interrotti: frequentatore del collegio Opus di Torrescalla a Milano, direttore sportivo del centro di formazione professionale Elis a Roma, negli anni ‘60 Dell’Utri mise su una squadra di calcio, la Torrescalla-Edilnord. Lui allenava, Silvio era il presidente, Paolo Berlusconi il centravanti.

Nel mondo della finanza sono vicini all’Opera il presidente della Cassa di risparmio di Verona Paolo Blasi e l’amministratore delegato della Banca di Roma Carlo Salvatori. Tra i simpatizzanti ci sono Cesare Romiti, Cesare Geronzi e il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, ospite fisso di convegni (l’ultimo, sul lavoro, qualche mese fa al centro Elis). L’editore Leonardo Mondadori ha pubblicato il testo base di Escrivà (“Cammino”) e un’inchiesta di Vittorio Messori dai toni agiografici. Ettore Bernabei, ex direttore generale della Rai e presidente della Lux Vide, è membro sopranumerario. La scrittrice Susanna Tamaro, un anno fa, ha aperto a Zurigo una sua fondazione sotto l’egida della fondazione opusdeista Limmat. Anche il direttore di “Panorama” Carlo Rossella sfoggia la devozione per “El Padre”: «Sul comodino tengo i libretti di Escrivà e ne consiglio la lettura a tutti».

 Marco Damilano e Sandro Magister

Opus Dei/La nomenklatura in Italia
Visto nel sito www.informationguerrilla.org

A cura del sito www.lavocedellacampania.it

In margine a fasti & polemiche per la consacrazione di Escrivà, la Voce porta alla luce gli scenari di un’Italia parallela, con gli opusdeisti nazionali che da tempo estendono la loro presenza dalle sfere vaticane a quelle delle massime istituzioni nel Paese. Ricostruiamo per la prima volta l’attuale organigramma di vertice, pubblicando anche nomi e cognomi di frequentatori, simpatizzanti, ex alunni eccellenti, assidui convegnisti & dintorni. A cominciare da insospettabili vip di casa Ulivo.
DI RITA PENNAROLA .

Prove generali di franchismo in Italia. A lanciare l’allarme giusto due anni fa era stata Filorosso, associazione antirazzista veronese collegata col gruppo nazionale di Peacelink. Una grande manifestazione contro l’integralismo cattolico alla base di violenze e razzismo: era questa la proposta di Filorosso, che denunciava apertamente la presenza di un “laboratorio avanzato delle destre”, per mettere a punto le strategie del “nuovo blocco di consenso che va dalla Lega a Forza Italia, da Alleanza Nazionale a Forza Nuova fino agli integralisti cattolici”. “Vogliamo dire con fermezza che oggi nella nostra città – aggiungevano i pacifisti – il fascismo è cosa reale e che a questa educazione al razzismo non sono estranee neppure le alte gerarchie ecclesiastiche, legate ai potentati dell’Opus Dei, che a Verona controlla la maggior parte dell’economia”. Un modello “esportabile in breve tempo anche al di fuori del nostro territorio”. A maggio 2001 quello stesso blocco di potere avrebbe trionfato alle politiche in Italia. A ottobre 2002 il fondatore dell’Opus Dei Josemaria Escrivà de Balaguer, amico e consigliere del dittatore fascista Francisco Franco, viene proclamato santo.
Quanto ha contato e quanto conta oggi la corazzata religiosa di origine spagnola negli assetti di potere del Paese? Ma, soprattutto, fino a che punto arriva la sua trasversalità? Fanno ancora rumore, ad esempio, gli strali lanciati su Massimo D’Alema nelle scorse settimane per la sua partecipazione ufficiale alla santificazione di Escrivà in piazza San Pietro. Una presenza duramente stigmatizzata da Gianni Vattimo e Paolo Flores d’Arcais, e ancor più dallo scrittore Antonio Tabucchi, il quale ricorda in un articolo sul Paìs che proprio quest’anno nelle Asturie sono ricominciate le ricerche delle fosse comuni in cui giacciono i resti di oltre trentamila dissidenti franchisti. E che D’Alema “non poteva non sapere”.
Quella del lider maximo, comunque, è stata una partecipazione tutt’altro che occasionale. L’8 gennaio di quest’anno, infatti, ai festeggiamenti per il centenario dalla nascita del neosanto erano in prima fila pezzi da novanta dell’opposizione come Francesco Rutelli e Cesare Salvi. Con loro, il presidente Rai Antonio Baldassarre, l’opusdeista ‘confesso’ Alberto Michelini, e poi Rocco Buttiglione, Giulio Andreotti, Alfredo Mantovano e il leader della Cisl Savino Pezzotta, tutti habitué di analoghi appuntamenti. Niente di nuovo sotto il sole, comunque, per la famiglia Rutelli, dal momento che il 21 novembre del 2000 – in pieno clima preelettorale – Barbara Palombelli aveva tenuto banco all’Università Santa Croce dell’Opus Dei, nella capitale, per la presentazione del libro di Marta Brancatisano Il Vangelo spiegato a mio figlio. Nessun problema, visto che lo stesso leader della Margherita aveva partecipato all’ inaugurazione in pompa magna di un colosso universitario dell’Opus alle porte di Roma nel giugno dello stesso anno, quando era ancora sindaco della capitale.
MAI DIRE RUI
Fondata nel 1928 a Madrid da monsignor Escrivà ed assurta a prelatura personale (vale a dire che risponde esclusivamente a Giovanni Paolo II) nel 1982, l’Opus Dei rappresenta la più potente multinazionale dell’educazione religiosa e fattura – secondo stime della stampa cattolica dissidente – non meno di 30 milioni di dollari al mese.
Lungo l’asse Spagna-Italia si muove la teoria occulta (sui nomi degli iscritti vige la consegna rigida del segreto) dei circa 84 mila aderenti all’Opus, ripercorrendo così il cammino del fondatore, che dal 1946 si era trasferito nella capitale italiana fino alla morte, avvenuta nel 1975. Suo successore nell’imponente sede pariolina di Palazzo Tevere, in viale Bruno Buozzi, era stato monsignor Alvarez del Portillo, scomparso nel ’94, cui è succeduto l’attuale prelato Javier Echevarria, 70 anni, madrileno, grande protagonista delle celebrazioni del 6 ottobre scorso per la santificazione di Escrivà.
E al gemellaggio tra le due nazioni si deve anche la presenza costante accanto al pontefice, in qualità di portavoce vaticano, del leader opusdeista spagnolo Joaquin Navarro Valls, ex torero, ex medico, poi giornalista, attraverso cui filtra qualsiasi notizia in arrivo dalla Santa Sede.
Autentico business core dell’Opus è la Fondazione Rui (Residenze Universitarie Internazionali), con le numerose ramificazioni imprenditoriali ad essa connesse nei cinque continenti (dal Faes, la potente associazione di genitori cattolici che gestisce ovunque scuole private per fanciulle, fino ad Elis e Safi, cui fanno capo centinaia di istituti di formazione professionale riconosciuti dal ministero).
Con quartier generale in via Ventuno Aprile, sempre nella capitale, ed una seconda roccaforte a Milano in via Mascheroni, Rui è attualmente diretta da un ingegnere, Alfredo Razzano, opusdeista della prima ora. Fondata a maggio 1959 su iniziativa di imprenditori italiani di grosso calibro, da Piero Lucchini a Fausto Moneta, Rui ha potuto contare fin dall’inizio su centinaia di sostenitori ufficiali tanto nelle fila del Rotary che in quelle dell’Ucid, colosso associativo di imprenditori cattolici che vede attualmente ai suoi vertici i simpatizzanti dell’Opus Alberto Falck e Pierferdinando Casini, presidente della Camera. Sempre nel ’59, a settembre, la Rui viene già eretta ad ente morale su proposta del ministero della Pubblica Istruzione con il quale, da allora e fino a tutt’oggi, intrattiene uno strettissimo rapporto. Al punto che lo Stato italiano nel 1986 emana un apposito provvedimento per dichiarare deducibili dalle tasse i contributi versati dai privati cittadini alla Rui.
Sono 12 i collegi universitari che promanano direttamente dalla fondazione opusdeista: tre nella capitale (Valle delle Palme, Celimontano ed il recentissimo Porta Nevia sulla Laurentina, che offre alle studentesse bene servizi alberghieri e di tutoraggio in un complesso residenziale dotato di aula magna da 150 posti, cinque sale studi, music room e cappella da 120 posti), due nella postazione strategica di Verona (dove ha sede anche la dinasty dei Blasi, cofondatrice della Rui ed attualmente ai vertici di Cariverona, con Paolo Blasi appena entrato nel cda di Mediobanca), uno a Palermo e Bologna, due a Genova e tre a Milano. Sono le residenze Viscontea, Torrione e, soprattutto, la famosa Torrescalla, mitico tempio del primo sodalizio fra Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi. “Ho visto Silvio la prima volta all’università Statale di Milano nel ’61”, raccontava il senatore forzista qualche anno fa. A farli incontrare era stato “un amico comune, Bruno Padula, oggi sacerdote dell’Opus Dei”. Primo organismo nato dall’intesa fu una squadra di calcio: “Silvio era il presidente, io allenavo – ricorda ancora Dell’Utri – e suo fratello Paolo giocava da centravanti”. “Si chiamava – conclude – Torrescalla, dal nome della residenza universitaria dell’Opus dove io vivevo, e dove avevamo messo la sede della squadra”.

SILVIO VORREI CHE TU,
Direttore di Torrescalla, che sorge in un parco e dispone di piscina, campi da tennis e palestra, è attualmente Renzo Arborea, coadiuvato da Marco Giorgino ed Antonio Torello. Fra le presenze ricorrenti in occasione di convegni organizzati dalla residenza milanese, spiccano quelle di Umberto Di Capua, numero due di Assolombarda nonché general manager di ABB Italia, ed Ettore Barnabei, ex patron della Rai ed attuale presidente di Lux Video. In prima fila per la santificazione di Escrivà, ma presenza fissa anche in occasione di analoghi appuntamenti per celebrare il fondatore, Bernabei avrebbe già in tasca l’autorizzazione per girare un film sulla vita di Giovanni Paolo II all’indomani della sua scomparsa, grazie alla perfetta intesa con le gerarchie dell’Opus: quelle stesse alte sfere che avrebbero designato da tempo alla successione di Wojtyla il neo cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, altra figura carismatica per i seguaci di Escrivà.
Intanto, chi non dimentica i tempi di Torrescalla è proprio lui, il premier Berlusconi, che all’inaugurazione dell’anno accademico 2001-2002 dell’elitaria location meneghina ha inviato il suo braccio destro Fedele Confalonieri, autore di un lungo intervento sul ruolo della tv privata nella formazione dei giovani all’interno della famiglia. Con lui, al tavolo dei relatori, anche l’ex presidente della Ras Assicurazioni Umberto Zanni e la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, entrambi presenze assidue alle convention opusdeiste da un capo all’altro della penisola. Assente “giustificato” Marcello Dell’Utri, alle prese con i postumi della condanna definitiva (2 anni e 3 mesi di carcere) per false fatturazioni e frode fiscale continuata, e soprattutto invischiato nel processo di Palermo, che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Di “santa mafia” ha parlato il quotidiano il manifesto a proposito della santificazione di Escrivà, riferendosi al lobbismo della struttura ed in particolare alla segretezza sulle affiliazioni, di cui esiste traccia solo nel sancta sanctorum di Palazzo Tevere, con tanto di schede, foto, qualifica (si va dai numerari, celibi ma laici, ai soprannumerari, fedelissimi sposati e con prole, fino ai soci cooperatori, professionisti di provata fede nell’Opus). In realtà, secondo attenti osservatori, il paragone più calzante sarebbe quello con una “santa massoneria”, dal momento che assai simili, soprattutto dal punto di vista dell’elitarismo di cui è permeato il loro credo, appaiono gli ideali delle due diverse consorterie.
Una riprova arriva dalle dichiarazioni del Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia Fabio Venzi, secondo il quale “alcuni massoni sono nell’Opus Dei e alcuni membri dell’Opus Dei sono in Massoneria”, anche perché “queste organizzazioni si propongono di raggiungere pressappoco le stesse finalità”. E conclude ammettendo che “esiste un dialogo tra i membri delle due organizzazioni vuoi per semplice amicizia, vuoi per questioni professionali”.
Niente intrecci precostituiti, dunque, ma forti affinità, con percorsi che molto spesso s’incontrano. Nelle segrete stanze del potere. E qualche volta anche alla luce del sole. Succede, ad esempio, durante le kermesse mondano-religiose che costellano la vita dell’Opus e delle sue attività imprenditoriali targate Rui. Fra le quali spiccano altri due incrociatori: il Campus Biomedico e la Pontificia Università della Santa Croce, entrambi nella capitale.

