SCIENZA DARWINIANA E FANTASCIENZA BIBLICA

‘Dove sono i miliardi di fossili che dovrebbero esistere se la teoria di Darwin fosse corretta?’. ‘Perché in tante culture antiche ricorrono miti di inondazioni?’. Uno studioso di fama mondiale risponde al creazionista Brown e alle sue ‘domande da porre agli evoluzionisti’. C’è di che perdere la ragione. O di che ritrovarla.

STEVE JONES

docente di genetica all’University College di Londra. Si occupa di
genetica evolutiva e in particolare del rapporto fra variabilità
individuale e selezione naturale

 da Micromega 1/2006

Da tempo su Internet circolano le “Venti domande da porre agli evoluzionisti”, scritte da un colonnello in pensione nato a Kansas City di nome Walter Brown. Votato alla guerra contro la ragione e la scienza, il colonnello Brown ha scritto un libro in cui tenta di dimostrare “scientificamente” la verità letterale di ogni singolo passo della Bibbia, a partire dal racconto del diluvio universale. La teoria (fanta)geologica di Brown ipotizza che un tempo sotto la crosta terrestre si trovasse moltissima acqua, in condizioni di pressione elevatissima. Cinquemila anni fa si sarebbero prodotte delle fratture, da cui l’acqua sarebbe fuoriuscita con una potenza mai vista. Le fratture avrebbero dato origine alle dorsali oceaniche, separando le terre emerse, spingendo rapidamente i continenti nella loro posizione attuale e formando in pochi giorni catene montuose come l’Himalaya. L’acqua avrebbe inondato tutto il creato dando luogo a nuovi mari e canyon. Oltre a travolgere orde di peccatori che dovevano essere puniti, il cataclisma avrebbe congelato i mammut in Siberia, sepolto milioni di cadaveri creando i fossili e provocando l’estinzione di molti dinosauri. Qualche dinosauro, però, sostiene Brown, deve ancora esistere sulla Terra: questo si deduce dal fatto che Noè non può aver disobbedito a Dio, e che deve averne imbarcato almeno qualche esemplare sull’Arca.

Di fronte a una logica così schiacciante, chi può ancora credere alle favole che raccontano gli scienziati? L’affondo finale del colonnello Brown è una lista di venti domande, a cui gli evoluzionisti starebbero evitando di rispondere nel timore di veder smascherata la loro incompetenza, frutto evidente di una diabolica perseveranza nell’errore.

Chi ritiene che la teoria di Brown sia un delirio isolato, che non sia meritevole di seria considerazione, deve ricredersi. È da più di un secolo che gruppi di fondamentalisti cristiani statunitensi sostengono che ogni passo del racconto biblico sia pienamente corroborato dalle scoperte della scienza moderna e che la teoria di Darwin sia, nel migliore dei casi, solo una delle possibili spiegazioni della nostra origine. Decenni di conferenze, articoli e libri sulla pseudoscienza del creazionismo hanno dato il loro inquietante frutto: secondo una recentissima indagine del Pew Research Center, un centro indipendente di statistica, ben il 42 per cento degli statunitensi ritiene che l’uomo e tutte le altre specie esistano da sempre nella loro forma attuale, e il 38 per cento vorrebbe che il creazionismo sostituisse del tutto la teoria dell’evoluzione nei programmi scolastici.

Abbiamo chiesto a Steve Jones di rispondere ad alcune delle venti domande del colonnello Brown. Scienziato di fama mondiale, docente di genetica all’University College di Londra, Steve Jones si occupa di genetica evolutiva e in particolare del rapporto fra variabilità individuale e selezione naturale. È anche uno dei più brillanti divulgatori del nostro tempo: un infaticabile autore di libri e di trasmissioni radiofoniche e televisive, e un attivissimo conferenziere. Steve Jones risponde a nove di queste domande, quelle che meglio riassumono gli argomenti alla base del creazionismo e della sua versione meno ingenua: l’Intelligent Design.

