LA BIBBIA: UNA CATTIVA MAESTRA 4

Violenze, assassini, prostituzione, incesti: uno scenario orrendo raccontato dalla Parola di Dio

QUARTA PARTE

(ampiamente ripresa da Pepe Rodriguez [2])

Roberto Renzetti

Ottobre 2010

AVVERTENZAQuando parlo di “Bibbia”, salvo avviso contrario, il riferimento è al “Vecchio Testamento”.

TRADITORI ED ASSASSINI PER MAGGIOR GLORIA DI DIO E DEL SUO POPOLO

        Di qualunque popolo uno sia, credo che il disprezzo per chi tradisce il suo popolo sia grande. Se questo tradimento ha provocato poi dei massacri, degli orrendi assassinii, di gente del proprio popolo allora vi è la riprovazione, il bando dalla comunità degli esseri civili. Dio la pensa diversamente, questi comunemente considerati criminali, sono per Dio persone da premiare e da esaltare.

        Racconterò ora, servendomi dei testi biblici, la Parola di Dio, alcune storie del genere come quella della prostituta di Gerico, Raab, che vendette tutta la sua città alle orde di Dio guidate da Giosuè. Costei chiese in cambio la vita e fu l’unica sopravvissuta. Come questo vi è un altro caso, quello di un anonimo che consegnò la sua città allo sterminio e che Dio premiò.

        Oltre a questi episodi con eccidi di massa ve ne sono molti altri in cui l’assassinio è mirato e selettivo. Mi occuperò dell’assassinio di Eglon, Re dei Moabiti, da parte di Eud; dell’assassinio di Sisara, capo dell’esercito della coalizione cananea guidato dal Re Iabin, da parte del riverito ospite ed amico Giaele; quello di Giuditta che per suoi interessi si fece passare per traditrice al fine di poter ammazzare Oloferne dormiente ed ubriaco.

        Non ho altro fine nel raccontare queste storie esemplari che quello di rallegrare le anime dei credenti.

LA PROSTITUTA SALVATA E TUTTA LA POPOLAZIONE MASSACRATA

        Il Libro di Giosuè è una fonte inesauribile di violenze e stragi ordinate da Dio ed eseguite da un suo eletto. La storia che segue riguarda la distruzione che il popolo eletto, sotto la guida di Giosuè, fece della città di Gerico, molto progredita e cinta da mura. Abbiamo già visto che Mosè fu impedito da Dio ad entrare nella Terra Promessa. Ne rimase ai margini e poté solo vederla da un’altura. Il compito di entrare e conquistare questa Terra fu affidato a Giosuè, il sanguinario erede di Mosè. Merita leggere quali erano i meriti religiosi di Giosuè:

23 Il re di Ai lo presero vivo e lo condussero da Giosuè. 24 Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti i combattenti di Ai nella campagna, nel deserto, dove quelli li avevano inseguiti, e tutti fino all’ultimo furono caduti sotto i colpi della spada, gli Israeliti si riversarono in massa in Ai e la colpirono a fil di spada. 25 Tutti i caduti in quel giorno, uomini e donne, furono dodicimila, tutti di Ai.
26 Giosuè non ritirò la mano, che brandiva il giavellotto, finché non ebbero votato allo sterminio tutti gli abitanti di Ai. 27 Gli Israeliti, secondo l’ordine che il Signore aveva dato a Giosuè, trattennero per sé soltanto il bestiame e il bottino della città. 28 Poi Giosuè incendiò Ai e ne fece una rovina per sempre, una desolazione fino ad oggi. 29 Fece appendere il re di Ai ad un albero fino alla sera. Al calar del sole Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato dall’albero; lo gettarono all’ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi. [Gio. 8, 23-29]

Gerico era la prima città che Giosuè si trovava sulla strada dopo aver attraversato il Giordano. Seguiamo il racconto della Bibbia:

1 In seguito Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: «Andate, osservate il territorio e Gerico». Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una prostituta chiamata Raab, dove passarono la notte.
2 Ma fu riferito al re di Gerico: «Ecco alcuni degli Israeliti sono venuti qui questa notte per esplorare il paese». 3 Allora il re di Gerico mandò a dire a Raab: «Fà uscire gli uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono venuti per esplorare tutto il paese». 4 Allora la donna prese i due uomini e, dopo averli nascosti, rispose: «Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove fossero. 5 Ma quando stava per chiudersi la porta della città al cader della notte, essi uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli subito e li raggiungerete».
6 Essa invece li aveva fatti salire sulla terrazza e li aveva nascosti fra gli steli di lino che vi aveva accatastato. 7 Gli uomini li inseguirono sulla strada del Giordano verso i guadi e si chiuse la porta, dopo che furono usciti gli inseguitori.
8 Quelli non si erano ancora coricati quando la donna salì da loro sulla terrazza 9 e disse loro: «So che il Signore vi ha assegnato il paese, che il terrore da voi gettato si è abbattuto su di noi e che tutti gli abitanti della regione sono sopraffatti dallo spavento davanti a voi, 10 perché abbiamo sentito come il Signore ha prosciugato le acque del Mare Rosso davanti a voi, alla vostra uscita dall’Egitto e come avete trattato i due re Amorrei, che erano oltre il Giordano, Sicon ed Og, da voi votati allo sterminio. 11 Lo si è saputo e il nostro cuore è venuto meno e nessuno ardisce di fiatare dinanzi a voi, perché il Signore vostro Dio è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra. 12 Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza, anche voi userete benevolenza alla casa di mio padre; datemi dunque un segno certo 13 che lascerete vivi mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla morte». 14 Gli uomini le dissero: «A morte le nostre vite al posto vostro, purché non riveliate questo nostro affare; quando poi il Signore ci darà il paese, ti tratteremo con benevolenza e lealtà».
15 Allora essa li fece scendere con una corda dalla finestra, perché la sua casa era addossata al muro di cinta; infatti sulle mura aveva l’abitazione. 16 Disse loro: «Andate verso la montagna, perché non si imbattano in voi i vostri inseguitori e là rimarrete nascosti tre giorni fino al loro ritorno; poi andrete per la vostra strada». 17 Le risposero allora gli uomini: «Saremo sciolti da questo giuramento, che ci hai fatto fare, a queste condizioni: 18 quando noi entreremo nel paese, legherai questa cordicella di filo scarlatto alla finestra, per la quale ci hai fatto scendere e radunerai presso di te in casa tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la famiglia di tuo padre. 19 Chiunque allora uscirà dalla porta di casa tua, il suo sangue ricadrà sulla sua testa e noi non ne avremo colpa; chiunque invece sarà con te in casa, il suo sangue ricada sulla nostra testa, se gli si metterà addosso una mano. 20 Ma se tu rivelerai questo nostro affare, noi saremo liberi da ciò che ci hai fatto giurare». [Gio. 2, 1-17]

Dio ci spiega in questo brano che le prostitute sono molto utili per i Suoi disegni. Gli uomini del suo popolo, in una città popolosa, vanno a casa di una prostituta. E non sbagliano perché hanno seguito le indicazioni di Dio. Infatti, prima di qualunque patto con  gli israeliti, Raab fa tutto da sola proteggendo i due, nascondendoli e tradendo il suo Re ed il suo popolo. D’altra parte Raab già sapeva tutto (So che il Signore vi ha assegnato il paese) perché Dio non aveva di meglio da fare che comunicare tutto ad una prostituta.

        Tornati nell’accampamento le spie raccontarono a Giosuè ciò che avevano visto e fatto compreso il patto con la prostituta, patto che fece felice sia Giosuè che Dio. Iniziò allora la marcia su Gerico:

7 Disse allora il Signore a Giosuè: «Oggi stesso comincerò a glorificarti agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che come sono stato con Mosè, così sarò con te. 8 Tu ordinerai ai sacerdoti che portano l’arca dell’alleanza: Quando sarete giunti alla riva delle acque del Giordano, voi vi fermerete». 9 Disse allora Giosuè agli Israeliti: «Avvicinatevi e ascoltate gli ordini del Signore Dio vostro». 10 Continuò Giosuè: «Da ciò saprete che il Dio vivente è in mezzo a voi e che, certo, scaccerà dinanzi a voi il Cananeo, l’Hittita, l’Eveo, il Perizzita, il Gergeseo, l’Amorreo e il Gebuseo. 11 Ecco l’arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra passa dinanzi a voi nel Giordano. 12 Ora sceglietevi dodici uomini dalle tribù di Israele, un uomo per ogni tribù. 13 Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l’arca di Dio, Signore di tutta la terra, si poseranno sulle acque del Giordano, le acque del Giordano si divideranno; le acque che scendono dalla parte superiore si fermeranno come un solo argine».
14 Quando il popolo si mosse dalle sue tende per attraversare il Giordano, i sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza camminavano davanti al popolo. 15 Appena i portatori dell’arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca si immersero al limite delle acque – il Giordano infatti durante tutti i giorni della mietitura è gonfio fin sopra tutte le sponde – 16 si fermarono le acque che fluivano dall’alto e stettero come un solo argine a grande distanza, in Adama, la città che è presso Zartan, mentre quelle che scorrevano verso il mare dell’Araba, il Mar Morto, se ne staccarono completamente e il popolo passò di fronte a Gerico. 17 I sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore si fermarono immobili all’asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele passava all’asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano. [Gio. 3, 7-17]

Non poteva mancare un secondo Mar Rosso. Il Giordano smette di scorrere e si trattiene in modo da permettere ai sacerdoti di portare l’Arca dell’Alleanza. Un rito vudù in piena regola, quell’Arca è come un carro armato che terrorizza chi lo vede.

        Prima di arrivare alla città, Giosuè ebbe un incontro:

13 Mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: «Tu sei per noi o per i nostri avversari?». 14 Rispose: «No, io sono il capo dell’esercito del Signore. Giungo proprio ora». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: «Che dice il mio signore al suo servo?». 15 Rispose il capo dell’esercito del Signore a Giosuè: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo». Giosuè così fece. [Gio. 5, 13-15]

Caspita ! Dio ha inviato il comandante in capo del suo esercito ! Che, ci mancherebbe non lo facesse, sguaina la spada. Non Gli bastano i tuoni e fulmini, la spada ! E Giosuè si toglie i sandali e, prostrato, ascolta le istruzioni di Dio.

2 Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, 3 tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. 4 Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. 5 Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé».  [Gio. 6, 2-5]

E Giosuè riferì al popolo di Dio quanto gli era stato detto dal Signore, il capo supremo dell’esercito.

6 Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: «Portate l’arca dell’alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca del Signore». 7 Disse al popolo: «Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all’arca del Signore». 8 Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d’ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l’arca dell’alleanza del Signore li seguiva; 9 l’avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l’arca; si procedeva a suon di tromba. 10 Al popolo Giosuè aveva ordinato: «Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete». 11 L’arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell’accampamento e passarono la notte nell’accampamento.
12 Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore; 13 i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all’arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l’avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l’arca del Signore; si marciava a suon di tromba. 14 Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all’accampamento. Così fecero per sei giorni.  [Gio. 6, 6-14]

Con il carro armato della Santa Alleanza ed i sette giri, con un sette che cabalisticamente viene ripetuto fino allo spasimo (c’è da chiedersi quale disastro sarebbe avvenuto se, ad esempio, una delle trombe fosse andata persa), non si può che stravincere.

15 Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell’aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. 16 Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: «Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città.
17 La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. 18 Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l’accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. 19 Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore». 20 Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. 21 Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino.
22 Ai due uomini che avevano esplorato il paese, Giosuè disse: «Entrate nella casa della prostituta, conducete fuori lei e quanto le appartiene, come le avete giurato». 23 Entrarono i giovani esploratori e condussero fuori Raab, suo padre, sua madre, i suoi fratelli e tutto quanto le apparteneva; fecero uscire tutta la sua famiglia e li stabilirono fuori dell’accampamento di Israele. 24 Incendiarono poi la città e quanto vi era, soltanto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro deposero nel tesoro della casa del Signore. 25 Giosuè però lasciò in vita Raab, la prostituta, la casa di suo padre e quanto le apparteneva, ed essa abita in mezzo ad Israele fino ad oggi, perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a Gerico.
26 In quella circostanza Giosuè fece giurare: «Maledetto davanti al Signore l’uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gerico! Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul figlio minore ne erigerà le porte!».
27 Il Signore fu con Giosuè, la cui fama si sparse in tutto il paese. [Gio. 6, 15-27]

Cerchiamo di riassumere. Riscrivo qui una frase che se non fosse drammatica dovrebbe far ridere: Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l’accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. 19 Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore. Dio dice che occorre entrare in città, ammazzare, distruggere ma non si debbono prendere i preziosi perché essi appartengono a Lui. Si immagina voglia dire che appartengono ai preti. Che vuol dire ? Rispetto al suo popolo ciò che significa ? Che il clero ha il primato ? Si, è tragicamente così: il popolo di Dio è solo uno schermo al clero di Dio. Quindi questo popolo di Dio è un popolo confessionale. Parola di Dio. Ma c’è di più. Il peggio. Questa città è votata allo sterminio dice Dio. Attenzione, è la prima volta che Dio dice che una città è votata allo sterminio senza dire almeno che è empia, che lì si pecca, che lì vi è qualche delinquente impenitente, … Sterminio solo per far posto agli amici suoi. Caspita che Dio ! Legittimo che quel popolo se lo tenga stretto, ma gli altri dovrebbero tenerlo lontano come la peste. Naturalmente lo sterminio si fa e Dio ce lo spiega per l’ennesima volta con ogni dettaglio passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino. E questo macabro ed assassino rituale è tanto legittimo che viene addirittura teorizzato come metodo:

28 Nondimeno quanto uno avrà consacrato al Signore con voto di sterminio, fra le cose che gli appartengono: persona, animale o pezzo di terra del suo patrimonio, non potrà essere né venduto né riscattato; ogni cosa votata allo sterminio è cosa santissima, riservata al Signore. 29 Nessuna persona votata allo sterminio potrà essere riscattata; dovrà essere messa a morte.[Lev. 27, 28-29]

Mi pare chiaro, no ? E’ un metodo criminale che non manda l’autore al Tribunale dei Crimini contro l’Umanità solo perché è Dio. Altrimenti … C’è da dire qualcosa poi sul suono delle trombe in corrispondenza delle quali crollano le mura di Gerico. Totò l’avrebbe risolta con “ma ci faccia il piacere, ci faccia …“. Io posso solo dire che fisicamente il problema si risolve quando le frequenze su cui lavorano le trombe entrano in risonanza con quelle di oscillazione degli atomi delle mura. Il problema, per Dio, è facile da risolvere.

        Tralasciando interrogativi metafisici, resta il fatto che Dio protegge sempre coloro che danno i peggiori esempi (in questo caso la prostituta che vende il suo popolo e viene salvata). Da tutto ciò che tipo di insegnamento si può trarre ? Un devoto generico a Dio, dico. Perché per i devoti del suo popolo è tutto molto chiaro. E Dio a questo insegnamento tiene molto tanto che ripete questo comportamento edificante in un’altra storia che andiamo a vedere.

 22 Anche la casa di Giuseppe marciò contro Betel e il Signore fu con loro. 23 La casa di Giuseppe mandò a esplorare Betel, città che prima si chiamava Luz. 24 Gli esploratori videro un uomo che usciva dalla città e gli dissero: «Insegnaci una via di accesso alla città e noi ti faremo grazia». 25 Egli insegnò loro la via di accesso alla città ed essi passarono la città a fil di spada, ma risparmiarono quell’uomo con tutta la sua famiglia. 26 Quell’uomo andò nel paese degli Hittiti e vi edificò una città che chiamò Luz: questo è il suo nome fino ad oggi. [Giu. 1, 22-26]

Questo anonimo non ha i meriti di una prostituta e di un bordello. Era un semplice codardo e traditore premiato anch’egli da Dio per aver permesso il massacro del suo popolo. Di questo sappiamo di più di quanto non abbiamo appreso su Raab: questo si arricchì tanto da fondare una città alla quale dette lo stesso nome di quella che aveva fatto annientare. E la gloria di Dio cresceva.

        Un insegnamento possibile è che prima di tradire occorre sapere con chi si ha a che fare e quanto si può guadagnare.

GLI ASSASSINII MIRATI DI EUD, GIAELE E GIUDITTA

        Dal Libro di Giosuè al Libro dei Giudici per seguire le orrende vicende di alcuni assassini in nome di Dio. La prima storia riguarda l’assassino Eud, della tribù di Beniamino, che si fa amico e poi uccide il Re dei moabiti, Eglon. Seguiamo i fatti dalla Bibbia:

12 Gli Israeliti ripresero a fare ciò che è male agli occhi del Signore; il Signore rese forte Eglon, re di Moab, contro Israele, perché facevano ciò che è male agli occhi del Signore. 13 Eglon radunò intorno a sé gli Ammoniti e gli Amaleciti, fece una spedizione contro Israele, lo batté e si impadronì della città delle Palme. 14 Gli Israeliti furono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto anni. 15 Poi gridarono al Signore ed egli suscitò loro un liberatore, Eud, figlio di Ghera, Beniaminita, che era mancino. Gli Israeliti mandarono per mezzo di lui un tributo a Eglon re di Moab. 16 Eud si fece una spada a due tagli, lunga un gomed, e se la cinse sotto la veste, al fianco destro. 17 Poi presentò il tributo a Eglon, re di Moab, che era uomo molto grasso. 18 Finita la presentazione del tributo, ripartì con la gente che l’aveva portato. 19 Ma egli, dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, tornò indietro e disse: «O re, ho una cosa da dirti in segreto». Il re disse: «Silenzio!» e quanti stavano con lui uscirono. 20 Allora Eud si accostò al re che stava seduto nel piano di sopra, riservato a lui solo, per la frescura, e gli disse: «Ho una parola da dirti da parte di Dio». Quegli si alzò dal suo seggio. 21 Allora Eud, allungata la mano sinistra, trasse la spada dal suo fianco e gliela piantò nel ventre. 22 Anche l’elsa entrò con la lama; il grasso si rinchiuse intorno alla lama [nel testo ebraico vi è la frase seguente che la CEI ha censurato: ed anche gli escrementi uscirono dalla ferita, ndr], perciò egli uscì subito dalla finestra, senza estrargli la spada dal ventre. 23 Eud uscì nel portico, dopo aver chiuso i battenti del piano di sopra e aver tirato il chiavistello. 24 Quando fu uscito, vennero i servi, i quali guardarono e videro che i battenti del piano di sopra erano sprangati; dissero: «Certo attende ai suoi bisogni nel camerino della stanza fresca». 25 Aspettarono fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i battenti del piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco il loro signore era steso per terra, morto. 26 Mentre essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo aver oltrepassato gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira. 27 Appena arrivato là, suonò la tromba sulle montagne di Efraim e gli Israeliti scesero con lui dalle montagne ed egli si mise alla loro testa. 28 Disse loro: «Seguitemi, perché il Signore vi ha messo nelle mani i Moabiti, vostri nemici». Quelli scesero dopo di lui, si impadronirono dei guadi del Giordano, per impedirne il passo ai Moabiti, e non lasciarono passare nessuno. 29 In quella circostanza sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e valorosi; non ne scampò neppure uno. [Giu. 3, 12-29]

Dio punisce il suo popolo perché pecca (questa è una costante della Bibbia, tanto valeva smetterla di essere il Dio di quel popolo) e permette che Eglon schiavizzi il suo popolo. Poi Dio sentì le grida del suo popolo e trovò un suo assassino, Eud. Costui, in un batter d’occhio, organizzò l’esercito di Israele che, come no ?, sconfisse i potenti moabiti che, al solito, furono massacrati in quanto dipendenti da un uomo solo, il Re. Ciò mostra che i moabiti non avevano massacrato gli israeliti e che questi ultimi erano il popolo più crudele di quelle terre che andava avanti solo massacrando tutti gli altri.

        Altro assassinio è quello di Giaele che ammazza il capo dell’esercito cananeo, Sisara, guidato dal Re Iabin. La storia inizia con l’eterno problema del popolo di Israele che si dà ai bagordi e ad altri dei.

1 Eud era morto e gli Israeliti tornarono a fare ciò che è male agli occhi del Signore. 2 Il Signore li mise nelle mani di Iabin re di Canaan, che regnava in Cazor. Il capo del suo esercito era Sisara che abitava a Aroset-Goim. 3 Gli Israeliti gridarono al Signore, perché Iabin aveva novecento carri di ferro e già da venti anni opprimeva duramente gli Israeliti. 4 In quel tempo era giudice d’Israele una profetessa, Debora … 6 Essa mandò a chiamare Barak … e gli disse: «Il Signore, Dio d’Israele, ti dà quest’ordine: Va’, marcia sul monte Tabor e prendi con te diecimila [uomini] 7 Io attirerò verso di te al torrente Kison Sisara, capo dell’esercito di Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa gente, e lo metterò nelle tue mani». 14 Debora disse a Barak: «Alzati, perché questo è il giorno in cui il Signore ha messo Sisara nelle tue mani. Il Signore non esce forse in campo davanti a te?». Allora Barak scese dal monte Tabor, seguito da diecimila uomini. 15 Il Signore sconfisse, davanti a Barak, Sisara con tutti i suoi carri e con tutto il suo esercito; Sisara scese dal carro e fuggì a piedi. 16 Barak inseguì i carri e l’esercito fino ad Aroset-Goim; tutto l’esercito di Sisara cadde a fil di spada e non ne scampò neppure uno.
17 Intanto Sisara era fuggito a piedi verso la tenda di Giaele, moglie di Eber il Kenita, perché vi era pace fra Iabin, re di Cazor, e la casa di Eber il Kenita. 18 Giaele uscì incontro a Sisara e gli disse: «Fermati, mio signore, fermati da me: non temere». Egli entrò da lei nella sua tenda ed essa lo nascose con una coperta. 19 Egli le disse: «Dammi un po’ d’acqua da bere perché ho sete». Essa aprì l’otre del latte, gli diede da bere e poi lo ricoprì. 20 Egli le disse: «Sta’ all’ingresso della tenda; se viene qualcuno a interrogarti dicendo: C’è qui un uomo?, dirai: Nessuno». 21 Ma Giaele, moglie di Eber, prese un picchetto della tenda, prese in mano il martello, venne pian piano a lui e gli conficcò il picchetto nella tempia, fino a farlo penetrare in terra. Egli era profondamente addormentato e sfinito; così morì. 22 Ed ecco Barak inseguiva Sisara; Giaele gli uscì incontro e gli disse: «Vieni e ti mostrerò l’uomo che cerchi». Egli entrò da lei ed ecco Sisara era steso morto con il picchetto nella tempia.
23 Così Dio umiliò quel giorno Iabin, re di Canaan, davanti agli Israeliti. 24 La mano degli Israeliti si fece sempre più pesante su Iabin, re di Canaan, finché ebbero sterminato Iabin re di Canaan.  [Giu. 4, 1-24]

Ancora un tradimento, un omicidio con l’inganno. Dio organizza la punizione al suo popolo e poi fa pagare a chi ha accondisceso il prezzo con lo sterminio. In questo caso Giaele viene addirittura esaltata con dei versi noti come Canto di Debora. Una donna, Debora, emerge per la prima volta nelle storie della Bibbia, e può farlo per essere una fanatica, una fondamentalista. Nel Canto sia Debora che Barak cantano il tradimento ed il brutale assassinio di Sisara fatto da Giaele:

24 Sia benedetta fra le donne Giaele,
la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della tenda!
25 Acqua egli chiese, latte essa diede,
in una coppa da principi offrì latte acido.
26 Una mano essa stese al picchetto
e la destra a un martello da fabbri,
e colpì Sisara, lo percosse alla testa,
ne fracassò, ne trapassò la tempia.
27 Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
ai piedi di lei si contorse, ricadde,
dove si contorse, là ricadde finito.
28 Dietro la finestra si affaccia e si lamenta
la madre di Sisara, dietro la persiana:
Perché il suo carro tarda ad arrivare?
Perché così a rilento procedono i suoi carri?
29 Le più sagge sue principesse rispondono
e anche lei torna a dire a se stessa:
30 Certo han trovato bottino, stan facendo le parti:
una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo;
un bottino di vesti variopinte per Sisara,
un bottino di vesti variopinte a ricamo;
una veste variopinta a due ricami
è il bottino per il mio collo…
31 Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!
Ma coloro che ti amano siano come il sole,
quando sorge con tutto lo splendore».
Poi il paese ebbe pace per quarant’anni.  [Giu. 5, 24-31]

Arriviamo così a Giuditta ed Oloferne, un altro episodio riprovevole che serve da storia esemplare. Per leggere cosa accadde dobbiamo spostarci al Libro di Giuditta. Un libro che è pieno di falsi storici e geografici scritto intorno al II secolo a.C.. Il generale babilonese Oloferne teneva la città israelita di Betulia sotto assedio. Si fece avanti la bella vedova Giuditta che, al fine di salvare la sua città, con arti ben note si insinua nel letto di Oloferne per decapitarlo.