FRATELLO EURO, SORELLA LIRA
Partiamo dal Campus e torniamo subito alla Fondazione Rui nel segno di Vincenzo Lorenzelli, contemporaneamente rettore del primo e presidente della seconda. Chi è Lorenzelli? Il suo nome è rimbalzato in sede parlamentare a fine dello scorso anno, quando è stato nominato presidente di Carige Nuova Vita spa. Al centro della polemica, una questione di incompatibilità all’interno dell’omonimo gruppo bancario, in cui Lorenzelli rivestiva già un’altra importante carica, quella di presidente della Fondazione Carige.
Dell’affiliazione all’Opus Lorenzelli non fa mistero “ma – tiene a precisare in un’intervista a Repubblica – la Prelatura non gestisce il Campus”, anche se “vigila su di esso – aggiunge – offrendo l’assistenza pastorale e l’orientamento dottrinale delle attività formative”.
Senza contare la messe di convegni cultural-mondani, in cui spiccano alcuni fra i più bei nomi dell’imprenditoria nazionale: dal già citato Alberto Falck all’editore Leonardo Mondadori, entrambi presenti al Gran Galà di Villa Sormani Marzorati, organizzato due anni fa dalla contessa Maria Teresa Parea Uva per finanziare le attività universitarie dell’Opus. E ancora, Giancarlo Elia Valori (negli archivi della Loggia P2 fu ritrovato un intero schedario dedicato all’Opus), il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, il numero uno Farmindustria Giampiero Leoni e Carlo Caruso, direttore dell’ospedale San Raffaele, tutti partecipanti alla giornata della ricerca, organizzata nel marzo scorso presso la sede del Campus Biomedico. E poi l’ex presidente della struttura, il già nominato Umberto Zanni (cui è succeduto Paolo Arullani, attualmente in carica), il direttore del Tg1 Alberto Del Noce, corso a moderare, giusto un anno fa, il convegno dall’emblematico titolo “Il significato nel dolore nell’insegnamento del Beato Josemaria Escrivà”, e perfino Alberto Sordi che, sfatando la proverbiale fama di tirchio, ha donato parte del terreno su cui è stata edificata una nuova ala del Campus in zona Trigoria, nei dintorni della capitale. A un passo dal quartier generale della Roma presieduta dall’amico Franco Sensi.
Personaggio chiave dell’establishment opusdeista nazionale, Lorenzelli siede anche nel comitato scientifico della Pontificia Università della Santa Croce, sede a Roma in Palazzo dell’Apollinare. Suo Gran Cancelliere è lo stesso prelato dell’Opus Di Javier Echevarria autore, nel luglio scorso, della nomina del reverendo Mariano Fazio, origini argentine, quarantadue anni, a nuovo rettore dell’ateneo. Nelle cui sale, intanto, cresce l’attesa per il prossimo 26 novembre, quando verrà conferita la laurea honoris causa in Teologia al ‘papabile’ per eccellenza: il cardinale Dionigi Tettamanzi.

LA COMPAGINE PARTENOPEA
“Escrivà ci insegnò che la povertà cristiana non coincide con lo squallore e che si può, si deve essere devoti, ma non guasta esserlo con la cravatta giusta, se laici; e, se preti, con eleganti gemelli ai polsini, come sempre fece egli stesso”. Parola di Vittorio Messore, tra i biografi del fondatore più accreditati nelle alte sfere della Prelatura. Un dettato preso alla lettera dai seguaci partenopei, tutti appartenenti alle classi borghesi maggiormente elitarie e facoltose. Noncuranti delle maldicenze sul santo (che, secondo quanto pubblicato di recente da Le Monde Diplomatique, amava “farsi trasportare in una cadillac nera” ed “aveva ottenuto dall’amico Francisco Franco il titolo di marchese di Peralta”), gli adepti nostrani continuano a flagellarsi periodicamente nell’intimo delle mura domestiche.
Non è ancora del tutto scomparso dalle loro case il cilicio: una sorta di busto metallico chiodato da applicare di tanto in tanto nel corso della settimana, a fini di mortificazione della carne, come spiegava a fine anni ’80 il giornalista Maurizio Di Giacomo nel libro choc Opus Dei edito da Tullio Pironti. Altro precetto in primo piano, l’assoluta esclusione di qualsiasi pratica anticoncezionale, compresi i pochi metodi ammessi dalla chiesa ufficiale. Le loro famiglie sono generalmente popolate da un gran numero di figli, tutti pronti a frequentare, naturalmente, le centinaia di residenze, scuole ed università dell’Opus sparse nel mondo.
Partiamo dai centri scolastici che vedono in prima fila l’Istituto Belforte di corso Europa, “l’unica scuola a Napoli pensata e realizzata per la donna”, recita lo slogan. Con elementari, medie e liceo linguistico riconosciuti dallo Stato, la Belforte aderisce al Faes, la già ricordata filiazione delle Residenze Rui, ed è diretta dall’opusdeista doc Maria Ruju. Nell’organigramma figurava, fino a metà anni novanta, anche Nober Manoukian. Rotariano, ex Ucid e direttore di un’industria di smalti nella zona di Ponte Chiasso, Manoukian rappresenta una figura mitica dell’opusdeismo nazionale, più volte celebrato anche a Torrescalla e al Campus romano. Fedele alla tradizionale ‘attenzione’ per il mondo dell’informazione (“l’Opus – fanno sapere i portavoce ufficiali – controlla nel mondo 630 giornali e 52 catene tv”), anche la Belforte organizza corsi di giornalismo, cui prendono parte esponenti delle principali testate partenopee. E naturalmente, ogni anno, lo stand dell’istituto di corso Europa giganteggia in occasione di Euripe, la kermesse a carattere nazionale che si svolge in primavera a Napoli con fini ufficiali di orientamento universitario (“ma in realtà – dicono negli ambienti laici – per reclutare quanti più giovani è possibile nelle residenze della Rui o in altre strutture dell’Opus”).
Ideatore di Euripe e fondatore dell’IPE, l’Istituto per le attività educative con sede al Vomero in via Luca Giordano, è l’ex presidente del Consiglio regionale della Campania, il forzista Raffaele Calabrò. Cardiologo all’ospedale Pausilipon, amico personale e collega di Paolo Cirino Pomicino (il quale, non a caso, nella sua veste di ministro del Bilancio andò ad inaugurare una struttura dell’Opus Dei a Napoli nel 1991), Calabrò può contare su una famiglia che condivide da sempre il suo ferreo credo. A partire dalla moglie Giovanna Perrone, che insegna alla Belforte, e poi la madre Elisa Calabrò, decana della compagine partenopea, la sorella Lea, insegnante e sposata col magistrato Salvatore Iovene, anche lui devotissimo: tutti uniti nel verbo di Escrivà ed impegnati a vario titolo nel promuovere l’attività delle due residenze napoletane. La Monterone, più antica, ha sede nel cuore della Napoli chic, in un antico palazzo di via Crispi, ed è riservata ai maschi. Diretta da Lorenzo Burdo, può ospitare fino a cinquanta studenti, in grado di pagare una retta pari a circa 13 milioni di vecchie lire l’anno. All’inaugurazione dell’anno accademico 1999-2000 era intervenuto come relatore, accanto a Raffaele Calabrò, l’allora ministro della Pubblica istruzione Ortensio Zecchino.
Alle fanciulle è riservata invece la Residenza Villalta, poco distante dalla Monterone (è in via Martucci), inaugurata a novembre del 2001 alla presenza di autorità cittadine e simpatizzanti assidui dell’Opus, come il giudice minorile Maria Lidia De Luca, fervente seguace di Escrivà da sempre, così come il marito Raffaele Raimondi, altro magistrato, inserito nel comitato ristretto dei saggi per il Giubileo 2000. Anche Villalta, sessanta posti letto e rette analoghe alla Monterone, è gestita dall’IPE, che attualmente è presieduto da Luigi Coccurullo e diretto da Mario Spasiano.
Intanto cresce, anche nel capoluogo partenopeo, il numero degli adepti che, dal mondo delle professioni, riescono a spiccare il volo verso quello delle istituzioni. E’ il caso di Mario Delfino, dermatologo, che dal 2001 siede in consiglio comunale a Napoli sotto le insegne, naturalmente, di Forza Italia. A distinguersi nella schiera degli opusdeisti era stata anche sua sorella Giovanna Delfino, numero uno delle Edizioni Scientifiche Italiane, per i cui tipi era uscito qualche anno fa un libello agiografico di grande tiratura sulla vita del beato.
Restando in zona Palazzo Sangiacomo incontriamo poi un altro fervente: si tratta di Gianni Pomicino, parente dell’ex ministro ed ingegnere, che più volte ha ospitato nella sua casa del Vomero incontri aventi ad oggetto le beatitudini di Escrivà. All’università prestava invece la sua opera Roberto Marrama, l’economista partenopeo scomparso qualche anno fa, cui recentemente l’IPE ha intitolato un concorso per borse di studio finalizzate all’accesso nel Campus Biomedico. Considerato un ideologo del pensiero di Escrivà, Marrama apparteneva infatti alla stretta nomenklatura partenopea dell’Opus.
Assai più variegato, in zona, il panorama dei simpatizzanti, che comprende anche grandi firme dell’edilizia locale come Bruno Brancaccio e Bruno Capaldo, entrambi proprietari ad Ischia di appartamenti in un complesso residenziale che ospita anche magioni estive della famiglia Calabrò.
Il nome di Capaldo, notoriamente vicino a Forza Italia, è finito nell’occhio del ciclone per una fra le più recenti tangentopoli all’italiana: quella per il tourbillon di mazzette intorno all’affare Inail di Potenza.