(df)

Steve Jones: Scienza darwiniana e fantascienza biblica

Prima di tutto, vorrei spiegare che agli evoluzionisti è spesso chiesto di dibattere con i creazionisti, ma da molti anni io e persone più importanti di me come Richard Dawkins, abbiamo capito che è impossibile. Un dibattito deve avere due parti in contrapposizione, in cui ciascuna sia perlomeno disposta ad ammettere i fatti presentati dall’altra. I creazionisti, invece, non capiscono la vera natura della scienza. Gli scienziati spendono tutto il loro tempo dicendosi l’un l’altro “Di questo non conosco la risposta”, “Ancora non sappiamo”, “Non capiamo come…”, mentre i creazionisti questo non lo dicono mai. Loro conoscono tutte le risposte. Pensano di possedere le chiavi per comprendere tutto quanto ci sia da comprendere, e vivono di certezze. Gli scienziati, invece, non hanno mai certezze››.

Com’è possibile che organi tanto complessi come l’occhio, o l’orecchio, o anche il cervello del più piccolo uccellino, si siano originati dal caso o da processi naturali?

Questa è una delle domande più classiche, e per rispondere basta sfogliare l’Origine delle specie di Darwin. In questo libro c’è il bellissimo capitolo intitolato “Difficoltà nella teoria”, che contiene la sezione “Sugli organi di estrema perfezione e complessità”. Qui Darwin, che aveva previsto interamente gli argomenti dei creazionisti e dei sostenitori dell’Intelligent Design, si rifà proprio all’esempio dell’occhio. Egli si meraviglia sinceramente di fronte alla fantastica perfezione di quest’organo, e si chiede come qualcosa di tanto complesso possa essersi evoluto per selezione naturale. Subito dopo, però, egli brillantemente indica come giungere alla soluzione di questo rompicapo, notando che nel regno animale si osservano molti diversi stadi intermedi dell’occhio. Un organo deputato alla vista, infatti, si è evoluto indipendentemente almeno 20 volte in altrettanti tipi diversi di organismo. Certo, oggi sappiamo che l’occhio è ancora più complesso di quanto Darwin potesse sapere, ma questo non altera la validità dell’argomento. Quante più cose scopriamo intorno all’occhio, tanto più ci possiamo meravigliare della potenza dell’evoluzione. Se tutti ragionassero come i sostenitori dell’Intelligent Design, non solo Darwin non avrebbe scritto quel capitolo, egli non avrebbe scritto l’Origine delle specie, e noi staremmo vivendo nell’ignoranza più totale.

Trovo che sia paradossale sostenere, come fanno i creazionisti, che il nostro mondo è troppo complesso, e che quindi è inutile che la scienza tenti di spiegarlo. Che discorsi! Per forza è difficile da spiegare! Vogliamo forse pretendere che il nostro Universo sia semplice da comprendere?! L’argomento dell’Intelligent Design è un argomento di pigrizia e arroganza. “Io sono una persona molto colta e intelligente, conosco una quantità enorme di fatti e ho dato un’occhiata a questo fenomeno. Dal momento che non riesco a capire abbia potuto prodursi in base a processi naturali, le cose devono essere andate diversamente”. Ma chi ragiona in questo modo, non può dire di fare scienza. Io non riesco a comprendere la fisica del Big Bang, perché sono troppo stupido, ma non mi metto a dire “Il Big Bang non è mai avvenuto, perché io non riesco a comprenderne la matematica”.

Come si è evoluta la riproduzione sessuale?

Sono felicissimo di rispondere a questo genere di domande, ma non nel modo in cui qualcuno si aspetterebbe. Sull’evoluzione del sesso, potrei dare almeno quattro lezioni di un’ora, e la risposta sarebbe comunque: “Non conosciamo i dettagli, e ci sono almeno due o tre ipotesi differenti”.

Nessuno di noi “sa” con certezza come la riproduzione sessuale si sia evoluta, ma ci sono molte idee interessantissime su cui lavorare. Ora, se io rispondessi così a qualcuno di questi creazionisti, la loro trionfale conclusione sarebbe: “Steve Jones ammette che non sa come la riproduzione sessuale si sia evoluta, dunque la scienza non è in grado di spiegare niente, e niente di quello che Steve Jones ci racconta vale la pena di essere ascoltato”.