1 Quando Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio di Israele ed ebbe terminato di pronunziare tutte queste parole, 2 si alzò dalla prostrazione, chiamò la sua ancella particolare e scese nella casa, dove usava passare i giorni dei sabati e le sue feste. 3 Qui si tolse il sacco di cui era rivestita, depose le vesti di vedova, poi lavò con acqua il corpo e lo unse con profumo denso; spartì i capelli del capo e vi impose il diadema. Poi si mise gli abiti da festa, che aveva usati quando era vivo suo marito Manàsse. 4 Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti, gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e si rese molto affascinante agli sguardi di qualunque uomo che l’avesse vista. [Giudt. 10, 1-4]

10 … Giuditta uscì: essa sola e l’ancella che aveva con sé. Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre scendeva il monte, finché attraversò la vallata e non poterono più scorgerla. 11 Esse andavano avanti diritte per la valle, quando si fecero loro incontro le sentinelle assire. 12 La presero e la interrogarono: «Di qual popolo sei, donde vieni e dove vai?». Essa rispose: «Sono figlia degli Ebrei e fuggo da loro, perché stanno per essere consegnati in vostra balìa. 13 Io quindi vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei vostri eserciti, per rivolgergli parole di verità e mettergli sotto gli occhi la strada per cui potrà passare e impadronirsi di tutti questi monti senza che perisca uno solo dei suoi uomini». [Giudt. 10, 10-13]

1 [Oloferne] Ordinò che la conducessero dove aveva disposto le sue argenterie e prescrisse pure che le preparassero la tavola con i cibi approntati per lui e le dessero da bere il suo vino. 2 Ma disse Giuditta: «Io non toccherò questi cibi, perché non ne venga qualche contaminazione, ma mi saranno serviti quelli che ho portato con me». 3 Oloferne le fece osservare: «Quando verrà a mancare quello che hai con te, dove andremo a rifornirci di cibi uguali per darteli? In mezzo a noi non c’è nessuno della tua gente». 4 Ma Giuditta rispose: «Per la tua vita, mio signore, ti assicuro che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito». 5 Così i servi di Oloferne la condussero alla tenda ed essa riposò fino a mezzanotte; poi si alzò all’ora della veglia del mattino. 6 Essa fece dire ad Oloferne: «Comandi il mio signore che lascino uscire la tua serva per la preghiera». 7 Oloferne comandò alla guardia del corpo di non impedirla. Rimase così al campo tre giorni: usciva di notte nella valle sotto Betulia e si lavava nella zona dell’accampamento alla sorgente d’acqua. 8 Risalita dal lavacro, pregava il Signore Dio di Israele di dirigere la sua impresa volta a ristabilire i figli del suo popolo. 9 Rientrando purificata, rimaneva nella sua tenda, finché, verso sera, non le si apprestava il cibo. 10 Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un rinfresco riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei suoi ufficiali, 11 e disse a Bagoa, il funzionario incaricato di tutte le sue cose: «Va’ e invita quella donna ebrea che è presso di te a venire con noi, per mangiare e bere assieme a noi, 12 poiché è cosa disonorevole alla nostra reputazione se lasceremo andare una donna simile senza godere della sua compagnia; se non sapremo conquistarla, si farà beffe di noi». 13 Bagoa, uscito dalla presenza di Oloferne, andò da lei e disse: «Non abbia difficoltà questa bella ragazza a venire presso il mio signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi il vino in giocondità e divenire oggi come una delle donne assire, che stanno nel palazzo di Nabucodònosor». 14 Giuditta rispose a lui: «E chi sono io per osare contraddire il mio signore? Quanto sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a compierlo e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della mia morte». 15 Subito si alzò e si adornò delle vesti e d’ogni altro ornamento muliebre; la sua ancella l’aveva preceduta e aveva steso a terra per lei davanti ad Oloferne le pellicce che aveva ricevuto da Bagoa per suo uso quotidiano, per adagiarvisi sopra e prendere cibo. 16 Giuditta entrò e si adagiò. Il cuore di Oloferne rimase estasiato e si agitò il suo spirito, aumentando molto nel suo cuore la passione per lei; già da quando l’aveva vista, cercava l’occasione di sedurla. 17 Le disse pertanto Oloferne: «Bevi e datti alla gioia con noi». 18 Giuditta rispose: «Sì, berrò, signore, perché oggi sento dilatarsi la vita in me, più che tutti i giorni che ho vissuto». 19 Incominciò quindi a mangiare e a bere davanti a lui ciò che le aveva preparato l’ancella. 20 Oloferne si deliziò della presenza di lei e bevve abbondantemente tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto solo in un giorno da quando era al mondo.  [Giudt. 12, 1-20]

Giuditta non praticava la stessa professione di Raab ma le arti della seduzione le conosceva tutte-

 1 Quando si fece buio, i suoi servi si affrettarono a ritirarsi. Bagoa chiuse dal di fuori la tenda e allontanò le guardie dalla vista del suo signore e ognuno andò al proprio giaciglio; in realtà erano tutti fiaccati, perché il bere era stato eccessivo. 2 Rimase solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio. 3 Allora Giuditta ordinò all’ancella di stare fuori della sua tenda e di aspettare che uscisse, come aveva fatto ogni giorno; aveva detto infatti che sarebbe uscita per la sua preghiera e anche con Bagoa aveva parlato in questo senso. 4 Si erano allontanati tutti dalla loro presenza e nessuno, piccolo o grande, era rimasto nella parte più interna della tenda; Giuditta, fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor suo: «Signore, Dio d’ogni potenza, guarda propizio in quest’ora all’opera delle mie mani per l’esaltazione di Gerusalemme. 5 È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi». 6 Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; 7 poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento». 8 E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. 9 Indi ne fece rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via le cortine dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella, 10 la quale la mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt’e due, secondo il loro uso, per la preghiera; attraversarono il campo, fecero un giro nella valle, poi salirono sul monte verso Betulia e giunsero alle porte della città.
11 Giuditta gridò di lontano al corpo di guardia delle porte: «Aprite, aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza contro i nemici, come ha dimostrato oggi». 12 Non appena gli uomini della sua città sentirono la sua voce, corsero giù in fretta alla porta della città e chiamarono gli anziani. 13 Corsero tutti, piccoli e grandi, perché non s’aspettavano il suo arrivo; aprirono dunque la porta, le accolsero dentro e, acceso il fuoco per far chiaro, si fecero loro attorno. 14 Giuditta disse loro a gran voce: «Lodate Dio, lodatelo; lodate Dio, perché non ha distolto la sua misericordia dalla casa d’Israele, ma ha colpito i nostri nemici in questa notte per mano mia». 15 Estrasse allora la testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo loro: «Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell’esercito assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva ubriaco; Dio l’ha colpito per mano di donna. 16 Viva dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione e vergogna».
17 Tutto il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro: «Benedetto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo». [Giudt. 13, 1-18]

Da mettere in evidenza la certezza che, anche qui, con l’eliminazione del capo, si vincevano le battaglie. In questo caso poi si aveva a che fare con il possente esercito babilonese contro un villaggio israelita. Comunque Dio tutto può … In ogni caso l’assassinio per Dio è sempre esaltato da tutti coloro che credono in quel Dio.

IEU: TRADITORE, ASSASSINO SANGUINARIO E USURPATORE DEL TRONO DI ISRAELE PER VOLONTA’ DI DIO

        Dio, attraverso il profeta Eliseo, scelse un uomo del suo popolo, Ieu, affinché sterminasse tutta la discendenza del Re Acab, anch’egli del suo popolo, caduto in disgrazia per aver permesso nella terra di Israele il culto del dio Baal.

        Ieu era un capo militare al servizio del Re d’Israele Ioram. Costui, con l’aiuto e la benedizione di Dio, passò ad usurpare il trono di Israele assassinando il Re legittimo. Non sazio di ciò, assassinò pure il Re di Giuda, Acazia. Ma, come costume per questi eletti da Dio, accompagnò il tutto con centinaia di gole tagliate di innocenti, familiari, amici e servi di ambedue i re.

        Prima di passare a leggere questa storia edificante vediamo la benedizione di Dio alla fine della mattanza.

30 Il Signore disse a Ieu: «Perché ti sei compiaciuto di fare ciò che è giusto ai miei occhi e hai compiuto per la casa di Acab quanto era nella mia intenzione, i tuoi figli – fino alla quarta generazione – siederanno sul trono di Israele». [2 Re 10, 30].

e così fu perché Ieu regnò in Israele per 28 anni dall’842 all’815 a.C. Iniziamo a leggere:

1 Il profeta Eliseo chiamò uno dei figli dei profeti e gli disse: «Cingiti i fianchi, prendi in mano questo vasetto d’olio e va’ in Ramot di Gàlaad. 2 Appena giunto, cerca Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi. Entrato in casa, lo farai alzare dal gruppo dei suoi compagni e lo condurrai in una camera interna. 3 Prenderai il vasetto dell’olio e lo verserai sulla sua testa, dicendo: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele. Poi aprirai la porta e fuggirai senza indugio [perché fuggire ? ndr]». 4 Il giovane andò a Ramot di Gàlaad. 5 Appena giunto, trovò i capi dell’esercito seduti insieme. Egli disse: «Ho un messaggio per te, o capo». Ieu disse: «Per chi fra tutti noi?». Ed egli rispose: «Per te, o capo». 6 Ieu si alzò ed entrò in una camera; quegli gli versò l’olio sulla testa dicendogli: «Dice il Signore, Dio di Israele: Ti ungo re sul popolo del Signore, su Israele. 7 Tu demolirai la casa di Acab tuo signore; io vendicherò il sangue dei miei servi i profeti e il sangue di tutti i servi del Signore sparso da Gezabele. 8 Tutta la casa di Acab perirà; io eliminerò nella famiglia di Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. 9 Renderò la casa di Acab come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa figlio di Achia. 10 La stessa Gezabele sarà divorata dai cani nella campagna di Izreèl; nessuno la seppellirà». Quindi aprì la porta e fuggì [?, ndr].
11 Quando Ieu si presentò agli ufficiali del suo padrone, costoro gli domandarono: «Va tutto bene? Perché questo pazzo è venuto da te?». Egli disse loro: «Voi conoscete l’uomo e le sue chiacchiere». 12 Gli dissero: «Baie! Su, raccontacelo!». Egli disse: «Mi ha parlato così e così, affermando: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele». 13 Tutti presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui sugli stessi gradini, suonarono la tromba e gridarono: «Ieu è re».
14 Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi, congiurò contro Ioram. (Ioram aveva difeso con tutto Israele Ramot di Gàlaad di fronte a Cazaèl, re di Aram, 15 poi Ioram era tornato a curarsi nel [palazzo reale di] Izreèl le ferite ricevute dagli Aramei nella guerra contro Cazaèl, re di Aram). Ieu disse: «Se tale è il vostro sentimento, nessuno esca o fugga dalla città per andare ad annunziarlo in Izreèl». 16 Ieu salì su un carro e partì per Izreèl, perché là giaceva malato Ioram e Acazia [figlio di Ioram e o di una zia o di una sorella di Ioram, di nome Atalia, ndr](1) re di Giuda era sceso per visitarlo.
17 La sentinella che stava sulla torre di Izreèl vide la truppa di Ieu che avanzava e disse: «Vedo una truppa». Ioram disse: «Prendi un cavaliere e mandalo loro incontro per domandare: Tutto bene?». 18 Uno a cavallo andò loro incontro e disse: «Il re domanda: Tutto bene?». Ieu disse: «Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi». La sentinella riferì: «Il messaggero è arrivato da quelli, ma non torna indietro». 19 Il re mandò un altro cavaliere che, giunto da quelli, disse: «Il re domanda: Tutto bene?». Ma Ieu disse: «Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi». 20 La sentinella riferì: «È arrivato da quelli, ma non torna indietro. Il modo di guidare è quello di Ieu figlio di Nimsi; difatti guida all’impazzata».
21 Ioram disse: «Attacca i cavalli». Appena fu pronto il suo carro, Ioram re di Israele, e Acazia re di Giuda, partirono, ognuno sul proprio carro. Andarono incontro a Ieu, che raggiunsero nel campo di Nabòt di Izreèl.
22 Quando Ioram vide Ieu, gli domandò: «Tutto bene, Ieu?». Rispose: «Sì, tutto bene, finché durano le prostituzioni di Gezabele tua madre e le sue numerose magie»(2)23 Allora Ioram si volse indietro e fuggì, dicendo ad Acazia: «Siamo traditi, Acazia!».(3) 24 Ieu, impugnato l’arco, colpì Ioram nel mezzo delle spalle. La freccia gli attraversò il cuore ed egli si accasciò sul carro. 25 Ieu disse a Bidkar suo scudiero: «Sollevalo, gettalo nel campo che appartenne a Nabòt di Izreèl; mi ricordo che una volta, mentre io e te eravamo sullo stesso carro al seguito di suo padre Acab, il Signore proferì su di lui questo oracolo: 26 Non ho forse visto ieri il sangue di Nabòt e il sangue dei suoi figli? Oracolo del Signore. Ti ripagherò in questo stesso campo. Oracolo del Signore. Sollevalo e gettalo nel campo secondo la parola del Signore [Dio è dietro, passo passo, a queste bestialità, ndr]».
27 Visto ciò, Acazia re di Giuda fuggì per la strada di Bet-Gan; Ieu l’inseguì e ordinò: «Colpite anche costui». Lo colpirono sul carro nella salita di Gur, nelle vicinanze di Ibleam. Egli fuggì a Meghìddo, ove morì(4)28 I suoi ufficiali lo portarono a Gerusalemme su un carro e lo seppellirono nel suo sepolcro, vicino ai suoi padri, nella città di Davide.
29 Acazia era divenuto re di Giuda nell’anno undecimo di Ioram, figlio di Acab.
30 Ieu arrivò in Izreèl. Appena lo seppe, Gezabele si truccò gli occhi con stibio, si acconciò la capigliatura e si mise alla finestra. 31 Mentre Ieu entrava per la porta, gli domandò: «Tutto bene, o Zimri(5), assassino del suo padrone?». 32 Ieu alzò lo sguardo alla finestra e disse: «Chi è con me? Chi?». Due o tre eunuchi si affacciarono a guardarlo. 33 Egli disse: «Gettatela giù». La gettarono giù. Il suo sangue schizzò sul muro e sui cavalli. Ieu passò sul suo corpo, 34 poi entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: «Andate a vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re». 35 Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi e le palme delle mani. 36 Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: «Si è avverata così la parola che il Signore aveva detta per mezzo del suo servo Elia il Tisbita: Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di Gezabele. 37 E il cadavere di Gezabele nella campagna sarà come letame, perché non si possa dire: Questa è Gezabele». [2 Re 9, 1-37]

Cerchiamo di rendere razionale questa esplosione bestiale di violenza. Inizio da quando Ieu si presentò agli ufficiali del Re per raccontare loro l’incontro con il profeta pargolo: «Mi ha parlato così e così, affermando: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele». 13 Tutti presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui sugli stessi gradini, suonarono la tromba e gridarono: «Ieu è re». Tutto credibile naturalmente. Gli ufficiali del Re ascoltano un racconto di cose che avrebbe detto a Ieu un pazzo (lo dicono gli ufficiali). Non può che essere la verità e praticamente lo acclamano come Re. Intanto il vero Re, Ioram, era stato ferito mentre combatteva per Israele e contro questa persona malandata si scatena Ieu. Per parte loro i due Re dovevano essere dei veri imbecilli. Non tornano dei messaggeri che avevano inviato e loro (sono due Re !) vanno soli soletti a vedere cosa accade ? Qui il profeta che dettava allo scriba o tutti e due dovevano essere ubriachi. Ubriachi o no l’assassinio di Ioram, già ferito, avviene comunque alle spalle. Seguono poi gli altri assassinii con la bella scena di Gezabele divorata dai cani, così come il Signore aveva detto.

        E’ finita qui ? Ma neanche per sogno ! I massacri proseguono per maggior gloria di Dio:

1 In Samaria c’erano settanta figli di Acab. Ieu scrisse lettere e le inviò in Samaria ai capi della città, agli anziani e ai tutori dei figli di Acab. In esse diceva: 2 «Ora, quando giungerà a voi questa lettera – voi, infatti, avete con voi i figli del vostro signore, i carri, i cavalli, le fortezze e le armi – 3 scegliete il figlio migliore e più capace del vostro signore e ponetelo sul trono del padre; combattete per la casa del vostro signore». 4 Quelli ebbero una grande paura e dissero: «Ecco, due re non hanno potuto resistergli; come potremmo resistergli noi?». 5 Il maggiordomo, il prefetto della città, gli anziani e i tutori mandarono a Ieu questo messaggio: «Noi siamo tuoi servi; noi faremo quanto ci ordinerai. Non nomineremo un re; fa’ quanto ti piace».
6 Ieu scrisse loro quest’altra lettera: «Se siete dalla mia parte e se obbedite alla mia parola, prendete le teste dei figli del vostro signore e presentatevi a me domani a quest’ora in Izreèl». I figli del re erano settanta; vivevano con i grandi della città, che li allevavano. 7 Ricevuta la lettera, quelli presero i figli del re e li uccisero – erano settanta -; quindi posero le loro teste in panieri e le mandarono da lui in Izreèl. 8 Si presentò un messaggero che riferì a Ieu: «Hanno portato le teste dei figli del re». Egli disse: «Ponetele in due mucchi alla porta della città e ci restino fino a domani mattina». 9 Il mattino dopo uscì, si fermò e disse a tutto il popolo: «Voi siete innocenti; ecco io ho congiurato contro il mio signore e l’ho ucciso. Ma chi ha colpito tutti questi? 10 Constatate come neppure una parola che il Signore ha annunziato per mezzo del suo servo Elia, sia venuta meno; il Signore ha attuato quanto aveva predetto per mezzo di Elia, suo servo». 11 Ieu uccise poi tutti i superstiti della famiglia di Acab in Izreèl, tutti i suoi grandi, i suoi amici e i suoi sacerdoti, fino a non lasciarne neppure uno.
12 Quindi si alzò e partì per Samaria. Passando per Bet-Eked dei pastori, 13 Ieu trovò i fratelli di Acazia, re di Giuda. Egli domandò: «Voi, chi siete?». Risposero: «Siamo fratelli di Acazia; siamo scesi per salutare i figli del re e i figli della regina». 14 Egli ordinò: «Prendeteli vivi». Li presero vivi, li uccisero e li gettarono nel pozzo di Bet-Eked; erano quarantadue e non ne rimase neppure uno(6).
15 Partito di lì, si imbattè in Ionadàb(7), figlio di Recàb, che gli veniva incontro; Ieu lo salutò e gli disse: «Il tuo cuore è retto verso di me, come il mio nei tuoi riguardi?». Ionadàb rispose: «Sì». «Se sì, dammi la mano». Ionadàb gliela diede. Ieu allora lo fece salire sul carro vicino a sé 16 e gli disse: «Vieni con me e vedrai il mio zelo per il Signore». Lo portò con sé sul carro. 17 Entrò in Samaria, ove uccise tutti i superstiti della casa di Acab fino ad annientarla, secondo la parola che il Signore aveva comunicata a Elia.
18 Ieu radunò tutto il popolo e gli disse: «Acab ha servito Baal un poco; Ieu lo servirà molto. 19 Ora convocatemi tutti i profeti di Baal, tutti i suoi fedeli e tutti i suoi sacerdoti; non ne manchi neppure uno, perché intendo offrire un grande sacrificio a Baal. Chi mancherà non sarà lasciato in vita». Ieu agiva con astuzia, per distruggere tutti i fedeli di Baal. 20 Ieu disse: «Convocate una festa solenne per Baal». La convocarono. 21 Ieu inviò messaggeri per tutto Israele; si presentarono tutti i fedeli di Baal – nessuno si astenne dal viaggio – e si radunarono nel tempio di Baal, che ne risultò pieno da un’estremità all’altra. 22 Ieu disse al guardarobiere: «Tira fuori le vesti per tutti i fedeli di Baal». Ed egli le tirò fuori. 23 Ieu, accompagnato da Ionadàb figlio di Recàb, entrò nel tempio di Baal e disse ai fedeli di Baal: «Badate bene che non ci sia fra di voi nessuno dei fedeli del Signore, ma solo fedeli di Baal».
24 Mentre quelli si accingevano a compiere sacrifici e olocausti, Ieu fece uscire ottanta suoi uomini con la minaccia: «Se qualcuno farà fuggire uno degli uomini che io oggi metto nelle vostre mani, pagherà con la sua vita la vita di lui». 25 Quando ebbe finito di compiere l’olocausto, Ieu disse alle guardie e agli scudieri: «Entrate, uccideteli. Nessuno scappi». Le guardie e gli scudieri li passarono a fil di spada e li gettarono perfino nella cella del tempio di Baal. 26 Penetrati in essa, portarono fuori il palo sacro del tempio di Baal e lo bruciarono. 27 Fecero a pezzi la stele di Baal, demolirono il tempio di Baal e lo ridussero un immondezzaio fino ad oggi.
28 Ieu fece scomparire Baal da Israele.

Una macelleria. Una vera macelleria crudele e spietata. Voluta e guidata da Dio, dal Dio degli eserciti ma anche delle macellerie. Un Dio che continua con prendersela sempre con intere dinastie, che stermina sempre non preoccupandosi mai di chi è senza colpa. E Dio fu molto felice alla fine del massacro, così come lo fece sapere al suo disciplinato ed efficiente assassino in una frase già riportata che scrivo di nuovo:

30 Il Signore disse a Ieu: «Perché ti sei compiaciuto di fare ciò che è giusto ai miei occhi e hai compiuto per la casa di Acab quanto era nella mia intenzione, i tuoi figli – fino alla quarta generazione – siederanno sul trono di Israele». [2 Re 10, 30].

Così che Dio prometteva addirittura il Regno di Israele all’assassino. Ma Ieu peccò (ma che tipo di eletti sceglie Dio ?) e allora …

29 Ma Ieu non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele e non abbandonò i vitelli d’oro che erano a Betel e in Dan.
30 Il Signore disse a Ieu: «Perché ti sei compiaciuto di fare ciò che è giusto ai miei occhi e hai compiuto per la casa di Acab quanto era nella mia intenzione, i tuoi figli – fino alla quarta generazione – siederanno sul trono di Israele». 31 Ma Ieu non si preoccupò di seguire la legge del Signore Dio di Israele con tutto il cuore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo aveva fatto commettere a Israele.
32 In quel tempo il Signore cominciò a ridurre il territorio di Israele; Cazaèl sconfisse gli Israeliti in tutti i loro confini: 33 dal Giordano, verso oriente, occupò tutta la regione di Gàlaad, dei Gaditi, dei Rubeniti e dei Manassiti, da Aroer, che è presso il torrente Arnon, a Gàlaad e a Basan.
34 Le altre gesta di Ieu, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 35 Ieu si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Ioacaz. 36 La durata del regno di Ieu su Israele, in Samaria, fu di ventotto anni. [2 Re 10, 1-36]

E Dio non fece cadere la vendetta per il peccato su di lui ma, al solito, sulla discendenza. Così che chi di spada ferisce, muore felice a letto. Per maggior gloria di Dio.

GLI INCAPACI ELETTI DA DIO

        Al di là di fatti specifici, la lettura della Bibbia ci pone quasi sempre di fronte a discussioni, personaggi, fatti e condotte profondamente puerili (dolce eufemismo); a volte essa è talmente straordinaria che ci obbliga a chiederci se, per la realizzazione della sua massima gloria, Dio scegliesse personaggi privi della capacità di pensare.

        Le possibili esemplificazioni sono diverse ma le più eclatanti dalle quali ricavare quanto anticipavo sono le vicende di Sansone, il gigante forzuto con un cervello da moscerino e quelle (non sembrerà possibile) di Salomone. Sul primo credo che non vi sia un preventivo rifiuto che invece immagino per il secondo. Salomone, già incontrato come assassino secondo i voleri di Dio, fu da quest’ultimo eletto come Re di Israele. Ma poiché aveva limiti cerebrali, dovette chiedere a Dio l’intelligenza necessaria per governare. E Dio gliela diede, motivo per per il quale Salomone è ricordato come il saggio. Ma meglio esemplificare con la Parola di Dio.

SANSONE: TANTO SVELTO IN AFFARI DI SESSO QUANTO LENTO DI CERVELLO

        La storia non può che iniziare con gli israeliti che peccano, Dio li punisce e poi manda il liberatore. Questa volta lo manda scegliendolo prima del concepimento con una storia che somiglia all’Annunciazione di Gesù:

1 Gli Israeliti tornarono a fare quello che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani dei Filistei per quarant’anni. 2 C’era allora un uomo di Zorea di una famiglia dei Daniti(8), chiamato Manoach; sua moglie era sterile e non aveva mai partorito. 3 L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. 4 Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla d’immondo(9)5 Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei». 6 La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, 7 ma mi ha detto: Ecco tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’immondo, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte». … 24 Poi la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. 25 Lo spirito del Signore cominciò a investirlo quando era a Macane-Dan, fra Zorea ed Estaol. [Giu. 13, 1-25]

Le storie di Sansone sono conosciute da tutti. Ma non credo ci si sia mai soffermati su chi era quest’eroe biblico dell’epoca dei giudici. Aveva una forza sovrumana … e fin qui tutti lo sanno. Aveva una gran vocazione ad accoppiarsi … ed anche questo è abbastanza noto con quanto ci hanno raccontato dei suoi rapporti con Dalila. Ma della sua incapacità a ragionare non abbiamo sentito parlare. Seguiamo la storia di questo superuomo.