BOX
In principio fu Susanna
C’è anche lei, Susanna Tamaro, la reginetta del connubio tra spiritualità & business editoriali, nel novero delle grandi firme che scrivono per Ares, la casa editrice milanese dell’ Opus Dei votata a diffondere il Verbo del neo santo Escrivà de Balaguer, di cui edita l’opera omnia in un’apposita collana. Per i tipi di Ares la Tamaro ha pubblicato il suo libro più intimo, una sorta di autobiografia dell’anima intitolata Verso Casa. Fondata nel 1956 in contemporanea col decollo, in Italia, di moloch educativi coma la Fondazione Rui, anche Ares riceve subito l’imprimatur ufficiale con l’erezione ad ente morale avvenuta per decreto del capo dello Stato nel 1966. Scorrendo la lista di coloro che hanno affidato in questi anni all’editrice dell’Opus i propri manoscritti si incontrano griffe prevedibili ed altisonanti – come quelle dei cardinali Giacomo Biffi e Joseph Ratzinger, o di Rocco Buttiglione – accanto a nomi finora mai inseriti fra i cantori delle lodi di Escrivà.
Cominciamo da Massimo Caprara. Proprio lui, l’uomo che un tempo sussurrava a Togliatti. Il passaggio nelle fila del Polo deve aver coinciso con la scoperta di un cuore opusdeista, sulle note del quale il Nostro si abbandona a due libri in odor di pentimento: le duecento e passa pagine di Gramsci e i suoi carcerieri e, poco dopo, Paesaggi con figure, destinato a purgare il lettore d’ ogni residuo di “totalitarismo comunista”.
Restiamo sulla sponda ex marxista e precisamente nella fu Telekabul, il Tg3: il suo vaticanista di punta, Aldo Maria Valli, pubblica per Ares ben due volumi: Affetti speciali e A noi la linea, destinati a mostrare come sia possibile trasformare la tv in un mezzo educazionale per famiglie.
Per completare l’opera, Ares pubblica il lungo racconto confessione di Leonardo Marino Così uccidemmo il commissario Calabresi: questo l’esplicito titolo “per far comprendere – scrivono gli editori nella presentazione – le ragioni della condanna di Adriano Sofri ed Ovidio Bompressi”.
Le corazzate di Ares restano comunque Studi Cattolici e Fogli, massime esternazioni del pensiero opusdeista contemporaneo. Al primo, con cadenza mensile e diretto da Cesare Cavalleri, hanno collaborato, tra gli altri, Gianni Baget Bozzo, Ombretta Fumagalli Carulli, Vittorio Mathieu, nonché gli stessi Aldo Maria Valli e Susanna Tamaro.


MILITANTI, SOSTENITORI, SIMPATIZZANTI & C.
ALBERONI FRANCESCO – OSPITE – SOCIOLOGO
ANDREOTTI GIULIO – MILITANTE – SENATORE A VITA
ANGELETTI LUIGI – SIMPATIZZANTE – SEGRETARIO UIL
ARANDA ANTONIO – SOSTENITORE – COMITATO
SCIENTIFICO UNIVERSITA’ SANTA CROCE
ARBOREA RENZO – MILITANTE – DIRETTORE
COLLEGIO TORRESCALLA
ARMATO TERESA – SOSTENITORE – ASSESSORE
TURISMO REGIONE CAMPANIA
ARULLANI PAOLO – MILITANTE – PRESIDENTE
CAMPUS BIOMEDICO
BAGET BOZZO GIANNI – SOSTENITORE – EDITORIALISTA
BALDASSARRE ANTONIO – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE RAI
BARUCCI PIERO – OSPITE – ECONOMISTA
BELLONI PIERO – MILITANTE – VICEPRESIDENTE
IST. BELFORTE NAPOLI
BOLCHI ANDREA – MILITANTE – GIORNALISTA
BERLUSCONI PAOLO – SIMPATIZZANTE
IMPRENDITORE
BERLUSCONI SILVIO – SOSTENITORE
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
BERNABEI ETTORE – SOSTENITORE
PRESIDENTE LUX VIDEO
BIANCO LUCIO – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE CNR
BINETTI PAOLA – SOSTENITORE – CAMPUS BIOMEDICO
BLASI PAOLO – MILITANTE – BANCHIERE
BOFFI GIANDOMENICO – MILITANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
BRANCACCIO BRUNO – SIMPATIZZANTE – COSTRUTTORE
BRANCATISANO MARTA – SIMPATIZZANTE – SCRITTRICE
BRUDO LORENZO – MILITANTE – DIRIGENTE IPE
BUTTIGLIONE ANGELA – SOSTENITORE – DIRETTORE TG PARLAMENTO
BUTTIGLIONE ROCCO – SIMPATIZZANTE – LEADER UDC
CALABRO’ ELISA – MILITANTE
CALABRO’ LEA – MILITANTE – INSEGNANTE
CALABRO’ RAFFAELE – MILITANTE – CONSIGLIERE REGIONALE CAMPANIA
CAMILLERI RINO – MILITANTE – GIORNALISTA
CANIATO RICCARDO – MILITANTE – GIORNALISTA
CAPALDO BRUNO – SIMPATIZZANTE – COSTRUTTORE
CAPRARA MASSIMO – SOSTENITORE – OPINIONISTA
CARUSO CARLO – SOSTENITORE – DIRETTORE – SAN RAFFAELE
CASINI P. FERDINANDO – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE CAMERA
CAVALLIERI CESARE – MILITANTE – DIRETTORE ‘STUDI CATTOLICI’
CERVO ARNALDO – MILITANTE – DOCENTE UNIV.
CESARINI FRANCESCO – OSPITE – PRESIDENTE UNICREDITO
CIABATTONI AMOS – MILITANTE – COFONDATORE RUI
COCCURULLO LUIGI – MILITANTE – PRESIDENTE IPE NAPOLI
COLAO VITTORIO – OSPITE – AMMINISTRATORE DELEGATO OMNITEL
CONFALONIERI FEDELE – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE MEDIASET
CORIGLIANO GIUSEPPE – MILITANTE – UFFICIO STAMPA PRELATURA
CORTESE ARDIAS AMELIA – SIMPATIZZANTE – PARTITO LIBERALE NAPOLI
CORTESINI RAFFAELLO – MILITANTE – CHIRURGO
COSSIGA FRANCESCO – SIMPATIZZANTE – SENATORE A VITA
CURCI BEATRICE – OSPITE – GIORNALISTA NEWSITALIA
D’AGOSTINO FRANCESCO – OSPITE – UNIV. TOR VERGATA
D’ALEMA MASSIMO – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE DS
D’ANGELO GUIDO – SIMPATIZZANTE – DOCENTE UNIV. NAPOLI
D’IPPOLITO SERGIO – SOSTENITORE – STAFF EURIPE NAPOLI
DE BENEDETTI CARLO – OSPITE – IMPRENDITORE
DE GIOVANNI ASTRID – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ SANTA CROCE
DE LUCA M. LIDIA – SOSTENITORE – MAGISTRATO TRIB. MINORI NAPOLI
DE MAIO ADRIANO – OSPITE – RETTORE POLITECNICO MILANO
DEL NOCE ALBERTO – SIMPATIZZANTE – GIORNALISTA
DELFINO GIOVANNA – SOSTENITORE – DIRETTORE – EDIZIONI SCIENTIFICHE IT.
DELFINO MARIO – MILITANTE – CONSIGLIERE COMUNALE NA
DELL’UTRI MARCELLO – MILITANTE – SENATORE FORZA ITALIA
DI BARI MICHELE – MILITANTE – TESORIERE – ASSOCIAZIONE TORRESCALLA
DI CAPUA UMBERTO – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE ABB ITALIA
DI PALMA MARIO – MILITANTE – GIORNALISTA
DIANZANI FERDINANDO – SOSTENITORE – PRESIDE FAC. MEDICINA C. BIOMEDICO
DINA’ MARIO – MILITANTE – GIORNALISTA
DONATI PIERPAOLO – SOSTENITORE – COMITATO SCIENTIFICO UNIV. SANTA CROCE
ETCHEGARAY ROGER – SOSTENITORE – CARDINALE
FALCK ALBERTO – MILITANTE – IMPRENDITORE
FARRI UMBERTO – MILITANTE – PRESIDENTE IST. COOPERAZ. UNIVERSITARIA
FAZIO ANTONIO – SIMPATIZZANTE GOVERNATORE BANKITALIA
FAZIO MARIANO – MILITANTE – RETTORE UNIVERSITA’ DELLA SANTA CROCE
FENU CARLO MARIA – MILITANTE – ASSOCIAZIONE TORRESCALLA
FINAMORE ROSANNA – SOSTENITORE – UNIV. GREGORIANA ROMA
FONTANA MASSIMO – – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ SANTA CROCE
FONTANAROSA ALDO – OSPITE – GIORNALISTA LA REPUBBLICA
FORLANI ARNALDO – SIMPATIZZANTE – EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
FUMAGALLI ARMANDO – SOSTENITORE – UNIV. CATTOLICA MILANO
FUMAGALLI C. OMBRETTA – MILITANTE – SENATORE
FUSCAGNI STEFANIA – SOSTENITORE PRORETTORE UNIV. FIRENZE
GARACI ENRICO – SOSTENITORE – DIR. IST. SUPERIORE SANITA’
GAROFANO MICHELE – MILITANTE – EX PRESIDENTE MONTEDISON
GAVAZZI FRANCESCO – OSPITE – EDITORIALISTA
GELAO SAVERIO – COLLABORATORE – EDIZIONI ARES
GHINI GIUSEPPE – OSPITE – DOCENTE UNIV. URBINO
GIACOBINI STEFANIA – OSPITE – GIORNALISTA TG3
GIORGINO MARCO – MILITANTE – COLLEGIO TORRESCALLA
GIRONE GIOVANNI – SIMPATIZZANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
GROSSI GRONDI STEFANO – SIMPATIZZANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
GUICCIARDI C. GIOVANNI – MILITANTE – PRESIDENTE ASS. TORRESCALLA
GUIDI ANTONIO – OSPITE – SOTTOSEGR. SANITA’
IOVENE SALVATORE – MILITANTE – MAGISTRATO
ISIDORI ALDO – OSPITE – UNIVERSITA’ LA SAPIENZA
LEONI GIAMPIERO – SOSTENITORE – PRESIDENTE FARMINDUSTRIA
LO CICERO MASSIMO – OSPITE – ECONOMISTA
LOJODICE ALDO – MILITANTE – DOCENTE DIRITTO COSTITUZ. BARI
LORENZELLI VINCENZO – MILITANTE PRESIDENTE CARIGE
LUCCHINI PIERO – MILITANTE – IMPRENDITORE
MANOUKIAN NOBER – MILITANTE – EX PRESIDENTE IST. BELFORTE NAPOLI
MANTOVANO ALFREDO – SOSTENITORE – SOTTOSEGRETARIO GIUSTIZIA
MARINI CLARELLI M. VITTORIA – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ SANTA CROCE
MARRAMA TITTI – MILITANTE – INSEGNANTE
MARRELLI LUIGI – SOSTENITORE – COMITATO SCIENTIFICO UNIV. SANTA CROCE
MARZANO ANTONIO – OSPITE – MINISTRO ATTIVITA’ PRODUTTIVE
MASSA CARLO – MILITANTE – DOCENTE UNIV. NA
MAURO MARIO – SOSTENITORE – EUROPARLAMENTO
MAZZETTI DI PIETRALATA CARLO – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ SANTA CROCE
MESSORE VITTORIO – SOSTENITORE – GIORNALISTA
MEZZAROMA ROBERTO – SIMPATIZZANTE – COSTRUTTORE
MICHELINI ALBERTO – MILITANTE – GIORNALISTA
MICOSSI PIERO – OSPITE – ASSESSORE SANITA’ REGIONE LIGURIA
MINOLI GIANNI – OSPITE – GIORNALISTA
MONDADORI LEONARDO – SOSTENITORE – EDITORE
MONETA FAUSTO – MILITANTE – IMPRENDITORE
MONTANARI BRUNO – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ CATANIA
MUSTO MARINA – MILITANTE – UNIV. PARTHENOPE
NATALE ROBERTO – OSPITE – GIORNALISTA TG3
NAVARRO JOAQUIN – MILITANTE – PORTAVOCE SANTA SEDE
OTRANTO GIORGIO – SIMPATIZZANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
PADULA BRUNO – MILITANTE – SACERDOTE PRELATURA OPUS DEI SICILIA
PALLA PIER GIOVANNI – MILITANTE – DIRETTORE RIVISTA UNIVERSITAS
PALMIERI MANUELA – SOSTENITORE – STAFF EURIPE NAPOLI
PALOMBELLI BARBARA – OSPITE – GIORNALISTA
PALUMBO GIUSEPPE – OSPITE – PRES. COMM. AFFARI SOCIALI CAMERA
PANSARELLA MICHELE – OSPITE – AVVOCATO
PAOLINI FEDERICA – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ SANTA CROCE
PEROCCO ERMINIO – OSPITE – PUBBLICITARIO
PERRONE GIOVANNA – MILITANTE – INSEGNANTE
PETRUCCI LUIGI – MAGISTRATO
PEZZOTTA SAVINO – SOSTENITORE – LEADER CISL
PINCHERA ALDO – SIMPATIZZANTE – ENDOCRINOLOGO
POLESE NELLO – SIMPATIZZANTE – EX SINDACO NAPOLI
POMICINO C. PAOLO – SIMPATIZZANTE – EX MINISTRO
POMICINO GIANNI – SOSTENITORE – INGEGNERE
PORFIRIONE M. ANTONIETTA – SIMPATIZZANTE – CAMPUS BIOMEDICO
PREDA STEFANO – OSPITE – PRESIDENTE BORSA ITLIANA SPA
PRODI ROMANO – OSPITE – PRESIDENTE UE
PUPPI GIGLIOLA – SOSTENITORE – COMITATO SCIENTIFICO UNIV. SANTA CROCE
RAIMONDI RAFFAELE – SOSTENITORE – MAGISTRATO
RASCHIELLI PAOLA – SOSTENITORE – CAMPUS BIOMEDICO
RATZINGER JOSEPH – SOSTENITORE – CARDINALE
RAZZANO ALFREDO – MILITANTE – DIRETTORE RUI
RAZZANO GUIDO – MILITANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
RICCIARDI ANTONIO – MILITANTE – EURIPE
ROCCA AGOSTINO – MILITANTE – INDUSTRIALE ACCIAIO
ROMANO GIUSEPPE – MILITANTE – GIORNALISTA MI
ROMITI CESARE – OSPITE – PRESIDENTE RCS
ROVERATO GIANMARIA – MILITANTE – AMM. DELEGATO AKROS MILANO
RUGGERI COSTANZA – OSPITE – GIORNALISTA
RUINI CAMILLO – SOSTENITORE – CARDINALE
RUJU MARIA – MILITANTE – DIRETTRICE IST. BELFORTE NAPOLI
RUMI GIORGIO – MILITANTE – DOCENTE UNIV. CATTOLICA MILANO
RUTELLI FRANCESCO – SIMPATIZZANTE – LEADER ULIVO
SALVI CESARE – SIMPATIZZANTE – ESPONENTE DS
SARACENI VINCENZO – OSPITE – ASSASSORE SANITA’ REGIONE LAZIO
SCAZZOCCHIO BRUNO – SIMPATIZZANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
SCUDIERO MICHELE – MILITANTE – PRESIDE GIURISPRUDENZA NAPOLI
SILVESTRI LINO – MILITANTE – TRIB. ECCLES.
SENSI FRANCO – SIMPATIZZANTE – PRESIDENTE ROMA
SODANO ANGELO – SOSTENITORE – CARDINALE
SOMALO M. EDUARDO – SOSTENITORE – CARDINALE
SORDI ALBERTO – SOSTENITORE – ATTORE
SPASIANO MARIO – MILITANTE – DIRETTORE IPE NAPOLI
SPINA LUCIO – SOSTENITORE – EURIPE NAPOLI
SUNSERI NINO – OSPITE – GIORNALISTA EUROFINANZA
TAMARO SUSANNA – SOSTENITORE – SCRITTRICE
TOMMASINI ANTONIO – OSPITE – PRES. COMMISSIONE SANITA’ SENATO
TONON GIANCARLO – OSPITE – VICEPRESIDENTE KERIOS
TORELLO ANTONIO – MILITANTE – COLLEGIO TORRESCALLA
TRAPATTONI GIOVANNI – SIMPATIZZANTE – CT NAZIONALE CALCIO
TRAVAGLINI ANTONIO – MILITANTE – ASSOCIAZIONE TORRESCALLA
URBANI LEONARDO – SOSTENITORE – UNIVERSITA’ PALERMO
UVA ALBERTO – SOSTENITORE – IMPRENDITORE
VALITUTTI RAFFAELE – OSPITE – MINISTERO TRASPORTI
VALLI A. MARIA – SOSTENITORE – GIORNALISTA TG 3
VALLI RENATO – SIMPATIZZANTE – COLLABORATORE UNIVERSITAS
VALORI G. ELIA – SOSTENITORE – MANAGER
VANZINI GIANFRANCO – OSPITE – AMM. DELEGATO AEFFE
VESCOVI ANGELO – SOSTENITORE – RICERCATORE
VILLANI PAOLA – MILITANTE – PUBBLICISTA
VODOLA LILIANA – MILITANTE – INSEGNANTE
ZAMAGNI STEFANO – OSPITE – UNIV. BOLOGNA
ZANNI UMBERTO – MILITANTE – EX PRESIDENTE RAS
ZECCHINO ORTENSIO – OSPITE – EX MINISTRO
ZERMAN P. MARIA – OSPITE – GIORNALISTA SOLE 24 ORE