Quando mai è stata osservata la macroevoluzione?

Macroevoluzione è una parola un po’ sfuggente, non troppo chiaramente definita. Diciamo che qui s’intende il passaggio da una specie a un’altra. Anche se si seguono le teorie di Stephen Jay Gould, in base alle quali l’evoluzione di una specie in certi periodi accelera e in altri rallenta, il tempo necessario per osservare un tale passaggio, sarebbe davvero lungo, lunghissimo. Nessuno di noi ha vissuto abbastanza, per assistervi.

Io penso spesso a un efficace parallelo con la teoria della gravità di Newton. Tutti noi possiamo fare un semplice esperimento: sollevare una penna e lasciarla cadere. La penna ovviamente cadrà tutte le volte verso il basso, e sappiamo che questo è dovuto alla forza di gravità. Sappiamo, cioè, che la Terra esercita una forza di attrazione sulla penna, e la tira verso il basso, e abbiamo capito che la penna attrae impercettibilmente la Terra verso di sé, verso l’alto. Ora, il genio di Newton fu di vedere che questo stesso principio spiega perché la Terra gira attorno al Sole. Noi non possiamo fare nessun esperimento per provarlo direttamente, ad esempio spostando la Terra di cinquanta piedi, per poi vedere se torna alla sua posizione originale. Eppure, non abbiamo ormai motivo di dubitare che esista una sostanziale unità dei processi, che agiscono su scale diverse, e che la stessa spiegazione che diamo alla caduta della penna, si applica benissimo alla Terra che ruota attorno al Sole. Allo stesso modo, i processi di evoluzione che osserviamo operare all’interno di una specie, possono plausibilmente produrre nuove specie, nuovi generi, nuove famiglie di piante animali, batteri… Non abbiamo la macchina del tempo, e non possiamo vederlo accadere andando avanti e indietro nella storia della Terra, così come non possiamo spostare questa ultima per studiare la forza di gravità.

Dove sono i miliardi di fossili di transizione che dovrebbero esserci, se la teoria di Darwin fosse corretta?

La risposta è semplicemente che ci sono! Ci sono tanti fossili sconosciuti sottoterra, quante stelle ci sono nel cielo, e ci sono miliardi di fossili di transizione. Basta salire su una qualsiasi montagna composta di rocce sedimentarie, per esempio i vostri Appennini. Questi monti non sono solo pieni di fossili, essi praticamente sono dei fossili. Seguendo gli strati di roccia, è possibile osservare sequenze più o meno complete di cambiamenti graduali, occorsi ad alcune delle creature che hanno vissuto da quelle parti.

Ovviamente, non si può pretendere di trovare tutti gli intermedi, di tutte le sequenze, di tutte le specie. Mi viene in mente un episodio piuttosto divertente, e assai significativo. Una volta, circa venti anni fa, ascoltai alla radio un dibattito fra un paleontologo e un creazionista. Quest’ultimo sosteneva che uomo e scimpanzé non potevano essersi separati evolutivamente circa sette milioni di anni fa, come ritiene la maggior parte degli scienziati. A sostegno della sua ipotesi, portava il fatto che non erano mai state trovate le forme fossili intermedie fra i moderni scimpanzé e il presunto antenato comune. In effetti, all’epoca c’era un’enorme lacuna nella documentazione paleontologica. Alcuni anni dopo, però, fu trovato un fossile che si collocava esattamente a metà strada. Quando, in seguito, fui per caso presentato a questo creazionista, gli chiesi se le sue opinioni fossero cambiate, dal momento che la lacuna in questione era stata colmata “Niente affatto!” mi rispose “Ho ancora ragione: il fossile trovato sta esattamente a metà strada, e invece di una lacuna adesso ci sono due lacune da spiegare!”. Non si può vincere, è una discussione del tutto cretina.