1 Sansone scese poi a Timna e a Timna vide una donna tra le figlie dei Filistei. 2 Tornato a casa, disse al padre e alla madre: «Ho visto a Timna una donna, una figlia dei Filistei; ora prendetemela in moglie». 3 Suo padre e sua madre gli dissero: «Non c’è una donna tra le figlie dei tuoi fratelli e in tutto il nostro popolo, perché tu vada a prenderti una moglie tra i Filistei non circoncisi?». Ma Sansone rispose al padre: «Prendimi quella, perché mi piace». 4 Suo padre e sua madre non sapevano che questo veniva dal Signore, il quale cercava pretesto di lite dai Filistei. In quel tempo i Filistei dominavano Israele. 5 Sansone scese con il padre e con la madre a Timna; quando furono giunti alle vigne di Timna, ecco un leone venirgli incontro ruggendo. 6 Lo spirito del Signore lo investì e, senza niente in mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto. Ma di ciò che aveva fatto non disse nulla al padre né alla madre. 7 Scese dunque, parlò alla donna e questa gli piacque. 8 Dopo qualche tempo tornò per prenderla e uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c’era uno sciame d’api e il miele. 9 Egli prese di quel miele nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando; quand’ebbe raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il miele dal corpo del leone. 10 Suo padre scese dunque da quella donna e Sansone fece ivi un banchetto, perché così usavano fare i giovani. 11 Quando lo ebbero visto, presero trenta compagni perché stessero con lui.
12 Sansone disse loro: «Voglio proporvi un indovinello; se voi me lo spiegate entro i sette giorni del banchetto e se l’indovinate, vi darò trenta tuniche e trenta mute di vesti; 13 ma se non sarete capaci di spiegarmelo, darete trenta tuniche e trenta mute di vesti a me». 14 Quelli gli risposero: «Proponi l’indovinello e noi lo ascolteremo». Egli disse loro:
«Dal divoratore è uscito il cibo
e dal forte è uscito il dolce».
Per tre giorni quelli non riuscirono a spiegare l’indovinello. 15 Al quarto giorno dissero alla moglie di Sansone: «Induci tuo marito a spiegarti l’indovinello; se no daremo fuoco a te e alla casa di tuo padre. Ci avete invitati qui per spogliarci?». 16 La moglie di Sansone si mise a piangergli attorno e a dirgli: «Tu hai per me solo odio e non mi ami; hai proposto un indovinello ai figli del mio popolo e non me l’hai spiegato!». Le disse: «Ecco, non l’ho spiegato a mio padre né a mia madre e dovrei spiegarlo a te?». 17 Essa gli pianse attorno, durante i sette giorni del banchetto; il settimo giorno Sansone glielo spiegò, perché lo tormentava, ed essa spiegò l’indovinello ai figli del suo popolo. 18 Gli uomini della città, il settimo giorno, prima che tramontasse il sole, dissero a Sansone:
«Che c’è di più dolce del miele?
Che c’è di più forte del leone?».
Rispose loro:
«Se non aveste arato con la mia giovenca,
non avreste sciolto il mio indovinello».
19 Allora lo spirito del Signore lo investì ed egli scese ad Ascalon; vi uccise trenta uomini, prese le loro spoglie e diede le mute di vesti a quelli che avevano spiegato l’indovinello. Poi acceso d’ira, risalì a casa di suo padre 20 e la moglie di Sansone fu data al compagno che gli aveva fatto da amico di nozze. [Giu. 14, 1-20]

Non ho interrotto il racconto con commenti ma, a me sembra. è sconcertante. Sansone sembra un bambino stupido che fa cose per un fine che Dio sa e per il quale lo ha programmato. Ma Sansone non lo sa ed arriva addirittura a squartare un  leone per il piacere di farlo e perché il copione prevede il miele e l’indovinello. Scempiaggini da un Dio che si un poco ubriacato come molti dei suoi eletti. La moglie di Sansone è poi un personaggio incredibile. Sansone insinua che si sia accoppiata con qualcuno (o tutti ?) dei trenta e questo subito dopo il matrimonio. Vero amore biblico che si conclude con Sansone che lascia la moglie che va a finire ad un compagno che gli aveva fatto da amico di nozze

        La storia del nostro superuomo prosegue:

1 Dopo qualche tempo, nei giorni della mietitura del grano, Sansone andò a visitare sua moglie [quella che aveva dato all’amico, ndr], le portò un capretto e disse: «Voglio entrare da mia moglie nella camera». Ma il padre di lei non gli permise di entrare 2 e gli disse: «Credevo proprio che tu l’avessi ripudiata e perciò l’ho data al tuo compagno; la sua sorella minore non è più bella di lei? Prendila dunque al suo posto». 3 Ma Sansone rispose loro: «Questa volta non sarò colpevole verso i Filistei, se farò loro del male». 4 Sansone se ne andò e catturò trecento volpi; prese delle fiaccole, legò coda e coda e mise una fiaccola fra le due code. 5 Poi accese le fiaccole, lasciò andare le volpi per i campi di grano dei Filistei e bruciò i covoni ammassati, il grano tuttora in piedi e perfino le vigne e gli oliveti. 6 I Filistei chiesero: «Chi ha fatto questo?». Fu risposto: «Sansone, il genero dell’uomo di Timna, perché costui gli ha ripreso la moglie e l’ha data al compagno di lui». I Filistei salirono e bruciarono tra le fiamme lei e suo padre. 7 Sansone disse loro: «Poiché agite in questo modo, io non la smetterò finché non mi sia vendicato di voi».
8 Li batté l’uno sull’altro, facendone una grande strage. Poi scese e si ritirò nella caverna della rupe di Etam. [Giu. 15, 1-8]

Una banda di pazzi e criminali, non c’è altro da dire. Sansone va a riprendersi la moglie e vuole andare in camera sua (si immagina nel letto). Il padre dice che, visto che se n’era andato con gran fragore, credeva fosse stata ripudiata e quindi l’ha data ad un suo amico (caspita, non si usa così ?) e, anche se non si dice, è possibile che lo scemo non si sia reso conto di nulla ?. Ma il padre, essendo un filisteo, è un essere indegno perché offre subito a Sansone la sorella della ex moglie che è più bella ed anche vergine (questo piacere per le vergini possono averlo solo dei cervelli primitivi). Sansone si indigna e promette vendetta contro i filistei (avevo anticipato che di cervello era cortissimo). E che fa ? Va a catturare 300  volpi (i numeri nella Bibbia sono come la contabilità di Berlusconi), le lega tramite le code e sistema nel nodo una fiaccola. Accende poi le fiaccole e le volpi legate, scappando, incendiano tutti i poderi e le vigne dei filistei. Sembra che Dio godesse di fronte a queste bestialità anche se l’acme non era ancora raggiunto. Infatti, di fronte al disastro dei raccolti bruciati, i filistei chiesero (a chi, visto che la cosa sembrava anonima ?) chi era stato. E risposero (chi ?) che era stato Sansone perché suo suocero aveva dato sua moglie ad un altro (una spiegazione esaustiva !). Cosa fanno allora quegli imbecilli dei filistei ? Non vanno a cercare Sansone per arrostirlo nei fuochi che ha creato ma vanno a bruciare il suo suocero di Sansone e la sua ex moglie. Sansone preso da un attacco di idiozia, ammazzò tutti coloro che avevano ammazzato suocero ed ex moglie. Un racconto che mostra quanto Dio apprezzasse le storie stupide ed educative per minus habens.

         Era tutta la vendetta di Dio contro i filistei ? No, Dio è tenace e continua finché il tutto non va in massacri giganteschi. Qui eravamo all’antipasto. E prima di arrivare alla fine del pasto, vediamo l’intermezzo:

9 Allora i Filistei vennero, si accamparono in Giuda e fecero una scorreria fino a Lechi. 10 Gli uomini di Giuda dissero loro: «Perché siete venuti contro di noi?». Quelli risposero: «Siamo venuti per legare Sansone; per fare a lui quello che ha fatto a noi». 11 Tremila uomini di Giuda scesero alla caverna della rupe di Etam e dissero a Sansone: «Non sai che i Filistei ci dominano? Che cosa ci hai fatto?». Egli rispose loro: «Quello che hanno fatto a me, io l’ho fatto a loro». 12 Gli dissero: «Siamo scesi per legarti e metterti nelle mani dei Filistei». Sansone replicò loro: «Giuratemi che voi non mi colpirete». 13 Quelli risposero: «No, ti legheremo soltanto e ti metteremo nelle loro mani; ma certo non ti uccideremo». Lo legarono con due funi nuove e lo fecero salire dalla rupe. 14 Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli venivano incontro con grida di gioia, lo spirito del Signore lo investì; le funi che aveva alle braccia divennero come fili di lino bruciacchiati dal fuoco e i legami gli caddero disfatti dalle mani. 15 Trovò allora una mascella d’asino ancora fresca, stese la mano, l’afferrò e uccise con essa mille uomini.
16 Sansone disse:
«Con la mascella dell’asino,
li ho ben macellati!
Con la mascella dell’asino,
ho colpito mille uomini!».
17 Quand’ebbe finito di parlare, gettò via la mascella; per questo, quel luogo fu chiamato Ramat-Lechi. 18 Poi ebbe gran sete e invocò il Signore dicendo: «Tu hai concesso questa grande vittoria mediante il tuo servo; ora dovrò morir di sete e cader nelle mani dei non circoncisi?». 19 Allora Dio spaccò la roccia concava che è a Lechi e ne scaturì acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita. Perciò quella fonte fu chiamata En-Korè: essa esiste a Lechi fino ad oggi. 20 Sansone fu giudice d’Israele, al tempo dei Filistei, per venti anni.  [Giu. 15, 9-20]

I filistei, giustamente si arrabbiarono epr le bestialità del superuomo ed andarono a chiederne ragione agli israeliti (senza fare massacri come sarebbe accaduto invertendo gli interpreti). Questi andarono da Sansone, nella grotta, a chiedere cosa fosse accaduto. Avuta assicurazione che gli israeliti non gli avrebbero fatto del male (e come avrebbero potuto, se Sansone si muoveva su manovre di Dio ?), Sansone si fece legare ben strettamente e quindi si fece consegnare ai filistei. Appena i filistei stavano per prenderlo, Dio intervenne direttamente investendo il superuomo con il suo spirito. Con una scena alla Hulk, Sansone si strappa di dosso le funi, raccoglie una mascella d’asino e ne ammazza mille in un sol colpo. Alla fine del massacro aveva sete e rischiava, lui, di morire di sete. Fortuna che intervenne Dio a creargli una sorgente con i metodi già sperimentati con Mosè. E, come premio della mattanza, Sansone divenne un giudice di Israele e restò con tale carica per 20 anni. Finito ? Macché ! Il peggio per Dio non ha mai fine:

1 Sansone andò a Gaza, vide una prostituta e andò da lei. 2 Fu detto a quelli di Gaza: «È venuto Sansone». Essi lo circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città e tutta quella notte rimasero quieti, dicendo: «Attendiamo lo spuntar del giorno e allora lo uccideremo». 3 Sansone riposò fino a mezzanotte; a mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che guarda in direzione di Ebron.
4 In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. 5 Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno mille e cento sicli d’argento». 6 Dalila dunque disse a Sansone: «Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?». 7 Sansone le rispose: «Se mi si legasse con sette corde d’arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 8 Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d’arco fresche, non ancora secche, ed essa lo legò con esse. 9 L’agguato era teso in una camera interna. Essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli spezzò le corde come si spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il segreto della sua forza non fu conosciuto. 10 Poi Dalila disse a Sansone: «Ecco tu ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe legare». 11 Le rispose: «Se mi si legasse con funi nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 12 Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». L’agguato era teso nella camera interna. Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia. 13 Poi Dalila disse a Sansone: «Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare». Le rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell’ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 14 Essa dunque lo fece addormentare, tessé le sette trecce della sua testa nell’ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli si svegliò dal sonno e strappò il pettine del telaio e l’ordito. 15 Allora essa gli disse: «Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande». 16 Ora poiché essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte 17 e le aprì tutto il cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 18 Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: «Venite su questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore». Allora i capi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. 19 Essa lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette trecce del capo. Egli cominciò a infiacchirsi e la sua forza si ritirò da lui. 20 Allora essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: «Io ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò». Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. 21 I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione.
22 Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a ricrescergli. 23 Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano:
«Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico».
24 Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire:
«Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico,
che ci devastava il paese
e che ha ucciso tanti dei nostri».
25 Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. 26 Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: «Lasciami pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così che possa appoggiarmi ad esse». 27 Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi. 28 Allora Sansone invocò il Signore e disse: «Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». 29 Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa; si appoggiò ad esse, all’una con la destra, all’altra con la sinistra. 30 Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. 31 Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel sepolcro di Manoach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni. [Giu. 16, 1-31]

Sansone, come un vero eletto dal Signore, ha le sue necessità e le risolve con una prostituta di Gaza. La notizia si diffuse tra i filistei nella cui terra si trovava Gaza. Furono spaventati e tentarono una difesa contando sulla passione per le donne di Sansone. Il superuomo, tra uno sfondamento di porte ed una mattanza di non circoncisi, si era innamorato un’altra volta (anche se l’amore è per cervelli raffinati …). Questa volta aveva pulsioni animali per Dalila (che non viene qualificata ma, visto come si vende poi, doveva essere una prostituta). A questa donna si rivolsero i filistei per scoprire il segreto della forza di Sansone in cambio di molto denaro (solo donne israelite fanno le spie gratis). La donna, tra un amplesso ed un altro, chiese ripetutamente a Sansone l’origine della sua forza. Sansone gli racconta cose false e Dalila le scopre sempre. Finché, Sansone, esausto dall’insistenza di Dalila e completamente immemore della prima fregatura avuta dalla ex moglie, racconta a Dalila che la sua forza risiede nei suoi capelli lunghi. Ed ecco che i filistei seppero e catturarono Sansone. Gli tolsero gli occhi e lo misero a girare una macina. Poi i filistei lo vollero usare come buffone e lo richiesero in un banchetto. E lì Sansone fece ciò che tutti sanno. Poiché i capelli erano ricresciuti, era tornata la forza. Sansone spinse due colonne portanti e fece crollare l’intera casa. Egli morì con tutti i filistei lì presenti, oltre 3000 persone. Così furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. Con questi meriti Sansone passò alla storia per maggior gloria di Dio che sa utilizzare i deboli di mente per i suoi fini. Ma anche i filistei non erano molto dotati di materia grigia se permettono che Sansone torni in mezzo a loro con i capelli di nuovo lunghi.

        Non c’è altro da dire su questo eroe (sic!) biblico. A noi resta l’amaro ricordo di aver visto un film secoli fa che era un racconto per poveri sciocchi, come tutti noi, allora bambini. Come quell’altra sciocchezza di un discendente degli israeliti, La Bibbia, vere offese all’intelligenza ma certamente in linea con la triturazione dei cervelli che i media praticano da secoli.

        Guardando indietro ci si chiede a ragione se questo era il meglio che Dio poteva scegliere. Se occorreva partire da un’Annunciazione con un angelo distaccato appositamente in missione su questo sporco mondo. Da tutta questa montagna viene fuori un topolino storpio ? Serve un Dio per questo ? Parola di Dio.
 

SALOMONE PRIMA RE POI INTELLIGENTE

        Un altro degli eletti dal dito di Dio (ma, si badi bene, da un dito divino) fu Salomone che fece una sola cosa saggia nella vita. Sapendo di essere un poveretto privo del massimo bene, l’intelligenza, lo chiese a Dio quando gli capitò l’occasione. Salomone ereditò il regno di Israele nel momento della sua massima grandezza da suo padre Davide (sua madre era Betsabea). Regnò approssimativamente tra il 970 ed il 930 a.C.

10 Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. 11 La durata del regno di Davide su Israele fu di quaranta anni: sette in Ebron e trentatré in Gerusalemme.
12 Salomone sedette sul trono di Davide suo padre e il suo regno si consolidò molto. [1 Re 2, 10-12]

Seguiamo la Parola di Dio nel Primo Libro dei Re della Bibbia:

1 Salomone si imparentò con il faraone, re di Egitto. Sposò la figlia del faraone, che introdusse nella città di Davide, ove rimase finché non terminò di costruire la propria casa, il tempio del Signore e le mura di cinta di Gerusalemme.
2 Il popolo allora offriva sacrifici sulle alture, perché ancora non era stato costruito un tempio in onore del nome del Signore. 3 Salomone amava il Signore e nella sua condotta seguiva i principi di Davide suo padre; solamente offriva sacrifici e bruciava incenso sulle alture.
4 Il re andò a Gàbaon per offrirvi sacrifici perché ivi sorgeva la più grande altura. Su quell’altare Salomone offrì mille olocausti. 5 In Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte e gli disse: «Chiedimi ciò che io devo concederti». 6 Salomone disse: «Tu hai trattato il tuo servo Davide mio padre con grande benevolenza, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che sedesse sul suo trono, come avviene oggi. 7 Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi. 8 Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare né contare. 9 Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?». 10 Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare. 11 Dio gli disse: «Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento per ascoltare le cause, 12 ecco faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. 13 Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai. 14 Se poi camminerai nelle mie vie osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide tuo padre, prolungherò anche la tua vita».  [1 Re 3, 1-14]

I precedenti di Salomone li abbiamo già visti. Qui lo troviamo davanti alla Lampada di Aladino a chiedere cose per sé. E’ Dio-Aladino, come nella tradizione delle Mille e una notte, che si stupisce di desideri poco prosaici. Chiede saggezza invece di oro ? Allora Dio-Aladino gli dà sia saggezza che oro. E’ straordinario che Dio lo aveva scelto anche se non era saggio e continua a crederlo personaggio che ambisce ricchezza (in fondo aveva solo trescato, e sempre in modo criminale facendo ammazzare il fratello, il capo dell’esercito di Davide ed il capo dei beniaminiti, per diventare Re). Una cosa occorre dirla: Salomone aveva almeno capito che il suo popolo era assolutamente difficile da governare ed estremamente propenso a peccare contro Dio.

        I precedenti crimini di Salomone vengono qui finalmente spiegati. Salomone non sapeva distinguere il bene dal male ed il fatto che se ne sia accorto mostra che un barlume di colpa doveva sentirla. Dio dà saggezza a Salomone e nel dargliela frega tutta l’umanità per il futuro: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te.

        Vediamo quanta saggezza dà Dio a Salomone:

9 Dio concesse a Salomone saggezza e intelligenza molto grandi e una mente vasta come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. 10 La saggezza di Salomone superò la saggezza di tutti gli orientali e tutta la saggezza dell’Egitto. 11 Egli fu veramente più saggio di tutti, più di Etan l’Ezrachita, di Eman, di Calcol e di Darda, figli di Macol; il suo nome divenne noto fra tutti i popoli limitrofi. 12 Salomone pronunziò tremila proverbi; le sue poesie furono millecinque. 13 Parlò di piante, dal cedro del Libano all’issòpo che sbuca dal muro; parlò di quadrupedi, di uccelli, di rettili e di pesci. 14 Da tutte le nazioni venivano per ascoltare la saggezza di Salomone; venivano anche i re dei paesi ove si era sparsa la fama della sua saggezza. [1 Re 5, 9-14]

La somma intelligenza, saggezza di Salomone sono conosciuti dalla storia per quanto raccontato dalla Bibbia a proposito di due prostitute (non madri come raccontano nelle lezioni di religione, falsificando la Parola di Dio) che si presentano a lui per chiedere il suo giudizio.

16 Un giorno andarono dal re due prostitute e si presentarono innanzi a lui. 17 Una delle due disse: «Ascoltami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in casa. 18 Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi stiamo insieme e non c’è nessun estraneo in casa fuori di noi due. 19 Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra. 20 Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco – la tua schiava dormiva – e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. 21 Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L’ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito io». 22 L’altra donna disse: «Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto». E quella, al contrario, diceva: «Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo». Discutevano così alla presenza del re. 23 Egli disse: «Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo». 24 Allora il re ordinò: «Prendetemi una spada!». Portarono una spada alla presenza del re. 25 Quindi il re aggiunse: «Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra». 26 La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: «Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!». L’altra disse: «Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!». 27 Presa la parola, il re disse: «Date alla prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre». 28 Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e concepirono rispetto per il re, perché avevano constatato che la saggezza di Dio era in lui per render giustizia.  [1 Re 3, 16-28]

Basta prendere il potere, anche con l’assassinio, poi la saggezza arriverà. Soprattutto i credenti avranno la saggezza da Dio che confida molto in loro che credono a tutte le cose scritte nella Bibbia.

I MASSACRI DI DIO

        La Bibbia è un catalogo esaustivo di vendette brutali che Dio, attraverso i suoi eletti, scatenò contro i più svariati popoli e le più svariate persone. O costoro impedivano l’espansione del suo popolo, o avevano fatto qualcosa contro questo popolo, foss’anche una difesa dall’attacco, o avevano violato qualche sua volontà, … ebbene tutti costoro erano votati al massacro pensato e diretto da Dio. Come già abbiamo visto niente di tutto ciò accadeva ai suoi eletti fossero anche responsabili di crimini inenarrabili o fossero delinquenti abituali ed assassini sanguinari. Inoltre, ed anche di questo ci siamo occupati, il castigo non ricadeva mai sul diretto responsabile ma sui suoi discendenti che venivano maledetti per molte generazioni. Oltre a quelli già visti, con numeri che messi insieme fanno uno dei massimi crimini dell’umanità (forse superato solo dal massacro della Chiesa per gli indiani di America e non per cattiva volontà ma perché nella Palestina e dintorni il numero degli abitanti era minore) cercherò di illustrare altri massacri di Dio, sempre attraverso la sua Parola, la Bibbia. INizio con il fornire il criterio che guida Dio, criterio che Egli stesso dettò a Mosè:

6 Il Signore passò davanti a Mosè proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, 7 che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione [stupiscono queste menzogne di Dio, basta leggere il Vecchio Testamento per accorgersi che Dio pratica il contrario di ciò che dice, ndr], che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». [Es. 34, 6-7]

Data questa premessa vediamo in tre esempi come Dio punì ferocemente degli innocenti perché i loro capi avevano eseguito gli ordini che Dio stesso aveva dato in precedenza o si erano comportati semplicemente come dovevano.
 

DIO INVIA LA PESTE AL SUO POPOLO PER PUNIRE DAVIDE CHE AVEVA UBBIDITO AD UN SUO ORDINE

        Il Secondo Libro di Samuele racconta che Davide fece un censimento del suo popolo come Dio gli aveva ordinato. Alla fine di esso, a Dio qualcosa non andò e così, tanto per fare una cosa diversa, massacrò il popolo censito (il suo popolo !) che, in tutta la vicenda non c’entrava nulla.

1 La collera del Signore si accese di nuovo contro Israele e incitò Davide contro il popolo in questo modo: «Su, fa’ il censimento d’Israele e di Giuda». 2 Il re disse a Ioab e ai suoi capi dell’esercito: «Percorri tutte le tribù d’Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione». 3 Ioab rispose al re: «Il Signore tuo Dio moltiplichi il popolo cento volte più di quello che è, e gli occhi del re mio signore possano vederlo! Ma perché il re mio signore desidera questa cosa?». 4 Ma l’ordine del re prevalse su Ioab e sui capi dell’esercito e Ioab e i capi dell’esercito si allontanarono dal re per fare il censimento del popolo d’Israele.
5 Passarono il Giordano e cominciarono da Aroer e dalla città che è in mezzo al torrente di Gad e presso Iazer. 6 Poi andarono in Gàlaad e nel paese degli Hittiti a Kades; andarono a Dan. Poi girarono intorno a Sidòne; 7 andarono alla fortezza di Tiro e in tutte le città degli Evei e dei Cananei e finirono nel Negheb di Giuda a Bersabea. 8 Percorsero così tutto il paese e dopo nove mesi e venti giorni tornarono a Gerusalemme. 9 Ioab consegnò al re la cifra del censimento del popolo: c’erano in Israele ottocentomila guerrieri che maneggiavano la spada; in Giuda cinquecentomila(10).
10 Ma dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, si sentì battere il cuore [la versione ebraica pone di seguito questa espressione di Davide: aveva censito il popolo !, naturalmente tale espressione è priva di significato e sembrerebbe quasi che Davide si sia accorto di aver fatto un grave peccato. ndr] e disse al Signore: «Ho peccato molto per quanto ho fatto; ma ora, Signore, perdona l’iniquità del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza» [la parola ebraica parla di peccato e non stoltezza. Resta comunque il fatto che Davide si imputa come peccato l’aver eseguito un ordine di Dio. Davvero bizzarro!, ndr](11)11 Quando Davide si fu alzato il mattino dopo, questa parola del Signore fu rivolta al profeta Gad, il veggente di Davide: 12 «Và a riferire a Davide: Dice il Signore: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò». 13 Gad [un profeta consigliere del Re, ndr] venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi tre anni di carestia nel tuo paese o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegua oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e vedi che cosa io debba rispondere a chi mi ha mandato». 14 Davide rispose a Gad: «Sono in grande angoscia! Ebbene cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!». 15 Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del popolo16 E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo che distruggeva il popolo: «Basta; ritira ora la mano!». Ora l’angelo del Signore si trovava presso l’aia di Araunà il Gebuseo. 17 Davide, vedendo l’angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: «Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!».
18 Quel giorno Gad venne da Davide e gli disse: «Sali, innalza un altare al Signore sull’aia di Araunà il Gebuseo».
19 Davide salì, secondo la parola di Gad, come il Signore aveva comandato. 20 Araunà guardò e vide il re e i suoi ministri dirigersi verso di lui. Araunà uscì e si prostrò davanti al re con la faccia a terra.
21 Poi Araunà disse: «Perché il re mio signore viene dal suo servo?». Davide rispose: «Per acquistare da te quest’aia e innalzarvi un altare al Signore, perché il flagello cessi di colpire il popolo». 22 Araunà disse a Davide: «Il re mio signore prenda e offra quanto gli piacerà! Ecco i buoi per l’olocausto; le trebbie e gli arnesi dei buoi serviranno da legna. 23 Tutte queste cose, re, Araunà te le regala». Poi Araunà disse al re: «Il Signore tuo Dio ti sia propizio!». 24 Ma il re rispose ad Araunà: «No, io acquisterò da te queste cose per il loro prezzo e non offrirò al Signore mio Dio olocausti che non mi costino nulla». Davide acquistò l’aia e i buoi per cinquanta sicli d’argento; 25 edificò in quel luogo un altare al Signore e offrì olocausti e sacrifici di comunione. Il Signore si mostrò placato verso il paese e il flagello cessò di colpire il popolo. [2 Sam. 24, 1-25]

Siamo di fronte ad un racconto privo di senso o ispirato da Dio quando era ubriaco. Cosa significa la sequenza data ? Dio ordina il censimento perché il popolo ha peccato [che vuol dire ?]. Davide lo fa. Davide dice di aver peccato facendo il censimento. Dio si imbufalisce e manda la morte per peste non a Davide ma al popolo. Davide dice di colpire lui perché è il solo colpevole. Dio si pente (sic!) e risparmia altre vite. Ma se tutto era iniziato con Dio che ordina ! Lasciamo questi racconti edificanti, che comunque vanno sempre a finire con stragi immense, ai credenti perché evidentemente ne hanno bisogno.

