LA BIBBIA: UNA CATTIVA MAESTRA 3

Violenze, assassini, prostituzione, incesti: uno scenario orrendo raccontato dalla Parola di Dio

TERZA PARTE

(ampiamente ripresa da Pepe Rodriguez [2])

Roberto Renzetti

Ottobre 2010

AVVERTENZAQuando parlo di “Bibbia”, salvo avviso contrario, il riferimento è al “Vecchio Testamento”.

DIO CONSIDERA LE DONNE COME STRUMENTI DI PIACERE, SEMPRE DA PUNIRE CON DUREZZA

        Nella Bibbia la violenza contro le donne occupa ampio spazio. In generale, durante le infinite guerre, battaglie, rappresaglie, le donne erano considerate un bottino se erano vergini (interessante sapere se lo verificavano violentandole) e solo come persone da assassinare se erano sposate. Nella vita civile del popolo eletto, invece, le donne avevano varie funzioni: un ottimo divertimento a letto per un determinato uomo-padrone, sia nel ruolo di concubine che di prostitute e ancora un ottimo divertimento quando erano violentate. Dio ha sempre assistito impassibile a questo uso delle donne e a questa violenza su di esse. IL Signore era talmente preso dal non rispetto delle sue indicazioni, leggi e comandamenti da dimenticarsi sempre delle donne anche se erano del suo popolo. Questo popolo ebbe sempre un atteggiamento violento con le donne fossero esse ebree o di altri popoli e sempre sotto gli occhi benevoli di Geova. 

        Prima di entrare in storie particolari diamo un’occhiata rapida al modo di agire del popolo eletto con il sostegno di Geova.

25 … i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi … presero ciascuno una spada, entrarono nella città con sicurezza e uccisero tutti i maschi. 26 Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem … 27 I figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città … 28 Presero così i loro greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella campagna. 29 Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case. [Gn. 34, 25-29]

A lato dei soliti ammazzamenti di massa, qui giustificati perché la sorella Dina di Simeone e Levi era stata violentata da Sichem (anche se poi chiese di poter riparare con il matrimonio), vi è la razzia di tutti i beni della città di Camor tra i quali beni vi sono le donne.

Anche Mosè, seguendo il volere di Dio, si distinse in operazioni contro le donne come la Parola di Dio ci spiega in Numeri. Ordinò ai suoi:

17 Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; 18 ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi. [Num. 31, 17-18]

Più in generale il rapimento delle vergini era un vero e proprio costume del popolo eletto:

10 Allora la comunità [degli Israeliti] vi mandò dodicimila uomini dei più valorosi e ordinò: «Andate e passate a fil di spada gli abitanti di Iabes di Gàlaad, comprese le donne e i bambini. 11 Farete così: ucciderete ogni maschio e ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo; invece risparmierete le vergini». 12 Trovarono fra gli abitanti di Iabes di Gàlaad quattrocento fanciulle vergini, che non avevano avuto rapporti con alcuno, e le condussero all’accampamento, a Silo, che è nel paese di Canaan. [Giu. 21, 10-12]

poco oltre gli Israeliti si resero conto che le 400 vergini erano poche  («Come procureremo donne ai superstiti … ), ed i loro capi spinsero quelli della tribù di Beniamino a completare il lavoro con le giovani della città di Silo dove, pensate un poco, «… ogni anno si fa una festa per il Signore a Silo» e tutte le giovani sono in strada:

20 Diedero quest’ordine ai figli di Beniamino: «Andate, appostatevi nelle vigne 21 e state a vedere: quando le fanciulle di Silo usciranno per danzare in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una donna tra le fanciulle di Silo e ve ne andrete nel paese di Beniamino. 22 Quando i loro padri o i loro fratelli verranno a discutere con voi, direte loro: Concedetele a noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in battaglia… ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste peccato». 23 I figli di Beniamino fecero a quel modo: si presero mogli, secondo il loro numero, fra le danzatrici; le rapirono, poi partirono e tornarono nel loro territorio, riedificarono le città e vi stabilirono la dimora.
24 In quel medesimo tempo, gli Israeliti se ne andarono ciascuno nella sua tribù e nella sua famiglia e da quel luogo ciascuno si diresse verso la sua eredità. 25 In quel tempo non c’era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio. [Giu. 21, 20-25]

Se non trovano giovani vergini da rapire gli Israeliti, sospinti dal Signore, si accontentano di violentare tutte le donne che incontrano:

2 Il Signore radunerà tutte le genti contro Gerusalemme per la battaglia; la città sarà presa, le case saccheggiate, le donne violate, una metà della cittadinanza partirà per l’esilio, ma il resto del popolo non sarà strappato dalla città. [Zac. 14, 2]

E le donne, per Dio, sono merce per ricattare gli uomini. Oggetti di valore privi di volontà. E’ Dio stesso che lo dice nel Deuteronomio. Egli spiega che il suo popolo sarà posto al di sopra di tutte le nazioni della Terra se gli ubbidirà, ma che avrà dure conseguenze (tra cui quella riguardante le donne), tutte elencate, se con osserverà i suoi voleri:

1 Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore tuo Dio, preoccupandoti di mettere in pratica tutti i suoi comandi che io ti prescrivo, il Signore tuo Dio ti metterà sopra tutte le nazioni della terra … 15 Ma se non obbedirai alla voce del Signore tuo Dio, se non cercherai di eseguire tutti i suoi comandi e tutte le sue leggi che oggi io ti prescrivo, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste maledizioni … 30 Ti fidanzerai con una donna, un altro la praticherà [Dt. 28, 1,15, 30]

La maledizione è agli uomini del suo popolo ma ricade sulle donne che, chissà perché, dovranno giacere con altri uomini. Come detto e ripetuto, è questa una costante di Dio. Lo sarà anche nel caso del peccatore Davide che sarà punito per due suoi gravissimi delitti attraverso le sue donne:

11 Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; 12 poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole». [2 Sam. 12, 11-12]

Ed ancora nel caso di Abimèlech, punito attraverso le sue donne:

18 Perché il Signore aveva reso sterili tutte le donne della casa di Abimèlech [Gn. 20, 18]

Dopo questa scarna anteprima è utile soffermarsi sui fatti raccontati dalla Bibbia entrando in alcuni dettagli.
 

LE DONNE SONO BOTTINO DI GUERRA. MA SOLO SE SONO VERGINI

        Il primo esempio del turpe uso delle donne, come bestiame, lo troviamo in un racconto che, nei Numeri, riguarda Mosè ed i suoi armati contro il popolo madianita.

        Madian era un figlio che Abramo aveva avuto dalla sua concubina Chetara. I madianiti, discendenti di Madian, si erano stabiliti in un territorio ad Est del fiume Giordano e del Mar Morto (all’epoca dell’Esodo in tale territorio vi era anche parte del Sinai). Gli Israeliti, vaganti nel deserto per essere stati puniti da Dio (avevano adorato il vitello d’oro), erano stati ospitati nella terra dei madianiti per i 40 anni di punizione. Gli ultimi 7 anni  furono però molto duri perché i madianiti si erano stufati di ospitare gli israeliti e li avevano oppressi al punto che dovettero trovare rifugio in caverne (1 Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani di Madian per sette anni. [Giu. 6, 1]). Durante la permanenza nel territorio di Madian Israele fu coinvolta nella religione locale e nell’immoralità sessuale.

1 Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. 2 Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. 3 Israele aderì al culto di Baal-Peor e l’ira del Signore si accese contro Israele. [Nm. 25, 1-3](1)

Per questa ragione, secondo la Torah ed anche secondo Numeri, Mosè ricevette l’ordine da Dio di punire i Madianiti:

16 Poi il Signore disse a Mosè: 17 «Trattate i Madianiti da nemici e uccideteli, 18 poiché essi vi hanno trattati da nemici con le astuzie mediante le quali vi hanno sedotti nella faccenda di Baal-Peor e nella faccenda di Cozbi, figlia di un principe di Madian, loro sorella(1), che è stata uccisa il giorno del flagello causato per la faccenda di Baal-Peor». [Nm. 25, 16-18]

In definitiva gli Israeliti hanno avuto l’ordine dal Signore di vendicarsi con i madianiti per il fatto che costoro li avevano spinti sulla strada dell’idolatria (Baal) e su quella della libertà sessuale (Cozbi). Condurranno una dura battaglia, guidata da Mosè, che, al solito, sarà cruenta e senza superstiti da parte dei madianiti vinti. Restano le spoglie delle città ed i villaggi che devono essere divise tra i vincitori:

25 Il Signore disse a Mosè: 26 «Tu, con il sacerdote Eleazaro e con i capi dei casati della comunità, fa’ il censimento di tutta la preda che è stata fatta: della gente e del bestiame; 27 dividi la preda fra i combattenti che sono andati in guerra e tutta la comunità. 28 Dalla parte spettante ai soldati che sono andati in guerra preleverai un contributo per il Signore: cioè l’uno per cinquecento delle persone e del grosso bestiame, degli asini e del bestiame minuto. 29 Lo prenderete sulla metà di loro spettanza e lo darai al sacerdote Eleazaro come offerta da fare con il rito di elevazione in onore del Signore. 30 Della metà che spetta agli Israeliti prenderai l’uno per cinquanta delle persone del grosso bestiame, degli asini e del bestiame minuto; lo darai ai leviti, che hanno la custodia della Dimora del Signore».
31 Mosè e il sacerdote Eleazaro fecero come il Signore aveva ordinato a Mosè. 32 Ora il bottino, cioè tutto ciò che rimaneva della preda fatta da coloro che erano stati in guerra, consisteva in seicentosettantacinquemila capi di bestiame minuto, 33 settantaduemila capi di grosso bestiame, 34 sessantunmila asini 35 e trentaduemila persone, ossia donne che non si erano unite con uomini. 36 La metà, cioè la parte di quelli che erano andati in guerra, fu di trecentotrentasettemilacinquecento capi di bestiame minuto, 37 dei quali seicentosettantacinque per il tributo al Signore; 38 trentaseimila capi di grosso bestiame, dei quali settantadue per l’offerta al Signore; 39 trentamilacinquecento asini, dei quali sessantuno per l’offerta al Signore, 40 e sedicimila persone, delle quali trentadue per l’offerta al Signore. 41 Mosè diede al sacerdote Eleazaro il contributo dell’offerta prelevata per il Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 42 La metà che spettava agli Israeliti, dopo che Mosè ebbe fatto la spartizione con gli uomini andati in guerra, 43 la metà spettante alla comunità fu di trecentotrentasettemilacinquecento capi di bestiame minuto, 44 trentaseimila capi di grosso bestiame, 45 trentamilacinquecento asini 46 e sedicimila persone. 47 Da questa metà che spettava agli Israeliti, Mosè prese l’uno per cinquanta degli uomini e degli animali e li diede ai leviti che hanno la custodia della Dimora del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
48 I comandanti delle migliaia dell’esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, si avvicinarono a Mosè e gli dissero: 49 «I tuoi servi hanno fatto il computo dei soldati che erano sotto i nostri ordini e non ne manca neppure uno. 50 Per questo portiamo, in offerta al Signore, ognuno quello che ha trovato di oggetti d’oro: bracciali, braccialetti, anelli, pendenti, collane, per il rito espiatorio per le nostre persone davanti al Signore». 51 Mosè e il sacerdote Eleazaro presero dalle loro mani quell’oro, tutti gli oggetti lavorati.
52 Tutto l’oro dell’offerta, che essi consacrarono al Signore con il rito dell’elevazione, da parte dei capi di migliaia e dei capi di centinaia, pesava sedicimilasettecentocinquanta sicli. 53 Gli uomini dell’esercito si tennero il bottino che ognuno aveva fatto per conto suo. 54 Mosè e il sacerdote Eleazaro presero l’oro dei capi di migliaia e di centinaia e lo portarono nella tenda del convegno come memoriale per gli Israeliti davanti al Signore. [Nm. 31, 25-54]

Questo Dio si muove come un ragioniere suddividendo equamente tutto il bottino. Colpisce che dopo gli asini, vi siano da suddividere le donne vergini (35 e trentaduemila persone, ossia donne che non si erano unite con uomini). Premesso che non ho mai capito, perché Dio non lo ha mai detto, come si fa a capire se una donna è vergine, resta il fatto che qui si ha un’intera mandria di tali donne (ma quanti erano i madianiti ?). Nella suddivisione delle donne restate vergini, dopo gli stupri in battaglia, entrava anche il sacerdote Eleazaro. Non è che vi fosse qualche proibizione dovuta al celibato, ma davvero immaginare un sacerdote che riscuote la sua porzione di vergini è un poco orrendo.

        E le altre donne, quelle che avevano peccato mettendo al mondo un figlio e quindi non erano più vergini ? Beh, quelle avevano un destino che Dio stesso aveva ordinato:

17 Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; 18 ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi. [Nm. 31, 17-18]

Avrete notato che in tutto questo non compare mai una qualche volontà, un qualche sentimento, di una donna. Vediamo se vi è posto per queste sciocchezze nelle leggi che Dio fornisce, in particolare per quelle leggi che riguardano le vergini che gli uomini hanno ottenuto come bottino:

10 Se andrai in guerra contro i tuoi nemici e il Signore tuo Dio te li avrà messi nelle mani e tu avrai fatto prigionieri, 11 se vedrai tra i prigionieri una donna bella d’aspetto e ti sentirai legato a lei tanto da volerla prendere in moglie, te la condurrai a casa. 12 Essa si raderà il capo, si taglierà le unghie, 13 si leverà la veste che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; dopo, potrai accostarti a lei e comportarti da marito verso di lei e sarà tua moglie. 14 Se in seguito non ti sentissi più di amarla, la lascerai andare a suo piacere, ma non potrai assolutamente venderla per denaro né trattarla come una schiava, per il fatto che tu l’hai disonorata.

La grande umanità di Dio emerge da queste norme dettate nel Deuteronomio. Oltre alle vergini che servono per piacere carnale, ve ne possono essere anche di quelle che piacciono come mogli. Il procedimento per prenderle è illustrato chiaramente ma manca qualcosa (ricordate sempre che Dio è distratto). Ricapitoliamo. Un uomo va in battaglia. In essa, come da ordini di Dio, deve ammazzare tutti e quindi anche il padre e la madre della vergine. Poi questa vergine gli piace come moglie. Basta un mese e la vergine dimentica chi è l’uomo che le gira intorno e lo amerà per tutta la vita. Ma di quale pianeta è questo Dio ed il suo popolo ? O, più semplicemente, che fine ha fatto la volontà di questa donna che sembra più una giumenta, un’asina, una protesi di puro piacere o, al massimo, utile a generare ?

        Tutto ciò è intollerabile e dovrebbe essere accettato da noi con in più l’imposizione di non essere relativisti ? Che razza di esseri sono i gerarchi della Chiesa che hanno tali riferimenti ?
 

LA STORIA ESEMPLARE DI DAVIDE E NABAL

        Dopo la morte di Saul, Davide(2), che fino ad allora era il capo di un gruppo di guerrieri profughi e nascosti proprio per scampare dalle ire di Saul, si spostò verso il deserto di Maon da dove tentò di mettersi in contatto con un ricco proprietario terriero al quale voleva chiedere cibo per i suoi uomini.