Chi sono gli antenati degli insetti? Se c’è un albero evolutivo, chi ne forma il tronco, e chi i rami?

Oh, Dio, non sono molto bravo su questo. Indubbiamente ci sono esperti che saprebbero rispondere meglio alla domanda. La risposta è che non me lo ricordo: una risposta dettata dall’ignoranza. Un’ignoranza, però, di tipo ben diverso da quella di certi creazionisti.

C’è però qualcosa d’interessante che vorrei raccontare sugli insetti, qualcosa che per me illustra la sorprendente bellezza degli studi comparativi. Le persone che per molti anni hanno utilizzato il moscerino della frutta come modello per la genetica, adesso lavorano sui vermi nematodi. Questi ultimi sono più utili per quegli studi che vogliono essere applicabili all’uomo, perché possiedono moltissimi geni in comune con noi. Gli insetti, sorprendentemente, hanno perso la maggior parte dei loro geni in comune, e sono troppo diversi. Persino i coralli, animali ben più semplici degli insetti, hanno più geni in comune con gli umani. Non sappiamo perché gli insetti hanno perso grosse porzioni di dna, ma se non avessimo la curiosità di andare a scoprire questo genere di fenomeni, perderemmo l’occasione di sorprenderci. La mia risposta è quindi questa: non comprendiamo perché gli insetti siano così strani, ma il sapere di non saperlo, ed ammetterlo, rappresenta la nostra forza di scienziati›.

Perché in così tante culture antiche ricorrono miti d’inondazioni?

Questa è una bellissima domanda! Se chiede di giustificare il mito del diluvio universale, alcune persone ritengono si riferisca al riempimento catastrofico del mar Nero, occorso circa 7.600 anni fa. Francamente, io ritengo questa spiegazione troppo semplicistica, perché il tempo trascorso è molto lungo, ed è difficile immaginare che si sia conservata la memoria di un evento occorso tanto tempo prima. D’altra parte, è possibile che le cose siano andate proprio così. Il punto è che non serve invocare un intervento divino per rispondere a questa domanda: basta un po’ di geologia.

Un recente articolo comparso sulla prestigiosa rivista Science parla proprio di questo. Ad esempio, si parla del monte Sant’Angelo, in Italia, dove la leggenda vuole che sia apparso san Michele Arcangelo, lasciando un’impronta sulle rocce. Scavi recenti hanno scoperto che in corrispondenza del sacrario dedicato al santo, si trova un’enorme faglia, testimonianza di un antico terremoto. La gente che all’epoca viveva in quella zona vide la terra tremare, le rocce aprirsi e franare, e pensò, in modo naturale per la cultura del tempo, che un santo fosse atterrato.

Un altro bellissimo caso si trova a Delfi, in Grecia. Come tutti sanno, qui anticamente sorgeva un tempio, in cui l’oracolo aveva visioni divinatorie. Adesso sappiamo che anche sotto quel tempio si trova una faglia, da cui escono miasmi che intossicano le persone, causando loro allucinazioni.

Il migliore esempio di tutti si trova a Seattle, negli Stati Uniti, dove circa dieci anni fa è stato scoperto un nuovo sistema di faglie, assai più potente di quello che attraversa San Francisco e Los Angeles, e che risulta essersi spostato l’ultima volta 1.100 anni fa. Studiando le leggende dei nativi americani, gli studiosi hanno scoperto che alcune tribù condividono il mito di un mostro, che fa tremare la terra, e che trasforma in roccia chiunque lo guardi. Tutte queste tribù si trovano lungo tale sistema di faglie, e le loro leggende risalgono presumibilmente all’epoca in cui occorse l’ultimo terremoto. La gente di allora non poteva comprendere che cosa stesse accadendo, e pensò che dovesse trattarsi di un fenomeno sovrannaturale. Questa idea ha continuato a vivere nella loro coscienza collettiva.