        C’è da osservare che nel Libro Primo delle Cronache (redatto intorno al III secolo a.C., cioè posteriormente ai Libri di Samuele redatti nel VI secolo a.C.), dove vi è un racconto simile, con l’inserimento di una frase, il senso cambia completamente (evidentemente i profeti e scribi successivi erano meno ubriachi dei precedenti). La frase inserita è la prima del brano seguente:

1 Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti2 Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: «Andate, contate gli Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io conosca il loro numero». 3 Ioab disse a Davide: «Il Signore aumenti il suo popolo sì da renderlo cento volte tanto! Ma, mio signore, essi non sono tutti sudditi del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché dovrebbe cadere tale colpa su Israele?». 4 Ma l’opinione del re si impose a Ioab. Questi percorse tutto Israele, quindi tornò a Gerusalemme. 5 Ioab consegnò a Davide il numero del censimento del popolo. In tutto Israele risultarono un milione e centomila uomini atti alle armi; in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini atti alle armi. 6 Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino, perché l’ordine del re gli appariva un abominio.
7 Il fatto dispiacque agli occhi di Dio, che perciò colpì Israele. 8 Davide disse a Dio: «Facendo una cosa simile, ho peccato gravemente. Perdona, ti prego, l’iniquità del tuo servo, perché ho commesso una vera follia».
9 Il Signore disse a Gad, veggente di Davide: 10 «Va’, riferisci a Davide: Dice il Signore: Ti pongo davanti tre cose, scegline una e io te la concederò». 11 Gad andò da Davide e gli riferì: «Dice il Signore: Scegli 12 fra tre anni di carestia, tre mesi di fuga per te di fronte ai tuoi avversari, sotto l’incubo della spada dei tuoi nemici, e tre giorni della spada del Signore con la peste che si diffonde sul paese e l’angelo del Signore che porta lo sterminio in tutto il territorio di Israele. Ora decidi che cosa io debba riferire a chi mi ha inviato». 13 Davide disse a Gad: «Sono in un’angoscia terribile. Ebbene, io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è molto grande, ma io non cada nelle mani degli uomini». 14 Così il Signore mandò la peste in Israele; morirono settantamila Israeliti. 15 Dio mandò un angelo in Gerusalemme per distruggerla. Ma, come questi stava distruggendola, il Signore volse lo sguardo e si astenne dal male minacciato. Egli disse all’angelo sterminatore: «Ora basta! Ritira la mano».
L’angelo del Signore stava in piedi presso l’aia di Ornan il Gebuseo. 16 Davide, alzati gli occhi, vide l’angelo del Signore che stava fra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la faccia a terra. 17 Davide disse a Dio: «Non sono forse stato io a ordinare il censimento del popolo? Io ho peccato e ho commesso il male; costoro, il gregge, che cosa hanno fatto? Signore Dio mio, sì, la tua mano infierisca su di me e sul mio casato, ma non colpisca il tuo popolo».
18 L’angelo del Signore ordinò a Gad di riferire a Davide che salisse ad erigere un altare al Signore nell’aia di Ornan il Gebuseo. 19 Davide vi andò secondo l’ordine di Gad, comunicatogli a nome del Signore. [1 Cr. 21, 1-19]

Attenzione però perché, come già detto in un articolo precedente, la parola Satana nel Vecchio Testamento non ha il significato che assumerà nel Nuovo. Questo termine indica un angelo con la funzione di avversario o accusatore, funzione che veniva svolta davanti al medesimo Dio.

        Al di là di correzioni successive, resta chiaro che Dio funziona come una macchina assassina.

DIO FA LAPIDARE ACAN E LA FAMIGLIA PERCHÉ COSTUI SI ERA APPROPRIATO DI ALCUNI BENI TROVATI TRA LE ROVINE DI GERICO

        Per seguire l’altra educativa vicenda biblica ci trasferiamo al Libro di Giosuè che, come già visto, ha tra i suoi racconti quello della presa della città di Gerico da parte di Dio che si serve dell’eletto Giosuè. Come visto la città fu distrutta, saccheggiata, gli abitanti (persone ed animali) massacrati (ma ormai non è una novità). Uno dei conquistatori, Acan, aggirandosi tra le rovine, trovò e prese per sé un manto, alcuni pezzi d’oro e d’argento. Questo furtarello di Acan fece indignare Dio che se la prese con l’intero suo popolo, ammazzando un 3000 persone e, alla fine, facendo lapidare Acan e famiglia e distruggere ogni suo bene. Leggiamo la Parola di Dio:

1 Gli Israeliti si resero colpevoli di violazione quanto allo sterminio: Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda, si impadronì di quanto era votato allo sterminio e allora la collera del Signore si accese contro gli Israeliti.
2 Giosuè inviò uomini di Gerico ad Ai, che è presso Bet-Aven, ad oriente di Betel. Disse loro: «Andate a esplorare la regione». Gli uomini andarono a esplorare Ai. 3 Poi ritornarono da Giosuè e gli dissero: «Non vada tutto il popolo; vadano all’assalto due o tremila uomini per espugnare Ai; non impegnateci tutto il popolo, perché sono pochi». 4 Vi andarono allora del popolo circa tremila uomini, ma si diedero alla fuga dinanzi agli uomini di Ai. 5 Gli uomini di Ai ne uccisero circa trentasei, li inseguirono davanti alla porta fino a Sebarim e li colpirono nella discesa. Allora al popolo venne meno il cuore e si sciolse come acqua.
6 Giosuè si stracciò le vesti, si prostrò con la faccia a terra davanti all’arca del Signore fino alla sera e con lui gli anziani di Israele e sparsero polvere sul loro capo. 7 Giosuè esclamò: «Signore Dio, perché hai fatto passare il Giordano a questo popolo, per metterci poi nelle mani dell’Amorreo e distruggerci? Se avessimo deciso di stabilirci oltre il Giordano! 8 Perdonami, Signore: che posso dire, dopo che Israele ha voltato le spalle ai suoi nemici? 9 Lo sapranno i Cananei e tutti gli abitanti della regione, ci accerchieranno e cancelleranno il nostro nome dal paese. E che farai tu per il tuo grande nome?». [Gio. 7, 1-9]

Che popolo è questo ? Giosuè è reduce da una mattanza di decine di migliaia di persone ed al primo rovescio si butta a terra piangendo come un bambino invocando il padre ? Ed il buon Dio fa il buon padre che punisce chi non deve:

10 Rispose il Signore a Giosuè: «Alzati, perché stai prostrato sulla faccia? 11 Israele ha peccato. Essi hanno trasgredito l’alleanza che avevo loro prescritto e hanno preso ciò che era votato allo sterminio: hanno rubato, hanno dissimulato e messo nei loro sacchi! 12 Gli Israeliti non potranno resistere ai loro nemici, volteranno le spalle ai loro nemici, perché sono incorsi nello sterminio. Non sarò più con voi, se non eliminerete da voi chi è incorso nello sterminio [quindi i 3000 israeliti sono morti per volontà espressa di Dio, ndr]. 13 Orsù, santifica il popolo.
Dirai: Santificatevi per domani, perché dice il Signore, Dio di Israele: Uno votato allo sterminio è in mezzo a te, Israele; tu non potrai resistere ai tuoi nemici, finché non eliminerete da voi chi è votato allo sterminio. 14 Vi accosterete dunque domattina secondo le vostre tribù; la tribù che il Signore avrà designato con la sorte si accosterà per famiglie e la famiglia che il Signore avrà designata si accosterà per case; la casa che il Signore avrà designata si accosterà per individui; 15 colui che risulterà votato allo sterminio sarà bruciato dal fuoco con quanto è suo, perché ha trasgredito l’alleanza del Signore e ha commesso un’infamia in Israele».
16 Giosuè si alzò di buon mattino e fece accostare Israele secondo le sue tribù e fu designata dalla sorte la tribù di Giuda. 17 Fece accostare le famiglie di Giuda e fu designata la famiglia degli Zerachiti; fece accostare la famiglia degli Zerachiti per case e fu designato Zabdi; 18 fece accostare la sua casa per individui e fu designato dalla sorte Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda. 19 Disse allora Giosuè ad Acan: «Figlio mio, da’ gloria al Signore, Dio di Israele, e rendigli omaggio e raccontami ciò che hai fatto, non me lo nascondere». 20 Rispose Acan a Giosuè: «In verità, proprio io ho peccato contro il Signore, Dio di Israele, e ho fatto questo e quest’altro. 21 Avevo visto nel bottino [della città di Gerico, ndr] un bel mantello di Sennaar, duecento sicli d’argento e un lingotto d’oro del peso di cinquanta sicli; ne sentii bramosia e li presi ed eccoli nascosti in terra in mezzo alla mia tenda e l’argento è sotto». 22 Giosuè mandò allora messaggeri che corsero alla tenda, ed ecco tutto era nascosto nella tenda e l’argento era sotto. 23 Li presero dalla tenda, li portarono a Giosuè e a tutti gli Israeliti e li deposero davanti al Signore. 24 Giosuè allora prese Acan di Zerach e l’argento, il mantello, il lingotto d’oro, i suoi figli, le sue figlie, il suo bue, il suo asino, le sue pecore, la sua tenda e quanto gli apparteneva. Tutto Israele lo seguiva ed egli li condusse alla valle di Acor. 25 Giosuè disse: «Come tu hai portato sventura a noi, così il Signore oggi la porti a te!». Tutto Israele lo lapidò, li bruciarono tutti e li uccisero tutti a sassate. 26 Eressero poi sul posto un gran mucchio di pietre, che esiste fino ad oggi. Il Signore allora desistette dal suo tremendo sdegno. Per questo quel luogo si chiama fino ad oggi Valle di Acor. [Gio. 7, 10-26]

Qui Dio ci fornisce l’esempio di una storia davvero edificante. Giosuè per ordine di Dio fa stragi dovunque vada, razziando, rubando, rapinando e colpendo persone, animali e cose che avevano la sola colpa di trovarsi nella Terra che Dio aveva promesso al suo popolo (inutile parlare di diritti di fronte alla volontà di Dio). L’operazione di spoliazione dopo il massacro non fu fatta solo a Gerico ma dovunque era passato quel sanguinario piagnone di Giosuè. Ne cito solo un altro esempio:

15 Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva comandato il Signore a Mosè.
16 Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l’Araba e le montagne di Israele con il loro bassopiano. 17 Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise a morte. 18 Per molti giorni Giosuè mosse guerra a tutti questi re. 19 Non ci fu città che avesse fatto pace con gli Israeliti, eccetto gli Evei che abitavano Gàbaon: si impadronirono di tutti con le armi. 20 Infatti era per disegno del Signore che il loro cuore si ostinasse nella guerra contro Israele, per votarli allo sterminio, senza che trovassero grazia, e per annientarli, come aveva comandato il Signore a Mosè.
21 In quel tempo Giosuè si mosse per eliminare gli Anakiti dalle montagne, da Ebron, da Debir, da Anab, da tutte le montagne di Giuda e da tutte le montagne di Israele. Giosuè li votò allo sterminio con le loro città. 22 Non rimase un Anakita nel paese degli Israeliti; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod. 23 Giosuè si impadronì di tutta la regione, come aveva detto il Signore a Mosè, e Giosuè la diede in possesso ad Israele, secondo le loro divisioni per tribù. Poi il paese non ebbe più la guerra. [Gio. 11, 15-23]

L’elenco completo dei massacri e delle spoliazioni ci viene fornito nel brano seguente:

1 Questi sono i re del paese, che gli Israeliti sconfissero e del cui territorio entrarono in possesso, oltre il Giordano, ad oriente, dal fiume Arnon al monte Ermon, con tutta l’Araba orientale.
2 Sicon, re degli Amorrei che abitavano in Chesbon; il suo dominio cominciava da Aroer, situata sul margine della valle del torrente Arnon, incluso il centro del torrente, e comprendeva la metà di Gàlaad fino al torrente Iabbok, lungo il confine dei figli di Ammon 3 e inoltre l’Araba fino alla riva orientale del mare di Kinarot e fino alla riva orientale dell’Araba, cioè il Mar Morto, in direzione di Bet-Iesimot e più a sud, fin sotto le pendici del Pisga.
4 Inoltre Og, re di Basan, proveniente da un residuo di Refaim, che abitava in Astarot e in Edrei, 5 dominava le montagne dell’Ermon e Salca e tutto Basan sino al confine dei Ghesuriti e dei Maacatiti, inoltre metà di Gàlaad sino al confine di Sicon re di Chesbon. 6 Mosè, servo del Signore, e gli Israeliti li avevano sconfitti e Mosè, servo del Signore, ne diede il possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse.
7 Questi sono i re del paese che Giosuè e gli Israeliti sconfissero, al di qua del Giordano ad occidente, da Baal-Gad nella valle del Libano fino al monte Calak, che sale verso Seir, e di cui Giosuè diede il possesso alle tribù di Israele secondo le loro divisioni, 8 sulle montagne, nel bassopiano, nell’Araba, sulle pendici, nel deserto e nel Negheb: gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei:
9 il re di Gerico, uno; il re di Ai, che è presso Betel, uno;
10 il re di Gerusalemme, uno; il re di Ebron, uno;
11 il re di Iarmut, uno; il re di Lachis, uno;
12 il re di Eglon, uno; il re di Ghezer, uno;
13 il re di Debir, uno; il re di Gheder, uno;
14 il re di Corma, uno; il re di Arad, uno;
15 il re di Libna, uno; il re di Adullam, uno;
16 il re di Makkeda, uno; il re di Betel, uno;
17 il re di Tappuach, uno; il re di Efer, uno;
18 il re di Afek, uno; il re di Sarom, uno;
19 il re di Madon, uno; il re di Cazor, uno;
20 il re di Simron-Meroon, uno; il re di Acsaf, uno;
21 il re di Taanach, uno; il re di Meghiddo, uno;
22 il re di Kades, uno; il re di Iokneam del Carmelo, uno;
23 il re di Dor, sulla collina di Dor, uno;
il re delle genti di Gàlgala, uno;
24 il re di Tirza, uno. In tutto trentun re. [Gio. 1, 15-24]

Ebbene, questi massacratori di professione e ladri impenitenti lapidano un poveretto che si fa tentare da un rimasuglio di una spoliazione. E non solo lui ma la famiglia, distruggendo per buon peso animali e cose. Quei beni rubati dovevano andare al clero e questo è davvero intollerabile per Dio che sembra proprio il grande vecchio, capo di una banda criminale, che lavora all’accumulo di ricchezze. Il peggio però era già accaduto con quel massacro di 3000 persone, per di più del proprio popolo. Non si può fare a meno di ricordare ciò che Dio aveva detto a Mosè:

6 … «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà  7 che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato…» [Es. 34, 6-7]

Questa parte di Dio non l’abbiamo incontrata, in compenso abbiamo incontrato il seguito:

6 … «Il Signore … 7 … non lascia senza punizione, castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». [Es. 34, 6-7]

che fa paura.

DIO AMMAZZA UN PROFETA CHE NON VOLEVA PICCHIARNE UN ALTRO ED UN VIGNAIOLO CHE NON VOLEVA CEDERE LA SUA VIGNA

        Nel Primo Libro dei Re troviamo questa storia incredibile che riporto (noto a margine il ruolo infame ancora di una donna, Gezabele moglie di Acab):

34 Ben-Hadàd [Re di Siria sconfitto da Acab, ndr] gli disse [ad Acab, che lo aveva risparmiato e trattava con lui, ndr]: «Restituirò le città che mio padre prese a tuo padre; tu potrai disporre di mercati in Damasco come mio padre ne aveva in Samaria». Ed egli: «Io a questo patto ti lascerò andare». E concluse con lui l’alleanza e lo lasciò andare.
35 Allora uno dei figli dei profeti disse al compagno per ordine del Signore: «Picchiami!». L’uomo si rifiutò di picchiarlo. 36 Quegli disse: «Poiché non hai obbedito alla voce del Signore, appena ti sarai separato da me, un leone ti ucciderà». Mentre si allontanava, incontrò un leone che l’uccise(12)37 Quegli, incontrato un altro uomo, gli disse: «Picchiami!». E quegli lo percosse a sangue. 38 Il profeta andò ad attendere il re sulla strada, dopo essersi reso irriconoscibile con una benda agli occhi [resta incomprensibile il perché si era fatto picchiare se poi si maschera rendendosi irriconoscibile, ndr]. 39 Quando passò il re, gli gridò: «Il tuo servo era nel cuore della battaglia, quando un uomo si staccò e mi portò un individuo dicendomi: Fa’ la guardia a quest’uomo! Se ti scappa, la tua vita pagherà per la sua oppure dovrai sborsare un talento d’argento. 40 Mentre il tuo servo era occupato qua e là, quegli scomparve». Il re di Israele disse a lui: «La tua condanna è giusta; l’hai proferita tu stesso!». 41 Ma quegli immediatamente si tolse la benda dagli occhi e il re di Israele riconobbe che era uno dei profeti [e qui forse si capisce a cosa serviva la bastonatura: a far intendere che era stato in guerra, ndr]. 42 Costui gli disse: «Così dice il Signore: Perché hai lasciato andare libero quell’uomo [il Re di Siria] da me votato allo sterminio, la tua vita pagherà per la sua, il tuo popolo per il suo popolo». 43 Il re di Israele se ne andò a casa amareggiato e irritato ed entrò in Samaria. [1 Re 20, 35-43]

1 In seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria. 2 Acab disse a Nabot: «Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale». 3 Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri». 4 Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: «Non ti cederò l’eredità dei miei padri». Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare. 5 Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: «Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?». 6 Le rispose: «Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un’altra vigna ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!». 7 Allora sua moglie Gezabele gli disse: «Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreèl!».
8 Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot. 9 Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo. 10 Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l’accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia». 11 Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite. 12 Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo. 13 Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo. 14 Quindi mandarono a dire a Gezabele: «Nabot è stato lapidato ed è morto». 15 Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: «Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto». 16 Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso.
17 Allora il Signore disse a Elia il Tisbita: 18 «Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso. 19 Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue».
20 Acab disse a Elia: «Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico!». Quegli soggiunse: «Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. 21 Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele. 22 Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. 23 Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl. 24 Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli dell’aria».
25 In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele. 26 Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d’Israele.
27 Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. 28 Il Signore disse a Elia, il Tisbita: 29 «Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del figlio».

Una morale contorta con ammazzamenti, donne perfide ed imbroglione, un innocente che viene punito per le disgrazie provocate dalla moglie, colui che doveva essere punito viene perdonato perché si è inchinato e si è pentito, Dio misericordioso lo perdona promettendo però di vendicarsi con il figlio. In definitiva una giustizia divina assurda, iniqua, terribile ed inaccettabile.

DIO NON HA MISERICORDIA

        Abbiamo fino ad ora visto il modo di agire di Dio. Nella gran parte degli episodi raccontati dalla Bibbia egli operò sempre senza alcuna misericordia verso i popoli estranei al suo, castigò brutalmente costoro in affetti e beni, inviò maledizioni operanti per svariate generazioni successive. A parte alcune punizioni che ricadevano quasi sempre sui figli, fu sempre tollerante con il suo popolo al quale perdonò i peggiori massacri, le più minuziose razzie, i peggiori peccati. Il perché di queste indulgenze è evidente: era stato Egli stesso che aveva utilizzato i suoi eletti ed i suoi profeti perché tali nefandezze fossero realizzate.

        La maggior parte degli episodi biblici mostra che quanto Dio dice nell’Esodo (e che ho appena riportato) è una mera dichiarazione di principio che non ebbe attuazione pratica:

6 Il Signore passò davanti a lui proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, 7 che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».  [Es. 34, 6-7]

Questa dichiarazione fu superata dai fatti perché Dio non perdonò mai, non fu mai misericordioso, non fu clemente. Egli si adirò spesso in modo non controllato ed illimitato. Fu padre padrone del suo popolo verso il quale mostrò fedeltà fino ad un certo punto per tradimenti di principio che realizzò. In nessun luogo possiamo incontrare la sua benevolenza estendersi per oltre tre o quattro generazioni. Troviamo invece continue punizioni per fatti anche molto marginali ed assoluzioni per crimini immensi. La sua ira andava a colpire alla cieca e così il peccato di un suo eletto si scatenava su migliaia di innocenti o, al minimo, sui figli e nipoti.

        All’interno di questa condotta divina priva di misericordia e xenofoba, alimentata da una giustizia penosa e cambiante, vi sono anche norme per regolare la schiavitù. Vedremo gli abusi dello stesso Dio e la sua mancanza di pietà in alcuni episodi che veicolarono i suoi profeti Elia ed Eliseo. Vedremo anche altri episodi di massacri provocati direttamente dalla mano di Dio quando si muoveva per aiutare i Re del suo popolo Asa, Giosafat, Ezechia e svariati altri.

COME DIO REGOLAMENTÒ LA SCHIAVITÙ
 

        Ad uno spirito semplice che si accosti a leggere le imprese di Dio sembrerà strano che la schiavitù risulti un fatto del tutto normale. Dio non la ritiene un qualcosa di orrendo tanto è vero che tra le centinaia di proibizioni che elencò al suo popolo non vi è la proibizione di mantenere persone come schiave. C’è di più perché il Signore sembra proprio che, tramite il suo popolo che su questo non tradì mai i voleri di Dio, provasse un gusto particolare ad avere schiavi. Naturalmente il Dio che tutto dirige e comanda deve anche mettere insieme alcune leggi che regolino la schiavitù. Vedremo in seguito tutte le norme che Dio dettò su questo tema che riteneva importante. Lo faremo citando brani presi da diversi libri della Bibbia che riportano direttamente le parole di Dio:

[Dio ordinò a Mosè:] 1 Queste sono le norme che tu esporrai loro.
2 Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto. 3 Se è entrato solo, uscirà solo; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui. 4 Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo. 5 Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà, 6 allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l’orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre.
7 Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi. 8 Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei. 9 Se egli la vuol dare come concubina al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie. 10 Se egli ne prende un’altra per sé, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione. 11 Se egli non fornisce a lei queste cose, essa potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto. [Es. 21, 1-11]

20 Quando un uomo colpisce con il bastone il suo schiavo o la sua schiava e gli muore sotto le sue mani, si deve fare vendetta. 21 Ma se sopravvive un giorno o due, non sarà vendicato, perché è acquisto del suo denaro. [Es. 21, 20-21]

26 Quando un uomo colpisce l’occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell’occhio. [Es. 21, 26]

32 Se il bue colpisce con le corna uno schiavo o una schiava, si pagheranno al padrone trenta sicli d’argento e il bue sarà lapidato [sic ! ndr].  [Es. 21, 32]

20 Se un uomo ha rapporti con donna che sia una schiava sposata ad altro uomo, ma non riscattata o affrancata, saranno tutti e due puniti; ma non messi a morte, perché essa non è libera.
21 L’uomo condurrà al Signore, all’ingresso della tenda del convegno, in sacrificio di riparazione, un ariete; 22 con questo ariete il sacerdote farà per lui il rito espiatorio davanti al Signore per il peccato da lui commesso; il peccato commesso gli sarà perdonato [cioè: se uno vuole accoppiarsi con una schiava altrui, la può violentare a piacere, basta che dia un montone al clero. E la pena per la schiava ? Nessuna, semplicemente perché essa non può opporsi ad essere violentata]. [Lev. 19, 20-22]

39 Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; 40 sia presso di te come un bracciante, come un inquilino. Ti servirà fino all’anno del giubileo; 41 allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri. 42 Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d’Egitto; non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi. 43 Non lo tratterai con asprezza, ma temerai il tuo Dio. 44 Quanto allo schiavo e alla schiava, che avrai in proprietà, potrete prenderli dalle nazioni che vi circondano; da queste potrete comprare lo schiavo e la schiava. 45 Potrete anche comprarne tra i figli degli stranieri, stabiliti presso di voi e tra le loro famiglie che sono presso di voi, tra i loro figli nati nel vostro paese; saranno vostra proprietà. 46 Li potrete lasciare in eredità ai vostri figli dopo di voi, come loro proprietà; vi potrete servire sempre di loro come di schiavi; ma quanto ai vostri fratelli, gli Israeliti, ognuno nei riguardi dell’altro, non lo tratterai con asprezza. [cioè: tutti possono diventare schiavi del popolo di Dio meno che gli israeliti medesimi]. [Lev. 25, 39-46]

16 Non consegnerai al suo padrone uno schiavo che, dopo essergli fuggito, si sarà rifugiato presso di te. 17 Rimarrà da te nel tuo paese, nel luogo che avrà scelto, in quella città che gli parrà meglio; non lo molesterai. [cioè:  poiché la merce è preziosa, piuttosto che punire lo schiavo lo può sfruttare colui verso il quale è scappato]. [Deut. 23, 16-17]

        Il ruolo degli schiavi nella Bibbia è importante soprattutto se di sesso femminile. Sono state schive infatti quelle che hanno generato alcuni degli eletti da Dio, eletti che avevano madre sterili o madri divenute fertili, sempre per volontà divina, in età in cui potevano essere nonne. Gli schiavi maschi, ma anche le donne, furono invece importanti per eseguire lavori forzati. Il popolo eletto conquistava città, ne schiavizzava la popolazione non massacrata, la metteva al lavoro per i propri interessi. Salomone fu il massimo rappresentante della schiavizzazione di massa. In tutti i territori in cui regnava, tutti coloro che non erano israeliti furono resi schiavi e furono proprio gli schiavi a costruire, tra l’altro, il famoso Tempio.