1 Samuele morì, e tutto Israele si radunò e lo pianse. Lo seppellirono presso la sua casa in Rama. Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
2 Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco, aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per tosare il gregge. 3 Quest’uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era di buon senso e di bell’aspetto, ma il marito era brutale e cattivo; era un Calebita. 4 Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge. 5 Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a questi giovani: «Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta bene. 6 Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene! 7 Ho sentito appunto che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente delle loro cose ha subito danno finché sono stati a Carmel. 8 Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Da’, ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide». 9 Gli uomini di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero. 10 Ma Nabal rispose ai servi di Davide: «Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni. 11 Devo prendere il pane, l’acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?».
12 Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli riferirono tutto questo discorso. 13 Allora Davide disse ai suoi uomini: «Cingete tutti la spada!». Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli.
14 Ma Abigail, la moglie di Nabal, fu avvertita da uno dei servi, che le disse: «Ecco Davide ha inviato messaggeri dal deserto per salutare il nostro padrone, ma egli ha inveito contro di essi. 15 Veramente questi uomini sono stati molto buoni con noi; non ci hanno molestati e non ci è venuto a mancare niente finché siamo stati con loro, quando eravamo in campagna. 16 Sono stati per noi come un muro di difesa di notte e di giorno, finché siamo stati con loro a pascolare il gregge. 17 Sappilo dunque e vedi ciò che devi fare, perché pende qualche guaio sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli poi è troppo cattivo e non gli si può dire una parola». 18 Abigail allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque arieti preparati, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi e li caricò sugli asini. 19 Poi disse ai servi: «Precedetemi, io vi seguirò». Ma non disse nulla al marito Nabal.
20 Ora, mentre essa sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a lei ed essa s’incontrò con loro. 21 Davide andava dicendo: «Ho dunque custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu danneggiato di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene. 22 Tanto faccia Dio ai nemici di Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi io lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!». 23 Appena Abigail vide Davide, smontò in fretta dall’asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra. 24 Cadde ai suoi piedi e disse: «Sono io colpevole, mio signore. Lascia che parli la tua schiava al tuo orecchio e tu dègnati di ascoltare le parole della tua schiava. 25 Non faccia caso il mio signore di quell’uomo cattivo che è Nabal, perché egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in lui; io tua schiava non avevo visto i tuoi giovani, o mio signore, che avevi mandato. 26 Ora, mio signore, per la vita del Signore e per la tua vita, poiché il Signore ti ha impedito di venire al sangue e farti giustizia con la tua mano, siano appunto come Nabal i tuoi nemici e coloro che cercano di fare il male al mio signore. 27 Quanto a questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fa’ che sia dato agli uomini che seguono i tuoi passi, mio signore. 28 Perdona la colpa della tua schiava. Certo il Signore concederà a te, mio signore, una casa duratura, perché il mio signore combatte le battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i giorni della tua vita. 29 Se qualcuno insorgerà a perseguitarti e a cercare la tua vita, la tua anima, o mio signore, sarà conservata nello scrigno della vita presso il Signore tuo Dio, mentre l’anima dei tuoi nemici Egli la scaglierà come dal cavo della fionda. 30 Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d’Israele,31 non sia di angoscia o di rimorso al tuo cuore questa cosa: l’aver versato invano il sangue e l’aver fatto giustizia con la tua mano, mio signore. Il Signore ti farà prosperare, mio signore, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava». 32 Davide esclamò rivolto ad Abigail: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me. 33 Benedetto il tuo senno e benedetta tu che mi hai impedito oggi di venire al sangue e di fare giustizia da me. 34 Viva sempre il Signore, Dio d’Israele, che mi ha impedito di farti il male; perché se non fossi venuta in fretta incontro a me, non sarebbe rimasto a Nabal allo spuntar del giorno un solo maschio». 35 Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le disse: «Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto».
36 Abigail tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un banchetto da re. Il suo cuore era allegro ed egli era ubriaco fradicio. Essa non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno. 37 Il mattino dopo, quando Nabal ebbe smaltito il vino, la moglie gli narrò la faccenda; il cuore gli si tramortì nel petto ed egli rimase come una pietra. 38 Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì. 39 Quando Davide sentì che Nabal era morto, esclamò: «Benedetto il Signore che ha fatto giustizia dell’ingiuria che ho ricevuto da Nabal; ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua iniquità». Poi Davide mandò messaggeri e annunziò ad Abigail che voleva prenderla in moglie. 40 I servi di Davide andarono a Carmel e le dissero: «Davide ci ha mandati a prenderti perché tu sia sua moglie». 41 Essa si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: «Ecco, la tua schiava sarà come una schiava per lavare i piedi ai servi del mio signore». 42 Abigail si preparò in fretta poi salì su un asino e, seguita dalle sue cinque giovani ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e divenne sua moglie. [1 Sam 25, 1-42]

Questa storia sembra innocua ma non lo è perché nasconde in sé le deformazioni bibliche tipiche sulle donne. Intanto vi è da sottolineare il solito spirito genocida di ogni eletto da Dio (22 Tanto faccia Dio ai nemici di Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi io lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!). Quindi è d’interesse notare che Abigail conosceva i piani del Signore nei riguardi di David ed evidentemente si muoveva come cosciente pedina del Signore (30 Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d’Israele) fino al punto di essere già preparata a diventare una delle mogli di Davide (31 Il Signore ti farà prosperare, mio signore, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava). Ma perché ciò potesse accadere era necessario che Nabal fosse fatto fuori. E poiché Dio lavora sempre perché ciò che ha in mente, anche se lo ha anticipato ad Abigail, si compia, questo Dio fa fuori Nabal (38 Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì). Insomma è lo stesso Dio che fa da assassino per portare a termine i suoi piani. Subito dopo che Nabal fu fulminato da Dio, 39 …  Davide mandò messaggeri e annunziò ad Abigail che voleva prenderla in moglie e Abigail, con il cadavere ancora caldo del marito, 42 … si preparò in fretta poi salì su un asino e, seguita dalle sue cinque giovani ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e divenne sua moglie. Ma non era proprio in questa cultura che il lutto era fondamentale ? Qui non se ne parla neppure. Questa donna è subito pronta ad accoppiarsi con Davide senza salvare una qualche apparenza. Erano questi i costumi ? Così si poteva comportare una donna ? Ma poi, leggendo il seguito troviamo che Abigail è subito disposta ad un concubinato che non dovrebbe far felice una donna:

43 Davide aveva preso anche Achinoàm da Izreèl e furono tutte e due sue mogli. 44 Saul aveva dato Mikal sua figlia, già moglie di Davide, a Palti figlio di Lais, che abitava in Gallìm [1 Sam 25, 43-44].

Ricapitoliamo. Se Davide avesse portato a termine il suo proposito di sterminio, Abigail sarebbe stata ammazzata perché non era vergine. Dio fa il lavoro sporco di ammazzare il marito (i biblisti parlano di infarto) di Abigail in accordo con lei che sapeva già tutto. E lei si presta amorevolmente rendendosi subito disponibile portando in dote (non dimentichiamolo) tutta la gran fortuna di Nabal (questa parte è sempre presente in ogni operazione degli eletti da Dio). Ma, come vedremo, la collaborazione di Dio con le malefatte di Davide non era che appena cominciata.

        A margine occorre osservare che Davide, ancora non era Re e già disponeva di un gineceo con il quale fece gran quantità di figli(3).

        In definitiva, per apparire onesti, occorre che un altro si sporchi le mani per te. Se poi l’altro è Dio, sei estremamente fortunato.

DAVIDE OBBLIGO’ UNA DONNA SPOSATA A DIVENTARE SUA AMANTE E LE AMMAZZO’ IL MARITO

            Già abbiamo visto il comportamento deplorabile di questo personaggio tr ai massimi preferiti da Dio, quando scusò suo figlio Amnon per aver violentato e ripudiato Tamar. Mi occuperò ora di raccontare la vicenda di Davide e Betsabea, una storia indegna per uno dei più prestigiosi Re del popolo eletto.

1 L’anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti; posero l’assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. 2 Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall’alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. 3 Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: «È Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria [uno dei suoi ufficiali, ndr] l’Hittita». 4 Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza [i traduttori della Conferenza Episcopale Italiana non riescono a dire che Betsabea aveva terminato il periodo delle mestruazioni, ndr]. Poi essa tornò a casa.
5 La donna concepì e fece sapere a Davide: «Sono incinta». 6 Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l’Hittita». Ioab mandò Uria da Davide. 7 Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. 8 Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re. 9 Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. 10 La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». 11 Uria rispose a Davide: «L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!». 12 Davide disse ad Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. 13 Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
14 La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. 15 Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». 16 Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi. 17 Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; parecchi della truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l’Hittita.
18 Ioab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose che erano avvenute nella battaglia 19 e diede al messaggero quest’ordine: «Quando avrai finito di raccontare al re quanto è successo nella battaglia, 20 se il re andasse in collera e ti dicesse: Perché vi siete avvicinati così alla città per dar battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall’alto delle mura? 21 Chi ha ucciso Abimelech figlio di Ierub-Bàal ? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura? tu digli allora: Anche il tuo servo Uria l’Hittita è morto». 22 Il messaggero dunque partì e, quando fu arrivato, riferì a Davide quanto Ioab lo aveva incaricato di dire. Davide andò in collera contro Ioab e disse al messaggero: «Perché vi siete avvicinati così alla città per dare battaglia ? Non sapevate che avrebbero tirato dall’alto delle mura ? Chi ha ucciso Abimelech, figlio di Ierub-Bàal ? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez ? Perché vi siete avvicinati così alle mura ?». 23 Il messaggero rispose a Davide: «Perché i nemici avevano avuto vantaggio su di noi e avevano fatto una sortita contro di noi nella campagna; ma noi fummo loro addosso fino alla porta della città; 24 allora gli arcieri tirarono sulla tua gente dall’alto delle mura e parecchi della gente del re perirono. Anche il tuo servo Uria l’Hittita è morto». 25 Allora Davide disse al messaggero: «Riferirai a Ioab: Non ti affligga questa cosa, perché la spada divora or qua or là; rinforza l’attacco contro la città e distruggila. E tu stesso fagli coraggio».
26 La moglie di Uria, saputo che Uria suo marito era morto, fece il lamento per il suo signore. 27 Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l’accolse nella sua casa. Essa diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore. [2 Sam. 11, 1-26]

Tutta l’ipocrisia e la malvagità della Bibbia è in questo racconto. Ma il tutto merita un commento puntuale. Intanto viene spontaneo chiedersi chi sapesse che Betsabea aveva terminato il ciclo mestruale. Al profeta che scrive glielo ha comunicato Dio ? Oltre a questa banalità credo si sia osservato come Betsabea ubbidisce prontamente al richiamo di Davide. Cosa può fare una donna ? Se un potente la convoca ella se ne infischia di essere la sposa di un valente condottiero dell’esercito: la donna ambisce al capo. E non vi sono corteggiamenti ma vi è subito un amplesso che in tempi rapidissimi fa rendere conto a Betsabea di essere incinta. Davide fa chiamare il marito di Betsabea, Uria, che combatteva sotto le mura della città di Rabbà. Uria va dal suo Re e neppure va a trovare la moglie. Dorme fuori della porta della reggia di Davide perché non può perdere tempo e dilettarsi con la moglie quando i suoi commilitoni combattono e muoiono. E’ un fedelissimo, una persona eccellente. Viene qui in mente che Davide volesse far sembrare che la gravidanza di Betsabea dipendesse dal marito, ma Uria era troppo fedele al Re per lasciarsi andare al piacere della moglie. Ciò scombussolò i piani di Davide che si vide costretto ad altra scelta. Davide, che un lettore ingenuo avrebbe pensato chiedere scusa a Uria e offrirgli un qualcosa in cambio al disonore che ha subìto, progetta il suo assassinio. Lo rimanda in battaglia dando l’ordine al comandante delle truppe israelite,  Ioab, di farlo esporre in prima linea. Per fare ciò l’intero corpo degli israeliti subisce perdite importanti ma lo scopo è raggiunto: anche Uria viene ammazzato. Segue la sceneggiata del messaggero che va da Davide a raccontargli l’esito disastroso della battaglia. Il copione è quello che Ioab ha preannunciato al messaggero. Ma quando il messaggero ha atteso lo sfogo d’ira di Davide per le perdite subite e gli dice che Uria è morto, tutto si sistema. Ciò vuol dire che Davide non solo ha ammazzato Uria ma anche svariati soldati del suo esercito. Davide è felice e, per coronare la sua gioia, dà ordine di distruggere la città di Rabbà.

        Viene ora di nuovo in ballo il suo rapporto con Betsabea. Costei saputo della morte di Uria fece il lamento [davvero impressionante il suo dolore]. Passarono poi i giorni del lutto, che Davide non aveva in alcun modo aspettato nella sua precedente avventura con Abigail, e si sposò con Betsabea che subito gli partorì un figlio. Betsabea è solo un oggetto. Non dice nulla, esegue e si lamenta e basta. Un pezzo di carne in grado di fare figli. Ma questo non piacque a Geova. Ed allora fulminò Davide. Macché ! Quest’ultima frase si applica solo ai non eletti. E Geova non applica a Davide neppure la sua legge già espressa con assoluta chiarezza sia nei riguardi dell’adulterio che dell’assassinio.

10 Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adùltero e l’adùltera dovranno esser messi a morte. [Lev. 20, 10]

12 Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte. 13 Però per colui che non ha teso insidia, ma che Dio gli ha fatto incontrare, io ti fisserò un luogo dove potrà rifugiarsi. 14 Ma, quando un uomo attenta al suo prossimo per ucciderlo con inganno, allora lo strapperai anche dal mio altare, perché sia messo a morte. [Es. 21, 12-14]

Come visto né Davide né Betsabea ricevettero il castigo divino che non era altro che la lapidazione. Con un metodo già usato e che abbiamo visto, la punizione di Dio ricadde su chi non c’entrava nulla:

1 Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. 2 Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; 3 ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. 4 Un ospite di passaggio arrivò dall’uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell’uomo povero e ne preparò una vivanda per l’ospite venuto da lui». 5 Allora l’ira di Davide si scatenò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. 6 Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà». 7 Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, 8 ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro. 9 Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l’Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. 10 Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l’Hittita. 11 Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; 12 poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole».
13 Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. 14 Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l’insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
15 Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente. 16 Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino e digiunò e rientrando passava la notte coricato per terra. 17 Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere cibo con loro. 18 Ora, il settimo giorno il bambino morì e i ministri di Davide temevano di fargli sapere che il bambino era morto, perché dicevano: «Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e non ha ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Farà qualche atto insano!». 19 Ma Davide si accorse che i suoi ministri bisbigliavano fra di loro, comprese che il bambino era morto e disse ai suoi ministri: «È morto il bambino?». Quelli risposero: «È morto». 20 Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e cambiò le vesti; poi andò nella casa del Signore e vi si prostrò. Rientrato in casa, chiese che gli portassero il cibo e mangiò. 21 I suoi ministri gli dissero: «Che fai? Per il bambino ancora vivo hai digiunato e pianto e, ora che è morto, ti alzi e mangi!». 22 Egli rispose: «Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: Chi sa? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà vivo. 23 Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!».
24 Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì: essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone. 25 Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore. [2 Sam. 12, 1-25]

Il peccato che aveva fatto Davide facendo uccidere Uria era davvero troppo grande. Davide addirittura non se ne era reso conto e serve che un profeta, Natan, glielo dica. Ed allora ecco, come già avevo anticipato nel paragrafo precedente, la punizione al suo peccato:

10 Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l’Hittita. 11 Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; 12 poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole».