LEGENDA:
MILITANTE
iscritto o comunque appartenente alla
nomenklatura dell’Opus Dei
SOSTENITORE
molto vicino alle iniziative dell’Opus Dei
SIMPATIZZANTE
assiduo alle manifestazioni organizzate dall’Opus Dei
OSPITE
presente anche in forma occasionale ad iniziative
organizzate dall’Opus Dei o da sigle ad essa notoriamente collegate

Tratta dal sito www.lavocedellacampania.it


www.disinformazione.it

Commento:

Togliete dai nomi gli “Ospiti”, che sono stati elencati per essersi trovati, magarì a loro insaputa, a partecipare a manifestazioni organizzate dall’Opus Dei.

Per i “simpatizzanti” è diverso: D’Alema andò di persona alla cerimonia della malaugurata “beatificazione” di Escrivà in Vaticano (la dimostrazione che anche il Papa può fare errori…)…..gesto eloquente da parte del Presidente dei Ds…e capo di un governo che scelse tra i suoi ministri (guarda caso nella delicatissima posizione alle Poste, ovvero ai rapporti con Mediaset) un uomo come Salvatore Cardinale?

Hitler against the Jews, Hitler against the Slavs, this means Hitler against communism” ,Escrivà

si veda anche:

http://www.disinformazione.it/opusdei2.htm

…entra in ballo il pio Fazio. Amico del cardinale Camillo Ruini, cooperatore dell’Opus Dei, tutte le mattine a messa, il Governatore mira a diventare il referente politico di un paese a forma di campanile, again…..

http://213.215.144.81/public_html/9000-9999/articolo_9175.html

http://213.92.16.98/ESW_articolo/0,2393,4491,00.html

http://213.92.16.98/ESW_articolo/0,2393,29720,00.html

Due parole mie.

Ho avuto la disgrazia di vivere molto vicino, per motivi di famiglia, ad una giovane ragazza irretita nella setta Opus Dei. Non posso raccontare la cosa nei dettagli drammatici che desidererei per rispetto della persona implicata (la chiamerò Maria) che non mi ha detto il permesso. Aveva 17 anni Maria quando fu avvicinata da militanti Opus Dei. La cosa era legata a dei ragazzi che si dovevano incontrare, a della musica. Poi una grande importanza veniva assegnata a questa giovane. Molte persone le stavano intorno ed elogiavano ogni suo detto, ogni suo comportamento. Questo fece sentire Maria importante, più di quanto non lo fosse in casa dove, pur essendo abbienti, era una di cinque figli di una madre vedova. Frequentò per qualche tempo questi amici, Maria, finché non le fu offerto di trasferirsi in una bella casa dove vivevano tutti in comunità. Maria lo fece e, dopo un poco, si trovò completamente irretita in una situazione in cui iniziò a perdere volontà e capacità di reazione (naturalmente ogni cosa che io qui dicessi sarebbe solo una illazione). Raggiunta la maggiore età, il primo atto che Maria fece, fu un testamento davanti a notaio in cui ogni suo bene era destinato all’Opus. Da questo punto passò in un edificio periferico di una grande città, dove disponeva di una cameretta spoglia. Non poteva più uscire da sola ma solo accompagnata. Ogni malessere, ogni malanno era curato da medici dell’Opus che, in aggiunta avevano degli psicologi che fanno opera criminale. Sostenevano che la ragazza non poteva vedere la sua famiglia perché ciò l’avrebbe danneggiata. 

Intorno ai 25 anni iniziò il primo tentativo di suicidio. La madre non riuscì a vederla. Ad oggi i tentativi di suicidio sono sette e la giovane (che ha ora circa 40 anni) riesce a vedere sua madre solo con una ferrea compagnia, ordinata dagli psicologi dell’Opus. Anche al battesimo della sua nipotina ha potuto presenziare alla sola cerimonia in Chiesa. Il resto le è stato vietato. Lei ubbidisce come in stato di trance.

In Italia si sa pochissimo di questa setta criminale. In Spagna molto di più. Vi è una associazione di ex opusdeisti (principalmente donne) che aiuta chiunque voglia uscire fuori dal tunnel. Da qualche tempo sono usciti dei libri di racconti di ex opusdeisti e sono davvero tremendi.

Quanto meno occorrerebbe una maggiore circolazione di informazioni. Che qualche editore pubblicasse qui qualcuno di quei libri. Anche quelli che raccontano degli affari sporchi dell’Opus Dei. Si sa poco e questo è un gran male.

Per far contenta Maria di cui sopra, andai due estati fa, nella sede dell’Opus Dei di Roma in Viale Bruno Buozzi, nel quartiere più elegante di Roma, i Parioli. Riusciii ad entrare perché ero accompagnato dalla madre di Maria. Non vi dico lo sfarzo dentro questo enorme palazzo bianco al quale siamo entrati attraverso una piccola porta. Dentro ci ha accolti un tipo come Bruno Vespa, untuoso e strofinantesi le mani. Poi siamo scesi alla Chiesa, marmi pregiatissimi ed ori, quindi alle tombe di Escrivà de Balaguer, di Alvares del Portillo, della sorella di Escrivà. Ciascuna tomba in una cripta diversa. Tutte ricchissime come non si riesce ad immaginare. 

A parte ogni altra considerazione sono restato colpito da sepolture in città di cadaveri che, secondo quella legge che fece gridare allo scandalo Ugo Foscolo, deve prevedere una sepoltura in cimiteri, senza che ad egregie cose gli animi si possano accendere. Ho chiesto se avevano una qualche dispensa. Non mi hanno risposto.

Roberto Renzetti

D’Alema, perché elogi l’Opus Dei?