15 Questa è l’occasione del lavoro forzato che reclutò il re Salomone per costruire il tempio, la reggia, il Millo, le mura di Gerusalemme, Cazor, Meghiddo, Ghezer. 16 Il faraone, re d’Egitto, con una spedizione aveva preso Ghezer, l’aveva data alle fiamme, aveva ucciso i Cananei che abitavano nella città e poi l’aveva assegnata in dote alla figlia, moglie di Salomone. 17 Salomone riedificò Ghezer, Bet-Coròn inferiore, 18 Baalat, Tamàr nel deserto del paese 19 e tutte le città di rifornimento che gli appartenevano, le città per i suoi carri, quelle per i suoi cavalli e quanto Salomone aveva voluto costruire in Gerusalemme, nel Libano e in tutto il territorio del suo dominio. 20 Quanti rimanevano degli Amorrei, degli Hittiti, dei Perizziti, degli Evei e dei Gebusei, che non appartenevano agli Israeliti, 21 e cioè i discendenti rimasti dopo di loro nel paese, coloro che gli Israeliti non erano riusciti a sterminare, Salomone li costrinse ai lavori forzati, e tale è ancora la loro condizione. 22 Ma degli Israeliti, Salomone non assoggettò nessuno alla schiavitù: costoro divennero suoi guerrieri, suoi ministri, suoi ufficiali, suoi scudieri, capi dei suoi carri e dei suoi cavalieri. 23 I capi dei prefetti, che dirigevano i lavori per Salomone, erano cinquecentocinquanta; essi sovrintendevano alla massa impiegata nei lavori. [1 Re 9, 15-23]

Ed il tempio fu graziosamente accettato da Dio che, come abbiamo visto era molto vanitoso:

3 Il Signore [apparso per la seconda volta a Salomone] gli disse: «Ho ascoltato la preghiera e la supplica che mi hai rivolto; ho santificato questa casa [il Tempio, ndr], che tu hai costruita perché io vi ponga il mio nome per sempre; i miei occhi e il mio cuore saranno rivolti verso di essa per sempre. [1 Re 9, 3]

        A questo punto servono due parole di chiarimento. E’ evidente che la schiavitù era la norma a quell’epoca. I Più potenti, i vincitori, schiavizzavano i popoli vinti. Ma qui è Dio che la teorizza e la regola e non è il Dio di Israele (della cosa non mi occupo come già detto, ogni popolo ha il Dio che vuole e che si merita,s e lo vuole e se lo merita) ma quello che i cristiani ci hanno imposto. Nessuna di queste parole di Dio è stata espulsa dai testi che la Chiesa cristiana accetta. Ed io non accetterò mai il discorso che io stesso ho or ora fatto (schiavitù ordinaria a quei tempi). Non lo accetto perché abbiamo un bombardamento che rifiuta come pessima cosa ogni relativismo. Vi sono verità assolute per la Chiesa che non possono mutare mutando i tempi. E’ il rifiuto della concezione materialistica della storia, un rifiuto che alla Chiesa serve come il pane in tempi (da molto tempo) in cui Dio è morto e, se è vivo, compare proprio e solamente come Dio barbaro, inumano, privo di misericordia come ce lo presenta il Vecchio Testamento.

        In merito ai testi che ho riportato c’è da dire che non è vero che lo stato da schiavo era di normalità perché lo stesso Dio valutava la schiavitù come stato di degradazione quando lo dava come terribile castigo a popoli interi e come minaccia nelle sue maledizioni e quando non la volle più per il suo popolo cacciato dall’Egitto. Vediamo alcuni esempi di quanto detto:

13 Allora il Signore disse ad Abramo: «Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. [Gen. 15, 13]

42 Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d’Egitto; non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi. [Lev. 25, 42]

7 Quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli Israeliti, l’abbia sfruttato come schiavo o l’abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte; così estirperai il male da te. [Deut. 24, 7]

Ma quando il suo popolo disubbidiva ai suoi comandamenti Dio lo castigava o lo minacciava proprio con la schiavitù, che Egli, da Dio qual era, sapeva essere la massima pena:

1 … Roboamo [figlio di Salomone e primo Re di Giuda dopo la separazione dal Regno di Israele, ndr] abbandonò la legge del Signore e tutto Israele lo seguì.
2 Nell’anno quinto del re Roboamo, Sisach re d’Egitto marciò contro Gerusalemme, perché i suoi abitanti si erano ribellati al Signore. … 7 …[Il Signore disse] «la mia ira non si rovescerà su Gerusalemme per mezzo di Sisach. 8 Tuttavia essi saranno a lui sottomessi [schiavi, ndr]; così conosceranno la differenza fra la sottomissione a me e quella ai regni delle nazioni». [2 Cro. 12, 1-8]

14 « … Ti renderò schiavo dei tuoi nemici
in una terra che non conosci,
perché si è acceso il fuoco della mia ira,
che arderà contro di voi». [Ger. 15, 14]

Quindi Dio conosceva bene la schiavitù e la permetteva. E su questa strada si mossero in seguito alcuni Padri della Chiesa che si mossero sulla stessa strada … La liberazione dell’uomo restava una cosa tra Gesù e pochi intimi.

LE IMPRESE CRIMINALI DI DUE PROFETI, ELIA ED ELISEO, INCORAGGIATE DA DIO


        Secondo la Bibbia, Elia fu il primo gran profeta di Israele che lavorò tra l’865 e l’850 a.C. Dio mostrò una grande predilezione verso di lui e ciò comportò un grande prestigio e reputazione per la sua persona. Tanto ciò è vero che mille anni dopo ritroviamo Elia nei Vangeli in particolare nel racconto della Trasfigurazione di Gesù. Leggiamo:

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
10 Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11 Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». 13 Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. [Mt. 17, 1-13]

2 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. 5 Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7 Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». 8 E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. 10 Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. 11 E lo interrogarono: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 12 Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13 Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui». [Mc. 9, 2-13]

28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». 36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. [Lc. 9, 28-36]

Per gli esegeti ufficiali la conversazione tra Elia e Gesù sarebbe la dimostrazione del legame stretto tra Vecchio Testamento e Nuovo Testamento. Abbiamo quindi una ulteriore aggravante per la Chiesa cattolica che lega sempre più strettamente il Dio del popolo di Israele con il Dio Gesù. Ma tornando al nostro profeta, il suo ciclo è di sei episodi nei quali, come vedremo, egli non esitò a sgozzare oltre 400 rivali e a bruciare vivi oltre 100 innocenti, visto che fu lo stesso Dio a metterlo in condizione di realizzare così elevate imprese. Il discepolo di Elia fu Eliseo che superò il maestro in miracoli, inaugurando il campionario miracolistico che sarà poi di Gesù. Pur riconoscendo che assassinò meno del maestro, non c’è dubbio che fu crudele come Elia nel far morire innocenti con il concorso di Dio.

        Per introdurre il secondo episodio biblico riguardante Elia, raccontato nel Primo Libro dei Re, occorre una breve premessa. che ci metta nella situazione.

        Gezabele era figlia di Et-Baal, il Re sacerdote fenicio di Tiro e Sidone. Divenne moglie del Re di Israele Acab (dal cui matrimonio nacquero Acazia e Ioram) per pacificare in una alleanza i due regni, quello fenicio e quello di Israele. Nel patto era scritto che Gezabele potesse mantenere in Samaria il culto del suo dio, Baal. Ella andò oltre ciò che era stato pattuito portandosi a Samaria  450 profeti di Baal e 400 profeti della dea Asera, pretendendo che il culto di Baal fosse equiparato a quello di Geova e arrivando a perseguire i profeti del medesimo Geova. In tal modo si ingenerò lo scontro tra la Regina Gezabele ed il profeta Elia, scontro che è alla base del racconto biblico.

         Il profeta Elia si sta dirigendo verso la città di Samaria per incontrare il Re Acab, dopo un periodo di siccità e carestia che Dio aveva imposto a seguito dell’introduzione nella città del culto di Baal.

19 [Elia ordinò ad Acab:] Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele».
20 Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo. 21 Elia si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla. 22 Elia aggiunse al popolo: «Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. 23 Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l’altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. 24 Voi invocherete il nome del vostro dio e  io  invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio !». Tutto il popolo rispose: «La proposta è buona!».
25 Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro Dio, ma senza appiccare il fuoco». 26 Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di  Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!». Ma non si sentiva un alito, né una risposta. Quelli continuavano a saltare intorno all’altare che avevano eretto. 27 Essendo già mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà». 28 Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. 29 Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione.
30 Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi!». Tutti si avvicinarono. Si sistemò di nuovo l’altare del Signore che era stato demolito. 31 Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: «Israele sarà il tuo nome». 32 Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto, capace di contenere due misure di seme. 33 Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. 34 Quindi disse: «Riempite quattro brocche d’acqua e versatele sull’olocausto e sulla legna!». Ed essi lo fecero. Egli disse: «Fatelo di nuovo!». Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: «Per la terza volta!». Lo fecero per la terza volta. 35 L’acqua scorreva intorno all’altare; anche il canaletto si riempì d’acqua. 36 Al momento dell’offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. 37 Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!». 38 Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. 39 A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!». 40 Elia disse loro: «Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!». Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò. [1 Re 18, 19-40]

Per maggior gloria di Dio.

        Il commento immediato che viene è quello del rituale. Le 12 pietre, il canaletto riempito con con l’acqua di 4 brocche per 3 volte (che sembra proprio essere stato fatto per distrarre l’attenzione e preparare il marchingegno che accendesse il fuoco), il fuoco che si accende ed asciuga l’acqua (quale simbolo viene evocato ?), … e poi: sarà lo stesso Elia a scannare uno ad uno i 450 profeti di Baal impediti nella fuga dal popolo bue che prima era seguace di Baal ed improvvidamente non solo si fa seguace di Geova ma addirittura aiuta all’assassinio dei sacerdoti di Baal.

        Questo massacrò fece adirare la Regina Gezabele ed il valoroso Elia, pur a braccetto con Dio, non la affrontò ma fuggì (Dio che fugge davanti ad una donna è il colmo !):

1 Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti. 2 Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: «Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso te come uno di quelli». 3 Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo [questo ragazzo è la seconda volta che viene nominato, en passant. La prima volta in 1 Re 18, 43. Potrebbe essere uno schiavo, una persona di servizio o un divertissement omosex analogo al puer in uso a Roma. Non è dato capirlo. L’ipotesi di servo o schiavo non va d’accordo con la povertà mostrata in precedenza da Elia (viene sfamato da un corvo poi da una vedova povera, ndr].  4 Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». 5 Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia!». 6 Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. 7 Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». 8 Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. … 15 Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram. 16 Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto. 17 Se uno scamperà dalla spada di Hazaèl, lo ucciderà Ieu; se uno scamperà dalla spada di Ieu, lo ucciderà Eliseo. 18 Io poi mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l’hanno baciato con la bocca».
19 Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. 20 Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elia disse: «Va’ e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te». 21 Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio.  [1 Re 19, 1-20]

Così Elia salvò la pelle e si incontrò con il suo erede, Eliseo. Intanto a Samaria era morto Acab e salito al trono suo figlio Acazia. Elia torna e continua ad ammazzare gente, con l’aiuto di Dio, per mostrare che Dio era con lui.

1 Dopo la morte di Acab, [la regione di] Moab si ribellò a Israele.
2 Acazia cadde dalla finestra del piano di sopra in Samaria e rimase ferito. Allora inviò messaggeri con quest’ordine: «Andate e interrogate Baal-Zebub, dio di Ekròn, per sapere se guarirò da questa infermità». 3 Ora l’angelo del Signore disse a Elia il Tisbita: «Su, va’ incontro ai messaggeri del re di Samaria. Dì loro: Non c’è forse un Dio in Israele, perché andiate a interrogare Baal-Zebub, dio di Ekròn? 4 Pertanto così dice il Signore: Dal letto, in cui sei salito, non scenderai, ma di certo morirai». Ed Elia se ne andò.
5 I messaggeri ritornarono dal re, che domandò loro: «Perché siete tornati?». 6 Gli dissero: «Ci è venuto incontro un uomo, che ci ha detto: Su, tornate dal re che vi ha inviati e ditegli: Così dice il Signore: Non c’è forse un Dio in Israele, perché tu mandi a interrogare Baal-Zebub, dio di Ekròn? Pertanto, dal letto, in cui sei salito, non scenderai, ma di certo morirai». 7 Domandò loro: «Com’era l’uomo che vi è venuto incontro e vi ha detto simili parole?». 8 Risposero: «Era un uomo peloso; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi». Egli disse: «Quello è Elia il Tisbita!».
9 Allora gli mandò il capo di una cinquantina con i suoi cinquanta uomini. Questi andò da lui, che era seduto sulla cima del monte, e gli disse: «Uomo di Dio, il re ti ordina di scendere!». 10 Elia rispose al capo della cinquantina: «Se sono uomo di Dio, scenda il fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta». Scese un fuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta. 11 Il re mandò da lui ancora un altro capo di una cinquantina con i suoi cinquanta uomini. Questi andò da lui e gli disse: «Uomo di Dio, il re ti ordina di scendere subito». 12 Elia rispose: «Se sono uomo di Dio, scenda un fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta». Scese un fuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta. 13 Il re mandò ancora un terzo capo con i suoi cinquanta uomini. Questo terzo capo di una cinquantina andò, si inginocchiò davanti ad Elia e supplicò: «Uomo di Dio, valgano qualche cosa ai tuoi occhi la mia vita e la vita di questi tuoi cinquanta servi. 14 Ecco è sceso il fuoco dal cielo e ha divorato i due altri capi di cinquantina con i loro uomini. Ora la mia vita valga qualche cosa ai tuoi occhi».
15 L’angelo del Signore disse a Elia: «Scendi con lui e non aver paura di lui». Si alzò e scese con lui dal re 16 e gli disse: «Così dice il Signore: Poiché hai mandato messaggeri a consultare Baal-Zebub, dio di Ekròn, come se in Israele ci fosse, fuori di me, un Dio da interrogare, per questo, dal letto, su cui sei salito, non scenderai, ma certamente morirai».  [2 Re 1, 1-16]

A parte la ripetizione ossessiva di frasi ed azioni, quell’ammazzare gli inviati di Acazia a cinquanta a cinquanta, è incredibile. Possibile che un Dio se non ammazza innocenti in quantità non sia creduto ? E possibile che la seconda cinquantina, appena avvistato Elia non lo abbia ammazzato con una freccia per aver ammazzato la prima cinquantina ? Tutte le scene sono preparate come in un teatro di sceneggiata napoletana. Comunque continuiamo ad accumulare cadaveri per maggior gloria di Dio.

        Ed Elia ne ammazzò molti di uomini, moltissimi, addirittura scannandoli con le proprie mani. Fu così che risultò particolarmente amato da Dio che addirittura lo volle con sé in cielo.

9 Mentre passavano [il Giordano, le cui acque si erano aperte per non far bagnare Elia ed Eliseo, ndr], Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei». 10 Quegli soggiunse: «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso». 11 Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. 12 Eliseo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere». E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. 13 Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano.
14 Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: «Dove è il Signore, Dio di Elia?». Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall’altra parte. 15 Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gerico dissero: «Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo». Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui. [2 Re 2, 9-15]

Con Elia in cielo doveva restare qualcuno in terra a fare il lavoro sporco di Dio e questi era naturalmente Eliseo che immediatamente la dipartita di Elia dà prova di aver acquisito le abilità del maestro. E non solo per essere riuscito ad aprire le acque del Giordano ma anche per ciò che segue, cioè ammazzamenti vari:

23 Di lì Eliseo andò a Betel. Mentre egli camminava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: «Vieni su, pelato; vieni su, calvo!». 24 Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore. Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue(13) di quei fanciulli. [2 Re 2, 23-24]

So di ripetermi ma questo è un vero gran Dio ed Eliseo è il suo degno profeta. Questa volta sono orse e non leoni a sbranare dei bambini colpevoli di avere dei genitori che avevano un altro dio.

        Dopo questa impresa, Eliseo tornò a Samaria dove accumulò una serie di miracoli dai quali trarranno ispirazione gli evangelisti (che già avevano avuto la moltiplicazione dei pani ad opera di Elia nella casa della povera vedova). Vediamone qualcuno, iniziando dalla moltiplicazione dell’olio in casa di altra povera vedova:

1 Una donna, moglie di uno dei profeti, gridò a Eliseo: «Mio marito, tuo servo, è morto; tu sai che il tuo servo temeva il Signore. Ora è venuto il suo creditore per prendersi come schiavi i due miei figli». 2 Eliseo le disse: «Che posso fare io per te? Dimmi che cosa hai in casa». Quella rispose: «In casa la tua serva non ha altro che un orcio di olio». 3 Le disse: «Su, chiedi in prestito vasi da tutti i tuoi vicini, vasi vuoti, nel numero maggiore possibile. 4 Poi entra in casa e chiudi la porta dietro a te e ai tuoi figli; versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte». 5 Si allontanò da lui e chiuse la porta dietro a sé e ai suoi figli; questi porgevano ed essa versava. 6 Quando i vasi furono pieni, disse a un figlio: «Porgimi ancora un vaso». Le rispose: «Non ce ne sono più». L’olio cessò. 7 Essa andò a riferire la cosa all’uomo di Dio, che le disse: «Va’, vendi l’olio e accontenta i tuoi creditori; tu e i tuoi figli vivete con quanto ne resterà». [2 Re 4, 1-7]

Dopo questa produzione di olio si cimentò nel far restare incinta una donna di un uomo anziano:

12 Egli disse a Ghecazi suo servo: «Chiama questa Sunammita». La chiamò ed essa si presentò a lui. 13 Eliseo disse al suo servo: «Dille tu: Ecco hai avuto per noi tutta questa premura; che cosa possiamo fare per te? C’è forse bisogno di intervenire in tuo favore presso il re oppure presso il capo dell’esercito?». Essa rispose: «Io sto in mezzo al mio popolo». 14 Eliseo replicò: «Che cosa si può fare per lei?». Ghecazi disse: «Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio». 15 Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; essa si fermò sulla porta. 16 Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio». Essa rispose: «No, mio signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva». 17 Ora la donna rimase incinta e partorì un figlio, proprio alla data indicata da Eliseo. [2 Re 4, 12-17]

Purtroppo non spiega la Bibbia come fece Eliseo a realizzare tale miracolo, miracolo che, quando il bambino che nacque miracolosamente morì, si ripeté questa volta con una resurrezione:

18 Il bambino crebbe e un giorno uscì per andare dal padre fra i mietitori. 19 Egli disse al padre: «La mia testa, la mia testa!». Il padre ordinò a un servo: «Portalo dalla mamma». 20 Questi lo prese e lo portò da sua madre. Il bambino stette sulle ginocchia di costei fino a mezzogiorno, poi morì. 21 Essa salì a stenderlo sul letto dell’uomo di Dio; chiuse la porta e uscì. 22 Chiamò il marito e gli disse: «Su, mandami uno dei servi e un’asina; voglio correre dall’uomo di Dio; tornerò subito». 23 Quegli domandò: «Perché vuoi andare oggi? Non è il novilunio né sabato». Ma essa rispose: «Addio». 24 Fece sellare l’asina e disse al proprio servo: «Conducimi, cammina, non fermarmi durante il tragitto, a meno che non te l’ordini io». 25 Si incamminò; giunse dall’uomo di Dio sul monte Carmelo. Quando l’uomo di Dio la vide da lontano, disse a Ghecazi suo servo: «Ecco la Sunammita! 26 Su, corrile incontro e domandale: Stai bene? Tuo marito sta bene? E tuo figlio sta bene?». Quella rispose: «Bene!». 27 Giunta presso l’uomo di Dio sul monte, gli afferrò le ginocchia. Ghecazi si avvicinò per tirarla indietro, ma l’uomo di Dio disse: «Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata e il Signore me ne ha nascosto il motivo; non me l’ha rivelato». 28 Essa disse: «Avevo forse domandato io un figlio al mio signore? Non ti dissi forse: Non mi ingannare?».
29 Eliseo disse a Ghecazi: «Cingi i tuoi fianchi, prendi il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo». 30 La madre del ragazzo disse: «Per la vita del Signore e per la tua vita, non ti lascerò». Allora quegli si alzò e la seguì. 31 Ghecazi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c’era stato un gemito né altro segno di vita. Egli tornò verso Eliseo e gli riferì: «Il ragazzo non si è svegliato». 32 Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, steso sul letto. 33 Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore. 34 Quindi salì, si distese sul ragazzo; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani nelle mani di lui e si curvò su di lui. Il corpo del bambino riprese calore. 35 Quindi si alzò e girò qua e là per la casa; tornò a curvarsi su di lui; il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi. 36 Eliseo chiamò Ghecazi e gli disse: «Chiama questa Sunammita!». La chiamò e, quando essa gli giunse vicino, le disse: «Prendi tuo figlio!».  [2 Re 4, 21-36].

Ma Eliseo era versato a miracoli differenti, anche a rendere mangiabili cibi velenosi:

38 Eliseo tornò in Gàlgala. Nella regione imperversava la carestia. Mentre i figli dei profeti stavano seduti davanti a lui, egli disse al suo servo: «Metti la pentola grande e cuoci una minestra per i figli dei profeti». 39 Uno di essi andò in campagna per cogliere erbe selvatiche e trovò una specie di vite selvatica: da essa colse zucche agresti e se ne riempì il mantello. Ritornò e gettò i frutti a pezzi nella pentola della minestra, non sapendo cosa fossero. 40 Si versò da mangiare agli uomini, che appena assaggiata la minestra gridarono: «Nella pentola c’è la morte, uomo di Dio!». Non ne potevano mangiare. 41 Allora Eliseo ordinò: «Portatemi della farina». Versatala nella pentola, disse: «Danne da mangiare alla gente». Non c’era più nulla di cattivo nella pentola. [2 Re 4, 38-40].

o ad alimentare con quasi nulla un centinaio di persone:

42 Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrì primizie all’uomo di Dio, venti pani d’orzo e farro che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». 43 Ma colui che serviva disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Quegli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: Ne mangeranno e ne avanzerà anche». 44 Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la parola del Signore. [2 Re 4, 41-44]

fino alla classica cura dei lebbrosi:

1 Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso. 2 Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman. 3 Essa disse alla padrona: «Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra». 4 Nàaman andò a riferire al suo signore: «La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così». 5 Il re di Aram gli disse: «Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele». Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci vestiti. 6 Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: «Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra». 7 Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me».
8 Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciate le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele». 9 Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. 10 Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va’, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito». 11 Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: «Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. 12 Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?». Si voltò e se ne partì adirato. 13 Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito». 14 Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. [2 Re 5, 1-14]

Questo non è che un assaggio della potenza di Eliseo che mille anni prima fa miracoli all’altezza di quelli di Gesù, con un merito molto maggiore perché Eliseo NON era figlio di Dio. Questa minima osservazione a qualcosa dovrebbe servire. O no ?

        Ma in mezzo a questa vita miracolosa Eliseo non perse mai la sua cattiveria unita alla voglia di vendetta. Così quando, a seguito dell’assedio degli Aramei [popolo semita nomade di origini mesopotamiche, ndr], Samaria si trovò in una lunga carestia, con poco cibo disponibile a prezzi astronomici, intervenne Eliseo su sollecitazione del Re (il re scese da lui e gli disse: «Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più io dal Signore?»):

1 Ma Eliseo disse: «Ascolta la parola del Signore: Dice il Signore: A quest’ora, domani, alla porta di Samaria una sea di farina costerà un siclo e anche due sea di orzo costeranno un siclo». 2 Ma lo scudiero, al cui braccio il re si appoggiava, rispose all’uomo di Dio: «Già, il Signore apre le finestre in cielo! Avverrà mai una cosa simile?». Quegli disse: «Ecco, tu lo vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai». [2 Re 7, 1-2]

Povero ufficiale del Re ! Per essere stata una persona normale e ragionevole viene ammazzato da quella belva di Eliseo:

16 Una sea di farina si vendette per un siclo, così pure due sea di orzo si vendettero per un siclo, secondo la parola del Signore. 17 Il re aveva messo a guardia della porta lo scudiero, al cui braccio egli si appoggiava. Calpestato dalla folla presso la porta, quegli morì come aveva predetto l’uomo di Dio quando parlò al re che era sceso da lui.  [2 Re 7, 16-17]

        E neanche a pensare che il carattere di questo profeta si addolcisse con gli anni. Egli restò il medesimo fino alla fine dei suoi giorni:

14 Quando Eliseo si ammalò della malattia di cui morì, Ioas re di Israele, sceso a visitarlo, scoppiò in pianto davanti a lui, dicendo: «Padre mio, padre mio, carro di Israele e sua cavalleria». 15 Eliseo gli disse: «Prendi arco e frecce». Egli prese arco e frecce. 16 Aggiunse al re di Israele: «Impugna l’arco». Quando il re l’ebbe impugnato, Eliseo mise la mano sulla mano del re, 17 quindi disse: «Apri la finestra verso oriente». Aperta che fu la finestra, Eliseo disse: «Tira!». Ioas tirò. Eliseo disse: «Freccia vittoriosa per il Signore, freccia vittoriosa su Aram. Tu sconfiggerai, fino allo sterminio, gli Aramei in Afek». 18 Eliseo disse: «Prendi le frecce». E quando quegli le ebbe prese, disse al re di Israele: «Percuoti con le tue frecce la terra» ed egli la percosse tre volte, poi si fermò. 19 L’uomo di Dio s’indignò contro di lui e disse: «Avresti dovuto colpire cinque o sei volte; allora avresti sconfitto l’Aram fino allo sterminio; ora, invece, sconfiggerai l’Aram solo tre volte».

        Peccato che Ioas non capì il messaggio poco chiaro di Eliseo. Se avesse fatto come solo dopo chiarì il profetta si sarebbero almeno risparmiati un poco di morti, quelli delle guerre che ci furono tra aramei ed israeliti. Ma a Dio le cose piacciono in una continua cornice di migliaia di morti. Parola di Dio.

DIO UCCISE CON LE SUE MANI MIGLIAIA DI INNOCENTI E PRETESE CHE IL SUO POPOLO REALIZZASSE GRANDI MATTANZE SENZA PIETA’ E SENZA FINE



        Anche qui devo ripetere un concetto già detto varie volte. Dio ha sempre gradito macellerie e stermini di massa. O realizzati in proprio o affidati alle orde del suo popolo. Ne abbiamo visti vari ed ora è il caso di completare la panoramica del terrore raccontando, con la stessa Parola di Dio, il suo gradimento per le mattanze spietate accompagnato dall’efficienza ed il piacere con cui esse erano realizzate dai suoi eletti a capo del suo popolo(14).

        Possiamo iniziare questa breve rassegna iniziando da uno degli eletti più amati da Dio, Mosè (salvo fregarlo alla fine), che, come già visto, aiutò Dio sia nello sterminio di un’infinità di egiziani del tutto innocenti e solo per il narcisismo e la vanagloria di Dio, sia nello sterminio, anch’esso visto, degli amaleciti.