E quale sarebbe la punizione ? Saranno le sue mogli che giaceranno con un suo parente stretto ed alla luce del sole. Pagano le mogli ? e, ancora una volta, senza che sia sentito il loro parere ? Che volete, è la giustizia di Geova che subito però aggiunge che ha perdonato Davide (Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai). Ma Dio è inflessibile e qualche pena la deve dare. A chi ? ancora a chi non c’entra nulla: al figlio ! (14 … poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore …, il figlio che ti è nato dovrà morire … 15 Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente. … 18 Ora, il settimo giorno il bambino morì … ). Con il figlio morto Davide smette di implorare il Signore perché lo salvi. Tanto è ormai morto, chissenefrega della norma del digiuno che è tipico del lutto. Non solo Davide mangia e beve, ma si prepara per andare ad accoppiarsi con Betsabea. E Betsabea che fa ? Non piange, non dice nulla, è sempre pronta a dar piacere a Davide ? Domande inutili perché le donne nella Bibbia sono oggetti d’uso. E Davide usa Betsabea per fare un altro figlio:

24 Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì: essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone. 25 Il Signore amò Salomone …

Nasce questo figlio e Dio lo amò. Edificante. C’è davvero un insegnamento sublime dietro questa storia che … ecco, che non so proprio qual è.

        Ma lungo il racconto vi sono continue violazioni che Dio fa della legge che Egli stesso aveva dato. Quando fa ammalare e poi ammazza il figlio, smentisce se stesso in ciò che aveva dettato in Esodo:

7 Ti terrai lontano da parola menzognera. Non far morire l’innocente e il giusto, perché io non assolvo il colpevole. [Es. 23, 7]

Inoltre, nel Deuteronomio, Dio aveva dettato:

16 Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato. [Dt. 24, 16]

        Ma Davide era al di sopra del bene e del male. Godeva del favore di Dio ed a lui era permesso tutto, anche che Dio peccasse non rispettando le sue proprie leggi. E Dio era contento con Davide perché era un Re in grado di trattare davvero i suoi nemici, impiegandoli ai lavori forzati, come si può apprezzare seguendo il racconto biblico sulle sorti della città di Rabbà:

26 Intanto Ioab assalì Rabbà degli Ammoniti, si impadronì della città delle acque 27 e inviò messaggeri a Davide per dirgli: «Ho assalito Rabbà e mi sono già impadronito della città delle acque. 28 Ora raduna il resto del popolo, accàmpati contro la città e prendila, altrimenti se la prendo io, porterebbe il mio nome». 29 Davide radunò tutto il popolo, si mosse verso Rabbà, l’assalì e la prese. 30 Tolse dalla testa di Milcom la corona, che pesava un talento d’oro e conteneva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide. Asportò dalla città un bottino molto grande. 31 Fece uscire gli abitanti che erano nella città e li impiegò nei lavori delle seghe, dei picconi di ferro e delle scuri di ferro e li fece lavorare alle fornaci da mattoni; così fece a tutte le città degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua truppa. [2 Sam 12, 26-31]

Anche dopo morto Dio canta le lodi del suo eletto per bocca del profeta Achia:

8 ho strappato il regno dalla casa di Davide e l’ho consegnato a te [si riferisce a Geroboamo, ndr]. Ma tu non ti sei comportato come il mio servo Davide, che osservò i miei comandi e mi seguì con tutto il cuore, facendo solo quanto è giusto davanti ai miei occhi [1 Re, 14, 8].

Oltre a quanto abbiamo visto vi sono altri episodi che mostrano la considerazione di Davide e della sua gente verso le donne. Vediamone uno:

1 Il re Davide era vecchio e avanzato negli anni e, sebbene lo coprissero, non riusciva a riscaldarsi. 2 I suoi ministri gli suggerirono: «Si cerchi per il re nostro signore una vergine giovinetta, che assista il re e lo curi e dorma con lui; così il re nostro signore si riscalderà». 3 Si cercò in tutto il territorio d’Israele una giovane bella e si trovò Abisag da Sunem e la condussero al re. 4 La giovane era molto bella; essa curava il re e lo serviva, ma il re non si unì a lei. [1 Re, 1, 1-4].

Meno male viene da dire, anche se la cosa non sembra dovuta alla volontà di Davide ma, probabilmente, alla sua sopravvenuta incapacità o perché i piani del Signore erano differenti. Inoltre, al di là del fatto che per scaldare un vecchio serve una vergine e per di più bella, questo brano insegna che le donne, oltre a quelle viste, hanno un’altra funzione: scaldano. Ma Dio sa mettere persone adatte al momento giusto per farle figurare nel seguito della storia che vale la pena sbirciare.

        Salomone, figlio di Davide e Betsabea, diventato Re per designazione divina (9 Ecco ti nascerà un figlio, che sarà uomo di pace; io gli concederò la tranquillità da parte di tutti i suoi nemici che lo circondano. Egli si chiamerà Salomone. Nei suoi giorni io concederò pace e tranquillità a Israele. [1 Cr. 22, 9]) aveva come fratellastro (uno dei tanti) Adonia, figlio maggiore di Davide e Agghit, e quindi erede legittimo al trono. Dopo la morte di Davide, quando già Salomone era salito al trono, Adonia chiese a Betsabea di fare da intermediaria con suo figlio Salomone al fine di poter sposare Abisag, ancora vergine (ma come faranno ad avere sempre queste certezze ?). 13 Adonia figlio di Agghìt si recò da Betsabea, madre di Salomone … 17 Adonia disse: «Di’ al re Salomone – il quale nulla ti può negare – che mi conceda in moglie Abisag la Sunammita». Salomone era molto sospettoso e pensò che Adonia stesse macchinando una qualche congiura per rubargli il trono. Ordinò quindi di ammazzare il suo fratellastro (è solo uno della lista degli assassinii preventivi di Salomone per garantirsi la permanenza al trono):

21 E [Betsabea disse a Salomone]: «Si conceda Abisag la Sunammita in moglie ad Adonia tuo fratello». 22 Il re Salomone rispose alla madre: «Perché tu mi chiedi Abisag la Sunammita per Adonia? Chiedi anche il regno per lui, poiché egli è mio fratello maggiore e per lui parteggiano il sacerdote Ebiatàr e Ioab figlio di Zeruià». 23 Il re Salomone giurò per il Signore: «Dio mi faccia questo e altro mi aggiunga, se non è vero che Adonia ha manifestato quest’idea a danno della propria vita. 24 Ebbene, per la vita del Signore che mi ha reso saldo, mi ha fatto sedere sul trono di Davide mio padre e mi ha concesso una casa come aveva promesso, oggi stesso Adonia verrà ucciso». 25 Il re Salomone ordinò a Benaià figlio di Ioiadà, di ucciderlo; così morì Adonia. [1 Re, 2, 21-25].

Ecco un altro grande Re di Israele ed un altro splendido esempio offertoci da Dio. Costui non verrà meno all’altra norma che Dio applica ai suoi eletti: punire i figli per le colpe dei padri. Mi soffermo solo su uno dei tanti episodi del genere:

1 Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite, 2 appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: «Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi». Salomone si legò a loro per amore. 3 Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore. 4 Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l’attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre. 5 Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 6 Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.
7 Salomone costruì un’altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 8 Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi.
9 Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d’Israele, che gli era apparso due volte 10 e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore. 11 Allora disse a Salomone: «Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito. 12 Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio.

E Dio che mantiene sempre la sua parola se la prese proprio con Roboamo, figlio di Salomone lasciando Salomone, il Re saggio, nella sua idolatria.

        Possibile che costoro siano tutti così perversi ? e che Dio li assecondi ? Geova non è un Dio ma un capotribù, un partigiano di un gruppo di nomadi che tentano di sopravvivere nel deserto e che sono soggetti ad incubi vari.

DIO FORNISCE PRETESTI AI SUOI ELETTI GELOSI PER UMILIARE E FAR ABORTIRE LE LORO DONNE
 


        Nella Bibbia emerge con chiarezza il continuo sospetto d parte degli uomini del popolo eletto di essere traditi dalle proprie donne. Se le donne erano infatti oggetto di piacere prive di volontà, bastava che un uomo le insidiasse perché esse amorevolmente cedessero. Insomma le donne erano quello che gli stessi eletti volevano che fossero. E gli uomini eletti pensavano che tutti gli uomini si comportassero come essi stessi si comportavano. Guai ai depredatori di sesso pensare solo che le proprie donne ambissero essere depredate. Con la continua approvazione di Dio che cercò anche il sistema per aiutare i maschi del suo popolo mediante un rituale con cui potessero scoprire se le proprie mogli li tradissero o meno. Veniva introdotta una via divina per poter umiliare pubblicamente le donne che suppostamente si accoppiassero con altri uomini, via alla quale si accompagnava la possibilità di togliersi di torno tali traditrici e di prenderne delle altre.

        In Numeri vi è una vera e propria guida per mariti gelosi, anche se i loro sono solo vaghi sospetti:

11 Il Signore aggiunse a Mosè: 12 «Parla agli Israeliti e riferisci loro: Se una donna si sarà traviata e avrà commesso una infedeltà verso il marito 13 e un uomo avrà avuto rapporti con lei, ma la cosa è rimasta nascosta agli occhi del marito; se essa si è contaminata in segreto e non vi siano testimoni contro di lei perché non è stata colta sul fatto, 14 qualora lo spirito di gelosia si impadronisca del marito e questi diventi geloso della moglie che si è contaminata oppure lo spirito di gelosia si impadronisca di lui e questi diventi geloso della moglie che non si è contaminata, 15 quell’uomo condurrà la moglie al sacerdote e porterà una offerta per lei: un decimo di efa di farina d’orzo; non vi spanderà sopra olio, né vi metterà sopra incenso, perché è un’oblazione di gelosia, un’offerta commemorativa per ricordare una iniquità. 16 Il sacerdote farà avvicinare la donna e la farà stare davanti al Signore. 17 Poi il sacerdote prenderà acqua santa in un vaso di terra; prenderà anche polvere che è sul pavimento della Dimora e la metterà nell’acqua. 18 Il sacerdote farà quindi stare la donna davanti al Signore, le scoprirà il capo e porrà nelle mani di lei l’oblazione commemorativa, che è l’oblazione di gelosia, mentre il sacerdote avrà in mano l’acqua amara che porta maledizione. 19 Il sacerdote farà giurare quella donna e le dirà: Se nessun uomo ha avuto rapporti disonesti con te e se non ti sei traviata per contaminarti ricevendo un altro invece di tuo marito, quest’acqua amara, che porta maledizione, non ti faccia danno! 20 Ma se ti sei traviata ricevendo un altro invece di tuo marito e ti sei contaminata e un uomo che non è tuo marito ha avuto rapporti disonesti con te… 21 Allora il sacerdote farà giurare alla donna con un’imprecazione; poi dirà alla donna: Il Signore faccia di te un oggetto di maledizione e di imprecazione in mezzo al tuo popolo, facendoti avvizzire i fianchi e gonfiare il ventre; 22 quest’acqua che porta maledizione ti entri nelle viscere per farti gonfiare il ventre e avvizzire i fianchi! E la donna dirà: Amen, Amen! 23 Poi il sacerdote scriverà queste imprecazioni su un rotolo e le cancellerà con l’acqua amara. 24 Farà bere alla donna quell’acqua amara che porta maledizione e l’acqua che porta maledizione entrerà in lei per produrle amarezza; 25 il sacerdote prenderà dalle mani della donna l’oblazione di gelosia, agiterà l’oblazione davanti al Signore e l’offrirà sull’altare; 26 il sacerdote prenderà una manciata di quell’oblazione come memoriale di lei e la brucerà sull’altare; poi farà bere l’acqua alla donna. 27 Quando le avrà fatto bere l’acqua, se essa si è contaminata e ha commesso un’infedeltà contro il marito, l’acqua che porta maledizione entrerà in lei per produrre amarezza; il ventre le si gonfierà e i suoi fianchi avvizziranno e quella donna diventerà un oggetto di maledizione in mezzo al suo popolo. 28 Ma se la donna non si è contaminata ed è pura, sarà riconosciuta innocente e avrà figli.
29 Questa è la legge della gelosia, nel caso in cui la moglie di uno si sia traviata ricevendo un altro invece del marito e si contamini 30 e per il caso in cui lo spirito di gelosia si impadronisca del marito e questi diventi geloso della moglie; egli farà comparire sua moglie davanti al Signore e il sacerdote le applicherà questa legge integralmente. 31 Il marito sarà immune da colpa, ma la donna porterà la pena della sua iniquità». [Num. 5, 11, 31]

Abbiamo letto un vero e proprio rituale di stregoneria misto con una ricetta alchemica. L’acqua amara doveva essere un qualche miscuglio di erbe e piante tossiche fatte bollire in acqua. Quella pozione era in grado di provocare ciò che fa essa ci si aspettava sia dal marito che dal sacerdote pagato per l’officio. L’effetto poteva essere una forte diarrea che tradiva la donna e la denunciava come traditrice e quindi passibile di essere lapidata. Ma altro effetto, più probabile, era un aborto discreto ed opportuno(4) che permetteva all’uomo di togliere di mezzo una possibile gravidanza sospetta. E’ entusiasmante avere un Dio così. Gli uomini avranno sempre il suo sostegno essendo depositari di tutte le azioni possibili. Le donne devono sempre subire ed accettare di essere oggetti d’uso comune sempre pronte a subire sospetti e castighi. Cose simili si fecero anche a partire dal Medioevo e soprattutto in epoca di caccia alle streghe (le ordalie) quando la presunta strega veniva buttata dentro un sacco in un fiume e se affogava voleva dire che era davvero una strega. A parte queste fughe nel futuro, la via consolatoria di Dio si ispirava a medesimi rituali praticati tra i babilonesi e gli ittiti.