Monsignor Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opera, fu collaboratore di Francisco Franco e ammiratore di Pinochet. Perché, allora, il presidente Ds è andato in prima fila alla cerimonia della sua santificazione?

di Antonio Tabucchi

Avevo trovato sorprendenti le parole dell’onorevole D’Alema convenuto a San Pietro per la santificazione di monsignor Escrivà de Balaguer. Parole di elogio non circa le capacità miracolistiche di monsignor Escrivà, che è poi il motivo che consta nel processo di santificazione degli esperti vaticani in materia, ma per l’attività mondana del sacerdote e la sua capacità di “manager” della religione vista da D’Alema come “la forza della fede di ramificarsi che ha la Chiesa in tutte le sue espressioni, nei suoi movimenti, nei suoi uomini, nelle sue donne” (Repubblica, 7 ottobre).

Se D’Alema avesse espresso ammirazione per gli interventi taumaturgici e a quanto pare inspiegabili dalla medicina del prelato spagnolo ( e cioè che costui abbia guarito dal cancro un malato terminale o bloccato alla base della nuca di un poveretto un aneurisma diretto al cervello) non ci saremmo stupiti. Credere o meno ai miracoli riguarda unicamente il privato cittadino D’Alema, non il D’Alema uomo politico e pubblico. Del resto la volontà divina , per chi crede in Dio, è misteriosa. E anche le preferenze che il Padreterno possa accordare eventualmente a un monsignore Escrivà, collaboratore del dittatore fascista Francisco Franco e apologeta del massacratore Pinochet, riguarda unicamente il Dio in questione.

Non è un problema di nostra competenza: al massimo un agnostico potrebbe dire che nessuno è perfetto. D’Alema ha invece espresso un giudizio politico, elogiando il Balaguer che coniugando religione e banche, torturatori e sacramenti, Vangelo e società off-shore, ha saputo riportare i mercanti nel Tempio cacciati da Cristo. Pinochet era indubbiamente un uomo che andava a messa, ma faceva fucilare in massa senza estrema unzione. Anche Francisco Franco: in Spagna si stanno ancora cercando trentamila persone sepolte in fosse comuni fucilate a guerra civile finita perché fedeli alla repubblica parlamentare che Franco aggredì.

Le operazioni di scavo, cominciate quest’estate nelle Asturie, sono ancora in corso. Non so se in Italia la notizia sia giunta, ma presumo che il politico D’Alema lo sappia. Seguo nel mio tempo libero le mosse del politico D’Alema. Probabilmente ci sarebbero cose più interessanti da fare, ma a volte ci assumiamo inspiegabilmente compiti ingrati. E anche faticosi, perché non è facile seguire certe mosse (Ulivismo, anti-ulivismo, socialdemocrazia, riformismo, liberismo economico, eccetera): si rischia di perdere il filo. Forse può orientarci una vecchia frase di Stefan Zweig, che rispondendo allo stupore di un suo amico, scandalizzato per il comportamento inspiegabile (e poi storicamente disastroso) di certi politici di parte democratica del suo Paese, rispose: “Ma da quando in qua, nella prassi politica, i politici preferiscono le ragioni dell’etica alle ragioni elettorali?”.

Come che sia, osservare le dichiarazioni dei politici di fronte a scelte fondamentali e non aggirabili (la guerra, i diritti, l’economia, i regimi politici, certe figure storiche) risulta di una qualche utilità per il cittadino: serve più di un programma elettorale a capire la mentalità di quel politico, le sue scelte di fondo, il suo sentire, le sue idee: il suo identikit ideologico è lì. Ricordo l’accorata esortazione che il personaggio di Nanni Moretti, impersonato nel film “Aprile” dallo stesso Moretti, rivolge al leader politico D’Alema che sta partecipando ad un programma televisivo. È diventata quasi una frase corrente: “D’Alema, di’ qualcosa di sinistra!”. Appello sincero, forse irritato, ma comunque speranzoso. Ma, visto col senno di poi, per come sono andate le cose in Italia, anche “vaste tache”, come ebbe a dire De Gaulle al giovane che manifestava un proposito ottimista ma impossibile. Come chiedere a un palombaro di parlare da astronauta.

© El Pais

Storie di ordinaria censura su internet

Quella che vi raccontiamo e’ una storia di ordinaria censura, di “silenziamento” delle opinioni, di controllo e manipolazione delle coscienze. Una precisazione: qualche imprecisione nel testo italiano non è dovuta al tentativo di manipolare il testo originale,
(che comunque potete leggere qui 
http://www.ahorausa.com/FyV120103FiltrosOpusDei.htmma alla nostra incompetenza nel tradurre dallo spagnolo.
 
Se qualcuno volesse darci una mano, e’ ben accetto…

Filtri per mettere sotto silenzio ex-membri della opus dei?

J.G.Santiago

Alcuni lettori del sito www.opuslibros.com protestano perché è stato loro precluso l’accesso a questo portale: Canguro.net lo ha catalogato come proibito, nonostante OpusLibros non contenga pornografia e non sia una setta.
 

Sono sempre di più le voci che denunciano i metodi dell’opus dei. Ex-membri hanno lanciato un portale Internet in Spagna (www.opuslibros.com), negli Stati Uniti (www.odan.org) e in Brasile (Opus Dei do Brasil, in portoghese,  http://opusdob.tripod.com/). Nella edizione di dicembre 2003 la rivista GQ degli Stati Uniti ha pubblicato un articolo che pone allo scoperto lo scontento di ex-membri dell’opus dei.
 

E’ legale o etico che i filtri di Internet si trasformino in uno strumento per catalogare come pornografici o legati a delle sette, anche se non lo sono, quei portali che hanno una opinione diversa da questa poderosa organizzazione? C’è chi afferma che la opus dei ha un forte controllo dei mezzi di informazione in Spagna. Il fondatore di questa organizzazione, fatto santo di recente dal Vaticano, raccomandava che molti membri dell’opus dei si dedicassero al giornalismo.

Questi sono i messaggi che alcuni lettori di OpusLibros hanno inviato agli editori del portale e che sono stati pubblicati in questo indirizzo:
http://www.opuslibros.com/correosanteriores/diciembre2003/1dic2003.htm

Filtro
Da un po’ cerco di entrare nella vostra pagina e non ci riesco. Mi appare il filtro che avevo comprato da Canguro.Net della Telefonica (una specie di Telecom spagnola) perché i miei figli non entrassero in pagine che contengono violenza o sesso. Ho sollecitato la Telefonica per essere cancellato dal servizio. Si vede che non ci fanno caso e che qualcuno ha incluso OpusLibros nella lista dei violenti e dei pornografi… (…)

Abbracci

Alef

Cari amici

Il braccio lungo del fanatismo e l’intolleranza non smettono di aumentare. Al punto che le cose che sto scrivendo non le potrò poi leggere perché il mio accesso alle vostre pagine è stato bloccato da canguronet. Come sapete appartiene alla impresa Optenet, società di membri dell’opus dei. E, non siete classificati come pornografia ma come SETTA.
 

Ma allora, o l’opus dei è una setta oppure non lo è; ma se non lo è, perché qualcuno che parla di loro è una setta?
 

E’ così vergognoso che noi non possiamo accedere qui, vi invito a scrivere lettere ai mezzi di informazione, ad organismi di difesa del consumatore, compreso il Difensore del popolo…


Se loro usano mezzi vergognosi noi non dobbiamo consentire il loro disprezzo della libertà e dobbiamo contrattaccare. (…)
 

Che pena vedere come impiegano la loro potenza per far tacere delle vocine invece di lottare per un mondo più giusto e più tollerante.

Oggi, amici, ho sentito più vergogna che mai.

C.V.

Fonte: Opus Libros

(06 Gennaio 2004)

Policlinico ”dei miracoli” regalato dal governo all’ Opus Dei

Tratto da ComeDonChisciotte

Cinquanta milioni di euro, qualcosa come cento miliardi di vecchie lire, un quarto circa di tutto ciò che lo Stato darà a tutti gli atenei italiani. Verranno dati dalla Finanziaria in corso d’approvazione a un solo ateneo, privato, per la realizzazione ex novo di un policlinico. I cinquanta milioni saranno erogati pronta cassa in due tranche – una nel 2004 e una nel 2005 – metà dal ministero dell’Economia e metà da quello della Salute per finanziare il progetto di una università privata, quella dell’Opus Dei. Una cifra enorme, o per dirla con le parole di Paolo Giaretta, il relatore dell’opposizione sulla Finanziaria al Senato, «un’enormità».

Il relatore dell’Ulivo, che è della Margherita, ha definito «gravissimo» lo stanziamento di questi 50 milioni di euro per la costruzione di un campus biomedico, approvato dalla Commissione Bilancio di Palazzo Madama. «Basti pensare – fa notare Giaretta – che il totale del fondo per gli interventi a favore di altre 65 Università ammonta a 238 milioni di euro e che, per l’intera riforma della scuola sono stati stanziati 90 milioni di euro». È proprio questo il dato che colpisce l’attenzione. I fondi sono infatti stanziati ad una università privata mentre gli stanziamenti a favore di università pubblica e ricerca continuano infatti a diminuire, come denuncia il senatore Luciano Modica, ex rettore dell’ateneo di Pisa. E i rettori hanno già minacciato di protestare duramente, proprio come avvenne l’anno scorso quando si dimisero in massa. È vero che il campus biomedico dovrà convenzionare con il servizio sanitario nazionale almeno parte dei suoi 350 nuovi posti letto da costruire nell’area di Trigoria (su terreni in parte regalati e in parte venduti da Alberto Sordi). Ma è anche vero che i cinquanta milioni vengono offerti ad un’organizzazione come l’Opus Dei con agganci importanti nei santuari della finanza vaticana e con casse molto floride, costantemente rimpinguate da donazioni e dai proventi delle molteplici attività anche di tipo assistenziale diffuse in tutto il mondo. Dunque l’Opus Dei ha davvero bisogno di un così ingente contributo statale? E lo stato della sanità pubblica nel Lazio, esempio di punta di una gestione disastrosa del sistema sanitario nazionale, su cui si riversano anche molti dei malati provenienti dalle regioni del Sud, trova qualche giovamento dal fatto che una simile cifra venga destinata alla costruzione di una struttura medica privata? Il campus biomedico dovrebbe essere pronto nel 2006. A Roma secondo Giulia Rodano, consigliere regionale diessina, oggi i tagli alla sanità sono arrivati a un punto limite, tanto che in un grande ospedale pubblico come il San Camillo manca il latte fresco, gli omogenizzati e non è più possibile fornire ai ricoverati una dieta con prodotti freschi come la bistecca e il pesce. In Puglia il governatore Fitto è alle prese con nuove proteste dei cittadini per la chiusura di importanti reparti di chirurgia e di servizi ospedalieri. In Sicilia il governatore Cuffaro propone, per aggirare i tagli, la possibilità alle aziende sanitarie siciliane di vendere all’asta i propri beni alle banche, compresi gli ospedali: una specie di «sanità in leasing» come denuncia il senatore diessino Angius. Infine il presidente della regione Emilia- Romagna, Vasco Errani, denuncia che i tagli della Finanziaria mettono a serio rischio la realizzazione dei nuovi ospedali, tra cui quello, pubblico, di Parma. Lo stesso Girolamo Sirchia, ministro della Sanità, ha ammesso che per l’apertura dell’ospedale di Parma si dovrà aspettare ancora «un anno o due». Ma lo Stato intanto finanzia per un terzo l’apertura in tempo record del policlinico dell’Opus Dei (il costo complessivo dell’ospedale di Trigoria è infatti di 157 milioni di euro). Articoli correlati:
Opus Dei: la nomenklatura in italia