Ci sono tantissime leggende d’inondazioni, che hanno probabilmente tutte spiegazioni simili. Prendiamo il recente tsunami. Secondo le tradizioni del popolo costiero dei moken, in Thailandia, se il mare si ritira, vuol dire che è in arrivo un’onda che mangia gli uomini. All’arrivo dello tsunami, questa gente sapeva cosa fare, è fuggita nell’entroterra, e si è salvata. Non ho nessun problema con queste leggende. Vengono da un tempo in cui ci si rifaceva a spiegazioni soprannaturali, e rappresentano una forma arcaica di scienza›.

Come avrebbe potuto formarsi la prima cellula? Si tratta di un miracolo ancora più grande che non il far derivare un uomo da un batterio.

Precisiamo innanzitutto che i batteri non si sono evoluti direttamente in un uomo. I batteri hanno in comune con noi un antenato. In ogni caso, la risposta è che non lo sappiamo, ma non è così improbabile come si potrebbe immaginare. Quasi tutti conoscono gli esperimenti, molto semplici, compiuti negli anni Cinquanta da Stanley Miller. Egli mise in un’ampolla gli elementi che erano presenti nell’atmosfera primordiale (metano, anidride carbonica, e così via) e vi fece passare delle scariche elettriche, l’equivalente sperimentale dei fulmini. In questa miscela si produssero spontaneamente i mattoni elementari della vita: amminoacidi, purine e altro. Oggi abbiamo modelli e ipotesi piuttosto convincenti, che spiegano come la vita possa essersi originata a partire da questi materiali. In sorgenti termali che si trovano sul fondo dei mari, ci sono abbondanti minerali argillosi, su cui le molecole organiche aderiscono facilmente. In questi ambienti, le reazioni chimiche necessarie a dar luogo alla vita sarebbero state molto facilitate.

Abbiamo anche un’idea schematica, ma molto plausibile, di come apparissero e di cosa fossero composte le prime creature. Non erano fatte di dna, perché questo non può replicare se stesso senza l’aiuto di sostanze che agiscano da catalizzatori. Non erano fatte di proteine, perché le proteine possono fare da catalizzatori, ma non possono replicare se stesse. Con tutta probabilità, i primi organismi erano composti principalmente di rna, una molecola presente in tutti gli organismi, e che è in grado di agire tanto da replicatore che da catalizzatore. I più semplici di tutti i virus sono privi di dna, ed hanno solo rna. Insomma, stiamo iniziando a comprendere, anche se ovviamente siamo lontani dall’aver capito tutto, e sono molto fiero di ammetterlo.

Se è necessaria l’intelligenza per costruire una punta di una freccia, perché non è logico pensare che ci sia voluta un’intelligenza enormemente superiore per creare un uomo?

Perché a differenza di noi, la punta di una freccia è splendidamente disegnata per il suo compito. La prima persona che ha costruito un arco e una freccia, voleva uccidere qualcuno. Pertanto la punta della freccia è molto più raffinata di qualsiasi cosa si sia evoluta per selezione naturale: è stata fatta con intenzionalità, mentre l’evoluzione non fa mai niente pensando al futuro. Immaginiamo un tizio che sta puntando un fucile di precisione, che è solo una versione un po’ più raffinata di un arco, in cui al posto di una freccia si mette una ben più efficace pallottola. Con il suo fucile di precisione, un uomo può uccidere qualcuno lontano magari diverse miglia, semplicemente guardando attraverso un mirino telescopico, e prendendo bene la mira. Questo è possibile perché qualcuno ha progettato e costruito per il fucile un efficientissimo super-occhio. Con il mio occhio evoluto per selezione naturale, invece, non avrei avuto nessuna possibilità. Da questo punto di vista, quindi, l’occhio non è affatto un organo naturale di fantastica complessità, come sostengono i creazionisti. Rispetto ai nostri scopi e alle nostre ambizioni, l’occhio è un organo piuttosto mal progettato, tanto che abbiamo avuto bisogno di inventare telescopi, microscopi, e radar, che da soli non si erano evoluti. In fin dei conti, più che mostrarci le prove di un progetto intelligente, la natura ci mostra che l’evoluzione è assai limitata. Noi riusciamo a fare molto meglio.