MIRIAM ED ARONNE CRITICANO MOSE’. DIO PUNISCE SOLO MIRIAM

        Mosè è il famoso personaggio che guida gli ebrei in fuga dall’Egitto verso la terra promessa. Tutti conoscono almeno qualcuna delle sue gesta ma pochi sanno che Mosè aveva un fratello, Aronne, ed una sorella Miriam (la prima donna ad avere il titolo di profeta). Senza nulla togliere a Mosè, il merito dell’organizzazione e della guida di quella gente “raccogliticcia” attraverso i 40 anni di deserto è da condividere con il fratello e la sorella che stettero sempre a fianco di Mosè aiutandolo in ogni modo in ogni occasione. Ma Mosè, anche perché Dio non amava i rapporti multipli preferendo avere sempre a che fare con uno dei suoi eletti, manteneva un rapporto privilegiato con Dio e faceva delle scelte che a volte non erano condivise e comunque non erano state discusse. Tra queste vi era il suo matrimonio con una donna negra (il razzismo pure da quelle parti è qualcosa di eccezionale) proveniente dalla terra di Cush, l’attuale Etiopia (la donna è probabilmente Sefora).  Ebbene di questo e forse d’altro discutevano tra loro Miriam ed Aronne ma il Signore li udì (caspita! Il Signore, mai attento alle violenze sulle donne, ora ascolta una conversazione tra fratelli che, udita da Lui, diventa subito un complotto. In Numeri leggiamo questo racconto:

1 Maria e Aronne parlarono contro(5) Mosè a causa della donna etiope che aveva sposata; infatti aveva sposato una Etiope. 2 Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. 3 Ora Mosè era molto più mansueto di ogni uomo che è sulla terra.
4 Il Signore disse subito a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre e andate alla tenda del convegno». Uscirono tutti e tre. 5 Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermò all’ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. 6 Il Signore disse:
«Ascoltate le mie parole!
Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore,
in visione a lui mi rivelerò,
in sogno parlerò con lui.
7 Non così per il mio servo Mosè:
egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa.
8 Bocca a bocca parlo con lui,
in visione e non con enigmi
ed egli guarda l’immagine del Signore.
Perché non avete temuto
di parlare contro il mio servo Mosè?».
9 L’ira del Signore si accese contro di loro ed Egli se ne andò; 10 la nuvola si ritirò di sopra alla tenda ed ecco Maria era lebbrosa, bianca come neve; Aronne guardò Maria ed ecco era lebbrosa.
11 Aronne disse a Mosè: «Signor mio, non addossarci la pena del peccato che abbiamo stoltamente commesso, 12 essa non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quando esce dal seno della madre». 13 Mosè gridò al Signore: «Guariscila, Dio!». 14 Il Signore rispose a Mosè: «Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe essa vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell’accampamento sette giorni; poi vi sarà di nuovo ammessa». 15 Maria dunque rimase isolata, fuori dell’accampamento sette giorni; il popolo non riprese il cammino, finché Maria non fu riammessa nell’accampamento.16 Poi il popolo partì da Caserot e si accampò nel deserto di Paran. [Num. 12, 1-16]

A parte commenti marginali che farò, ciò che fa Dio è evidente. Nell’ipotesi che Aronne e Miriam parlassero male del fratello Mosè, Dio origlia e dà un giudizio che prescinde da ogni dato di vita quotidiana e condanna la discussione fatta. La pena ? Non è per tutti e due e, ripetendo la condanna di Eva, se la prende con Miriam fulminandola con la lebbra. Occorre poi rilevare ancora la distrazione di questo Dio che è davvero occupato in molte cose (ad esempio ad origliare). Egli dice ora, con tono apodittico che 7 … il mio servo Mosè è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. Solo qualche riga più avanti lo stesso distrattone dirà ben altro e punirà con estrema durezza Mosè:

9 Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 10 Mosè e Aronne convocarono la comunità davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». 11 Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame.
12 Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa comunità nel paese che io le dò». [Num. 20, 9-12]

E’ del tutto evidente che questo Dio è un incorreggibile maschilista che disprezza le donne. Del resto questo Dio è la proiezione del comune sentire del suo popolo che era altrettanto maschilista come il seguente esempio mostra con grande chiarezza:

50 Poi Abimèlech andò a Tebes, la cinse d’assedio e la prese. 51 In mezzo alla città c’era una torre fortificata, dove si rifugiarono tutti i signori della città, uomini e donne; vi si rinchiusero dentro e salirono sul terrazzo della torre. 52 Abimèlech, giunto alla torre, l’attaccò e si accostò alla porta della torre per appiccarvi il fuoco. 53 Ma una donna gettò giù il pezzo superiore di una macina sulla testa di Abimèlech e gli spaccò il cranio. 54 Egli chiamò in fretta il giovane che gli portava le armi e gli disse: «Tira fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me: L’ha ucciso una donna!». Il giovane lo trafisse ed egli morì. 55 Quando gli Israeliti videro che Abimèlech era morto, se ne andarono ciascuno a casa sua. [Giu. 9, 50-55]   

COME DIO DESCRIVE LA DONNA
 

        Abbiamo visto il disprezzo per le donne sia di Dio che del suo popolo. Ma non è il massimo che la Bibbia offre, per trovare il quale occorre leggere un episodio del Libro di Ezechiele.

        Ezechiele è uno dei massimi profeti della Bibbia che operò intorno al 600 a.C., quando il Regno di Giuda volgeva al termine, essendo deportato a Babilonia nel 597 a.C. insieme al Re Ioiachin. Intorno al 595 ebbe la chiamata alla missione di profeta. All’inizio non fu creduto ma poi, dopo la caduta di Gerusalemme, il popolo di Israele capì che Ezechiele aveva avuto ragione. Fu uno dei predicatori che si scagliò contro i peccati del popolo di Dio che chiamava alla conversione. Una specie di protomessia. Fu egli stesso a scrivere il Libro di Ezechiele.

        Attraverso Ezechiele parla Dio e, nell’episodio che ora illustrerò, vi è un’assimilazione tra due città, Samaria e Gerusalemme con due sorelle e prostitute, Oolà e Oolibà che, dopo aver iniziato in Egitto, hanno avuto intensi e sfrenati rapporti sessuali con i capi ed i soldati assiri e tutti i popoli confinanti con il popolo d’Israele. Dio è adirato con gli abitanti delle due città perché si sono allontanati dalla sottomissione al Dio di Israele. Siamo nell’epoca della decadenza ed il popolo di Israele viene colpevolizzato: è abbandonato da Dio, con la perdita di potere e di territori, perché ha peccato, soprattutto abbandonando la fede in Dio medesimo. Già dopo la morte di Salomone (933 a.C.) vi era stata la separazione tra il Regno di Giuda al Sud della Palestina, con capitale Gerusalemme, ed il Regno d’Israele al Nord della Palestina, con capitale Samaria.

La separazione tra i Regni di Israele e di Giuda

        L’aberrazione, il decadimento dei costumi, ogni peccato è, per Dio, femminile. Sono le donne che prostituiscono gli uomini. Senza la loro presenza l’uomo sarebbe un angioletto. Sarebbe solo capace di violentare, rubare, assassinare, sodomizzare, fare stragi … tutte cose che Dio perdona al suo popolo eletto, particolarmente ai suoi uomini eletti. Sono quindi le donne il veicolo della punizione e dell’esempio del degrado possibile. E solo due donne possono metaforicamente rappresentare la caduta al massimo grado del peccato da parte delle due città. Nel racconto che vedremo, Ezechiele, con Parola di Dio, descrive la dissolutezza delle due sorelle con toni ed espressioni di una durezza inusitata molto ma molto edulcorata dalla traduzione CEI.

1 [E’ Ezechiele che parla e dice] Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Figlio dell’uomo, vi erano due donne, figlie della stessa madre, 3 le quali si erano prostituite in Egitto fin dalla loro giovinezza, dove venne profanato il loro petto e oppresso il loro seno verginale. 4 Esse si chiamano Oolà la maggiore e Oolibà la più piccola, sua sorella. L’una e l’altra divennero mie [di Dio si intende] e partorirono figli e figlie. Oolà è Samaria e Oolibà è Gerusalemme. 5 Oolà mentre era mia si dimostrò infedele: arse d’amore per i suoi spasimanti, gli Assiri suoi vicini, 6 vestiti di porpora, prìncipi e governatori, tutti giovani attraenti, cavalieri montati su cavalli. 7 Concesse loro i suoi favori, al fiore degli Assiri, e si contaminò con gli idoli di coloro dei quali si era innamorata. 8 Non rinunciò alle sue relazioni amorose con gli Egiziani, i quali avevano abusato di lei nella sua giovinezza, avevano profanato il suo seno verginale, sfogando su di lei la loro libidine. 9 Per questo l’ho data in mano ai suoi amanti, in mano agli Assiri, dei quali si era innamorata. 10 Essi scoprirono la sua nudità, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero di spada. Divenne così come un monito fra le donne, per la condanna esemplare che essi avevano eseguita su di lei.
11 Sua sorella Oolibà la vide e si corruppe più di lei nei suoi amoreggiamenti; con le sue infedeltà superò la sorella. 12 Spasimò per gli Assiri suoi vicini, prìncipi e capi, vestiti di porpora, cavalieri montati su cavalli, tutti giovani attraenti. 13 Io vidi che si era contaminata e che tutt’e due seguivano la stessa via. 14 Ma essa moltiplicò le prostituzioni. Vide uomini effigiati su una parete, figure di Caldei, disegnati con il minio, 15 con cinture ai fianchi, ampi turbanti in capo, dall’aspetto di grandi capi, rappresentanti i figli di Babilonia, originari di Caldea: 16 essa se ne innamorò non appena li vide e inviò loro messaggeri in Caldea. 17 I figli di Babilonia andarono da lei al letto degli amori e la contaminarono con le loro fornicazioni ed essa si contaminò con loro finché ne fu nauseata. 18 Poiché aveva messo in pubblico le sue tresche e scoperto la sua nudità, anch’io mi allontanai da lei come mi ero allontanato dalla sorella. 19 Ma essa continuò a moltiplicare prostituzioni, ricordando il tempo della sua gioventù, quando si prostituiva in Egitto. 20 [Oolibà] Arse di libidine per quegli amanti lussuriosi come asini, libidinosi come stalloni, 21 e così rinnovò l’infamia della sua giovinezza, quando in Egitto veniva profanato il suo petto, oppresso il suo seno verginale. 22 Per questo, Oolibà, così dice il Signore Dio: Ecco, io suscito contro di te gli amanti di cui mi sono disgustato e li condurrò contro di te da ogni parte, 23 i figli di Babilonia e di tutti i Caldei, quelli di Pekòd, di Soa e di Koa e con loro tutti gli Assiri, tutti i giovani attraenti, prìncipi e capi, tutti capitani e cavalieri famosi; 24 verranno contro di te dal settentrione con cocchi e carri e con una moltitudine di popolo e si schiereranno contro di te da ogni parte con scudi grandi e piccoli ed elmi. A loro ho rimesso il giudizio e ti giudicheranno secondo le loro leggi. 25 Scatenerò la mia gelosia contro di te e ti tratteranno con furore: ti taglieranno il naso e gli orecchi e i superstiti cadranno di spada; deporteranno i tuoi figli e le tue figlie e ciò che rimarrà di te sarà preda del fuoco. 26 Ti spoglieranno delle tue vesti e s’impadroniranno dei tuoi gioielli. 27 Metterò fine alle tue scelleratezze e alle tue prostituzioni commesse in Egitto: non alzerai più gli occhi verso di loro, non ricorderai più l’Egitto.
28 Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io ti consegno in mano a coloro che tu odii, in mano a coloro di cui sei nauseata. 29 Ti tratteranno con odio e si impadroniranno di tutti i tuoi beni, lasciandoti nuda e scoperta; sarà svelata la turpitudine delle tue scelleratezze, la tua libidine e la tua disonestà. 30 Così sarai trattata perché tu mi hai tradito con le genti, perché ti sei contaminata con i loro idoli. 31 Hai seguito la via di tua sorella, la sua coppa porrò nelle tue mani».
32 Dice il Signore Dio:
«Berrai la coppa di tua sorella,
profonda e larga,
sarai oggetto di derisione e di scherno;
la coppa sarà di grande capacità.
33 Tu sarai colma d’ubriachezza e d’affanno,
coppa di desolazione e di sterminio
era la coppa di tua sorella Samaria.
34 Anche tu la berrai, la vuoterai, ne succhierai i cocci,
ti lacererai il seno,
poiché io ho parlato». Parola del Signore.
35 Perciò dice il Signore Dio: «Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai voltato le spalle, sconterai dunque la tua disonestà e le tue dissolutezze!».
36 Il Signore mi disse: «Figlio dell’uomo, non giudicherai tu Oolà e Oolibà? Non mostrerai ad esse i loro abomini? 37 Sono state adultere e le loro mani sono lorde di sangue, hanno commesso adulterio con i loro idoli; perfino i figli che mi avevano partorito, li hanno fatti passare per il fuoco in loro pasto. 38 Ancor questo mi hanno fatto: in quello stesso giorno hanno contaminato il mio santuario e profanato i miei sabati; 39 dopo avere immolato i loro figli ai loro idoli, sono venute in quel medesimo giorno al mio santuario per profanarlo: ecco quello che hanno fatto dentro la mia casa!
40 Si rivolsero anche a uomini di paesi lontani, invitandoli per mezzo di messaggeri, ed essi giunsero. Per loro ti sei lavata, ti sei dipinta gli occhi, ti sei adornata dei tuoi vestiti preziosi, 41 ti sei stesa su un magnifico divano davanti ad una tavola imbandita, su cui hai posto il mio olio, i miei profumi. 42 Si udiva lo strepito di una moltitudine festante di uomini venuti dal deserto, i quali avevano messo braccialetti ai polsi e una corona di gloria sul loro capo. 43 Io pensavo di costei, abituata agli adultèri: Ora costoro si faranno complici delle sue prostituzioni. 44 Infatti entrarono da lei, come si entra da una prostituta: così entrarono da Oolà e da Oolibà, donne di malaffare. 45 Ma uomini retti le giudicheranno come si giudicano le adultere e le assassine. Le loro mani sono lorde di sangue».
46 Dice infatti il Signore Dio: «Si farà venire contro di loro una folla ed esse saranno abbandonate alle malversazioni e al saccheggio. 47 La folla le lapiderà e le farà a pezzi con le spade; ne ucciderà i figli e le figlie e darà alle fiamme le case. 48 Eliminerò così un’infamia dalla terra e tutte le donne impareranno a non commettere infamie simili. 49 Faranno ricadere la vostra infamia su di voi e sconterete i vostri peccati di idolatria: saprete così che io sono il Signore Dio». [Ez. 23, 1-49]

Mi soffermo un attimo solo sulla frase riportata in grassetto che è una mistificazione completa di quanto Dio aveva detto. Essa ha almeno due versioni ebraiche che meritano di essere riportate, la prima più blanda e la seconda molto più esplicita:

20 Oolibà ardeva di desiderio per alcuni svergognati che si scaldavano come asini ed il cui sesso era come quello dei cavalli.

20 Oolibà sospirava per accoppiarsi con i suoi amanti i cui genitali sono come quelli degli asini e la cui eiaculazione sprizza come quella dei cavalli.

Ci sarebbe ancora molto da dire sulle traduzioni ma mi fermo qui perché credo si sia capito il lavoro di ingentilimento della Parola di Dio che mostra di essere come quella di un carrettiere. Credo comunque che si possa capire come, in epoca vittoriana, la Bibbia evocasse fantasie che avviavano alla masturbazione.