Una testimonianza su San Escrivà
San Escrivà: Santo per (un) miracolo (9 Ottobre 2003)

LA CANONIZZAZIONE DEL FONDATORE DELL’OPUS DEI
La milizia virile di un santo fascista


Juan Goytisolo
Negli ultimi sei anni, in Spagna, dopo la vittoria del Partito popolare di José Maria Aznar, l’Opus Dei, una sorta di massoneria cattolica fondata nel 1928 da Mons. José Maria Escrivá de Balaguer (1), a poco a poco si è ripresa il potere. Molti militanti dell’Opus Dei sono tornati a occupare importanti cariche nelle imprese e nel governo.
Il che spiega il rinnovato interesse suscitato dalla divulgazione del Rapporto confidenziale sull’Organizzazione segreta dell’Opus Dei, redatto nel 1943 dalla Falange (partito fascista spagnolo), allora impegnata contro Mons. Escrivá de Balaguer in un’accanita lotta di potere all’interno della dittatura franchista. In tale rapporto, Escrivá è descritto come un «maldicente», dalla vita poco raccomandabile, dalle «parole e atti pieni di secondi fini», e di una «devozione ostentata e lacrimosa, per nulla naturale, con atteggiamenti leziosi e forzati». Tali accuse non hanno per nulla ostacolato la folgorante ascesa di Mons. Escrivá, prima sul piano mondano (il fondatore dell’Opus Dei, «modesto» accumulatore di decorazioni e di onori, aveva ottenuto dall’amico generale Franco un titolo nobiliare: marchese di Peralta), e poi celeste, beatificazione nel 1982 e, consacrazione suprema, l’ascesa agli onori degli altari il 6 ottobre scorso.
Il lettore curioso della vita del nuovo santo Escrivá troverà in alcune opere 
(2) e nelle agiografie curate dall’Opus Dei abbondanti testimonianze delle sue gesta. Noi disponiamo di tracce non meno rivelatrici del personaggio grazie alle sequenze filmate di alcune sue apparizioni in Cadillac nera, in atteggiamenti pieni di grazia.
Ma la mia interpretazione personale, in Foutricomédie, delle massime della sua opera principale, Cammino – tradotta in oltre quaranta lingue – getta una nuova luce sui fantasmi sessuali di Escrivá. Il fondatore dell’Opus Dei era indubbiamente, come avrebbe detto Rabelais, «della tempra di cui sono fatti i santi». L’opera principale del fondatore dell’Opus Dei, Cammino, fu scritta durante la guerra civile spagnola (1936-1939) e rappresenta un elogio dello spirito fascista e del dittatore Franco. In uno dei rari incisi autobiografici del libro, l’autore rievoca i momenti di «nobile e gioioso cameratismo» con gli ufficiali franchisti, in cui aveva sentito la canzone di un «giovane sottotenente dai bei baffi bruni» che recitava questa preghiera: «Di cuori divisi /io non voglio saperne; / se do il mio / lo do completamente» [Massima 145]. Il libro riflette il fervore franchista dell’epoca («La guerra è il massimo ostacolo che si innalzi sul cammino facile. Tuttavia, dovremo amarla, come il religioso ama i suoi discepoli» [311]) e, naturalmente, la fervida esaltazione del caudillo Franco («Lasciarti andare? Tu? … faresti dunque parte del gregge? Tu sei nato per essere caudillo» [16]. «Caudillos! … Virilizza la tua volontà perché Dio faccia di te un caudillo».
[833]. Grazie al «fervore patriottico» [905] nella lotta contro «il voltairianesimo in parrucca incipriata o i liberalismi desueti del XIX secolo» [849], «la Spagna tornerà all’antica grandezza dei suoi santi, dei suoi saggi e dei suoi eroi» (introduzione datata 19 marzo 1939).
Ma se questi aspetti di Cammino e molti altri, come la sua alta considerazione per il ruolo della donna nella società cristiana («Le donne non hanno bisogno di essere sapienti, basta che siano cancellate» [946]), hanno fatto l’oggetto di esegesi da parte degli specialisti di Escrivá, devo deplorare invece l’assenza di quella che si potrebbe chiamare una lettura della «libidine testuale» di Cammino, di questa santa sessualità illustrata nella massima 28: «Mentre il mangiare è un’esigenza dell’individuo, il procreare è soltanto un’esigenza della specie, a cui i singoli individui possono sfuggire». Come vedremo poi, «i singoli individui» che «evitano» la procreazione, da persone assennate possono trovare in Cammino alcune massime molto appetitose e sentirsi confortati nei loro desideri e nelle loro sante aspirazioni sessuali.
Il fondatore dell’Opus Dei tiene in grande considerazione il vigore della virilità, e non fa mistero del suo disprezzo per chi ne è sprovvisto, definendolo «dolce e tenero come le meringhe». Citiamo qualche esempio: «Abbandona questi gesti e questi modi frivoli e puerili. Sii virile» [3]; «Sii forte. Sii virile. Sii uomo» [22]; «Non essere puerile» [49]; «Non essere molle, indolente» [193]; «Non ti vergogni di essere così poco virile, perfino nei tuoi difetti?» [50].
Il vigore auspicato da Escrivá abbraccia tutti gli aspetti della vita spirituale e affettiva. «Chi ti ha detto che non era virile fare le novene?» [574]. La preghiera, sottolinea a più riprese, deve essere «vigorosa e virile» [691], e quindi le lacrime di coloro che entrano nella milizia saranno anch’esse «ardenti e virili» [216].
Per questo è opportuno proporsi un modello di comportamento che non presti il fianco alla minima critica; «Se non sei virile e … normale – osserva definendo il tipo di vita consigliato – , non sarai un apostolo, bensì la sua ridicola caricatura» [877]. E sottolinea di conseguenza: «Essere fanciullo, non vuol dire essere effemminato» [888].
Nonostante queste esortazioni alla saggezza, ci troviamo su una china pericolosa. «Perché queste errate presupposizioni sul tuo conto ti addolorano?» [45], chiede Escrivá al suo lettore. «Le effusioni di tenerezza» di quest’ultimo e il sentimento che il Signore ha infuso nel virile petto di coloro che aspirano a seguire la Via devono essere rivolti a Cristo. E, da persona consapevole della santità che predica, Escrivá gli mormora all’orecchio: «Non è forse vero che aprendo uno dei chiavistelli del tuo cuore – e hai bisogno di sette chiavistelli – una piccola nuvola di dubbio ha oscurato più di una volta il tuo orizzonte soprannaturale…? Allora, tormentato, nonostante la purezza delle tue intenzioni, ti sei chiesto: non mi sono spinto troppo oltre, nelle manifestazioni esteriori del mio affetto?» [161]. Poiché si tratta di una congregazione in cui vige una rigida separazione dei sessi, non è difficile intuire chi sia il destinatario di queste effusioni. Ma le inquietudini che attendono al varco «singoli individui» accolti nella milizia virile dell’Opus Dei saranno infine sconfitte dalla «santa sfrontatezza». Poiché «una cosa è la santa sfrontatezza, e un’altra, ben diversa, l’impudenza laica» [388].
Il lettore assennato, soprattutto se è «avvezzo alla lettura dei tantra indù», godrà come me delle «effusioni improvvise ed esaltanti» che procurano le massime di Mons. Escrivá. Benché la sua prosa sia disperatamente povera e spesso pedestre, e il pensiero che trasmette incredibilmente banale (ci troviamo a mille anni luce di distanza da San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila), segue un percorso stuzzicante, se ci atteniamo ai numerosissimi passaggi in cui riaffiora l’inconscio sessuale dell’autore.
Non occorre uno specialista di Freud per apprezzare le metafore che si ripetono continuamente in Cammino: «Virilizza la tua Volontà: che con la grazia di Dio sia come uno sperone d’acciaio» [615], «Braccio di ferro potente, avvolto in una guaina di velluto» [397], «Questo filo saldamente intrecciato che può sollevare pesi immensi» [480] o ancora «Non dimenticare che tutto quello che è grande, sulla terra, all’inizio era piccolo» [821], e via dicendo.
Il Padre redarguisce dolcemente il discepolo: «Che povero strumento sei?» [477] e lo esorta ad agire con conoscenza e padronanza di sé.
«Grande o piccolo, delicato o grossolano… sii uno strumento […] Il tuo dovere è quello di essere uno strumento» [484]. E mette in guardia con fermezza: «Non si possono lasciare arrugginire gli strumenti» [486].
I consigli del nuovo santo offrono a ogni passo una deliziosa lettura tantrica. «Perché vuoi costruire senza direttore spirituale il palazzo della sua santificazione?» [60], chiede al discepolo. «Daremo, tu ed io, daremo tutto, senza risparmio» [468]. Lo sperone d’acciaio si addestrerà così alla amorosa consuetudine di «”assalire” i tabernacoli» [876].
Ma le vie che portano alla santità non sono tutte cosparse di rose: «Una puntura. Un’altra e un’altra ancora. Sopportale. Sei così piccolo, non dimenticarlo, che nella tua vita – lungo il tuo breve cammino – puoi offrire soltanto queste piccole croci» [885]. La fatica primordiale di lasciare un «deposito», già prescritta fin dalla prima massima del libro, consentirà di «far sgorgare» l’antifona del catecumeno, come un «fiume ampio e tranquillo» [145]. «Ecco una devozione forte e feconda!» [556], esclama. E il seme, oh bontà divina, «debitamente innaffiato, germinerà e darà frutti saporiti» [119].
La persona iniziata ai misteri che portano alla grazia deve sopportare le prove con virile fermezza. «Fa male, non è vero? Certamente! Proprio per questo ci si è occupati di te» [158]. Ma la ricompensa non tarderà: «E ben presto la sofferenza diventerà pace di gioia» [256]. «C’è di che cantare a voce spiegata, diceva un’anima colma d’amore, alla vista delle meraviglie che il Signore operava per il suo ministero» [524].
Con ogni evidenza, Cammino autorizza altre chiavi di lettura, oltre la mia. Il devoto protagonista della mia Foutricomédie applica alla lettera l’ammonimento: «Non essere cieco o stordito al punto di non penetrare con lo spirito in ogni Tabernacolo, allorché scorgi le mura o i campanili delle dimore del Signore» [269].
Nel momento in cui tanti preti cattolici sono accusati di pedofilia e di altre «virili» dissolutezze, la santificazione di Mons. Escrivá può incoraggiare molte di queste anime tormentate a pregare «con la bramosia del bambino per i dolciumi, quando ha bevuto una medicina amara» [889]. Verosimilmente, le massime di Mons. Escrivá hanno loro apportato una sorta di lubrificante e di guida efficace sul loro cammino cosparso di rose e di spine. Per questo motivo – secondo la proposta delle Suore del Perpetuo Soccorso glorificate nella mia Foutricomédie – il 6 ottobre 2002 festeggeranno con gioia l’ascesa di Mons. Escrivá de Balaguer nelle più alte sfere celesti.



note:

*Scrittore spagnolo. Ha appena pubblicato in Francia Foutricomédie (Seuil, Parigi, 2002), versione spregiudicata e rabelesiana della vita di Mons. Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei.

(1) Si legga François Normand, «L’Opus Dei, arme secrète du pape», e Michel Arseneault, «Les nouvelles légions du Vatican», Manière de voir, «L’offensive des religions», n° 48, novembre-dicembre 1999; Jésus Infante, «La resurrezione dell’Opus Dei in Spagna», Le Monde diplomatique/il manifesto, luglio 1996.
(2) Numerosi libri hanno messo in luce le virtù e la vita prodigiosa del fondatore dell’Opus Dei: ricordiamo quelli di Daniel Artigues, di Jesús Infante e, soprattutto, quello di Luis Carandell. (Traduzione di R. I.) 