Perché gli evoluzionisti più qualificati non vogliono entrare in un dibattito scritto?

Se qui s’intende un dibattito scientifico, rispondo semplicemente che non è vero che non lo accettiamo. Il dibattito, tanto più se scritto, è una costante del nostro lavoro di scienziati. Per fare un esempio, tutti i mesi esce una rivista scientifica intitolata Evolution, che è piena di articoli e di dibattiti scientifici sull’evoluzione. D’altra parte, noi non sprechiamo tempo per partecipare a discussioni con idioti che non intendono ascoltare i nostri argomenti. Personalmente, ho appena scritto un libro di 140 mila parole su questi temi, e non mi preoccupo se qualcuno, dopo aver letto il mio libro, decide di bruciarlo. Basta che prima lo abbia pagato!

A me sembra che l’atteggiamento di molti fondamentalisti stia arrecando un bel danno alla religione, più che alla scienza. Ho pensato spesso a questo, per esempio negli Stati Uniti, dove ho assistito a lezioni di religiosi creazionisti, che quotidianamente insegnano ai bambini che uomini e dinosauri hanno vissuto fianco a fianco sulla Terra diecimila anni fa. Prendiamo uno di quei bambini. Egli magari crederà a tutto quanto gli starà dicendo il suo insegnante sui contenuti della Bibbia. Se poi, però, crescendo, riceverà un’istruzione corretta, cosa possibile anche negli Stati Uniti, dove ci sono ottime scuole, quel bambino scoprirà che non è assolutamente vero che dinosauri e uomini hanno vissuto insieme in epoche passate. L’intero corpo di conoscenze scientifiche attuali dice che questo è impossibile. In altre parole, si renderà conto che il suo insegnante creazionista gli ha mentito. A quel punto, guardandosi indietro, è probabile che non crederà più a niente di quanto gli sia stato raccontato intorno alla religione. Perché dovrebbe credere che Gesù Cristo è morto per i peccati dell’umanità? Visto che i suoi insegnanti di religione erano così desiderosi di mentirgli intorno ai dati scientifici, perché non dovrebbero avergli mentito su ogni altra cosa?

Vedendo la diffidenza e il timore che certa gente manifesta oggi verso la teoria dell’evoluzione, si sarebbe portati a pensare che dopo il 1859, anno di pubblicazione dell’Origine delle specie, Londra sia stata scossa da rivolte e disordini, con quartieri dati alle fiamme, chiese abbattute e sangue nelle strade. Che io sappia, niente di tutto questo è successo. Dopo il 1859 si è aperta una discussione interna alla Chiesa, e alla fine è stato ammesso che la biologia ha ragione. Perfino il precedente Papa ha riconosciuto che la teoria dell’evoluzione è molto più di una semplice ipotesi. Questo riconoscimento è avvenuto, forse, con un po’ di ritardo, ma stiamo parlando della storia della Chiesa cattolica, che è una storia molto lunga. Giovanni Paolo II aveva detto che in noi esseri umani c’è qualcosa che va oltre la comprensione scientifica; qualcosa che, chi lo desidera, può chiamare anima. Io non ho niente da obbiettare a questa posizione. Chiunque è liberissimo di pensare che in qualche modo, magari per intervento divino, in creature come noi si sia sviluppata questa cosa chiamata anima, che non ha geni, non lascia fossili, e non può essere studiata dalla scienza. Per quanto mi riguarda, è un argomento del tutto accettabile. Il problema arriva quando si vuol prendere la bibbia alla lettera, e quando si sostiene che non è solo l’anima ad essere sovrannaturale, ma anche tutto il resto. Non è così. Siamo naturali.