        Gli stessi concetti, riferiti a Gerusalemme, che qui Dio esprime attraverso Ezechiele li troviamo in un brano precedente, più consono ad una persona educata:

1 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Figlio dell’uomo, fa’ conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. 3 Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era Amorreo e tua madre Hittita. 4 Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l’ombelico e non fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce. 5 Occhio pietoso non si volse su di te per farti una sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita.
6 Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue 7 e cresci come l’erba del campo. Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e scoperta.
8 Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l’età dell’amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. 9 Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio; 10 ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta; 11 ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo: 12 misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. 13 Così fosti adorna d’oro e d’argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad esser regina. 14 La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore Dio.
15 Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante. 16 Prendesti i tuoi abiti per adornare a vari colori le alture su cui ti prostituivi. 17 Con i tuoi splendidi gioielli d’oro e d’argento, che io ti avevo dati, facesti immagini umane e te ne servisti per peccare; 18 poi tu le adornasti con le tue vesti ricamate e davanti a quelle immagini presentasti il mio olio e i miei profumi. 19 Il pane che io ti avevo dato, il fior di farina, l’olio e il miele di cui ti nutrivo ponesti davanti ad esse come offerta di soave odore. Oracolo del Signore Dio.
20 Prendesti i figli e le figlie che mi avevi generati e li sacrificasti loro in cibo. Erano forse poca cosa le tue infedeltà? 21 Immolasti i miei figli e li offristi a loro, facendoli passare per il fuoco. 22 Fra tutte le tue nefandezze e infedeltà non ti ricordasti del tempo della tua giovinezza, quando eri nuda e ti dibattevi nel sangue! 23 Ora, dopo tutta la tua perversione, guai, guai a te! Oracolo del Signore Dio. 24 In ogni piazza ti sei fabbricata un tempietto e costruita una altura; 25 ad ogni crocicchio ti sei fatta un altare, disonorando la tua bellezza, offrendo il tuo corpo a ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni. 26 Hai concesso i tuoi favori ai figli d’Egitto, tuoi corpulenti vicini, e hai moltiplicato le tue infedeltà per irritarmi. 27 Ed ecco io ho steso la mano su di te; ho ridotto il tuo cibo e ti ho abbandonato in potere delle tue nemiche, le figlie dei Filistei, che erano disgustate della tua condotta sfrontata.
28 Non ancora sazia, hai concesso i tuoi favori agli Assiri; ma non soddisfatta 29 hai moltiplicato le tue infedeltà nel paese di Canaan, fino nella Caldea: e neppure allora ti sei saziata. 30 Come è stato abbietto il tuo cuore – dice il Signore Dio – facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina! 31 Quando ti costruivi un postribolo ad ogni crocevia e ti facevi un’altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, 32 ma come un’adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri! 33 Ad ogni prostituta si dà un compenso, ma tu hai dato il compenso a tutti i tuoi amanti e hai distribuito loro doni perché da ogni parte venissero da te per le tue prostituzioni. 34 Tu hai fatto il contrario delle altre donne, quando ti prostituivi: nessuno è corso dietro a te, mentre tu hai distribuito doni e non ne hai ricevuti, tanto eri pervertita.
35 Perciò, o prostituta, ascolta la parola del Signore. 36 Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro, 37 ecco, io adunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente, coloro che hai amati insieme con coloro che hai odiati, e scoprirò di fronte a loro la tua nudità perché essi la vedano tutta.
38 Ti infliggerò la condanna delle adultere e delle sanguinarie e riverserò su di te furore e gelosia.
39 Ti abbandonerò nelle loro mani e distruggeranno i tuoi postriboli, demoliranno le tue alture; ti spoglieranno delle tue vesti e ti toglieranno i tuoi splendidi ornamenti: ti lasceranno scoperta e nuda. 40 Poi ecciteranno contro di te la folla, ti lapideranno e ti trafiggeranno con la spada. 41 Incendieranno le tue case e sarà fatta giustizia di te sotto gli occhi di numerose donne: ti farò smettere di prostituirti e non distribuirai più doni. 42 Quando avrò saziato il mio sdegno su di te, la mia gelosia si allontanerà da te; mi calmerò e non mi adirerò più. 43 Per il fatto che tu non ti sei ricordata del tempo della tua giovinezza e mi hai provocato all’ira con tutte queste cose, ecco anch’io farò ricadere sul tuo capo le tue azioni, parola del Signore Dio; non accumulerai altre scelleratezze oltre tutti gli altri tuoi abomini. [Ez. 16, 1-43]

La storia è la medesima e la depravazione, ogni cedimento al peggio, è sempre femminile. Si poteva esemplificare con un maschietto che sgozzava dei bambini ma non avrebbe reso come Dio voleva.

        E non solo Ezechiele si era addentrato in simbolismi, metafore ed immagini che, attraverso i mali costumi femminili, rappresentavano la depravazione delle città capitali del popolo di Dio. La stessa cosa la aveva già fatta il profeta Geremia, nel suo Libro, con un linguaggio più corretto:

6 Il Signore mi disse al tempo del re Giosia: «Hai visto ciò che ha fatto Israele, la ribelle? Si è recata su ogni luogo elevato e sotto ogni albero verde per prostituirsi. 7 E io pensavo: Dopo che avrà fatto tutto questo tornerà a me, ma essa non è ritornata. La perfida Giuda sua sorella ha visto ciò, 8 ha visto che ho ripudiato la ribelle Israele proprio per tutti i suoi adultèri, consegnandole il documento del divorzio [è d’interesse osservare che anche Dio reclama il divorzio, ndr], ma la perfida Giuda sua sorella non ha avuto alcun timore. Anzi anch’essa è andata a prostituirsi; 9 e con il clamore delle sue prostituzioni ha contaminato il paese; ha commesso adulterio davanti alla pietra e al legno. 10 Ciò nonostante, la perfida Giuda sua sorella non è ritornata a me con tutto il cuore, ma soltanto con menzogna». Parola del Signore. 11 Allora il Signore mi disse: «Israele ribelle si è dimostrata più giusta della perfida Giuda. 12 Va’ e grida tali cose verso il settentrione dicendo:
Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore.
Non ti mostrerò la faccia sdegnata,
perché io sono pietoso, dice il Signore.
Non conserverò l’ira per sempre.
13 Su, riconosci la tua colpa,
perché sei stata infedele al Signore tuo Dio;
hai profuso l’amore agli stranieri
sotto ogni albero verde
e non hai ascoltato la mia voce. Oracolo del Signore.
14 Ritornate, figli traviati – dice il Signore – perché io sono il vostro padrone. Io vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion. 15 Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza e intelligenza. 16 Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – dice il Signore – non si parlerà più dell’arca dell’alleanza del Signore; nessuno ci penserà né se ne ricorderà; essa non sarà rimpianta né rifatta. 17 In quel tempo chiameranno Gerusalemme trono del Signore; tutti i popoli vi si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più la caparbietà del loro cuore malvagio. 18 In quei giorni la casa di Giuda andrà verso la casa di Israele e tutte e due torneranno insieme dalla regione settentrionale nel paese che io avevo dato in eredità ai loro padri.
19 Io pensavo:
Come vorrei considerarti tra i miei figli
e darti una terra invidiabile,
un’eredità che sia l’ornamento più prezioso dei popoli!
Io pensavo: Voi mi direte: Padre mio,
e non tralascerete di seguirmi.
20 Ma come una donna è infedele al suo amante,
così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me».
Oracolo del Signore. [Ger. 3, 6-20]

E non basta perché l’assimilazioni alla donna di ogni depravazione la troviamo anche nel Libro di Naum (libro redatto durante il Regno di Giuda in un periodo compreso tra il 663 ed il 612 a.C.) nel quale vi sono delle profezie riguardanti la distruzione di Ninive, capitale degli Assiri, perché minacciavano il popolo di Israele:

1 Guai alla città sanguinaria,
piena di menzogne,
colma di rapine,
che non cessa di depredare!
2 Sibilo di frusta, fracasso di ruote,
scalpitio di cavalli, cigolio di carri,
3 cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade,
scintillare di lance, feriti in quantità,
cumuli di morti, cadaveri senza fine,
s’inciampa nei cadaveri.
4 Per le tante seduzioni della prostituta,
della bella maliarda, della maestra d’incanti,
che faceva mercato dei popoli con le sue tresche
e delle nazioni con le sue malìe.
5 Eccomi a te, oracolo del Signore degli eserciti.
Alzerò le tue vesti fin sulla faccia
e mostrerò alle genti la tua nudità,
ai regni le tue vergogne.
6 Ti getterò addosso immondezze,
ti svergognerò, ti esporrò al ludibrio.
7 Allora chiunque ti vedrà, fuggirà da te
e dirà: «Ninive è distrutta!». Chi la compiangerà?
Dove cercherò chi la consoli? [Na. 3, 1-7]

Credo si sia capito che la donna come entità infernale sia un costume onnipresente nei discorsi biblici. La stessa corruzione di Re israeliti e società intere è sempre attribuita a donne, preferibilmente non israelite. Vediamo altri esempi a partire dall’epoca di Mosè:

1 Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. 2 Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. 3 Israele aderì al culto di Baal-Peor e l’ira del Signore si accese contro Israele.
4 Il Signore disse a Mosè: «Prendi tutti i capi del popolo e fa’ appendere al palo i colpevoli, davanti al Signore, al sole, perché l’ira ardente del Signore si allontani da Israele». [Num. 25, 1-4]

Sembra normale che un popolo, sorretto da un potente Dio che lo ha portato in mezzo a tremende difficoltà nel deserto, si prostrasse nell’adorare gli dei di certe moabite di facili costumi, solo perché costoro avevano concesso loro qualche gioia ? E se è avvenuto questo le moabite gaudenti e felici, sono colpevoli di qualche delitto ? A seguito del quale vengono sterminate ben 24000 persone, per di più del popolo di Israele ?  (9 Di quel flagello morirono ventiquattromila persone [Num. 25, 9]). E questa corruzione da parte di donne non avviene solo per persone comuni ma anche per il saggio Re Salomone:

26 Dissi: «Salomone, re d’Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo Dio e Dio l’aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. [Nee. 13, 26]

come racconta il Libro di Neemia (libro la cui redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata tra fine IV e metà III secolo a.C. in Giudea. Riguarda il ritorno del popolo di Israele dalla cattività in Babilonia, popolo che si dedicò alla ricostruzione delle mura di Gerusalemme. Neemia è l’autore del libro ed è tra coloro che tornavano da Babilonia). Insomma, Salomone era un’ottima persona poi compaiono le mille donne di Moab ed il satiro perde la ragione:

1 Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite, 2 appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: «Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi». Salomone si legò a loro per amore. 3 Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore. 4 Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l’attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre. [1 Re. 11, 1-4]

        Ancora donne straniere che portano fuori strada spiriti eletti (c’è da chiedersi: ma a chi dava Dio la sua Fiducia ?). Questo Salomone è proprio un povero Re. Inizia il suo regno ammazzando il fratello che avrebbe potuto complottare contro di lui; sottomise con stragi continue decine di popoli; popoli che poi schiavizzò; poi arrivano un migliaio di donne moabite e lo fregano ? Egli rinchiuse queste donne in un harem e sfogò lì mi suoi istinti bestiali … tutto questo creò una perversione nel suo cuore ? Ma se il suo cuore era perverso, come mostra la sua vita, come può essere pervertito da 1000 donne chiuse in un harem ? Dio sta dicendo che il cervello di Salomone risiedeva in mezzo alle sue gambe ? Ma tutti i crimini di questo eletto ebbero il sostegno di Dio ed ora Dio non condivide perché vi sono 1000 moabite ? Insomma nella Bibbia si mostra che il Regno di Salomone cadde per 1000 moabite che Salomone aveva nell’harem (11 Allora [Dio] disse a Salomone: «Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito. 12 Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio [1 Re. 11, 11-12]. Si noti che l’eletto non paga mai in proprio. Paga il figlio Roboamo che non c’entra nulla). I credenti si chiamano in questo modo perché credono a tutto.

        Questo Dio fa paura !

GLI IMBROGLI DI DIO PER FARE BELLA FIGURA
 

        Le imprese di Dio descritte nella Bibbia devono essere state molto complesse anche se la Bibbia non ci racconta di imprese edificanti ma di un Dio impegnato a castigare i suoi avversari ai quali va appunto il merito di aver mostrato la potenza di Dio.

        Per fortuna di Dio la creazione gli riuscì male e lo dimostra proprio l’esistenza di una Bibbia, delle religioni, dei peccati, della messa, … e questo prodotto mal fatto, con tanti imprevisti per Dio, permise a quest’ultimo di adirarsi e di intervenire in prima persona ed attraverso i suoi eletti per rimettere ordine, imporre la sua legge, delimitare la sua terra e, fatto importante, per ispirare alcuni scribi a scrivere le sue nobili gesta.

        I guai per Dio iniziarono subito permettendo da subito il dispiegarsi di effetti drammatici che tanto piacciono al Creatore:

1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». [Gen. 6, 1-3]

A questo punto tutta la vita dell’uomo, ancora privo di anima, era racchiusa in quei 120 anni. L’uomo non doveva preoccuparsi del dopo morte, dei castighi, appunto, per l’anima. Ma Dio si corresse subito, qualche riga oltre, poiché Egli, da onnisciente, capì subito come sarebbe andata a finire.

5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d’averli fatti». [Gen. 6, 5-7]

Fu così che Dio mise il diluvio nella sua storia ed affidò a Noè la salvezza per i pochi che lo meritavano. Forse il distratto di Dio aveva dimenticato di aver dettato la stessa storia ai Sumeri(6). O forse lo ricordava e, visto il grande successo di essa, la ripropose in questa seconda edizione.

        Il diluvio creò iniziali problemi a Dio perché spazzò via dalla terra i malvagi ed i nuovi erano meno malvagi dei precedenti. Senza costoro vi era poco da fare per Dio. Fu allora che Dio iniziò a forzare la volontà degli uomini potenti in modo che agissero con malvagità contro Dio stesso ed un suo popolo eletto. A questo punto Egli poteva intervenire di nuovo castigando con ferocia tutti i malvagi.

        Vedremo ora quattro storie esemplari che illustrano quanto ho ora detto: la Torre di Babele, l’uscita degli ebrei dall’Egitto, la battaglia di Mosè contro gli amaleciti (discendenti di Amalek, a sua volta discendente di Iram, figlio di Sem, figlio di Noè. In particolare Amelek era figlio di Elifaz e Timna e nipote di Esaù), la pazienza di Giobbe.

        Una sola piccola premessa relativa a due piccole frasi scambiate tra Dio e Mosè prima dell’uscita dall’Egitto. Dio dice a Mosè:

21 Il Signore disse a Mosè: «Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo. [Es. 4, 21]

E’ quindi Dio a imporre il comportamento del faraone. Più oltre Dio dice a Mosè:

4 Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!».  [Es. 14, 4]

di modo che tutta la premessa con il seguito di sofferenze (le piaghe) per l’intero Egitto servivano solo per far emergere la gloria e la potenza di Dio, insomma per renderLo famoso ? Si.

LA TORRE DI BABELE
 

        Uno dei maggiori problemi che ha il mondo oggi è la mancanza di intesa, di comprensione e quindi collaborazione, per mancanza di comunicazione e soprattutto per mancanza di comunicazione corretta. La cosa è stata iniziata da Dio ai tempi della Genesi:

1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele [la parola ebraica babel significa confusione, ndr], perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Un vero dispettoso. Un geloso ed invidioso della sua medesima opera. Un Dio cieco che deve scendere in terra per vedere cosa fanno gli uomini. Un Dio che incita il male nel mondo, un Dio che precede Satana in questa operazione. Ma, qualunque siano i giudizi, è certo che questa divisione del mondo serviva a Dio per schierarsi e punire quelli che non erano (e sono) dalla sua parte con l’ammissione di tanti altri Dio da altre parti con i quali scontrarsi per (da parte sua) vedere chi vince e per (da parte dell’uomo) vedere chi soffre di più. E Dio, il signore degli eserciti, esiste e si riproduce, a partire dalla Bibbia, proprio per queste divisioni che Egli stesso ha creato. Un merito occorre però darlo al Signore Creatore: ha reso meno noiosa la storia dell’umanità attraverso il suo tragico insegnamento: DIVIDE ET IMPERA.

IL POVERO FARAONE CONTRO MOSE’
 

        Il faraone è un vero disgraziato che ha a che fare con Dio che, attraverso di lui, vuol raggiungere la gloria. E’ stato già condizionato mentalmente da Dio in modo da agire diversamente da come voleva (dio dice  io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo. [Es. 4, 21]) ma precedentemente ha avuto a che fare con una donna, Sara, che gli viene offerta con amore da suo marito, Abramo. Si tratta di un personaggio raggirato addirittura da Dio e costretto a soccombere su colpe che non ha. Poiché la Bibbia è una storia di malvagi che operano, qui vi è un solo malvagio, Dio.

10 Mosè disse al Signore: «Mio Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua». 11 Il Signore gli disse: «Chi ha dato una bocca all’uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? 12 Ora và! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire». 13 Mosè disse: «Perdonami, Signore mio, manda chi vuoi mandare!». [Es. 4, 10-13]

20 Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull’asino e tornò nel paese di Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio.
21 Il Signore disse a Mosè: «Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo».  [Es. 4, 20-21]

Nell’ultimo brano Dio insegna a Mosè come fare, non miracoli, ma prodigi. E’ una sorta di insegnamento dei trucchi che ogni mago da circo sa fare. Ma il peggio è che Dio non lascia le cose andare per il suo corso ordinario ma interviene perché il faraone abbia il cuore duro (come visto qualche riga più sui ciò Gli serviva per poi far risaltare la sua gloria e potenza).