L’unione europea nel pantano
Sotto la pressione delle Chiese


La lobby del Vaticano e delle organizzazioni cattoliche quali l’Opus Dei, benché più discreta di quelle dei grandi interessi industriali e finanziari di Bruxelles, non è però meno efficace. In conflitto con la laicità dell’Ue, ha ottenuto che le Chiese beneficino di una menzione specifica nel progetto costituzionale; eppure queste erano già citate in un articolo riguardante «le associazioni rapprentative e la società civile».

Christian Terras
Due sono le disposizioni del progetto di Trattato costituzionale europeo che mettono in gioco i principi laici: il riconoscimento del «retaggio religioso dell’Europa» contenuto nel preambolo, e l’articolo 51, con il quale si riconosce alle religioni un ruolo di partner delle istituzioni europee. Queste innovazioni – che hanno suscitato l’opposizione di parlamentari europei e creato divisioni all’interno degli stati membri 
(1) – sono in parte il risultato di un’attività di lobbying delle istituzioni religiose, segnatamente cattoliche, in seno alle istituzioni europee.
Un’attività che si pone come obiettivo il riconoscimento della dimensione religiosa della costruzione europea, affinché la Chiesa possa avere voce in capitolo sui grandi orientamenti dell’Unione. Queste attività si sono sempre più intensificate dopo la conferenza delle Nazioni unite sulla popolazione e lo sviluppo (Il Cairo, 1994) e quella di Pechino sui diritti delle donne (1995): due temi che fanno parte delle preoccupazioni prioritarie delle Chiese.
Il Vaticano è la punta di lancia in questa lotta, in ragione della sua duplice dimensione di stato e di vertice della Chiesa cattolica.
Fin dal 1988 Giovanni Paolo II ha rivolto un pressante invito ai deputati affinché non escludessero il cristianesimo dal dibattito pubblico europeo. Il suo discorso aveva il tono di una vera e propria messa in guardia: «La vocazione del cristianesimo – ha detto il papa – è di essere presente in tutti i campi dell’esistenza. È perciò mio dovere insistere su quanto segue: se un giorno si arrivasse a mettere in discussione i fondamenti cristiani di questo continente, sopprimendo al tempo stesso ogni riferimento all’etica, si farebbe molto di più che respingere il retaggio europeo 
(2)». Noi o il caos! Noi o l’apocalisse! Per molti cattolici, l’idea di fare del cristianesimo l’elemento unificatore e strutturante della politica e dell’opinione pubblica europea è una vera ossessione. La Santa Sede non fa parte dell’Unione europea, ma gode in seno ad essa di un semplice status di osservatore. Di fatto, la Santa Sede non ha mai veramente pensato di aderire all’Unione, anche perché in questo caso avrebbe l’obbligo di accettare compromessi politici che rifiuta categoricamente in conformità alla sua concezione del potere spirituale. Frattanto però essa si impegna con incomparabile zelo affinché l’Unione europea riconosca la Chiesa cattolica come unica società religiosa perfetta – cosa che le permetterebbe di soppiantare tutte le altre religioni. Tuttavia la Santa Sede è integrata nell’Ue dal punto di vista finanziario, nella misura in cui gode, nei vari stati membri, di uno status particolare, che consente alla Chiesa di ricevere doni e sovvenzioni (3). E cerca innanzitutto di imporre all’Unione la sua filosofia delle «societates perfectae»: i principi dettati dalla Chiesa devono governare i rapporti dei pubblici poteri con il mondo associativo (4).
Nel marzo 1996, nell’ambito della preparazione del Trattato di Amsterdam, fu consegnata agli ambasciatori dell’Unione, accreditati presso il Vaticano, una nota con la quale la Santa Sede si prefiggeva i seguenti obiettivi: sottolineare i contributi della Chiesa e dei culti allo sviluppo dell’Europa; assicurare il mantenimento delle relazioni Chiesa-stato esistenti in seno agli stati membri dell’Unione europea; radicare le relazioni Chiesa-stato nel diritto comunitario; premunirsi contro ogni discriminazione delle Chiese e dei culti rispetto ad altri movimenti sociali, già apprezzati a livello comunitario; tutelare le competenze degli stati membri nelle loro attuali relazioni con le Chiese e i culti (5).
Un reticolo di lobby Il suddetto documento non venne preso in considerazione dal Consiglio europeo del ministri, in quanto la Santa Sede non faceva parte dell’Unione europea. All’epoca, Parigi aveva ritenuto che un riferimento ai valori religiosi non fosse accettabile, poiché avrebbe sollevato in Francia questioni politiche e costituzionali. A quanto pare, oggi il problema non si pone più…
Lanciati così in questa lotta senza quartiere per salvaguardare i loro antichi privilegi, gruppi di pressione reazionari si organizzano per trasformare l’Europa cristiana in realtà. Italia e Polonia postulano una menzione precisa del retaggio cristiano, e non soltanto religioso.
Nella sua attività di lobbying, il Vaticano si avvale dell’appoggio del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee), che dispone a Bruxelles, presso la Comunità europea, di un ufficio politico: la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece).
La suddetta Commissione ha rivendicato, nel quadro della Convenzione europea, l’istituzionalizzazione di un dialogo strutturato con le istituzioni europee, e ha chiesto in particolare che vengano indette regolari sessioni di lavoro e una «consultazione prelegislativa».
Poiché a livello europeo non esiste uno statuto ufficiale delle associazioni, la Comece fa valere la propria competenza attraverso la creazione di gruppi quali Migreurope, che costituisce una rete informale di associazioni, prevalentemente cristiane, per i problemi dell’asilo e dell’emigrazione (6). Nel 1992 Jacques Delors, allora presidente della Commissione europea, creò un gruppo informale (la Forward Studies Unit) costituito da consulenti, uno dei quali era specificamente incaricato delle questioni religiose. Sotto le presidenze di Jacques Santer e di Romano Prodi, questo gruppo ha preso il nome di Gopa (Group of Policy Advisors).
Per Romano Prodi, le religioni giocano un ruolo importante nello sviluppo dell’Unione (7). I membri del Gopa sarebbero in maggioranza cattolici praticanti.
Frattanto, un’altra organizzazione va tessendo discretamente la sua tela nell’Unione europea: il Fce (Foyer catholique européen), fondato all’inizio degli anni 60 da funzionari e dipendenti cattolici delle istituzioni europee. Il Foyer è innanzitutto un centro spirituale con sede a Bruxelles, gestito da gesuiti, con un suo luogo di preghiera, la cappella Saint Benoît, ove ogni giorno si celebrano messe per i collaboratori dell’Unione europea. Questo centro spirituale serve però anche come sede delle riunioni di diversi gruppi di riflessione, incaricati di definire soluzioni per i problemi politici ed economici europei.
L’Fce si presenta come una sorta di borsa delle idee. È un luogo di scambi e di incontri per i responsabili politici europei di area cattolica. Ogni anno, il nunzio apostolico presso le istituzioni europee – una carica che peraltro non è mai stata oggetto di una decisione ufficiale da parte dell’Unione europea – presiede un incontro di tutti gli organismi collegati all’Fce. Questa riunione costituisce un efficace mezzo di informazione sulle attività, in seno alle organizzazioni dell’Unione europea, della lobby cattolica, che cerca di introdurre qualche suo rappresentante in ciascuno dei programmi dell’Unione.
Gli obiettivi delle diverse componenti della «famiglia cattolica» sono di vario tipo. La Santa Sede cerca soprattutto di stringere alleanze con gli uomini politici favorevoli alla dottrina morale del papa e alla militanza per la rievangelizzazione dell’Europa.
Il grosso del lavoro è portato avanti dal pontificato, in collegamento con la prelatura personale dell’Opus Dei. I membri soprannumerari o simpatizzanti dell’organizzazione segreta sono assai ben rappresentati in seno al consiglio della famiglia.
I problemi della contraccezione e dello status della famiglia sono affrontati segnatamente in occasione dei dibattiti sui programmi di aiuti ai paesi del Sud. Per il resto, la Chiesa collabora con l’Unione e ha modo di diffondere i suoi punti di vista attraverso la rete degli organismi e delle associazioni di aiuti allo sviluppo: Caritas Europa, Cooperazione internazionale per lo sviluppo e la solidarietà (Cidse) – sezione europea, Conferenza europea Giustizia e Pace, Federazione europea delle associazioni nazionali di aiuto ai senzatetto (Feantsa). Le pressioni esercitate dalla Chiesa nell’ambito dei dibattiti legislativi suscitano reazioni crescenti da parte dei parlamentari. Nel febbraio 2002, 53 deputati europei di tutti i partiti hanno denunciato pubblicamente le «ingerenze della Santa Sede in materia di matrimonio e di divorzio (8)». Numerose associazioni laiche europee hanno criticato il progetto di Trattato costituzionale, denunciando il «diritto di ingerenza» che si vuol concedere alle religioni (9). Innanzitutto, riconoscendo il retaggio religioso dell’Europa si apre un credito alle religioni nell’ambito dello spazio pubblico europeo, e si introduce inoltre una discriminazione tra credenti e non credenti.
Secondo il focoso deputato radicale europeo Maurizio Turco, eletto in Italia, «si tratta di sapere se l’Unione debba fondarsi su convincimenti religiosi, se debba costituire il frutto inesorabile della nostra storia, e non invece l’espressione di una libera scelta dei suoi cittadini, attraverso un contratto sociale evolutivo. Noi escludiamo che nel XXI secolo le istituzioni politiche si possano fondare su credenze religiose, ancorché maggioritarie (10)».
Una presenza capillare di simpatizzanti nel cuore delle istituzioni europee consente alle iniziative di ispirazione ecclesiale di ottenere aiuti e sovvenzioni. Nel 1998 ad esempio un centro finlandese denominato Interculture – European Training Center ha ricevuto un sussidio di 10.000 ecu (pari alla stessa cifra in euro) nell’ambito del programma europeo «Un’anima per l’Europa». Il suo progetto iniziale era di finanziare un seminario sui valori etici e spirituali dell’integrazione europea. A priori, nulla da eccepire – tranne il fatto che questo centro è una creazione dell’Opus Dei, particolarmente bene insediato in Finlandia e nei paesi baltici.
Finanziamento dell’Opus Dei Il centro di formazione fu fondato nel 1998, un anno dopo la comparsa di quest’organizzazione in Finlandia. Il suo principale animatore, Mons. Philippe Jourdan, membro soprannumerario dell’Opus Dei, era incaricato di sviluppare il tema delle «radici spirituali dell’Unione europea». È quanto meno incredibile che un programma europeo servisse a finanziare un’organizzazione la cui filosofia è diametralmente opposta agli obiettivi a suo tempo definiti da Jacques Delors e Jacques Santer: «tolleranza e pluralismo», «reciproco rispetto e accettazione delle differenze di genere e di religione», «solidarietà con i più bisognosi» e «libertà d’espressione».
Su espressa richiesta di Roma, l’Opus Dei ha inserito l’Europa tra le sue priorità. Già nel 1993, a chi gli chiedeva se la Santa Sede avesse incaricato l’Opus Dei di una missione particolare, il portavoce della sua centrale romana, Giuseppe Casigliano, rispondeva esclamando: «Sì, l’Europa!» Quest’ impegno si manifesta essenzialmente nei settori legati alla sessualità (aborto, regolazione delle nascite). Anche qui l’Opus Dei opera in senso contrario agli obiettivi dell’Unione europea – grazie ai fondi ottenuti dalle istituzioni della stessa Ue! Nel 1994 Mons. Javier Etchevarria, responsabile dell’Opus Dei a Roma, invitava i membri dell’organizzazione a erigere una linea Maginot contro l’imperversare dell’«edonismo» nell’Europa occidentale. Parallelamente, varie associazioni lavorano nell’ombra per infiltrare i governi e le istituzioni attraverso contatti con militanti e organizzando numerose conferenze.
L’Unione europea ha finanziato inoltre vari progetti sostenuti essenzialmente da organizzazioni legate all’Opus Dei. La raccolta di fondi è stata assicurata dalle fondazioni Limat (Svezia) e Reno-Danubio (Germania), così come dall’Istituto italiano di cooperazione universitaria (Icu).
Queste tre fondazioni sono strettamente collegate tra loro. Dato che operano attraverso l’intermediazione di molteplici organizzazioni, è difficilissimo per i responsabili europei sapere quali di esse lavorano per l’Opus Dei (11). Può dunque accadere che attraverso il gioco dei diversi tramiti le organizzazioni dell’Opus Dei siano finanziate addirittura più volte, senza che nessuno se ne accorga! Un buon esempio è quello fornito dall’Icu, che ha i suoi uffici a Roma, a Bruxelles, a Beirut, a Hong Kong e a Manila. Si tratta di una fondazione di importanza cruciale per il finanziamento delle attività dell’Opus Dei. L’Icu organizza o sponsorizza i «Congressi annuali degli alunni e degli studenti», nel cui ambito l’Opus Dei cerca di reclutare nuovi membri per inviarli a Roma. Anche i progetti dell’Icu sono finanziati dall’Unione europea (12).
La fondazione Reno-Danubio, la Limat e l’Icu cooperano su scala internazionale, in particolare nelle Filippine, dove nel 1995 hanno creato l’università dell’Asia e del Pacifico (University of Asia and the Pacific/UA&P), sempre grazie alle sovvenzioni dell’UE 
(12).
Ma anche al di fuori delle iniziative dirette dell’Opus Dei, accade che l’Unione europea finanzi a sua insaputa progetti nazionali portati avanti da organizzazioni che le sono vicine, quali ad esempio il centro romano Elis (Educazione, Lavoro, Istruzione e Sport), la Fondazione Residenze Universitarie Internazionali (Frui) o l’Associazione (belga) per la Cooperazione culturale, tecnica e formativa (Actec), che nel 1996 ha ottenuto una somma di 795.163 franchi belgi (pari a circa 20.000 euro). È urgente esigere una maggiore trasparenza nell’attribuzione delle sovvenzioni europee, e vigilare sul rispetto della separazione laica tra il potere politico e le diverse opzioni spirituali o confessionali.