        Nel racconto seguente Dio ordinerà a Mosè di torturare ed ammazzare mediante impalamento ad una gran quantità di persone del suo popolo, i madianiti(15), per aver adorato un altro Dio (per lo stesso motivo Dio aveva già ammazzato 24000 persone). Vediamo:

1 Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. 2 Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. 3 Israele aderì al culto di Baal-Peor e l’ira del Signore si accese contro Israele.
4 Il Signore disse a Mosè: «Prendi tutti i capi del popolo e fà appendere al palo [nel testo originale questa operazione risulta in modo differente. Invece di fà appendere al palo si ha: fà impalare] i colpevoli, davanti al Signore, al sole, perché l’ira ardente del Signore si allontani da Israele». 5 Mosè disse ai giudici d’Israele: «Ognuno di voi uccida dei suoi uomini coloro che hanno aderito al culto di Baal-Peor».
6 Ed ecco uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso della tenda del convegno. 7 Vedendo ciò, Pincas figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, 8 seguì quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele e la donna, nel basso ventre. E il flagello cessò tra gli Israeliti. 9 Di quel flagello morirono ventiquattromila persone [una osservazione sui numeri. Se tutti i numeri dello sterminio di persone del suo popolo fossero corrette, il popolo di Israele sarebbe scomparso dalla faccia della Terra, ndr].
10 Il Signore disse a Mosè: 11 «Pincas, figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, ha allontanato la mia ira dagli Israeliti, perché egli è stato animato dal mio zelo fra di loro, e io nella mia gelosia non ho sterminato gli Israeliti. 12 Perciò digli che io stabilisco con lui un’alleanza di pace, 13 che sarà per lui e per la sua stirpe dopo di lui un’alleanza di un sacerdozio perenne, perché egli ha avuto zelo per il suo Dio e ha fatto il rito espiatorio per gli Israeliti». 14 Ora l’uomo d’Israele, che è stato ucciso con la donna madianita, si chiamava Zimri, figlio di Salu, capo di un casato paterno dei Simeoniti. 15 La donna che è stata uccisa, la Madianita, si chiamava Cozbi, figlia di Zur, capo della gente di un casato in Madian.
16 Poi il Signore disse a Mosè: 17 «Trattate i Madianiti da nemici e uccideteli. [Num. 25, 1-17]

Ma Dio, felice della mattanza appena realizzata, non si mostrò completamente soddisfatto. Voleva più sangue ed allora ordinò lo sterminio dei madianiti:

1 Il Signore disse a Mosè: 2 «Compi la vendetta degli Israeliti contro i Madianiti, poi sarai riunito ai tuoi antenati». 3 Mosè disse al popolo: «Mobilitate fra di voi uomini per la guerra e marcino contro Madian per eseguire la vendetta del Signore su Madian. 4 Manderete in guerra mille uomini per tribù di tutte le tribù d’Israele». 5 Così furono forniti, dalle migliaia d’Israele, mille uomini per tribù, cioè dodicimila uomini armati per la guerra. 6 Mosè mandò in guerra quei mille uomini per tribù e con loro Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, il quale portava gli oggetti sacri e aveva in mano le trombe dell’acclamazione. 7 Marciarono dunque contro Madian come il Signore aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. 8 Uccisero anche, oltre i loro caduti, i re di Madian Evi, Rekem, Sur, Ur e Reba cioè cinque re di Madian; uccisero anche di spada Balaam figlio di Beor. 9 Gli Israeliti fecero prigioniere le donne di Madian e i loro fanciulli e depredarono tutto il loro bestiame, tutti i loro greggi e ogni loro bene; 10 appiccarono il fuoco a tutte le città che quelli abitavano e a tutti i loro attendamenti 11 e presero tutto il bottino e tutta la preda, gente e bestiame. 12 Poi condussero i prigionieri, la preda e il bottino a Mosè, al sacerdote Eleazaro e alla comunità degli Israeliti, accampati nelle steppe di Moab, presso il Giordano di fronte a Gerico.
13 Mosè, il sacerdote Eleazaro e tutti i principi della comunità uscirono loro incontro fuori dell’accampamento. 14 Mosè si adirò contro i comandanti dell’esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, che tornavano da quella spedizione di guerra. 15 Mosè disse loro: «Avete lasciato in vita tutte le femmine? 16 Proprio loro, per suggerimento di Balaam, hanno insegnato agli Israeliti l’infedeltà verso il Signore, nella faccenda di Peor, per cui venne il flagello nella comunità del Signore. 17 Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; 18 ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi. [Num. 25, 1-18]

Ai massacri voluti da Dio, Mosè ci mise del suo perché eseguì gli ordini con zelo superando le aspettative del Signore:

31 [Parla Mosè] Il Signore mi disse: Vedi, ho cominciato a mettere in tuo potere Sicon e il suo paese; da’ inizio alla conquista impadronendoti del suo paese. 32 Allora Sicon uscì contro di noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Iaaz. 33 Il Signore nostro Dio ce lo mise nelle mani e noi abbiamo sconfitto lui, i suoi figli e tutta la sua gente. 34 In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo alcun superstite. 35 Soltanto asportammo per noi come preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese. 36 Da Aroer, che è sull’orlo della valle dell’Arnon, e dalla città che è sul torrente stesso, fino a Gàlaad, non ci fu città che fosse inaccessibile per noi: il Signore nostro Dio le mise tutte in nostro potere. [Deut. 2, 21-36]

        Uno dei maggiori impegni di Dio, come del resto abbiamo visto più volte, riguardava il punire il suo popolo quando adorava altri dei. In questi casi Egli ordinava di ammazzare tutto ciò che si muovesse nel luogo dove era avvenuta l’eresia. E’ ciò che fece Saul che, appena eletto Re per volontà di Dio, perse il favore di Dio quando, dopo aver ultimato un massacro da Lui ordinato, ammazzò solo l’intero popolo amalecita senza scannare il Re e parte del bestiame. Vediamo la cronaca di questi fatti dal Primo Libro di Samuele:

1 Samuele [l’ultimo dei giudici di Israele ed il primo dei suoi profeti classici, ndr] disse a Saul: «Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore. 2 Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall’Egitto. 3 Va’ dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini [queste sono le idee chiare di Dio, ndr]». 4 Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda. 5 Saul venne alla città di Amalek e tese un’imboscata nella valle. 6 Disse inoltre Saul ai Keniti: «Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall’Egitto». I Keniti si ritirarono da Amalek. 7 Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all’Egitto. 8 Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il popolo. 9 Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito.
10 Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: 11 «Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola». Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte.
12 Al mattino presto Samuele si alzò per andare incontro a Saul, ma fu annunziato a Samuele: «Saul è andato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala». 13 Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: «Benedetto tu davanti al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore». 14 Rispose Samuele: «Ma che è questo belar di pecore, che mi giunge all’orecchio, e questi muggiti d’armento che odo?». 15 Disse Saul: «Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio [vi è qui una spiegazione sul perché è stato salvato il bestiame migliore: era per sacrificarlo a Dio !]. Il resto l’abbiamo votato allo sterminio». 16 Rispose Samuele a Saul: «Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte». E Saul gli disse: «Parla!». 17 Samuele cominciò: «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d’Israele? 18 Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. 19 Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore? [il male, per il Signore, è aver risparmiato Agag ed il buon bestiame per sacrificarlo a lui e non l’aver ammazzato tutto quel popolo !]». 20 Saul insisté con Samuele: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti. 21 Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala». 22 Samuele esclamò:
«Il Signore forse gradisce gli olocausti e i
sacrifici
come obbedire alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è più del grasso degli arieti
 [questa espressione è in contraddizione con quanto Dio fece scrivere nei primi sette capitoli del Levitico nei quali dedicò uno spazio enorme a regolare i sacrifici menzionati in 145 versetti. La parola obbedienza fu invece menzionata solo in ventuno versetti, ndr].
23 Poiché peccato di divinazione è la ribellione,
e iniquità e terafim l’insubordinazione.
Perché hai rigettato la parola del Signore,
Egli ti ha rigettato come re».
24 Saul disse allora a Samuele: «Ho peccato per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce. 25 Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri al Signore». 26 Ma Samuele rispose a Saul: «Non posso ritornare con te, perché tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato perché tu non sia più re sopra Israele». 27 Samuele si voltò per andarsene ma Saul gli afferrò un lembo del mantello, che si strappò. 28 Samuele gli disse: «Il Signore ha strappato da te il regno d’Israele e l’ha dato ad un altro migliore di te. 29 D’altra parte la Gloria di Israele non mentisce né può ricredersi, perché Egli non è uomo per ricredersi». 30 Saul disse: «Ho peccato sì, ma onorami davanti agli anziani del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me perché mi prostri al Signore tuo Dio». 31 Samuele ritornò con Saul e questi si prostrò al Signore.
32 Poi Samuele disse: «Conducetemi Agag, re di Amalek». Agag avanzò verso di lui tutto tremante, dicendo:
«Certo è passata l’amarezza della morte!».
33 Samuele l’apostrofò:
«Come la tua spada ha privato di figli le donne,
così sarà privata di figli tra le donne tua madre».
Poi Samuele trafisse Agag davanti al Signore in Gàlgala. [1 Sam. 15, 1-33]

E magari fosse finita solo con un colpo di spada. Dio, e non a caso è Dio, vuole molto di più che un semplice colpo di spada. La parola usata nel testo ebraico è shasáf che significa tagliare a pezzi.

        Con tutte queste onorificenze, a questo punto del racconto delle sue imprese, ormai Dio si merita in pieno il titolo di Signore degli Eserciti. Questo titolo, ben meritato, gli fu assegnato da Anna, una delle mogli di Elkana(16)

9 Anna, dopo aver mangiato in Silo e bevuto, si alzò e andò a presentarsi al Signore. In quel momento il sacerdote Eli stava sul sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore. 10 Essa era afflitta e innalzò la preghiera al Signore, piangendo amaramente. 11 Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo». [1 Sam. 1, 9-11]

        Per dare maggior lustro al titolo suddetto rivediamo qualche dettaglio della conquista di Gerico. Ricordo gli ordini che Dio dette a Giosuè:

1 Ora Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. 2 Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, 3 tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. 4 Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. 5 Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé». [Gio. 6, 1-5]

Con questi ordini e con Dio alla testa Giosuè non poteva che vincere: caddero le mura e fu massacrato tutto ciò che si muoveva:

20 Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. 21 Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino. [Gio. 6, 20-21]

E massacri di questo tipo non furono solo del sanguinario Giosuè ma anche di Davide. Le gesta di questo grande Re di Israele non si ebbero solo in battaglia, come già visto e come vedremo ancora tra un poco, ma anche per procurarsi delle mogli. Un esempio è il modo con cui Davide riuscì ad avere Mikal come sposa:

17 Ora Saul disse a Davide: «Ecco Merab, mia figlia maggiore. La do in moglie a te. Tu dovrai essere il mio guerriero e combatterai le battaglie del Signore». Saul pensava: «Non sia contro di lui la mia mano, ma contro di lui sia la mano dei Filistei». 18 Davide rispose a Saul: «Chi sono io e che importanza ha la famiglia di mio padre in Israele, perché io possa diventare genero del re?». 19 Ma ecco, quando venne il tempo di dare Merab, figlia di Saul, a Davide, fu data invece in moglie ad Adriel di Mecola.
20 Intanto Mikal, l’altra figlia di Saul, s’invaghì di Davide; ne riferirono a Saul e la cosa gli piacque. 21 Saul diceva: «Gliela darò, ma sarà per lui una trappola e la mano dei Filistei cadrà su di lui». E Saul disse a Davide: «Oggi hai una seconda occasione per diventare mio genero». 22 Quindi Saul ordinò ai suoi ministri: «Dite di nascosto a Davide: Ecco, tu piaci al re e i suoi ministri ti amano. Su, dunque, diventa genero del re». 23 I ministri di Saul sussurrarono all’orecchio di Davide queste parole e Davide rispose: «Vi pare piccola cosa divenir genero del re? Io sono povero e uomo di bassa condizione». 24 I ministri di Saul gli riferirono: «Davide ha risposto in questo modo». 25 Allora Saul disse: «Riferite a Davide: Il re non pretende il prezzo nuziale, ma solo cento prepuzi di Filistei, perché sia fatta vendetta dei nemici del re». Saul pensava di far cadere Davide in mano ai Filistei. 26 I ministri di lui riferirono a Davide queste parole e piacque a Davide tale condizione per diventare genero del re. Non erano ancora passati i giorni fissati, 27 quando Davide si alzò, partì con i suoi uomini e uccise tra i Filistei duecento uomini. Davide riportò i loro prepuzi e li contò davanti al re per diventare genero del re. Saul gli diede in moglie la figlia Mikal. 28 Saul si accorse che il Signore era con Davide e che Mikal figlia di Saul lo amava. 29 Saul ebbe ancor più paura nei riguardi di Davide; Saul fu nemico di Davide per tutti i suoi giorni. 30 I capi dei Filistei facevano sortite, ma Davide, ogni volta che uscivano, riportava successi maggiori di tutti i ministri di Saul e in tal modo si acquistò grande fama. [1 Sam. 18, 25-27]

e la cosa si ripeté con altri ammazzamenti per ottenere Abigail e poi Betsabea, …. Ma tornando al Davide alla testa di un esercito il cui comandante in capo era Dio, seguiamo alcune sue imprese:

8 Davide e i suoi uomini partivano a fare razzie contro i Ghesuriti, i Ghirziti e gli Amaleciti: questi appunto sono gli abitanti di quel territorio che si estende da Telam verso Sur fino al paese d’Egitto. 9 Davide batteva quel territorio e non lasciava in vita né uomo né donna; prendeva greggi e armenti, asini e cammelli e vesti, poi tornava indietro e veniva da Achis. 10 Quando Achis chiedeva: «Dove avete fatto scorrerie oggi?», Davide rispondeva: «Contro il Negheb di Giuda, contro il Negheb degli Ierahmeeliti, contro il Negheb dei Keniti». 11 Davide non lasciava sopravvivere né uomo né donna da portare a Gat, pensando: «Non vorrei che riferissero contro di noi: Così ha fatto Davide». Tale fu la sua condotta finché dimorò nel territorio dei Filistei. [1 Sam. 27, 8-11]

Una gran lezione di genocidio. Davide era davvero un grande Re e degnissimo eletto da Dio. LO stesso Dio lo elogiò per queste sue imprese:

… Davide osservò i miei comandi e mi seguì con tutto il cuore, facendo solo quanto è giusto davanti ai miei occhi  [1 Re, 14, 8]

         Il Signore, che chiudeva occhi ed orecchie quando un suo eletto, alla testa del suo popolo, assassinava una persona o mille, rubava, saccheggiava o violentava fanciulle, aveva invece orecchie sempre tese ad ascoltare le invocazioni di aiuto allo sterminio di qualcuno per mezzo dei suoi eletti. Come nel caso del Re di Giuda, Asa, che temeva di essere sconfitto dall’esercito etiope di Zerach, esercito molto più numeroso. Costui invocò Dio ed il Signore non si fece attendere per facilitare la morte di u n milione di etiopi ed il saccheggio di ogni bene trovato in ogni città distrutta dagli eroi di Dio:

7 Asa aveva un esercito di trecentomila uomini di Giuda con grandi scudi e lance e di duecentottantamila Beniaminiti con piccoli scudi e archi. Tutti costoro erano uomini valorosi.
8 Contro di loro marciò Zerach l’Etiope con un esercito di un milione di uomini e con trecento carri; egli giunse fino a Maresa. 9 Asa gli andò incontro; si schierarono a battaglia nella valle di Sefata presso Maresa. 10 Asa domandò al Signore, suo Dio: «Signore, fuori di te, nessuno può soccorrere nella lotta fra il potente e chi è senza forza; soccorrici, Signore nostro Dio, perché noi confidiamo in te e nel tuo nome marciamo contro questa moltitudine; Signore, tu sei nostro Dio; un uomo non prevalga su di te!». 11 Il Signore sconfisse gli Etiopi di fronte ad Asa e di fronte a Giuda. Gli Etiopi si diedero alla fuga. 12 Asa e quanti erano con lui li inseguirono fino a Gherar. Degli Etiopi ne caddero tanti da non restarne uno vivo, perché fatti a pezzi di fronte al Signore e al suo esercito. Quelli riportarono molto bottino. 13 Conquistarono anche tutte le città intorno a Gherar, poiché lo spavento del Signore si era diffuso in esse; saccheggiarono tutte le città, nelle quali c’era grande bottino. 14 Si abbatterono anche sulle tende dei pastori, facendo razzie di pecore e di cammelli in grande quantità, quindi tornarono a Gerusalemme. [2 Cro. 14, 7-14].

Qui i morti sono un milione. Vediamo altre imprese del Dio degli eserciti che, questa volta, corre in soccorso del figlio di Asa, Giosafat. Questo Giosafat quasi svenne quando seppe che una gran moltitudine di Moabiti ed Ammoniti si avvicinava per dare battaglia. Si rivolse allora a Dio chiedendogli di fare guerra al suo posto. Dio ne fu felice ed utilizzò la tattica più volte usata di far diventare idioti in battaglia gli avversari. In tal modo sterminò gli avversari senza alcuna necessità per il suo popolo di entrare in battaglia.

1 In seguito i Moabiti e gli Ammoniti, aiutati dai Meuniti, mossero guerra a Giòsafat. 2 Andarono ad annunziare a Giòsafat: «Una grande moltitudine è venuta contro di te da oltre il mare, da Edom. Ecco sono in Cazezon-Tamàr, cioè in Engàddi». 3 Nella paura Giòsafat si rivolse al Signore; per questo indisse un digiuno per tutto Giuda. 4 Quelli di Giuda si radunarono per implorare aiuto dal Signore; vennero da tutte le città di Giuda per implorare aiuto dal Signore.
5 Giòsafat stette in piedi in mezzo all’assemblea di Giuda e di Gerusalemme nel tempio, di fronte al nuovo cortile. 6 Egli disse: «Signore, Dio dei nostri padri, non sei forse tu il Dio che è in cielo? Tu domini su tutti i regni dei popoli. Nelle tue mani sono la forza e la potenza; nessuno può opporsi a te. 7 Non hai scacciato tu, nostro Dio, gli abitanti di questa regione di fronte al tuo popolo Israele e non hai consegnato il paese per sempre alla discendenza del tuo amico Abramo? 8 Gli Israeliti lo hanno abitato e vi hanno costruito un santuario al tuo nome dicendo: 9 Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo a te in questo tempio, poiché il tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai. 10 Ora, ecco gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, nelle cui terre non hai permesso agli Israeliti di entrare, quando venivano dal paese d’Egitto, e perciò si sono tenuti lontani da quelli e non li hanno distrutti, 11 ecco, ora ci ricompensano venendoci a scacciare dalla eredità che tu hai acquistata per noi. 12 Dio nostro, non ci vorrai rendere giustizia nei loro riguardi, poiché noi non abbiamo la forza di opporci a una moltitudine così grande piombataci addosso? Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a te».
13 Tutti gli abitanti di Giuda stavano in piedi davanti al Signore, con i loro bambini, le loro mogli e i loro figli. 14 Allora lo spirito del Signore, in mezzo all’assemblea, fu su Iacazièl [un levita ufficiale di Giosafat e profeta, ndr], figlio di Zaccaria, figlio di Benaià, figlio di Ieièl, figlio di Mattania, levita dei figli di Asaf. 15 Egli disse: «Porgete l’orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non è diretta contro di voi, ma contro Dio. 16 Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di Ziz. Voi li sorprenderete al termine della valle di fronte al deserto di Ieruel. 17 Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi».
18 Giòsafat si inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti al Signore per adorarlo. 19 I leviti, dei figli dei Keatiti e dei figli dei Korachiti, si alzarono a lodare il Signore, Dio di Israele, a piena voce.
20 La mattina dopo si alzarono presto e partirono per il deserto di Tekòa. Mentre si muovevano, Giòsafat si fermò e disse: «Ascoltatemi, Giuda e abitanti di Gerusalemme! Credete nel Signore vostro Dio e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete». 21 Quindi, consigliatosi con il popolo, mise i cantori del Signore, vestiti con paramenti sacri, davanti agli uomini in armi, perché lodassero il Signore dicendo:
Lodate il Signore,
perché la sua grazia dura sempre.
22 Appena cominciarono i loro canti di esultanza e di lode, il Signore tese un agguato contro gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, venuti contro Giuda e furono sconfitti. 23 Gli Ammoniti e i Moabiti insorsero contro gli abitanti delle montagne di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli. Quando ebbero finito con gli abitanti delle montagne di Seir, contribuirono a distruggersi a vicenda.
24 Quando quelli di Giuda raggiunsero la collina da dove si vedeva il deserto, si voltarono verso la moltitudine, ed ecco non c’erano che cadaveri gettati per terra, senza alcun superstite. 25 Giòsafat e la sua gente andarono a raccogliere la loro preda. Vi trovarono in abbondanza bestiame, ricchezze, vesti e oggetti preziosi. Ne presero più di quanto ne potessero portare. Passarono tre giorni a raccogliere il bottino, perché esso era molto abbondante. 26 Il quarto giorno si radunarono nella valle di Beracà; poiché là benedissero il Signore, chiamarono quel luogo valle della Benedizione, nome ancora in uso. 27 Quindi tutto Giuda e tutti quelli di Gerusalemme, con Giòsafat alla testa, partirono per tornare in Gerusalemme, pieni di gioia perché il Signore li aveva riempiti di letizia a spese dei loro nemici. [2 Cro. 20, 3-27].

I grandi eroi di Giosafat non solo non combatterono ma fecero anche i razziatori di quanto Dio non pensò a saccheggiare per sé. Il Signore aveva solo pensato ad aprire la pancia a migliaia di nemici del suo popolo e a lasciarli poi sotto il sole del deserto. E’ finita ? Macché, i massacri, questa volta ad uso interno, continuano.

35 In seguito Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia re di Israele che agiva con empietà [perché non aveva estirpato il culto di Baal nel suo regno, ndr]. 36 Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere Tarsis. Allestirono le navi in Ezion-Ghèber. 37 Ma Elièzer figlio di Dodava, di Maresa, predisse contro Giòsafat: «Perché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori». Le navi si sfasciarono e non poterono salpare per Tarsis [il testo ebraico dice altro: le navi si sfasciarono e non arrivarono a Tarsis, con la conseguenza che tutti affogarono, ndr].  [2 Cro. 20, 35-37].

Continuiamo occupandoci di un’altra campagna bellica contro Giuda dell’anno 701 a.C.. Questa volta ad attaccare il popolo di Dio era Sennacherib, Re di Assiria. I giudei, sotto il comando del Re Ezechia si prepararono a difendersi dall’assedio alla città di Gerusalemme:

2 Ezechia vide l’avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla. 3 Egli decise con i suoi ufficiali e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l’aiutarono. 4 Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che attraversava il centro del paese, dicendo: «Perché dovrebbero  venire  i re d’Assiria e trovare acqua in  abbondanza?». 5 Ezechia si rafforzò; ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri, costruì un secondo muro, fortificò il Millo della città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi. 6 Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore: 7 «Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d’Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l’accompagna, perché con noi c’è uno più grande di chi è con lui. 8 Con lui c’è un braccio di carne, con noi c’è il Signore nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie». Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda. [2 Cro. 32, 2-8].

Sennacherib evidentemente non conosceva questo Dio perché mise in dubbio le sue capacità militari come protettore di quel popolo.

17 Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore Dio di Israele e sparlando di lui in questi termini: «Come gli dèi dei popoli di quei paesi non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo popolo».
18 Gli inviati gridarono a gran voce in ebraico al popolo di Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine di occuparne la città. 19 Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dèi degli altri popoli della terra, opera di mani d’uomo. [2 Cro. 32, 17-19].

E Dio gliele fece vedere considerando quella guerra come fatto personale:

20 Allora il re Ezechia e il profeta Isaia figlio di Amoz, pregarono a questo fine e gridarono al Cielo. 21 Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i guerrieri valorosi, ogni capo e ogni ufficiale, nel campo del re d’Assiria. Questi se ne tornò, con la vergogna sul volto, nel suo paese. Entrò nel tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere, l’uccisero di spada. 22 Così il Signore liberò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennàcherib re d’Assiria e dalla mano di tutti gli altri e concesse loro la pace alle frontiere. [2 Cro. 32, 20-22].

        Arriviamo al 587 a.C. quando la volontà divina cambiò radicalmente scagliandosi contro il suo popolo, facendo sparire il Regno di Giuda attaccato dalle truppe di Nabucodonosor che, per buon peso, schiavizzò i sopravvissuti incluso il suo ultimo Re, Sedecia:

11 Quando Sedecìa divenne re, aveva ventun anni; regnò undici anni in Gerusalemme. 12 Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore suo Dio(17). Non si umiliò davanti al profeta Geremia che gli parlava a nome del Signore. 13 Si ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva fatto giurare fedeltà in nome di Dio. Egli si ostinò e decise fermamente in cuor suo di non far ritorno al Signore Dio di Israele.
14 Anche tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato in Gerusalemme.
15 Il Signore Dio dei loro padri mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora. 16 Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.
17 Allora il Signore fece marciare contro di loro il re dei Caldei, che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per gli anziani e per le persone canute. Il Signore mise tutti nelle sue mani. 18 Quegli portò in Babilonia tutti gli oggetti del tempio, grandi e piccoli, i tesori del tempio e i tesori del re e dei suoi ufficiali. 19 Quindi incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case più eleganti.
20 Il re deportò in Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, 21 attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di Geremia: «Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposerà per tutto il tempo nella desolazione fino al compiersi di settanta anni».  [2 Cro. 36, 11-21].