        Prima di seguire devo notare che l’affermazione io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo la ritroviamo nell’Esodo ben 16 volte. Ma vediamo il resto della storia:

1 Dopo, Mosè e Aronne vennero dal Faraone e gli annunziarono: «Dice il Signore, il Dio d’Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!». 2 Il faraone rispose: «Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!».   [Es. 5, 1-2]

Il faraone reagisce ordinando che gli ebrei lavorino di più di quello che già facevano:

6 In quel giorno il faraone diede questi ordini ai sorveglianti del popolo e ai suoi scribi: 7 «Non darete più la paglia al popolo per fabbricare i mattoni come facevate prima. Si procureranno da sé la paglia. 8 Però voi dovete esigere il numero di mattoni che facevano prima, senza ridurlo. Perché sono fannulloni; per questo protestano: Vogliamo partire, dobbiamo sacrificare al nostro Dio! 9 Pesi dunque il lavoro su questi uomini e vi si trovino impegnati; non diano retta a parole false!». [Es. 5, 6-9]

22 Allora Mosè si rivolse al Signore e disse: «Mio Signore, perché hai maltrattato questo popolo? Perché dunque mi hai inviato? 23 Da quando sono venuto dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha fatto del male a questo popolo e tu non hai per nulla liberato il tuo popolo!». [Es. 5, 22-23]

Evidentemente Mosè, oltre a non essere un bravo parlatore, era anche un poco ritardato perché non aveva capito che il Signore avrebbe indurito il cuore del faraone. Oppure aveva capito bene ma ai giochi di Dio non ci stava volentieri.

1 Il Signore disse a Mosè: «Ora vedrai quello che sto per fare al faraone con mano potente, li lascerà andare, anzi con mano potente li caccerà dal suo paese!».  [Es. 6, 1]

Dio dice quindi a Mosè di essere più potente del faraone. Nella mia ignoranza di divinità questa è un’affermazione povera che mostra quanto questo Dio stesse tentando di emergere in una selva di competitori allora presenti.

1 Il Signore disse a Mosè: «Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio per il faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta. 2 Tu gli dirai quanto io ti ordinerò: Aronne, tuo fratello, parlerà al faraone perché lasci partire gli Israeliti dal suo paese. 3 Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d’Egitto. 4 Il faraone non vi ascolterà e io porrò la mano contro l’Egitto e farò così uscire dal paese d’Egitto le mie schiere, il mio popolo degli Israeliti, con l’intervento di grandi castighi. 5 Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando stenderò la mano contro l’Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!». 6 Mosè e Aronne eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato; operarono esattamente così. 7 Mosè aveva ottant’anni e Aronne ottantatré, quando parlarono al faraone. [Es. 7, 1-7]

E dopo questa premessa si arriva al nocciolo della storia:

8 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 9 «Quando il faraone vi chiederà: Fate un prodigio a vostro sostegno! tu dirai ad Aronne: Prendi il bastone e gettalo davanti al faraone e diventerà un serpente!». 10 Mosè e Aronne vennero dunque dal faraone ed eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato: Aronne gettò il bastone davanti al faraone e davanti ai suoi servi ed esso divenne un serpente. 11 Allora il faraone convocò i sapienti e gli incantatori, e anche i maghi dell’Egitto, con le loro magie, operarono la stessa cosa. 12 Gettarono ciascuno il suo bastone e i bastoni divennero serpenti. Ma il bastone di Aronne inghiottì i loro bastoni. 13 Però il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.
14 Poi il Signore disse a Mosè: «Il cuore del faraone è irremovibile: si è rifiutato di lasciar partire il popolo. 15 Va’ dal faraone al mattino quando uscirà verso le acque. Tu starai davanti a lui sulla riva del Nilo, tenendo in mano il bastone che si è cambiato in serpente. 16 Gli riferirai: Il Signore, il Dio degli Ebrei, mi ha inviato a dirti: Lascia partire il mio popolo, perché possa servirmi nel deserto; ma tu finora non hai obbedito. 17 Dice il Signore: Da questo fatto saprai che io sono il Signore; ecco, con il bastone che ho in mano io batto un colpo sulle acque che sono nel Nilo: esse si muteranno in sangue. 18 I pesci che sono nel Nilo moriranno e il Nilo ne diventerà fetido, così che gli Egiziani non potranno più bere le acque del Nilo!». 19 Il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Prendi il tuo bastone e stendi la mano sulle acque degli Egiziani, sui loro fiumi, canali, stagni, e su tutte le loro raccolte di acqua; diventino sangue, e ci sia sangue in tutto il paese d’Egitto, perfino nei recipienti di legno e di pietra!».
20 Mosè e Aronne eseguirono quanto aveva ordinato il Signore: Aronne alzò il bastone e percosse le acque che erano nel Nilo sotto gli occhi del faraone e dei suoi servi. Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue. 21 I pesci che erano nel Nilo morirono e il Nilo ne divenne fetido, così che gli Egiziani non poterono più berne le acque. Vi fu sangue in tutto il paese d’Egitto. 22 Ma i maghi dell’Egitto, con le loro magie, operarono la stessa cosa. Il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore. 23 Il faraone voltò le spalle e rientrò nella sua casa e non tenne conto neppure di questo fatto. 24 Tutti gli Egiziani scavarono allora nei dintorni del Nilo per attingervi acqua da bere, perché non potevano bere le acque del Nilo. 25 Sette giorni trascorsero dopo che il Signore aveva colpito il Nilo.
26 Poi il Signore disse a Mosè: «Va’ a riferire al faraone: Dice il Signore: Lascia andare il mio popolo perché mi possa servire! 27 Se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io colpirò tutto il tuo territorio con le rane: 28 il Nilo comincerà a pullulare di rane; esse usciranno, ti entreranno in casa, nella camera dove dormi e sul tuo letto, nella casa dei tuoi ministri e tra il tuo popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie. 29 Contro di te e contro tutti i tuoi ministri usciranno le rane». [Es. 7, 8-29]

Il faraone non cede perché troppo indurito da Dio ed allora inizia la lotta tra illusionisti:

1 Il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Stendi la mano con il tuo bastone sui fiumi, sui canali e sugli stagni e fa’ uscire le rane sul paese d’Egitto!». 2 Aronne stese la mano sulle acque d’Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d’Egitto.
3 Ma i maghi, con le loro magie, operarono la stessa cosa e fecero uscire le rane sul paese d’Egitto. 4 Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: «Pregate il Signore, perché allontani le rane da me e dal mio popolo; io lascerò andare il popolo, perché possa sacrificare al Signore!». 5 Mosè disse al faraone: «Fammi l’onore di comandarmi per quando io devo pregare in favore tuo e dei tuoi ministri e del tuo popolo, per liberare dalle rane te e le tue case, in modo che ne rimangano soltanto nel Nilo». 6 Rispose: «Per domani». Riprese: «Secondo la tua parola! Perché tu sappia che non esiste nessuno pari al Signore, nostro Dio, 7 le rane si ritireranno da te e dalle tue case, dai tuoi servitori e dal tuo popolo: ne rimarranno soltanto nel Nilo». 8 Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandate contro il faraone. 9 Il Signore operò secondo la parola di Mosè e le rane morirono nelle case, nei cortili e nei campi. 10 Le raccolsero in tanti mucchi e il paese ne fu ammorbato. 11 Ma il faraone vide ch’era intervenuto il sollievo, si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.
12 Quindi il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere della terra: essa si muterà in zanzare in tutto il paese d’Egitto». 13 Così fecero: Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere della terra e infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del paese si era mutata in zanzare in tutto l’Egitto. 14 I maghi fecero la stessa cosa con le loro magie, per produrre zanzare, ma non riuscirono e le zanzare infierivano sugli uomini e sulle bestie. 15 Allora i maghi dissero al faraone: «È il dito di Dio!». Ma il cuore del faraone si ostinò e non diede ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.
16 Poi il Signore disse a Mosè: «Alzati di buon mattino e presentati al faraone quando andrà alle acque; gli riferirai: Dice il Signore: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 17 Se tu non lasci partire il mio popolo, ecco manderò su di te, sui tuoi ministri, sul tuo popolo e sulle tue case i mosconi: le case degli Egiziani saranno piene di mosconi e anche il suolo sul quale essi si trovano. 18 Ma in quel giorno io eccettuerò il paese di Gosen, dove dimora il mio popolo, in modo che là non vi siano mosconi, perché tu sappia che io, il Signore, sono in mezzo al paese! 19 Così farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo segno».
20 Così fece il Signore: una massa imponente di mosconi entrò nella casa del faraone, nella casa dei suoi ministri e in tutto il paese d’Egitto; la regione era devastata a causa dei mosconi. 21 Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: «Andate a sacrificare al vostro Dio nel paese!». 22 Ma rispose Mosè: «Non è opportuno far così perché quello che noi sacrifichiamo al Signore, nostro Dio, è abominio per gli Egiziani. Se noi facciamo un sacrificio abominevole agli Egiziani sotto i loro occhi, forse non ci lapideranno? 23 Andremo nel deserto, a tre giorni di cammino, e sacrificheremo al Signore, nostro Dio, secondo quanto egli ci ordinerà!». 24 Allora il faraone replicò: «Vi lascerò partire e potrete sacrificare al Signore nel deserto. Ma non andate troppo lontano e pregate per me». 25 Rispose Mosè: «Ecco, uscirò dalla tua presenza e pregherò il Signore; domani i mosconi si ritireranno dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo. Però il faraone cessi di burlarsi di noi, non lasciando partire il popolo, perché possa sacrificare al Signore!». 26 Mosè si allontanò dal faraone e pregò il Signore. 27 Il Signore agì secondo la parola di Mosè e allontanò i mosconi dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo: non ne restò neppure uno. 28 Ma il faraone si ostinò anche questa volta e non lasciò partire il popolo.  [Es. 8, 1-28]

E’ interessante osservare che i maghi del faraone e Mosè con Aronne conoscessero gli stessi trucchi e, nella lotta da illusionisti da circo, vince il più aggiornato, quello che aveva studiato il trucco delle zanzare.

1 Allora il Signore si rivolse a Mosè: «Va’ a riferire al faraone: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 2 Se tu rifiuti di lasciarlo partire e lo trattieni ancora, 3 ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame che è nella campagna, sopra i cavalli, gli asini, i cammelli, sopra gli armenti e le greggi, con una peste assai grave! 4 Ma il Signore farà distinzione tra il bestiame di Israele e quello degli Egiziani, così che niente muoia di quanto appartiene agli Israeliti». 5 Il Signore fissò la data, dicendo: «Domani il Signore compirà questa cosa nel paese!». 6 Appunto il giorno dopo, il Signore compì questa cosa: morì tutto il bestiame degli Egiziani, ma del bestiame degli Israeliti non morì neppure un capo. 7 Il faraone mandò a vedere ed ecco neppur un capo era morto del bestiame d’Israele. Ma il cuore del faraone rimase ostinato e non lasciò partire il popolo.
8 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Procuratevi una manciata di fuliggine di fornace: Mosè la getterà in aria sotto gli occhi del faraone. 9 Essa diventerà un pulviscolo diffuso su tutto il paese d’Egitto e produrrà, sugli uomini e sulle bestie, un’ulcera con pustole, in tutto il paese d’Egitto». 10 Presero dunque fuliggine di fornace, si posero alla presenza del faraone, Mosè la gettò in aria ed essa produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie. 11 I maghi non poterono stare alla presenza di Mosè a causa delle ulcere che li avevano colpiti come tutti gli Egiziani. 12 Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non diede loro ascolto, come il Signore aveva predetto a Mosè. [Es. 9, 1-12]

22 Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano verso il cielo: vi sia grandine in tutto il paese di Egitto, sugli uomini, sulle bestie e su tutte le erbe dei campi nel paese di Egitto!». 23 Mosè stese il bastone verso il cielo e il Signore mandò tuoni e grandine; un fuoco guizzò sul paese e il Signore fece piovere grandine su tutto il paese d’Egitto. 24 Ci furono grandine e folgori in mezzo alla grandine: grandinata così violenta non vi era mai stata in tutto il paese d’Egitto, dal tempo in cui era diventato nazione! 25 La grandine colpì, in tutto il paese d’Egitto, quanto era nella campagna: uomini e bestie; la grandine colpì anche tutta l’erba della campagna e schiantò tutti gli alberi della campagna. 26 Soltanto nel paese di Gosen, dove stavano gli Israeliti, non vi fu grandine. 27 Allora il faraone mandò a chiamare Mosè e Aronne e disse loro: «Questa volta ho peccato: il Signore ha ragione; io e il mio popolo siamo colpevoli. 28 Pregate il Signore: basta con i tuoni e la grandine! Vi lascerò partire e non resterete qui più oltre». 29 Mosè gli rispose: «Quando sarò uscito dalla città, stenderò le mani verso il Signore: i tuoni cesseranno e non vi sarà più grandine, perché tu sappia che la terra è del Signore. 30 Ma quanto a te e ai tuoi ministri, io so che ancora non temerete il Signore Dio». 31 Ora il lino e l’orzo erano stati colpiti, perché l’orzo era in spiga e il lino in fiore; 32 ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi. 33 Mosè si allontanò dal faraone e dalla città; stese allora le mani verso il Signore: i tuoni e la grandine cessarono e la pioggia non si rovesciò più sulla terra. 34 Il faraone vide che la pioggia era cessata, come anche la grandine e i tuoni, e allora continuò a peccare e si ostinò, insieme con i suoi ministri. 35 Il cuore del faraone si ostinò ed egli non lasciò partire gli Israeliti, come aveva predetto il Signore per mezzo di Mosè. [Es. 9, 22-35]