(a cura di Daniele Fanelli)


La decisione in Pennsylvania dopo il ricorso di un gruppo di genitori contro la scuola che impose agli alunni corsi sulle teorie anti darwiniane


Il creazionismo non è scienza, vietato nelle scuole americane



WASHINGTON – Un giudice federale ha deciso che il cosiddetto ‘disegno intelligente’ non può essere insegnato nelle classi di scienze delle scuole pubbliche negli Stati Uniti. Il verdetto è stato pronunciato ad Harrisburg, capitale della Pennsylvania.
Il giudice distrettuale John E. Jones III ha giudicato che il Consiglio scolastico dell’Area di Dover, in Pennsylvania, ha violato la Costituzione decidendo di inserire nei programmi di scienze il ‘disegno intelligente’, cioè il principio che la vita sulla Terra fu generata da una causa intelligente non identificata. Un principio che mira ad escludere le teorie di Darwin.

Otto famiglie fecero causa contro il Consiglio scolastico, che, nelle ultime elezioni, nel novembre scorso, è stato bocciato in blocco: la tesi dei ricorrenti era che il ‘disegno intelligente’ non è una vera e propria teoria scientifica, ma piuttosto un travestimento del creazionismo biblico che, quindi, viola la separazione costituzionale tra Chiesa e Stato.
L’insegnamento sul ‘disegno intelligente’ venne imposto agli studenti prima di seguire i corsi sull’evoluzione. La dichiarazione da sottoporre agli studenti dice che la teoria di Charles Darwin “non è un fatto” e ha “vuoti” che non sono stati ancora spiegati.
( 20 dicembre 2005 )


Un contenzioso lungo un secolo. Nell’87 la Corte suprema, appellandosi al Primo emendamento, vietò nelle scuole teorie di stampo religioso


Usa, Darwin finisce in tribunale
  A processo un liceo “creazionista”


Secondo il “disegno intelligente” la vita deve derivare da una fonte superiore. Il provveditorato contestato vorrebbe “equiparare” le due tesi nei manuali
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ALBERTO FLORES D’ ARCAIS



Charles Darwin

NEW YORK (Usa)

– “Credo che a questo punto dovrei dire ‘la lezione è finita’”. Il giudice John E. Jones III del distretto federale di Harrisburg ha sorriso quando il biologo Kenneth Miller, seduto sul banco dei testimoni, ha terminato il botta e risposta con gli avvocati di accusa e difesa. Miller è un noto professore della Brown University di Rhode Island – uno degli otto prestigiosi college che fanno parte della Ivy League – e la sua testimonianza nell’aula del tribunale, molto simile a una lezione universitaria, è stata la prima di un processo che si annuncia storico: Kitzmiller vs. Dover. Un processo che vede sul banco degli imputati il cosiddetto “disegno intelligente”, la teoria secondo cui “l’universo e gli esseri viventi sono meglio spiegati da una causa intelligente piuttosto che dalla selezione naturale”.

Tutto è cominciato un anno fa quando il distretto scolastico di Dover, un paese rurale a sud di Harrisburg (Pennsylvania) ha stabilito che prima delle lezioni di biologia in cui si spiega la teoria dell’evoluzione i professori debbano leggere la seguente frase: “Poiché la teoria di Darwin è una teoria, continua ad essere in discussione. La teoria non è un fatto”. Inoltre lo School Board “suggerisce” agli studenti di prendere in considerazione il “disegno intelligente” e il libro che ne sostiene le motivazioni (Of Pandas and People). Kitzmiller è il cognome di uno studente del nono grado (l’equivalente della nostra prima liceo, in cui si insegna Darwin) la cui famiglia – insieme ad altre dieci – ha citato in giudizio gli amministratori scolastici di Dover sostenendo che le autorità scolastiche hanno violato il primo emendamento della Costituzione americana: quello che vieta di impartire insegnamenti motivati in senso religioso o che hanno come effetto quello di diffondere una fede. Il professor Miller si è dilungato su Dna, globuli rossi, virus e ha anche proiettato grafici su uno schermo quasi si trattasse di un convegno scientifico. “è il primo movimento che cerca di creare uno steccato tra gli studenti e il processo scientifico”, ha detto rispondendo alla domanda di Eric Rothschild, uno degli avvocati del gruppo di genitori che hanno fatto causa alla scuola che chiedeva lumi sul “disegno intelligente”. Ancora più netto è stato quando l’avvocato dell’Aclu Witold Walczak – l’associazione in difesa dei diritti civili che si è associata alla querela – gli ha chiesto un’opinione sul lavoro scientifico di Michael Behe, il biochimico della Lehigh University che sarà il teste-chiave della difesa: “Non sono neanche certo che abbia fatto delle ricerche sul disegno intelligente. E in ogni caso devo ancora vedere una spiegazione o una documentazione in cui, chi appoggia questa teoria, dica che ha in mano delle prove reali”. Per Miller lo statement che viene letto nelle scuole di Dover è “terribilmente dannoso, dato che mette in discussione il valore scientifico dell’evoluzione, dice agli studenti che la scienza non è attendibile e quindi che non è una professione da seguire: la verità è che non c’ è alcuna controversia in campo scientifico sulla teoria dell’evoluzione”.