        Il ruolo di vendicatore implacabile del Dio degli eserciti fu anche magnificato dai profeti che non persero occasione per esaltarlo proprio nel ruolo di macellaio. Valga l’esempio di Ezechiele che profetizzò(18) castighi divini inimmaginabili avuti in visione:

1 Allora una voce potente gridò ai miei orecchi: «Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano». 2 Ecco sei uomini giungere dalla direzione della porta superiore che guarda a settentrione, ciascuno con lo strumento di sterminio in mano. In mezzo a loro c’era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all’altare di bronzo. 3 La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l’uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. 4 Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». 5 Agli altri disse, in modo che io sentissi: «Seguitelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. 6 Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte; cominciate dal mio santuario!». Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio. 7 Disse loro: «Profanate pure il santuario, riempite di cadaveri i cortili. Uscite!». Quelli uscirono e fecero strage nella città. [Ez. 9, 1-7]

        Il Dio di Israele non poteva cessare di essere terribile neppure in altri libri della Bibbia, come nei due Libri dei Maccabei (noin riconosciuto dalla Bibbia ebraica) che raccontano, in sintesi, la eroicità di una famiglia di giudei(19), pieni di fede e nazionalisti, in guerra contro tutti. Anche qui compare il Dio macellaio:

15 Insieme con lui [il generale Gorgia, ndr] anche gli Idumei, che occupavano fortezze strategiche, lottavano contro i Giudei e, dando asilo a tutti i fuorusciti da Gerusalemme, cominciarono a fomentare la guerra. 16 Pertanto gli uomini del Maccabeo [qui è Giuda, ndr], dopo aver innalzato preghiere e supplicato Dio che si facesse loro alleato, mossero contro le fortezze degli Idumei 17 e, attaccandole con energia, si impadronirono delle posizioni, respinsero quelli che combattevano sulle mura e uccisero quanti erano venuti a tiro; ne uccisero [il testo originale greco dice scannarono, ndr] così non meno di ventimila. 18 Non meno di novemila tuttavia fuggirono in due torri fortificate a regola d’arte e fornite di tutto l’occorrente per sostenere l’assedio. 19 Allora il Maccabeo, lasciando Simone e Giuseppe e inoltre Zaccheo e i suoi uomini, sufficienti per quell’assedio, si recò in zone più critiche. 20 Ma gli uomini di Simone, vinti dalla prospettiva del guadagno, si lasciarono persuadere per denaro da alcuni che erano nelle torri e, ricevute settantamila dramme, ne lasciarono fuggire alcuni. 21 Quando fu riferito al Maccabeo l’accaduto, radunati i capi del popolo, li accusò di aver venduto per denaro i loro fratelli, dando libertà ai loro nemici. 22 Fece giustiziare coloro che si erano resi colpevoli di tradimento e senza indugio espugnò le due torri. 23 Essendo ben riuscito in tutto con le armi in mano, mise a morte nelle due fortezze più di ventimila uomini.
24 Timòteo [un generale del Re Antioco IV di Siria, ndr](20), che prima aveva perduto di fronte ai Giudei, assoldando ora forze straniere in gran numero e radunando la cavalleria dell’Asia, che non era meno numerosa, avanzò con l’intenzione di soggiogare la Giudea con le armi. 25 Gli uomini del Maccabeo al suo avvicinarsi, si cosparsero il capo di polvere per la preghiera a Dio e, cintisi i fianchi di sacco, 26 si prostrarono sul rialzo davanti all’altare e lo supplicarono che si mostrasse loro propizio e fosse nemico dei loro nemici e avversario dei loro avversari, secondo l’espressione della legge. 27 Terminata la preghiera, presero le armi e uscirono dalla città per un bel tratto. Quando furono vicini ai nemici, si fermarono. 28 Appena spuntata la luce del mattino, iniziò l’attacco dalle due parti, gli uni avendo a garanzia del successo e della vittoria gloriosa la fiducia nel Signore, gli altri ponendo come guida nel conflitto il loro ardire. 29 Accesasi una lotta durissima, apparvero dal cielo ai nemici cinque uomini splendidi su cavalli dalle briglie d’oro, che guidavano i Giudei. 30 Essi presero in mezzo il Maccabeo e, riparandolo con le loro armature, lo rendevano invulnerabile; contro gli avversari invece scagliavano dardi e folgori ed essi, confusi e accecati, si dispersero in preda al disordine. 31 Ne furono uccisi ventimilacinquecento e seicento cavalieri. 32 Lo stesso Timòteo dovette rifugiarsi nella fortezza chiamata Ghezer, ben munita, dove era comandante Chèrea. 33 Ma i soldati del Maccabeo assediarono con entusiasmo la fortezza per quattro giorni. 34 Gli assediati, fidando delle fortificazioni del luogo, bestemmiavano in modo orribile e lanciavano empie frasi. 35 Alle prime luci del quinto giorno, venti giovani del Maccabeo, accesi di sdegno per le bestemmie, prese d’assalto le mura coraggiosamente e con selvaggio furore, travolsero chiunque trovarono. 36 Anche altri, attaccando con una manovra di aggiramento, incendiarono le torri e, accesi dei fuochi, bruciarono vivi i bestemmiatori; altri ancora sfondarono le porte e fatto entrare il resto dell’esercito affrettarono la presa della città. 37 Uccisero Timòteo che si era nascosto in una buca e il fratello di lui Chèrea e Apollòfane. 38 Terminata l’impresa, con canti e inni di riconoscenza benedicevano il Signore che aveva magnificamente favorito Israele e concesso loro la vittoria. [2 Mac. 10, 15-38]

Le battaglie dei maccabei, incorniciate dai soliti omicidi di massa, furono moltissime. Ma l’ultima ciliegina sulla torta dei massacri maccabei si ebbe quando:

35 [Giuda Maccabeo] Fece poi appendere la testa di Nicànore all’Acra alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell’aiuto di Dio. [2 Mac. 15, 35]

        Questo generale dell’esercito siriano, Nicanore, era odiato dai Maccabei e chiamato tre volte criminale per aver organizzato la vendita degli israeliti e giudei come schiavi:

34 Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti per la vendita dei Giudei [2 Mac. 8, 34]

è quindi interessante leggere la storia che portò a quella testa appesa:

23 [Giuda Maccabeo] fece inoltre leggere da Eleàzaro il libro sacro e, data la parola d’ordine «Aiuto di Dio», postosi a capo del primo reparto, attaccò Nicànore. 24 L’Onnipotente si fece in realtà loro alleato ed essi uccisero più di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte dell’esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire. 25 S’impadronirono anche del denaro dei mercanti convenuti per acquistarli [i giudei in vendita come schiavi, ndr]; inseguirono poi i nemici per un pezzo, ma tornarono indietro impediti dall’ora tarda. 26 Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero l’inseguimento. [2 Mac. 8, 23-26]

Ma Nicanore riuscì a rimettere insieme un esercito, così grande che Giuda Maccabeo fu costretto a chiedere l’aiuto diretto di Dio per la battaglia finale:

20 Mentre tutti erano in attesa della prova imminente e i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l’esercito era in ordine di battaglia e gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati, 21 il Maccabeo dopo aver osservato le moltitudini presenti e la svariata attrezzatura delle armi e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio. 22 Invocando il Signore, si esprimeva in questo modo: «Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia re della Giudea ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centottantacinquemila uomini. 23 Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore. 24 Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo santo tempio». Con queste parole egli terminò.
25 Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra. 26 Invece gli uomini di Giuda con invocazioni e preghiere si gettarono nella mischia contro i nemici. 27 In tal modo combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio. 28 Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi.  [2 Mac. 15, 21-28]

A questo punto, con questa vittoria, il redattore del Libro dei Maccabei dette per terminato il suo contributo alla storia dell’umanità:

38 Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare. 39 Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l’arte di ben disporre l’argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine». [2 Mac. 15, 38-39]

E su questa ulteriore mattanza possiamo anche concludere ricordando però che: tutto questo è segno manifesto dell’aiuto di Dio [2 Mac. 15, 35].

        Nell’anno 164 a.C. veniva consacrato di nuovo l’altare del Tempio di Gerusalemme. La letteratura biblica, fortunatamente cambiò stile e tono. Ma Dio rimase sempre un malvagio con mentalità xenofoba violenta e genocida. E Dio è così perché la mentalità dell’uomo in branco è questa. E l’uomo si è fatto Dio a sua immagine e somiglianza scaricando su di esso, alla fin fine al povero Dio, tutte le sue inimmaginabili colpe con vizi, e depravazioni. Dio è molto comodo come capro espiatorio. Bestemmiate, prendetevela con lui, noi operiamo in nome di Dio.

        Questa breve rassegna dei crimini del Dio-uomo la posso chiudere con un ultimo paragrafo dedicato alle maledizioni che Dio scagliò contro il suo popolo … maledizioni ancora vigenti.

LE MALEDIZIONI DI DIO AL SUO POPOLO

        Abbiamo visto un Dio vendicativo nei riguardi del suo popolo se questo lasciava di ubbidire ed essere sottomesso nel rispetto completo di tutti si suoi comandamenti (che non sono solo i 10 canonici ma tutti quelli che qua e là ho tentato di elencare e che in gran parte provengono dal Levitico e dal Deuteronomio). Dio si è sempre preoccupato di fare l’elenco dei mali che riserva al suo popolo per l’intera posterità sempre nel caso di non ubbidienza ai suoi voleri. Per rendere più terribile il racconto fin qui fatto è utile leggere l’insieme delle maledizioni dettagliate che Dio mandò al suo popolo nel caso di non compimento del patto, dell’Alleanza. Vediamo allora le maledizioni del Levitico:

14 Ma se non mi ascolterete e se non metterete in pratica tutti questi comandi, 15 se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni, non mettendo in pratica tutti i miei comandi e infrangendo la mia alleanza, 16 ecco che cosa farò a voi a mia volta: manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno languire gli occhi e vi consumeranno la vita. Seminerete invano il vostro seme: se lo mangeranno i vostri nemici. 17 Volgerò la faccia contro di voi e voi sarete sconfitti dai nemici; quelli che vi odiano vi opprimeranno e vi darete alla fuga, senza che alcuno vi insegua.
18 Se nemmeno dopo questo mi ascolterete, io vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. 19 Spezzerò la vostra forza superba, renderò il vostro cielo come ferro e la vostra terra come rame. 20 Le vostre energie si consumeranno invano, poiché la vostra terra non darà prodotti e gli alberi della campagna non daranno frutti.
21 Se vi opporrete a me e non mi ascolterete, io vi colpirò sette volte di più, secondo i vostri peccati. 22 Manderò contro di voi le bestie selvatiche, che vi rapiranno i figli, stermineranno il vostro bestiame, vi ridurranno a un piccolo numero e le vostre strade diventeranno deserte.
23 Se nonostante questi castighi, non vorrete correggervi per tornare a me, ma vi opporrete a me, anch’io mi opporrò a voi 24 e vi colpirò sette volte di più per i vostri peccati. 25 Manderò contro di voi la spada, vindice della mia alleanza; voi vi raccoglierete nelle vostre città, ma io manderò in mezzo a voi la peste e sarete dati in mano al nemico. 26 Quando io avrò spezzato le riserve del pane, dieci donne faranno cuocere il vostro pane in uno stesso forno, ve lo riporteranno a peso e mangerete, ma non vi sazierete.
27 Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, 28 anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. 29 Mangerete perfino la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie. 30 Devasterò le vostre alture di culto, distruggerò i vostri altari per l’incenso, butterò i vostri cadaveri sui cadaveri dei vostri idoli e io vi avrò in abominio. 31 Ridurrò le vostre città a deserti, devasterò i vostri santuari e non aspirerò più il profumo dei vostri incensi. 32 Devasterò io stesso il vostro paese e i vostri nemici, che vi prenderanno dimora, ne saranno stupefatti. 33 Quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e vi inseguirò con la spada sguainata; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte.
34 Allora la terra godrà i suoi sabati per tutto il tempo in cui rimarrà desolata e voi sarete nel paese dei vostri nemici; allora la terra si riposerà e si compenserà dei suoi sabati. 35 Finché rimarrà desolata, avrà il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l’abitavate.
36 A quelli che fra di voi saranno superstiti infonderò nel cuore costernazione, nel paese dei loro nemici: il fruscìo di una foglia agitata li metterà in fuga; fuggiranno come si fugge di fronte alla spada e cadranno senza che alcuno li insegua. 37 Precipiteranno uno sopra l’altro come di fronte alla spada, senza che alcuno li insegua. Non potrete resistere dinanzi ai vostri nemici. 38 Perirete fra le nazioni: il paese dei vostri nemici vi divorerà.
39 Quelli che tra di voi saranno superstiti nei paesi dei loro nemici, si consumeranno a causa delle proprie iniquità; anche a causa delle iniquità dei loro padri periranno. 40 Dovranno confessare la loro iniquità e l’iniquità dei loro padri: per essere stati infedeli nei miei riguardi ed essersi opposti a me; 41 peccati per i quali anche io mi sono opposto a loro e li ho deportati nel paese dei loro nemici. Allora il loro cuore non circonciso si umilierà e allora sconteranno la loro colpa. 42 Io mi ricorderò della mia alleanza con Giacobbe, dell’alleanza con Isacco e dell’alleanza con Abramo e mi ricorderò del paese. 43 Quando dunque il paese sarà abbandonato da loro e godrà i suoi sabati, mentre rimarrà deserto, senza di loro, essi sconteranno la loro colpa, per avere disprezzato le mie prescrizioni ed essersi stancati delle mie leggi.
44 Nonostante tutto questo, quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li rigetterò e non mi stancherò di essi fino al punto d’annientarli del tutto e di rompere la mia alleanza con loro; poiché io sono il Signore loro Dio; 45 ma per loro amore mi ricorderò dell’alleanza con i loro antenati, che ho fatto uscire dal paese d’Egitto davanti alle nazioni, per essere il loro Dio. Io sono il Signore». 46 Questi sono gli statuti, le prescrizioni e le leggi che il Signore stabilì fra sé e gli Israeliti, sul monte Sinai, per mezzo di Mosè. [Lev. 26, 14-46]

Vediamo infine quelle del Deuteronomio:

15 Ma se non obbedirai alla voce del Signore tuo Dio, se non cercherai di eseguire tutti i suoi comandi e tutte le sue leggi che oggi io ti prescrivo, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste maledizioni: 16 sarai maledetto nella città e maledetto nella campagna. 17 Maledette saranno la tua cesta e la tua madia. 18 Maledetto sarà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo; maledetti i parti delle tue vacche e i nati delle tue pecore. 19 Maledetto sarai quando entri e maledetto quando esci. 20 Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca rapidamente a causa delle tue azioni malvage per avermi abbandonato. 21 Il Signore ti farà attaccare la peste, finché essa non ti abbia eliminato dal paese, di cui stai per entrare a prender possesso. 22 Il Signore ti colpirà con la consunzione, con la febbre, con l’infiammazione, con l’arsura, con la siccità, il carbonchio e la ruggine, che ti perseguiteranno finché tu non sia perito. 23 Il cielo sarà di rame sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro. 24 Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu sia distrutto. 25 Il Signore ti farà sconfiggere dai tuoi nemici: per una sola via andrai contro di loro e per sette vie fuggirai davanti a loro; diventerai oggetto di orrore per tutti i regni della terra. 26 Il tuo cadavere diventerà pasto di tutti gli uccelli del cielo e delle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. 27 Il Signore ti colpirà con le ulcere d’Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine, da cui non potrai guarire. 28 Il Signore ti colpirà di delirio, di cecità e di pazzia, 29 così che andrai brancolando in pieno giorno come il cieco brancola nel buio. Non riuscirai nelle tue imprese, sarai ogni giorno oppresso e spogliato e nessuno ti aiuterà. 30 Ti fidanzerai con una donna, un altro la praticherà; costruirai una casa, ma non vi abiterai; pianterai una vigna e non ne potrai cogliere i primi frutti. 31 Il tuo bue sarà ammazzato sotto i tuoi occhi e tu non ne mangerai; il tuo asino ti sarà portato via in tua presenza e non tornerà più a te; il tuo gregge sarà dato ai tuoi nemici e nessuno ti aiuterà. 32 I tuoi figli e le tue figlie saranno consegnati a un popolo straniero, mentre i tuoi occhi vedranno e languiranno di pianto per loro ogni giorno, ma niente potrà fare la tua mano. 33 Un popolo, che tu non conosci, mangerà il frutto della tua terra e di tutta la tua fatica; sarai oppresso e schiacciato ogni giorno; 34 diventerai pazzo per ciò che i tuoi occhi dovranno vedere. 35 Il Signore ti colpirà alle ginocchia e alle cosce con una ulcera maligna, della quale non potrai guarire; ti colpirà dalla pianta dei piedi alla sommità del capo. 36 Il Signore deporterà te e il re, che ti sarai costituito, in una nazione che né tu né i padri tuoi avete conosciuto; là servirai dèi stranieri, dèi di legno e di pietra; 37 diventerai oggetto di stupore, di motteggio e di scherno per tutti i popoli fra i quali il Signore ti avrà condotto.
38 Porterai molta semente al campo e raccoglierai poco, perché la locusta la divorerà. 39 Pianterai vigne e le coltiverai, ma non berrai vino né coglierai uva, perché il verme le roderà. 40 Avrai oliveti in tutto il tuo territorio, ma non ti ungerai di olio, perché le tue olive cadranno immature. 41 Genererai figli e figlie, ma non saranno tuoi, perché andranno in prigionia. 42 Tutti i tuoi alberi e il frutto del tuo suolo saranno preda di un esercito d’insetti. 43 Il forestiero che sarà in mezzo a te si innalzerà sempre più sopra di te e tu scenderai sempre più in basso. 44 Egli presterà a te e tu non presterai a lui; egli sarà in testa e tu in coda. 45 Tutte queste maledizioni verranno su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio, osservando i comandi e le leggi che egli ti ha dato. 46 Esse per te e per la tua discendenza saranno sempre un segno e un prodigio.
47 Poiché non avrai servito il Signore tuo Dio con gioia e di buon cuore in mezzo all’abbondanza di ogni cosa, 48 servirai i tuoi nemici, che il Signore manderà contro di te, in mezzo alla fame, alla sete, alla nudità e alla mancanza di ogni cosa; essi ti metteranno un giogo di ferro sul collo, finché ti abbiano distrutto.
49 Il Signore solleverà contro di te da lontano, dalle estremità della terra, una nazione che si slancia a volo come aquila: una nazione della quale non capirai la lingua, 50 una nazione dall’aspetto feroce, che non avrà riguardo al vecchio né avrà compassione del fanciullo; 51 che mangerà il frutto del tuo bestiame e il frutto del tuo suolo, finché tu sia distrutto, e non ti lascerà alcun residuo di frumento, di mosto, di olio, dei parti delle tue vacche e dei nati delle tue pecore, finché ti avrà fatto perire. 52 Ti assedierà in tutte le tue città, finché in tutto il tuo paese cadano le mura alte e forti, nelle quali avrai riposto la fiducia. Ti assedierà in tutte le tue città, in tutto il paese che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 53 Durante l’assedio e l’angoscia alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto delle tue viscere, le carni dei tuoi figli e delle tue figlie, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 54 L’uomo più raffinato tra di voi e più delicato guarderà di malocchio il suo fratello e la sua stessa sposa e il resto dei suoi figli che ancora sopravvivono, 55 per non dare ad alcuno di loro le carni dei suoi figli delle quali si ciberà; perché non gli sarà rimasto più nulla durante l’assedio e l’angoscia alla quale i nemici ti avranno ridotto entro tutte le tue città. 56 La donna più raffinata e delicata tra di voi, che per delicatezza e raffinatezza non si sarebbe provata a posare in terra la pianta del piede, guarderà di malocchio il proprio marito, il figlio e la figlia 57 e si ciberà di nascosto di quanto esce dai suoi fianchi e dei bambini che deve ancora partorire, mancando di tutto durante l’assedio e l’angoscia alla quale i nemici ti avranno ridotto entro tutte le tue città.
58 Se non cercherai di eseguire tutte le parole di questa legge, scritte in questo libro, avendo timore di questo nome glorioso e terribile del Signore tuo Dio, 59 allora il Signore colpirà te e i tuoi discendenti con flagelli prodigiosi: flagelli grandi e duraturi, malattie maligne e ostinate. 60 Farà tornare su di te le infermità dell’Egitto, delle quali tu avevi paura, e si attaccheranno a te. 61 Anche ogni altra malattia e ogni flagello, che non sta scritto nel libro di questa legge, il Signore manderà contro di te, finché tu non sia distrutto. 62 Voi rimarrete in pochi uomini, dopo essere stati numerosi come le stelle del cielo, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio. 63 Come il Signore gioiva a vostro riguardo nel beneficarvi e moltiplicarvi, così il Signore gioirà a vostro riguardo nel farvi perire e distruggervi; sarete strappati dal suolo, che vai a prendere in possesso. 64 Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da un’estremità fino all’altra; là servirai altri dèi, che né tu, né i tuoi padri avete conosciuti, dèi di legno e di pietra. 65 Fra quelle nazioni non troverai sollievo e non vi sarà luogo di riposo per la pianta dei tuoi piedi; là il Signore ti darà un cuore trepidante, languore di occhi e angoscia di anima. 66 La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo; temerai notte e giorno e non sarai sicuro della tua vita. 67 Alla mattina dirai: Se fosse sera! e alla sera dirai: Se fosse mattina!, a causa del timore che ti agiterà il cuore e delle cose che i tuoi occhi vedranno. 68 Il Signore ti farà tornare in Egitto, per mezzo di navi, per una via della quale ti ho detto: Non dovrete più rivederla! e là vi metterete in vendita ai vostri nemici come schiavi e schiave, ma nessuno vi acquisterà».
69 Queste sono le parole dell’alleanza che il Signore ordinò a Mosè di stabilire con gli Israeliti nel paese di Moab, oltre l’alleanza che aveva stabilito con loro sull’Oreb. [Deut. 28, 15-69]

Questo è il Dio al quale gran parte dell’umanità dà credito. Questo è particolarmente il Dio di Israele e, solo in seconda battuta, il Dio cristiano che quindi riguarda il luogo dove vivo.

        Forse l’essere atei è una difesa da questa immagine così violenta, vendicativa, genocida, xenofoba e criminale. Questo Dio è il Terrore.

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        Nel prossimo articolo, molto più breve riprenderò una visione generale della Bibbia mettendola nel contesto storico. Questo ultimo articolo si ricollegherà idealmente al primo di questa serie dedicata alla Bibbia.

Roberto Renzetti


NOTE

(1) Di Acazia sappiamo qualcosa dal Secondo Libro delle Cronache:

2 Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia ed era figlia di Omri. 3 Anch’egli imitò la condotta della casa di Acab, perché sua madre lo consigliava ad agire da empio. 4 Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come facevano quelli della famiglia di Acab, perché dopo la morte di suo padre costoro, per sua rovina, erano i suoi consiglieri. 5 Su consiglio di costoro entrò anche in guerra con Ioram figlio di Acab, re di Israele e contro Cazaèl re di Aram, in Ramot di Gàlaad. Gli Aramei ferirono Ioram, 6 che tornò a curarsi in Izreèl per le ferite ricevute in Ramot di Gàlaad mentre combatteva con Cazaèl re di Aram. … . [2 Cr. 22, 2-6]

(2) Fornisco alcuni dati. Intanto la domanda che viene fatta da Ioram a Ieu, dal testo ebraico suona così: «Vieni come amico, Ieu?» e non «Tutto bene, Ieu?». La traduzione è stata cambiata probabilmente perché la domanda era stupida.

Riguardo alle parentele, ricapitolo un poco. Ioram era figlio di Acab e di Gezabele, principessa fenicia che portò in Israele il culto di Baal scontrandosi con i profeti di Geova, in particolare con Elia che tagliò la gola a 450 profeti di Baal. Eliseo era il successore di Elia e fu lo strumento della vendetta di Dio-Geova che, al solito si abbatte non sui colpevoli (Acab e Gezabele) ma sui loro figli (Ioram) e sulla discendenza.

(3) Nel Secondo Libro delle Cronache scopriamo che la trappola era stata preparata direttamente da Dio:

6 … Acazia figlio di Ioram, re di Giuda, scese per visitare Ioram figlio di Acab, in Izreèl perché costui era malato. 7 Fu volontà di Dio che Acazia, per sua rovina, andasse da Ioram. Difatti, quando giunse, uscì con Ioram incontro a Ieu figlio di Nimsi, che il Signore aveva consacrato perché distruggesse la casa di Acab. [2 Cr. 22, 6-7]

(4) Nel Secondo Libro delle Cronache la versione data è differente:

8 Mentre faceva giustizia della casa di Acab, Ieu trovò i capi di Giuda e i nipoti di Acazia, suoi servi, e li uccise. 9 Egli fece ricercare Acazia e lo catturarono mentre era nascosto in Samaria; lo condussero da Ieu, che lo uccise. Ma lo seppellirono, perché dicevano: «È figlio di Giòsafat, che ha ricercato il Signore con tutto il cuore».
Nella casa di Acazia nessuno era in grado di regnare. [2 Cr. 22, 8-9]

(5) Gezabele aveva capito cosa era accaduto e chiamò Ieu con il nome di un altro criminale assassino, Zimri. Quest’ultimo, comandante dell’esercito di Israele, assassinò il Re Ela e, naturalmente, tutta la famiglia ed ogni contorno possibile. Tutto per ordine divino che, questa volta chiedeva vendetta contro la dinastia di Baasa come profetizzato da un tale Ieu:

1 La parola del Signore fu rivolta a Ieu figlio di Canàni contro Baasa: 2 «Io ti ho innalzato dalla polvere e ti ho costituito capo del popolo di Israele, ma tu hai imitato la condotta di Geroboamo e hai fatto peccare Israele mio popolo fino a provocarmi con i loro peccati. 3 Ecco, io spazzerò Baasa e la sua casa e renderò la tua casa come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt. 4 I cani divoreranno quanti della casa di Baasa moriranno in città; quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell’aria». [1 Re 16, 1-4]

12 Zimri distrusse tutta la famiglia di Baasa secondo la parola che il Signore aveva rivolta contro Baasa per mezzo del profeta Ieu, 13 a causa di tutti i peccati di Baasa e dei peccati di Ela suo figlio, di quelli commessi da loro e di quelli fatti commettere a Israele, irritando con le loro vanità il Signore Dio di Israele.  [1 Re 16, 13-13]

Dopo questo evento criminoso, Zimri usurpò il trono di Israele (intorno all’876 a.C.) anche se il suo regno in Tirsa durò solo 7 giorni. Anche Zimri fu ammazzato da una sollevazione dell’esercito che scelse come R il generale Omri. Vediamo:

15 Nell’anno ventisettesimo di Asa re di Giuda, Zimri divenne re per sette giorni in Tirza, mentre il popolo era accampato contro Ghibbeton, che apparteneva ai Filistei. 16 Quando il popolo accampato colà venne a sapere che Zimri si era ribellato e aveva ucciso il re, tutto Israele in quello stesso giorno, nell’accampamento, proclamò re di Israele Omri, capo dell’esercito. 17 Omri e tutto Israele, abbandonata Ghibbeton, andarono a Tirza. 18 Quando vide che era stata presa la città, Zimri entrò nella fortezza della reggia, incendiò il palazzo e così morì bruciato. 19 Ciò avvenne a causa del peccato che egli aveva commesso compiendo ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di Geroboamo e il peccato con cui aveva fatto peccare Israele. [1 Re 16, 15-19]

ed in definitiva Zimri, che aveva operato su istigazione di Dio, viene punito da Dio. E viene punito per essere un apostata anche se, attenzione, egli era apostata anche quando ebbe l’incarico da Dio di eliminare la dinastia Baasa.