note:

* Capo redattore di Golias.

(1) Le Monde, 2 dicembre 2003. 185 associazioni di tutta Europa hanno rivolto una petizione alla Convenzione europea per chiedere la soppressione dell’articolo 51. http://www.catholics for freechoice.org
(2) Discorso dell’11 ottobre 1988 davanti al Parlamento europeo http://www.cef.fr/catho/endit/europe/index.php.
Si veda altresì, sullo stesso sito, l’esortazione apostolica post-sinodale «Ecclesia in Europa» del 28 giugno 2003.

(3) In Germania, la Chiesa è il secondo datore di lavoro del paese, e beneficia di deroghe alle leggi sul lavoro.

(4) Leggere François Houtart, «Giovanni Paolo II, un papa moderno per un progetto reazionario» , Le Monde diplomatique/il manifesto, giugno 2002.

(5) Fédération européenne humaniste, www. humanism.be
(6) Leggere «Preserving Power and Privilege», http://www.catholicsforchoice.org/new/preserelease/100103EuroReport.htm
(7) Discorso davanti alla Fondazione Don Tonino Bello, 13 giugno 2003.

(8) www.europe-et-laicité-.org/archives2002/ parlementaires.html
(9) Fédération humaniste européenne, www. humanism.be
(10) Lettera aperta alla Convenzione europea pubblicata dal Reseau Voltaire, http://www.réseauvoltaire.fr
(11) Leggere Juan Goytisolo, «La milizia virile di un santo fascista» , Le Monde diplomatique/il manifesto, ottobre 2002.
(12) Altro segnale di influenza: nel settembre 1998 il Consiglio d’Europa ha consegnato il Premio europeo dei Diritti umani a Chiara Lubich, fondatrice del grande mvimento cattolico dei Focolari e strenua oppositrice dell’aborto e del riconoscimento delle coppie omosessuali.
(Traduzione di E. H.) 

Lasciar operare Dio


card. J. Ratzinger

Mi ha colpito sempre l’interpretazione che Josemaría Escrivá dava del nome Opus Dei; un’interpretazione che potremmo chiamare biografica e che ci consente di capire il fondatore nella sua fisionomia spirituale.

Escrivá sapeva di dover fondare qualcosa, ma era pur sempre consapevole che quel qualcosa non era opera sua, che lui non aveva inventato niente, che semplicemente il Signore si era servito di lui. Quello non era quindi la sua opera, ma l’Opus Dei. Lui era soltanto uno strumento con cui Dio avrebbe agito.

Nel considerare questo fatto mi sono venute in mente le parole del Signore riportate nel Vangelo di Giovanni (5, 17): «Il Padre mio opera sempre». Sono parole dette da Gesù nel corso di una discussione con alcuni specialisti della religione che non volevano riconoscere che Dio può agire anche il sabato. Ecco un dibattito tuttora aperto, in qualche modo, tra gli uomini — anche cristiani — del nostro tempo.

C’è chi pensa che, dopo la creazione, Dio si sia “ritirato” e ormai non abbia più alcun interesse per le nostre cose di tutti i giorni. Secondo questo modello di pensiero, Dio non potrebbe più entrare nel tessuto della nostra vita quotidiana. Ma nelle parole di Gesù abbiamo la smentita. Un uomo aperto alla presenza di Dio si accorge che Dio opera sempre e opera anche oggi: dobbiamo quindi lasciarlo entrare e lasciarlo operare. Ed è così che nascono le cose che danno un avvenire e rinnovano l’umanità.

Tutto ciò ci aiuta a capire perché Josemaría Escrivá non si riteneva “fondatore” di nulla, ma solo uno che vuole compiere la volontà di Dio, assecondare l’azione, l’opera — appunto — di Dio. In questo senso, il teocentrismo di Escrivá de Balaguer, coerente con le parole di Gesù, vale a dire questa fiducia nel fatto che Dio non si è ritirato dal mondo, che Dio opera adesso e noi dobbiamo soltanto metterci a sua disposizione, essere disponibili, capaci di reagire alla sua chiamata, è per me un messaggio di grandissima importanza.

È un messaggio che conduce al superamento di quella che si può considerare la grande tentazione dei nostri tempi: la pretesa cioè che dopo il big bang Dio si sia ritirato dalla storia. L’azione di Dio non si è “fermata” al momento del big bang, ma continua nel corso del tempo sia nel mondo della natura che nel mondo umano.

Diceva dunque il fondatore dell’Opera: non sono io che ho inventato qualcosa; è un Altro che fa ed io sono soltanto disponibile a servire come strumento. Così questo titolo, e tutta la realtà che chiamiamo Opus Dei, è profondamente collegato con la vita interiore del fondatore, il quale, pur rimanendo molto discreto su questo punto, ci fa capire che era in dialogo permanente, in contatto reale con Colui che ci ha creato e opera per noi e con noi. Di Mosè dice il libro dell’Esodo (33, 11) che Dio parlava con lui «faccia a faccia, come un amico parla con un amico».

Mi sembra che, anche se il velo della discrezione ci nasconde tanti dettagli, tuttavia da quei piccoli accenni risulta che si può applicare benissimo a Josemaría Escrivá questo “parlare come un amico parla con un amico”, che apre le porte del mondo perché Dio possa farsi presente, operare e trasformare tutto.

In questa luce si capisce anche meglio che cosa significa santità e vocazione universale alla santità. Conoscendo un po’ la storia dei santi, sapendo che nei processi di canonizzazione si cerca la virtù “eroica”, abbiamo quasi inevitabilmente un concetto sbagliato della santità: “Non fa per me”, siamo portati a pensare, “perché io non mi sento in grado di realizzare virtù eroiche: è un ideale troppo alto per me”.

La santità allora diventa una cosa riservata ad alcuni “grandi” di cui vediamo le immagini sugli altari, e che sono tutt’altro rispetto a noi normali peccatori. Ma questo è un concetto sbagliato di santità, una percezione errata che è stata corretta — e questo mi sembra il punto centrale — proprio da Josemaría Escrivá.

Virtù eroica non vuol dire che il santo fa una sorta di “ginnastica” di santità, qualcosa che le persone normali non riescono a fare. Vuol dire, invece, che nella vita di un uomo si rivela la presenza di Dio, cioè si rivela quanto l’uomo da sé e per sé non poteva fare. Forse in fondo si tratta piuttosto di una questione terminologica, perché l’aggettivo “eroica” è stato interpretato male.

Virtù eroica propriamente non significa che uno ha fatto grandi cose da sé, ma che nella sua vita appaiono realtà che non ha fatto lui, perché lui è stato trasparente e disponibile per l’opera di Dio. O, con altre parole, essere santo è nient’altro che parlare con Dio come un amico parla con l’amico. Questa è la santità.

Essere santo non comporta essere superiore agli altri; anzi il santo può essere molto debole, con tanti sbagli nella sua vita. La santità è questo contatto profondo con Dio, il farsi amico di Dio: è lasciare operare l’Altro, l’Unico che può realmente far sì che il mondo sia buono e felice. E se, quindi, Josemaría Escrivá parla della chiamata di tutti ad essere santi, mi sembra che nel fondo sta attingendo a questa sua personale esperienza di non aver fatto da sé cose incredibili, ma di aver lasciato operare Dio.

E perciò è nato un rinnovamento, una forza di bene nel mondo, anche se tutte le debolezze umane resteranno sempre presenti. Veramente tutti siamo capaci, tutti siamo chiamati ad aprirci a questa amicizia con Dio, a non lasciare le mani di Dio, a non smettere di tornare e ritornare al Signore, parlando con lui come si parla con un amico, sapendo bene che il Signore realmente è il vero amico di tutti, anche di quanti non possono fare da sé cose grandi.

Da tutto questo ho capito meglio la fisionomia dell’Opus Dei, questo collegamento sorprendente tra un’assoluta fedeltà alla grande tradizione della Chiesa, alla sua fede, con disarmante semplicità, e l’apertura incondizionata a tutte le sfide di questo mondo, sia nell’ambito accademico, sia nell’ambito del lavoro, sia nell’ambito dell’economia, ecc. Chi ha questo legame con Dio, chi ha questo colloquio ininterrotto può osare rispondere a queste sfide, e non ha più paura; perché chi sta nelle mani di Dio cade sempre nelle mani di Dio. È così che scompare la paura e nasce, invece, il coraggio di rispondere al mondo di oggi.

Data: 06/10/2002
Autore: card. J. Ratzinger
Fonte: L’Osservatore Romano

[Tratto da: http://www.escriva.it/News/20021006_93.htm]



Categorie:Politica, Religione

Rispondi