Il professore di Brown ha anche messo in dubbio l’accuratezza di Of Pandas and People che ha “omesso ogni studio sulle cause dell’estinzione. E visto che praticamente tutte le specie originarie sono estinte questo “intelligent design creator” non sembra essere stato particolarmente intelligente”. Durante il contro-interrogatorio un avvocato della difesa ha tentato di metterlo in difficoltà con questa domanda: “è d’ accordo che la teoria di Darwin non è la verità assoluta?”. Al che Miller ha risposto: “Nessuna teoria scientifica ha verità assolute”. Lo scontro in corso nell’aula del tribunale federale di Harrisburg investe problemi fondamentali in cui filosofia, religione e scienza si scontrano in una sfida che sembrava ormai superata dal tempo. In America esattamente ottanta anni fa le teorie di Darwin finirono in tribunale in una situazione capovolta. Allora – il processo avvenne in Tennessee – l’insegnante di biologia John T. Scopes venne condannato a pagare cento dollari di multa (ridotti poi a cinquanta dalla Corte Suprema) per avere violato una legge dello Stato che proibiva di insegnare la teoria dell’evoluzione. Processo che nel 1960 divento un famoso film di Stanley Kramer (protagonista Spencer Tracy): “Processo alle scimmie”. Nel 1987 la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che gli Stati non possono permettere che le scuole bilancino l’insegnamento della teoria di Darwin con il creazionismo ed è su questa sentenza che si basa la querela contro la scuola. La maggioranza degli americani, in un recente sondaggio del Pew Research Center, ritiene che Dio ha creato gli uomini: per il 42% nella loro forma attuale mentre il 48% accetta qualche forma di evoluzione (il 18% di costoro specifica però “guidata da un essere supremo”). Nell’elettorato di Bush solo il 13%, in un rilevamento Cbs, sostiene l’evoluzione biologica “non guidata” da un disegno superiore. E anche il presidente si è detto favorevole all’insegnamento nelle scuole del “intelligent design”.

Da un punto di vista giuridico il problema non è facilmente risolvibile. Perché se è vero che il creazionismo è stato messo al bando (come insegnamento scolastico) i sostenitori dell'”intelligent design” – come il potente Seattle Discovery Institute – che del creazionismo riprende diverse cose, sono stati molto attenti a non dare nessun nome (tantomeno quello di God, Dio) alla creatura intelligente che ha messo ordine nell’universo. Al processo non è presente una giuria perché il caso riguarda l’interpretazione della Costituzione, ed è prevista la possibilità di presentare appello. In prima istanza la decisione del giudice sarà vincolante solo a Dover, mentre la sentenza della corte d’ appello si applicherà in tre Stati (Pennsylvania, New Jersey, Delaware e il distretto delle Isole Vergini). Se si ricorrerà ancora in appello, il caso potrebbe trasferirsi alla Corte suprema, la cui decisione varrebbe in tutti gli Stati Uniti. Il processo dovrebbe durare cinque settimane, il verdetto è previsto tra fine novembre e inizio dicembre.
 

( 28 settembre 2005 )



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