(6) Nel Secondo Libro delle Cronache si scende in ulteriori particolari sulla violenza assassina di questi eletti da Dio:

10 Atalia, madre di Acazia, visto che era morto il figlio, si propose di sterminare tutta la discendenza regale della casa di Giuda. 11 Ma Iosabeat figlia del re, prese Ioas figlio di Acazia, e lo nascose, togliendolo dal gruppo dei figli del re destinati alla morte. Essa lo introdusse insieme con la nutrice in una camera da letto e così Iosabeat, figlia del re Ioram e moglie del sacerdote Ioiadà – era anche sorella di Acazia – sottrasse Ioas ad Atalia, che perciò non lo mise a morte. 12 Egli rimase nascosto presso di lei nel tempio di Dio per sei anni; intanto Atalia regnava sul paese. [2 Cr. 22, 10-12]

(7) Ionadàb era un fondamentalista stupido che fondò la setta dei recabiti caratterizzata da strettissimo rigorismo, vita nomade nel deserto, rifiuto di ogni proprietà che avesse portato alla vita agricola sedentaria, estremismo religioso. Due secoli dopo i seguaci di Ionadàb continuavano con gli stessi caratteri:

 5 Posi davanti ai membri della famiglia dei Recabiti boccali pieni di vino e delle coppe e dissi loro: «Bevete il vino!». 6 Essi risposero: «Noi non beviamo vino, perché Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, ci diede quest’ordine: Non berrete vino, né voi né i vostri figli, mai; 7 non costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perché possiate vivere a lungo sulla terra, dove vivete come forestieri. 8 Noi abbiamo obbedito agli ordini di Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, riguardo a quanto ci ha comandato, così che noi, le nostre mogli, i nostri figli e le nostre figlie, non beviamo vino per tutta la nostra vita; 9 non costruiamo case da abitare né possediamo vigne o campi o sementi. 10 Noi abitiamo nelle tende, obbediamo e facciamo quanto ci ha comandato Ionadàb nostro antenato. … 18 Geremia riferì alla famiglia dei Recabiti: «Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Poiché avete ascoltato il comando di Ionadàb vostro padre e avete osservato tutti i suoi decreti e avete fatto quanto vi aveva ordinato, 19 per questo dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: a Ionadàb figlio di Recàb non verrà mai a mancare qualcuno che stia sempre alla mia presenza». [Ger. 35, 1-19]

(8) I Daniti erano una tribù d’Israele che in un dato tempo ce4rcò un luogo dove sistemarsi:

 1 In quel tempo non c’era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d’Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; … 27 Quelli dunque … giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. 28 Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. 29 Poi i Daniti ricostruirono la città e l’abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais.[Giu. 18, 1-29]

Non c’è mai occasione in cui gli israeliti abitino luoghi loro. E non si accontentano di chiedere ospitalità. Debbono sempre fare stragi degli abitanti del luogo che loro scelgono.

(9) Occorre dire che Dio aveva fatto un elenco dettagliato delle cose che erano immonde e lo aveva dettato a Mosè ed Aronne. Questo elenco è riportato nel Levitico:

1 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 2 «Riferite agli Israeliti: Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra. 3 Potrete mangiare d’ogni quadrupede che ha l’unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina. 4 Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l’unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, lo considererete immondo; 5 l’ìrace, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, lo considererete immondo; 6 la lepre, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, la considererete immonda; 7 il porco, perché ha l’unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete immondo. 8 Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; li considererete immondi.
9 Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutti quelli acquatici. Potrete mangiare quanti hanno pinne e squame, sia nei mari, sia nei fiumi. 10 Ma di tutti gli animali, che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno né pinne né squame, li terrete in abominio. 11 Essi saranno per voi in abominio; non mangerete la loro carne e terrete in abominio i loro cadaveri. 12 Tutto ciò che non ha né pinne né squame nelle acque sarà per voi in abominio.
13 Fra i volatili terrete in abominio questi, che non dovrete mangiare, perché ripugnanti: l’aquila, l’ossìfraga e l’aquila di mare, 14 il nibbio e ogni specie di falco, 15 ogni specie di corvo, 16 lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni specie di sparviere, 17 il gufo, l’alcione, l’ibis, 18 il cigno, il pellicano, la fòlaga, 19 la cicogna, ogni specie di airone, l’ùpupa e il pipistrello.
20 Sarà per voi in abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi. 21 Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra. 22 Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acrìdi e ogni specie di grillo. 23 Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi lo terrete in abominio! 24 Per i seguenti animali diventerete immondi: chiunque toccherà il loro cadavere sarà immondo fino alla sera 25 e chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera. 26 Riterrete immondo ogni animale che ha l’unghia, ma non divisa da fessura, e non rumina: chiunque li toccherà sarà immondo. 27 Considererete immondi tutti i quadrupedi che camminano sulla pianta dei piedi; chiunque ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera. 28 E chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera. Tali animali riterrete immondi.
29 Fra gli animali che strisciano per terra riterrete immondi: la talpa, il topo e ogni specie di sauri, 30 il toporagno, la lucertola, il geco, il ramarro, il camaleonte.
31 Questi animali, fra quanti strisciano, saranno immondi per voi; chiunque li toccherà morti, sarà immondo fino alla sera. 32 Ogni oggetto sul quale cadrà morto qualcuno di essi, sarà immondo: si tratti di utensili di legno o di veste o pelle o sacco o qualunque altro oggetto di cui si faccia uso; si immergerà nell’acqua e sarà immondo fino alla sera; poi sarà mondo. 33 Se ne cade qualcuno in un vaso di terra, quanto vi si troverà dentro sarà immondo e spezzerete il vaso. 34 Ogni cibo che serve di nutrimento, sul quale cada quell’acqua, sarà immondo; ogni bevanda di cui si fa uso, qualunque sia il vaso che la contiene, sarà immonda. 35 Ogni oggetto sul quale cadrà qualche parte del loro cadavere, sarà immondo; il forno o il fornello sarà spezzato: sono immondi e li dovete ritenere tali. 36 Però, una fonte o una cisterna, cioè una raccolta di acqua, sarà monda; ma chi toccherà i loro cadaveri sarà immondo. 37 Se qualcosa dei loro cadaveri cade su qualche seme che deve essere seminato, questo sarà mondo; 38 ma se è stata versata acqua sul seme e vi cade qualche cosa dei loro cadaveri, lo riterrai immondo. 39 Se muore un animale, di cui vi potete cibare, colui che ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera. 40 Colui che mangerà di quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera; anche colui che trasporterà quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera.
41 Ogni essere che striscia sulla terra è un abominio; non se ne mangerà. 42 Di tutti gli animali che strisciano sulla terra non ne mangerete alcuno che cammini sul ventre o cammini con quattro piedi o con molti piedi, poiché sono un abominio. 43 Non rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali che strisciano; non vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati. 44 Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra. 45 Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo.
46 Questa è la legge che riguarda i quadrupedi, gli uccelli, ogni essere vivente che si muove nelle acque e ogni essere che striscia per terra, 47 perché sappiate distinguere ciò che è immondo da ciò che è mondo, l’animale che si può mangiare da quello che non si deve mangiare».

Nulla da dire sulle cose che vengono qui elencate e/o prescritte da Dio ai suoi fedeli (a parte la confusione che si fa nel descrivere gli animali e gli insetti). La Fede è questo: o si crede o no. Fa invece un poco di schifo leggere i biblisti cattolici nostrani che gridano NO al relativismo e poi fanno i relativisti. Riporto un esempio, quello di Monsignor Garofalo che ha commentato la Bibbia delle Edizioni Marietti del 1964. Egli pone due note a questo brano, una in apertura, la 2ss, ed una in chiusura, la 43. Leggiamole:

2 ss. Per quanto concerne la classificazione degli animali è chiaro che l’Autore riflette le concezioni popolari ed è tributario della scienza del tempo; circa l’identificazione degli animali è da tenere presente che si deve ricorrere spesso a congetture. Un altro elenco dello stesso genere si ha in Detti. 24, 4-21 ; brevissimi cenni in Gen. J, 2j Lev. 20, 25.

43. Non contaminatevi: presso molti popoli primitivi come presso altri dotati di civiltà molto sviluppata, nell’antichità e nell’epoca moderna, si è riscontrato un notevole numero di limitazioni per il vitto e per il contatto con certi animali e vegetali. Più comunemente tali limitazioni sono ristrette a una categoria di persone o a tempi determinati : ci sono motivi generali (cfr. l’assimilazione di forze nocive o inopportune, ecc.), ma più spesso ogni popolo ha i suoi. Non c’è per ora alcuna spiegazione unitaria circa i moventi originari della legislazione levitica esposta in questo c.: essi hanno una storia religioso-sociale che ci sfugge. Si notano, per es., diversi motivi che possono aver concorso: la stretta relazione tra alcuni animali impuri e divinità pagane (egiziane, babilonesi, assire, cananee) o luoghi infausti come rovine e deserti, abitazione di demoni, così per es. la civetta, il gufo, l’upupa, ecc.; la considerazione del cibo di certi animali (carogne, sangue, ecc.) così, per es., gli animali rapaci; una naturale avversione verso altri animali, motivi igienici ecc. Un’importanza particolare sembra attribuita agli animali che strisciano e simili per la loro relazione con il serpente che nell’antico Egitto, in Canaan e in Mesopotamia ebbe un culto notevole in relazione alle divinità ctoniche, mentre a ogni Israelita doveva essere in avversione (cfr. Gen. 3, i ss.). Dalle considerazioni dottrinali dei vv. 43-45 le norme di purità e i riti purificatori acquistano una base unitaria nel riferimento al Dio dell’alleanza, e un profondo senso ideale della istituzione di un popolo santo; ciò che in altri popoli è un campo di tabù e di magia in Israele è posto su un piano superiore dominato dalla volontà di Jahve, e imperniato sul concetto di una relazione personale con lui. Chi appartiene a Jahve deve mantenersi in uno stato dì purità esterna e interna, cioè rituale e morale, che corrisponda alla natura del suo Dio. Si ritiene che con le considerazioni dottrinali l’A. abbia voluto congiungere la legge di Purità alla legge di Santità (e. 17 ss.): dove l’idea di santità è il risultato di un maggiore approfondimento etico-religioso.

In questa nota, il prete che l’ha scritta sembra volerci dire che le cose dette da Dio erano rivolte agli israeliti e non a tutti. Sarebbe utile sapere una volta per tutte quali brani della Bibbia sono riconosciuti dai cattolici e quali no. La cosa sarebbe di estremo interesse ma non credo qualcuno voglia discutere la Parola di Dio.

(10) Qui vi è un qualche pasticcio fatto dal profeta o dallo scriba. Nel Libro Primo delle Cronache (scritto intorno al 400 a.C.) infatti leggiamo:

1 Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti. 2 Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: «Andate, contate gli Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io conosca il loro numero». 3 Ioab disse a Davide: «Il Signore aumenti il suo popolo sì da renderlo cento volte tanto! Ma, mio signore, essi non sono tutti sudditi del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché dovrebbe cadere tale colpa su Israele?». 4 Ma l’opinione del re si impose a Ioab. Questi percorse tutto Israele, quindi tornò a Gerusalemme. 5 Ioab consegnò a Davide il numero del censimento del popolo. In tutto Israele risultarono un milione e centomila uomini atti alle armi; in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini atti alle armi. 6 Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino, perché l’ordine del re gli appariva un abominio. [1 Cr. 21, 1-6]

Se si confrontano i numeri con quelli dati nel testo si vede che qualcuno si è sbagliato (magari l’ispirazione data da Dio ?).

(11) Alcuni biblisti spiegano questo peccato affermando che solo Dio poteva conoscere il numero esatto dei membri del suo popolo. Non sembra proprio che le cose stiano così perché Dio aveva già chiesto un censimento a Mosè con alcune regole economiche:

12 «Quando per il censimento farai la rassegna degli Israeliti, ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita all’atto del censimento, perché non li colpisca un flagello in occasione del loro censimento. 13 Chiunque verrà sottoposto al censimento, pagherà un mezzo siclo, computato secondo il siclo del santuario, il siclo di venti ghera. Questo mezzo siclo sarà un’offerta prelevata in onore del Signore. 14 Ogni persona sottoposta al censimento, dai venti anni in su, paghi l’offerta prelevata per il Signore. 15 Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno di mezzo siclo, per soddisfare all’offerta prelevata per il Signore, a riscatto delle vostre vite. 16 Prenderai il denaro di questo riscatto ricevuto dagli Israeliti e lo impiegherai per il servizio della tenda del convegno. Esso sarà per gli Israeliti come un memoriale davanti al Signore per il riscatto delle vostre vite». [Es. 30, 12-16]

Forse che Davide aveva peccato perché non aveva chiesto denaro ai censiti ? Si può opinare ciò che si crede ma alcuni biblisti sembrano un poco ignoranti perché Dio, più volte chiede censimenti e mai dice che vi sia una qualche proibizione peccaminosa.

(12) I leoni erano spesso utilizzati da Dio, a parte il disgraziato che viene squartato da Sansone, ne troviamo un altro nel racconto seguente:

1 Un uomo di Dio, per comando del Signore, si portò da Giuda a Betel, mentre Geroboamo stava sull’altare per offrire incenso. 2 Per comando del Signore, quegli gridò verso l’altare: «Altare, altare, così dice il Signore: Ecco nascerà un figlio nella casa di Davide, chiamato Giosia, il quale immolerà su di te i sacerdoti delle alture che hanno offerto incenso su di te, e brucerà su di te ossa umane». 3 E ne diede una prova, dicendo: «Questa è la prova che il Signore parla: ecco l’altare si spaccherà e si spanderà la cenere che vi è sopra». 4 Appena sentì il messaggio che l’uomo di Dio aveva proferito contro l’altare di Betel, il re Geroboamo tese la mano dall’altare dicendo: «Afferratelo!». Ma la sua mano, tesa contro di quello, gli si paralizzò e non la potè ritirare a sé. 5 L’altare si spaccò e si sparse la cenere dell’altare secondo il segno dato dall’uomo di Dio per comando del Signore. 6 Presa la parola, il re disse all’uomo di Dio: «Placa il volto del Signore tuo Dio e prega per me perché mi sia resa la mia mano». L’uomo di Dio placò il volto del Signore e la mano del re tornò come era prima. 7 All’uomo di Dio il re disse: «Vieni a casa con me per rinfrancarti; ti darò un regalo». 8 L’uomo di Dio rispose al re: «Anche se mi dessi metà della tua casa, non verrei con te e non mangerei né berrei nulla in questo luogo, 9 perché mi è stato ordinato per comando del Signore: Non mangiare e non bere nulla e non tornare per la strada percorsa nell’andata». 10 Se ne andò per un’altra strada e non tornò per quella che aveva percorsa venendo a Betel.
11 Ora viveva a Betel un vecchio profeta, al quale i figli andarono a riferire quanto aveva fatto quel giorno l’uomo di Dio a Betel; essi riferirono al loro padre anche le parole che quegli aveva dette al re. 12 Il vecchio profeta domandò loro: «Quale via ha preso?». I suoi figli gli indicarono la via presa dall’uomo di Dio, che era venuto da Giuda. 13 Ed egli disse ai suoi figli: «Sellatemi l’asino!». Gli sellarono l’asino ed egli vi montò sopra 14 per inseguire l’uomo di Dio che trovò seduto sotto una quercia. Gli domandò: «Sei tu l’uomo di Dio, venuto da Giuda?». Rispose: «Sono io». 15 L’altro gli disse: «Vieni a casa con me per mangiare qualcosa». 16 Egli rispose: «Non posso venire con te né mangiare o bere nulla in questo luogo, 17 perché ho ricevuto questo comando per ordine del Signore: Non mangiare e non bere là nulla e non ritornare per la strada percorsa nell’andata». 18 Quegli disse: «Anch’io sono profeta come te; ora un angelo mi ha detto per ordine di Dio: Fallo tornare con te nella tua casa, perché mangi e beva qualcosa». Egli mentiva a costui, 19 che ritornò con lui, mangiò e bevve nella sua casa.
20 Mentre essi stavano seduti a tavola, il Signore parlò al profeta che aveva fatto tornare indietro l’altro 21 ed egli gridò all’uomo di Dio che era venuto da Giuda: «Così dice il Signore: Poiché ti sei ribellato all’ordine del Signore, non hai ascoltato il comando che ti ha dato il Signore tuo Dio, 22 sei tornato indietro, hai mangiato e bevuto in questo luogo, sebbene ti fosse stato prescritto di non mangiarvi o bervi nulla, il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri». 23 Dopo che ebbero mangiato e bevuto, l’altro sellò l’asino per il profeta che aveva fatto ritornare 24 e quegli partì. Un leone lo trovò per strada e l’uccise; il suo cadavere rimase steso sulla strada, mentre l’asino se ne stava là vicino e anche il leone stava vicino al cadavere.  [1 Re 13, 1-24]

Si noti che anche qui si ha a che fare con profeti. Più in generale i profeti, nella Bibbia sono personaggi dai quali tenersi il più lontano possibile. Dio li rendeva capaci di manipolare ogni cosa affinché fossero utili ai suoi omicidi selettivi. E’ istruttivo in tal senso leggere le parole che il profeta Michea rivolgeva al Re Acab per spiegargli il motivo per il quale tutti i profeti, meno lui, gli auguravano una vittoria nella guerra:

18 Il re di Israele disse a Giòsafat: «Non te l’avevo forse detto che non mi avrebbe profetizzato nulla di buono, ma solo il male?». 19 Michea disse: «Per questo, ascolta la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l’esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra. 20 Il Signore ha domandato: Chi ingannerà Acab perché muova contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un altro. 21 Si è fatto avanti uno spirito che – postosi davanti al Signore – ha detto: Lo ingannerò io. Il Signore gli ha domandato: Come? 22 Ha risposto: Andrò e diventerò spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz’altro; ci riuscirai; va’ e fa’ così. 23 Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti questi tuoi profeti; ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura». [1 Re 22, 18-23]

(13) Il numero 42 compare spesso nella Bibbia ma occorre avvertire che non ha nulla  che fare con un numero rappresentante la realtà. Nei testi biblici il numero quaranta (arbaim in ebraico) è un numero che rappresenta l’attesa, la preparazione, la prova, il castigo; allo stesso modo il numero due (shettáyim in ebraico) significa ambo, doppio, dodici, dodicesimo, due, duecento, duemila, duodecimo, pari, secondo, due volte, venti mila, … Sembra, confrontando con gli altri usi nella Bibbia del numero 42 che esso voglia dire molti o abbastanza senza specificare quanti. Dio era piuttosto vago nel dettare le sue memorie.

(14) Per non annoiare il prossimo tralascio la più grande mattanza operata dallo stesso Dio, il diluvio universale, mattanza che nacque da Dio che è deluso dal risultato della sua creazione (ma che Dio è ?):

6 E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d’averli fatti».[Gen. 6, 6-7]

(15) Riporto per comodità un brano che compare nell’articolo precedente. Madian era un figlio che Abramo aveva avuto dalla sua concubina Chetara. I madianiti, discendenti di Madian, si erano stabiliti in un territorio ad Est del fiume Giordano e del Mar Morto (all’epoca

dell’Esodo in tale territorio vi era anche parte del Sinai). Gli Israeliti, vaganti nel deserto per essere stati puniti da Dio (avevano adorato il vitello d’oro), erano stati ospitati nella terra dei madianiti per i 40 anni di punizione. Gli ultimi 7 anni  furono però molto duri perché i madianiti si erano stufati di ospitare gli israeliti e li avevano oppressi al punto che dovettero trovare rifugio in caverne (1 Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani di Madian per sette anni. [Giu. 6, 1]). Durante la permanenza nel territorio di Madian Israele fu coinvolta nella religione locale e nell’immoralità sessuale.

1 Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. 2 Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. 3 Israele aderì al culto di Baal-Peor e l’ira del Signore si accese contro Israele. [Nm. 25, 1-3]

Per questa ragione, secondo la Torah ed anche secondo Numeri, Mosè ricevette l’ordine da Dio di punire i Madianiti:

16 Poi il Signore disse a Mosè: 17 «Trattate i Madianiti da nemici e uccideteli, 18 poiché essi vi hanno trattati da nemici con le astuzie mediante le quali vi hanno sedotti nella faccenda di Baal-Peor e nella faccenda di Cozbi, figlia di un principe di Madian, loro sorella, che è stata uccisa il giorno del flagello causato per la faccenda di Baal-Peor». [Nm. 25, 16-18]

In definitiva gli Israeliti hanno avuto l’ordine dal Signore di vendicarsi con i madianiti per il fatto che costoro li avevano spinti sulla strada dell’idolatria (Baal) e su quella della libertà sessuale (Cozbi). Condurranno una dura battaglia, guidata da Mosè, che, al solito, sarà cruenta e senza superstiti da parte dei madianiti vinti.

 L’immoralità sessuale, alla quale ho fatto riferimento, è descritta e punita come nel brano seguente:

6 Ed ecco uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso della tenda del convegno. 7 Vedendo ciò, Pincas figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, 8 seguì quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele e la donna, nel basso ventre. E il flagello cessò tra gli Israeliti. 9 Di quel flagello morirono ventiquattromila persone. … 15 La donna che è stata uccisa, la Madianita, si chiamava Cozbi, figlia di Zur, capo della gente di un casato in Madian.
[Nm. 25, 6-9, 15]

(16) Elkana era figlio di Ieroam, marito di Peninna e Anna, padre di Samuele; era di Rama della tribù di Efraim; della famiglia di Cheat. Lo incontriamo nel Primo Libro di Samuele [1Sam 1, 1-25  e 2, 11-20].

(17) Il lettore non deve credere che ciò che scrivo è tutto lo scrivibile su questo libro malvagio, la Bibbia. Ad esempio, Sedecia non è il solo a essersi comportato male nei riguardi del Signore. Prima di lui lo fecero i suoi avi:

5 Quando Ioiakìm divenne re, aveva venticinque anni; regnò undici anni in Gerusalemme. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore suo Dio. 6 Contro di lui marciò Nabucodònosor re di Babilonia, che lo legò con catene di bronzo per deportarlo in Babilonia. 7 Nabucodònosor portò in Babilonia parte degli oggetti del tempio, che depose in Babilonia nella sua reggia.
8 Le altre gesta di Ioiakìm, gli abomini da lui commessi e le colpe che risultarono sul suo conto, ecco sono descritti nel libro dei re di Israele e di Giuda. Al suo posto divenne re suo figlio Ioiachìn.
9 Quando Ioiachìn divenne re, aveva diciotto anni; regnò tre mesi e dieci giorni in Gerusalemme. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore. 10 All’inizio del nuovo anno il re Nabucodònosor mandò a imprigionarlo per deportarlo in Babilonia con gli oggetti più preziosi del tempio. Egli nominò re su Giuda e Gerusalemme il fratello di suo padre Sedecìa. [2 Cro. 36, 5-10].

(18) Ripeto quanto già detto altrove. I fatti profetizzati che compaiono nella Bibbia furono scritti sempre dopo che erano accaduti. Il linguaggio profetico era un espediente stilistico, pura retorica, che si usava per darsi credibilità, utilizzando l’intervento di Dio nella storia.

(19) Il Primo e Secondo Libro dei Maccabei raccontano la lotta per l’indipendenza della Giudea della famiglia dei Maccabei (i tre fratelli Giuda, Gionata e Simone) contro i re seleucidi della Siria. Il Primo Libro narra eventi accaduti tra il 334 a.C. ed il 134 a.C. e ci è pervenuto in una versione del 100 a.C. Il Secondo Libro narra eventi accaduti tra il 180 ed il 161 a.C. e fu scritto poco dopo il 124 a.C.

(20) Contro questo generale i maccabei avevano già avuto scontri sanguinari:

3 Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell’Idumea e nella Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave colpo e li umiliò e si impadronì delle loro spoglie. 4 Si ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di laccio e inciampo per il popolo tendendo insidie nelle vie. 5 Pressati da lui si rinchiusero nelle torri ed egli si accampò contro di loro, li votò allo sterminio e diede fuoco alle torri di quella città con quanti vi stavano. 6 Poi passò contro gli Ammoniti e vi trovò un forte contingente e un popolo numeroso al comando di Timòteo. 7 Organizzò contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti e annientati. 8 Conquistò anche Iazer e i suoi sobborghi e ritornò in Giudea. [1 Mac. 5, 3-8].


BIBLIOGRAFIA

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(2) Ambrogio Donini – Breve storia delle religioni – Newton Compton 1991

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(15) Sabatino Moscati – Antichi imperi d’Oriente – Newton Compton 1978

(16) Mario Liverani – Antico Oriente – Laterza 1988

(17) AA.VV. (P. Matthiae, M.A. Levi, E. Bresciani, A. Pellizzari, S. Giorcelli) – La storia: Dalla preistoria all’antico Egitto – Biblioteca di Repubblica 2008

(18) Giovanni V. Schiaparelli – L’astronomia nell’Antico Testamento – U. Hoepli 1903

(19) David Donnini – Come nacque la Bibbia

(20) Enrico Galavotti – Le bugie della Bibbia

(21) Enrico Galavotti – Da Abramo ad Isacco

(22) Enrico Peyretti – In questa Bibbia crudele io non credo più 

(23) H. C. Puech (a cura di) – L’ebraismo – Laterza 1988



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