1 Allora il Signore disse a Mosè: «Va’ dal faraone, perché io ho reso irremovibile il suo cuore e il cuore dei suoi ministri, per operare questi miei prodigi in mezzo a loro 2 e perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato gli Egiziani e i segni che ho compiuti in mezzo a loro e così saprete che io sono il Signore!». 3 Mosè e Aronne entrarono dal faraone e gli dissero: «Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Fino a quando rifiuterai di piegarti davanti a me? Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire. 4 Se tu rifiuti di lasciar partire il mio popolo, ecco io manderò da domani le cavallette sul tuo territorio. 5 Esse copriranno il paese, così da non potersi più vedere il suolo: divoreranno ciò che è rimasto, che vi è stato lasciato dalla grandine, e divoreranno ogni albero che germoglia nella vostra campagna. 6 Riempiranno le tue case, le case di tutti i tuoi ministri e le case di tutti gli Egiziani, cosa che non videro i tuoi padri, né i padri dei tuoi padri, da quando furono su questo suolo fino ad oggi!». Poi voltarono le spalle e uscirono dalla presenza del faraone. 7 I ministri del faraone gli dissero: «Fino a quando costui resterà tra noi come una trappola? Lascia partire questa gente perché serva il Signore suo Dio! Non sai ancora che l’Egitto va in rovina?».
8 Mosè e Aronne furono richiamati presso il faraone, che disse loro: «Andate, servite il Signore, vostro Dio! Ma chi sono quelli che devono partire?». 9 Mosè disse: «Andremo con i nostri giovani e i nostri vecchi, con i figli e le figlie, con il nostro bestiame e le nostre greggi perché per noi è una festa del Signore». 10 Rispose: «Il Signore sia con voi, come io intendo lasciar partire voi e i vostri bambini! Ma badate che voi avete di mira un progetto malvagio. 11 Così non va! Partite voi uomini e servite il Signore, se davvero voi cercate questo!». Li allontanarono dal faraone. 12 Allora il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul paese d’Egitto per mandare le cavallette: assalgano il paese d’Egitto e mangino ogni erba di quanto la grandine ha risparmiato!». 13 Mosè stese il bastone sul paese di Egitto e il Signore diresse sul paese un vento d’oriente per tutto quel giorno e tutta la notte. Quando fu mattina, il vento di oriente aveva portato le cavallette. 14 Le cavallette assalirono tutto il paese d’Egitto e vennero a posarsi in tutto il territorio d’Egitto. Fu una cosa molto grave: tante non ve n’erano mai state prima, né vi furono in seguito. 15 Esse coprirono tutto il paese, così che il paese ne fu oscurato; divorarono ogni erba della terra e ogni frutto d’albero che la grandine aveva risparmiato: nulla di verde rimase sugli alberi e delle erbe dei campi in tutto il paese di Egitto. 16 Il faraone allora convocò in fretta Mosè e Aronne e disse: «Ho peccato contro il Signore, vostro Dio, e contro di voi. 17 Ma ora perdonate il mio peccato anche questa volta e pregate il Signore vostro Dio perché almeno allontani da me questa morte!».
18 Egli si allontanò dal faraone e pregò il Signore. 19 Il Signore cambiò la direzione del vento e lo fece soffiare dal mare con grande forza: esso portò via le cavallette e le abbatté nel Mare Rosso; neppure una cavalletta rimase in tutto il territorio di Egitto. 20 Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti.
21 Poi il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano verso il cielo: verranno tenebre sul paese di Egitto, tali che si potranno palpare!». 22 Mosè stese la mano verso il cielo: vennero dense tenebre su tutto il paese d’Egitto, per tre giorni. 23 Non si vedevano più l’un l’altro e per tre giorni nessuno si poté muovere dal suo posto. Ma per tutti gli Israeliti vi era luce là dove abitavano. [Es. 10, 1-23]

1 Il Signore disse a Mosè: «Ancora una piaga manderò contro il faraone e l’Egitto; dopo, egli vi lascerà partire di qui. Vi lascerà partire senza restrizione, anzi vi caccerà via di qui. 2 Di’ dunque al popolo, che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d’argento e oggetti d’oro».
3 Ora il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani. Inoltre Mosè era un uomo assai considerato nel paese d’Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo.
4 Mosè riferì: «Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l’Egitto: 5 morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame. 6 Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. 7 Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l’Egitto e Israele.
8 Tutti questi tuoi servi scenderanno a me e si prostreranno davanti a me, dicendo: Esci tu e tutto il popolo che ti segue! Dopo, io uscirò!». Mosè acceso di collera, si allontanò dal faraone.
9 Il Signore aveva appunto detto a Mosè: «Il faraone non vi ascolterà, perché si moltiplichino i miei prodigi nel paese d’Egitto». 10 Mosè e Aronne avevano fatto tutti questi prodigi davanti al faraone; ma il Signore aveva reso ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti dal suo paese.  [Es. 11, 1-10]

29 A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame. 30 Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c’era casa dove non ci fosse un morto!
31 Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: «Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto. 32 Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!». 33 Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: «Stiamo per morire tutti!». 34 Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli.
35 Gli Israeliti eseguirono l’ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d’argento e d’oro e vesti. 36 Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
37 Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. 38 Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero. 39 Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall’Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall’Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.
40 Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent’anni. 41 Al termine dei quattrocentotrent’anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d’Egitto. [Es. 12, 29-41]

Forse è pura fantasia ma quel 430 è un numero che compare nella Cabala ebraica: 4 + 3 = 7. Ma è sicuramente una fantasia.

17 Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: «Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe pentirsi e tornare in Egitto». 18 Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mare Rosso. Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d’Egitto. 19 Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto giurare solennemente gli Israeliti: «Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa». 20 Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. 21 Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. 22 Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. [Es. 13, 17-22]

Dio stesso guidava la colonna degli ebrei che uscivano dall’Egitto.

1 Il Signore disse a Mosè: 2 «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. 3 Il faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto li ha bloccati! 4 Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!». [Un dio che cerca gloria alle spalle delle sofferenze altrui, un vero Dio che i cristiani si meritano, ndr]
Essi fecero in tal modo.
5 Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva!».
6 Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati.
7 Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. 8 Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. 9 Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si trovarono presso Pi-Achirot, davanti a Baal-Zefon.
10 Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. 11 Poi dissero a Mosè: «Forse perché non c’erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall’Egitto? 12 Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto?». 13 Mosè rispose: «Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! 14 Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli».
15 Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. 16 Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. 17 Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. 18 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». [Non sembra neppure Egli convinto se ripete la stessa cosa per ben 14 volte. Ma poi, questo Dio crea infiniti problemi al suo popolo e poi amazza chi gli dà gloria ? Contorsioni da analizzare con Freud].
19 L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. 20 Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
21 Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. 22 Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 23 Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare.
24 Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25 Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
26 Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri».
27 Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. 28 Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. [Es. 14, 1-28]

Dopo questo glorioso esempio di condotta che Dio ha fornito al mondo, non serve aggiungere troppo. Il povero faraone arriva addirittura ad essere ammazzato (insieme al suo esercito) per essersi comportato secondo i voleri di Dio(7). Tutti i morti di questa storia sono innocenti. Tutti i cattivi erano buoni. Ma tutto è orchestrato da Dio non certo per ragioni di giustizia ma solo per il suo narcisismo e la sua vanagloria. Trasferiamo ad oggi questo messaggio e vediamo che l’esempio di Dio ha vinto, per raggiungere la fama, il potere ed il denaro, tutto è lecito.

        Prima di terminare con questa vicenda vediamone l’epilogo con altri brani biblici. Secondo la Bibbia Mosè fu il personaggio che prestò i massimi servigi a Dio a tal punto che:

10 Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè – lui con il quale il Signore parlava faccia a faccia – 11 per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nel paese di Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutto il suo paese, 12 e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele. [Dt. 34, 10-12]

L’insieme però di tutti i servigi che questo eletto fece a Dio sarà dimenticato da Dio in un solo istante. E Dio ha sempre ragione:

9 Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 10 Mosè e Aronne convocarono la comunità davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». 11 Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame.
12 Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa comunità nel paese che io le dò». [Num. 20, 9-12]

Sembra qui, come affermano i biblisti, che Dio abbia castigato Mosè perché aveva parlato con rabbia, per non aver detto esplicitamente che il miracolo era di Dio e non suo e per aver colpito la roccia con un atteggiamento che lo rendeva primo attore. Ad un lettore laico sembra quantomeno straordinario il protagonismo di Dio. In fondo Mosè doveva essere stufo del suo popolo del tutto indisciplinato ed incapace di credergli per più di qualche giorno. Questa volta aveva dimenticato di dire che il miracolo era di Dio ma, questo popolo, non sapeva ancora che Mosè era il rappresentante di Dio in terra ? non sapeva che ogni prodigio di Mosè era prodigio di Dio ? Caspita che popolo ! Questo poveretto che aveva dedicato la sua vita ad un popolo che sembrava proprio non meritarlo e che aveva passato ben 40 anni in peregrinazioni nel deserto, deserto espressamente scelto da Dio (17 Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: «Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe pentirsi e tornare in Egitto» [Es. 13, 17-18]), tentando di alimentare con vari prodigi (di Dio) il popolo eletto, improvvisamente, alla fine, viene privato di ciò a cui aveva aspirato dalla uscita dall’Egitto: entrare nella terra promessa. Un Dio crudele che non fece alcun caso alle implorazioni di Mosè:

25 Permetti che io passi al di là e veda il bel paese che è oltre il Giordano e questi bei monti e il Libano. 26 Ma il Signore si adirò contro di me, per causa vostra, e non mi esaudì. Il Signore mi disse: Basta, non parlarmi più di questa cosa. 27 Sali sulla cima del Pisga, volgi lo sguardo a occidente, a settentrione, a mezzogiorno e a oriente e contempla il paese con gli occhi; perché tu non passerai questo Giordano. [Dt. 3, 25-27]

anche se queste implorazioni che sembrano scritte da Mosè lo furono molti anni dopo la morte di Mosè, alla data di compilazione del Deuteronomio. Dio è comunque implacabile, quello stesso Dio che aveva detto a Mosè:

 2 … perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato gli Egiziani e i segni che ho compiuti in mezzo a loro e così saprete che io sono il Signore!». [Es. 10, 2]

Il povero Mosè non potrà parlare di tutto ciò ai suoi figli e nipoti nella terra promessa.

MOSE’ CONTRO GLI AMALECITI  

        Nell’Esodo si narra la storia di Mosè, Aronne e di Cur (uomo di fiducia di Aronne) che, con l’aiuto di Dio, si comportarono in modo ridicolo e da veri imbroglioni nella battaglia contro gli amaleciti, una popolazione beduina proveniente dalla zona meridionale di Canaan.

8 Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim. 9 Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio». 10 Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle. 11 Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. 12 Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. 13 Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada. 14 Allora il Signore disse a Mosè: «Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!».[Es. 17, 8-14]

Prima di commentare è utile ricordare che Dio odiava gli amaleciti proprio perché attaccarono Israele a Refidim. La battaglia fu persa dagli amaleciti e, dopo di essa, Dio disse che gli amaleciti dovevano essere distrutti fino al completo sterminio:

2 Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall’Egitto. 3 Va’ dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini». [1 Sam. 15, 2-3]

Dopo questa dichiarazione di affetto e di amore divino, torniamo al ridicolo del brano precedente tratto dall’Esodo.

        Vi è un personaggio, nientemeno che Mosè, che per vincere il nemico deve tenere le braccia alzate, braccia che sostengono il bastone miracoloso. E’, anche qui, un rito tipico della stregoneria. Cosa c’entra con un Dio il tenere le braccia alzate perché, chi Egli protegge, vinca ? Ma poi: la vittoria di Mosè è frutto di un vero e proprio imbroglio. Tanto valeva non combattere quella battaglia e che Dio fulminasse tutti i nemici di Mosè. Sarebbe stato più degno e la gloria di Dio sarebbe cresciuta molto di più !

LA PAZIENZA DI GIOBBE
 

        Veniamo ora a discutere di questo episodio della Bibbia che pochi conoscono anche se l’espressione pazienza di Giobbe è entrata nel linguaggio comune. Merita allora leggere con maggiore attenzione ciò che dice la Bibbia nel Libro di Giobbe (la storia del saggio Giobbe) che risale, per la parte poetica, all’XI – X secolo a.C., mentre per la parte in prosa e la redazione definitiva a circa il 575 a.C. (la versione definitiva è certamente posteriore al profeta Ezechiele anche se non se ne conosce l’autore).

        La storia di Giobbe è una triste storia in cui Dio si diverte in una contesa, una vera e propria scommessa, con un angelo(8) che è chiamato satana ma che non c’entra nulla con il demonio del Nuovo Testamento essendo qui individuabile come un angelo avversario. Si giocherà sulla pelle di un povero, pio ed onest’uomo come Giobbe, anche con poteri che Dio darà a satana, al fine di far fisicamente del male a Giobbe per vedere fino a che punto resisteva nella sua devozione al Dio di Israele. Vedremo tutti i disastri ed i morti per gioco che scaturiranno da questo sollazzo di Dio.

1 C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. 2 Gli erano nati sette figli e tre figlie; 3 possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest’uomo era il più grande fra tutti i figli d’oriente.
4 Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. 5 Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.
6 Un giorno, i figli di Dio [i figli di Dio sono gli angeli, ndr] andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. 7 Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». 8 Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». 9 Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10 Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. 11 Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». 12 Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore. [Giob. 1, 1-12]

Iniziano qui le disgrazie di Giobbe:

13 Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, 14 un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, 15 quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
16 Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
17 Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
18 Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, 19 quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò 21 e disse:
«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto. [Giob. 1, 13-22]

Dopo questa dichiarazione di puro masochismo da parte di Giobbe possiamo ricavare che la battaglia era vinta da Dio sull’angelo accusatore. Ma non basta a Dio aver mostrato fino a che unto arrivava la devozione a lui, serviva andare oltre:

1 Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. 2 Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa». 3 Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo». 4 Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. 5 Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». 6 Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
7 Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. 8 Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9 Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». 10 Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
11 Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo. 12 Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. 13 Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.[Giob. 2, 1-13]

Giobbe è un vero masochista. Tante disgrazie così, quantomeno, farebbero essere demoralizzati. Ma egli è fermo nella sua fede tanto che maltratta anche la moglie. Vi è poi quel Dio che continua a divertirsi dando ogni potere all’angelo accusatore ed essendo addirittura perverso quando dice fai a lui quello che ti pare ma non lo ammazzare (è il metodo che sarà usato poi dall’Inquisizione. La Chiesa torturava all’infinito ma, per ammazzare un poveretto, ci si rivolgeva al braccio secolare, cioè alla giustizia civile. Comunque il brano riportato termina con degli amici che vanno a trovare Giobbe per consolarlo. E’ un espediente retorico per avviare una lunghissima discussione tra loro. E’ una forma letteraria che non ha alcuna tradizione ebraica ma che, certamente ha tradizione egizia e sumera(9). Si tratta del balag o lamentazione che qui occupa una quarantina di capitoli. Finita la lamentazione Dio si presenta a Giobbe e impiega quattro capitoli per spiegare a Giobbe quanto sia arrogante per cercare di capire questioni divine.

1 Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
2 Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
3 Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
4 «Ascoltami e io parlerò,
io t’interrogherò e tu istruiscimi».
5 Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.
6 Perciò mi ricredo
e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.
7 Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. 8 Prendete dunque sette vitelli e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi; il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe».
9 Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita andarono e fecero come loro aveva detto il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.
10 Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto. 11 Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo e mangiarono pane in casa sua e lo commiserarono e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui e gli regalarono ognuno una piastra e un anello d’oro.
12 Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. 13 Ebbe anche sette figli e tre figlie. 14 A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio. 15 In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell’eredità insieme con i loro fratelli.
16 Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant’anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. 17 Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.

Dopo aver letto le cose indegne in questa storia, a nessuno verrà in mente di dire quanto è buono Dio ! perché risulta evidente che è una divinità malvagia, che ama e si diverte a far del male, che per raggiungere i suoi fini (di narcisismo e vanagloria) ammazza e fa ammazzare migliaia di persone. E Giobbe doveva rallegrarsi perché aveva riavuto tutto e di più. Nessuna parola sui figli morti figli che non si cambieranno mai con i nuovi. Tutto sballato in un Dio crudele e carnefice ed in un popolo fatto a sua immagine che vive di questi insegnamenti. Non c’è dubbio, Dio ha vinto sopra al suo angelo accusatore ma ha vinto che ? Cosa voleva insegnare ai suoi figli dettando queste storie allo scriba ? I biblisti, in modo vergognoso, hanno tentato di parlare del male che si confronta con il bene, introducendo qui Satana che non c’entra nulla, tanto è vero che Dio concede a lui la facoltà di fare danni a piacere. E che Satana è un personaggio che trae la sua forza a discrezione di Dio ? E’ lo stesso Dio che ha la doppia personalità di Jekill ? In questa storia non è intervenuto alcun demonio. Tutto fu opera esclusiva di Dio e del suo angelo che si muoveva secondo la sua volontà.

        Il messaggio che dovrebbe passare qui ad un fedele è la fede cieca contro qualunque sentimento o circostanza umana. Barbaro !

COME IL NUOVO TESTAMENTO RIPRENDE IL COSTUME DI DIO DI TORTURARE CHI HA FEDE IN LUI

        La storiaccia di Giobbe, è una delle vicende dell’Antico Testamento che viene ripresa nel Nuovo Testamento. Ora il linguaggio è più civile oltreché meno puerile. Le immagini sono più allegoriche con la messa da parte delle crudeltà che amava il Dio del Vecchio Testamento. La storia in oggetto del Nuovo Testamento riguarda Gesù e le tentazioni nel deserto. Qui come là si mette a prova la fedeltà a Dio di fronte alle tentazioni ed alle avversità, anche le più dure.

Matteo racconta di Gesù che viene battezzato da Giovanni nelle acque del fiume Giordano.

16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». [Mt. 3, 16-17]

Matteo racconta poi dell’episodio delle tentazioni del deserto:

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio
».
5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede
».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10 Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto
».
11 Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. [Mt. 4, 1-11]

Questa era la prova richiesta a Gesù per ottenere la pienezza della fiducia divina per iniziare la sua missione. Di queste prove ne verranno richieste molte a Gesù durante i pochi anni della sua predicazione. Ma è fortemente simbolico l’inizio rappresentato come lotta vinta contro il Diavolo, la prova maggiore di fronte ad un popolo che invece cade continuamente nel peccato e quindi nel rinnegare Dio.

        Qui sorgono questioni di logica che erano estranee agli evangelisti. Se Gesù è il figlio di Dio a che serve una prova tutta interna al Padre ed al Figlio senza trascendenza pubblica ? Questo figlio, che viene così esaltato nel momento del battesimo, non era conosciuto dal Padre ? Un Dio, perché tale si dice essere il Figlio, ha bisogno di una prova così banale come lo stare quaranta giorni a digiuno nel deserto ? Se il Padre non aveva fiducia nel Figlio, perché lo ha inviato ? E tutte queste domande insieme non rendono ragione a quella eresia secondo la quale il Figlio è una divinità di secondo ordine rispetto al Padre ?

        Al di là di questi quesiti che riguardano i fedeli e che si risolvono con le parole magiche dogmi e misteri, resta il Dio biblico che non è capace di manifestarsi se non attraverso la sofferenza di qualcuno, un Dio che raggiungerà l’apice della sua perversione ammazzando suo Figlio sulla croce. Il Dio onnipotente ha anche armi improprie da utilizzare nel suo sadismo: trova sempre degli altri a cui dare le colpe che, essendo Dio, sono solo sue.

        Dopo questi ulteriori insegnamenti che elevano lo spirito è il caso di parlare di traditori ed assassini per maggior gloria di Dio e del suo popolo. Sarà l’argomento del prossimo articolo.

Roberto Renzetti


NOTE

 (1) L’immoralità sessuale è descritta e punita come nel brano seguente:

6 Ed ecco uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso della tenda del convegno. 7 Vedendo ciò, Pincas figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, 8 seguì quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele e la donna, nel basso ventre. E il flagello cessò tra gli Israeliti. 9 Di quel flagello morirono ventiquattromila persone. … 15 La donna che è stata uccisa, la Madianita, si chiamava Cozbi, figlia di Zur, capo della gente di un casato in Madian.
[Nm. 25, 6-9, 15]

(2) Alcuni brani riguardanti Saul e Davide utili per seguire la traiettoria di questo futuro Re di Israele, tratti dal Primo Libro di Samuele, sono i seguenti:

1 Samuele disse a Saul: «Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore. 2 Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall’Egitto. 3 Va’ dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini». 4 Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda. 5 Saul venne alla città di Amalek e tese un’imboscata nella valle. 6 Disse inoltre Saul ai Keniti: «Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall’Egitto». I Keniti si ritirarono da Amalek. 7 Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all’Egitto. 8 Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il popolo. 9 Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito.
10 Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: 11 «Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola». Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte.
12 Al mattino presto Samuele si alzò per andare incontro a Saul, ma fu annunziato a Samuele: «Saul è andato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala». 13 Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: «Benedetto tu davanti al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore». 14 Rispose Samuele: «Ma che è questo belar di pecore, che mi giunge all’orecchio, e questi muggiti d’armento che odo?». 15 Disse Saul: «Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l’abbiamo votato allo sterminio». 16 Rispose Samuele a Saul: «Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte». E Saul gli disse: «Parla!». 17 Samuele cominciò: «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d’Israele? 18 Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. 19 Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?». 20 Saul insistè con Samuele: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti. 21 Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala». 22 Samuele esclamò:
«Il Signore forse gradisce gli olocausti e i
sacrifici
come obbedire alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è più del grasso degli arieti.
23 Poiché peccato di divinazione è la ribellione,
e iniquità e terafim l’insubordinazione.
Perché hai rigettato la parola del Signore,
Egli ti ha rigettato come re».
24 Saul disse allora a Samuele: «Ho peccato per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce. 25 Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri al Signore». 26 Ma Samuele rispose a Saul: «Non posso ritornare con te, perché tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato perché tu non sia più re sopra Israele». [1 Sam. 15, 1-26]

1 E il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi di olio il tuo corno e parti. Ti ordino di andare da Iesse il Betlemmita, perché tra i suoi figli mi sono scelto un re». … 6 Quando furono entrati, egli osservò Eliab e chiese: «È forse davanti al Signore il suo consacrato?». 7 Il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore». 8 Iesse fece allora venire Abìnadab e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno su costui cade la scelta del Signore». 9 Iesse fece passare Samma e quegli disse: «Nemmeno su costui cade la scelta del Signore». 10 Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripetè a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». 11 Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge». Samuele ordinò a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». 12 Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: «Alzati e ungilo: è lui!». 13 Samuele prese il corno dell’olio e lo consacrò con l’unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Samuele poi si alzò e tornò a Rama. … 21 Davide giunse da Saul e cominciò a stare alla sua presenza. Saul gli si affezionò molto e Davide divenne suo scudiero. 22 E Saul mandò a dire a Iesse: «Rimanga Davide con me, perché ha trovato grazia ai miei occhi». 23 Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui. [1 Sam. 16, 1-23]

La fama di Davide crebbe molto per il suo valore e la sua dedizione al Popolo di Israele. Ciò irritò moltissimo Saul che pensò di uccidere Davide:

1 Saul comunicò a Giònata suo figlio e ai suoi ministri di aver deciso di uccidere Davide. Ma Giònata figlio di Saul nutriva grande affetto per Davide. 2 Giònata informò Davide dicendo: «Saul mio padre cerca di ucciderti. Sta’ in guardia da domani all’alba, sta’ fermo in un luogo nascosto e non farti vedere».  [1 Sam. 19, 1-2]

Davide andò da Samuele a Rama, gli raccontò di come Saul aveva cercato di farlo morire e insieme andarono a Naioth. Da questo momento Davide peregrina in vari luoghi cercando di evitare lo scontro con Saul che continuava a cercarlo. Quest’ultimo stava alfine per accerchiarlo, ma dovette rinunciarvi e andare via perché i filistei avevano invaso il paese. Nonostante questo Saul continuò a perseguitare Davide che, per finirla con questa storia, si rifugiò presso i filistei. Quando questo popolo si imbarcò in un’altra guerra contro gli israeliti, Davide volle partecipare ma gli fu impedito perché era un israelita. Quando tornò nella città filistea in cui risiedeva trovò che, per essere un israelita, tutto ciò che gli apparteneva era stato saccheggiato, comprese le sue due mogli Ainoam e Abigail. Davide mise insieme i suoi 600 uomini e con essi sterminò gli Amaleciti, che avevano razziato i suoi beni, recuperando il bottino e riportando indietro donne e bambini. Intanto la fine di Saul era vicina. In una delle battaglie contro i filistei, quella di Ghilboa, gli israeliti furono decimati: a soccombere furono anche Gionatan, Abinadab e Malkishuah, figli di Saul. Quest’ultimo, piuttosto che perdere la vita per mano dei filistei, preferì morire gettandosi sulla sua stessa spada e rimanendone trafitto:

1 I Filistei vennero a battaglia con Israele, ma gli Israeliti fuggirono davanti ai Filistei e ne caddero trafitti sul monte Gelboe. 2 I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a morte Giònata, Abinadàb e Malkisuà, figli di Saul. 3 La lotta si aggravò contro Saul: gli arcieri lo presero di mira con gli archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri. 4 Allora Saul disse al suo scudiero: «Sfodera la spada e trafiggimi, prima che vengano quei non circoncisi a trafiggermi e a schernirmi». Ma lo scudiero non volle, perché era troppo spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra. 5 Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anche lui sulla sua spada e morì con lui. 6 Così morirono insieme in quel giorno Saul e i suoi tre figli, lo scudiero e ancora tutti i suoi uomini. [1 Sam. 31, 1-5]

Davide si recò allora ad Ebron per incontrare le tribù di Israele.

1 Vennero allora tutte le tribù d’Israele da Davide in Ebron e gli dissero: «Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. 2 Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele». 3 Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele. 4 Davide aveva trent’anni quando fu fatto re e regnò quarant’anni. 5 Regnò in Ebron su Giuda sette anni e sei mesi e in Gerusalemme regnò quarantatré anni su tutto Israele e su Giuda.  [2 Sam. 5, 1-5]

(3) I figli che Davide ebbe in Ebron sono riportati nel Secondo Libro di Samuele:

2 In Ebron nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl; 3 il secondo Kileàb, da Abigail già moglie di Nabal da Carmel; il terzo Assalonne, nato da Maaca, figlia di Talmài re di Ghesùr; 4 il quarto Adonìa nato da Agghìt; il quinto Sefatìa, figlio di Abitàl; 5 il sesto Itreàm, nato da Eglà moglie di Davide. Questi nacquero a Davide in Ebron. [2 Sam. 3, 2-5]

Della sua prima sposa, Mikal, si racconta che

14 Davide spedì messaggeri a Is-Bàal, figlio di Saul, intimandogli: «Restituisci mia moglie Mikal, che feci mia sposa al prezzo di cento membri di Filistei». 15 Is-Bàal mandò incaricati a toglierla al suo marito, Paltiel figlio di Lais. 16 Suo marito la seguì, camminando e piangendo dietro di lei fino a Bacurim. Poi Abner gli disse: «Torna indietro!» e quegli tornò». [2 Sam. 3, 14-16]

ma Davide cessò di trattarla come moglie perché Mikal aveva riso di come Davide aveva ballato con Arca. Una grande sensibilità da parte di chi aveva ammazzato e seguitò ammazzando migliaia di persone.

(4) All’epoca si utilizzavano miscugli di erbe fatte bollire in acqua sia per provocare mestruazioni forzate e aborti nelle donne che per far abortire le capre. Per il primo scopo si utilizzava la ruta (ruta graveolens o ruta angustifolia). Per il secondo scopo si utilizzavano piante come il dictamnus hispanicus che in Spagna è nota come tarraguillo.

(5) Nel testo originale figura la parola ebraica dabár che ha vari significati oltre quello riportato dalla traduzione CEI, parlavano contro. Essa, soprattutto, non ha un significato negativo e può anche tradursi come  parlavano o si confidavano, …

(6) La storia del diluvio universale è scritta in varie tavolette d’argilla dei sumeri, accadi (il Noè accadico si chiamava Shuruppak) ed assiri, risalenti al 1600 a.C.. Vi sono alcune piccole varianti rispetto al racconto biblico ma la struttura è identica: un dio manda il grande diluvio per distruggere la sua creazione e designa un personaggio a salvare il genere umano. I racconti sumeri ed accadici del diluvio sono raccolti in testi chiamati Ciclo di Ziusudra (il Noè è lo stesso Ziusudra), Epopea di Atramkhasis (il Noè è lo stesso Atramkhasis) e Poema di Gilgamesh (il Noè si chiamava Utnapištim)e risalgono appunto a circa il 1600 a.C. Ognuno di questi miti riprese dall’altro e sembra che il più antico sia stato quello di  Atramkhasis (è divertente notare che il diluvio in questo caso fu inviato per il gran rumore che proveniva dalle città, rumore che disturbava la vita degli dei). Le più antiche tradizioni ebraiche sul diluvio furono incorporate nella Genesi all’epoca di Salomone (circa 970-930 a.C.).

Una delle antiche tavolette sumere che riportano la leggenda del diluvio

(7) Questa condotta è comune nella Bibbia e la ritroviamo anche nel comportamento di uno degli eletti di Dio come descritto nel Libro di Giosuè:

16 Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l’Araba e le montagne di Israele con il loro bassopiano. 17 Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise a morte. 18 Per molti giorni Giosuè mosse guerra a tutti questi re. 19 Non ci fu città che avesse fatto pace con gli Israeliti, eccetto gli Evei che abitavano Gàbaon: si impadronirono di tutti con le armi.  [Gio. 11, 16-19]

Anche qui non si faceva la pace perché Dio ambiva avere molti più morti:

20 Infatti era per disegno del Signore che il loro cuore si ostinasse nella guerra contro Israele, per votarli allo sterminio, senza che trovassero grazia, e per annientarli, come aveva comandato il Signore a Mosè.  [Gio. 11, 20].

(8) Nel testo ebraico compare la parola satán. E quindi, in modo becero, si è tradotto satana. E’ chiaro che ogni credente che non abbia fatto studi importanti capisce che siamo di fronte a Satana, il diavolo. Va quindi spiegato che la parola satán, in ebraico, significa avversario, opponente, accusatore. Il personaggio che qui compare è quindi un avversario non il demonio che non esisteva per il popolo israelita. Satana nel senso che noi diamo oggi a questa parola, cioè demonio, comparirà solo nel Nuovo Testamento. Ora se satán significa avversario, solo un altro Dio poteva mettersi a sfidare il Dio degli israeliti. 

(9) Vi è un testo egizio del XXI secolo a.C. denominata Le proteste del contadino che è una lamentazione analoga a quella di Giobbe. Vi è poi un testo sumero su tavoletta d’argilla chiamato L’uomo e dio che ha un contenuto del tutto analogo.


BIBLIOGRAFIA

(1) Giovanni Filoramo (a cura di) – Storia delle religioni – Laterza 2005

(2) Ambrogio Donini – Breve storia delle religioni – Newton Compton 1991

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(4) AA.VV – La Sacra Bibbia – CEI

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(6) William Graham Cole – Sesso e amore nella Bibbia – Longanesi 1959

(7) Werner Keller – La Bibbia aveva ragione – Garzanti 1956

(8) Victor J. Singer – Perché la scienza non crede in Dio – Orme 2008

(9) Christopher Hitchens – Dio non è grande – Einaudi 2007

(10) Michel Onfray – Trattato di ateologia – Fazi 2005

(11) Pepe Rodriguez [1] – Verità e menzogne della Chiesa cattolica – Editori Riuniti 1999

(12) Pepe Rodriguez [2] – Los pésimos ejemplos de Dios – Temas’ de hoy, Madrid 2008

(13) R. Beretta, E. Broli – Gli undici comandamenti – Piemme 2002

(14) A. Kryvelev – Historia atea de las religiones – Jucar, Madrid 1982

(15) Sabatino Moscati – Antichi imperi d’Oriente – Newton Compton 1978

(16) Mario Liverani – Antico Oriente – Laterza 1988

(17) AA.VV. (P. Matthiae, M.A. Levi, E. Bresciani, A. Pellizzari, S. Giorcelli) – La storia: Dalla preistoria all’antico Egitto – Biblioteca di Repubblica 2008

(18) Giovanni V. Schiaparelli – L’astronomia nell’Antico Testamento – U. Hoepli 1903

(19) David Donnini – Come nacque la Bibbia

(20) Enrico Galavotti – Le bugie della Bibbia

(21) Enrico Galavotti – Da Abramo ad Isacco

(22) Enrico Peyretti – In questa Bibbia crudele io non credo più 

(23) H. C. Puech (a cura di) – L’ebraismo – Laterza 1988



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